Nuova Repubblica - anno II - n. 18 - 25 settembre 1954

6 SARRCAT MI NI S J·n O DI POLIZIA Pi,bb/;"cleia,no qui ,rel SHO te.tlo integrale la ltJttra pervenuta alla Dire.ione del nostro Mo• dmenlo dai co,npagHi L11cocci11i e Corsi di Siena, in drlla 10 d1 qutsto n1e1t: A LCUNI giorni or sono fummo in– vitati a recarci in questura per sentirci notificare, dalla squa– dra politica, una « diffida » per e: millantato credito> che ,noi avrem– mo esercitato nei confronti dcll'on. Giuseppe Saragat. Il provvedimento, che era stato preso su richiesta della Vice Presi– denza del Consiglio dei Ministri, affermava che lo scopo ultimo che noi ci proponevamo di raggiungere era il nostro interesse privato cd il nostro interesse politico. · Precisammo subito ai funzionari in– caricati di notificarci la « diffida >: I 0 ) che noi non avevamo mai fatto cenno, né in pubblico, né in privato, di possedere speciali titoli che obbligassero il sig. Giuseppe Saragat verso di noi; 2°) che noi non abbiamo mai detto di godere dei suoi particolari favori. per nessuna ragione o causa; 3°) che non avevamo intratte– nuto pili nessunissima relazione col detto Sig. Saragat da quando, vo– lontariamente. uscimmo dal P.S.D.I. Protestammo per la diffida che ci veniva notificata definendola odiosa l'd ingiustificata e ci riservammo ogni più ampia libertà d'azione, de– siderando di ricorrere al conforto delle Leggi, per la tutela del nostro buon nome. Ma poiché può essere che il pro,·– vcdimento miri a colpire, insieme a due modestissimi vostri compagni, anche il vostro e nostro Movimento di Autonomia Socialista. abbiamo deciso di sottoporre, in prima istan• za al vostro giudizio, il nostro caso. Voi ci userete la cortesia di acccr• tare fatti t.: circostanze e di prcn• dere le più drastiche misure discipli– nari nei nostri confronti se, ad in• chiesta finita, restasse in voi anche soltanto il minimo dubbio, sull'accu– sa di millantato credito che ci è stata fatta. Del pari, se voi accerterete che tutto quanto è stato affermato per giustificare la diffida, è frutto di fantasia malata di giullari e servi sciocchi, allora un vostro intervento a nostra difesa ci sarebbe gradito. Ci tornerà gradito il Vostro intcr• Vl'n'to perché ci confermerà che c'è ancora in Italia qualcuno che •inu.:n– da sul scrio Socialismo e Demo• crazia. In verità, questo insignificante fat• to di cronaca, al quale non avremmo dato alcun rilievo, sentendoci per• fettamentc tranquilli con noi stessi. ci addolora per il senso di miseria morale che sembra dominare tutta la vita politica Italiana. Sl' Giuseppe Saragat, strenuo di– fensore delle libertà. umane e della redenzione dal bisogno, in un rno• mento veramente drammatico della storia umana, mentre miseria, in– certezza del domani, lotte tra i popoli, crisi economiche, pungolano gli uomini di governo ad agire; se Giuseppe Saragat dicevamo, in que– sta situazione, trova il tempo di usare un odioso provvedimento di polizia, di natura squisitamente fa. scista, contro due vecchi socialisti,' rei soltanto di pensare con la testa propria, è evidente che l'asprezza della polemica ha cosl eccitato i suoi centri cerebrali da fargli per– dere il senso della misura e quello di « bene > e di « male >. oi non vogliamo fare altrettanto. Quando, dopo di avere esaminato il nostro operato, non troviamo nuHa da rimproverare alla nostra coscicn• za, poco possono su di noi i provve– dimenti di polizia. Ne abbiamo su– biti spessissimo durante il ventennio cd abbiamo anche subite le violenze materiali degli squadristi, ma non perdemmo mai né la nostra serenità di giudizio, né la fede nel Socialismo e nella Democrazia. Sapevamo che gli « squadristi > dovevano un giorno essere perdonati, perché non sapevano quello che fa– cevano_; sapevamo che la polizia non poteva che eseguire gli ordini che riceveva dall'alto, e che tutto quanto accadeva intorno a noi era il frutto della vigliaccheria collettiva. Sape– vamo che il maggior male che fa– ceva il fascismo non era quello im• mediato che subivamo, ma quello che si proiettava nell'avvenire elise• ducando i giovani alla vita demo– cratica, alla reciproca comprensione e stima, pur nella diversitll