Nuova Repubblica - anno III - n. 5 - 10 marzo 1955

NUOVA REPUBBLICA 1 5 g - i o r n i n e l n a o n d o 'QUALU~QUISMO I~ FRA~(JIA I 1_ . .... "'i...!'....L... :..~~~.;:; ~-~ .. ~ :...2. ~=---;r . -_ ~; \. .~ « Per quanto marcio sia il mar- lista, -quasi -razzista:- (; Tutti uniti, .un cio, non vi è più marcio della legge avvenire raggiante.... Rifare la Fran- e dci legislatore:). Questo è uno cia tra francesi.... Puri, onesti, leali, degli slogan con cui Pierre Poujade, fedeli ;). (; capo ;) del nuovo movimento qua- L'Union de Dilense des Commer. lunquista francese strappa l'applau- ça.nts et Artisans (Un CA) è diretta so alla sua folla di bntteeai, Lo ri- da un vinaio, un ottico, un pizzica– rcfisce in un'ampia inchiesta consa– crata al movimento di protesta con– tro il fisco il grande settimanale mcn– desista VExpress - che ha raggiun– to in un anno e mezzo una delle pill alte tirature della stampa setti– manale politica in Francia, la tira– (ura di 170.000 copie. t anzi curioso di rilevare che sia L'Express, creato Der rlM vita al mo– vimento d'opinion~ che portò al po– tere Mcndès-Francc, che il movimen– to di protesta fiscale di Poujadc, so– no nati quasi contemporaneamente, diciotto mesi Ja. E non appena le nostre destre coalizzate hanno rove– sciato Mcndès-Francc. il movimento Poujadc, da loro animato per ren– dere la vita difficile all'ex Presi– dente del Consiglio, ha sfruttato il malcontento diffuso nel paese pe7""ii caduta del governo e ha fatto in un mese progressi che non era riuscito a compiere in un anno e mezzo d'esi– stenza precedente. Non appena, cioè, il malcontento popolare contro dieci anni di malgo– verno, sette anni di guerra d'l ndo– cina e una politica economica, finan– ziaria e sociale ortodossa, che depri– me l'economia c lascia libertà d'azione ai monopoli, ~ uscito dal binario de– mocratico e parlamentare nel quale era stato istradato dall'esperienza Mend~s-France, esso ha assunto la forma demagogica. del qualunquismo fiscale del signor Poujade. Che cosa vuole costui? In un pri– mo momento, si era accontentato di promuovere agitazioni contro il fisco, determinando in alcune zone c in seno a certe categorie sociali (Iat.tai, pizzicagnoli. macellai, baristi, orafi e droghieri) lo sciopero fiscale e la re– sistenza solidale di tutti i membri del movimento al controllo fiscale'- Que– ste sono tuttora le armi principali delle quali si serve. Ma caduto Mendès-France, il mo– vimento si è politicizzato e da una generica resistenza fiscale ~ passato a una forma precisa di demagogia qualunquista a sfondo anche politico. I dirigenti politici francesi sono chia– mati in blocco i c: poliladri :t, les pO/YlJoleurs, essi sono accusati « d'in– grassare con le nostre spoglie, la ca– rognaccia :t, e nella classe dirigente sono compresi in blocco « i grossi » (ossia i grandi capitalisti), gli « in– tellettuali :), ·gli « stranieri ». Il tono diventa spesso acces;mente naziona- [OnYE6HI RE6lOnALI .di U. P. Sabato 19 marzo a Firenze, nella sede di Piazza . della Libertà 15 (ore 9,30), avrà luogo un Con– vegno Regionale Toscano, col se– guente o. d.g. : l) Relazione politica di un mem· bro dell'Esecutivo; 2) Iniziative locali dei vari gruppi ; 3) Problemi e situazione politica locale; 4) Organizzazione regionale. Un Convegno Regionale Emi– liano dello stesso tipo avrà luogo domenica 27 marzo a Bologna. I Convegni sono aperti anche ad amici e simpatizzanti. gnolo, un barista e un fotografo, cd ha un chiaro aspetto di classe, es– sendo partita dalla protesta fiscale dei piccoli contribuenti e sforzandosi . di organizzare il