Nuova Repubblica - anno III - n. 10 - 15 maggio 1955

nuova 't r Comitato dirett., TRISTANO CODIGNOLA (dirett. resp.), PIERO CALEFFI, PAOLO VITTORELLI. Segret. di red., GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della Libertà 15, tel. 50~998. Amministraz.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, tel. 483·207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de «la Nazione», Firenze, Via Ricasoli 8. , Un numero l. 40. Estero L. 50. Un numero arretrato L. 50. 58 - ANNO III - N. 10 SICilJANE 1f A. J.,O'l'TA ELETTORALE che si svolge attualmente JtJ in Sicilia ba un significato che supera il ristretto ambito regionale, almeno per quello che riguarda la mwva prospettiva politica offerta dal PSI. Per quanto ncn rispecchi sempre fedelmente gli spostamenti del com– plesso dell'opinione nazionale, la regione siciliana, dove lo lotte sono più dirette, i contrasti di classe più profondi, il conflitto fra reazione clientelistica e progresso politico e sociale più chiaro, offre un terreno d'esperimento più difficile, forse, ma dove i 1)sultati positivi possono avern un ~ignificato più profondo e più duratmo. Continuando ad impostare la lotta siciliana sul terreno classico di un conflitto tra contadini poveri, da un lato, e borghesia grande, media e piccola, dall'altro - come· vo– levano i comunisti e come vogliono tuttora alcuni nostàl– gici insensati del Blocco del Popolo - il Partito Socialista avrebbe forse potuto, con una legge elettorale che colpisce a morte le formazioni che non siano più che notevoli, far conservarn all'antico Blocco del Popolo i voti e i seggi che aveva 6no1·a. Così facendo, esso avrebbe perpetuato il corso in virtù del quale i· partiti di sinistra uniti avanzano lentamente nel Mezzogiorno, mediante un progressivo risveglio del pro– letariato alla coscienza di classe, retrocedendo però sempre di più nelle fabbriche e in seno all'opinione pubblica del Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero, L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. l 0.000. c/C'post. 5/6261, «La Nuova Italia», Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: l. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA I/ M ; , rr CLAUDIO Via R isorg· Presso T lruento,3 erren1 I s A e Nuova Repubblica > è settimanale politico e di cultura. Esce la domenica. Manoscritti, fotografie e disegni, anche se non pubbli• cati, non si restituiscono. Diritti rise!vati per tutti i paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, senza la citazione della .fonte è vie .. tata. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccJa richiesta. Spedizione in abbonamento postale Gruppo Il. 15 MAGGIO 1955 - L. 40 ::~ç:~:: .. ~ljt ~ ,, .y N ,,;~ :i{i 'otcl, dove la forza del proletariato organizzato costitlÙSce pur sempre la miglior difesa della democrazia. APERTURA AL DIALOGO. Buongiorno! (Vis. di Di110 1Joscl1i) Occorreva un atto di coraggio proprio nel Sud, accet– tando anche il rischio di 1·etrocedere in una zona dove i successi sono apparentemente più facili, per sbloccare una situazione nazionale il ClÙ peggioramento cominciava a manifestarsi nel Nord ma, dopo qualche effimero succes– so, avrebbe lìnito per ripercuotersi anche nel Sud. La rottura del Blocco del Popolo in Sicilia richiedeva quindi forza d'animo e senso delle responsabilità cli ClÙ si deve dare senz'altro atto ai dirigenti socialisti: tanto più che la 1·ipresa della loro autonomia in Sicilia è stata oppor– tunamente inquad,rata dal Congresso cli Torino in una po– litica nazionale che dimostra il caratte~e non puramente occasiouale di quella rottura. La classe operaia italiana, artificialmente inserita dalla guida comunista in una solidarietà intemazionale con le democrazie popolari, fuoTi dal suo ambiente naturale geo– grafico ed economico, è stata isolata dal resto del paese nonchè dal proletariato organizzato degli altri paesi occi– dentali, diventando così, a poco a poco, facile preda dei suoi nemici di classe. In un momento in cui tutti i paesi del mondo occidentale, dopo la vittoriosa controffensiva conservatrice, hanno ripreso ad andare a sinistra ed banno potuto a tal fine servirsi di partiti e di sindacati democra– tici organizzati, il nostro paese si trovava bloccatO' a causa cli un isolamento del partito comunista e dei suoi alleati, che si era trasformato nell'isolamento di tutta la classe lavoratrice. Per spezzare quest'isolamento, dal quale conseguono direttamente gl'insuccessi operai nel Nord, occorreva ria– prire il dialogo con forze non schiettamente operaie ma dispo,te, per la loro formazione e per i loro intere~si, a so– lidarizzare naturalmente con gli operai delle fabbriche. Questo solo può essere il senso logico del dialogo che i socialisti hanno deciso di aprire a TOI'ino con le forze cattoliche, nelle quali sono oggi rappresentate la maggior parte delle forze democratiche non puramente operaie, an– che se la base confessionale della democrazia cristiana mantiene ancora unite in una falsa solidarietà, sotto il simbolo dell'unità politica dei cattolici, forze di progresso con forze di aperta reazione politica e