Nuova Repubblica - anno III - n. 10 - 15 maggio 1955

Bi 4- I GIOVANI LI BER A LI A CONGRESSO Anticamera di segretaria!i I ~ SEGUITO alla votazione conclusiva, che dove,·a ap– provaro la moziono favorevole alla segreteria uscente, ' i giovani «aventiniani» della sinistra si sono sentiti, oltre ogni la,ro prin1itiva spe1·anza, Yin.ci tori: in 1:ealt.l il 55 per cento dei delegati si è astenuta da quelle vota– zioni, seguendo l'atteggiamento protestatario della sinistra. Bartolo Pannella, in una conferenza stampa, ha dichiarato che il clireltivo della giovane sinistra liberale chiederà lq ~onv~:icazione, a b1·e,·0 scadenza, di .un congresso straordi– nario della GLL Non sappiamo $0 a questo si aniverà, nè ci sen1bra che un concreto risultato politico sia emerso dall'llltirno congresso, nel senso di un nuovo corso che possa verifi– carsi a breve termine di tempo. 'l\1ttavia un significato prnciso ci è parso cli cogliere dallo svolgimento e èiall'atmo– sfora conclusiva cli esso; ed è proprio quello che si ri– ,·ola in tutti gli episodi della recente vita politica italiana, che vanno manifestando il limite del sistema fondato sulle direttive « realistiche e concrete», sull'organizzazione e· sull'efficienza in seno ai partiti, su un atteggian1ento so– stanzialmente trasformistico, e sui ,·ichiami all'etica poli– tica della fedeltà e della dedizione al pa1-tito, del « mar– cial'e avanti senza sbanda1nenti e incertezze». I « visi pallidi» della sinistra (sparuta minoranza al congresso) hanno impostato la loro critica anzitutto sui metodi «illegali» della segreteria uscente, rifacendo la « storia drammatica della Gioventù Liberale di parecchie zone d'Italia, politicamente distrutta dalla recente gestione commissariale».· Ma gli inte1·venti b,·illanti di Giovanni .l'orrara, cli Ungari, di Ardenti banno portato la loro aspra critica alla stessa linea politica dell'onorevole Malagodi, costringendo la destra e il centro alla difensiva. Le cri– tiche sono note: impossibilità effettiva del programmato allargamento a destra., ove, nella asserita fedeltà costitu– zionale, non si rivela possibile superare la concorrenza delle destre demagogiche anticostituzionali, e ove comunque il recupero in nome della paura si rivela più naturale per la DC; tentativo vano di raccogliere, nell'odentamento a destra, quella roale forza ·politica, che possa, interpre– tando gli interessi della « classe generale», compiere una larga azione libc,·ale; inat1<ualità di un programma di con– servatorismo liberale, in. un paese di tradizioni paternali– stiche e autoritarie, che richiede un'immediata politica so– ciale e un'impegnativa e costosa riforma dell'amministra– ~ione e della 'scuola, presupposto primo del consolidarsi dello stato democratico; contraddizione tra l'asserito_ pro– gramma liberale e i legami contratti con interessi privi- legiati. · 4 tutto ciò la sinistra oppone la dinamica delle aper– tme e dei colloqui, l'azion_e per un allargamento a sinistra, il repupero delle forze democra.tiche fuori delle formule contradditorio e fallimentari, la formazione di una sinistra clemocr11,tica. - Due prinei pali note al congresso giovanile del PLI : una; l'impossibilità,. che si va rendendo sempre p,u evi– dcn~e, di cop,ire _la sinistra con la gioventù, già coscienza inquieta del partito e ormai palose!11ento ridotta (come ha ·c1etto Ferrara) ad « anticamera di segretariati». 'Se– conda, l'urgem,a di una preci:a qualificazione nazionale della .sinistra liberale, che passi dall'attuale atteggiamento aristocratico di denuncia e di protesta, a una coerente presa di posizione e a un'azione concreta, che si determini in un impegno e in una· ca.ratterizzazione precisa, al di là di ·atteggian:ienti che possono sembrare soltanto velleitari. Esperienze e ·co·11assi VITTORIO TELMON positive • nervosi Pubblichio;no questa noto. dell'amico Piero A1·denti che ~ uno dei pii'< attivi di,ige-nti della Giovane S-inl stra Lj,berale, _come. dù-etta testimonianza del congresso della GLl. · N. ELLA PRIMA VERA J?EL 1952 nasceva politica'. mente, al congresso