Nuova Repubblica - anno II - n. 7 - 5 aprile 1954

2 avventurieroben conosciuto, quale era Carlo Bazzi. Ma neanche la più bella intelligenza e la migliore probità sono difesa contro certi accecamenti. Espulso dalla Francia alla fine del 19~8, Berneri trovò sullo stesso treno Menapace, espulso anche lui . dalla fr3ncia. Non avendo potuto ottenere il• permdso di soggiorno nel Belgio, Ber– neri tornò clandestinamentea casa sua. Invece Menapace, nell'ottobre 1929, ritornò senza difficoltà, e si stabilì a Versailles, affermando di aver potuto ottenere il permesso di soggiorno. Da– to che Berneri in casa propria poteva essere sorpreso da un momento all'al– tro, Menapace lo persuase ad andare a nascondersi presso di lui. Così Ber– neri visse per due mesi clandestino in casa di Menapace. Cera per aria il progetto di atten– tare alla vita di Rocco, il ministro fa. scista, una cui visita si aspettava a Bruxelles. L'attentato sarebbe stato ese– guito da altri, mentre Berneri in un altro posto avrebbe sparato una pistola ad aria per distrarre verso di •sé l'at– tenzione dall'attentatore autentico. Me– napace, che era a parte del progetto, condusse Berneri in automobile a Bru– xelles. Arrivato a Bruxelles Berneri fu arrestato. Nello stesso tempo furono arrestati a Parigi Carlo Rosselli, Alberto Tar– chiani, Alberto Cianca e Giuseppe Sar-\ delli. Rosselli fu scarcerato dopo pochi giorni: contro di lui non c'era nulla. In casa di Tarchiani fu trovato un congegno assai sospetto, che giustificò il suo arresto; ma gli « esperti » fran– cesi trovarono che si trattava di un m~tore a benzina per una piccola auto– mobile, col quale non si poteva fab– bricare neanche una scatola di solfanel– li, nonché bombe. Anche lui fu dunque messo fuori causa. Ma Cianca e Sardelli? Maitre Torrès, l'avvocato che difen– deva sempre con affetto ed energia e disinteresse tutti gli antifascisti italiani processati, aveva diritto, nella sua qua– lità di avvocato, secondo la procedura francese,di conoscere, durante la istrut– toria, gli elementi di accusa. Poté per– ciò dire a Carlo e a me che contro Cianca c'era una lettera, nella quale Berneri gli raccomandavadi aver cura del «cagnolino», e per giunta un pacco Ji cheddite, eh~ era ovviamente il «cagnolino», era stato trovato nella camera da letto di Cianca e Sardelli. Come quella lettera di Berneri era arrivata nelle mani della polizia fran– cese? Se Berneri I' avéva affidata alla posta, chi intercettava lettere arrivate a un cittadino privato? Scrissi alla moglie di Berneri, don– na di eccezionale intelligenza e di stu– pendo carattere, che v~nisse a trovar– mi. Le dissi come stavano le cose: Ber– neri solo poteva due la spiegazione di quanto era succc:sso. La moglie di Berneri mi disse: << Mi dia due ore di tempo ». E sparì. Ritornò due ore do, po. « La spia è Menapace. Tanto lui quanto la sua donna sono scomparsi dalla loro c,sa, portandosi dietro i mo– bili». Fra la Berneri e me chiarimmoquan– to era avvenuto: Berneri aveva affidato a Menapace la lettera, perché la re– capitasse al destinatario in Parigi, e Menapace aveva fatto della lettera quan– to era naturale ne facesse una spia. Col consenso di sua moglie, facem– mo sapere a Berneri, in carcere a Bruxelles, come stavano le cose. E lui, appena si rese conto del tranello nel quale era caduto, si comportò c~n fer· mezza e generosità completa. Fino al– lora non aveva dato nessuna risposta al giudice belga, rifiutandosi financo di dire il proprio nome. Ora depose spontaneamente che la c!)eddite era stata affidata a lui da Menapace, e lui o o NUOVA REPUBBLICA REFERENDUM SULLA SCUOLA APPELLO AGLI INSEGNAN'f I l L Referendum sulla scuola, aper– to su queste colonne il 5 feb– braio di quest'anno, tocca alcuni fra i punti più dolenti della scuola italiana. Primo fra tutti l'indifferenza dell'o– pinione pubblica in generale - e dei genitori in particolare - per l'in– flusso che esercitano Je attuali istitu– zioni scolastiche (e lo spirito che le pervade) sulla formazione intellettuale e morale delle giovani generazioni. Non s'è ancora formata - soprat– tutto nelle classi colte - quella sensi– bilità civica che permette