Nuova Repubblica - anno III - n. 13 - 5 giugno 1955

4 essere basato· sullà uguaglian·,,;a dei coniugi di fronte alla legge. Quando, cima un anno Ca, il senatore Salari presentò I suo progetto di modifica dell'art. 559 e seguenti, si ac– resero violente pol~miche e si capì subito quanto fosse pericoloso -toccam certi tasti, in un mondo che si pasce ài conlol'111ismi -0 di discriminazioni. Argomenti triti, noiosi e petulanti si' sentiranno ripetere quando la proposta Sa– lari, malgrado il parere della Commissione di giustizia del Senato, dovrà essere. discussa in aula _dalle due Ca!f!ere,. ed è assai dubbio che essa· potrà arrivare in porto. Per chiarire meglio il suo pensiero e chiedere la solidarietà e l'aiuto delle donne italiane, il. senatore Salari ha parte– cipato ad un dibattito nella sede del Circolo della Stampa di Roma, organizzato dall'Alleanza Femminile Italiana. Dopo aver ricevuto il fervido ring,·aziamento della presi– dente Teresita Sandesky, che lo p1·esentò aÌl'uditorio e dell'avvocatessa Picciotto che espose il suo parere sull'ar– ticolo 559, l'on. Salal'Ì affondò il bisturi nella piaga. « Si dice che l'adulterio della donna porta_ nella famiglia un maggiore turbamento cli quello .del marito, soprattutto pei-chè può introdurre in casa un' figlio illegittimo, ma forse il marito che ha una relazione con una donna sposata non porta lo stesso turbamento e lo stesso peri– colo di prole illegittima nella casa della sua amante? L'art. 559, così come è concepito, menoma le donne nella loro <ligniti~ umana è 1·ibadisce per l'uomo privilegi as– smcli in epoca che vede le donne assmnere tutte le loro responsabilità. Le nostre mogli non vivo~o più nell'om– lJ1·ae non sono più nè sovrane nè angeli della casa, sono . fattive collaboratrici, costrette in gran parte a ,lavorare pet· vivere e come tali vanno rispettate, alla stregua dei loro compagni. La modifica da me proposta non tende a mettere le mogli contro i mariti, ma piuttosto a sancire il pl'Ìncipio cbe ai medesimi dornri corrispondono i me– desimi dfritti. Purtl'Oppo molte donne non hanno co– scienza della situazione cli inferiorità in cui sono tenute, nè leggono gli articoli del codice, in qnella parte, almeno, che le 1·iguarcla. Piace a talune cli esse la comoda situa– zione cli irresponsabilità e di dipendenza, specie se as– sicurn -una lar·ga posizione economica. Ma le privilegiate sono poche, in questo mondo cli dolore e di lotta e le leggi sono fatte per tutelare gli interessi dei più. Se è vero che la legge ha - o dovrebbe avere - una funzione educativa, la modifica che io ho proposto dovrebbe co– stituire un;,, remora alla libertà dei costumi maschili, ri– provevole quanto quella dei ·costumi femminili. Nessuno pensn, poi, che molto spesso il tradimento della moglie è una conseguenza del tradimento elci marito, della sua leggerezza iJTesponsabile, dello stato d'abbnnçlono in cui egli lascia la famiglia. L'uomo, che conosce la legge più delle donne, sa che il codice autorizza le sue evasioni coniugali, purchè egli non "profani la santità del domi– cilio portandovi un'altra donna come concubina,, E' tor·se necessariò ani,·are a questo per oHendere il ma– trimonio?». Sia concesso a chi scrive di osservare che la legisla– ~ione italiana si tròva in contrasto, sotto questo aspetto, co,1 quella dei paesi più progrediti: Jnghiltena, Stati Uniti, Svizzera, Germania, Atistria, URSS. Nella maggio– ranza cli essi l'adulterio non· _è i,n ,·eato perseguibile a termini di legge, ma un doloroso fatto privato, che deve essere risolto dai coniugi stessi, nel modo che essi ri– tengono migliore, E trattandosi cli paesi dove esiste il clivorzio, non è necessario dfre che il tradimento può avere come conseguenza il perdono o lo scioglimento ·di ogni rapporto. Ma anche