Nuova Repubblica - anno II - n. 18 - 25 settembre 1954

L 3S - Spe4lslo11• la aJ,IKeame11to poetale (<kuppo tt) A 'POfl• 7 : Qualcosa si muove in Russia '7 ' T -- ---- _,,,. Anno Il • N. 18 (42) QUINDICINALE .,,, POLITICO Firenze - 25 settembre I 954 T. C.: Una- cuhur-a pc1 il ~ialismo (pagg. I t 2) - LUIGI RODELLT: La legge ddcga. un nodo scorsoio per la scuola italiana (pag. 2) - Per la di resa della libc1tà reli– giosa (pag. 2) - GUIDO FUBJNI: Problema tedesco e rcderazionc curopca (pag. 3) - VICTOR ALBA: Nuovo cono al .Messico (pag. 3) - PAOLO PAVOLINI: D:i Porta Pia– alle Cascine (pag. 5) - PROCOPIO LUCACCINI, ENRICO CORSI: Sacagat minisho di polizia (pag. 6) - MARTINO P[SCATORE: Il ceato di Toaldo (pagg. 6 e 7) - BENIA- IL LAICO INUTILE D ue ratti si potevano segnare al– l'attivo dei partiti laici che so– stengono il governo Scelba: l'irnpegno a riportare il principio della proporzionalità non soltanto nelle elezioni politiche, n1a anche in quelle un1ministrative; e la sot– trazione dellu scuola ul nu1lgover- 110 clericale. t vero che i partiti 'laici' avevano fatto il possibile, prima del 7 giugno, per 1nettersi nelle condizioni di non poter chie– dere assolutamente nulla alla mag– gioranza assoluta dei clericuli. Ma, dato che alcuni gruppi di 'gua– staiori' avevano donato loro, sul piatto d'argento, la possibilità di rare nuovmnente politica, in qual– che nllsura essi ne avevano pur profittato, con ]'impegno elellora– le e colla restituzione della Miner– va ad un laico. Chi fosse questo laico, tutti san– no. L'on. Murtino non nvevu cer– to rantu di particolare indipen– denza: ed anche il nostro gior– nale si era dovuto occupare, a suo te111po, d'un fatterello acc.nduto u 1\-lessi na, durant e il suo retto– rato. Ma insont.ma, l'on. Martino è un liberale; è un professionista e uno studioso stin1ato; conosce i problemi della scuola; e non ri– ceve ordini dall'Azione Cattolica. Questi n1odesti requ1s1tt erano sufficienti perché la sua successio– ne alla Minerva, dopo anni di n1al– governo clericale, fosse salutata con spirito di sollievo e di spe– runza in tutti i gradi della scuola. Né si può dire che i prirni suoi utti deludessero tali speranze. Seb– hene con grande cautela, egli in– staurò subito una diversa atmo– sfera; in fatto di esami di stato, di con1andi, di poteri dei centri di– dattici, e soprattutto di arbitri delle scuole confessionali e private, egli con1inciò a far sentire, dopo n1ohi anni, una voce di C([uilibrio, un costume di rispetto della legge, di cui si era perduto perftno il ri– cordo sotto l'on. Gonellu. Questo bastò per identificare in Martino, da parte di giornali, gruppi, or– ganizzazioni <![ericali, che conside– ravano e considerano la scuola co– rne cantpo di riservato don1inio, un ne111.ico pericoloso, da abbat– tere alla prirna occasione. E l'oc– cusione non è tardata, a seguito deJle dimissioni dell'on. Piccioni. Sono note a tutti le particolari circostanze nelle quali q·ueste di– missioni sono avvenute; se1nhra doveroso aggiungere ch'esse avreb– bero dovuto aver luogo du tem– po, anche senza quelle circo– stunze. Forse du 1nohi w.nni in– fatti non si registrava una così completa assenza, una così assolu– ta abulia della politica estera ita– liana, conte nei mesi in cui si de– cideva delle sorti della CED in Europa e di Trieste in ltulia. :t dunque presumibile che un Pre– sidente del Consiglio, un Consiglio dei Ministri si fosse già posto da tempo