Nuova Repubblica - anno III - n. 14 - 12 giugno 1955

B 8 PAESE CHE VAI Carta stracc_ia S E I CLERICALI DI FABRIANO, sul loro fogliu– colo settimanale L'Azione, hanno dedicato una co– lonna cli piombo a Farri, C.alamanclrei e simili « lu– strastivali», qualcosa evidentemente ha tm·bato i loro sonni. E infatti il discorso cli Ferruccio Pani a Fabriano, il 21 maggio n. s., aveva ottenuto un successo cli pubblico e cli simpatie, nonostante che la giunta comunale, forma.ta dai partiti governativi, avesse rifiutato la concessione del Teatro Gentile. Bisognava dunque, visto che il sabotaggio era riuscito solo in parte, dare una lezione a «Maurizio» e soci. Si comincia allora con l'ironizzare, vedi caso, sugli aspetti più positivi di Farri: lo stile antiretorico, l'umiltà e la semplicità del porgere, il candore della figura e dello spirito che silenziosamente eppur violentemente si oppon– gono alla vaniloquenza, alla buffone1:ia, alla stupidità piè– colò machiavellica della tradizione politica italiana. « Squallido e dimesso», ecco che cosa è capace cli vedere un occhio cli clericale. Farri farebbe parte cli quella cate– gol'ia di « idoli infranti» ·e « dei occidui ..., evanescenti e dal pallido sorriso eginetico » che « tramontano oltre l'oriz– zonte politico nazionale, senza rimpianti e senza ritorni in più sereni dì». Bello! Vigoroso! Antologico! E poichè anche un po' cli ignoranza politica non gua– sta, ecco Farri e Calama.nclrei trasformati in espo~enti della Alleanza democratica,· ossia corbiniani. « Lo stemma ciel nuovo raggruppamento politico (massonico, la,icista, ·anticlericale) raffigura due mani che si dànno una po– tente stretta. A chi le guardi bene, quelle mani sembre– mnno enorme~ente sviluppate, scimmiesch~, affette da po– lidattilia, conformazione anomala del· gigante Bria.reo, il fraudolento campi5m': di tutti i levantini». Si tratta pro– prio ciel simbòlo cli Unit,à Popolàre, e non della defunta Alleanza democratica dell'on. Corbino; simbolo innocente del peccato cli massoneri~; anzi, a ecl;ficazione dei cleri– cali ·di Fal:ìriano; preciseremo che esso è stato ricavato dall'emblema di \111asocietà di fratellanza operaia di ispi– razione cristiana, operante nell'ultimo scorcio· dell'800: mani e loro proporzioni scimmiesche e loro caratteristica lraudolenta sono state rigorosamente mantenute: la stretta, allora, era fra una mano con polsino e una mano senza polsino. Ma, in fondo, che cosa volete che importi questa no– tizia agli analfabeti dell'Azione? Se fossero vissuti· in quei tempi sarebbero stati per i cannoni di Bava Beccaris, così come oggi sono per il « fascismo nelle fabbriche ». S'intende che l'espressione è di marca comunista. Dire, come fa Galamanclrei in un articolo su Il Ponte (durante il clisco;·so cli Farri se ne distribuirono foglietti-es'tratto), che nelle fabbriche « la libertà di opinione c'è, ma chi la esercita rischia il licenziamento » è dire cose « spudora– tamente false». Tanto Calamandrei è « un filisteo». La sua rivista è un « veicolo di odio civile e cli discrimina– zione politica (tò ! tò !) tra gli italiani ». La situazione, ad esempio, delle locali Cartiere Miliani 'è normalissima .. Non ci si ricorda dei tempi in· cui i fascisti « ingenui e onesti» venivano 71estati a dove,·e? Altri tempi, che non torneranno più. O ·meglio: ritorneranno alla rovescia. « Se questo era il fascismo nelle fabb,-iche, ben venga, dunque, per i co– munisti, il ritorno del fascismo. E gli operai non comunisti staranno bellamente a guardare ... ». A parte la contorsione logica, il succo del discorso è, ci pare, evidentissimo. « Instamare omnia in Christo », tale il motto· del su– nominato periodico. Nientemeno. La similitudine mitolo– gica di cui sopra vorremmo accettarla, almeno in parte, come augurio : le mani enormemente svilupp_ate clovreb– l:ìero essere davvero utilizzabili per mandare a letto senza cena., con una scarica di. ceffoni, questi rivoltanti servitori della conservazione clerico-fascista. « E guai a voi - gli diremmo - se continuerete a nominare il nome di Dio invano!». Feste e forche L 'UNIONE SP,ORTIVA «BARI» può esultare di gioia. La squadra cli calcio è stata promossa in se– rie B. Ma non tanto questa promozione interessa nella nostra sede, quanto la strana commistura di politica amministra– zione e sport escogitata dal sindaco· della città, e motivo di una polemica nel corso della discussione ciel bilancio preventivo 1955. Il sindaco: avvocato Chieco, •del partito nazionale monarchico (suoi compagni di viaggio: monar- ( DiS: di Dino Boschi) Menichella ha parlato chiaro: occorre mag.:;iore austerità chici e .