delle idee. Ma pensavamo che il male si riducesse alla base; che gli alfieri della Democrazia e specialmente CO· loro che avevamo potuto vivere fuori da questo ambiente malefico, avrebbero rieducato il popolo, con amore e pazienza, comprendendo i suoi eccessi ed eliminando le cause delle lotte ci,·ili. Non potevamo pensare che uno di questi uomini. uno dei più vicini al nostro modo di., pensare, avrebbe riesumato il vecchio strumento della «diffida>, e lo avrebbe usato contro di noi. Sta in questa delusione pro– fonda, amara, che il Sig. Saragat ci ha procurato, tutto l'aspetto della miseria cli idee che domina la vita politica italiana. f: per questo che noi desideriamo il Vostro giudizio sereno, maturato dopo un esame obiettivo dei fatti che ci sono stati contestati. e che ci sottoponiamo alle misure discipli– nari pii, drastiche, se in qualche modo, anche inconsapevolmente, ci siamo comportati in modo meno che corretto, meno che onesto. Questo vostro giudizio ci darà conforto, perché, come abbiamo det– to, ci dimostrerà che nella via del Socialismo ci sono ancora dei galan– tuomini, degli uomini sereni, non avvelenati e disorientati da una po– lemica astiosa cd inconcludente. LUCACCINI PROCOPIO CORSI ENRICO La lettera dei compagni Lucaccini e Corsi - il cui passato di socialisti e di galantuomini non ha bisogno di essere qui ricordato - sarà esa• minata dalla direzione del Movimen– to, così com'è da loro richiesto. Ma non possiamo esimerci da far seguire qualche parola di commento, e di ulteriore informazione, per i nostri lettori. Le cose, pare appena possibile sono andate proprio così. Un bel giorno, Lucaccini e Corsi, che hanno abbandonato il P.S.D.I., insieme co11 noi, nel gennaio dell'anno scorso, sono stati invitati in Questura. Un funzionario, che teneva in mano una lettera della Vice-Presidenza del Consiglio, li ha formalme11te « diffi– dati>, con tanto di verbale, per « millantato credito » nei riguardi dell'on. Vice-Preside11te Saragat; ma non è stato in grado di dir loro 11ulla di più, né ha i11 alcun modo documentato l'accusa che a loro ve- NUOVA REPUBBLICA niva mossa. Egli si limitaua ad ese– guire degli ordini. Queste cose accadono in ltalia nell'anno di grazia 1954 (ci verrebbe voglia di dire, XXXI"" dell'Era Fa– scista). E non sono cose occa.sio-nali. Il governo, fra le sue tante promesse, ha sbandierato particolarmente quel– la di una revisione del regolamento fascista di P.S.; e pochi giorni fa ha fatto un gra11 parlare dei nuovi rapporti che devo110 sussistere fra autorità di polizia e cittadini. In– tanto, succedono queste cose: due cittadini vwgono chiamati dalla po– lizia e « diffidati » (l'istituto della diffida, manifestamente contrario allo spirito della Costituzione, è bw noto a chi fu antifascista) semplice– mente perché danno noia, in sede politica, al Vice Presidente del Con– siglio. Se questi cittadini avessero compiuto qualche reato, l'on. Sa– ragat avrebbe potuto ricorrere alle leggi normali, che tutelano il suo nome: avrebbe, p. es., come qualsiasi mortale, potuto chiamarli davanti al Magistrato per provare il « millan– tato credito > nei suoi riguardi. Ma, forse perché non è facile «provare> certe cose, preferisce usare la scor• ciatoia della polizia, valendosi della sua frrnzione pubblica. , E succedono anche altre cose: per ficcare i11galera i responsabili di 1111 delitto che ha commosso tutto il (JUESTJl l\lUSTRll ·tTllLill paese, passano mesi ed anni~ si archi– via110 per due volte gli atti, si p,o– cede con una incredibile lentezza, sol perché si ha da colpire qualcu110 il cui nome è altisonante. Ma si manda in galera senza tanti con,– plimenti la sig,wra Locatelli, perché sta con u,i uomo che non è suo marito, senza neanche la condizione della flagranza richiesta dalla legge, e la si scarcera per assegnarla al « confino di polizia > (istituto, evi– dentemente, più vivo e vegeto di prima). Si fa divieto ad un partito poli– tico, solo perché è avversario, di te· nere riunioni o comizi pubblici, per• fettamente costituzio1tflli; e si mette in atto una precisa discriminazione dei cittadini in materia di conces• sione dei passaporti (prima i comu– nisti, poi i