Nuova Repubblica - anno III - n. 7 - 10 aprile 1955

NUOVA ftEPUBBÌ,I~A ,, Sconfitto il governo davantil Consiglio di Stato .to) e manca, non solo nella atti– vità dell'Amministrazione, ma an– ch; nella stessa difesa scritta ed orale dell'Avvocatura di Stato qual– siasi riferimento che possa fonda– tamente far ritenere che l' Ammi– nistrazione abbia, a distanza di tempo e col succedersi di tanti• eventi, volute far proprie -le ra– gioni espresse in tale circolare, an– ziché porre i_n essere, con la pro– duzione stessa, Ùn semplice riferi– mento Jtorico )). ' LA LIBERTARELIGIOSA a dispetto dei san ti L A libertà réligiosa in Italia ci rammenta colui che sta in pa– radiso a dispetto dei Santi. :e vero che la Cpstituzione la sanci– sce, che le leggi ne disciplinano l'esercizio, che c'è chi la rivendica. Ma è vero anche che a Qualrnno tutie queste norme costituzionali, queste leggi ordinarie, questo fio– rire di confessioni religiose non garban né punto né poco. E a questo Qualcuno. con assiduo zelo , il nostro governo continua imper– territo a portare il proprio aiuto perché la libertà religiosa venga di /atto dimessa dalla Co>Jtituzione. Ogni · sistema è buono e tutti i ·giorni se ne escogita uno. Fra gli ultimi ritrovati merita d'esser segnalato un singolare espediente cui il patrio govemo ricorre ormai con frequenza. Come tutti sanno, le confessioni religiose diverse dalla cattolica han– no diritto di organizzarsi secondo i propri statuti (art. 8 della Co– stituzione) e quindi di ottenere il riconoscimento della loro persona– lità giuridica.. (E..D. 28 febbraio 1930, n. 289). Ma conseguire que– sto risultato per le confessioni acattoliche diviene ·sempre di più un affare -complicato. Esse., così come ·prescrivono le nostre leggi, hanno voglia di chiedere al go– verno la loro erezione in enti mo– rali, cioè l'approvazione dei loro statuti e il riconoscimento di li– bera cittadinanza in Italia. Il go– verno - ultima trovata! - non dice né di sì né di no. Tace e · così le confessioni religiose di– verse dalla cattolica non vengono riconosciute e il tempo passa. Non si tratta però d'un rinvio, di questo simbolo della vita italiana per cu, non s'ha da fare mai oggi quello che si potrebbe fare domani. Si tratta di una precisa· volontà di mettere in non cale la Costitu– zione. Ne abbiamo avuta la riprova. in una recente vertenza giudizia– ria. dinanzi al Consiglio di Stato. Una confessione protestante - le Assemblee di Dio in Italia - fin. dal 1951 aveva ripetutamente ri– chiesto al Ministero dell'Interno, Direzione Generale dei Culti, il riconoscimento della propria per– son_alità giuridica. Nessuna rispo– stà. E allora, in data 17 gennaio 1952, aveva notificato al Ministe– ro un regolare atto di diffida, con avvertimento che, in caso di man– cata risposta entro un certo tenni– ne, avrebbe interpretato il silenzio coine un provvedimento di di– niego. Così infatti è stato e quindi, contro questo silenzio, le Assem– blee di Dio in Italia hanno recla– mato davanti al Consiglio di. Sta– to. Era l'ora! Il Consiglio di Stato, con pa– role pacate ma dure, ha bollato l'impedimento costituzionale e il comportamen!o illegittimo del go– verno (decisione n. 733 .della IV Sezione, 18 giugno-10 novembre 1954). Dicono i giudici che il Mi– nistero non poteva serbare il si– lenzio perché il silenzio, nel çam- po del diritto amministrativo, equi– vale a un provvedimento di rifiu– to e, per giunta, ad· un provvedi– mento çli rifiuto non motivato che, come tale, deve considerarsi ille– gittimo. « In ordine· all'attività richiesta ali' Amministrazione, previ;ta e re– golata dalla legge __; si legge nel– la decisione - parecchie vie si aprivano all'autorità, in relazione al suo giudizio eminentemente di– screzionale ·e alla conseguente sua libertà" di pròvvedere. Ma se, in un senso o nell'altro, l'autorità doveva provvedere e se la legge prevede che gli interessati abbiano il potere di provocare tale attività e ri'conosce quindi loro un interes– se a chiedere il· provvedimento, l'Amministrazione dr;veva dire qua– li ragioni la inducevano a non fare ciò che in Mtratto la legge preve- . de e concede. Il che l'Amministra.