Nuova Repubblica - anno III - n. 13 - 5 giugno 1955

nuova CESA CLAUO IO v-ia Risorgimafito,~ pp_ee3e 'ferreai Comitato dirett.: TRISTANO CODIGNOLA ( dirett. resp.). PIERO CALEFFI,PAOLO VITTORELLI. Segret. di red.: GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della libertà 15, tel. 50-998. Amministraz.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, lei. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de «La Nazione-», Firenze, Via Ricasoli 8. 61 - ANNO III • r. 15 IL CASO DEI~L' ILVA A LLE ORE 15 del 26 maggio u.s. tremila lavoratori dello stabilimento ]LVA di Piombino sono entrati in agitaziorrn proclamando uno sciopero « a ten1pÒ indetermineto ». E' questo il primo atto di una lotta che si prevede lunga e dura poichè investe uno dei più impo,·tanti pro– blemi sindacali e politici, il piano cli Jimitazio110 progres– siva rli ogni libertà, posto in atto dalla grande industria, pe1· giungere a una incontrollata fo1·ma di supersfrutta– mento all'interno delle aziencle W.' probabile che lo stabi– limento di Piombino sia stato scelto non a caso r:alla di– rezione del l'ILV A per « saggiare » la forza delle organiz– zazioni dei lavoratori: qui, infatti, la CGIL ottiene note– voli successi nelle elezioni per le commissioni interne. L'occasione dell'agitazione è· stata data da otto lettere cli licenziamento giunte a altrettanti operai in circostanze davvero ecce7,ionali. Ecco cosa scrive a questo proposito il giornale cli fabbrica: « ... ,,; 0 ,, 1• 0 che alcune guardie del– l'ILVA, le quali. nei giorni precedenti il mimo maggio, :::ono state viste in "servizio,, con alcuni agenti di P.S., avevano raccomandato ad alcuni operai di non partecipa re -.:tl 01,mizio pe,·chè sarebbero slati malmenati. Ciò ~ p.ii renlmente avvenuto. Dmante la celebrazione della Festa· ciel lavoro, dopo un comizio autorizzato, i cittadini, che per defluire dalla piazza erano obbligati a percorre,·e l'u– nica via che conduco in centro, furono "caricati" da1le camionette della Celern. Molti rimasero feriti e contusi, anche nn agente cli P.S. ». « Che tutto fosse p1·emeclitato - continua il giornale di fabbrica - è dimostrato dalle modalità e dal luogo dove poi sono stati arrestati 34 citta– dini». Le camionette. contim,arono infatti pe1· l'intera giornata le loro evoluzioni; ogni tanto si fe1·mavano da– vanti a un bar o caffè cittadino, ne scendevano gli agenti che penetravano nel locale e intimavano ai clienti di usci– re. Un sottufficiale comandm?a all01·a· cho «gli» atTestas– soro questo o quello. Visti e presi i cittadini che sfoggia– vano un fiore rosso all'oc chiello della giacca; i locali visi– tati furono quelli notori• mer.te frequentati dagli operai. Fra gli arrestati alcuni del comitato sindacale dell'ILVA. Le lettere di licenziamento si riferivano appunto ad otto di questi arrestati, nel confronto dei quali nessun giu– d: 7.in era stato emesso (vennero rilasciati subito dopo) : la direzione della fabbrica, ignorr.ndo to',lmente l'articolo 39, comma e del contratto di lavoro dei metallurgici, che stahilisce il divieto di licenziamento per qualsiasi dipen– dente che abbia in corso un gindizio penale, fino a pro– nuncia della magistratura, informava quegli operai che, a norma di alcuni articoli del C.C., il 1•a.pporto di lavoro doveva. intendersi ~ciolto. Tutto lo stabilimento e11trava immediatamente in scio– pero: cosi come facevano, in diversa mism·a, gli altri sta– bilimenti ciel medesimo complesso. Ma l'agitazione assu– meva subito un carattere nuovo: non era la CGIL nè altre organizzazioni sindacali che impartivano disposizioni daU'alto, ma il complesso degli operai si riservava piena libertà di dare a questa agitazione la direzione e il carat– tere più idonei alla situazione. Veniva adottata w1a tat– tica elastica, con interruzioni e riprese del lavoro alternate, e veniva posto il problema di fondo - di cui il licènzia– mento degli otto opera.i era soltanto un episodio , quello cioè della libertà sindacale nella fabbrica. Sembra dunque che veramente qualcosa di nuovo stia accadendo a Piombino: ogni sera i lavoratori si riuniscono in assemblea generale per esaminare e deliberare sulla lotta in corso. Le organizzazioni sindacali sembrano quasi dimenticate, v'è solo la volontà unitaria di fu ,·evocare l'ingiusto p1·ovveclimento, di ·rendere colpo per colpo, di spezzare la lunga serie delle violazioni compiute dalla so– cietà a danno dei lavoratori. La società ILVA, Alti Forni e Acciaierie