Nuova Repubblica - anno II - n. 18 - 25 settembre 1954

4 I ITALIA, 01!1tt QUESTO AFFARE MO~TESI L'affare Montcsi è anche un affa– re politico. Questa modesta lezione continua a sfuggire, temiamo, alle sfere responsabili del governo, e dei partiti di governo. Il tono dell'on. Saragat sulla Giustizia è stato, negli ultimi giorni che hanno preceduto lo arresto di Piccioni e Montagna, solo pii, paludato e più rotondo, ma in compenso più vuoto, di quello del Popolo. L'argomentazione era però la stessa: si raccomandava al pub– blico, alla stampa, all'opposizione, di comportarsi come si suole nei paesi civili: astenersi dal giudicare i fat– ti, prima che la Magistratura vi ab– bia fatto luce completa. Dobbiamo dire che questa argo• mcntazionc sia errata? Non vogliamo passare per incivili. Perciò diciamo che !'on. Saragat e i direttori dei giornali democristiani hanno la loro parte di ragione. Ma solo una parte. Ascoltino, se vo– gliono, quella che, a nostro avviso, permette di integrarla. Nei e paesi civili » cli cui essi in– vocano l'esempio, e sono poi i paesi anglosassoni, la ragione che fonda quel costume di discrezione del pub– blico e della stampa è la concezione protestante dell'uomo e dell'azione. Nessuno, si pensa, è giudice dell'ope– ra dell'uomo: tanto meno delle in– tenzioni. t colpa del nostro pubbli– co, se esso deve constatare che una diversa concezione dell'uomo per– mette oggi, nelle più alte sfere degli apparati statali, di sfigurare o co– prire le opere, onde farne apparire diverse, e assenti, o innocenti le intenzioni? Brutalmente: è la stam– pa italiana, è l'opposizione, è la voce pubblica, che ha inventato la tesi dr! pediluvio? Supponiamo che un giornalista, Muto, non avesse insinuato nulla a proposito della scarsa attendibilità di quella tesi; supponiamo che la stampa d'oppo– sizione non avesse mai nominato Pic– cioni: possono Saragat, o il dr. Arata, assicurarci che si sarebbe sollevato un vc1o intorno alla morte, e alla reale causale della morte di Wilma Montcsi? Per quel che riguarda !'on. Sara– gat, vorremmo aggiungere che noi tuttavia comprendiamo assai bene, e quasi giustifichiamo questa sua ele– ganza mentale e morale. Anche in materia di socialismo. l'on. Saragat suole raccomandare l'esempio e il modello dei partiti e dei metodi nord– europei, e così giustificare l'aristo– crazia sempre più solitaria delle pro– cedure seguite per anni cd anni dal PSDI. Anche in materia di sociali– smo, cioè. l'on. Saragat non si è mai posto la questione, se le con.: dizioni del proletariato e della bor– ghesia italiana non esigessero metodi distinti, di rappresentanza e di agi– tazione, da quelli del socialismo an– glosassone e scandinavo. Né Pon. Sa– ragat ha poi colpa di questo suo « astoricismo ,, di questo suo credere che il meglio vuole vincere sempre e dovunque nella identica formula, unica e pura. L'on. Saragat è un uomo di lettere, è, a suo modo, un poeta. Per il poeta tutto è, in perfetta coerenza, fuori del tempo. storico e dello spazio naturale: il poeta ha il « suo > tempo, il « suo > spazio. Scu– sato, dunque. l'on. Saragat; com– preso nella sua psicologia profonda; cl ·plorato solo che egli faccia, cosi bella anima, il vicepresidente del Consiglio e scriva di politica sulla «Giustizia>; che dire, invece, dei commenti di parte democristiana? A nostro avviso, per seguire dav– \'cro, ma con i necessari mutamenti e con le opportune distinzioni, l'e– sempio delle democrazie civili, la stampa democristiana e socialdemo– cratica dovevano tenere altra via. Se questi partiti sono convinti (ed è solo naturale e legittimo) che dal febbraio ad oggi non vi sia stata la minima