Nuova Repubblica - anno II - n. 7 - 5 aprile 1954

I LETTERE DALL' AMERICA LIBERISIO INTEGRALE e liberismo "ragionevole " NEW-YORK, 11u1rzo ad un determinismo liberista per risol- S I parla di crisi, negli Stati Uniti. Certo lo spettro del « Gio– vedì Nero» (il tracollo dei valori di borsa nell'ottobre '29) è sempre pre– sente alla mente degli American_i. Crisi ancora non c'è. Tre milioni di disoccupati in una massa di 45 mi– lioni di operai ed impiegati non sono un gran che. Con il sistema cl i assicu– razioni sociali introdotto da Roosevelt ed ampliato da Truman, la disoccupa– zione non è più il terrore che era una volta: significa semplicemente che il reddito del lavoratore è ridotto di cir– ca la metà. Certo non è la fame come non è l'impossibilità di pagare il fitto di casa, di comprare vestiti, di man– dare i bambini a scuola. Inoltre, tra i lavoratori industriali come in tutte le altre classi della popolazione, sono rare le famiglie in cui una sola persona si guadagni da vivere: disoccupazione non significa perciò di solito perdere la metà del reddito famigliare, ma ~olo un quarto o anche meno. Il pubblico continua per adesso a spendere e a consumare su vasta scala. 11 processo di csp.:,1nsione industriale non accen– na ad arrestarsi. Data la preoccupazionf· determinata dal timore di una crisi, esperti e non esperti si danno da fare ed offrono al pubblico, ai sindacati, agl'industriali, al Congresso, piani di ogni genere il cui scopo è q~ello di mantenere l'ele– vato livello di produzione e di consu– mo che da generazioni caratterizza l'e– conomia americana. Il piano più in– teressante è quello preparato dal co– mitato economiq> che lavora per il Pre– sidente Eisenhower e di cui è a capo il Burns, uno dei più autorevoli econo– misti americani. Alla fine di gennaio il Presidente aveva inviato al Congres– so il rapporto preparato da Bums e dai suoi collaboratori, sulla situazione economica degli Stati Uniti, accompa– gnandolo con una lettera in cui veni– vano esposte le linee fondamentali del programma governativo. La lettera presidenziale non ha men– zionato le leggi di natura e le armo– nie celesti od altre care ai liberisti inte– grali di cui il magsiore campione ne– gli Stati Uniti è l'austriaco vo~ Mises, professore all"Università di New York e consulente della N.A.M., la maggio– re organizzazione del grande capitali– smo americano. li Presidente Eisenho– wer, da buon militare, ha parlato di un « arsenale di armi » di cui il governo può fare uso per mantenere la stabi– lità ciel sistema economico. La lista delle « armi » comprende: I) il con/rollo Stil credilo eurci– /(l/0 a mezzo delltl Federai Re1e,-1•e Sy1tem che dtt a1111i .-ego/a le operazio– lli del 1110/ldoballcario americano; 2) il controllo eurcilato dttl Te1oro 111/ debito pubblico; 3) il potere di mi gode il Pruidente di fiJJare le 1110- d11/it,idelle ipoteche garantite dal go- 1•ernofederale; 4) la poJJibilità di 1110- dif ica.-e i pubblici bilanci (che aJJ01·– bono circa 1111 quarto del reddito lo,·– do nazionale); 5) /'interl'ento federale nel campo dei prezzi agricoli; 6) la po– litica fiJCale; 7) la politica dei lavo.