d'Italia {clel– l'IRI), produce ghisa, acciaio e laminati. E' uno dei più importanti complessi sidemrgici nazionali: oltre il sessan– ta per cento deli'intera produzione nazionale di ghisa viene fusa nei suoi alti forni. Il numero complessivo dei dipen– denti è di circa 23.000 unità. Nello stabilimento di Piombino esiste il divieto di parlare di politica; divieto cli leggere certa stampa politica i;n I Un numero L. 40. Estero l. 50. Ut, numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Fra eia l. 1500, sem. l. 800, trim. l. 450. Estero·, l. 2000, 1100, ,OO, Sostenitore l. 10 000. e/e post. 5/6261, •la Nuova Italia», Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pul.',licità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per insen.ioni di mm. 70 per colonria. ESCE LA DOMENICA (Vis. di Dino Buschi) Chiarificazione a )letrolio e di introclurila nello stabilimento; divieto di far collette per gli operai' ;mmalati ( « Se vi trovo a ruccogliere de– naro o a scambiarvi giornali e volantini vi faccio subito licenziare> ba detto il capo reparto Acciaierie); divieto di spiegare a un compagno cli lavoro il fine di uno scio– pero o cli un'agitazione - un operaio, ce,-to Giovannoni, fu licenziato per questo motivo -; divieto di conferire con i membri della C.J. durante le o.re cli lavoro; divieto per i membri della C.l. di muoversi dal loro posto di lavoro. Il servizio di sorveglianza è affidato a un. « corpo di guardiani » ree! utato in maggiornnza fra ex carabinieri, ex agenti di P.S., ed anche ex repubblichini, che circolano armati nello stabilimento. « I guardiani - scrive il giornale di fabbrica - si di– vértono a cacciare gli operai stando· nascosti dietro mac– chinari o altro, e come l'operaio abbandona per un attimo l'arnese per tergersi il sudore eccoti il guardiano che inti– ma il 1·ilascio del " cartellino " ar,cusanclolo di essere fer– mo da un'ora almeno ». Il rilascio del cartellino significa la multa, la sospensione, o addirittura il licenziamento. Questa 1·epressione antiope.ra ia risale già al 1!)52. Nel dicemb.re di quell'anno vennero licenzio.ti sei capi di fami– glia colpevoli di aver partecipato a uno sciopero. Essi era– no tutti dirigenti sindacali, tra cui il segretario della C.I., Idilio Miele. Nel febbraio 1953 altli otto dirigenti sindacali vennero licenziati per lo stesso motivo. Ed ora siamo giunti agli ultimi episodi. I comunisti hanno certamente delle gravi responsabi– lità per il modo con cui la lotta sindacale è stata condotta in questi anni, per non aver prestata nessuna fiducia al– l'autonoma capacità degli operai di determinare democra– ticamente, da soli, le forme migliori cli difesa. Ma. oggi il fascismo ha veramente varcato il cancello delle fabbriche. La Confederazione Italiana Dirigenti cl' Azienda, che è diretta dall'onorevole Togni, ha indirizzato a tutte le organizzazioni confederate una. circolal'e (n. 154 del 7 marzo) in cui si afferma che mentre è compito della Pub– blica Autorità di prevenire gli episodi di intolleranza ( ?) , è un dovere per i dirigenti di azienda denunciarli per da,·e alla polizia la vossi1,ilità di inte·rvenire. Ci sen)bra che non occol'l'an o commenti . Non sappia.mo se i comunisti, in quanto tali, inten– dano davvero, e come, resistere a questa offensiva. Ma è certo che spetta. a noi di resistervi, di suscitare negli operai il senso della loro autonomia, di risvegliare la loro volontà, di far loro intendere che la loro forza consiste nell'unità all'intemo della fabb·1·ica molto cli più che nell'adesione massiccia a questa o a quella organizzazione sindacale. Se questo non sarà fatto, presto e con impegno, rivedremo le squadracce fasciste in fondo al portone cli casa. PIETRO BIANCONI « Nuova Repubblica ,. è settimanale politico e di cultura. Esce la domenica. Manoscrit1i, fotografie e disegni, anche se non pubbli• cati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, senza la citazione della fonte è vie– tata. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggìo a chiunque n~ faccia richiesta. Spedizione in abbonamento postale Gruppo Il. 5 GIUGNO 1955 - L. 40 ron1ane N Er CIO.R.