Nuova Repubblica - anno III - n. 7 - 10 aprile 1955

6 GRUPPI al lavoro DIREZIONi - Nell'ultima tornata del• Co– n1itato Centrale, è stato chian1ato con voto unanime a farne parte il compagno Toaldo •. È stata inol– tre ratificata la nomina a me1nhri dello stesso comitato dei eompa– gni Rinaldi e Zanon dal Bo. - Il Comitato Centrale ha dato mandato al compagno Tagliazuc– chi di procedere, con la collabora• zione di un'apposita commissione, alla raccolta di materiale docu– Jnentario sulla restrizione di liber– tà .nelle fabbriche. I risultati del– l'inchiesta saranno sottoposti alla Direzione del Movimento. La Direzione del Movin1ento, in -:vista delle pa·ossime iiezioni se– zionali per il Congresso del Sin– dacato Nazionale Scuole Medie, in– vita i ~ompagni ~d appoggiare la lista n. 2. TRENTO Il Gruppo trentino ha collaborato con particolare impegno e con otti– mo successo alla rfoscita del Conve– gno triveneto sulla Scuola organizza– to a Trento per iniziativa della Fe– derazione Naz. Insegnanti Scuole Me– die per i giorni 2 e 3 aprile. Alla manifestazione hanno aderito mol– tissime personalità della scuola e del– la cultul'a, COI) · lettere e messaggi. Vi hanno presenziato, fra gli altri, Codignola - che ha portato il sa– luto di U. P. -, Zuccarini e Gliozzi. Il Convegno è stato aperto sabato • sera, nel salone affollatissimo deUà Filarmonica, dal compagno Calaman– drei sul tema « La scuola nella co– stituzione italiana». Domenica sono seguite le rcl~zioni specifich~, tenu– te dai proff. Palumbo .di Milano, Contarcllo di Padova, Callegari di Genova é Molignoni di Bolzano. Nel pomeriggio ha avuto luogo la discussione generale. Nell'intervallo fra le due sedute domenicali, il gruppo trentino aveva organizzato una simpatica gita col– lettiva al mausoleo che ·ricorda il sacrificio di Battisti. Alla manifestazione, particolarmen– te importante per le minacce che pesano in questo momento sulla li– bertà della scuola trentina, hanno partecipato rappresentanti di nume– rosissimi gruppi del Movimento, dal Veneto, dalla Lombardia e dal– l'Emilia. LASPEZI! 1 compagni del Gruppo si ·sono r'iuniti giovedì 7 coi:r. in una cena comune, cui ha fatto seguito un'am– pia discuSsione per la pill attiva ri– presa del lavoro politico. Era pre– sente il compagno Codignola. TORINO S~bato 16 p. v. avrà luogo un'as– semblea generale di iscritti e· simpa– tizzanti. Presenzieranno Farri e Co– dignola. BOLOGNA. Domenica 3 aprile, si è svolto il Convegno regionale emiliano. Alle l 0,30, al teatro della Ribalta, Fer- . ruc~io Parri ha tenuto una conferen– za sull'attuale situazione politica. Nu– meroso il pubblico, larghi i consensi. Nel pomeriggio si sono riuniti i rap– presentanti dei vari gruppi, che han– no provveduto alla nomina di una Segreteria organizzativa regionale, composta da Telmon, Orlacchio, San– tucci (Bologna), Roveri, Sani (Ferra– ra), Lo Savio, Pollari Maglietta (Mo– dena), Golfieri (Faenza). Altri nomi– nativi saranno indicati dagli altri gruppi locali. Segretario regionale, il compagno· prof. Vittorio Telmcin. È stata decisa un,.azione coordinata e intensa, al fine di una maggiore pres– sione politica di U. P. • Da Roma erano intervenuti i Com– pagni Bonomi ·e Cavallera. JESI. (Ancona) Domenica 20 marzo, Oliviero Zuc– carini, insieme a P. Pergoli, ha pre– sieduto una riunione di nostri ade– renti delle provincie di" Ancona e ' Macerata. Sono stati presi accordi per la costituzione di · nuove sezioni a Jesi, Macerata, Falconara, Cupramon– tana. MOLFBTT.l. Nella sala della Biblioteca comu– nale, martedì 5 c. m., il co,mpagno Noventa ha tenuto una brillante con– ferenza sul tema: « Come vi •piace ». · I • PIRUGU Una riunione di aderenti e simpa– tizzanti di· U. P. ha avuto luogo, do– menica 3 aprile, allo scopo di ri– prendere e intensificare l'azione del gruppo. Il compagno L. Lagorio, del- . la Federazione fiorentina, ha parlato sulla situazione politica e sulla .fun– zione di Unità Popolare. È seguito un dibattito ampio e vivace, che ha messo in luce un notevole inter.esse ·per il Movimento. MIL.lNO - Il Convegno Nazionale dei gio– vani di U.P., annunciato nello scorso numero per il 17 aprile, è stato· spo– stato ai giorni 23 e 24 di questo stesso mese. Per conseguenza, preghia– mo coloro, anche simpatizzanti, che