di percepire il rapporto fra pubblica istruzione e d~mocrazia. Democrazia è nome vano in bocca agli uomini politici se noi non ci banidmo per creare i presup– posti del regime democratico nella co– scienza stessa dei cina.J!ni e nella prati– ca della vita. Questa CO~<ienzasi for– ma fin dalla più giovane età. l'aveva affidata a Cianca, senza spiegar– gli che si trattava di esplosivo, e srnza che Cianca avesse partecipato ad alcuna idea di attentato; Sardelli non sapeva nulla di nulla. Grazie all'atteggiamento di Bcrne– ri, Sardelli fu assolto, e Cianca se la cavò con una pena leggerissima, essen– dogli stata riconosciuta la buona fede. Menapace, invece, si buscò in Belgio una condanna a due anni di prigione; ma era uccel di bosco. Berneri fu con– dannato a sei mesi in Belgio e a do– dici in Francia. Peggio ancora, si trovò ad essere espulso e dalla Francia, e dal Belgio, e dalla Germania, e dalla Sviz– zera, e dall'Olanda, e dal Lussemburgo. Per cinque anni passò ora in uno di quei paesi ora netl'altro, da « clande– stino » a « detenuto », e poi nuova– mente espulso. Finalmente nel 1936 poté andare in Spagna, dove nel 1937 fu assassinato dai comunisti. In una lettera al consocio Alberto Giannini, pubblicata su « Il Merlo Giallo» del ·6 maggio 1948, il Mena– pace dichiarò: « La mia attività fra i fuorusciti è sempre stata quella di uno zelante osservatore. Ma mai e poi mai di provocatore». Lasciamogli dunque la libertà di scegliere fra la parte di spia e quella di agente provocatore. Dove va )hai a ficcarsi l'onore di certe persone! Ed ora, ecco Ermanno Menapate in– stallato nel Ministero degli Interni. Che meraviglia se un antifascista che capiti in quel covo troverà subito che la vita è difficile, mentre per i camerati di Ermanno Menapace ogni pratica viene sbrigata favorevolmente in quattro e quattr'otto? Del resto, siamo giusti. lvanoe Bo– nomi, diventato Presidente del Consi– glio nel giugno 1944, come uomo di fiducia dell'antifascismo, proclamò che il _regime postfascista era la continua– zione giuridica del regime fascista, e i sei rappresentanti dei partiti antifa– scisti, che gli facevano corona, cioè Togliatti, Nenni, Croce, De Gasperi, Cianca e Ruini non ci ritrovarono nul– la da ridire. Di che cosa viene ora a meravigliarsi Nenni, se trova Erm1nno Menapace installato nel Ministero de– gli Interni? Continuità giuridica. I fa. scisti non ammettevano continuità giu– ridica fra il regime prefascista e il loro; e destituivano senza tante storie chi non accettava il regime fascista. Gli antifascisti accettarono nel giugno 1944 la continuità giuridica fra Mussolini e loro. Si può sapere di cosa si !amen- tano? lil.lBT.lNO ULVElll:'11 CO Ne sono una riprova quelle mani– festazioni anticonformiste che affiora– no ogni tanto come reazione di grup– pi giovanili alla schiavitù e alla noia dei metodi di indottrinamento autori– tario e soffocante che iinperano nelle nostre scuole (soprattutto nelle scuo– le medie) e non lasciano posto alla libertà di ricerca e di critica da parte dell'alunno, al quale non si insegna a cercare la verità, ma si insegna una verità bell'e fatta. Dalla Liberazione in qua non si è fatto quasi nulla per svecchiare la scuola italiana; molto in senso contra– rio. Vediamo come. Sono state am– putate le ultime pagine dei libri di storia e delle antologie dove si fa– ceva l'apologia del fascismo; ma sono state conservate le pagine precedenti, imbevute di fascismo ideologico e di gretto nazionalismo. Tali libri fan– no ancora testo nelle nostre scuole. Gli insegnanti fascisti hanno avuto tutt'al più un momentanto trasferi– mento in altra sede. Lo stesso dicasi di presidi e di provveditori agli studi. Col loro malcostume inveterato e con la loro sicumera, costoro spadroneg– giano ancora, valendosi della legislazio– ne fascista rimasta presso che intatta. Gli insegnanti che senton; e ope– rano diversamente restano isolati, scan– sati dai colleghi come esseri pericolosi perché non sorretti dal consenso del– l'autorità scolastica o dall'esplicita nor– ma della legge. Solo nei casi più gra– vi essi riescono a fars'i sentire denun– ciando spropositi e