Nuova Repubblica - anno III - n. 13 - 5 giugno 1955

nuova repubblica SErrTE GIOR.Nl NEL ·MONDO LABURISMO. BIFRONTE L A NETTA DIVISIONE .ideologica fra il conservato- 1·ismo e il laburismo in Jnghilterra ·,crea condizioni' ideali perchè ognuno dei 'dlie pa1-titi assorbe una parte delle esigenze cieli'altro - o del partito liberale - senza perdere le proprie caratteristiche fondamentali; men– t,·e in altri paesi - e nella stessa Inghilterra, quando la divisione era meno netta, come nel periodo in cui si ·affron– tavano whigs e tories - accadde spesso che il giuoco della democrazia faccia passare a destra chi prima era a sini– stra e viceversa, come negli Stati Uniti, dove è accaduto che i ,·epnbblicani fossero a un certo momento il partito di sinistm, quello dell'emancipazione degli schiavi, sotto Lincoln, per esempio, e i democratici il partito di destra, cosa di ct1i si conservano ancora notevoli tracce in ambedue . i pnrtiti. · La dottrina socia'lista mette al riparo il movimento labmista britannico da rischi di questo genere quando cerca di rappresentare esigenze non strettamente operafo o socialiste e la popolarità del laburismo in Inghilterra, che lo distingue dal socialismo tradizionale del continente, deriva dall'avere avuto ·questa capacità di essere il movi– mento di ceti popolari non solo operai (molti operai inglesi votando ancor oggi per i conservatori e assicurandone il snccesso) ma estesi a categorie che da noi si chiamerebbero borghesi o piccolo borghesi. I laburisti hanno perduto le elezioni del 1951 e quelle del 1955 per non essere stati abbastanza laburisti e per essere andati avvicinandosi, col loro giuoco frazionistico e con la loro divisione fra massimalisti e riformisti di tipo europeo, al classico socialismo continentale. In entrambe queste elezioni c'erano circa due milioni di voti liberali da ereditare e i laburisti li hanno abbandonati in massima parte ai conservatori non rendendosi conto che quello era il loro problema fondamentale, in un periodo che volge alla stabilizzazione. Anche così, del resto, i conserva tori non hanno vera– mente vinto; ma hanno perduto meno dei laburisti e perciò le. loro minore perdita relativa si è tradotta in vittoria. Mentre i conservatori - in un'atmosfera elettorale apa– tica, di malcontento verso tutti i partiti e d'indifferenza po.r la loro mancanza di programmi attraenti - perdevano mezzo milione di voti rispetto al 1951, i laburisti ne per– devano uno e mezzo, cedendo così il posto di primo partito por ordine di voti come di seggi ai conservatori, ma con– servando il primato di voti con i loro quattordici milioni di voti del 1951 (mentre i conservatori sono stati primi questa· volta con soli tredici milioni trecentomila voti). ' Vt1ol dire che Attlee e Morrison e Galtskell avevano r11.gionecontro 'Bevan? No. Vuol solo cifre che sia la destra che 13evan avevano ragione nei loro motivi polemici contro gli avversari di partito, ma che sia gli uni che gli altri avevano motivi polemici positivi insufficienti contro i loro con1uni avversari conservatori, non riuscendo convincenti verso gli elettori liberali in cerca di un partito per cui votare. La destra aveva ragione quando si sforzava di allar– gare a destra i confini elettorali del partito offrendo una politica socialista capace d'interessare anche ceti non rigo– l'Osamente « socialisti » od operai, ma· aveva torto quando sperava- di captare voti borghesi maschemndo i connotati socialisti ed operai del laburismo. La sinistra bevanista aveva ragione quando insisteva sulla necessità di affermare con coraggio una politica socia– lista, senza rinunciare alle nazionalizzazioni, alla pianifica– zione e all'estensione della previdenza