• fascisti) ; il polemista: avvocato Di Cagno, della .democrazia cristiana, ex-sindaco e ora consigliere. Que– st'ultimo, con una vera e propria requisitoria, attaccava il sistema con cui la giunta aveva ;tiutato la squadra di calcio: cioè attraverso concess'ioni per distributori di ben– zinà, ciascuna in· ca1nbio di up. milione di lire pro associa- zione sportiva bares~. · PuhroppÒ la polemica non è andata a fondo, ·non ha trascinato la questione fino alle sue estreme e logiche con– seguenze. Si dice che i dirigenti della DC locale siano ri– mas~i i_mpressionatissimi di tanto stupido e improduttivo moràlismo; e infatti al consigliere signor Barracano fu affidato il compito cli rimediare alla men peggio, in una successiva sèduta del consiglio comunale, con una sottile distinzione tra. fini e mezzi e, tirando le somme, con delle scuse peÌ· le male parole uscite dalla bocca ciel suo in– cauto collega. Sembra poi che lo stesso avvqcato Di Ca– gno sia stato « costretto » a seri vere una lettera alla Gaz– zetta del Mezzogiorno, nella quale peraltro era impossi– bile ritrattare ogni cosa: « Io ho criticato il sistema e non la destinazione·» scrive l'ex-sindaco DC. Ma è giusto che, mentre c'è da fare moltissimo per la Bari dei lavoratori, dei disoccupati, dei tuguri, eccetera, ci si preoccupi di destinare alla squadra cli calcio i milioni del comune? Che se poi i milioni sono stati raccolti fraudolentemente, vale a dire facendo « delle concessioni di beni pubblici (a1·ee per distributori cli benzina) dietro compensò .... in favore di enti diversi» - le parole sono dello stesso avvo– cato Di, Cagno - la cosa è cli una gravità inaudita, che una semplice deplorazione non può bastare. Ma udite, udite la replica del sindaco savoiardo. Egli respinge l'accusa nell'ordine <;!elle cifre con sei zeri e su– bito· dqpo dimostra « il valore minimo delle somme ver– sate dalle società produttrici di benzina le quali erano ad-. divenute al versamento dei contributi solo in considera– zione del maggior utile c!1e ad esse riveniva dal movimento automobilistico in occasione delle partite di calcio » (dal re.soconto della Gazzetta del Mezzogiorno). A siffatta formidabile logica, che confermava l' alle– gro anarchismo dell'amll)inistrazione monarchico-fascista, la risposta doveva essere una sola. Per i democristiani è stata: ebbé ... continuiamo a stare all'opposizione, e ma– gari con più giudizio. Facciamo una proposta. Se i sindaci delle città che 'hanno un bilancio paurosamente deficitario,' si mettessero a tassare distributori cli benzina, bar, .ristoranti eccetera e con quei nuovi balzelli incitassero alla costrnzione e all'abbellimento delle case di tolleranza? Non compirebbero forse opera meritoria? Oh, non per il bilancio del comune, Dio gliene guardi, ma per i vantaggi che ai suddetti eser– cizi deriverebbero da un maggiore movimento di per– sonè in macchina, in motoscooter ed eziandio a piedi. nuova repubblica AZZECCAGA -IN rfONACA di PAOLO PAVOLINI E L'AFFARE MONTESI? Non se ne sente pii, par– lare, i personaggi, tanto quelli oscuri che gli a 't ri anche troppo noti, sono scomparsi da.Ile cronarl,e dei giornali, nori si sa più niente dell'infelice '''ilrna, del pediluvio, cli Capocotta, di Piero Piccioni, ciel mar– chese Montagna: tutto tace e sembra che debba ta<•<>1·e per un pezzo. Si parla invece dell'affare Iacopetti, rhe non ha nulla a che fare con il primo ma che serve egre– giamente, per chi ne ha interesse, a distrarre l'opinione pubblica dal grave e losco affare di Torvaianica e· din– torni, sostituendo quell'altro affare, detto Sotgiu, che in pratica non funzionò. Con il caso Iacopetti si spera di pre~dere un po' cli tempo: tutto serve in epoca di chia– rificazione. Non staremo a rifare le storie del «.cenino», del gior– nalista e della zingarellà., se ne è tanto discusso e-non si è arrivati ad alcuna conclusione. Del resto il caso è chiusr,, da quando il giornalista e la zingarella tredicenne si sono sposati a Regina Coeli,. con matrimonio valido, testimoni. nulla osta delle autorità prepqste, consenso delle parti. archiviazione dell'istruttoria, estinzione del reato, vero o pres.unto che fosse, ritorno alla libertà dello Iacopetti. Doveva