quei paesi che considerano l'adulte– rio un reato, tale lo considerano pe1· i due sessi e inter– vengono su guorela del éoniuge offeso, sia esso uomo o donna. « Per noi donne è fonte di fiducia rnclere che queste nostre aspirazioni formano oggetto cli disegni di legge pro– posti eia uomini» disse l'avvoca.tessa Picciotto, rivolta al sonatore Salari, alla fine del suo intervento. Purtroppo, alla fatica genel'Osa cli questi pochi, fa ri– scontro l'ottusità dei moltissimi che in Italia difendono ed esalta;,_o il costume ancestrale. MOTORI POMPE VENTILATORI ANNA GAROFALO ARZIGNANO .. nuova repubblica· IL CONG-RE·SSO ·DELL'UN URI' CATTOLICI .EGOLIAR di GIORGIO MORALES -1 L V CONGRESSO NAZIONALE dell'UNURI, svol– tosi a Grado dal 2 al 6 maggio, è stato un avvenimento di grande importanza per la ·vita del movimento stu– ·denteséo e degli Organismi Rappresentativi. I due maggiori grnppi universitari, l'UGI e l'Intesa, rappresentati in quasi ugual misura (vi era una lieve mag– gioranza dell'UGI} giungevano a Grado dopo due anni di esperienze diverse. L'esperienza clell'UGI va vista attraverso il passag– gio obbligato cli quel fatto importante che fu il Congresso di Milano, ma è anche caratterizzata da avvenimenti non marginali di questi ultimi tempi, come lo scioglime nto del CUDI e la decisione degli universitari comunisti di entra.re nelle associazioni goliardiche. L'esperienza dell'Intesa, dopo il congresso di Monte– catini, nel quale gli universitari cattolici si impegnarono a fondo ottenendo una certa prevalenza delle loro tesi e la conseguente conquista della presidenza dell'UNURI, è con– sistita tutta in uno sforzo di qualificazione e cli definizione, in termini di autonomia, dell'unità sul piano universit;uio. Le due diverse esperienze avevano trovato 'un'occa– sione cli confluenza nel governo clell'UNURI, poichè la Giunta Esecutiva risultava. composta eia goliardi e catto– lici, sotto una presidenza cattolica. Una vera e propria collaborazione però non si aveva; l'accor·do tra i due grnppi si verificava solo in particolari contingenze nelle quali e1·0.necessario un comune· impegno per far fronte alle minacce all'autonomia della Rappresen– tanza, da. parte della burocrazia accademica; per il resto più che di collaborazione si deve parlare di coal:iitazione più o meno pacifica, e spesso prec.aria e discorde. Qual'era il motivo della stentata convivenza, dei due gn1ppi nella Rappresentanza Universitaria? · Le tesi portate dall'hltesa. a Montecatini, non erano prive di una corta suggestione. Gli universitari cattolici erano riusciti a. liberarsi dalle lusinghe del loro iniziale integralismo e ad uscire dalle secche di un sempre possi– bile reazionarismo clericale. Al fondo, pe'rò, di questo coraggioso progressismo c'era un equivoco che l'UGI non mancò di denunciare al congresso di Milano e via via nei mesi seguenti di convi– vetrna con cattolici nell'UNURI. Anzitutto il decantato impegno culturale dei cattolici nei cop~·onti della società,, risultava imprecisato e sterile sul piano della Rappresentanza Universitaria. Era facile denuncia're la crisi dell'« Università borghese» e della so: cietà contemporanea, ma meno facile era il dimostrai-e - ed i fatti non lo climostra1·ono - che la costituzione di seminari o centri studio ad opera degli Organismi Rappre– sentativi potesse essere produttiva cli risultati in ordine nl problema del rinnovan1ento della scuola. In effetti, proprio perchè quell'impegno culturale, svolgentesi nel chiuso dei semina1·i, era incapace cli tradursi in un impegno politico, la linea tracciata dal congresso cli Montecatini non con– sentiva uno sviluppo efficace della Rappresentanza Uni– versitaria nella sola direzione in cui la Rappresentanza stessa poteva muoversi: quella del ,·innovamento della