Nuova Repubblica - anno III - n. 6 - 25 marzo 1955

2 NUOVA REPUBBLICA INMARGINE ALCONVEGNO DE"IL MONDO,, E DIUNITÀ POPOLARE è la disciplina delle Società per azioni, e il nostrò Ascarelli ha indicato in modo chiarissimo e: convincente come potrebbe otte– nersi. C'è pure il problema doga– nale e delle liberalizzazioni, ma il modo in cui pensa trattarlo La Malfa servirebbe a niente, po– trebbe divenire un ottimo campo di manovra per tali gruppi, come del resto è. Il problema poi della nazionalizzazione di certi servizi,' come quello elettrico e telefonito, è importantissimo: segna un orienta– f!Jento. Ma sono tutti r.imedi che possono rappresentare una soluzio– ne solo ove vi presieda un orien– tamento di carattere generale. E questo non può essere che poli– tico: riguarda le strutture e il funzionamento e il fine dello sta– to. Si -tratta cioè di scegliere e di sapere J:Juale stato si vuole, e,. per– ché abbia· a svilupparsi una azione comune, si tratta altresì di sapere se i liberali sono e vogliono es– sere liberali, e democratici i de– mocratici, anche se sono, direi spe– cialmente fe sono; socialisti. Portare nel paese la lotta « I NSOMMA chi è che coma,;da in questo paese? ». La •do– manda fu fatta, nel Conve– gno tenutosi nei giorni scorsi a Ro– ma sul tema Orientamenti di 1111a politica contro i monopoli, da Leo– poldo Piccardi in replica agli inter- . venti di La Malfa e Visentini sulla sua relazione. E mi sembra che con tale domanda noi di Unità Popolare si sia messo subito in evidenza il fondo politico del problema. In Italia, a differenza di altri paesi, la formazione e lo ·sviluppo di posizioni di monopolio, prima di essere un fatto determinato da ragioni di sviluppo economièo, è stato ed è tuttora un fenomeno politico. I monopoli esistenti e quelli in via di formazione sono il risultato non già di una vo– lontà di espansione dell'economia produttiva, del suo potenziamento e di modifica, sia pure a fini par– ticolaristici, delle condizioni di mercato, bensì privilegi creati e so– stenuti poi dalla legge in un re– gime politico di privilegio. Altrove hanno trovato un freno e tempera– menti nelle leggi e nel sistema politico; qui è la legge che li ha determinati e che ha operato in modo da assicurare il loro svilup– po. Altrove nella loro attività può riscontrarsi una preoccupazione espansiva; qui la preoccupazione principale è quella di limitare piut– tosto il campo della propria atti- (co11ti11uazione cli,, pauinc, J) gruppi, movimenti e piccoli partiti di accordarsi col vostro? « Non dovrebbe trattarsi, » av– verte esplicitamente Comunità « né di un puro accordo di vertici, né di una dispersione di forze in un unico organismo a carattere rigido (un superpartito). Verticalmente una struttura di 'tipo federativo, orizzontalmente una larga autono– mia su scala regionale dovrebbero permettere il massimo di articola– zione e insieme un'equa rappre– sentanza delle forze e degli inte– ressi locali». L'avvertimento può essere di– scusso. Anzi deve essere discusso, prima, come io mi auguro, di es– sere accolto. Ma soprattutto deve essere di– scussa, prima di essere accolta, e per essere accolta seriamente, la proposta di una nuova iniziativa, atta ad integrare e a trasformare radicalmente l'iniziativa dell'on. La Malfa. Abbiamo segnato un punto, at– traverso il quale è necessario pas– sare: scrivevo il IO febbraio; passa– re e non fermarsi: in un discorso di retto a coloro che erano ancora e– stranei al nostro Movimento. Ma il discorso era diretto anche a noi stes– si : non intendevo certo affidare ad Unità Popolare la funzione di un paracarro. Attraverso quel punto dobbiamo passare anche noi : prima degli altri se abbiamo più fiducia in noi che negli altri : dopo gli altri, se abbiamo più fiducia negli altri che in noi. E resti chi vuole ad accarezzare il paracarro. Gl-1.COllONOVENT\ Bibliotel; Il U contro • I monopoli vità, aumentando invece, insieme al costo dei servizi, ·i sovraprofitti . aziendali. C'è inoltre, in Italia, un altro ordine di monopoli (senza riscon– tro in nessun altro paese) che ven– nero creati direttamente dallo sta– to con capitai i e mezzi dello stato stesso, forniti o