Nuova Repubblica - anno III - n. 6 - 25 marzo 1955

J->l<OFILO PRATICO DELL'ENTE MAREMMA ASSEGNATARI codino l contadini della Maremma tosco– laziale fra i quali la Riforma ha spartito le terre espropriate sono oggi approssimativamente 16.900. Una parte di questi assegnatari ( un terzo, all'incirca) è costituita dai mezzadri che, al momento della pubblicazione del decreto di scor– poro, si trova vano sul fondo espro– priato. Questa loro ubicazione 1i ha favor.iti. Essi infatti non sono stati costretti a partecipare alla pro– cedura del sorteggio per l'assegna– zione dei poderi; hanno ricevuto la loro terra e basta. Non solo, ma quando si è trattato di tracciare i confini delle nuove piccole proprie– tà, l'Ente ha usato più d'un riguar– do nei loro confronti. Si può dire perciò che gli ex mezzadri, grazie alJa Riforma, banno migliorato le loro condizioni. Essi sono divenuti, addirittura, dei piccoli privilegiati, perché al modesto capitale (bestia– me, qualche attrezzo, forse qualche macchina agricola) di cui dispone– vano prima deJJe assegnazioni si è aggiunto ora il senso delJa conqui– stata sicurezza della loro posizione economica. Tutto ciò, assommato alla sia pur rudimentale esperienza tecnica che sanno di possedere, li ha indotti ad assumere un atteggia– mento di indipendenza. Ma la maggioranza degli asse– gnatari non è costituita dagli ex mezzadri. Una gran parte dei nuo– vi proprietari infatti proviene dal bracciantato. Le condizioni econo– miche e sociali del bracciantato ma– remmano, prima della Legge-stral– cio, non erano certo invidiabili. Si è calcolato che un avventizio agri– colo effettuasse in media, in queste zone, non più di 145 giornate la– vorative alJ'anno. Il che, evidente– mente, gli consentiva soltanto di non morir di fame; ma - insieme al!"ambizione diffusa fra questi braccianti di trovar lavoro nelle miniere - tutto ciò è stato suffi– ciente ad impedire che le lotte con– tadine per la riforma agraria assu-. messero in Maremma c1uella vastità di proporzioni e quel carattere di_ ,tspre-,za che hanno contraddistinto i conAitti sociali nelle campagne Jel Mezzogiorno. All"atto delle assegnazioni i braccianti della Maremma non era– no, dunque, alla fame; ma, certo, non disjJonevano di alcuna risorsa. Di modo che, per acquistare le scorte necessarie e dare inizio alle coltivazioni, si sono visti cosfretti a sottoscrivere dei grossi debiti. Hanno finito così col trovarsi alla mercè dei Centri di colonizzazione. I loro debiti, infatti, sono destina– ti ad aumentare. Dopo i primi an– ni aumentano le « quote » dei ter– reni e della casa; aumenta in molti casi il debito per anticipazioni cul– turali, essendo stato rateizzato quel– lo del primo anno negli anni suc– cessivi; aumentano gli interessi che in varia misura gravano ogni altro debito, etc. etc. Se a ciò si aggiun– ge che assai spesso la superficie del loro podere, avuto riguardo alla entità della famiglia e alla qualità del terreno, è insufficiente, non è difficile rendersi conto come e per– ché tutti gli sforzi che questi picco- ibliotecaGino . li proprietari fanno. per conqui– starsi (o conservarsi) l'indipenden– za cozzino contro difficoltà pres– soché insormontabili. C'è infine un'altra categoria di assegnatari : quelJa che qui si chia– ma la categoria dei « nipotini del– la Riforma». Sono, costoro, i nuo– vi proprietari che banno ricevuto le terre per chiara f ttmt1, ossia per intercessione dei parroci o dietro raccomandazione dei segretari di sezione della D. C. Ad essi il po– dere è stato assegnato « sub condi– cione » : purché sian sempre dei ragazzi bene educati, assai rispetto– si e remissivi con i Centri di co– lonizzazione. Al -31 marzo 1954 - quando da tempo erano