milione e un quarto di commercianti e artigiani francesi; ora sta penetrando anche nelle e3Jl1- pagne, fra i piccoli proprietari. Alla fine di febbraio, pretendeva di avere organizzato 800.000 aderenti, essen– do, se ciò fosse vero, il piil forte mo– vimento organizzato francese. Solo il movimento gollista, quando era an– cora in auge, aveva supcrato queste cifre. Il suo giornale mensile avrebbe una tiratura di 400,000 copie. Il movimento è partito dalla pro– vincia, dalla Francia centrale, per diffondersi progressivamente a rag~ giera. man mano che le fortune di Mendès-France calavano, e sopratut– to dopo la sua caduta. Ha teorica– mente un aspetto anarcoide di lotta contro lo Stato e la classe dirigente attuale, ma ha uno sCondo tipica– mente fascista, di una tonalità social– mente più vicina al fascismo tedesco e a quello belga rexista di prima del– la guerra, che a quello mussoliniano. Partito dalla Francia centrale ed es– sendosi ormai affermato con la sua organizzazione in due terzi del paese, è passato, negli ultimi giorni di vita del precedente governo, all'assalto contro la capitale, riuscendo a fare il suo inglesso sulla scena politica na– zionale il 24 gennaio, con un comizio monstre di 60.000 persone, tenuto a Parigi, al (; P~rr. des Sports ;). Da principio, nessuno se n'era preoccupato. Era accolto un po' gO- . me fu accolta da noi due anni fa la (; Lista della Bistecca ». Poi fu aiuta– to dalle destre. E ora, caduto quello che appariva l'unico ostacol,9 serio e democratico alla sua estensione, un governo di centro-sinistra, le destrc se lo ritrovano fra i piedi e sono co– strette a indire riunioni di super– prefetti per studiare i mezzi di com– batterlo. Prima della caduta di Mendès– France, del resto. le destre non ave– vano esitato ad accogliere favorevol– mente le richieste di Poujadc, per mettere in imbarazzo il governo. Lo schieramento della destra alassica (indipendenti, s-ontadini e gollisti dis– sidenti di destra) aveva accettato i cinque punti del suo ultimatum ; i cattolici, presi di mira, si erano di– fesi e avevano fatto buon viso agli attaccanti j gli stessi radicali erano disposti ad accettare la richiesta di abrogare le pene contro i renitenti al controllo fiscalC'. Tutti costoro sono ora al governo e sono chiamati a mantenere gl'impegni presi verso il movimento qualunquista di Poujads Questi non presenterà candidati ·all>.: prossime elezioni amministrative, ma appoggerà i candidati che accetteran– no il suo programma. Val la pena di trarre una lezione da questo fenomeno: quando la de– mocrazia non riesce a risolvere i pro– blemi più urgenti di un paese e con– suma tutto il patrimonio dclla pa– zienza popolare, si aprono due sole vie : un governo democratico di sa– lute pubblica o la demagogia piaz– zaiola di un movimento qualunqui– sta, La prima porta al consolidamen– to della democrazia. La seconda por– ta alla dittatura di destra, che rischia di non offrire più altre alternative, dopo un certo periodo di tempo, che la dittatura di sinistra. PAOLO ,'ITTORELLI La corrispo'lde'l:a dalla Francia, giuntaci all'ultimo . momento, si riferisce allo stesso « fenomeno Poujadr. ~ al quale è dedicato l'articolo di politico. tslu a. Non dispiactlrò ai letlori cile 'Iucslo I,nomeno V"IIlO dr· s..,;lIo 1111 ,Iuf' ns.fr" '!J./ori dil"rti. ·.N. ti. n, l'I'A''IA, o••' (continuazione. da pagina 4) che è stato: Malagodi voleva arre– trare apparentemente sulle posizioni di gusto dei ministri, per poter ri– tirare le sue dimisisoni j questi vole· vano rimanere ministri col ben.epla– cito di Malagodi. Il 5 mar~o. torna– to