-i pubblici. t ormai chiaro che nel mondo de– gli affari si stanno delineando due tendenze principali l'una, rappresentata princ,ipalmente dalla N.A.M., è in fa. vore del liberismo classico e si affida o vere i problemi spinosi e complicati dell'economia; l'altra, che ha il suo centro nel Comitato per lo sviluppo dell'economia di cui Paul Hoffman era stato uno dei fondatori, e nella Camera di Commercio, ritiene che la libertà economica, come la libertà politica, non è sinonimo di anarchia ma può essere mantenuta in quanto vengano prese delle misure che impediscono l'af– fermarsi di tendenze il cui sviluppo significherebbe la fine della libertà eco– nomica stessa. Un"altrn constatazione che si impone è che il programma dei liberisti che possono essere definiti « ra– gionevoli» per distinguerli da quelli in– tegrali (e tra i quali il Presidente ha scelto i suoi collaboratori) - quando viene analizzato obbiettivamente - non è sostanzialmente diverso da quello del Fair Deal di Truman. Vi sono delle differenze di dettaglio (il Fair Deal era meno disposto di Eisenhower a dimi– nuire le imposte che gravano sull'in– dustria ed avrebbe stanziato somme maggiori per i lavori pubblici), ma il concetto di base è il medesimo: la libertà economica si esplica a mezzo di leggi e non a mezzo della mancanza di leggi. Dopo aver dato la lista delle « ar– mi », la lettera presidenziale IJa enu– merato nuove misure che intendeva sot– toporre prima o dopo l'approvazione <lei Congresso: 1) aggiomamento del JÌJtema di auir11razio11icoulro la dùou11pazio11e, sia dal punto di viJta del mo11ta11te dell'aIJic11razio11e1/eJJa che delle cale– gorie di lavora/ori auic11rali; 2) e11e11- 1ione del/' auic11razio11eco111ro la vec– chiaùt. (gli Americani, anche Je Ji• ri– /izllano flllcor,, di rico11ouerlo, sta11110 1eg11endo,1bbaslrmzada virino il 11a1Jo L E trenta revolverate esplose dai patrioti portoricani al Congres– so di Washington hanno dram– maticamente richiamato l'attenzione mondiale sul vitale problema della libertà dei popoli cd hanno in pari tempo messo a fuoco la reale consi– stenza di certe « democrazie ». Immediatamente gli uffici-stampa governativi e i grandi quotidiani so– no partiti al contrattacco cd hanno cercato di gettare acqua sul fuoco affermando senz'altro che l'attentato era da ascriversi all'opera di comu– nisti. Ora un atto di tal genere è quanto mai lontano dalla prassi co– munista. I comunisti sono troppo in– telligenti e troppo dotati di senso pratico per abbandonarsi a simili for– me di terrorismo « puro >. t evidente che la convulsa sparatoria di Wa– shington debba ascriversi piuttosto a forme estreme di fanatismo anarchico e di esaltazione nazionalistica. Ma la lotta isterica condotta nel– J'Occidcntc contro il comunismo ha finito per creare una psicosi tale da essere abilmente sfruttata da tutti i reazionari senza scrupoli e dai diso– nesti che ne approfittano per negare ai Javoratori e ai cittadini ogni le– gittima rivendicazione. Come si sa Portorico fu strappato dagli Stati Uniti alla Spagna nel 1898. Solo dopo mezzo secolo si sentl il bisogno di dare a questa domina– zione coloniale una parvenza di Je– galità; perciò nel 1952 fu rcda40 il progetto di una Costituzione sulla falsariga di quella americana. Il popolo venne invitato ad espri– mere per mezzo del voto la propria volontà su di essa, ma fu messo nel– l'alternativa draconiana o di accettar– la o di respingerla in blocco. La vo– tazione elette risultato favorevole. Si sa come accadono queste cose: la ge~c, costretta a scegliere tra una NUOVA REPUBBLICA progra11111M di aJJÙ11razio11i 1ociali /or– n11da1ada Lord Bet•eridge in illghil– ,e,.,a e realizzato dal go1•er110laburi– Jlfl); 3) facilitazioni fiJrali per le im– pre1e1 i11d11J1riali ed altre, rhe Ji Jro– l'fln0 i11difficoltà; 4) jflcilitazioni nella rollreisioue di mutui destinati a /ar•o– l'ire la costruzione di 111101 1 i alloggi; 5)111iglio1·amento (cioè e1p,m1ione) dei progrmnmi (ll/llalme11Jei11 corso di la– l'ori pubblici; 6) riduzione delle im– posle che grtll)(l!IO 1111/apiccola indu– stria; 