·.1 'CORSf, come è ,,..1 ha lasciato Rorna . per un_lungo_ periodo cli riposo, l'ambasciatore dogli Stat, Un,t, s1g11ora.Luce; e bisogna dire che la par– tenza dall'aeropo1-to cli Ciampino è avvenuta tl'a l'inclif– feren7.a generale. In con-rpenso ·era stato n10lto commonlat.o dai giornali il conumicato con cui si ora data notizia di una. visita di congedo (sia pure 1C'tnporaneo, a quanto si ò ripetutamente sottolineato) compiuta dalla signora Luce al presidente Cronchi. In realtà, se si deve credere a indi– screzioni corse subito dopo l'incontro. pare che il ,-·••loq\lio tra il Prosidcnle e l'Ambasciatore sia stato freclr- ,~imo e che abbia registt-ato momenti di grnve irn_barazzo, soprnt– tutto q11ando, con la fredda incisi,·it,, cli cui è magistral– rnente capace, il Presidente avrebbe fatto un elogio sottil– niente ironico df'lle liberU1. di ~tarnpa, al cui ossequio Yanno attribuiti non solt.anlo i cornmcnti appa1·si sui giornali gta. tunitensi subito dopo J'ele7.ione presidenziale svoltasi nel parlan,ento itA,liano, e ora fìnalmente taciutisi; ma anche qQelli che tuttora continuano s11 11n periodico streth1menle legato al Signor Ambasciatore. Vere o non vere che siano le voci cor$e, è cetto che molte cliffìclonze degli ambienti ciel più ottn,o C'•pitalismo nei confronti ciel presidente Crnnchi, sono t,,tr.,., ro che smobilitate; o poichò il « quad,.ipartito » è im;,1·,"·' i,;an\<:nte divennlo l'ideale supremo della Confindustria, :.,.,-o che alla , ... •bnl,;,,.... p!J: !'' ~!"l';_,..m:· ,t,, geHf'''"ln.! iv;" va afiiane.nndo8i la stampa del grnppo (rionale) Pesenli e O., dove si fanno sempm piì, fi-equenti ecl espliciti gli elogi cli Scelba, mentre ci si tiene gindi7.iosamente scarsi nel dare rilievo alle ma– nifestazioni cli simpatia e di consenso popolare dedicate al presidente della l'epubblica. A proposito di Scelba e delle {pare) imminenti sca– denze. E' in corso una vivacis.-;in1a lotta nei cii·coli parla– mentari della clemocrnzia cristiana, relativa alla prossima riunione clei gruppi parlamentari. Come è noto, il partito di maggioranza ha deciso di .riunire i gruppi parla1nental'i (quello della Camera e quello del Senato subito dopo co- .nosciuto l'esito delle elezioni siciliane. Si dice che la con– voca,,ione sia gii, stata flssata per i giorni otto, nove o dieci cli questo mese. Davanti ai gruppi, Scelba, che spera di avere già sostanzialmente ammansito i tre partiti mi– nori, o, almeno , i due minori che sono attualmente al go– verno, libera.li e socialdemocratici, Scelba, si diceva, di– fenderà la propria poliyca e chrederà ai deputati democri– stiani cli pronunciarsi apertamente per lui o contro di lui con 11n voto per appello nominale. !Ifa la questione pre– giudiziale è questa: i grnppi debbono riunirsi insien1e, in adunata plenaria, come fecero per la elezione del presidente della repubblica a Palazzo Barberini, o debbono invece riu– nil'si separati, ognuno nella propria sede, a Montecitorio e a Palazzo Maclama? La differenza tra le due procedure in esame può essere decisiva: il presidente Scelba, infatti, può praticamente dirsi sicuro del grnppo senatoriale. dove esistono soltanto scelbiani e fanfaniani. I primi, essendo scelbiani, votano per Scelba o ne parlano bene; i secondi, essendo fanfaniani, votano pure per· Scelba. ma ne dicono malissimo. Scel ba tace e incassa i voti. Non alt.rettanto liscie p'roceclono le cose nel gruppo di l\1ontecitorio. Qui esistono, oltre le due categorie cli cui sopra, i fedeli anclreottiani, gonell~ani, pelliani: bocconi duri da mandare giìi, capaci 'anche, nonostante cbe ai socia.ldemocrat_ici sembri incredibile, di resistere alla of– ferta di qualche portafoglio ministeriale, mantenendosi osti– natamente alla opposizione. E' chiaro che, con una situa•. zione di fatto come questa, Scelba ha inferesse " mettere insieme senatori e deputati: gli interventi pro e contro potrebbero maggiormente equilibrarsi e influire sulla per– plessità degli incerti; mentre 1 suoi av\ 1 ersari hanno inte. resse a ottene1·e che le riunioni avvengano separate: una sconfitta a llfonlecitorio, sarebbe destinata a influenzare anche il gruppo di Palazzo l\1aclama. Qnello che è certo, è che se si arriveri, a nn voto in parlarnento per confermare o nega.re la fiducia al governo, 11essun democl'istiano voterà ;n aula contro Scelba. · Questo va eletto scmoa ironia. La preoccupazione della unità del partito, non è cosa eia sottovalutare. C'è però da doman– darsi se, in qneste c ondizioni, i portavoce delle due grandi conenti in lotta: gli scelbia.ni e i concentrazionisti (ai fan– faniani, manzonianamente, nessuno bacia) fanno bene a girare. a Montecitorio o altl'ove, annunciando arnn1utina- menti· o ribellioni clamorose. * •

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