sociale. E questo dialogo potrà acquistare un senso organico e permanente solo se e quando avrà attratto alla causa dei lavoratori le lol'Ze democratiche oggi disperse. Portare il problema sul terreno elettorale offerto dal rinnovamento del parlamento siciliano, oltre che sul piano parlamentare nazionale, significava portarlo nel paese, nel vivo della coscienza popolare. La Sicilia era senza dubbio nn terreno particolarmente difficile per porre il problema dell'apertura. a sinistra davanti alle masse popolari. Ma la battaglia doveYa essere condotta subito o rimandata a sca– denza indeterminata. Unità Popolare non poteva I'imanere indifferente a questo sforzo. Senza dubbio, molto ha diviso i suoi uomini dal PSI nel passato e molte impostazioni intemazionali ed interne potrebbero ancora dividerli dal PSI attualmente. Ma. il « fatto » siciliano è di quelli che possono condizio– nar.e la vita nazionale per molto tempo. Per creare queste condizioni, bisognava partecipare a questo fatto, -essere il primo intorlocutore democratico del PST, compito rela– tivamente facile per un movimento composto in larga par– te di socialisti autonomisti come UP. Guai agli assenti, d'altronde, e guai ai vinti. Se il ri– sultato elettorale delle liste autonome socialiste non fosse positivo, non mancherebbe chi se ne sen'irebbe per tentare di condannare non solo l'abbandono del Blocco del Popolo in Sicilia, mà anche tutta la politica nazionale di altema– ti va socialista e democratica, il tentativo stesso di riaprire il dialogo fra una parte almeno della classe operaia, quel– la che segue il Partito Socialista, e gli altri laYoratori de– mocratici del paese. Unità Popolare ha dunque deciso cli appoggiare il PSI in Sicilia nel preciso intento cli riaprire il dialogo fra Il!, classe operaia e le altre classi lavoratrici, reso impossi– bile dall'isolamento in cui la politica comunista aveva. fino ad ora costretto la stessa classe operaia. Questa posizione non è priva di rischi, perchè l'occasione siciliana non era la più adatta a permettere un franco colloquio fra il PSI e Unità Popolare sulle questioni di fondo della vita nazio- nale e internazionale. · Ma non sono i dialoghi ai ve,·tici che chiariscono me– glio le posizioni fra le forze politiche. Un successo delle liste socialiste in Sicilia, ossia l'apporto cli nuovi voti de– mocratici a quelli già raccolti dal PSI nelle elezioni poli– tiche del 1!)53, non costituirebbe una cambiale in bianco rilasciata al PSI, bensl un patto reciproco tra gli elettori vecchi e nuovi di queste liste e i dirigenti socialisti e i loro alleati, che si fonderebbe proprio sul presupposto <)i una politica di apertura democratica del PSI e che verrebbe meno con l'abbandono di quella politica. Col suo appoggio alle liste socialiste nelle elezioni si– ciliane, Unità Popolare ha accettato la sua 1·espo11sabilità di portare il problema davanti al paese, davanti agli elet– tori democratici, il cui concorso è indispensabile allo sbloc– camento della situazione italiana quanto le buone in- tenzioni dei dirigenti politici democratici e socialisti. \ PAOLO VITTOREL!f'-1 . ,i.J.-..), Note romane Q UANDO QUESTA NOTA appa,-irà stampata, l'onore~ vole Giovanni Leone sarà già stato ele_tto Presidente della Camera, al posto dell'altro maggior Giovanni, trasferitosi con farruglia, se Dio vuole, al Quirinale. Di– ciamo se Dio vuole, perchè sino a pochi giorni or sono la voce che il nuovo Capo dello Stato non. intendesse tra- . sferire la propria stabile dimora al palazzo del Quirinale, con moglie e figli, libri e ricordi, aveva seguitato a cil'– colare, spargendo la costernazione tra gli amici del Pre• sidente Gronchi. Pareva grossa, difatti; e non si riusciva a capire chi avesse potuto metterla in giro e seguitasse a mantenervela: fatto sta che questa voce autorizzaya (non senza ragione) a muovere critiche al neo Prnsidente, il quale, a qnanto assicurano gli intimi, aYeva buttato là .· una frase pochi minuti dopo l'elezione, senza, con ciò, me– nomamente impegnarsi. L'elezione del vice-presidente Leone a successore del– l'onorevole Granchi, ha comportato iI supemmento di due difficoltà, che hanno fatto temere, a un certo momento, che la candidatura del parlamentare napoletano fosse de– stinata a tramontare. La p1:ima difficoltà consisteva o, me• glia, si vole<·a far consistere, nella circostanza che con la elezione dell'onorevole Leone si rischiava di istitnire una specie di diritto successorio, che avrebbe anche potuto rap• presentare un imbarazzante precedente. L'onorevole Leone, intatti, era sino a ieri il vice-presidente anziano, vale a, dire che, nell'ordine gerarchico, veniva subito dopo il Pre– sidente. Qualcuno, probabilmente interessato a un silurn– mento della candidatura Leone, ha fatto osservare che bi– sognava, evitare l'impressione che, rimasto vacante il seggio del Presidente, fosse chiamato a occuparlo il suo imme• diato collaboratore, come pare naturale e legittimo nelle carriere amministrative. Di questo passo, diceva un auto– reY~p1petit~del neo eletto, l'onorevole Ohia1·amello

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