7) e1pa11sio11e del credito; 8) in– troduzioue di 1111 nuovo /Jrogrammt, di coslruzioni Jlradali; 9) 11M11/e11ime1110 dei u11sidi agli agricoltori. E difficile dire cosa suc~eder:i al pro– gramma presidenziale. La maggioranza dei Repubblicani, sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti, è fa. vorevole al liberismo integrale ed ha accolto con notevole freddezza le pro– poste di Eisenhower e la relazione sul– la situazione economlCa. Come già suc– cede in politica estera, l"appoggio al Presi.dente non viene tanto dal suo Partito, quanto da una coalizione che include la minoranza liberale dei Re– pubblicani e il centro ciel Partito De– mocratico. Questa coalizione è stata in– debolita durante gli ultimi due mesi dal vociare irresponsabile della de– stra Repubblicana la quale accusa tutti i Democratici di essere dei traditori al servizio dell'Unione sovietica. Se la campagna condotta da Jenner, Velde, McCarthy ed altri continua è più che probabile che i Democratici si .stanchi– no di salvare ( ?) Eisenhower dai suoi amici; in quel caso mancherebbe al Presidente la maggioranza necessaria per far approvare le misure elencate nella relazione sulla situazione econo• mica. I liberisti integrali sarebbero sod– disfatti. In quanto ai liberisti « ragio– nevoli » essi sono convinti che l'in– tegralismo porterebbe negli Stati Uniti a risultati analoghi a quelli già rag– giunti in altri paesi, cioè alla trasfor– mazione del capitalismo basato sulla concorrenza quale è ancora quello ame- . ricano ad un capitalismo rigidamente monopolistico; essendo contrari al re– gime monopolistico, sperano che il Congresso ascolti la voce del Presidente che per essi è anche la voce della ra– gione. MAX SilVADORI realtà per quanto imperfetta da una parte e un nulla dall'altra, finisce sempre per propendere verso la pri– ma soluzione anche se questa non la soddisfa del tutto. Si aggiunga inoltre che i lavora• tori portoricani, occl¾pati per la mas– sima parte presso le compagnie com– merciali americane che dominano il paese, cli fronte al timore di perdere roccupazione, furono portati ad ac– cettare lo stato di fatto. Il voto favorevole dei portoricani non fu tuttavia sufficiente per ren– dere esecutiva la Costituzione; il pro- FUOCO ALCONGRESSO getto di essa dovette passare al va• glio del Congresso di Washington e venne mutilato in vari punti, come per esempio alla scz. 20 dell'art. 11 che sancisce « il diritto all'istruzione gratuita elementare e secondaria ... il diritto al lavoro... il diritto ad un adc;:uatci tenore di vita... il diritto ad un sistema di assicurazione contro disoccupazione, malattie e vec– chiaia ... >; tutte cose queste che ai delicati olfatti dei mercanti di Wall Street puzzano tremendamente di sov– versivo e di ... comunista. La Costi– tuzione, infine, demanda agli Stati Uniti la difesa e gli affari esteri. Così mentre da un lato Portorico, per la sua eccellente posizione stra– tegica, è stato trasformato in muni- 3 I INCHIESTE E DOCUMENTI SULL' AMERICA LATINA I GUATEMALA Occorre difendere la rivoluzione . d mocratica -diquesto paese: i reazionari all'interno e ali' estero cercano diliquidarla con lasolita ccusa di "comunismo" C1rrA' DEL GUATEMALA, marzo Q UASI ogni giorno si ha notizia di complotti interni e progetti d_'in– tervento esterno contro la nvo-· luzione democratica del Guatemala. Quasi ogni giorno, senatori e gior– nalisti americani dichiarano che il Gua– temala « è la testa di ponte del comu– nismo nell'emisfero occidentale», e de– nunciano pretese persecuzioni contro gli avversari der governo. Da parte lo– ro, almeno mezza dozzina di