essere la fine di tutto l'affare; se dall'uno o de.1- l'altro coniuge si intendeva - poi di iniziare pratiche per l'annullamento del matrimonio, la giusttzia penale, quella con la spada, l'elmo, le bilance e le forme pr;spero~e, non avrebbe ·avuto più nulla da dire. La faccenda, archiviata, si doveva trasformare in una qualsiasi storia cli due co– niugi per i quali esisteva pieno dii·itto di rivolgersi alla magistra.tura civile nel caso si -volesse tentare le poche vie normali e legittime concesse dalla nostra arcigna re– pubblica a quegli sposi che intendano riacquistare la pro– pria libertà. Contrariamente a qua.nto ci si poteva attendere, il vero « affare » Iacopetti è cominciato proprio quando sem– brava finito. Il giorno dopo il matrimonio tutta la grossa stampa, unanime, cominciò a parlare di « irregolarità », po– nendo l'accento con malizia non casuale su una sostitu– zione di testimoni effettuata ali' ultimo momento, e gri– dando poi allo. scandalo perchè uno dei presenti al ma– trimonio aveva cercato cli fare qualche fotografia. Erano le prime schermaglie, le più inconsistenti perchè in qual– siasi matrimonio i testimoni possono essere scelti tra nn gran numero di persone, le foto erano state sequestrate e comunque riguardavano il regolamento carcerario non c~1-to la validità delle nozze. Il bello arrivò di lì a poco. e no dopo l'altro, articolisti, giuristi, uomini politici e ano– nimi di parte clericale hanno fatto la voce grossa, aiutati dai soliti laici di complemento e colli torti effettivi, vol,•– vano rimandare lo Iacopetti in galera o costringerlo ad un matrimonio del tutto speciale, privandolo delle scarsissime facoltà che la legge consente a chi spera cli infrangere il vincolo. L'Osse,·vato,·e Roma,:,o scrisse un articolo che pa– reva pubblicato su un foglio di punta dei giovani giu1·:,,: i cattolici italiani e non sul quotidiano ufficiale di uno stato estero: « Non è detto che dal caso nuovo l'autorità giudi– ziaria non tragga una giurisprudenza che si risolva in l,<n altra beffa (beffa per lo Iacopetti, ben s'intende. N.d-.A.) quella del frodatore del dovere e della legge condannan– dolo a vita ,a un matrimonio che egli credeva di nn giorno». A parte l'illecita ingerenza del citato giorno.le i,, fatti che riguardano la giustizia cli un altro stato; si ticvri in questa frase un concetto molto curioso: quello del ma– trimonio concepito come concla.nna, una specie di ergastolo canonico e giuridico, peggio della clausura per le monaclw, che almeno nelle loro celle vivono da sole. Fatto ancorH • più curioso, l'adesione a questa tesi di tutti i vari giuristi o presunti tali di parte cattolica, pronti immediatamente a pubblicare pareri, consigli e sentenze in compiacenti gior– nali italiani, privi cli fondamento dottl'Ìnale ma ottimi stru– menti per far presa sull'opinione pubblica, e tutti conditi di quelle frasi latine che da Azzeccagarbugli in poi sono state l'a.rma prediletta di chi ha interesse a imbroglia1·e le carte. -Accanto ai loro nomi figuravano quelli di zingari del gruppo Spada-Calcleras i quali avevano sul caso idei> ben precise: « Iolanda ha sposa.to , le sue nozze sono va– lide, Iacopetti dovrebbe venire a vivere nel clan ». I motivi di simile comportamento dei nostri clericali possono essere vari: gettare fango sull'iniquo istituto del matrimonio cìvile, colpire l'ex direttore di un giornale che non ha risparmiato loro critiche documentate, soprattuttu riaffermare che i padroni sono loro. Non si corqprenclerebbe altrimenti perchè si sono mossi solo a cose fatte e tutti insieme: il caso umano non interessava nulla, contava la dura affermazione di potenza e la pressione da esercitare sulla magistratura, quando quest'ultima si troverà a gi11- dicare l'atto con cui si chiederà l'annullamento di questo 1natrimonio. Non ci rìsulta, per ora, che qualche giornale laico o indipendente abbia notato e censurato l'atteggiamento dei clericali, gfave sintomo di sottomissione, anche in un fra11- gente in cui si potevano trànquillarnente « disperdere i voti». E sono-questi invece i casi più odiosi, faziosi e ciechi di una intolleranza indomabile, se non con provvedimenti energici. Garibaldi che li conosceva bene per aver visto tante schiene nere fuggire davanti alle sue camicie msse diceva: « I preti vanno attacca.ti cli fronte». Aveva perfet -tamente ragione.

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