in Consiglio dei Ministri, l'ono De Caro ha chiesto a Scelba se si potesse obbiettare alla legge sui fit– ti. (; No », ha risposto Scelbaj « ri– ferirò », ha replicato fieramente De Caro. Riferirò, s'intende, a Mala– godi. Non si poteva più degnamente mostrarsi indispettiti, e impotenti, di fronte al proprio segretario del Par– tito. Il guaio del Partito Liberale, a nostro avviso, non ~ di aver deluso la sinistra del (; Mondo ». Questa continuerà, speriamo anche più bril– lantemente perché più liberamente, a costituire per molta borghesia ita– liana il modello di una critica d e-, gante e spesso documentata del mal– governo. II guaio dci Partito Libe– rale ~ che quei ministri, i migliori personaggi della «élite» malagodia– na, continueranno, soggettivamente, a credersi suoi malrassegnati avvC'rsa– ri. Così che non combatteranno né una loro battaglia politica, .che non esiste, né quella del conservatorismo, che l'on. Malagodi ~ insufficiente a condurre da solo. Insufficiente, per– c4t il ,conservatorismo non consiste, come crede l'ono Malagodi, nel dire di no ad ogni proposta di riforma, per lasciare intatto il malessere che la riforma prescrive e impone; con– siste nel trovare, nell'ambito della situazione esistente, le procedure adatte a ridurre, appunto, quel ma– lessere. Ecco il punto in cui non funziona il Partito Liberale, né come velleità radicalistica, alla maniera dei Ministri, né come intenzione con– servatrice, al modo dell'on. Malago– di. Ma, si penserebbe, malcoadiuvato da uomini che hanno ancora la for– za di riuscire eletti, ciascuno nella propria circoscrizione, per l'onestà del loro passato, Malagodi dispone almeno di altre forze, giovani, ag– guerrite, esperte. I nuovi giovani tur– chi del conservatorismo. Non è ve– ro: questo « staff :) si Jimita all'av– vocato Orsello, all'ono Marzotto, ed a pochi altri uomini di terzo e quar– to ordine. L'on, Malagodi può be– nissimo, come scrisse il Sole nei gior. ni della tormenta, disporre di una· « efficiente organizzazione» : ma ef– ficiente ai fini della schedatura dei soci e dei militanti; efficiente ai fini della normale amministrazione di se– zione, Ma immaginiamo una campa– gna conservatrice nazionale condot– ta dai funzionari ? dai funzionari del– l'on. Malagodi? Non scherziamo. Questa è la crisi del Partito Libe– rale. Mancanza di uomini e di idee. In ultimo, mancanza di alleati. Per– ché l'ono Malagodi non può dimen– ticare, e gli fa onore, di essere figlio dell'ultimo confidente di Giovanni Giolitti; c se capita ai suoi deputati di affiancarsi, in Commissione, con missini e monarchici, a Malagodi ri– mane l'animo di deplorare il senato– rc Perrier, se questi si lasci abbin– dolare dal generale Messe. La destra italiana non è pronta, questo è il guaio. Che resta dunque di vivo, di utile, nelle mani del segretario? Può Car uscire i suoi colleghi dal governo, è tutto. Ma ~ sicuro, dopo, di contare di più dall'opposizione? Conterà cer– to meno: è la sorte dci moderati, che, dall'opposizione, non riusciran– no mai a persuadere abbastanza la gente delle colpe del governo: al lor<;> posto, in questa funzione, trion– Cano sempre gli estremisti. Ma al– lora Malagodi ha sbagliato? Non ha sbagliato: non poteva agire che in questo modo, l'unico sincero, per lui ; l'unica sua persuasione. Ci dispiace dirlo; la faccenda è ben più radicale. L'on. Malagodi nOIl ,è un uomo po– litico; è un direttore di banca. Per– ché non ritorna all'antico mestiere? Mestiere degnissimo, spesso arduo. L'on. Saragat, quando si provò co– me impiegato, diede risultati medio– cri, al dire del vecchio