di Roma e dopo mesi di ge– stione commissariale, la Gioventù Liberale Italiana:' sulle rovine ·di una struttura clientelistica e qualunquista-, pittol'escamente di «destra», fallita alla prnva dei fatti e delle esigenze del mondo politico giovanile it~liano. Era la prima volta che un congrèsso giovanile liberale veniva vinto in aula, su una mozione politica, contro il ·sistema degli intrallazzi extracongressuali, ed era anche la prima vittoria politica interna di una linea sanzionata dalla uTJificazione liberale, ma mai veramente penetrata nella realtà di un partito dibattentesi tra es.igenze nuove e pe– santi eredità trasformistiche. Su questa vittoria i giovani liberali iniziarono quel lavoro politico che doveva vederli in questi anni attivi interpreti degli avvenimenti politici più importanti della vita universita1·ia (UGI), della scuola n~edia, de~ dibattiti politici e culturali (C,·itica Liberale), eh formazione dei quadri dirigenti della GLI (corsi per giovani propagandisti). Quest'anno il V Congresso Nazionale della GLI ve– deva i giovani liberali radunati a ·Bologna, per tirare le somme di questa loro esperienza. Il compito si presentava estr-emamente difficile, per la violenta scissione interna c,·eatasi sul tìnire del '54 tra il gruppo giovanile di C1·i– tica J_,i,berale e clell'UGI, ed una segreteria nazionale che aveva ritenuto più opportuno adeguarsi alla linea Mala– godi; scissione che era sfociata nèlla creazione del movi– mento della Giovane Sinistra Liberale. Il Congl'esso di Bologna infatti si p1·esentava in questi termini: la gio– vane sinistra liberalo 1·istretta ai margini della vita interna grazie ad una sapiente opei·a cli «governo» interno (2G ge– stioni commissm·iali si presentavano in Congresso) doveva ritenersi esclusa eia ogni gioco cli maggioranza (i suoi voti erano calcolali ci,·ca 2000 contro i 16.000 attribuiti al cen– lrn direzionale); la impostazione del Congresso era volu– tamente generica ed ispirata al nuo\'o corso del partito (pat,·iottismo cli partito, autonomia liberale, eccetera). Il Cong1·esso doveva essere poi una delle rituali e solite « ma– nifestazioni» del partito, con un unico valore esterno cli propaganda della nuova e vera « organizzazi"ne » liberalo, tanto cara alle aspirnzroni del nucleo dirigente del partito. La giovane sinistra liberale si presentava in Congresso rifiutando la valicliti, e la legittimità politica e giuridica cli questa assiso, in una posi;,ione definita da alcuni « aven– tiniana» e comunque di assoluta intransigenza ideologica. La battaglia politica veniva affrontata sui temi tradizio– nali della sinistr_a liberale. A¾ione politica di sinistra demo– cratica, lotta contro i trust, politica meridionalistica di inserimento cicli.o masse· contadino nella vita dellcJ Stato democra.tico, libol'tà nelle fabbriche, applicazione della Co– stituzione, erano i te,ni maggiori della giovane sinistra liberale, che i suoi oratori veniva.no portando alla tribuna. Alla segreteria nazionale ed alla presidenza del congresso sfuggiva di ora in ora il controllo della situazione, per la congenita incapacità di opporre a questi temi una qual– siasi alternativa politica valida; solo alcuni esponenti <lolla vecchia e tradizionale destra liberale tentavano la oppo– sizione ijOlitica. e Os_1;, DAL CONGRESSO di « un grande partito unito» s, passava al congresso di una organizzazione giovanile in crisi politica e morale, con tutte le conseguenze del caso. Questo avvertivano anche i parlamentari del PLI presenti alla manifestazione, con initazione e sorpresa. L'intervento finale e conclusivo di Giovanni Ferrara per la corrente cli sinistra poteva ben dirsi decisivo. Alla votazione sulla mo– zione politica, su 18.000 voti rappresentati ben 9500 erano quelli «assenti», più di un migliaio gli astenuti, solo 7500 quelli favorevoli. Si noti a questo proposito che i rappre– sentanti della sinistra si davano per assenti in aula alla chiamata per appello nominale. Sulla nuova Giunta Nazio– nale, presentata al mattino dopo affannosi intrallazzi di corridoio, si scatenava