intendano, parteciparvi di rivolgersi, per tutti i chiarimenti, al compagno Franco Morganti,. Via Pagliano 3;l, Milano. - Per il ciclo di conferenze sulla costituzione, il 3 marzo, l'avv. Marco De Meis ha tenuto la quàrta confe– renza sul tema « La Repubblica de– mocratica e il suo fondamento socia– le ». Hanno parlato successivamente, il 17 marzo, il prof. Umberto Segre su « La scuola, I.e scienze, le arti », e il 31 marzo, l'avv. Alberto Predieri. su << Chiesa e ·Stato ».. FIRENZE Per il Circolo• F.lli Rosselli, Gior– gio Piperno ha tenuto, il 24 marzo, una conferenza sulle « Comunità col– lettivistiche in Israele ». - BRESCIA Si è costituito un comitato diretti– vo provvisorio, per l'organizzazione del Gruppo loca!&, d'intesa con la Segreteria milanese. Ne fanno parte i compagni Broseghini, Boccato, Bra– ga, Masi. GENOVA I Movimenti Giovanili genovesi dei seguenti partiti e movimenti: PLI PRI, PSDI, PCI, Unità Popo– lare; MFE hanno emesso una dichia– razione in cui « a difesa della cul– tura e degli ideali della Resistenza levano veemente protesta contro il risorgere e il ripetersi di atti di violenza squadrista storicamente Con– dannati. • Tali manifestazioni, che apertamen_– te si pongono al difuori della Costi– tuzione Repubblicana, impegnano i giovani antifascisti genovesi alla di– fesa delle Istituzioni e dei valori dc- 1nocratici che vengono pericolosa– mente minacciati da atti di inquali– ficabile costume già fatale all'Italia ». Biblioteca G'.no Bianco NUOVA REPUBBLICA ------'------------------ 0no sguardo al passato, perunaprospettiva attuale MllLRTESTR O DELLR RIVOLUZ M I è capitato qualche volta di · l non Saper rispondere con esat– tezza a giovani che mi chiede– vano di presentare loro le « opere » di Malatesta:. Il fatto è che l'opera maggiore di Malatesta è Malatesta, ma vallo ·a spiegare! Eppure quell'uomo basso, dagli occhi incavati e dall'accento napo– letano, è tra i pochissimi' - quattro , o cinque in un secolo di storia -. che abbiano non soltanto identificato compiutainente se stessi con la rivo– luzione, ma abbiano, di questo feno– meno, espresso una visione nuova e profonda. . La rivoluzione di Malatesta è pur sempre· infatti· quella grande aspira– zione ad una società in cui l'uomo_ sia finalmente la misura delle cose ed il padrone primo ed ultimo della propria vita, che hanno sognato Marx e Bakunin, Lenin e Trotzky e Gramsci; ma egli .ne ha visto aspetti così diversi da quelli delineati dagli · altri che non si potrebbe intendere la grandezza di questa idea se non si leggessero anche i suoi scritti e non si conoscesse la sua vita. E, aggiungo subito, se non si ri– nuncia a priori a cercare in lui la figura classica del rivoluzionario, quali gli altri protagonisti - e le loro oleografie - cc l'hanno impo– sta. Malatesta non ha la violenza di Bakunin, la profondità di Marx, l'intuito di Lenin l'intellettualità di Gramsci o la ca~sticità di Trotzky. Malatesta è un popolano; è la rivoluzione popolana stessa. Per ve– dere la rivoluzione « come il più grande giubileo umano, c·omc la li– berazione e l'affratellamento di tutti gli uomini>>, bisog·na aver vissuto le teorie rivoluzionarie in mezzo al popolo e av_erne sentito gli impulsi più intimi. P erò, anche in questa nuova rac– colta di scritti (Enrico Mala– testa, Scritti scelti. Edizioni R. L., Napoli, 1954, a cura di Giovanna Berneri e Cesare Zaccaria) - alla quale si può rimproverare di aver tra.: scurato gli scrifti più recenti e di essersi eccessivamente preoccupata dei problemi ideologici interni del movimento anarchico di lingua ita– liana - l'impostazione malatestiana del problema rivoluzionario appare vaga ed in gran parte superata. Cèrto, quanpo, nel '92, Malatesta scriveva-che « contro la forza fisica che .ci sbarra il cammino, non v'è per vincere che l'appello alla forza fisi– ca, non v'è che la rivoluzione vio– lenta » e continuava augurando che , « essa sia tale che basti a finirla una volta per semp.re con tutte le oppres– sioni e gli sfruttamenti », egli espri– meva semplicemente ciò• che infiniti altri teorizzavanò sottilmente. Lo stes~o Partito Socialista, nato in• quello stesso é}nno a Genova, pur ·esprimendo convinzioni legalitarie e riformiste, manteneva una specie di . « coscienza sporca :, per non aver affatto superato - teoricamente e nei fatti - il problema della tra– sformazione radicale delle. strutture sociali. Jnl realtà; mai la socialdemocrazia italiana ha affcrràto .il fondo della questione. Essa si "è limitata - e si limita - a credere che la questione - che sta nelle strutture sociali ed economiche - possa essere risolta attraverso le sovrastrutture politiche. Non solo, ma rifiuta, pratieamentc," di prendere in considerazione la lotta operaia non politica - chiamatela sindacale, sociale, ·di fabbrica, di quartiere, di associazione, economica, sociologica, ecc. - se non. come un modo per gonfiarsi il ventre cli schede elettorali. A centottanta gradi, lo stesso er– rore è però anche dei rivoluzioriari. Quando, nel 1913, Malatesta scri– ve: « Mille sono i fattori che influi– scono sulla vita materiale morale delle società umane; e noi dobbiamo· fare tesoro di tutto ciò che può con– tribuire. al progresso. Ma .... no'i dob– biamo in tutta la nostra opera edu– cativa, in tutta la nostra attività, in tùtti i nostri atteggiaJllenti, tener ._presente la necessità finale delle in– surrezioni e ad essa far convergere tuùi i nostri sforzi », nop si rendeVa conto che, nell'atto stesso in cui ne riconoscèva l'importanza, negava a questi « fattori di progresso » ogni altro ,valore• che non fosse quello di semplici strumenti per un'azione lon– tana e di natura diversa. E ra 7Jossibile, allora, compren– dere ciò? È difficile. dirlo. Ar– mandq Borghi, nel suo Enrico Ma– latesta (Istituto Editoriale Italiano, a cura cli C. Doglio e di_ U. Fe– deli) nota che, in Italia, il socialismo « nascendo in un ambiente gravido di potenziale idealistico ... s'imbatteva con un granclc avvenimento - la Comune - da cui traeva inspira– zione ed audacia; mentre quel pater– nalismo socialistoide che 'in altri Pae– si atfcva già rammollito ·il socialismo, in Italia costituiva appeha un in– grediente dolcificante del patriotti- smo repubblicano ». " Il proletariato italiano è· « una polvere asciutta» e Bakunin e la Comune lo fanno esP.lodcre con un tonfo tale che le vampate continuano a lanciare bagliori. Ma la que– stione no!l sta qui, anzi. No;1 stava nemmeno, nell'adozione o nel rifiuto dei mezzi di lotta legalitari. Il pro– blema era di rapporti tra organiz– zazioni specifiche e movimento _ope– raio; nella traduzione delle istanze ideologiche in orientamenti per la lotta quotidiana nei posti dove il movimento operaio.· si forma conti– nuamente e dove trovano radice le strutture stesse della società. Se i legalitari chiusero le esigenze sociall del movimento operaio negli angusti ambiti del sindacato e della lotta salariale, i rivoluzionari rifiuta– rono di vedere in esso se non una riserva di militanti e un~ « questione sociale » a· carattere più che altro morale e nelle sue esigenze nient'al– tro che un economicismo pressocché · esclusivamente opportunistico e dele– terio. E non parlo solo degli 11nar– chici, perché questa è storia di tutte le correnti insurrezionalistiche. L'afiarchismo si manteneva, nei confronti del movimento operaio e delle sue organizzazioni, nella stessa posizione in cui si tenevano i grup– pi bolscevichi leninisti: con la dif– ferenza che questi, autoritari, erano al loro. posto, mentre quello si pone– v,i in contraddizione con la logica conseguenz',l. dei suoi principi. È sin– tomatico infatti che gruppi aflarchi– ci in dissidio con la FAI si possano storicamente ricollegare àlle posizioni anarchiche di allora con l'aggiun– ta - che appare naturale - di una serie di teorie sulla « guida » pro– prie del leninismo. Quando, nel 1912, si formerà l'U'nione Sindacale Italiana.· che ri– calcav<) in ritardo le esperienze del sindacalismo rivoluzionario france– se - sulle orme di Sorel e dei suoi commentatori italiani, Leone f' La– briola - molti anarchici italiani, in– sieme a sindacalisti desiderosi di un'esperienza. rivoluzionaria del mo– vimento operaio stesso, vi si gettano nella speranza di trovarvi finalmente la fusione tra l'ideale caro alla loro passione rivoluzionaria e la lotta quo– tidiana di cui vivcvarto le esperienze per la loro stessa qualità di operai. Ma non· so sino a qual punto si possa dire che tale fusion_e è stata effettuata. Non solo infatti si con– tinuò, da parte degli intransigenti, a tirare sulla nuova organizzazione rea di interessarsi di contratti di lavoro anziché di dibattiti ideologici; ma nella stessa organizzazione il princi– pio che. ogni sciopero è valido spe– cialmente come episodio della guer– riglia sociale, e come ginnastica in preparazione al grande Sciopero Ge– nerale Rivoluzionario, doveva con– fondere pratica politica e prati~a sin- . clacale e specialmente scopi e per– derci, anziché guadagnarci, in consi– stenza rivoluzionaria. O ccurAz10NK dcli,, fabbriche: . 