Nitti: appena passabili; quelli dell'onoMalagodi fu– rono, invece, eccellenti. La Banca Commerciale è grande, un posto di– rettivo c'~ pur sempre, ancora una volta, per il dottor Giovanni Mala– godi. In politica, l'ono Malagodi ha l'agilità di un pescecane. Mare dif– ficile, questo, dottor Giovanni ca– rissimo, Torni alla banca, Lasei la politica a chi sa farla : il Villabl'u– na, a Martino, a De CMo.... R OM...., 26 Febbrllio, è cOIll'oca– lO il (oluiglio 1U1Ziollttle del p'I/·/ilo liberttle. Ore 1O~ "per· /Urtl del convegno "I palazzo Btlr– berini sede degli u//hitlli iII COIl– gedo. FUIIUl/ll lurll perché Ifl por– Ili è chiusa. Ore 11,30 sempre lIe– m l" /Ilmala; i comiglierj si 4· fol/ano daVlIIlIi al palazzo ùnpre– cando perché nOIl vi è qelllmello l'idea di dMe inizio ai lavori: la direzione è a "ia Frallùltl e Siri studia/ldo d" dlle giorni 1m /lOssi– bile compromesso fra Malagodi, in– trafuigenle sui palli agrari, e i Ire ministri accomoda"liu imi con la D.C" Ore 13 II/Ili a pranzo. •Ore 16: aperlura del/a sala ed ùlizio dei lavori. NOli fii sono ac· cordi, parla Malagodi. Discorso corlese nel/a forma ma durissimo ileI/a sostanza; Malagodi vl/ol ri· vedere palli agrari, leggi Iribula. ,ie, E.N.I., I .R.I., induslrie e com– me,.ci in senso /avorevole ai celi abbjenli, ùlJellde imporre condi· zioni "Ila D,C. e sostiluire Stira– gal 'leI/a posizjolle di IJYesligio che quesli avel'a illizùllmellle nel go·vel"l1o. Ore 20 ptlt-ltl Marlino: discorso lagliell/e nel/a fo rma m" 11011 ùJ/ransigenJissimo lulla so– Slanza,' Marlino fa l'elogio del/Il propri" oper:l al gOllemo, sosliene il quadriparlilo, esige che i depu– Illli Iibertlli Si411.0 obblig'lli a vo– lare i palli "gl'ari, Malagodi com– preso : è ulla condizjolle IImiliallte per qllesl'lIlIimo. Si misllrano gli applausi, Marlino l1e ha aVllli più di Malagodi; cenlro e sÙlislra so· no giubilanli, i parlame11lari D.C. hanno approvalO i palli agrari so– stenendo Marlino, Vil/"brlllla, De Caro: la Confindustria, dl/lle co– /olllle dei slloi giomali, iuvita Ma· lagodi a cedere, quesli 11011 PIIÒ fl/rlo decentemenle, i Ire ministri alla((ano, la dl/rma malagodia1lll filila il venlo, sa che M(llflgodi è il mand"ttlrio ma che i soldi ce l'ba De Micheli e si appresla a sqllagliarsela: alle 22 d;" sabalo A1(I' IlIgodi sembra SPll((ÙIlO, Domenica 27 Febbmio ore lO, l'iprel/dollO i I"vori. « 1'11110 I,er tlria, "bbialllo tJillto », IIrltl giubi. Ialite il giol'alle bt/roNe Compaglltl, libemlc di sinislr(l 'M/lo/e/allO. Par– lallo persollaggi di secolldo PÙIIIO, l'a 111 microfono l'Oli. Bel/al/isln, si aSJerrà dal ·VOlo,' monellla la gioia del (enlro-sùlislra. Ltt sini– SJm I(((e ma è prollia a 1I01"re COli· Iro l'odialo ZlIIlIpanù. Si pari" gitì di 1111" segrelel'ùl CluSfllldro. 0,– sello, vice seg,.eltlrio, già litlido, sembra a//etlo dlll morbo blù: se Malagodi perde per llii è la fine. Ore 12 arriva l'on. Morelli (i Iilo– li di mloretJole SOl10 quasi tulli 0110ri/io) fralello del segretario geo nera/e della COII/illduslria, IlIlIi al· !ermallo che è venlllo a seppellire Malagodi coslringelJdolo al/'umiUa· zione. Ore 13 IlIlIi a pranzo, Ore 16 Ili/li iII alll". L'a/moslertl è IIl1l1ala, Malllgodi e i ministri so· 110 di 111101'0 "I 1""010 delltl pre– sidetlZll, !t, Sitl;;/I',' è preOfCUpaltl. Ore 18, /}fIda Vil!tlbr",,,,, l" s"l" si ritllll,ie, la si"islrll rilJl'e"de ani– mo, « S",à 1111 discorso di rO/lIl· ra» afferma il liorelllillo Mm'io Leolle, «Villabrlllui è 1101110 di sorpl"ne» sosliene fjdllcioso EII– gellio Scàl/aI'i. Vi sono sorprese illialli, III" iII !enso o/)pOSlo. Vii– lab..",,,, comillcia ti j"re 1'"polo~;tI di $t' sUsso C01l il 10110 Iremol(llll(? che gli btl l'also il nome di « bono jour tristes~c ». li//erll'" di (lVCI" risollo IlIlIi i lII11ggiori problemi dell'ecollomùl italialUl: « Tj sem· br'l poco, caro A1.alagodi, (/f'l'r !