terminate le ope– razioni di assegnazione in grande stile; cioè di migliaia e migliaia di ettari· per volta - le terre espro– priate ammontavano ad ettari 182,626; le terre assegnate ad et– tari 113,525; le terre da assegnare ad ettari 69, l O l. Un terzo, cirea, delJe terre doveva essere ancora di– stribuito. Dopo questa data, se si astrae da una sola grande distribuzione di 7000 ettari, le assegnazioni . sono avvenute a piccoli lotti (300-500 ettari per volta; spesso podere per podere). Il che ha consentito al– l'Ente di procedere con estrema ... oculatezza, di vagliare una ad una tutte le domande (soprattutto dal punto di vista deJJa idoneità poli– tica) e di capovolgere spesso l'ordi– ne deJJe preferenze a tutto vantag– gio dei «nipotini». Ci sono state poi le assegnazioni dei c.d. pode– ri-.pilota ~ i bocconi ghiotti - e le ridistribuzioni delle terre che in gran numero erano state rifiuta– te dagli assegnatari originali : e i « nipotini » hanno avuto la parte del leone. Ad oggi rimangono ancora 45,000 ettari da assegnare. Non è difficile profezia dire che d'ora m avanti la consegna deJJe terre a, nuovi proprietari avverrà sotto la magica formula del do 111 des. S UGLJ asse~natari (ex 1_nez~a?ri, · ex bracc1ant1 e « 111potm1») si esercita la pressione politica dei Centri di colonizzazione. Si tende soprattutto a fiaccare la forza del– le organizzazioni sindacali di sini– stra e a disperderne i nuclei più combattivi. I mezzi adoperati sono diversi : dalle « •visite di cortesia » ai nuovi proprietari, al boicottag– gio deJJe riunioni sindacali rosse mediante la organizzazione di con– sultazioni e adunate presso gli uffi-. ci delJ'Ente ih concomitanza con le iniziative e le manifestazioni di si– nistra. Ma anche qualche mezz~ più energico non è . disprezzato. Frequente il ricorso alla forza pub– blica; ma preferita la subornazione che in fondo non è che una specie di ricatto nascosto nelle pieghe del potere discrezionale di cui i Centri sono dotati. La concessione di un prestito, l'effettuazione di un la– voro di bonifica, l'attribuzione di una quota di terreno da assegnare in concessione precaria, la nomina 1anco NUOVA REPUBBLICA delle cariche sociali nelle coopera– tive : sono tutti strumenti dei qua– li i Centri si avvalgono nel ten– tativo di rendere più malJeabìli ancpe gli assegnatari recalcitranti. La lotta dei contadini maremma– ni per la riforma agraria risale a prima della Legge-stralcio. Gra– zie alJa legge GulJo-Segni sui ter– reni Ìncolti deJJa Maremma, le si– nistre riuscirono, ben prima che si parlasse di espropriazioni, a co– stituire numerose cooperative con– tadine per la gestione di circa ·sooo ettari di terre. Sopravvenuto l'Ente di Riforma, i sindacati dei contadi– ni - mentre hanno cercato, inva– no, di impedire che quest~ coope– rative fossero sciolte e i loro terre– ni incorporati nei comprensori dei Centri di colonizzazione - si sono battuti contro la burocrazia del– l"Ente perché le. varie fasi per cui la Riforma è passata si svolges– sero con la maggiore rapidità pos– sibile, perché si ponesse un freno agli abusi dei vecchi proprietari, perché agli assegnatari fossero ri– servate condizioni più favorevoli. Questa lotta è culminata nel mar– zo 1954 con un avvenimento 'di capitale importanza : la costituzio– ne dell'A..sociazione autonoma asse– gnatari, organismo a carattere uni– tario, patrocinato dalle sinistre, che nelJa sola Maremma toscana rac– coglie circa 3000 nuovi proprieta– ri ed è sceso in campo, efficacemen– te, contro i metodi meno encomia– bili dell'Ente. E' stato un colpo rude per i di– rigenti dell'Ente : non solo ha co– stituito il segno che la Riforma non ha conseguito i risultati poli– tici che una