il problema della successio– ne, e avesse cercato cli risolverlo nel modo più corrispondente ugli interessi generali del puese. Si era parlato, p. es., di unn candi• datura Brosio: soluzione che avreb– be certa111ente rialzato il itostro prestigio internazionale e avrebbe assicurato a Palazzo Chigi l'opera di un uon10 con1petente e capace. Ma mentre i « rninori » si baloc– cuvuno, e l'on. Shrugut sognavu di uss11111erefinul.;1ente la guida del– la politica estera italiana, la D.C. teneva in se:bo lu soluzione che coniac~.ra ai propri particolari in– teres'lt: abbinare cioè la crisi di Pa).$' reg;la~~i a quella della. Mi– ne.. 6 -:'do du sburazzurs1 de– CÌ!:' ~ Ì « P:el pericolo di unu 'lui– d ~ •$}t;;,~ ! della scuola. ,. Q;,. « PrOin9veatur ut a1110,•eatur »: l'on. Marl.ino non è riuscito proba– bilmente a dominare la propria antbizione, sentendosi investito di unu carica per lu quale egli non ha né la preparazione né l'espe– rienza, in una situazione in cui nessuna iniziativa gli sarà possibi– le. Ma è addirittura inverosimile che né il Partito Liberale, al quale appartiene, né l'ineffabile Vice Presidente del Consiglio abbiuno misurato la gravità dell'atto che l'on. Scelba stava per compiere. Accettare la 110111.ina dell'on. Ermi– ni a11a Minerva in sostituzione del– l'on. Martino 1igni f1ca, in realtà, modificare di colpo il volto, lu struttura stessa del Gabinetto: an– che se, come sempre avviene per le cose di scuola, pochi per il mon1ento se ne uccorgerunno. Si– gnifica ridare al Ministero quel ca– rattere di -faziosità clericale, di cui l'on. Gonella era stato eosì sa– gace interprete e l'on. Ern1ini, te111ian10, sarà capace successo– re. Si tratta infatti di uno degli esponenti più noti del clericalisn10 ortodosso, d'un uon10 la cui 1110• dernità di vedute ha avuto giù n1odo di manirestursi largmnente al Sottosegretariato dello Spettaco– lo, attraverso il braccio secolare della censura sui fLl.m. on è dif– ficile prevedere che cosa accadrà alla Minerva nel giro di pochi inesi: i decreti di parificazione riprenderanno u ritrno acceleruto, e si andrà distruggendo quel poco che uncora ritnane in piedi della scuola statale italiana. Quanto alla legge elettorale, .-1,i ne purla più orn1ai '? L'on. Saru– gut avevu tuonato n suo tempo per lu proporzionale pura, J>u– rissirna, per politiche ed anunini– strutive; aveva condizionato ad essa la sua adesione al governo; e il governo si era solenneinente irnpegnato a suu volta alla prc• sentazione della nuova legge en– tro un breve termine davanti Hl Parlamento. Ma nella palude ro– ntunu tutto è stato inesso rapida• 111ente a dor111ire; si sa che pre– sto entreranno in vigore per lu Valle d'Aosta e per lu Sicilia leg– gi elettorali ancora peggiori, se possibile, della fumosa legge d'ap– parentamento; le Hntministrative s'avvicinano: ma tutto tace, in attesa di riprendere il discorso dopo che le anuninistrative siano state co1.11bauute dovunque col si– stenta rnaggioriturio che hen co– noscian10. A questo punto è lecito don1an– dare ai cosiddetti « laici »: ma insomma, che cosa ci state a fa– re? perché continuate a rompere l'anirna al paese con la vostra « laicità » da strapazzo"? perché continuate a blaterare di « terza forza » e di altre consimili for– rnule '? jn qual n1odo credele di condizionare il partito di maggio– ranza? Indossate la tonaca, accen– dei~ _i ceri e melle-K' tev1 111 coro a can- tare le litanie: è - tutto quello che sapete fare. SOMMARIO UNA _per MINO FINOCCIIIARO: Lettere al direttore (pag. 6). RASSEGNE: Italia, oggi: Questo affare Montcsi (pag. 4) - Cose di Francia: Tcm1>0 d'at1e53 (pag. 4) - 15 giorni 11el mondo: l cavalli e il guado, di PAOLO VnTORELLI (pag. 5) - Pagine di cultura corilemporanea: Qualcosa si muove in Russia, di S. V. UTf.CIIIN (pag. 7) - f'la,ui e Bolle, di Oosur-.'O (pag. 8) - Libri e Problemi: La Russia dopo Stalin, di fsaac Deutuher (FK,\NCO R,wA) (p~. 