assicurati in for– me coercitive di contribuzione. Si tratta degli enti econonlici nati du– rante il regime fascista (come l'En– te: risi, il Consorzio Canapa, l'Ente Cellulosa e Carta, l'Ente Coto– nic:ro, il Consorzio produttori zuc– chero; ecc.) i quali, anziché spa– rire con la caduta del fascismo, si sono rafforzati e sviluppati e, fun– zionando autonomamente, si sono ulteriormente inseriti, con parte– cipazioni azionarie ed altri accordi, nella azione particolaristica degli altri monopoli. Alcuni di essi a– vrebbero potuto facilmente trasfor– mare la loro costituzione interna in forme cooperative, o anche ritor– narvi, come ne) caso della Fed.• Consorzi Agrari, e assolvere una duplice funzione d' inte(eSse ge– nerale e d'interesse delle catego-. rie produttive alle quali si riferi– scono. Ciò non è avvenuto. Que– sti Enti, senza trovare una classi– ficazione tra i gruppi capitalistici operanti nel settore economico, so– no rappresentati da uomini che non vi apportano capitali propri ma che dispongono a proprio libitò, alle volte per finanziare un giornale o un partito, di un denaro che non è loro, ma dello stato. Quello che è più grave è che tut– ti questi vari monopoli - indi– pendentemente o collegati insieme attraverso la Confindustria - do– minano in effetti la situazione po– litica. A determinare la .quale non ~ono tanto i partiti, che agiscono :ome pedine; sono invece i gruppi monopolistici di varia origine e na– tura. Non c'è forse partito tra quelli che contribuiscono a formare le maggioranze governative o che ne ,ono alla destra, che non se ne lasci influenzare e che non debl.Ja dipendere dalle loro fonti di finanziamento. E non v'è quasi giornale a relativa diffusione - t.utti i maggiori, ad ogni modo - che non sia nelle loro mani. t però negli organi di direzione economica dello stato che questi enti monopolistici hanno potuto solidamente inserirsi. :t lì che eser– citano senza trovare ostacoli il loro potere e fanno la politica che vogliono. A parte la scelta del ministro, la quale può non di– pendere da loro, ma che non ba– sta a mutare l'andamento delle cose - come !fa dovuto ammettere, evidentemente con · cognizione di causa, lo stesso La Malfa - e che in genere porta a quel posto perso– ne del tutto sprovviste di una com– petenza specifica, le leve di co– mando di direzione economica si 1-rovano concentrate, fin :lall'epo– ca fascista, nelle mani dei gruppi monopolistici di vecchia e di nuo– va creazione, a cui la burocrazia è legata per una infinità di rap- l,; porti diretti e indiretti. Nei van ministeri, quelli economici in spe– cie, è entrata tutta una categoria di esperti, di consulenti, di traf - ficanti • in permessi, licenze, con– cessioni e divieti, in funzione dei vari interessi monopolistici che la qualità e il modo come è or– ganizzata e funziona la nostra bu– rocrazia facilitano enormemente : con maggiore successo negli organi di coordinamento. Il problema che tale situazione pone è quindi essenzialmente po– litico. Non basta chiedere, perché abbia a mutare, che si formi un Comitato permanente di ministri (se è per questo, si potrebbe ri– spondere che c'è già) alle cui di– pendenze siano costituiti organi e uffici di studio, di ricerca e d'in– dagine. Non servirebbe che a per– dere tempo. Si tratta invece di spezzare, o rovesciare, la posizione di dominio che i monopoli ten– gono e di imporre dal di fuori, indipendentemente dal giuoco del– le combinazioni parlamentari, la riforma di tutto l'ordinamento am– minìstrativo e giuridico stabilita dalla costituzione. E se tale è il problema (ed è certamente tale), come allora orga– nizzare una azione per risolverlo, come condurla, come svilupparla, con quali mezzi ? Il lato tecnico è senza dubbio im– portante. Il convegno di Roma si è preoccupato di individuare alcu– ne misure risanatrici. Fra queste C'è questa volontà di lotta a fondo· contro i monopoli? E. al– lora bisogna accingersi a farla sen– za discriminazioni e senza esclu– sioni di colpi. Quanti sono intanto.i partiti sui quali è possibile contare e quali sono pronti a rompere ogni compromesso con le posizioni e gl'interessi monopolistici, Quanti parlamenrari sono