parte deJJa D.C. si aspettava, ma è stata anche la pro– va che le sinistre non soffrono di complessi di inferiorità nelle zone di riforma. I capi dei Centri di colonizzazione stanno correndo ai ripari. Convinti della necessità che bisogna dividere i contadini se si vuol riuscire a indebolire le asso– ciazioni sindacali di sinistra, non risparmiano alcun attacco all'orga– nizzazione unitaria. La posta in gioco è importante : o si fa della Maremma una terra di liberi contadini consapevoli e gelosi dei loro diritti, o la si tra– sforma in una plaga popolata da una massa amorfa di sudditi codini. E'. probabile che i capi dell'Ente · non si siano accorti che anche l'obiettivo vero della Riforma è legato alla prim; alternativa. Il the, per il, progresso di queste zo– ne, non è un affare. SEMPRONIUS 3 ,_1_·_R_1_E_s_1_· E 1_'_T_A_L_1_A_N_A_I IL 610(;0 -DELLE PRR A Trieste, mentre il P.C.I. e il P.S.I. si trovano in crisi, va ac– quistando popolarità il blocco degli indipendentisti. Questi ultimi, . favoriti dalla mancanza di un serio programma governativo per l'am– ministrazione deJJa città, posso– no costituire una delle incogni– te delJe elezioni dell'anno venturo. Nonostante l'inserimento neJJe liste dettoral i di· un gran numero di esuli e la partenza degli emigranti, le prossime elezioni ci riserveran– no delle sorprese, ma si può pre– vedere fin d'ora che il futuro sin– daco non sarà un democristiano, o comunque, un governativo. Gli indipendentisti hanno gua– dagnato terreno dopo l'unione di -Trieste all"Italia. Due anni fa nessun insegnante italiano si sareb– be fatto vedere con un giornale in– dipendentista in tasca, mentre oggi non ci si fa più caso. Un'altra leggenda da sfatare, per . quanto riguarda la situazione po- 1 itica triestina, è che gli studenri universitari siano fascisti. Basta guardare i risultati delle ultime elezioni fatte qualche mese fa: su trentà eletti c·è un solo fascista e un solo monarchico. · Critica è invece, abbiamo già visto, la situazione economica del- . la città e si aggrava ogni giorno di più. Al Viminale si crede di poter risolvere la questione triestina af– fida'ndo ai tre sottosegretari l'inca– rico di studiare le soluzioni pro– spettate dalle personalità locali. Difficilmente però vi sarà una so– luzione che permetta a trecentomila persone di vivere in quella parte che fu la zona A del Territorio' Libero. Ma la crisi maggiore è di uomini. Tutti i palloni gonfiati dal qua– dripaitito o dagli angloalJ)ericani, prima o poi si sono sgonfiati da soli, con perdite per il pubblico erario e sfiducia nei cittadini. Su problemi da vitale importanza ab– biamo assistito al fallimento del Comune (bilancio della impresa di servizi municipalizzati) e della Ca– mera di Commercio (istituzione o meno della Zona Franca). La ricerca di formule nuove, e di uo111ininuovi, è cosa difficile. Non c'è persona che si rispetti a Trie– ste - o che abbia un certo in– carico - la quale in questi ultimi tempi non abbia inviato un me– moriale a Roma, con la richiesta di provvidenze per· la città. Si dice che a Roma, negli uffici dei Ministeri economici, non ci sia alto funzionario che non abbia in esame, per le parti di sua competen·– za, almeno cinque memoriali di persone o di enti triestini, rnn richieste tanto contrapposte tra lo– ro che sono des"tinate a neutraliz– zarsi a vicenda. Una volta tanto a Roma non hanno tutti i torti. Ossia ne han– no uno solo. Quello di aver dato corda a certi figuri che agiscono in funzione del loro interesse e del– le loro cricche. Per avere un'idea della superficialità che domina a Trieste basta ricordare l'intervista che il Presidente di una associa– zione economica ha concesso ad un giornale pseudo-economico