Nuova Repubblica - anno III - n. 7 - 10 aprile 1955

L. 35 .. Spedizione In abbonamento postale (Gruppo ll) A pag. 7: Democrazia e lotta di alasse Anno Ili· - N. 7 (55) QUINDICIN-ALE POLITICO rrrenze - 10 aprile 1955 g!:J;it1 1~~t;;t~~OL~Cfj;e~:l~.~li:~~ i;l d~ ~]!~~o ( .sa~ti-(~:::' 1 W 0 - 'LflJR.;:' 0 pf\ QLtfNii FROJO: Quiete dopo la tempesta (pag. 3) - PAOLO PAVOLINI: Andata e ritorno (pag. 5) - PINO TAGLIAZUCCHI: Malatesta o della ,·ivoluzione (pag. 6) - RASSEGNE: Italia, oggi: Il Congresso di Torino (pag. 4) - Cose di Francia'- Giustizia militare (pag. 4) - IL VO-L TU d•e Il'ollernotlvo SOCtRLISTR e he il Congresso del P.S.J., nonostante tutte le riserve e le critiche che gli si pos– sono muovere, abbia rappresentato qualche cosa, forse più di qualche cosa, trova puntuale conferma nel giudizio ferocemente ed incauta- 1nente negativo che ne han dato i partiti laici, e in modo particola– rissimo « La Giustizia ». Quella reazione, irriflessiva e violenta, . mostra infatti scòpertamente che, questa volta, il P.S.I. è uscito dai limiti predeterminati che ad esso assegnavano le forz;, dirigenti del– l'attuale schieramento politico, e si è sforzato di invadere un •ca1npo ch'csse si ritenevano riservato: che, in altrll parole, il P.S.I. si è posio concretamente, anche se assai im– perfettamente, quel problema del– l'alternativa dmnocratica che PLI, PSDI e PRI non sono capaci di risòlvere, ma ·che pur resta il problema centrale della politica italiana. Ali'! brillante, ma insieme vuota ed equivoca formula dell'alternati– va socialista, con la quale Nenni aveva vinto le elezioni del '53, si è sostituita questa volta una pro– spettiva assai più cosciente del . significato reale, dei contenuti pos– sibili di quella formula, se si pas– sa dalla demagogia alla politica. E quel significato reale consiste nella coincidenza oggettiva fra al– ternativa socialista ed alternativa de111ocratica, per l'itnpossibilità 1na– nit:esta di tenere entro limiti di costu1ne deinocratico il partito· dei ·cattolici se la sua politica non sia stretta1nente agganciata e condi– zionata dai socialisti; e - d'aJ– tr'onde - per l'impossibilità d'in1- postare te1ni di politica socialista su prospettive estranee o contra– stanti alla struttura de1nocratica occidentale che il nostro paese si è dato, al cJima di politica inter– nazionale in cui vive. È evidente che una presa di co– scienza definitiva di questo pro– blema da parte del Partito Sociali– sta significherebbe, conten1pora– nemuente, il superamento di ogni con1plesso d'inferiorità verso i co– munisti, ed una capacità effettiva d'iniziativa per iinporre glì. inte– ressi e la volontà delle forze popo– lari nella guida politica dello Sta– to: ma se questo è l'obiettivo, in– torno al quale operano 11,on da oggi anche i nostri sforzi, sarebbe illusorio ·pensare ch'esso sia rag– giunto o sia per eessere raggiunto grazie al recente congresso di To– rino. Diremo soltanto che per la prima volta esso è venuto al fuoco del dibattito pubblico, dopo peno– si anni di assenza politica dei so– cialisti, e nella concretezza delle condizioni storiche, per cui la co– scienza della identità di alternativa socialista con alternativa democra– tica significa al tempo stesso co– scienza dei rapporti da istituire politicamente fra forze socialiste e forze cattoliche. Non senza mediazioni tuttavia. Che i naturali mediatori (i parti• ti di terza - forza, soprattutto socialdemocratici) si siano mostra– ti così inferiori al loro compito, nulla toglie al fatto che un 'col• loquio ' diretto Ira socialisti e cat• tolici presenterebbe, allo stato at– tuale di evoluzione di queste due forze, dei pericoli non indifferenti di compro1nesso e d'imn1obilismo: ed è residuo di soggeziQ_ne spiri– tuale ai comunisti l'impostazione di questo ' colloquio ' come accor– do su particolari questioni con– tingenti, senza affrontare i pro– blemi politici di fondo. Assai acu– hunente questo punto è stato vedu. lo da Riccardo Lon1bardi, che ha cercato dj enucleare proprio i li– miti e le possibilità dell'incontro politico: con insufficiente sensi– bilità, tuttavia, al ruolo necessa– rio (in questa fase) di forze inter- · inedie, capaci di dare contenuto liberale all'incontro. II problema posto dal Congres– so o; se si vuole es$e1·e più esatti, da alcuni degli esponenti socia– listi al congresso, è dunque il problema della interprel;l~ione del– la alternativa socialista come alter– nativa de1nocratica; e, di conse·– guenza, dei rapporti . colle altre forze che, al di fuori del partito, avallino questa politica su un ter– renO, e con un linguaggio cht~ la DeÌllocrazia Cristiana sia capace d'intendere. Certamente, in que– sto senso, assai 1naggiore