/If!S. -fO il 1I0siro ,w,ico Giol'(I!wi"i ld· 1t, presidellztl delle Camere di com– merd o, l'amico umza dj Sc,dea ,,1I'Eute Zolfj, "amho Sal/url Rtw· dtlc.cio ali" SIIIds, l'lI/l/ica pr%~~ Afessù,eo all'lspelJOfrllO minie"e e Imai altri ,u"ici liberali in /)osli bllolli, comodi e belI rimllner,,,i?» Malagodi 11011 dice né sì né no, Illi vuoi ·,'edere come. t'a a finjre. Dopo quesl'elogio del SOl/ogover- 1/0 Villabrul1a dice che il sila mol· lo è «fortiter et suavitec », che il SIIO spirito è farle ma la came è slanca: è la capilolazione. Mala· godi ghigna, Orsello slld,/: sembra IIna /1l1erpem dopo IIn parlO dif· licile e betl ,ùo/to, la s;'lislra è iII subbuglio; C"I/alli '''rl ali" 'ri. blllla, svenlola il '/(lsoue, lancia sguardi di /itllnma e pm·ole ro· vellli : « Senio dj 1111010 7'od'ore del lascismo liMare /)ro/n'io d,I quesla salti dopo III tlergog"tl e il Iradimento; queslo nOli è il ptll'– filo libemle, è il /Jal'lito boùl e ga.– lel'a. Di fronle " queslll infamia 110; del/a_ sinistr"... » TlIlIi aspel– lauo la {onelllsione ma quesIti 11011 ' c'è. Clllllmi esce in f1llù; i slIoi SI "Izano e si dirigol1o verIO /" porla. E lardi, De Caro inlerrom· pe la sedllla e l'usciltl della silli– $Irti si con/onde con quella di 1111- li i cOllsjglieri che 11l1/1110 a cenll, Ore 23 riprendono i lal'ori, Itl si"islra 11011 è in alli" ma "I « Mondo» a deliberare. Parltl l'oll. MarzOI/O, i Slioi fmlelli corrollo i" alllolllobile, IIIi, inca/Mce a g/li– d,/i·e macchine, m/JpreSenla la Ctl· StIla in p"rlll1JJelllo. A//erma che ItI sinisJrtl è « 10l/ertl/tI nel parlitO», Illi ne farebbe tlolel//ieri ti mello (tl/)/)laIlSi genemli). p"",,, Mtllllio Lllp;'/(lcri, dhe che i liber"lsilliS/f·i SOIlO dei c(l/ol1i, 11011 l'aie !t, pelltl di risllOlldere (I Ctllltllli. ( Ris/)o,,– derò io ,,1/'011, Clllla"i» IIrltl il ,'euhio GiOl'llllllilli, crea/ore del li. s/olle libertll./tlscisltl del '24. Gio– "fIlW;"i 1'.1 ,,1 micl"% llo, J(lIglùl bordtlle comro Itl sinisl'" citlllld" Giolilli, Salandra, e 1111 SIiO 1IIl1ic() di nome PrllJltfs. Dopo, t" la l'olttl di Afaltlgodi. Ha IriollllllO. L"o:d,g. cOllcordalo gli d,; "1 ilftlrùl pie"n su IIIl1i i pmlli, ormai i Ire mini· siri S01l0 suoi prigiollieri. Af"lrlgo– di rirell" che Missiroli s/ll « COI·. l';ere)) l'h,t chitl1l1(IIO « f/'tllello leI'· ribile », "iti Illi 11011 $",disce qlle· slo litolo mllssollico e pl'edili/!,e quello di « /Mdre gl'tltle» cbe 1oie– Ile dalO ni geJlliJi tlllzùlIli. E, co· lIle padre grtwe, è dislJoslo (( per– dolltue a quelli della sillislrtl per f/'''11110 gli sembrino /Illli dei rom· piIflllole e bellché i/ Mondo lo a/o lacchi ogni sel/iman,,: orlllai è pl". cllio e vuoi lomare iII pace COl1 1111· /0 qllel gruppello sebbene, egli dice, Irti essi vi s;allo dei miliardtl· ,·i che Irodallo il fisco. « Brar'o Z:lIllpanÒ, dagli n Carmldi"i» 11r· !t, feroce ItI I}!t,lell compalla: i più accesi SOIIO qllelli del cenlro. Ore 2 del 28 Febbrtlio, l'o.d.g, cbe SttflZi01Il1 l" viI/orja di Malfl· godi è "Pln'ol'flIO all'lIIltlllimità. 11 cOllvegllo si scioglie. Sul parlilo di ClIlIOIIl" e di Croce wltl la corl;'/a di !t,lltl de/l" COlljilldus/I"ÙI. Ore 7, escOIlO i quo/iditllli: "t.; si legge che la ri"irl/·" libel'tlle l'erle,.,ì ilei IJflr/ito. ""01.0 P"l'OI.'~1 5

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