socialisti perché sono ami– ci dei comunisti, poi i democratici perché so110amici dei socialisti): cioè si altera il principio esse11ziale di con• vivenza civile e di eguaglianza stabi• lito dalla nostra costituzione. . Il caso Lucaccini•Corsi non meri• terebbe dunque di essere segnalato se non rientrasse in una tutta una politica, di cui sembra che anche 1'011. Saragat, il difensore « de iure divino> della libertà e della giusti– zia, sia diretto complice. Attendiamo ora che, dopo ch'egli ha rimesso in onore l'istituto della « diffida > a copertura di propri interessi politici, faccia altrettanto per quelli del « sequestro preventivo> per i gior• ,iali che gli danno noia, e tiella « libertà vigilata » o meglio dell'« ammonizione>, per i loro di• rettori. li, Il. JINOCCUIADO "VnLLITJn" OI l S UO Riceviamo e pubblichiamo: Egregio Direttore, leggo sull'Unità dell'S settembre (Cronaca di Bari) una corrispondenza anonima da Molfetta, elle si occupa in termini diffamatori del sotto– scritto. La prego di voler pubblicare, a rettifica della nota incriminata, le correzioni che seguono: I 0 ) Il sottoscritto ha « approfit– tato> della sua qualità di-Consigliere Comunale, solo prr assolvere al man• dato ricevuto, nell'interesse della Co– munità cd in danno degli innaturali e puntuali compromessi fra maggio– ranza cleficale~monarchica e mino– ranza comunista. L'impegno posto nel tentativo in corso di moraliz– zare il locale malcostume amministra– tivo ha già determinato la rottura fra la minoranza comunista cd il sottoscritto. 2°) La scissione all'interno del Sindacato netturbini, è autodetermi– nata per la ignavia e la incapacità sindacale dei dirigenti della locale Camera del Lavoro e per la inet– titudine amministrativa del gruppo consiliare comunista. Il sottoscritto, dopo aver inutilmente tentato di im– pedirla, ha solo sostenuto, sul piano amministrativo, il gruppo scissionista, impedendone la dispersione e favoren• donc la riorganizzazione in Sindacato Autonomo. Le varie fasi della vi– cenda sono naturalmente documen– tabili. 3°) Nella discussione consiliare e nello svolgimento dell'inchiesta sul servizio di Nettezza Urbana, le sole relazioni critiche e documentate sulla negatività dell'appalto e sulla disfun– zione del servizio sono state siglate dal sottoscritto. Di contro la demago– gia sconnessa e puerile della minoran– za comunista. Questo atteggiamento comunque non poteva e non può sconfinare nella disonesta e prccon• cella decisione di falsificare la realtà delle ·situazioni e dei rapporti e le responsabilità relative. Il « connu– bio» con l'appaltatore è una infelice ritorsione polemica di chi vuole ma• schcrare la propria insufficienza con una chiassata~ rivelando apertamente· la incapacità a connettere situazioni. se non con i fili della disonestà e del trasformismo. La documentazione puntuale la si può ricavare dai ver– bali del consiglio e dagli atti della Commissione d'inchiesta. 4°) Il « gruppetto scissionista > (ormato da clementi di fiducia della Ditta appaltatrice è composto nel suo nucleo dirigente e attivista da quasi tutti coloro che il Sindacato C.G.I.L. e il rappresentante comuni– sta nella Commissione di inchiesta, avevano indicato, su mandato speci– fico della Presidenza della Commis– sione, come gli operai più idonei ad illustrare alla Commissione stessa (e furono ascoltati) le esigenze r le ragioni della categoria interessata nella questione. Lo sciopero ricattatorio, i milioni « da donare > e il mio segretariato del M.U.P. sono il colore di una cronaca irresponsabile. Nessun commento. L'analfabetismo morale e civile della provincia pu– gliese è riuscito ancora una volta a trovare ospitalità in un Quotidiano, che molti vorrebbero ancora con• sidcrare scrio. Molfetta, Il 13 settembre I954 BEXIAMINOFl~OCCll!AllO Ad ogni 11oslro commento preferiamo ,i– porlare integralmenle il pe::o pubblicato daW« U,iità ». Ancora una volta siamo costretti ad esporre alla cittadinanza molfettese il pro– blema dei nctt111 bini. perché nuovi fatti si sono venuti ad aggiungere negli ultimi tempi, intesi soprattuuo a scindere Punità del sindacato della netteua urbana. In al– tr·i te1·mini dietro 11escmpio « Valletta • di Torino si è tra.5J)01tato anche a 1-·lolrctta il sindacato di is1>irazione padronale. Nono– stante tutti gli sfol'zi dell'appaltatore e di <1ualche « 1>ro(essorone • il sindacalo è ri– ma-sto unito e compatto ed è deciso a con• dut'rC la lolla fino in fondo sotto la guida della CCIL. Ciò che bisogna esaminare, in questa scissione voluta dal padrone. è lo attcg• giamento persistente di un individuo il quale. approfittando della 5ua qualità di consiglic1c comunale e cli dirigente: dd Mo– vimenro di. unità popolare. ha operato una scissione nc!Pintcrno del sindacalo. Il con– nubio è chia.10 e l'obiettivo anche. li con– nubio Marazza, appaltatore dc:I sc1vizio di Nettezza Urbana di .Molfetta, e Finoc– chiaz-o, consigliere comunale nonché scgn•– tai-io del MUP c membro della comu1is• ~ione di inchie~ta ~ul servizio di N.U. stesso tende ad un unico obiettivo: costi ing«-r<" la sinistra ad appi-ovare un aumt'nlo di canone a favore della ditta appaltatrice. t tanto chiaro, _infatti, questo obiettivo clw il sindacato padronale (t,iste ironia della so1te}, formato da un g1uppetto di fiducia della ditta, ha minacciato uno sciopcrn con lo strano fine di costringere le 3inl5tn.· e la maggioranza con~ilia1·c a dare Jj mi– lioni sonanti alla ditta Maraaa. Il sinda– cato netturbini, adercntc alla CGIL. a qut•– sto p1oposito ha scmJ)rC sostenuto una sola alternativa alla soluzione per l 1 appalto della N.U.: caccia·rc via l'origine di tutti i mali, cioè Ma.razza e compagni, municipalizzando il servizio. I l OI DIATO ' TO~LOO P ARLI~MO anche noi del caso Toal– do. · I fatti sono questi: 11 2 agosto un settimanale di Trieste finanziato dal vecchio ma non dòmo fascista Rino Alessi si rendeva inter– prete delle querele di un gruppo di giovani fascisti, i quali trov;rono da ridire nei confronti del dottor Luigi Toaldo, accusato, a dire poco, di lesa patria. A poco a poco !"agitazione con– tro il Toaldo prendeva piede nella più pura « stampa nazionale» e dal quo– tidiano nazi-fascista di Udine e Trieste si diffondeva sulle colonne del « Can– dido » e del « Merlo Giallo». Che cosa era successo/ !l accaduto semplicemente che il dr. Toaldo, diret– tore della sede di Trieste dell'JNAM, oltre che essere un integerrimo funzio– nario ha la disgrazia di aveve anche, in privato, degli ideali ispirati a un sano federalismo. Fra !"altro il Toaldo si è fatto benemerito promotore a Trieste di un Ostello per la gioventù, nel quale, a simiglianza di quanto av– viene nelle zone di confine di tutti j paesi civili, sono state esposte tar– ghe segnaletiche dei servizi in italia– no, francese, ioglesc, tedesco e slo– veno. Quest"ultimo particolare diede sui nervi ai giovani fascisti locali i quali tentarono inutilmente di fare to– gliere le scritte in sloveno. Il dr. Toal– do non si lasciò intimidire dalle loro proteste e finalmente essi passarono dalle parole alla stampa, col solito sistema del ricatto ben noto a Trieste: chi non è con noi, ossia generalmente con i fascisti, è contro di noi, ergo è antiitaliano. Sarebbe ingenuo insi– stere sulla circostanza cbe le targhe in sloveno, oltre tutto, sono giustificate da ragionevolissime esigen~e turisti- • che, perché il fatto, come i dovern ampiamente dimostrare in seguito, è squisitamente politico. Infatti la polemica, non nuova in una città come Trieste, usciva presto dalla sua sede più appropriata per in– vestire lo stesso ufficio del dr. Toaldo. Questi si trovava in ferie ad Auronzo allorché gli giunse, il 7 agosto, l'invi– to (o ordine che dir si voglia) dalla Direzione Generale dell"JNAM di pre– sentarsi immediatamente a Roma senz3. p_assare per Trieste. Il Toaldo si pre– sentò a Roma dove gli fu inibito di tornare a Trieste col pretesto di una presunta agitazione popolare contro di lui. la quale evidentemente non aveva nu1la a che fare con le ragioni del suo ufficio; soltanto qualche giorno do– po egli veniva invitato a tenersi a di~ sposizione della Direzione Generale. Pare, in attesa di una ispezione alla sede di Trieste dell"INAM. Tra pa– rentesi non si capisce quale possa es– sere !"oggetto dell'ispezione dal mo-

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