sensibi– lità han dimostrato Nenni e Lom– bardi e lo stesso Morandi, che non Saragat e Reale e Malagodi: ma, al di là degli uomini e delle for1nazioni in atto, il proble1na è aperto, ed Unità Popolare non è forse uno degli ultimi elementi chiamati a risolverlo. Più grave ci è sen1brato 'invece lo stacco, fin troppo visibiJe, fra dirigenti -e partito nella enuclea– zione della nuova politica. Troppo a lungo il partito è stato sterilizzato attraverso la pratica dei funzio– nari e della unanimità perché esso riuscisse fecondo, capace - di co– gliere il significato politico della nuova linea. E qui sta forse li li- 111ite1naggiore delle nostre speran– ze. Già nel corso dei congressi pro– vinciali, avevan10 notato questa quasi totale assenza di reazione, di vivacità, di dibattito: le assise lo– cali non si sono scostate, general– n1ente, dal modulo comunistico, piatto e con(orn1ista, di discussio– ne: prevalenza all'organizzazione, difetto di critica, assenza di posi– zioni o di correnti, peso politico dei funzionari. Era perciò ihevita– bile che le tesi, assai impor!.anti, di Nenni o di Lon1bardi venissero esposte davanti al Congresso co– me davanti ad un comizio, piutto– sto che per riceverne consensi o dissensi, riserve o incoraggia1uen– ti. È la conseguenza naturale di .una pratica organizzativa che dura da troppo tempo. Così, nessuno ( e purtroppo neppure i dirigenti del partito) è in grado di sapere. che cosa 1·ealmente il partito voglia: se esso accetti piuttosto la linea Tolloy o quella Lombardi; e quali siano i rapporti di forza. L'unità a tutti i costi, ]a rigorosa soppres– sione delle correnti, minaccia di trasformare il p,irtito socialista in partito di semplice opinione, pro– prio al contrario delle prospettive dei suoi dirigenti di farne un for– te ed· organizzato strumento: che un congresso di questo tipo, dove sono state poste alternative fonda– mentali, si chiuda con l'unanimi– tà dei voti così sulla linea politi– ca come sulla scelta dei dirigénti rappresrnta certamente la riserva, bl10.eca l:j1no ts1anco_ SOMMARIO 15 giorni 11el mondo: .. Poli~ica !!~tera del PSl, di PAOLO V1TT0RELLI (pag. 5) - Gruppi al lavoro (pag. 6) - Pagme di cultura contemporanea: Democrazia e lotta di classe, di MAX LtON (pag. 7) - Plausi e botte, di OGNUNO (pag. 8) - Libri e problemi: Teoria economica e azione politica, di P. MeNDÈS-FRANcE e G. ARDANT (G1No LuzZAno) (pag. 8). LE ELEZIONI ALLA FIAT VITTORIAGIALLA G RANDE clamore e peana di vit– toria della destra italiana, economica e politica, per la sconfitta relativa della FIOM e i notevoli progressi della CISL e della UIL nelle elezioni delle com– missioni interne alla FIAT di To– rino. I giornali della Confindustria, i molti altri da essa finanziati e quelli « indipendenti » proclamano che finalmente gli operai più in– telligenti d'Italia hanno capito da quale parte sia il loro inter.~sse. E naturalmente fanno coro i giornali governativi, con inni ditirimbaci alla maturità della maggioranza de– gli operai torinesi. L'on. Scelba, impegnato nei col– loqui di Washington, !:s potuto riferire ai suoi interlocutori sui progressi della nostra democrazia– democrazia-democrazia. L' on. Sara– ,gat, presidente del Consiglio pro– .tempere, ha scoperto che « l'esito delle elezioni. alla FIAT è un. pre– mio agli organizzatori sindaca_liche si sono battuti con coraggio contro il capitalismo e contro il totalitari– smo impeJialistico comunista, per la vera emancipazione della classe operaia». I dirigenti' della CISL e della UIL norr sono stati meno euforici, ed hanno registrato i suffragi otte– nuti dalle loro organizzazioni come se fosse vero che tali suffragi rap- il limite più grave che possiamo esprimere. Riserva e limiti da cui può dipendere, a nostro giudizio, il successo stesso dell'azione poli– tica che il partito si propone. Se un suggerimento ci è consen– tito di dare ai compagni responsa– bili del PSI, è quello di perse– guire, anche in sede organizzativa, .un seguito coerente al nuovo corso politico· ch'essi hanno disegnato a Torino. Se il PSI intende davvero compiere uno sforzo per portare il peso delle masse proletarie nella direzione politica dello Stato, esso non potrà compierlo senza il conw senso o il dissenso, liberamente espresso, dei suoi militanti. Tanto più inflltti il partito si mostrerà capace di dibattito e di, polemica all'interno, tanto più crescerà il peso di cui potrà disporre per esercitare al di fuori la sua azione politica. È verso questa direzione che ci se1nbra debbano convergere gli sforzi dei socialisti e dei demo– cratici, che sentono di dover assu– mersi quell'òpera di mediazione tanto malamente disertata dalla so– cialdemocrazia e dai partiti laici. Se dunque