– zione non ha fatto, né ovviainente poteva fare trincerandosi dietro una semplice inazione ». Il Ministero ha cercato di parare il colpo richiamandosi a una cir– colare fascista del 193 5 contro i Pentecosta/;. Il Ministero cioè ha· tentato di far· credere al Consiglio di Stato che il riconoscimento del– le Assemblee di Dio in Italia do– veva esser negato per gli stessi motivi che ispirarono a Mussolini la persecuzione dei Pentecostali. Ma il Con~iglio di Stato non ha avuto esitazioni. Il silenzio-rifiuto (non motivato) del governo, di.– cono i giudici, non può risultare motivato di riflesso e d'altronde la circolare contro i Pentecostali è ormai piuttosto ... vecchiotta. « Né i motivi possono desumer: si da una circolare emanata di– ·ciannove anni fa - si legge in– fatti nella decisione. La produ– zione di essa è opera del procu– ratore di parte ( Av::ocatura di Sta- Il Consiglio di Stato, dunque, ha detto la sua parola su certe pratiche ministeriali in tema di li– bertà religiosa. E speriamo che serva. Ma non c'è da farsi illu– sioni, perché r operato del go– verno 'in _questo campo hà tradì- .zioni ed ispirazioni profonde. Spe– riamo, tutt'al più, che altri nodi vengano al pettine e presto: la si– lenziosa. resistenza passiva, ad esempio, che il Ministero tuttora oppone alla stipulazione di un con– cordato cop le chiese cattoliche: -:e .un corn:ordato non solo previsto ma comandato dall'art. 8 della Co– sti,tuzione. Ma tant'è. La Repub– blica democratica itàliana non si abbassa a trattare con le sparutr minoranze dei.· non cattolici. La eguaglianza, sì, c'è e per tutti. Ma, come direbbe Orwell, c'è chi. è più eguale degli altri. *** QUIETE DOPO LATEMPESTA A pm di cinque mesi dall'alluvione, ben poco - o nulla è stato. fatto nel salernitano. I giornali governativi invitano a . « esaminare con serenità» la situazione e dichiarano che ri– costruire ~on tro,ppa fretta sarebbe un danno per il futuro. L A costa salernitana anche nel . • passato è stata colpita da· al- luvioni, con frane, inonda– zioni, morti e danni di ogni ge– nere. Negli ultimi cento anni una _ statistica conta ben 23 disastri do– vuti alla pioggia e. al conseguente franamento di terra, crollo di case, invasione delle acque sul terreno abitato e coltivato, morti che si contano, in molti casi, a centinaia di unità. Ogni qualvolta l"inclemenza del cielo si è scatenata sulla terra, provvedimenti e stanziamenti in denaro sono stati elargiti in favore dei danneggiati, ma senza neppure scalpire le causè profonçle delle al– luvioni. Evidentemente nessuna opera di protezione è servita a evi– tare che un eccesso di precipita– zioni atmosfetiche àvesse come con: seguenza disastri gravissimi. Negli anni del dopoguerra il problema del mezzogiorno ha as– sunto un aspetto di attualità e di urgenza, è stato impostato un _pia– no a largo respiro, con impiego di molti miliardi, che nel tempo darà certamente i suoi frutti, ma tempo .ce ne vorrà molto; la stessa vastità dell'impresa impone che i risul– tati si scontino pazientemente solo col trascorrere degli anni.- Vi sono però provvedimenti che urgono più di· altri, e a 'cui è necessario riconoscere diritto di precedenza, come 9uell i d1e ri– guardano la costa saleq1itana e l'immediato retroterra." Per raggmngere uno stato di ragionevole sicurezza il lavoro .da ·intraprendere è imponent~ e one– roso:.- J:: tutta la topografia della zona che va riveduta, tutta la rete fluviale e dei canali che va con– trollata e ridimensionata; bisogna affrontare le. scoscese pendici dei monti che sovrastano immediata– mente pàesi e cittadine: è. lì la minaccia permanente e più grave. La miseria secolare e il secolare abbandono hanno• spinto gli abi– tanti · della zona a strappare alla terra e alle pendici dei monti quel poco che c'era, si sono sradicati alberi e arbusti senza che nessuno mai abbia. pensato a un piano ra– zionale di rimboschimento, ·e il dibosc.amento, pericoloso sempre,. qui ha assunto aspetti preoccupan-. · ti date le caratteristiche particolari del terreno: qui sulla roccia dura e compatta poggia un leggero stra– to di terra che, non trattenuto e arginato, si stacca e frana sotto la spinta della pioggia. L'ultima grande alluvione· è quella del 25-26 ottobre 1954 . Piovve per più di ventiquattr'ore consecutive, un mare di farigo e di detriti si rovesciò sull'abitato, le' case furono sommerse e crolla– rono, gli acquedotti scoppiarono, le fognature, sempre insufficienti, si otturarono. Tutte le comunica– zioni si. interruppero (strade, _fer– rovie, telegrafi, telefoni·, - radio).