Nuova Repubblica - anno III - n. 5 - 10 marzo 1955

4 NUOV A REPUBBLI CA I I T A L I 1 \ . , 01414 1 logo, prodotlosi, da parte britanni– ca, alle Nazioni Unite). E per la– sciare l'ono Martino alle belle vesti del suo alto ufficio, che eosa ha dato l'ono De Caro alla causa dci radi– calisrno, se non gli aspetti così sim– patici dcll'uninominatismo di colle– gio; che cosa .ha dato l'ono Villa– bruna, alla causa, per esempio, del– l'ENI? In realtà, non è mai esi– stita una apprezzabile differenza po– litica tra i Ministri e il Segretario. t esistita, lo riconosciamo, una dif– ferenza di linguaggio, di tono, di co– stume. Ma l'ono Malagodi è solo colpevole di tradurre in termini di esperienza tecnica, come un esperto mod.ernamente attrezzato, il conser– vatorismo dei ministri stessi. Dispiace che egli guardi l'orologio con il fare sprezzante di chi ·soffre di perdere il suo tempo j dispiace che_egli difen– da, come si dice, la libera concor– renza nei modi lievemente brutali della logica, che questo indirizzo economico comporta. Ma questo di– spiacere soggettivo ha impedito alla sinistra liberale di rendersi conto della seria identità obbiettiv3 Cia la destra e il centro liberale. Luigi Sal– vatorelli è ancora caduto nell'onesta illusione, quando ha ricordato ai mi– nistri liberali l'inferno dei tiepidi. Altrettanto la destra monarchica po– teva rimproverare a Malagodi di avere maldifeso le sue ragioni. Inve– ce ciascuno dei due voleva quello DI F~NCIA I IL GENIO DEI LIBERALI Dal nostro corrispondente L A lunga crisi continua. Continua, ci tocca oggi osservare, in for. IllC sempre più sconcertanti, so– prattutto dopo il Consiglio Naziona– le del Partito Liberale. Confessiamo che lo abbiamo seguito, anche noi, non scosa una certa ansia. Conoscia– mo da tempo la posizione di fermo conservatorismo delllon. Malagodi ; non occorre dire che non la condi– vidiamo. Dovremmo aggiungere che i vincoli, che gli sono maliziosamen– te attribuiti dai suoi nemici verso la C:0nfindustria e la Confagricoltura, CI allt\rmano c scandalizzano solo si– no ad un certo segno. A chi dovreb– be accostarsi, nelle idee generali e dci disegni, se non nelle pratiche combinazioni, un conservatore, se non agli organismi che difendono lo sta– to attuale delle strutture italiane? Forse aUa Centrale del latte o all'a– genzia dei « Metronotte :.? Indubbia– mente non esistono alleati più appro– priati ad indirizzo conservatore, di coloro che, dopo che egli ha parlato contro la giusta causa, hanno rie– cheggiato esattamente il suo pensie– ro. Abbiamo dunque rispetto e con– siderazione dell'on. Malagodi. Ma il nostro sentimento, se non la razio– nale anali-si dei dati in nostro pos– sesso, ci spingeva a desiderare, nei leaders della partecipazione governa– tiva, una posizione altrettanto netta, in senso radi~ale. Era la seconda spe– cie dei liberali, che avremmo volu– to ammirare. Sarebbe stata indubbia– ~lente una gradita sorpresa, giacché SIllO a questo momento non aveva– mo motivi sicuri, ai quali appoggia– re la nostra aspettazione. L'on. Mar– tino ci era apparso benignamente atlantico come uno qualunque dci suoi predecessori o dei suoi eventuali successori j avevamo presente la cara ~o~r~~~I~t~ml~fg~~~ d~~~3i~'leD~c~~~~~ smo quando spiegò al Parlamento riunito che cosa probabilmente suc– cedette a Capocotta; e quanto all'ono Villabruna, sapevamo benissimo che egli si era piegato, nella questione IRI-Confindustria, a rappresentare un punto di vista dci governo di coalizione, che condivideva, esatta– mente, quanto l'ono Malagodi. Ma era venuto il momento di sapere che cosa sia il radicalismo italiano: ce lo avrebbe indicato il Consiglio Na– zionale del Partito Liberale Italiano. Purtroppo, come sapete, non è ac– caduto nulla. II Consiglio Nazionale si è aperto un sabato alle quattro si è chiuso la successiva domenic~ notte. C'è stato il tempo di dirsi tutto, senza mezze parole, senza ri– guardi personali. 