scuola. L'UGI, invece, ha cercato cli precisare più chiaramente a Grndo il p1·oprio impegno politico, identificandolo nel rinnovamento della scuola. Secondo l'UGI un impegno è politicamente valido ed efficace là dove può essere naturalmente prodotto - e come gli universitari devono operare· nell'Università, così, ad esempio, gli operai devono operare nei sindacati: che è un modo di riproporre il tema dell'autogoverno e dell'auto– tonomia. Un altro giudizio politico proprio dell'UGI è questo: va bene che l'Università cli oggi è ancora quella dei figli della boi·ghesia italiana, ma in attesa che essa consenta l'accesso ad altre classi sociali, è un impegno politico va– lido q11<11lo che consente l'esercizio di responsabilità e fun– zioni nell'ambito della democrazia universitaria a quei figli della borghesia che hanl\o perso ogni senso della cosa pu~blica, che non hanno il senso della comunità, sia essa l'Università o lo Stato democratico. Questi principi fonclame,;tali conducono alle logiche conseguenze - che a-Grado hanno costituito il fulcro della polemica con l'Intesa - . cli nega1·0 la validità politica del conclamato impegno cultura.le elci cattolici. I. seminari e i centri di studio, n ascondono, nella diversa con: cezione clell'I,rtcsa, un equivoco di fondo: quello, cioè, di assegnare un ruolo cli produzione culturale « autono– ma» a pochi eletti con intenti di supplenza noi confronti delle defìcienze dell'insegnamento. A GRADO I CATTOLICI dell'Intesa hanno accusato · l'impegno e l'iniziativa politica dei goliardi di « po– liticismo», di « l'i[ormismo » e di vacuità di contenuto, pur senza precisare i contenuti ed il senso del loro impe– gno culturale. Da parte clell'UGI si è risposto, attraverso– gli interventi di vad oratori, che il rinnovamento della scuola deve operarsi anzitL1tto attraverso la trasformazio– ne del costume e della vita universitai·ia .. Sarebbe cioè as• surdo p1·etenclere di proporre oggi un testo unico sulla ri– fo1ma dell'Università come la vogliono gli studenti, poichè la questione è appunto quella cii determinare, attraverso la sintesi politica delle diverse· opinioni da parte degli or– ganismi rappresentativi, quale sia la volontà degli studenti. Ma intanto il cç,stume unhrersitariÒ va gradualment.e Q1odi-. ficanclosi per l'impegno comune e a parità di posizioni di professori e studenti nell'opern universitaria, nelle assem- . blee e nei convegni di Facoltà, tanto che l'Università. fa– scista burocratica e conformizzata, fondata sull'insegna~· mento cattedratico· e sul sapere forinalistico imposto. pate;, nalisticamente dall'alto, va oggi lentamente trasformandosi· in conformità di professori e stud enti, per l'opera spesso incerta. ma comunque efficace degli 00.RR. La polemica dell'UGI verso l'Intesa, già al congresso di Milano, si era rivolta non soltanto al modo di concépii·e la rappresentanza universitaria da parte ·dei cattolici, rùa aveva anche investito, senza sottintesi, il problema stesso della validità dell'Intesa sul piano universitario. Si era condannato a Milano la caratteristica dell'Intesa di esse– re nna mera formazione elettorale nella quale confluivano le varie organizzazioni cattoliche (FUCI, gruppi gi,wanili ; DC, Congrngazioni Mariane} e che si proponeva pertanto , cli realizzare l'unità politica dei cattolici sul piano nni– versitario (dove un impegno laico condiziona la possibi– lità stessa di una cultura libera}, se non consisteva nel cemento confessionale. Ern parso che sotto la spinta di questa franca solle– citazione, gli universitari cattolici avessero tentato di dare' nuove definizioni dell'Intesa. Ma. a Grado la ~peranza è andata delusa. In cambio della sorpassata unità politica, scopertamente reazionaria, i cattolici hanno affermato una loro imprecisata