interferenza dell'Esecutivo nei riguardi della Magistratura, la loro stampa fa benissimo a difendere vivacemente il diritto del Governo e delle sue persone di non essere ca– lunniosamcntc coinvolti nell'affare Montesi dalle accuse dell'opposizione. Il gioco comunista contro. Scelba, do- po che contro Piccioni, era del resto molto chiaro. Il Partito Comunista non ha mai negato che esso mira sempre allo stesso scopo, quello di detronizzare la classe politica che volle la legge del 7 giugno, e che, dopo il 7 giugno, ricostitul le vec– chie alleanze di centro. Ma Piccioni era, in questo governo, l'ultimo dei vecchi amici di Dc Gasperi; Scelba è stato l'esecutore del rabberciamento delle vecchie alleanze centriste, l'e– secutore del degaspcrismo dopo il 7 giugno. Abbatterne il potere poli– tico con l'espediente di una crisi mo– rale, una volta tanto, avrebbe si– gnificato (e ancora significherebbe. giacché il tentativo non è finito) di– sarcionare interamente la classe po– litica italiana, prima che abbia luo– go quel « riclassamcnto » che certo è nella mente dell'on. Fanfahi, o che almeno molti gli attribuiscono. In questa condizione, nel marasma mo– rale e politico che tenesse dietro a una crisi di governo a causa del– l'aff arc Montesi, anche i non comu– nisti riconoscerebbero, nella sinistra italiana, l'unica posizione di forza morale che resista. Ciò non significa che i comunisti vogliano tentare la conquista del potere: significa che, puri siccome gigli dalla generale cor– ruzione, acquistctebbcro un presti– gio. e un controllo su un altro go– verno interlocutorio. che sono me– glio ancora di una diretta occupa– zione dell'Esecutivo. Contro questo calcolo, noi trQvia– mo che gli uomini del Governo ab– biano non solo diritto, ma dovere. eia politici, di resistere. Ma affinché questa resistenza non assuma valore sospetto, e possa essere accettata e condivisa dal Paese, bisognava che fosse la stampa governativa a chie– dere a sua volta una inchiesta sulla burocrazia, supplementare a quella eseguita, con mondana bonomia ma senza il minimo approfondimento. dall'on. Dc Caro. Si sarebbero avute complicazioni coi liberali? Sarebbe– ro i liberali usciti dal governo? Nel– la loro attuale posizione di presti– gio, sproporzionato alla loro rappre– sentanza, probabilmente ci avrebbe– ro pensato due volte. Anche se lo avessero fatto, e il governo si fosse davvero trasmutato in una· coalizio– ne cli democristiani e socialdemo– cratici, caratterizzata dal coraggio e dalla decisione di affrontare in pie– no la « questione morale », non per questo sarebbe mancato al nuovo * L'unica figura patetica, in tutto lo sporco «affare,. Montcsi, è quel– la dell'on. Attilio Piccioni, su la cui dirittura morale si è tutti d'accordo. E si può comprendere come egli ab– bia potuto commettere due gravi errori: il primo, di avere accettato la carica di ministro degli Esteri quando questo Ministero è stato for– mato - il secondo, di avere obbe– dito alle insistenze, ai quasi-ordini dei suoi colleghi di non dimettersi nei mesi scorsi. Si trattava per lui di difendere tutta una vita onorata, e l'innocenza del figlio nella quale tuttavia crede. * Si comprende molto meno che i suoi colleghi di Gabinetto abbiano potuto esporre governo e istituzioni e delicati organi statali a tante di– scussioni e a tanti sospetti, quando sarebbe stato così semplice dimo– strare la inattaccabilità della posi– zione governativa accettando tem– pestivamente le dimissioni di Pie• cioni. * Tanto, per quel che ha potuto e saputo fare il ministro in carica - un po' per le posizioni di politica estera già scontate e compromesse, un po' per la sua indole