sociale, ma aveva torto quando ignorava che di questo bisognava convincere anche una ·parte dell'opinione che non è ancora socialista. Una politica laburista ispirata solo ai motivi della destra o solo a quelli dei bevanisti avrebbe coml!nque rischiato di far sorgere un partito comunista. Una parte dell'elettorato laburista del 1945-51 voleva le riforme sociali, ma ne aveva abbastanza di fare Je file con le tessere di razionamento imposte magari dalla situa– zione economica critica dell'immediato dopoguerra; e per– ciò, rimandando al potere i conservatori ha indicato di preferire rinunciare a una parte di quelle riforme pur di non subì re più 1·estrizioni; una parte dell'elettorato non laburista, che è forse più cospicua di quanto non si pensi, auspica 1-iforme che sa di poter fare attuarn solo ai labu– risti, ma teme le restrizioni alla liberti, individuale che sembrano costituirne il costo politico e perciò vi rinuncia temporaneamente per conservare integre - o credendo di conservare integre - quelle libertà. · Il problema cui il laburismo deve far fronte con urgenza è il problema che si impone a tutto il movimento dei lavoratori in Occidente: dimostrare che le r iforme eco– nomiche e sociali sono possibili senza rinuncia.re alla libertà politica. Non basta in Inghilterra dimostrare - come il laburismo ha saputo [are brillantemente smentendo le minacce di Churchill del 1945 - che un regime laburista non esigo uua aittatura di tipo sovietico .• Bisogna pure dimost1·are che in tempi normali un regime laburista può ottenere sacrifici volontari e non coattivi, come quelli impo– sti col tesseramento fra il 1945 e il 1951. E' una dimo– strazione difficile. Ma finchè la ciimo'strazione non sarà fatta - in Inghilterra come altrove - un individualismo liberistico a sfondo reazionario ma di parvenza liberale continuel'à a trionfare. · PAOLO VITTORELLI ( Lepus edensis) Eden visto da Punch L'IMPERA 'f ORE INGRASSATO L E ELEZIONI PER _IL SENATO, che dovrà essere rinnovato p~r metà il mese prossimo, non agitano l'opinione pubblica, perchè esso viene eletto da un corpo elettoralè' molto ristretto. La costituzione del 1948. ristabilendo il Se,;ato che i partiti di sinistra avrebber~ voluto abolire, s'è limitata a cambiarne il nome e ha la– sciato il sistema dell'elezione a voto indil'etto in uso du– rante la Terza Repubblica. Chi sono gli elettori? Sono i pal'lamentari, i consiglieri municipali dei maggiori comuni, i cosiddetti elettori sena– toriali eletti dai consigli comunali dei comuni minori (uno o più secondo la loro importanza) e dai consigli muni– cipali dei comuni maggiori,' in numero eguale ai lol'O mem– bri; sono pure elettori i consiglieri generali. Difficilmente il numero degli elettori al'l'iva a un migliaio, e Je elezioni si svolgono i~ qn ambiente ristretto, dove lo influenze personali giocàno spesso più delle infiuenze politiche. Dato l'enorme numero dei comuni francesi (più di 38.000, men– tre da noi sono circa 8000), sovente infime agglomerazioni perfino con meno di cento abitanti, il Consiglio della Re– pubblica rappresenta soprattutto la popolazione agricola. Di qui i frequenti conflitti con la Camera dei Deputati ai tempi della Terza Repubblica, quando la maggioranza con– servatrice del Senato rovesciava i ministeri di sinistra che avevano la maggioranza alla Camera Oggi il Consiglio deJJa Repubblica non può più l'Ovesciare i ministeri, ma recentemente è riuscito a riconquistare certi poteri che aveva perduto con la nuova Costituzione. Dal pl'Ossimo parziale rinnovo del Consiglio della Repubblica, la politica francese non ha sorprese da at– tendersi. L'attenzione del cittadino francese, che si occupa di politica attivamente, è