tirannelli tropicali si danno da fare, in una ca– ricaturale Santa Alleanza, salvo a smen– tire ufficialmente ogni proposito d'in– tervento. Lo ha fatto anche Anastasio Somosa, il dittatore del Nicaragua, che mentre reprime nel sangue e nel ter– rore il movimento popolare del suo paese, non può certo essere soddisfatto di vedere che oltre il confine del suo feudo le masse popolari rivendicano e conquistano un avvenire migliore. Anche la dittatura militare che spa– droneggia nel Venezuela denuncia i consueti complotti comunisti, e dichiara di difendere la democrazia mentre per– seguita, tortura e assassina i suoi oppo• sitori, appartenenti, in gran magsioran– za al Partito di Azione Democratico. e solo in una piccola proporzione al P. C. Dittatore feroce: Percz Jime– nez che ha ospitato a Caracas la X Conferenza interamericana. Dall'altra sponda del Mar dei Ca– raibi gli fa eco Trujillo, il dittatore o meglio il proprietario della Repubbli– ca Dominicana, dove l'instaurazione di uno stato di polizia che non ha niente da invidiare a nessun altro, è servito prima di tutto a favorire gli affari personali dell ·inviato della Provvidenza e della sua famiglia. Anche questo be– nefattore detrumanità si sente terribil– mente minacciato dagli « intrighi del Cominform ». Che succede, dunque, nel Guatemala? Semplicemente questo: che un paese in cui la grande maggioranza della po– polazione, le masse contadine d'origine india, erano stati per secoli bestiame a buon mercato al servizio dei latifondisti e della United Fruii, si risveglia e si rinnova. Su tre milioni di abitanti, quasi due terzi della popolazione sono tissima base aero-navale, dall'altra non può nemmeno far sentire la pro– pria voce all'O.N.U.; ed è inutile dire che non ha in pratica la possi• bilità di commerciare liberamente con nessun'altra nazione che non sia– no gli Stati Uniti. Il Portorico, unito agli U.S.A. con la qualifica di « Estado libre associa– do », ha attualmente un suo rapprc• sentante al Congresso di Washington. Questi però non ha diritto al voto e non ha neppure diritto alla parola se manca l'approvazione unanime. Drammatiche sono pure le condi• zioni economiche. Su una popolazione di 2 milioni e 200 mila abitanti, ben 114 mila sono i disoccupati, mentre i lavoratori saltuari o sottooccupati sono 125 mila. Il costo della vita è uguale a quel– lo degli Stati Uniti; non cosi il red– dito medio, che assomma a circa un terzo di quctro percepito dal citta– dino americano. La risorsa base di Portorico è la produzione di zucche– ro: 91O mila tonnellate l'anno. Di queste però solo I26 mila tonnellate sono raffinate in loco; il resto viene comprato dalle compagnie monopo– lizzatrici americane a prezzi irrisori e trasportato negli USA per esservi raffinato. Grazie a questo procedi• mento i profitti di dette compagnie sono enormi. Per contro le stesse com– pagnie importano generi di consu• mo e alimentari - di cui il Paese necessita - a prezzi altissimi. Noi siamo assolutamente contrari ad ogni violenza e deploriamo viva– mente àtti come quelli compiuti dai nazionalisti portoricani. Ma come de– mocratici dobbiamo augurarci che il drammatico episodio sia servito se non altro a richiamare veramente l'attenzione del mondo sulle condi– zioni di questa piccola repubblica. A1JRELIOPENNA indio1 e il resto in gran parte meticci. Ma la terra era in mano di meno del- 1' l % degli abitanti, un·otigarchia bian– ca di successori degli encome11dero1 della Colonia, e della potente compa– gnia U11i1edFruii, che quasi monopo• lizza la produzione e il commercio del– le banane nell'America centrale e me– ridionale. Per