dovessimo dare un giudizio generale, potremmo dire che il Congresso di Torino ha se– gnato una svolta importante, e po– sitiva, nella prospettiva ·politica dei gruppi .,dirigenti del partito; ma, che il grado di corrispondenza <li di PIERO CALEFFI presentano un rivolgimento nel– le coscienze dei lavoratori della FIAT. . Bene. Noi, i soliti guastafeste, vogliamo cercare di chiarire le idee, e vedremo fino a qual punto possiamo essere d'accordo con i comm.entatpri aulici. Diremo subito che, dovendo ri– badire certe nostre riserve, di di– verso ordine ma ben ferme; nei ri– guardi di tutte e tre le organizza– zi<:>ninazionali dei lavoratori, ci apparirebbe irrilevante il fatto che siano stati eletti quali membri del– le commissioni int~rne impiegati e operai di questa o quella organiz– zazione; e se mai ci assoceremmo alle allegre esaltazioni di vittoria qualora fossimo convinti che la CISL e la UIL adempiogo effetti– vamente alla fµnzione non solo di difesa contingente, ma anche di maturazione e di elevazione della classe lavoratrice, di spinta demo– cratica ma fortemente innovatrice della nostra struttura sociale. La CGIL negli anni passati non ha adempiuto a sua volta a tale funzione, troppo sovente facendosi eco di formule e di direttive del questa svolta alla effettiva volontà e consistenza del partito resta in– certo. Se, insien1e con la nuova politica,· il gruppo dirigente sarà capace di una svolta analoga an– che nel modo di coneepire le strut– ture interne, il rapporto fra mili– tanti e direzione politica, i risul– tati del nuovo corso potranno .di– ventare pres.to sorprendenti; se questa capacità non avrà, potran– no uscire di poco dall'ambito di una tattica intelligente ed aperta. 'Resta comunque il fatto che la di– rettiva emersa dal Congresso non sembra destin~ta ·a rimanere allo stato potenziale: i riflessi deterw minati dalla sconfitta operaia _di Torino sugli ambknti sindacali del PSI, e le decisioni di affrontare con liste autonome la difficile bat– iaglia siciliana, sono elementi che impongono una fiducia ed una aspettativa legittime. Qualunque possa essere la risposta che la De– mocrazia Crist;!lna e le forze so– ciali ch'essa r·appresenta saranno capaci di offrii·e, è necessario che la nuova linen dei socialisti si svi– luppi \conseguentemente in ogni campo: solo a questa condizio– ne i contorni dell'aliernativa di- · venteranno così ni- K' tidi e sicuri da determinare u n 8 svolta anche nel paese. Partito più forte, quello. comuni– sta, dal cui seno è espressa la mag– gioranza dei suoi ·quadri - formu– le e direttive talora non aderenti agli interessi di tutta la classe la– voratrice e se mai rivolte alla pro:. tezione di nuclei operai privilegia– ti; o dissipan do la enorme forza propulsiva di quella che fu la uni– tà sindacale -in azioni e scopi estra– nei alla sua attività. Dobbiamo però anche riconosce– re che da qualche tempo la CGIL ha sensibilmente maturato la sua politica sindacale e la sua azione, in corrispondenza con le mutate condizioni anche psicologiche del Paese e con la maturazione dei suoi quadri dirigenti. Sopiti i più duri contrasti che derivavano dalle inquietudini · del dopoguerra, de– cantati i miti di una palingenesi sociale che affascinavano le folle dopo tante iniquità del ventennio e tanto soffrire e anche tante spe– ranze e promesse non mantenute (e, almeno in questo, la nostra storia si ripete), l'azione della CGIL si va ora svolge"ndo in una prassi più. meditata, sempre più aliena da agitazioni convulse estra– nee ai suoi fini. MA che forse la nostra classe dirigente politica ed econo– mica ha dimostrato in questi dieci anni maggiore capacità di direzio– qe della cosa pubblica e della eco– nomia, maggiore lungimiranza di quelle dimostrate dai dirigenti della classe ·lavoratrice? Non ci sembra: tanto è vero che, invece di impegnarsj a risolvere i molti nodi contorti venuti al pettine nel 1945, la classe dirigente politica ed economica ha atteso che la uni– tà sindacale fosse spezzata ( e quan– to ha operato per spezzarla!), che la classe lavoratrice fosse più cal– ma, ha atteso il momento in cui poteva senza rischi e senza pau– ra - e con l'aiuto dello Stato - passare alla controffensiva, per sferrarla in pieno, con tutti i mez– zi, in una « azione punitiva » che , nella tecnica, se pure con strum~- ti diversi, ricorda quella dej 1922. Bella abilità, osservando i risulta– ti che ne sono derivati per gli in– teressi generali. La CISL e la UIL .. sorte dalle tre scissioni dalla CGIL, sono an– date predicando la esigenza de! sindacato apolitico, come se fosse compatibile una tale « esigenza » col P.ostulato dell'inserimento del-

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