rivolta piuttosto alla preparazione delle elezioni dell'anno venturo per il rinnovamen.to dei deputati all'Assemblea Nazionale, prep arazione cli cui il fulmineo e vittorioso attacco di Mendès-France al Con– gresso del pa1-tito radicale è fino ad oggi l'episodio più clamol'Oso, e probabilmente il più importante. La Francia ha dei problemi grossi da risolvere. La. so– luzione di questi problemi esigerebbe uno spirito ancora raro in Francia; quello spÌl'ito che ha permesso ai labo– risti, nel 1946, di liberarsi abilmente e proficuamente del– l'India, divenuta un terribile fardello. Non che i francesi dei nostri giorni abbiano ancora idee imperialistiche e co– lonialiste, ma nella politica francese d'oggigiorno potentis- · simi gruppi di interessi esercitano una pressione che, per essere indiretta,• non è n1eno decisiva. L'iniziativa di Mendès-France è riuscita a pacificare la Tunisia a un ·prezzo molto modico: la concessione agli in– digeni di molti diritti già riservati ai francesi « protet– tori». I coloni francesi, o almeno gruppi notevoli di essi, . non vogliono intende1·e ragione, non vogliono rinunciare al loro privilegio di «padroni». Essi hanno creato delle bande di tenoristi che hanno compiuto attentati contro quei francesi che hanno accettato il nuovo stato cli cose. E' questa cecità dei coloni, o della parte più retriva, ma sovente più ricca di essi, che ba portato la situazione al Marocco e in Algeria alla esasperazione attuale. In Al– geria, ormai, si può parlare di una nuova guerra che sta prendendo le proporzioni di quella d'Indocina. A propo– sito della quale Indocina, gli americani che hanno preso il posto dei francesi nella direzione della politica del Sud Viet Nam, stanno dando prova che, nel loro ruolo novello di colonialisti (parola che aborriscono ...) essi sono inferiori ai peggi01·i colonialisti europei. E' vero che nel frattempo la Fr&ncia continna a ingrassare, sulla Costa Azzurra, !'«imperatore> Bao Dai, e nessuno ne capisce più il perchè. G;USEPPE ANDRICH 5 LETTERA DA BONN ' J ATTESA PER L'UNIFICAZIONE di. lWARTIN FISCHER I L 5 MAGGIO SCORSO, con l'entrata in vigore del trattato cli Bonn del 26 maggio 1!)52 e dei protocolli ·firmati a Parigi il 23 ottobre 1954, la Repubblica fe– derale tedesca ha acquistato la sua sovranità, mentre ve– nivano ufficialmente annunciati la fine dell'occupazione al– leata in Germania e lo scioglimento cieli'Alta commissione alleata. L'nvvenimento, senza dubbio impoi-tante anche s~ ormai, a dieci anni dall'occupazione, praticamente scontato e già per molti versi realtà di fatto, non ha provocato in Germania particolare entusiasmo, si potrebbe dire anzi chP è passato addirittura con indifferenza. E ciò è comprensi– bile se si pensn che la fine dell'occupazione della Germania è avvenuta in un momento particolarmente intenso, flnido e ricco di novità per la situnzio11e internazionale dalla quale tanto dipende il futuro della Germania: l'imminente firma del trattato di pace austriaco e le prospettive di di– stensione e di coesistenza internazionale che ne discendono hanno richiamato l'attenzione dei tedeschj sul loro più act1to problema, quello dell'unificazione. . Non bisogna dimenticare neppme, nel quadro dello stato d'animo che ha salutato in Germania l'acquisto dello sovranità di Bonn, l'accordo pe,· la Saa.r raggiunto il ,JO aprile ti·& Adonaner e Pinay. Tale accorcio, in virtù del qnale, fra l'altro, la proprietà contesa delle acciaierie Roe– chling verrà venduta per una metà alla Francia e por l'al– tra alla Gern1ania, segna certamente uno dei punti più vi– stosi di una ripresa di iniziativa francese nei confronti della Germnnia. Sembra lontano il tempo, pur tanto vicino, in cui t1·a