Nuova Repubblica - anno III - n. 14 - 12 giugno 1955

6 N ASCITA DELLA RESISTENZA - Bisogna ricono– scere che le condizioni imposte dai comunisti ai· co– munisti improbabih (o indipendenti cli sini~tra) sono oggi, o incominciano a diventare, molto gravi. A lungo sembrarono accettabili e furono cli fatto accettate, per il sin– golaro stato d'animo in cui versavano anche gli italiani più intelligenti ~ fronte al fascismo. Essi si erano tanto abituati a credere il fascismo un colosso dalla testa cli a.rgilfa, da credere che, una volta si fosse riusciti a farlo cadere, la testa dovesse anelare in frantumi. Si era no tanto abituati a crederlo un non-penBiero da credere che un non-pensiero bastasse a distruggerlo. Che impensierirsi del fascisn10 significasse, anzi, dargli vita e valore. . Perciò tutti i partiti e gli uomini politici italiani fu– rono, comunisti compresi, partiti e uomini d'a~ione. La pro– posta cli disinteressarsi clell'icleologia comunista e cli ogni a.ltra ideologia, cli accantonarle per il periodo cli tempo in cui fosse durata la lotta contro il fascismo, non aveva bisogno cli essere formulata da nessuno. Em la p1·oposta naturale cli tutti. E in quanto era anche la proposta na– turale dei comunisti, poteva essere accettata e fu accet– tata come identica a quel la cli tutti. ~: ' Ma q,1alche cosa cli nuovo incominciò ad insinuarsi in quella proposta. Una sia pur confusa, e spesso sover– chiata e sempre contraddetta dall'antico errore, intuizione del vero. Si incominciò a sospettare che il fascismo non fosse, in senso assolutò- ( come si era creclnto e si con– tinuava a credere), un colosso dalla testa cli argilla. Che non fosse del tutto un non-pensiero. Che non potesse es– sere considerato, se non da chi ne .aveva il diritto, una vuota negazione della cultura e del pensiero italiani. Ma chi poteva dire cli averne il diritto? Si cominciò a giustificare la proposta cli disinteressarsi cli ogni ideologia nella lotta unitaria contro il fascismo non con l'inutiUtà delle idee contro un fascismo vuoto di idee, ma, al contrario, con l'insufficienza di ogni particolare ideologia antifascista a conquistarsi il clit-itto cli ritenere inesistente l'ideologia del fascismo. Il cosiddetto disinte– resse, il disinteresse immediato per la propria ideologia, l'esserè disposti ad accantonarla per Je necessità imme– diate della lotta unitaria, acquistava il significato di un interesse più profondo. Nei momenti cli riposo della lotta unitaria, o più oscu1'amente o più tragican1ente, nel vivo della lotta, si confrontava la propria ideologia ad un'altra e ad ogni altra ideologia. antifascista, sperando dapprima che l'insufficienza cli ognuna riguardasse un problema o B I B I IL MEZZOGIORNO E GIUSTINO FORTUNATO 1 G AETANO CINGAR1 si è posto il. problema dell'eco– nomia e della società meridionale sospinto dal fa. scino della personalità cli un operoso reazionario, come ebbe a definirlo il .Gramsci: Giustino Fortunato (G. Cingari, Il Mezzogiorno e Giustino .Fortunato. Firenze, P&renti, 1954). Dell'opera del parlamentare e del sociologo lucano egli ha sentito vivamente la foi·za ·non contingente ma anche i limiti. E' forse in ciò, nella sua genesi composita, il difetto maggiore di questo libro che non è un saggio storico e non è nna monografia ma un 1uosaico di sezioni diverse, in talune delle qua.li appare di scorcio la società meridio– nale nel suo travaglio in rapporto ai vari problemi cli una econori1ia depressa, in altre invece si sviluppa il quadro di una organica concezione, di una visione politica uni– taria, orm.ai chiaramente definibile nei suoi presupposti borghesi e nelle sue finalità cli conservazione sociale. li Cinga1·i a'ffronta la questione della carenza natu– rale del Mezzogiorno, della politica