8). CULTURA il socialismo Incertezza politica e povertà d'idee : ma volontà sincera di uscire dal chiuso. D EL Convegno per la liberlà della mlt11ra tenuto dal P.S.I.~ a Bologna nei giorni 11 e 12 I settembre u.s., siamo stati infor– mati proprio all'ultimo momento da un cortese biglietto d'invito di– retto così al nostro giornale come al « Ponte »; e dal suggerimento, che ci è stato fatto pervenire, d'in– viare una nostra adesione al Con– vegno. Ma adesione a che cosa? In verità, non sapevamo di che pre– cisamente si trattasse né quale ade– sione avremmo doV\Ito dare; non ci sembrava serio per nessuno che ce la sbrigassimo con un generico telegramma da far leggere al ta– volo della Presidenza. Così, non ab– biamo inviato adesione alcuna; ed abbiamo preferito seguire in si– lenzio, eia spettatori attenti, i la– vori del Convegno. 1l assai difficile dire s'esso sia stato una cosa di qualche o di nessun rilievo: ma è certo oppor, tuno d1e se ne parli. Perché - in realtà - tutta l'importanza di esso non risiedette in quello che vi si disse (sebbene non siano mancate relazioni serie e brillanti, come quelle cli Bracci, di Pepe, di Chia– rini), ma nella volontà che l'aveva mosso e ne era come il sottinteso. Questa volontà era cli duplice natu– ra : fermarsi a riflettere un mo– mento se il P.S.I. abbia, o per lo meno possa avere, qualche · suo titolo proprio per difendere la li– bertà della cultura; e, in questa ri– cerca, incontrarsi con quanti - egualmente preoccupati dello scadi– mento di questa libertà nel nostro paese - tuttavia non sottovaluta– no altri, e più gravi pericoli, che la libertà del pensiero e della ri– cerca deve fronteggiare nel mondo moderno. Un primo tentativo dun– que, forse appena un abbozzo di tentativo, di ricercare sul piano ideale una propria distinta funzio– ne, dopo tanti anni di abdicazio– ne politica: la non partecipazione dei comunisti, l'invito rivolto a gruppi e a giornali della sinistra indipendente non erano privi cli signi6cato. Ma porsi seriamente il proble– ma della difesa della libertà della cultura esige un approfondimento preliminare ciel concetto stesso che si vuol difènclere; ed esige anche un chiarimento cli quale cultura si voglia difendere e in quali li– miti si possa e s'intenda partecipa– re allo sforzo di rinnovamento cul– turale della presente generazione in Italia. Esige, ci sembra, dispor– re anzitutto di una propria « cul– tura »; sì da rendere dinamica ed attiva, non semplic~mente conser– vatrice, codesta difesa. D'altronde, se il socialismo ha una sua cultura da proporre e da difendere, se cioè esso è il porta– tore di valori culturali di tipo pro– letario, generalmente estromessi dalla cultura tradizionale, suo sfor– zo è non soltanto di approfondire questi valori, ma di farne compar– tecipi altri. Nessuna cultura può dirsi tale se non ambisce all'uni– versalità, a diventare cultura cli tutti; e un socialismo portatore di una cultura nuova deve porsi an– zitutto un