la Francia, sempre pi(1 isolata e autoisolatasi nel campo internnzionale, e la Germania di Bonn, tra l'al– leato e il nemico di ieri, pa1·eva si stesse realizzando uno scambio delle parti. Sogno anche questo che Mondès-Fran– ce non è passato invano. Pe1·chè in sostanza il recente ac– cordo Pinay-Adenauer pur concedendo qualcosa alla Ger– mania non si può dire molto t,·anquillante per l'opinione pubblica tedesca ai fini della risoluzione definitiva del pro- · blen1a sanose. L'unione economica franco-sarrese è una. realtà ed illuso,·io sarebbe voler fai· credere che le dne parti siano s11 u'n piano di perfetta p,irità. Il meno che si possa dire è che l'acco1·do è ·stato accolto in Germania con molte riserve: un « gindizio salomonico mancato» lo defìni:-.ce un periodico di Francoforte. Nel segno della politicn estera si sono s,·olte ancbe le elezioni per lo diete regionali in due tra i pili in1portRnti L<tende,·: il 24 aprile in Bassa Sassonia e il 15 maggio nel– la Renania-Palntinato. li 24 ap1·ile si è votato anche per le eler,ioni comunali nello Schloswig-IIolstein, dove lo po– sizioni dei partiti sono ri,naste praticarnente irnmutate. I socialdemocratici, per esempio, hanno subìto qnalche per– dita nelle città, ma hanno conquistato nuovi voti nolle campagne, sicchè in complesso hanno potuto anche miglio– rare la lorn posizione. Sopmttutto nella Bassa Sassonia, che era retta da nove anni da un govemo socialdemocra– tic9, si a.t..tcndova una conferma o un capovolgimento di posizioni. Ma nè qui nè nella Renania-Palatinato si sono avute so1·p1·ese. Neppure nella Bassa Sassonia i socialde– rnocl'atici hanno subìto alcun rogi·esso: tuttavia l'avere conservato essi tt1tti i loro soggi non è bastato loro por mantenersi al governo, essendo aumentato cli qualche unità il numero complessivo dei seggi in palio ed avendo indietreggiato il pnrtito dei profughi già loro alleato nel governo del L<tncl. E' accaduto in Bassa Sassonia ai danni della socialdemocrazia quello che si era verificato mesi fa in Bavie1·a n spese dell'Unione democratica-cristiana: in entrambi i casi il partito più forte del L<tnd ò stato messo in minoranza dalla coalizione avversa degl,i altri partiti. Nella Renania-Palatinato l'Unione democratico-cristiana ha conquistato la maggioranza assoluta dei soggi, a spese presumibilmente dei liberali, che hanno subìto il più fo1·te regresso, mentre la socialdemocrazia ha tenuto bene le sue posizioni. Da questi dati elettorali risulta nel complesso la tendenza sia dei partiti governativi che dell'opposizione a tornare alle posizioni conquistato nelle precedenti elezioni regionali, e di riequilibrare quel brusco scarto di voti veri– ficatosi nelle elezioni federa li del .l!J53. Così la socialdemo– crazia ha riacquistato voti rispetto al 1953 e ha praticn– mente riconquistato ì1 suo elettorato del Hl51, mentre l'U– nione democratico-cristiana, seppure ha guadagnato qt1al– cosa rispetto al 19(il, ò rimastn sempre lontana dall'affer– mazione del 1953, ciò che sembra confermarn come nelle elezioni foderali intervengano f:ittori che un peso meno decjsivo hanno nelle clPzioni rPgionali. MA PER QUANTO RIGUARDA le indicazioni politi- che cho si possono trane da queste eler,ioni sembra esatto parlare, come fa un quotidiano vicino all'opposizio– ne, di vittoria dell'ince,-tezza. La stampa ufficiosa e fìlo– gove,·nativa parla di vittoria della politica di Adenauer, ed entro corti limiti ciò è vero, se non ~ltro perchè. Ade- · nauer non è stato sconfitto. M'a si avverte in genere in rnolti ambienti, e 01·mai in qnasi tutta la stan1pa, l'immi– nenza di qualche fatto nuovo, che alimenta il dubbio se

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