proverbial– mente pigra, molto per il suo com– prensibile stato d'animo - sarebbe bastato sostituirlo con Simonini. * Il nostro amico Saragat è la persona più sconcertante della poli– tica italiana. Gli si attribuisce il merito di aver fatto posporre la di– scussione sulla C.E.D. al Parlamen– to, in modo che si pronunciasse pri• NUOVA REPUBBLICA governo il sostegno dell'opinione, e persino, una volta, quello dell'oppo– sizione. Al posto dcll'on. Scclba, sin da febbraio, avremmo fatto anche un'altra cosa: avremmo messo a di– sposizione della riforma della burocra– zia tutti i migliori esperti e funzionari in modo da far coincidere, con l'in– chiesta Sepe, una prima revisione apprezzabile della struttura dell'am– ministrazione, in un senso che con– senta al pubblico un controllo su visione apprezzabile dalla struttura dell'amministrazione, in un senso che consenta al pubblico un controllo su di essa, e che impedisca ai funzionari dello Stato di assumere quel super– potere politico che l'affare Montcsi denunzia, in taluni casi, sino ed oltre le soglie dell'illecito. Qui dun– que non ci resta che lodare, e con– sentire, a quella parte della stampa, che non si è piegata a plaudire alla parola del governo, quando esso me– na vanto di non aver premuto sulla magistratura: quando mai ci si deve gloriare di non aver commesso una illegalità? Il rilievo coraggiosamente espresso da Vittorio Gorrcsio sulla Stampa il giorno dell'arresto Piccio– ni-Montagn,P, è non solo dei pi,, giusti, ma uno dei pochi davvero dignitosi che la stampa indipendente abbia pronunziato: fa onore al Gor– resio, al suo giornale, al suo dirct• torc. Quanto alla sostitÙzionc e in li– mine» dell'on. Piccioni, essa è un tale grottesco, che si stenta a non scandalizzarsene. Nessuno di noi, si badi, ha mai dubitato, in questo ca• so, della integrità della sposa di Ce– sare. Ma accogliere le dimissioni di Piccioni all'indomani dell'incontro con Eden, ha avuto l'aria di una marachella giocata alla Gran Bre– tagna. Le dimissioni di Piccioni, co– me ha sostenuto un altro giornalista di faccia schietta, anche se di opi– nioni per lo pi,, discordanti delle no– stre. lo Zincone, del Resto del Car– lino, andavano decise non perché egli avesse quel figlio, indiziato in un reato co1nunc, ma perché era quel mi– nistro: un ministro inefficiente, come apparve, senza equivoci, in occasio– ne della Conferenza di Bruxelles. Invece in Italia si è proceduto alla sostituzione del ministro degli Este– ri per ragioni . fa1\1igliari. Che farà ora il 'Ministro liberale? Abbiamo letto su un altro giornale del Nord, 24 ore, una proposta ecce– zionalmente illuminata: ,# che l'on. Martino segua la politica tradizio– nale del suo partito. che è la vec– chia politica dell'Intesa: di allinea– mento e di contributo alle posizioni inglesi e francesi. Temiamo che, per la stampa «indipendente> italiana. questa voce resti quella di chi grida nel deserto (lo stesso giornale, che ci aveva piacevolmente sorpreso per questo suo ardimento mentale, si è affrettato, del resto, l'indomani, a smentirsi, con una apertura calda– mente americanista). ma il Parfamento francese: si trat– tava giustamente di salvare i buoni rapporti con la vicina Repubblica e di non invelenire maggiormente quel– li tra gli schieramenti politici nazio. nali, compresi quelli all'interno dei partiti governativi, divisi sul gravis• simo problema. Se la voce corri– sponde al vero, è stata una buona azione. Ma cosa gli è saltato in mente, subito dopo il voto francese, IL MURO di pronunciare alla radio un tliscorso pieno di recriminazioni per l'atteg• giamento della Francia, a/fermando che la C.E.D. sarebbe stata