11 Ministro degli Esteri è sembrato per un. momento l'antagonista più degno dell'on. Ma– lagodi. Sabato sera i corrispondenti annunziarono: « rottura , . L'indoma– ni sera, l'intesa era raggiunta. Com– plimenti a destra, complimenti a si– nistra. Bravo il segretario, bravi i mi– n!stri.. Viva . il compromesso SceIba, viva I patti agrari, rifaremo tutto daccapo in sede di regolamento dci patti medesimi i e uno sberlcffo ai ministri. I · ministri, sberleffati, go– devano dell'accordo col segretario. Malagodi gettava le braccia al collo di Viliabruna. Villabruna! Che bel nome, per un protagonista della Werner, della Marlitt! che beI ·mi– nistro dell'industria! Che cosa c'è stato sotto a questa beffa? Sia detto con voce sommes– sa, per timore di dare fastidio a qualche amico nostro dci « Mondo :'. La beffa c'è stata. è vero, ma solo per loro, i liberali di sinistra. Solo essi avevano preso sul serio il biso– gno cd il momento di una onesta chiarificazione j solo loro avevano crc– duto che questa volta, bene o male il Partito avrebbe deciso pro o con~ tro Malagodi. Ma questa serietà di attesa e di pronostico era legata ad un presupposto. che non esiste : che il c: centro » liberale costituisse una posizione indipendente dalla destra ' un'ideologiaj almeno, una situazion~ morale nella vita parlamentare ita– liana. Eppure avrebbe già dovuto di– silludcrli un precedente quello sem– plicissimo. e pur ancor; fresco, del– J'asçcs~ di M<\!agodi ~lIa Segreteria, coi voti, appunto, del centro. Ma l'errore di previsione della sinistra consiste in una mancata analisi dei fatti, non già in un errore di valu– tazione degli uomini. Esiste, infatti, o è mai esistita, una politica estera di Martino, che non fosse la banale prosecuzione, mutate talune condizioni, di quella di De Gasperi? Già 1:1: volta scorsa avver– timmo che solo degli ingenui avreb– bero potuto attribuirgli un accosta– mento alle posizioni britanniche, . quindi una distinzione, una sfuma– tura di distinzione, nella politica ita– liana, rispetto ai precedenti del suo supino atlantismo. Mentre Martino e Scelba a Londra sanzionavano i soli aspetti atlantici della politica britannica, il nuovo ambasciatore a Washington. senza alcuna smentita o correzione da parte del suo mini– stro. teneva il linguaggio più c aU'ul– timo sangue:. che sia toUerato da un diplomatico (si ricordi il ben diverso contegno di Eden, in un caso ana- (./!g.. e (f paailla ti) I L signor Poujade è una persona seria? Questo cartolaio-libraio di una modesta borgata del &entro della Francia ha delle qualità che giustifi&ano questo successo, che non è solo di curiosità, che egli ottiene in tre quarti dei dipartimenti fran– cesi fra lo massa dei piccoli com– mercianti, degli esercenti, dei piccoli industriali schiacciati da una fisca– lità inesorabile? No. La risposta può /!ssere data con piena tranquillità. M a, le nel 1920 qualcuno avesse posto la stessa domanda. in Italia, nei riguardi di Mussolini, se, intorno al 1924, qualcuno l'avesse posta in Germania nei riguardi di Hitler, la risposta non sarebbe stata identica? Questo nostro suolo XX ce ne ha fatte vedere di cotte e di crude,' cile però questo giovane ciarlala no che percorre la Francia sostenendo lo tesi &he gli esercenti non debbano più pagare imposte possa domani as– surgere ai fastigi di un potere, che le obbligherebbe ad aggravare le A Genova i portuali difendono la democrazia soliti giornali « indipendenti ::. noh sono stati a perdere troppo tempo nel ricercare le cause dello sciopero dci portuali di Genova : hanno ta– gliato corto e tanto per non venir meno alle loro tradizioni di « indi– pendenza :. hanno scritto, a chiare lettere, che si tratta di una, fra le tante, agitazioni promosse dal P.C.I. per inconfessabili finalità politiche. Il Mezzogiorno - sempre aggior– nato su ciò che accade di tenebro– so nel seUore dell'estrema - so– stiene che i dirigenti comunisti della metropoli ligure « preferiscono im– pegnare gli operai in azioni desti– nate all'insuccesso piuttosto che con– fessare la debolezza del partito e dal– la C.G.I.L. ». Strana tesi, davvero! E perspicacè per di più! Noi avremmo voluto parlare di ciò che sta accadendo a Genova nel pro– cedente numero del nostro giornale, ma non lo abbiamo fatto per non correre il rischlo .di giudizi affret- portuali. al fine di prevenire, in tale settore, gli abusi e gli arbitri degli speculatori e dei gruppi imprendito– La « chiamata per turno :. consente riali. La legge, in altre parole, stabi– agli operai la distribuzione del la- lisce che il lavoro nei porti non può voro in maniera che ognuno abbia effettuarsi se non mediante quelle la parte che, per~ turno, gli spetta compagnie che, in regime di libera delle giornate lavorative; la libera scelta, non avrebbero nessun signifi– scelta pone gli operai alla mercè dci cato c che i lavoratori, con la loro padrone che è libero di scegliere, fra lotta, vogliono difendere dagli iUe– la mano d'opera disoccupata, un gali assalti padronali. lavoratore piuttosto di un ' altro. Era ormai qualche"anno (dall'epo- ditori armatoriali o industriali che, sempre, hanno difesa una tesi dia– metrahnente opposta: la libera scelta. Naturalmente, a seconda dci me- ca del governo Pella) che gli arma– todo con il quale i portuali vengono tori liguri andavano proponendo il avviati al lavoro, si determinano con- ritorno alla libera scelta, e nello dizioni favorevoli o sfavorevoli per scorso gennaio, facendosi forti di un gl'industriali. t chiaro chi! questi, in progetto per la regolamentazione dci regime di c: chiamata per turno " lavoro portuale a Genova di un cer– non hanno che un controllo limitato tò Bonacchi, alto funzionario - a del porto. . quel che si dice - del Ministero del Inoltre, la tesi padronale _ 01- Lavoro' hanno, più concretamente, tre a negare qualsiasi garanzia ai dato segno di volerIa introdurre. LAVORO e SI~DA()ATI I portuali non hanno frapposto in– dugi e a questa brillante iniziativa, combattuta, mezzo secolo fa, dallo stesso Giolitti, hanno risposto con lo sciopero che ha avuto inizio il 20 gennaio e che ancora dura. tati c poco meditati, come è avvc– nuto per i cronisti della nostra stam– pa d'informazione. La cosa che più ci stupisce è che questi non riesca– no ad avere quel tanto di spirito cri– tico da consentire loro una obiettiva descrizione delle ragioni reciproche delle parti in causa. Ancor prima di conoscere i motivi di un'agitazione '-___________ -l I soliti giornali « indipendenti , prevedono che l'agitazione finirà con un clamoroso insuccesso per gli ope– rai. Purtroppo, ciò potrebbe accade– re, perché i padroni genovesi sono caparbi, tenaci, all'antica e, per sfer– rare la loro offensiva, hanno aspet– tato il momento politico pii'! propi. zio: di « libera scelta ::. hanno inco– minciato a parlare durante il gover– no Pella, poi, con Scelba, sono ri– masti a vedere che cosa succedeva cd, in fine, visto che tutto andava per il meglio, si sono decisi ad agire. Il porto, fra la scandalizzata mera– viglia delle persone... per bene e dei sindacati dell'ordine... democratico pensosi dei supremi ' interessi della collettività, è rimasto paralizzato, ec– cezion fatta. per la banchina dello SCI di Cornigliano adibita esclusi– vamente alle necessità di questa gros– sa azienda