molto tempo questa ristretta clas– se privilegiata poté sentirsi sicura sot– to la protezione di un'ipocrita « demo– crazia » di politicanti corrotti, o dietro l'aperta repressione di sanguinarie dit– tature, come quella, ferocissima, di Ubico. Ma venne il giorno in cui le masse popolari insorsero a riconquist3 re la libertà, a rivendicare il loro dt ritto alla vita, a spazzare via definiti– vamente l'oppressione dittatoriale e gli intrighi reazionari. I governi democra– tici di Arévalo ed ora di Arbenz espres– sero e diressero questo movimento pro– fondamente popolare. Da allora i giornalisti e gli avvocati della United Fruit, i latifondisti espro– priati e i tirannelli tropicali gridano al bolscevismo. Se il contadino indiano non accetta più di essere la bestia ·da soma destinata a mantenere col suo lavoro di schiavo i profitti di un'oligar– chia parassitaria, se pretende di essere trattato come un uomo, se rivendica un po' della terra che lavora da tante generazioni, è evidente, per questi sa– pientissimi signori, che ha ricevuto l'oro di Mosca e si è posto al servizio del Cominform. E che cosa è questa terribile ed « espro,priatrice » riforma agraria del Guatemala? L'articolo 1° della legge di riforma agraria, del 17 giugno 1952, dichiara espressamente che scopo della riforma è la liquidazione delle sopravvivenze feudali e l'instaurazione di rapporti capitalistici nelle campagne. Difatti, la riforma non espropria le aziende di tipo capitalistico, destinate alla produzione per il mercato, e razio– nalmente coltivate, qualunque sia la loro estensione (Titolo II, Cap. I, art. 100 paragrafo a']); né le proprietà in– feriori a 90 ha., siano o no coltivate (id. par. a]); né quelle d'estensione non superiore a 270 ha., purché coltivate per almeno due terzi (id. par. b]); né i terreni destinati a pascolo da imprese allevatrici di bestiame, purché razional– mente utilizzati, indipendentemente dal– la loro estensione (id. par f]). In sostanza, la riforma si limita a limitare l'importo degli affitti, che non potrà essere superiore al 5 % del rac– colto, e a disporre l'espropriazione dei terreni incolti, o affittati (art. 90), sem– pre però, previo indennizzo (art. 50) e con le eccezioni già indicate~ I terreni espropriati saranno concessi in proprietà (non maggiori di 17 ha.) o in usufrutto ai contadini, secondo ciò che decida localmente la maggio– ranza di essi (art. 40 e 320) o potran– no essere affittate ad agricoltori capi– talisti, per la parte eccedente quella necessaria ai contadini (id.). Inoltre. la riforma abolisce tutte le forme di schiavitù e servitù della gleba, e per– ciò sopprime le prestazioni personali gratuite dei contadini (art. 20). Ma per le classi dominanti paras– sitarie dell'America tropicale, per la Santa Alleanza dei tirannelli del Mar dei Caraibi, anche moderate riforme democratiche sono un pericolo imme– diato. Anni di calunnie, di diffamazione sistematica hanno preparato un in– tervento che è ormai probabile. Un complotto della reazione interna, ap– poggiato, sotto l'ipocrita parola d'or– dine del non intervento, dalla reazione internazionale, potrebbe riuscire molto più facilmente che diciotto anni fa in Spagna, e si ammanterebbe di pre– testi di « difesa della democrazia » con– tro il «comunismo». Ma quello che oggi ci• si prepara a soffocare non è un « complotto comunista ». E la lotta di un popolo per la libertà ed il progresso. 1l dovere dell'opinione pubblica de– mocratica di tutto il mondo smasche– rare queste falsificazioni, difendere !J rivoluzione democratica del Guatem.1la CARLOSGONZA.LEZRIVEl!A

RkJQdWJsaXNoZXIy