demaniale borbonica e sabauda, della politica tributa.i'ia anteriore e posteriore all'unità nel sud e, comparativamente tra il sud e il nord, dopo l'unità, ed· infine il problema sociale ed economico clell'omigrazione: tutto ciò sotto la guida diretta o indi– retta delle analisi e delle conclusioni dello stesso Fortu– nato. La figura del quale appare chiaramente individuata nel suo moralismo pohtico e nella sua incoerenza fon– cl,,me <1ta.le. Consapevole delle tare storiche della borghesia meri– dionale, della quale ci ha lasciato un ritratto impressio– nante, il Fortunato però non vedeva altra salvezza che in quella stessa classe dei baroni cli iel'Ì e- dei borghesi cli oggi che furono e sono la causa ptima e costante della rovina e della disgregazione socia.le del Mezzogiorno. Il Fortunato non credeva nella capacità del ceto con– tadino cli costituirsi come nuova. classe politica: dei con– tadini temeva, col sacro terrore che è proprio degli agra– ri, la rivolta improvvisa e fanatica; su di essi non si mostrava disposto a fidare per un superamento storico della tragica alternativa cli dispotismo e anarchia. · Il pessimismo naturalistico del Fortunato si s~iluppa. come liberalismo radicale e pl'Ogressista attraverso la me– diazione dell'unità e perciò dell'azione del mercato econo– mico nazionale sulle ristrette clientele. Stanno in ciò gli elementi cli persistente validità della sua polem.ica contro la corruzione politica e amministra– t(va nel meridione: ma questo, e solo questo, noi pos– s ,a.mo chiedere ancora al grande meridionalista., una le– zione e un avviso cli pii1 contro il n;ialgoverno. Non altro perchè dietro quella polemica si nasconde pur sempre un fine cli conservazione sociale la cui coerenza con la dra– stica diagnosi del male è assai discutibile. Il Cingari ha coscienza chiarissima cli tali caratteri I PAGINE DI DIARIO I JNDIPENDENrrI DI SINIS'fRA una serie cli problemi, risolti o risolvibili dall'altra o dalle altre, e che non si trattasse cli un'insufficienza essenziale e coinune. Nascevano co:c;ì,o rinascevano acquistando nuova irn– portanza, ideologie risultanti dal tentativo cli fusione cli due o più ideologie: liberali e socialiste, democratiche e cri– stiane, comuniste e catto.liche: e dalla fusione di tutte, presentandosi non più come una etichetta indicante par– titi e uon1ini diversi, ma come una vera e propria ideo– logia, il secondo antifascismo. Ma anche cli questo anti– fascismo, come cli ogni altra !unzione ideologica, si sentì oscuramente la. provvisorietà e l'insufficienza. Nel segreto. delle coscienze progrediva dunque il so– spetto che il fascismo fosse propriamente la cultura ed il pens,iero italiano. Cbe il fascismo fosse l'Italia. Che, per criticare il fascismo, fosse necessario criticare il pensiero italiano. Che, per lottare contro il fascismo, fosse neces– sario lottare contro l'Italia: contro se stessi. Nasceva così, diverso da I secondo e addirittura contrario al primo, il. terzo antifascismo: la Resistenza. * In un certo senso la Resistenza si disinteressò delle ideologie più che non se ne fossero disinteressati il primo ed il secondo antifascismo: le ·considerò addirittura ine– sistenti in quanto presumevano cli distinguersi fortemente le ,me dalle altre: e soprattutto inesistente il presunto abis– so fra l'ideologia fascista e le altre. Ma l'accostamento è puramente formale: la Resistenza non fu soltanto un'evoluzione rispetto ai movimenti che la precedettero. Ciò che si agitava nel segreto delle coscfonze incominciava a va.lern cli più che tutto ciò che le coscienze stesse avevano pubblicato e anelavano pubblicando: anzi incon1inciava ad essere l'unico valore. Come incon1incia– vano ad essere l'unico valore le azioni costruite nel mi– stero, nella