unità culturale, dimostrando cli· non aver saputo evitare il pericolo del confessionalismo. Del resto si è avuta l'impressione che nell'Intesa con– vivano alcuni giovani dirigenti sinceramente decisi a pro– dmre un iinpegno autonomo sul piano civile e politico ed una base legata ad esperienze associative su un piano plll'amente religioso, incapace quindi di -intendere la po– litica, sia pure universitaria, se non attraverso schemi conlessionali e integralisti. L'Intesa ha quindi cercato di spostare il dibattito· sulla polemica relativa al preannnnciato ingresso degli nniversitari comunisti nell'UGI dopo lo scioglimento della, loro organizzazione universitaria (CUOI}. Al riguardo ha molto nuociuto alla chiarezza del dibattito, il fotto che l'UGT sia intervenuta al congresso nazionale senza prima aver fatto il proprio congresso. Il problema dell'ingresso dei com.unisti nell'UGI non si pone ancora in termini ur– genti ,poichè gli universitari dell'ex CUOI sono tutt'altro che scomparsi, organizzativamente parlando, dagli atimei italiani. Inoltrn a Grado essi erano presenti ed hanno per– fino presentato una loro lista (chiamata « lista n. 1 "}, un rappresentante della quale è stato eletto al consiglio na– zionale clell'UNURI. I N OGNI CASO IL PROBLEMA, a breve o a lunga scadenza, si pone ed è alquanto delicato. Le affer111a– zioni che l'UGI non ha mai chiesto di esibire la tessera di partito a chi intenda iscriversi alle associazioni go– liardiche, sono senz'altro legittime ed in chiave col signi– ficato stesso dell'UGI che è un movimento studentesco in– sofferonto di qualificazioni fa.tte sulla base dello schiera– mento politico del paese. Ma è indubbio che il problema non è risolto da nna sim.ile posizione, se si tien conto delle perplessità o delle preoccupazioni di molti goliardi di base. Non è qui il caso cli approfondire la questione; tuttavia si può osservam come la polemica dell'Intesa, anche quando si è mossa su questa falsariga, non sia ri– sultata particolarmente efficace e, semma.i, abbia mostra– to ancora tma volta che le preoccupazioni dell'Intesa sca– turiscono da formule al livello e"--tra-universitario, come quello, adombrata in molti interventi, del «centrismo». Da,·e un giudizio conclùsivo del congresso cli Grado è ora piuttosto complicato. Che il congresso sia stato ·un fatto positivo, per la profondità del dibattito e per la ma• turità dimostrata dai 1·apprescntanti degli studenti italia– ·ni, è indubbio. Ma è indubbio anche che molti problemi risultano oggi più che mai aperti e suscettibili di impre– vedibili soluzioni. li rapporto fra le due maggiori forze universitarie - goliardi e cattolici - è stato posto a Grado in termini soltanto polemici e di rottura. Viste ·.te posizioni dell'Intesa non poteva essere diversamente, ma giova ossei·vare che se l'esplicito invito di scioglimento del– l'Intesa avanzato da alcuni esponenti goliardi, costituisce una tesi culturalmente suggestiva e conseguente all'at– tuale modo di proporsi dei cattolici nella vita universitaria, tuttavia, sul piano della politica universitaria, il problema del rapporto goliardi-cattolici resta più che mai insoluto. Visto che oggi una forte percentuale degli studenti ita– liani aderisce all'Intesa e che nel mondo giovanile cat– tolico, nonostante le cicliche involuzioni e le continue ti– tubanze, si manifestano sincere istanze di rinnovamento, il problema rimane pur sempre quello di evitare una ra– dicalizzazione della lotta e ogni definitivo ripiegamento ·su posizioni integmliste degli universitari cattolici. ' I goliardi, senza cedere alle suggestioni ,ciel mistici– smo laico, dovranno porsi anzitutto questo problema che è essenzialmente politico ed impone gravi responsabilità.

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