· Qualche iniziativa 'fu tentata stibi- to, individualmente, dall'autorità militare e da qualche stazione di carabinieri. Chi avrebbe dovuto disporre e comandare .aveva le idee confuse ed era completamente disorientato .• Al colmo della di– sgrazia pare che a Salerno il gior– no dell'alluvione vi fosse stato il cambìo della guardia al palazzo prefettizio, e che il nuovo prefetto fosse • giunto il pomeriggio del giorno precedente. Ed è compren– sibile che il fatto di trovarsi trà capo e collo un tale disastro abbia per lo meno paralizzato il neo-pre– fetto. Certo è che i primi soccorsi vennero di fuori e 'precisamente da Cas.erta, da cui si mosse, verso Sa– lerno, un repartò del Genio : fu~o– no almeno riallacciate le comlrni– cazioni interrotte. Ma lasciamo da parte le prime ore seguenti la scia– gura, e immagin_iamo ·che l'orrore e lo sgomento abbiano dominato l'animo di chi, per dovere, doveva prodigarsi per gli altri in maniera attiva ed efficace. E dooo? Sono passati ormai · più di cinaue mesi dal giorno dell'alluvione. Si può fare perciò un primo bilancio. A parte i pri– mi immediati interventi, Io slancio ·di tutta la pepolazione itali.ana, la partenza di volontari, l'arrivo di sussidi di aiutt di. ogni genere in denaro .e .in oggetti; che cosa è sta- to" fatto? - · 1blloteca Gino'Bianco 3 Fin dai primi giorni susseguenti il disastro si aprirono alla Camera le discussioni su ciò che era ne– cessari; fare nel salernitano : fu– rono presentati vari progetti di legge. Ma le aule di Palazzo Mon– tecitorio, use alle lt1nghe discus– sioni .delle leggi e degli emenda– menti, forse· non sono adatte a promulgare provvedimenti di ur– genza : difatti per Salerno fino ad oggi è stato operato ben poco·. Il 2 febbraio, a Vietri, J'~nica .opera portata a termine è la costruzione di un eonte ( naturalmente di le– gno) che unisce i due monconi in cui è spezzato il paese. I proprieta– ri di immobili danneggiati hanno, comun9ue, avuta una consolazione; è concessa loro l'autorizzazione a cominciare, a spese propri.e, le opere di ripristino, con l'assicura– zibne che in futuro saranno in parte indennizzati. Romita giunto alla sua quinta visita a Salerno, il- 12 gennaio 1955 ha dichiarato dopo tre mesi dall'alluvione che finché la Camera non approverà •il ·suo disegno di legge i lavori sa– ranno rallentati, anzi potranno ces– sare del tutto. Il 24. febbraio la Camera rinvia di nuovo la discus– sione sulla legge Romita. J:: inevitabile che in una situa– zione di questo genere la politica faccia il suo gioco. Il 14 febbraio la C.G .I.L. ·ha organizzato uno sciopero di protesta tra gli alluvio– nati; la stampa democristiana iro– nizza sul presunto malcontento che serpeggierebbe tra· i cittadini. Il 2 i febbraio gli abitanti di Marina di Vietri hanno proclamato lo « sciopero alla rovescia »; armati, cioè, di picconi e badili, parroco in testa, hanno iniziato i lavori per scavare il letto del fiume. I giornali governativi invitano a « esamina– re con serenità» l'opera di rico– struzione e dichiarano che rico– struire con _troppa fretta sarebbe U11danno per il futuro.· • Tra le tante preoccupazioni, con l'avvicinarsi della buona stagione i salernitani devono affrontare il nuovo problema della spiaggia an– tistante le zone sinistrate, che è ancora ingombro di cumuli di ro– vine e detriti. Più urgente di tutti il caso della spiaggia « dell'Ac9.ua del Fico » meta della popolazione ·nelle calde giornate estive, e di quella parte della popolazione che è la più povera, che vive in condi– zioni disagiate, che ha sofferto più · di tutti nei recenti disastri. I la– vori in questa zona sono parti– colarmente necessari, non fosse al– tro per ripristinare all'uso una spiaggia che permetta ai bambini e a1 giovani un po d'aria pura e luminosa nei giorni d'estate. LAURA l'AVOLINI t'ROJO L'ECO DELLA STAMPA Ufficio Ji ritatli da tìornali e riuiste Dir,ttor,-: Umberto Frugiuele Condir,ttor,: Ignazio Frugiuele Via Giuseppe Compagnoni, 28 MILANO Corri,pondonza: Casella POitale 3549 Tel.. ,.: Ecoetampa (

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