il ncc plus ultra della felicità per gli uomini? * Ora poi, a proposito dcli'« af– fare > per cui da un lato c'è un go– verno e un « regime > che si difen– dono con la goffaggine propria dei clericali respingendo anche la im– putazione di negligenza e di stupi– dità (ed è ancora, allo stadio degli atti, la minore che si possa fare), dall'altro una opinione pubblica sempre più inquieta per quel che sa e per quel che indovina e per quel che teme, il nostro Saragat se ne viene fresco fresco a scoprire e a denunciare la « SP.eculazionc > 5Q- COSE DI FRANCIA TEMPO -D'ATTES ' E Dal nostro corriapuudcutc evide11te che il P,11·lame1110 e I'opi11ione pubblica fr,mcese 11011 han110 respi11to il progello del/,, C.E.D. per cercm·11e1111111ueda11eo, migliore o peggiore. Il 110/0 del/' As– semblea 11azio11ale 11011 htJ, che«hé di– cano i cedi.rii, un .r:mplice sig11ificalo 11ega1i110; uou .r'è lraJlalo neppure di 1111volo an1ie11ropeo. La Francia ha volulo dare, co11 q11e.r101 1 010, 11110 .rco.rso11ealla 1111elaamericana; ha volulo .te11/are, dopo lanli a1111i di sot– tomiJJio11e,di fare 1111a politica pro– pria; ha 11011110 evitare la creazione di una piccola Europa i11 mi i Tedeschi sarebbero n,pidm11e11tedi11en11lii /Ja• droni e l'avrebbero trt11ci11alttnelle loro a1111e11t11re per ricuf,ert1re i le,·– ritori dell'Es/. Q11es1aera la 110/011/à prepo11dera11te dei Fra11ce1i; rh'eui sia– no ri11sci1ial loro scopo, sarebbe p,·e– ma/11,-0 .roslene,.Jo; comu11q11eha11110 impedito il te111a1ivoe ora bisog11a ripartire da zero. Dico da zero, perché le dichiarazioni a1la11Jiche di Pierre Af.e11dè.r•Fra11ce, 1 nza euere p11rm11e11le ipocrile, sono cerlame111epiù « dip/o. maliche » che .riucere. Le difficoltà di Pie,·,·eMe11dès-Frt111ce co11sis10110nel fallo eh'egli 11011ha 11ess1111 collega solidale con lui i11 se110 alla piccvla Em·oJ,a dei sei, che l'l11ghilterra mantiene ,m a1teggia111e11• lo ambiguo e che i paesi che fanno 1111a politica dilfe,·en/e da quella dei d11e blocchi, come l'India, sono lro/)/10 1011- lal!i ed e.rlrunei all'Europa. All'iulerno, malgrado le maggioran• ze maJJiae 011e1111Je al/'A.rsemblea Na– zionale, malgrado la fi11e della guer• ra Ì1I Indocina e la pacificazione dellt1 T1111i.ria, la po.rizio11edi Me11dè.r-Fra11• ce 11011 è più quella di fiduciosa al– te.ra di Ire me.ri or .rono. Del re.rio, anche I 11i11011 /JIIÒfare miracoli 1 e le forze che lo contra.r/fmo hanno certa– mente /1011110 ricoslrufre a1ton10 a lui quelle ragnatele d'intrighi che oslaco– la110i 111oimovimeflli: 1oprt1//11//o .ri ha l'impreJJione, 1pecialme11tei11 Tu. cialcomunista. C'est la faute à Vol– taire. O cosa vorrebbe, che le oppo– sizioni stessero zitte e quiete in al• tesa che la verità saltasse fuori dalle colonne del Popolo o della Giustizia (giornale)? * Stai a vedere che Montagna ha la tessera del P.C.l., Maurizio d'As– sia ha tenebrosi contatti con Nenni, Pavone si è messo d'accordo con Ca– lamandrei, Polito sotto sotto se la faceva con Parri, e che tra i fre– quentatori di Capocotta sono stati riconosciuti Saluemini e Mondolfo. * La missione laborista è andata a prendere contatti con il mondo co– munista. Il popolo ha scoperto che Attlcc, Philips, Bcvan etc. sono « agli ordini di Malenkov ~- La Stampa ha pubblicato una serie di articoli di Attlee, dai quali si desume che le cose, in U.R.S.S. e in Cina. non vanno esattamente come affermano ogni giorno il Corriere della Sera. e i soci della birra, e çhc, quanto a Formosa, i cinesi di Mao hanno per– fettamente ragione di rivendicarne la incorporazione nel territorio na– zionale. Dico, è stato Attlce a scri– verlo, non l'Unità. La Giustizia (giornale) ha