1920. Il Partito Socialista e la C.G.L. non ci capirono niente - o ci capi- rono troppo - e, dopo essersi pal– leggiata la patata bollente tra par– tito e sindacato, decisero che si trat– tava di roba da quattro lire di auinentq, orario; ma non si può certo dire che i gruppi rivoluzionari ita– liani abbiano meglio impostato la questione. Malatesta ~ politico sen– sibile - si rese ben conto che il fal– .Jimento dell'agiiazione significava fa. scismo e si ·buttò a sostenere la ne– cessità di andare sino in fondo a trasformare il movimento in aperta insurrezione. Ma in realtà il pro– blema era di trovare uno sbocco concreto, un obiettivo immediato e preciso, alla tensione statica v~rifica– tasi dopo il primo moto; e non si trattava di uno sbocco puramente politico. Mai-ciare verso le piazze non signi– ficava niente. Il proletariato italiano non era pronto a ripetere l'Ottobre rosso, non aveva dietro un 1905 - ed era troppo tardi per fare anche questo -, la· gt7erra era finita, la· si– tuazione economica accennava a mi– gliorare. E, con buona _pace di tutte le guide autorizzate del proletariato, cento agitatori non fanno rivoluzione. In mezzo a tanta brava gente che tira l'acqua al proprio mulino elet– torale affermando che il fascismo è dovutç> all'estremismo e smoccola poi i ceri ai Giolitti e parentela di «mazzieri», c'è da andare cauti nel– le critiche alla barricata in questo periodo storico. Ma bisogna pur dire che_J'nel pieno dell'offensiva fascista, i discorsi dei rivoluzionari e i loro scritti sono stati un Aventino ideale per il loro sostanziale rifiuto della realtà. Continuavano essi ·a parlare e a chiosare gli aspetti marginali di un Jenomeno rivoluzionario che essi - ancora credevano futuro e che inve– ce era ormai alle loro spalle. Di fronte alla squadraccia fasci-· sta, benché sembri un paradosso, le idee rivoluzionarie apparvero ciò che erano: coperture ideologiche di una · azione viva che avrebbe dovuto svol– gersi attraverso la massa e le sue esigenze e le sue aspirazioni, ma_ che non si svolse - nel caso mi– gliore; aforismi, nel caso peggiore. E oggi? non illud,amoci ·che si sia superato il problema con il pieno impiego e l'i11scrimento dei lavoratori nello Stato, attraverso i loro sindacati; con lo Stato del be– nessere e le nazionalizzazioni; con la cogestione·; con l'accentramento e la burocratizzazione totale della vita so– ciale. Se tutto ciò ha buttato nel pas– sato l'insurrezionalismo barricadiero, non ha certamente risolto il proble– ma di un rivolgimento profondo del– le strutture sociali, che colonialismo, dittature di tutti i tipi, fascismo e reazione all'offensiva dovunque, riar– mi e minacce di guerra ci pongono continuamente sotto il naso. Presi nello sforz6 di avviare al– l'atto insurrezionale le masse popo– lari, Malatesta e gli anarchici che allora si definivano « socialisti ». tra– scurarono di tracciare un programma Possibile di convivenza nella futura società libcr·taria. Avremmo avuto non tanto un'utopia in più - ciò che, a dispetto dei praticoni della politica, è tutt'altro che un male - quanto forse la constatazione che l'azione r~voluzionaria non ha un « prima » e un « dopo », ma è me– todo e orientamento costanti della lotta sociàle quotidiana. Era però c]:iiaro a Malatesta cd è in ciò che sta la sua originali– tà - che solo nella misura in cui si assicuri alla gente minuta - la base, il p0polo, le classi lavoratrici - il controllo diretto ed immediato del– le strutture politiche, sociali ed eco– nomiche, si ha effettivo rinnovamen– to delle forme sociali. Ed oggi il travaglio de!Ìa democra– zia italiana, minata da1la malattia endemica del .fascismo legale ed ille– gale, ripropone il problema negli stessi ~ermini. ~ · l'INO 'fAGLIAZlJCCIII

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