problema politico, quel– lo dei canali, dei tramiti, attra– verso cui far uscire questa cultura dal suo bozzolo provinciale, an– che se profondamente umano, ed incidere il tessuto culturale del paese. :È, una volta ancora, il pro– blema delle alleanze. Che non si risolve in un colloquio chiuso al– i' interno della classe operaia, ma, al contrario, nella capacità della cultura operaia e contadina di espandersi fuori dalla sua realtà primitiva, tanto da sostituirsi alla cultura borghese e tradizionale nel– la guida spirituale ciel paese. Ora, le impressioni che da Bo– logna si sono tratte sono riuscite assai contraddittorie. Un certo de– siderio - è indubitato - di usci– re dal chiuso, di entrare nel vivo della cultura moderna; una certa. volontà di trovare gli agganci, i tramiti necessari per questa lunga e difficile operazione, che del resto non il par/ilo socialista, ma il pensiero socialista dovrebbe com– piere. Ma tutto ciò allo stato del– la pura intenzione: che tuttavia non è poco, né eia sottovalutare. Ed anzitutto : esiste già, è in formazione, è in maturazione una nuova rnltura socialista; una cul– tllt'a che alle esperienze più avan– zate ciel liberalismo, dello stesso cattolicismo, del comµnismo, ab– bia veramente qualcosa da opporre? Questo è certamente il punto più negativo ciel Convegno. Nonostan– te lo sforzo compiuto da alcuni dei relatori, la discussione che ne è seguita è riuscita di una estrema povertà, e vi sono riecheggiati lar– gamente motivi di classica tradi– zione laico-liberale giustapposti a motivi di ortodossia marxista : senza che sembrasse uscirne se non a sprazzi fugaci qualche cosa di nuovo e cli diverso, capace <li dare una giustificazione teorica al ten– tativo di porre la cultura socia!i– sta come elemento risolutivo. (Un libro realmente espressivo d'una nuova cultura è apparso qualche mese fa, per la penna di un gio– vane prematuramente scomparso : « Contadini del Sud » cli Rocco Scotellaro, ma non si può dire che molto di quello spirito sia riecheg– giato al Convegno). In secondo luogo: l'esigenza di trasmettere una nuova cultura a ceti e strati ancora estranei al mon– do del lavoro, l'esigenza di uscire dal!' isolamento per dare al altri, ed ottenere da altri, nuovo arric– chimento, è rimasta a mezz'aria, in buona parte sommersa dalla più abituale e banale esigenza, cli al– largare un certo fronte politico con alcuni « indipendenti » di buona volontà. Era evidente l'incrocio di una volontà a tipo comunista (per cui la presenza di un Parei può essere sfruttata a fini politici im– mediati ma non è mai interpreta– ta come principio cli una collabo– razione, cli una discussione vera, di un reale avvicinamento cli posizio– ni) e di una volontà diversa, so– prattutto dei giovani, cli trovare davvero un terreno d'intesa, uno scambio con altri, e non a fini cli sola grancassa. L'intervento fi– nale di Nenni ha messo bene in chiaro questa equivocità, ch'era im– plicita nel modo come il Conve– gno era stato organizzato e diretto. Un serio dibattito sul problema della libertà della cultura, e quin– di anche su quello connesso della vitalità e della espansività di una cultura socialista, avrebbe infatti dovuto essere largamente prepara– to proprio fra chi ne prendesse l'iniziativa (fosse pure il P.S.I.) e chi a questa iniziativa dovesse aderire. La richiesta, all'ultimo mo– mento, d'un telegramma di augu-

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