la più furibonda delle reazioni con– gressuali che culminava nello sfacelo dei dirigenti della GLI. Lacl'ime, collassi nervosi, scene cli disperazione: la sconfitta più impressionante di un sistema politico basato sul'• clientelismo, e che ilon aveva saputo reggere alla offensiva «politica». Era questa in fondo, im– meritatamente, una sconfitta di tutta la GLI, dalla quale ,1nicamenie si salvavano le posizioni politiche pure espresse in tre giorni cli dibàttiti: ma nel contempo, fnol'i del teatro bolognese; stava la risel'\>a unica della GLI, le esperienze positive di questo congresso; i temi di rinnovamento della sinistra liberalo. Una qualsiasi maggioranza raccolta in quattro ore di preghiere e lacrime non basta oggi alla 'GLI: la richiesta di un congl'esso straordina.rio fatta dalla sinistra nella stessa giornata è l'unica conclusione politica possibile. La giovane sini tra liberale ha considerato questa bat– taglia come una battaglia di « settore », perchè sapeva di non pote,· disperare delle risorse del mondo giovanile li– oeralc italiano, nel quadro di una azione unitaria da con– durre insieme a giovani di di,,ersa formazione politica per un nuovo indi,fazo politico italiano. Ma il suo obiettivo è più vasto e generale; si chiama sinistra ·democrati<la., chiarificazione ·intoma, colloqui continui con il mondo gio– vanile italiano. Su tutti questi 'giovani, oggi, può contare le demo– crazia italiana: per essi la organizzazione confindust1'iale non l1a fascino nè meriti. PIERO ARDENTI .. __ __,_._. ........................................ ...... .__..,_ ......................................... . Il . . Il Il · Il Il Il U NON MOLLARE H Il Il primogiornale clande- Il H stino antifascista (1925) . Il Il Edizione a r-iprcduzioni foto- H Il grafiche dei numeri usciti con Il tre saggi di Il GAETANO SALVEMINI Il Il ERNESTO ROSSI PIERO CALAMANDREI Il Il Il Il Pagg. IV-120, con 48 tavole f. t. Il Il L. 2500 Il Il LA NUOVA ITALIA Il Il . U ................................................. .. ._. ...,_ ...... ,_.-- ......................... nuova,repubblica· POpolo eèultu T RA:IL 7 E IL 10 aPRILE -scorso, è stato tenut,J a Bad il 3.o Congl'esso ·nazionale clell'Unioné Italiana per la Cultura Popolare, seguito eia un Convegno di studi sull'educazione dei lavoratori. L'impol'tanza del tema è appena da sottolineare: tuttavia è sempre estremamente delicato parlare cli « educazione dei lavoratori», perchè si rischia continuamente cli mettersi in posizione patornali– sLica, di quel sottile paternalismo, specialmente, che è fatto di buone intenzioni, cli volontà cli « andare incontro» alla massa dei lavorato1·i per «insegnargli» l'abbicì della cul– tura. Una cultura che, però, è fatta da altl'i, autorizzati e abilitati e appartenenti tutti ai ceti borghesi. li Conve;rno non ha espresso tendenze del genel'e. La relazione cli Cu– cérès, presidente della unione « Peuple et Cultu,·e » f1·nn– cese, ha aperto il convegno presentando una serie di metodi cli educazione e specialmente ribattendo che educazione. nnn è insegnan1ento o non è nen1meno noia e fatica a ca1·attc1·e didattico. L'educazione dei lavol'atori deve inquadrnrsi trn le attività di svago e completarle. Nutt, inglese, ha par– lato delle espel'ienzc fatte dal movimento opel'aio britan– nico, collegato con le università da speciali funzioni e :-:PI'• vizi universitari dedicati soltanto ai lavoratori che clt·~i– derino, spontaneamente, utilizzarli. li collegamento t1·a il mondo della culturn ufnciale e ir mondo dei lavorato,·i - in Italia così gelosamente distaccati po,·sino tra gli stu– denti, che così ricadono senza accorgersene in una delle più grosse trappole del conformismo lamoato - viene effet– tuato alla spicciolala, senza alcun carattere di ufficialitì, benchè il tnovin,ento si configuri in organizzazioni nazw~ nali sovvenzionate in buona parte dallo Stato. Rossi Dnria ha parlato a lungo della condizione dei contadini del me– ridione e della necessità di fornir loro una educazione che contribuisca a toglierli dalla loro miseria. L'analfabetismo, primario e cli ritorno, è altissimo; le scuole spesso si limi– tano a insegnare a scrivere la propria. fìi-ma e a .fare l'ad– dizione; l'istruzione tecnica praticamente non esiste D'al– tra parte la convinzione che il mondo contadino abbia sa– puto esprimere una propria «civiltà» è troppo spesso una favola; il mito cli un mondo statico, in equilibrio, è sfa– tato da decenni da profondi perturbamenti che hanno scon– volto la società contadina e la impegnano ad affro11t111·0 una realtà complessa di fronte alla quale è sprovvednta. 