notte, nel chiuso delle congime e nel silen– zio del mondo: e tutto ciò che si faceva alla luce del sole incominciaYa a non contare più: se con quelle azioni non O TECA clell'opem del FortL1nato e ne, saggia con probante evi– denza. la verità nelle varie direzioni della ricerca. :G:'{\'- _,sezione di maggiore interesse dell'opera del Cin– gari 'è quella che ricostruisce, a!'alogamente a quanto ha, fatto cli recente il Romano per la Sicilia, le prove storiche e gi llridiche (ricostruzione che nel presente libro è som– ma.ria e spesso allL1siva, ma che meriterebbe un coerente sviluppo e approfondimento) del diritto elci contadini me– ridionali alla te,.,.a, e che reca le pro,·e del sop1·uso sistema– tico che li venne pri vanclo della secolare partecipazione ad un parziale nso delle terre comuni. E' in ciò nna delle ragioni profonde del nuovo e mas– siccio risveglio dei contadini meridionali, risveglio col qua.le i politici ciel nostro tempo hanno ancora veramente da fare in qualche modo i loro conti. DOMENICO NOV ACCO FASCISMO VECCHIOE NUOVO I L FASCfSl\10 cli cui si parla in qllest'opera (A. Repaci, Fascismo vecchio e nuovo. Roma, Bottega d'Erasmo, 1954) è «fascismo» come coscienza e costt1me cli origine popolare, venuto cristalJiz.7.andosi attraverso le vicende della storia d'Italia; male endemico italiano, i cui caratteri si ricavano att1'a.verso un'analisi psico– logica condotta su una falsariga storiografica (e;he qu&.lche volta tende a convertirsi in nna valutazione cli fasi e aspetti della storia d'Italia dal punto cli vista dell'osserva- zione psicologica). -, ,Al fascismo circo~critto come « avventura fasci– sta» non si torna se non a fine del saggio e nelle recensioni poste in -appendice, le quali servono pure a esemplificare i criteri valutativi generali operanti nelle pa– gine precedenti; non ,·i si torna, cioè, se non dopo avere tratteggiato tutta quella vasta e remota sitnazione di co– stnme che ha costituito la premessa, nel più lutgo senso, possibile, dell'avventura mussoliniana. A parte una certa tendenza ad insistere su formule psicologiche (da notarsi il tornare frequente cli formule quali « psiche » e « sub– cosciente» riferite ad entità collettive nel loro svolgi,nento storico, qllale lo stesso popolo italiano), quest'osservazione cl: cos.tume e cli atteggiamenti non è mai scissa dal giuàizio n1orale; e se non ci trovano consenzienti la tenc:enza ecces– siva alla generalizzazione cli certi caratteri, così come certa ricorrente unilateralità di giudizio, pure sia questa viva polemica contro « l'anticristo che è in noi», Eia qllesta gobettiana ric!L1zione del fascismo alle sue reali proporzioni cli grettezza conformistica e povertà cli vita morale, acqui– stano in noi la risonanza cli motivi validi e altamento positivi. Lo schema generale dell'opera è schiettamente cle– sanctisiano (visione ciel Rinascimento italiano come ùi età nuova repubblica era in qua.lèhè modo in rapporto: o se non ne costituiva lo schermo. * Dopo aver negato che la Resistenza sia ca.ratt.eriz7.a. bile come un'evoluzione del primo e del secondo antifa– scismo,~ _non bisogna correre all'eccesso opposto: e attd– buirle le' caratteristiche di una rivoluzione. Il terzo antifascismo, o Resistenza, ru; e continua ad esse1·e un'aHerrnazione rivoluzionaria, e solo in questo senso si può definire un inizio cli rivoluzione. Ed è importante definirla in questo senso per sottolineare che essa non è stata soltanto, ma continua ad essere, che non appar– tiene al passato, e che non è giusto parlarne come di un tentativo rivoluziona,-io fallito. Ma bisogna aggiungere che è un'affennazione rivoluzionaria, di cui non è esistita - e non esis~e - una coscienza critica vera a pro– pria. « La Riforma Letteraria», che potrebbe essere la