trovato modo di cavar– sela, ignorando i viaggi e le dichiara– zioni dei compagni laboristi. * B vero che la storia non la fanno i giornali, ma almeno la cro• naca. Altrimenti, che ci stanno a fare? (Un momento: e chi pubbli– cherebbe i discorsi di Vigore/li e di Romita?). PIC 111slfl,che la forza d'inerzia di u,w b11rocr,,zialigia alle vecchie forze co11- serva1rici saboti la b11011a vo/011/àdel governo. Cosi al Marocco 11011 solo 11011 s'è ripe11110il /e111a1i110 di pacificazione della Tunisia, ma il Presidente del Consiglio ha fallo delle dichiarazioni che sono in co11lra.rlocoi criteri da lui ,eguiti 1,el/'altro protei/ora/o nord– africano. Dobbiamo considerare q11es/e sue dichiarazioni alla 1/regua di quel– le falle per la politictJ_es/era, della/e cioè da neceJJità di diplomazia i111er- 11anei confronti di parie dei 111oiso– .rlenitori? In compenso Me11dès-Fra11ce è fa– vori/o finora da una cel'la i11erzù1del campo o/Jeraio. I com1111i.r1i, dopo tlller lancialo alte grida di villoria p,r il seppellimenlo della C.E.D., sep/1elli– tlle11todi cui .ri attribuiuono il me- 1'ilo esc/11.rivo,.rono ade.r.roimpegnati di nuovo f urio1amen/e per comballere il riarmo, sollo a/Ira forma, della Germania Occidentale. Per q11e.rto11011 hanno tempo di oauparsi di sal,,ri e le loro prole.rie colllro la mancanza di 1111 programma economico da parte del governo 11011vanno o/Jre a qual– che frase e tl qualche arlicolo nelle pagine in/eme dei loro giornali.· In q11a1110 ai socù,listi, .rttreb!Jeme• glio lira,·e 1111 velo pietoso s11i furo– ri di G,q Mollet, s11/l'esc/,11io11edi f 11les Moch, di Daniel MaJ'er, di Max Leje"f,e e la minaccia d'esc/11sio- 11edi al1ri 50 dep111a1ia11ticedis1i.La C.E.D. e1se11do orm"i sepolta, perché Guy Molle/ persisle nella s11a 11olon- 1à di colpire i diSJidell/i, col rischio di arril•are alla ui.rsione del Partilo! Non è solo la quesJio11edella C.E.D. che e11idenle111e11/e s/fu•aa CII0l'ea Mo/. /et. li · 11101fromaggiore p11re consi– Sla nel/'alleggia111e1110 del Partilo 11ei co11/ro111i dell'at111alego1•er110. Gli a111-i– cedis1i sono gm,ralmente fautori del/" e.rperie11zaMe11dès.Fra11ce,menlre il g,·uppo Mollet è in cerio modo geloso che il le11tativo di dare 1111 uuovo in– dirizzo " I/I/la la politica francese sù, sf11ggito al Pm·JiJo Socialista. Me11dè.r•F,-ance 11011 è 111t1i .r/1110 so• eia/i.ria, e 11111i lo 1ape1·a110. Ciò 11011 toglie che gli a111biell/i di sinistm pitì i/J11mi11ati ha11110 visto in lui, i11 mancanza di altri elementi /Jitì ti .ri• 11iJ1,a,1111101110 d'azione deci.ro a cam– biare la politica dei Pina)' e dei Laniel. T11110sia adesso nel vedere 1e il go11er110, che hfl .rubi/o gùì notevoli cmubù1me11tinella .r,u, compo.rizione, collli11uerà 1 o meglio ,-ipre11derà lo .rlan– cio iniziale. Il P1,r/mne11/o è in •t't1Ct11l• za fino ai primi di novembre. No11 c'è pericolo di c,·isi fi110 ,,1/o,·a. M" in q11e.r10mese e mezzo i J1roblemi i11teruazio1Mli do1 1 rebbero ou11pare 1111- /a /'"11ivi1à del got'erno, e be11dilfi– cilme111e.ri arril 1 er1i ti 1111 e.rilo spelltl• colflre. D11e problemi potrebbero, se risol– ti, dm·e a Ma11dè.r-Frmue 1111 /1,-e.stigio .ruperiore tl quello cui gode,,a nel giu– gno uor.ro: i/ Marocco e il migliort1• men/o del /in/lo di vita ge11erale, ol- 1e111110 10nimporla co11quale si.rtelna. · Se, /111/0 preso nel groviglio del/" 1it11azio11e, il go11er110 do1 1 eue 1,-oppo rinviare la 10/11zio11edi questi pro– blemi, rischierebbe di Cfldere i11 q11el– l1immobili.rmo che con i suoi prede• ce.r.rori aveva praticamente cancellalo la Francia dal novero dei paesi che hanno ancora dei valori 111i/i per sé e per il mondo:

RkJQdWJsaXNoZXIy