11 problema è dunque insieme economico ed educativo. Hanno poi illustrato le attività culturali aziendali P,;l– lizzari e Luciano Codignola (per la Olivetti) e infine il– compa.gno Tagliazucchi ha discusso delle possibilità di iniziative sindacali in questo campo. Il problema dell'educazione dei lavoratori è, in realtà, il problema della cultura e come tale il pl'ohlema dell'espressione unita.ria più alta cli una società. Immaginare che sia sufficiente risolvere il problema con 1111 insegnamento più approfondito, moderno e cbe clul'Ì più anni per i giovani; e che poi si tratti cli istmzione prof es• sionale o di «iniziazione» divulgativa alla cultura uffi– ciale, significa svisare il problema. Si tratta di far pal'te– cipare la grande massa popolare, con i suoi mezzi e i suoi problemi cli espl'ossione, alla formazione della cullura; cli distruggere il concetto di una cultura cli élitcs ufficiai,– da imporre alla massa; questo è uno degli asi;elti tipi~i della dittatura borghese che, attraverso la cultura uffid:do impone i propri ideali e la propria foi·ma mentale a tut• t-a una società. MA NON BASTA CERCARE i.mezzi di partecipazione come una metodologia più o meno moderna; non si può chiedern al lavoratore di « [arsi 1•na cultura, nelle o,-e di 1-iposo, rimanonclo ·ben intJso eh, que-,ta cultura 11<111 gli potrà affatto servirn- sul. lavoro. una delle cause p,-i",r:· cipali della crisi culturale e sociale sta appunto- nel fallo che la struttura attuale del lavoro spezza l'uorn0 e gli in,– pedisce di essere continuamente se stes~o - di. potere sempre esercitarn i propri libll1°i mezzi :-li es1,1·e~~ioi1e- sul lavoro e fuori dal lavoro. Se cultura vuol estere col– tivazione dei mezzi di espressione dell'individuo, è neces– sar~o che quasti non debba - all eni,ata. nella ;nl.·lwic" - spogliarsi dei. mezzi acquisiti; la sua p111·leci1,a~ione nt– tiva, funzionale, alle decisioni magg10,i che reur,:qno il suo lavoro è la condizione indispensabile per il ~uo nat.u1·ole sviluppo culturale. Infine è necessario 'distinguere. tra. una cultma « do– cumentaria» - che si manifesta con le opere lett,,,arie, musicali, figurative, ecc. - e una 1 cultura di « partecipazio– ne». La prima non può fare a meno della seconda e, spe– cialmente, non è superiore o diversa dalla seconda. La massa popolare non può - .come tale - pl'Odurt·~ della cultura documentaria. La. sua partecip,w.ione avviene d11n– q113 sia attraverso la txasformazione dei ,·apporti socia,i privati (famigliari, tra amici, tra sessi), e pubblici (cli lavoro, di vita politica, di manifestazioni sociali). Una !lelle più grl!,vi minorazioni del lavoratore, oggi, è la impos– sibili'tà - o, almeno, la difficoltà - in cui si trova di po– ter controllare questi rapporti, spesso anche i più semplici, e di farne altrettanti elementi costruttivi della propria vita. Le inchieste sull'impiego del tempo libero, sulle situazivni _famigliari, sulle forme associative a vario fine rivelano sempre la estrema ·pov~rtà cli con.tenuto e il dissidio intimo tra l'individuo e il rapporto, accettato spesso come un tabù sociale inevitabile. La ed~1ca.zion!)dei lavor&tori - ,ia nei tenù che nella mctoclologia - deve dunque rispondere ad un compito di enorme importanza. E~sa deve forni•e alla massa popolare i mezzi di .una espressione culturale, senza in6uenzarne o dirigerne gli sviluppi. E i sindacl;\ti. hanno, in questo. l:;i– voro, una responsabilità che, sinorri, non hanno affronta.io . PINO TAGLIAZUCCHI

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