unica prova del contra.rio, resta in Italia il n9me cli una rivista fiorentina pubblicata dal 1936 al 1938 e riguarda la storia cli un individuo. Qt;anto una s.ituazione !mile possa durare, e in che modo possa riso! versi, è un altro discorso·. Ed è proprio i I discorso che è stato avviato pl'Ìma della· Conferenza po– munista nell'incontro fra Bobbio e Togliatti, o, più in ge– nerale, quello che è stato avviato, prima e dopo la Con• ferenza stessa, fra comunisti e comunisti improbabili. Dopo la conclusione cli questo discorso potremo par– lare cli una coscienza critica della Resistenza e del suo . trasformarsi in un vero e proprio tentativo rivoluziona1·io, oppure della rinuncia ad ogni coscienza critica, del pro– gressivo identificarsi della Resistenza al secondo ed al primo antifascismo, e cli una tale involuzione della poli– tica italiana, da far appMire come rivoluzionario perfino un violento tentativo comunista. cli impadronirsi del pot ... re, e il conseguente pacifico o violento, ma in ogni caso molto meno provvisorio, ritorno al potere del fascismo. * Risulterà strano a chfunque si sia abituato a chia– marli, o a sentirli chiamare, gli utili idioti, l'impor·tAnza da noi attribuita ai comunisti improba.bili, o indipendenti di sinistra, e al loro discorso o confronto coi comunisti. Eppure, proprio perchè quella denominazione o definizione non è quasi mai assolutamente inginstificata ed ba al– meno il significato cli un avvertimento o cli un consi.,dio cli prudenza (o di audacia), da questo discorso o confronto dipende tutto. GIACOMO NOVENTA . cli decadenza etica, l' « uomo del particulare » visto come suo più autentico rappresentante; afferm,::zione cli una pa– rabola discendente della vita morale italiana dalla tino della. civiltà comunale a.Ila genesi della coscienza riso:•f,!i– mentale), completato dall'impostazione del « Risort,rirr.~n– to » di Gramsci (v. in part, p. 42); cli qni anche l'impor– tanza primaria attribuita al fattore economico, clde1rni– nante nello svolgimento o nell'involuzione della no,tra coscienza. nazionale (si veda quanto a pag. 59 l'A. ,];<'e cieli'« Italia conta.dina» e della psicologia che la car;-, to– rizza). Soprattutto la. posizione 'circa l'età barocca e la controrif01·111a ci appare, pure in n101ta sua giustezza di pa.rticola,·i, sostanzialmente polemica; ma· non intende,·a certo il R. darci un'opera di storiografia. Anzichè da ricer– carsi un'obiettività di indagine storica qui non ric!1i•~sta dall'assunto, è piuttosto da ammirarsi la sana co3e.ienza morale che si esprime attraversò queste pagine cli ohi ara, aperta, spietata denunzia cli un. costume secolare. I\ ,:1e qnali, se non si vorrebbe vedere 8enz'a.ltro una conda ,,na « in blocco , o il ritratto complessivo a fosche tinte di . una entità nazionale e popolare nel suq svolgimento ~to11co, che non è mai esauribile in una serie cli formuie psic,,lo– giche negative, pface però la serietà dell'accusa, h f,,, za dellà convinzione, la· necessità cli riaffermare la fede m determinati valori spinta fino al rigore dell'assoluta con– danna, come reazi~ne viva a Quello stesso pernicioso ~pi• rito di compromesso contro cui queste pagine muov, 110 battaglia. Allo stesso stato cl'a.nimo e alle stesse conv;nzi ,ni si ispira !'altro breve saggio, « Pietà non è morta ». c-110 ribadisce, nello stesso spirito rigoristico di lotta a olt111r:,.a, quegli accenti cli lede nella Resistenza che è ben .. o"gi tornare a far risuonare in questo clima cli « Resi~tenza tradita». MARGHERITA ISNARDI Lettera.22 Inaulae in lreno inaereoe inalbergo sulleginocchia, sultavolo d'unbar. esallae leggera scriverà la vostra corrispondenza gliappunli diviaggio i ricordi dellevacanze, olivetti

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