disponibili, sen– za riserve e senza diverse in– tenzioni, per la battaglia? E vo– gliamo confinare l'azione alle ri– strette riunioni dei convinti e dei competenti, o· vogliamo portarla invece tra il popolo, tra coloro che possono capirla e sentirlà, con tut– ti i mezzi di parola e cli srampa; in modo da determinare un movimen– to travolgente? Ecco la domanda da porre. Quan– to alla risposta, la nostra ci sembra di averla data. OLIVIEROZUCCARINI TESTIMONIANZE SULLA"GERMANIA I MI.RACOLI TEDESCHI N EL giugno scorso mister Conant, Alto Commissario degli Stati Uniti in Germania, in occasione d'una sua visita ad una città del nord, parte– cipò Ira l'altro ad una riunione stu– dentesca, esp.ressamente convocata, in cui erano rappresentate le facoltà e le organizzazioni goliardiche della loca– le università. Ebbi la " fortuna " di parteciparvi. Erano in programma una conversazione amichevole d_ell'alto per– sonaggio ed una discussione sui temi esposti e su altri eventualmente propo– sti dai partecipanti. Non è mia inten– zione riferire punto per punto il con– tenuto del breve discorso tenuto da mister Conant con aria amichevole, pa· tema - direi !.- e nello stesso tempo distaccata, né quello dei successivi in– terventi che si aggirarono, dopo una digressione iniziale sulla vita universi– taria in America, l'uno e gli altri intor– no a due argomenti : rapporti tra est ed ovest e riarmo. Non è tanto impor– tante sottolineare che il primo punto fu presto accantonato dando per di– mostrato che, nonostante i ripetuti ten• tativi del governo• americano di rag– giungere un accordo, tentativi di volta in volta sventati con fredda determina– zione dall'Unione Sovietica, tali rappor– ti rasenterebbero la sfera dell'impossi– bile; né che si giunse alla ben com– prensibile conclusione che l'unica poli– tica ·possibile era quella del generale Eisenhower e del cancelliere Adenauer; interessa piuttosto mettere in luce lo particolare atmosfera della riunione. Non parve che il minimo dubbio sfiorasse la mente dei presenti neanche in rapporto al problema della riunifi– cazione o almeno nessuno credette op– portunodi romperequell'unanimitàdi consensi che sembrava esistere. Vi fu un solo diplomatico tentativo da parte di uno studente che chiese se quel lo dei rapporti commerciali tra ovest td est non poteva essere, come sostengono importanti circoli inglesi, un modo di contribuire alla distensione. Lo stu– dente però era uno straniero. Un altro, comunicando che sarebbero presto ar– rivati alcuni rappresentanti di una uni– versità · orientale·, chiese se. i rap– ·porti culturali fra le due Germanie po– tessero, secondo il governo americano, favorire il raggiungimento di qualche risultato concreto. E la risposta era gen– tilmente affermativa, tanto più, rile– vava inoltre l'Alto Commissario, che questi poveri giovani, imbottiti di pro– paganda, non potranno non accorgersi, vivendo in uno stato democratico, quan– to assurde e false siano la dottrina e la prassi comuniste. Ho raccontato questo episodio perché mi sembra un esempio indicativo di una particolare situazione psicologica che è alla base di una certa situazione politica. Se infatti è vero, com'è ve'ro, che la politica del cancelliere Adenauer è confortata dal consenso di larghi stra: ti dell'opinione pubblica, ciò dipende anche ·dalla divisione del mondo in due blocchi rigidamente contrapposti, dal fatto che la linea di divisione passa proprio nel corpo della Germania ed infine, in misura considerevole, dal « complesso russo» o meglio dell'an– ticomunismo che nella repubblica di Bonn si manifesta in modo particobr– mente acuto. Vi sono pochi comunisti e quei pochi devono operare in un am– biente ostile ed estraneo, quasi ai mar– gini della società. La FDJ, l'organiz– zazionegiovanile comunista, è proibita e lo stesso pericolo corre la KPD (Par– tito comunista della Germania) che non ha nessun rappresentante in parlamen– to. L'anticomunismo nelle sue varie gradazioni, è un atteggiamento comu– ne ai vari strati della borghesia e ai lavoratori organiaati nel DGB (la confederazione sindacale tedesca) e ade– renti alla SPD (partito socialdemocra– tico). E' un atteggiamento deciso, senza