della FINSIDER, le cui maestranze (60% CISL - 30% CGIL _ 10% CISNAL) prima di essere as– sunte hanno dovuto avere il bene– stare della curia arcivescovile. Lo sciopero è riuscito, ma forse mai co– me in questo caso la CGIL ha dovuto attenersi alle decisioni degli operai che son disposti a molto, per non dire a tutto, con o senza la CGIL, prima di cedere. Per loro è questio– ne di vita e se pure fondamental– mente di vita materiale, non soltan– to di questo: per loro il diritto alla « chiama.ta per turno » significa an– che il rispetto della dignità di uomi– ni liberi. Se i padroni vinceranno, sarà, comunque, una vittoria momen– tanea, pagata a caro prezzo. Noi sia– mo dalla parte dei lavoratori non solo perthé difendono il loro pane ma anche perché difendono valoro– samente la democrazia. partono con la lancia in resta in di– fesa dei padroni, riversando tutto il loro disinteressato pietismo sui pove– ri operai, vittime inconsapevoli delle manovre moscovite. In realtà, a Genova) i portuali sono tutti iscritti alla C.G.I.L. e, in grande maggioranza, comunisti o socialisti; lo sciopero, poi, è stato proclamato, diretto e sostenuto dalla Camera del Lavoro. Le altre orga– nizzazioni - la C.I.S.L. e la V.1. L. - non vi hanno aderito. D'altra parte la loro ade'sione, se vi fosse stata, sarebbe stata del tutto plato– nica. Comunque, i ,portuali - vin– cano o perdano la lotta nella quale sono impegnati - hanno ragione da vendere e se la C.I.S.L. e la U.I.L., che evidentemente per pene– trare nella fortissima cittadella estre– mista del porto confidano nel proba– bile insuccesso degli scioperanti, aves– sero data, sia pure formalmente, la loro solidarietà, non avrebbero com– piuto che un ~overoso gesto di di– gnità sindacale. Ma noi non vogliamo dar consigli e - tanto meno - espri– mere giudizi. Veniamo quindi ai fatti c... agli antefatti. I portuali di Genova, dal 1945, hanno organizzato il loro lavoro se– condo un criterio che, da secoli (da molto, molto tempo prima che na– scesse Carlo Marx), hanno, con alter– ne vicende e con alterne fortune difeso e sostenuto: la chiamata pe: turno. Tale principio non ha mai incontrate le simpatie degli impren- lavoratori - comporta una vasta organizzazione controllata dai così detti « confidenti , per il reclutamen– to della mano d'opera. Chi sono co– storo? Strani e loschi figuri che - in regime di libera scelta - eserci– tano. per conto dei padroni, il com– mercio della merce « lavoro >. Il film « Il fronte del porto :. può dare una chiara ·idea del profondo dram– m~ u~ano c~e ~tanno vivendo, pro– pno ~n questi "giorni, i' portuali ge– novesI che ben conoscono le insi– die e le malvagità alle quali è espo– sta la loro grama esistenza. t doveroso anche sfatare la con– vinzione che questi salariati conse– guano dei cospicui guadagni. Sono divisi in due distinte cate– gorie: gli addetti al carico e allo scarico delle merci c gli addetti alle riparazioni delle navi. Sia gli uni che gli altri non guadagnano più di L. ~O.OOO al mese, con un impjego che OSCilla. fra le 15 p le 18 giornate. Comç ··s'è detto, la « chiamata per tu.rno » - sostituita dal fascismo con la libera scelta - è stata rc– staurata dopo la liberazione assieme alle compagnie portuali - associa– zioni democratiche i cui dirigenti sono stati eletti, con regolari ele– zioni dai lavoratori associati. Va anche sottolineato che il no– stro codice marittimo detta precise norme per la tutela e la disciplina del lavoro nei .porti, rendendo ob– blig~toria l'istituzione, mediante una speCiale procedura, delle. éompagnie IL ('ArOLEGA tasse &he oggi parla di abolire, pas- sa i limiti della credibilità. . La Francia è stata sempre il pae– se dei demagoghi; attraverso lo sua storia più recente essa ne ha avuti a bizzeffe. e di prima qualità. Però. fatta ec&ez.ione del primo Napoleone, di &ui il genio giustifi&a molte &ose, in fondo, che abbia aVllto fortuna, non &i fu cile Napoleone il piuolo. La Francia li ha eliminati dopo un a&cesso di febbre che ha faàlitato la loro eliminazione. Tutti i popoli, per dirla con Giu– seppe Giusti, pagano a malin&llore il catasto e le gabelle. 