della città: « il governo deve interve– nire - egli ha detto - e pagare fra l'altro anche i debiti che han– no lasciato coloro che sono emigrati in Australia ». Lo stesso giornale, controllato da democristiani, man– tiene viva quella tradizione di vit– timismo che ha alterato la fisiono– mia reale e la stessa psicologia di Trieste. t molto strano e poco leale questo atteggiamento della D.C. che, da una parte, con l'aiuto del commissario di Governo, piazza i suoi uomini nei posti di respon– sabilità, dalJ'altra, attra,;erso mezze figure, critica 1·operato e del Com– missario e del Governo. Comunque la stampa cittadina in genere (se si eccettua l'indipen– dentista) dimostra una grande su– perficialità nel trattare i problemi economici e quelli triestini in par– ticolare. Il 20 febbraio, il massimo quotidiano di Trieste riportava il disegno di legge sul Fondo di ro– tazione destinato ad incrementare l"economia della Zona. Tale dise– gno di legge - impreciso ed equi– voco in molte sue parti - rappre– sentava un passo indietro rispetto alla più evoluta legislazione re– pubblicana per il .Mezzogiorno. PRECISAZIONE Infatti, mentre tutte le leggi sul Mezzogiorno prevedono interventi del governo nella concessione di appositi mutui sino al 70%. la legge a favore dell'economia trie- Trieste, 15 marzo 1955. Egregio Signor Direttore, leggo rnl numero del IO corr. (lei Suo giornale alcune considerazioni che mi riguardano personalmente e che prego - anche a sensi della legge sulla stampa - rettificare. È esatto che fruisco di uno sti– pendio in qualità di insegnante. Non è esatto che percepisco altri stipendi più o meno sostanziali. Quale Com– missario dell'ONMI percepisco una indennità di L. 15.000 (quindicimila) mensili a titolo di rimborso spese. Quale vice-presidente del Lloyd Triestino ho percepito L. 150.000 (centocinquantamila) per il periodo dal I luglio 1954 (data della mia nomina) a tutt'oggi. La carica di segretario provinciale della D.C. è gratuita. Se il Suo collaboratore Corrado Pavan ha bisogno di ulteriori docu– mentazioni in proposito può rivol– gersi a me direttamente o agli Enti presso cui /Jresto la mia oj,era o presso l'Intendenza di Finanza J1er controllare la m,ia dichiarazione Sili redditi percepiti. ' A prescindere dai giudizi generali 1u un partito politico, ritengo che le valutazioni che riguardano le per– sone che militano in un partito deb– bono essere basate su dati esatti e oggettivi. E, spero, che almeno rn ciò, egregio Signor Direttore, Lei concorderà. Con distinti saluti. (prof. Redento Romano) Prendiamo nota che il prof. Ro– mano, dalla sua carica di segretario dell'ONMI, non riceve stipendio, bensl una indennità. Quanto alla carica di segretario della DC, non ho mai detto ch'essa fosse remunerata; e del resto ci rnan– rhercbbe altro! I cospicui vantaggi che ne derivano sono di per se stessi piì, che sufficienti. C. P. . stina prevede la concessione di mu– tui da parte dello stato soltanto fino al 50%. Le leggi pe_r il Mezzo– giorno (ultima quella del 2 marzo 1955) assicurano all'Istituto, che effettua i finanziamenti assumen– dosi il rischio sino al 30% del ca– pitale mutuato, il 3,5% del 5,5% che il mutuatario restituirà in con– to interessi. A Trieste, alla Cassa di Risparmio locale, si vuole dare solo lo 0,5%. Non parliamo· poi del fatto clie, mentre per il Mezzogior– no le provvidenze considerano la partecipazione del Tesoro come un fondo cassa, lc::gato in permanenza all'attività del Mezzogiorno d'Ita– lia, qui la somma raccolta con il prestito «Trieste» viene « presta– ta» dal Tesoro e non solo per Trieste, ma anche per la provin– cia di Gorizia. Cl,OIIINDOl'Al'AN

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