riserve, che spesso r1ssume la durezza di una condanna morale. Molti pen– sano che se il nazismo è da condan– nare e sopratÌutto da dimenticare, il comunismo dev'essere respinto e com– battuto. Diffusissima è la tendenza a vedere analogie, a stabilire confronti, e non a v:mtaggio del comunismo. Una discussione obiettiva sulla Repubblica democratica tedesca o sull'Unione So– vietica è pressoché impossibile. Tutto ciò i:: tanto pili evidente quanto più ci si avvicina alla linea di demarcazione. A Berlino tale stato d'animo raggiunge la sua massinla acutezza. · Due mondi nemici vivono nella citt:ì. ,Ognuno lavora, vive ed ha presente l'altra Berlino, ma sembra volerla igno– rare. « Jgnornre », qui è il punto. 'La realtà è che tutti vogliono o af– fermano di volere la riunificazione~ ma per molti si tratta di un atteggiamen– to puramente platonico e molti-altri, d"altra parte, temono più o meno con– sapevolmente che la riunificazione tur– bi l'equilibrio economico-politico rag– giunto dalla Germania oC<identale. Vi sono indubbiamente dei sentimen– ti contrastanti alla base di certi at– teggiamenti dell'opinione pubblica te• desca e anche tra i favorevoli al riar– mo molli lo accettano pieni di dubbi e di esitazioni, altri lo subiscono com·e una « fatale » necessità. Ed ecco, " questo proposito, un altro episodio in– dicativo. Nello scorso inverno la se– zione <li una organizzazione studen– tesrn, a carattere politico-culturale, del– la sunnominata università invitò un colonnello a disposizione a parlare sul terna << Riarmo, sì - ma come? >>. II co– lonnello (momentaneamente a disposi– zione) fu pari al suo compito. Cercò di spiegare, nel modo più naturale e più ronvincente possibile, che uno spirito completamente nuovo avrebbe plasmato il futuro esercito. Al discorso fece se– guito una discussione ed un referendum. Ma credo sia opportuno lasciare la parola al locale giornale universita– rio: « Ora almeno sappiamo quali sono i progetti degli esperti del riar– mo. li signor colonnello disse molte nobili parole. Non vogliamo mettere in dubbio il suo iJealismo. Ma come si presenta la realtà? La personalità del soldato non verrà demolita ma un sano addestramento è necessario. E inoltre è finalmente tempo che ci sia una istan– za educativa per la virilità del popolo tedesco perché "l'esercito è una scuola del popolo e non solo una scuola per la guerra". on solo? Ma anche dun– que! Dobbiamo essere educati alla de– mocrazia. Da chi? Sono forse i vecchi ufficiali di carriera che dovrebbero in– segnarçi Ja costituzione? Su! Sottufficiali prussiani, legate pili stretto il vostro elmo, nessuno deve patire freddo e fame, ci sono caserme per tutti, a<lde– strate dei buoni democratici! Non vi dovrà essere una disciplina insensata, come del resto non c'era nella \Xfehr– macht - ???? - In quale Wehrmacht, sign~r colonnello? Forse però tutto cambierà. Si potrebbe anche dare una occhiatina a quanto avviene nelle ca– serme della guardia confinaria per ave– re esempi dello ' spirito nuovo '. E come si pronunciò l'assemblea? Que– stioni sottoposte a referendum: Crede che nel momento attuale vi sia un nu– mero sufficente di persone capaci di agi– re, quali ufficiali, nel nuovo spirito de– mocratico? Risposta : no,. a grande mag– gioranza! Crede alla possibilità di for– mare in futuro un tale corpo di uffi– ciali? Risposta: sì, con lieve maggio– ranza. - Si farà veramente il tenta– tivo?». Vi sono insomma, anche oel campo governativo, molte incertezze. Vi so– no d'altre parte coloro che provano un certo senso d'orgoglio sentendo can– tare in tutti i toni che la difesa del– l'Europa, senza le divisioni tedesche, è impossibile - gli stessi forse che gioi– scono quitndo il governo americano sembra puntare su Bonn e trascurare Parjgi. Vi è infine una minoranza, pe– rennemente inquieta, di « disturbatori » che si domanda : saranno proprio le famose dodici divisioni a risolvere il problema? Che cosa si nasconde vera– mente dietro a tutta questa storia? Il sistema economico e la toncorrenza sui mercati internazionali saranno poi del tutto estranei alla « gran cosa »? PAOLOCORAZZA

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