1: vero che le imposte che gravano sul &ommercio pi&c% e medio, sull'artigianato che vive an&ora ana&Tonisti&amenle qua e là. sono formidabili, e peggio an– cora che formidabili, applicate ini– quamente. a casaccio. secondo il na– so de[['esaUore. 1 grandi~ in Frallcia come altrove~ sfuggono a tutto. Pe– rò, se vogliamo andare fino in fon– do, noi vediamo che, alla fine. chi paga queste imposte non sono gli esercenti, ma i consumatori, per&hé l'esercente. nel prezzo di vendita, tiene naturalmente conto anche del– le imposte. Il problema, nei &01lfron– ti dell'eser&ente, è quindi piuttosto psicologico: avendo calcolato i suoi prezzi secondo le .spese. l'eser&ente si dispera quando deve dare al fisco àò &he ha già fatto pagare al clien– te. Al momento di pagare il fis&o, non ricorda che quel denaro lui lo ha già incassato per &onto appunto del fis&o. e si ritiene leso, sfrullato, derubato.... Per questo auorre in folla ad a&&Lamare Poujade. &he gri– da e gesticola piUorescamente 11011 dicendo apertamente di non pagare le imposte. nel qual &aso inceppereb– be &ontro la legge. ma facenoolo &apire - e l'uditorio lo &apisce bene - con aliusio,l; fugaà. striz– zatine d'ouhio e raccontando aned– dotti &he riempiono di gioia il pub– blico: esallori assediati, ispel,iori messi in fuga .... J N origine il movimento del si– gnor Poujade aveva avuto le simpatie e qua e là l'appoggio dei &omunisti; il signor Poujade è c: contro >, e i comunisti vedono sem– pre volentieri quelli che sono c: con– tro ), non importa &hi o che &osa (salvo i loro idolr). Oggi cer&ano di ~on compromettersi più, perché Pou– J~~e ha assunto uno stile troppo fa– S&uta. Alla camera, i rappresentanti del Movimento Poujade. che nel fral – tempo ha &onquistato lo direzione di qualche Camera di Commercio e perfino di un T ribUTIate di Com– mercio (i cui giudici sono in Fran– cia elettivi), hanno trouat,o un'acco p glienza falsamente o sinceramente &ordiale in buona parte dei gmppi parlamentari, 8 spuialmente da par– t~ di quelli che formarLO lo mag– gioranza del governo di Edgar Faure. La spiegazione del fenomeno si tr.oua non solo nel vecchio prover– bro: cane flOP! mangia cane ma sopratulto nell'imminenza dell~ ele– ~ioni &antonali che si svolgeranno In metà dei dipartimenti francesi nella s~conda quindicina di aprile. Commert;ianti ed artigia1J; sono eleltori ed elettrià, e il loro numero non è indifferente. Perciò j partiti che appoggiano il Governo sorrido– no al ciarlatano &he predi&a lo scio– p~ro d.el/e imposte, la soppressione dr ogm controllo /is&ale (in Francia il à uismo del contribuente 1Jon è ~iÌi. e.le~ ato di quello del nostro), l.amnutla per le frodi, nonché il ri– trro dei fondi dalle Casse di Ri– sparmto: cioè, un sabotaggio vero e proprio della, tesoreria statale. Passato aprile però.... Piano l pas– salo aprile, &i sono in giugno le ele– zioni per il rinnovo di metà del Con– siglio della Repubblica (Senato) e se le elezioni senqtoriali sono fatte da eleltori di secondo grado. questi elettori, in prevalenza &onsiglieri mu– nicipali di &ampagna, sono forse tra i più sensibili alle lusinghe del si– gnor Poujade. E passato giugno, non è lontana lo primavera del 1956, quando tutti gli elettori di Francia saranno chiamati a rinnovare j de– putati all'Assemblea Niuio1lale.

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