sopraffazioni di presidi e provveditori e a richiamare così, per un momento, l'attenzione dei colleghi e della stampa sulla comune acquiescenza a metodi autoritari e ves– satori o ipocritamente ambigui e dise– ducanti. · Tra il molto che si è fatto in senso contrario allo svecchiamento e alla li– beralizzazione bisogna anzitutto porre il semplice non fare: l'immobilismo. In una situazione come quella generale dell'Italia del dopoguerra, il semplice non fare è colpevole connivenza col qualunq~ismo. In senso positivamente contrario han– no operato il ministro Gonella e i suoi successori. Parlando in nome degli an– geli, Gonella ha operato diabolicamen– te ( ciò è consentito dalla morale cat– tolica). Gonella ha fatto finta di volere che « la scuola si riformas.se da sé » (lo slogan che tutti hanno udito) e ha menato i-I can per raia coq questionari e referendum a non finire (pagati cari dal contribuente italiano), di cui non ha tenuto alcun conto. Gonella favoriva intanto le mire della Chiesa cattolica e gli interessi degli ordini religiosi aprendo, come una ca– teratta, la serie dei decreti di parifi– cazione delle scuole private tenute dagli ordini reli8iosi, serie che continua ad allungarsi di centinaia e centinaia di decreti a favore di scuole' e conventi di frati e monache in tutte le parti d'I– talia. Un referendum indetto dallo stesso ministro Gonella tra i professori esa– minatori diede per risultato la condan– na dell'attuale sistema di applicazione del principio dell'esame di Stato, con la partecipazione di commissari non statali e con l'estensione della sede di esame agli istituti privati. Il ministro Gonella fece una spallucciata e andò diritto per la sua strada democratico ... cristiana! La concessione della parificazione al– le s~uole private (nella gran maggio– ranza religiose), che dispensano diplo- mi con valore legale senza alcun serio e possibile controllo e a chi meglio paga, ha paurosamente aggra,•ato la situazione obbiettÌ\'a e reso più daffi– c.ile' lo ,sforzo di rinnovamento, cli de– mocratizzazione e di liberalizzazione della scuola italiana. Invece di andare avanti si è ~ndati indietro, - forse di secoli. L'opinione pubblica italiana pare che non se ne sia accorra. la stampa non l'ha illuminata. I partiti di oppo– sizione neppure. Forse che il secolo della Controriforma vale quello del Risorgimento, che tolse di mano al clero il pubblico insegnamento e fece l'Italia? Bisogna anche spiegare come e per– ché si è andati indietro e come fare per perdere il vizio dei gamberi. Dice bene il nostro popolo che il prete cfeve stare sull'altare; ma l'elettore democri– stiano rI,a riportato sulla cattedra. Chi non sa che il prete, buon sacerdote, è pessimo educatore? Che è un pessimo educatore chi antepone alla libera for– mazione della personalità dei giovani l'ossequio all'autorità di chicchessia, del papa o dell'imperatore? Che è un pessimo educatore chi, in nome della morale cattolica, inocula l'ipocrisia e il servilismo? Fummo per questo la favo– la d'Europa, fummo per questo il po– /JOlo dei morti. Autorità per autorità, servilisino pe'r servilismo, i monarchi– .co-fascisti aiutano a seppellire. I co– munisti girano al largo, credendo di essere più furbi. Sta a noi dunque muovere battaglia. Nuova Rep11bblira, col referendum che ha indetto, ha offerto una traccia che può essere utile per tutti noi se vor– remo dedicare un po' di tempo a rac– cogliere per l'appunto « fatti, episodi, dati », che possano contribuire a for– mare un quadro della situazione at– tuale e a gettarlo sotto gli occhi della gente, formulando al tempo stesso pro– poste di rinnovamento e di riforme. Gli insegnanti seri, preparati e corag– giosi aiutino, cominciando possibilmen– te dalle storture più vicine alla loro esperienza diretta e alle loro più con– crete possibilità d'azione. Agli eretici il compito di salvare la libertà e la fun– zionalità morale e sociale della scuola, cioè la sua serietà. I giovani ci seguiranno. L. Il. Esami di maturifa NON È UNANEDDOTO Esami di Maturità Classica in un Liceo tatale di una città del– l'Italia settentrionale. Anno Sco– lastico 1953. Il commissario di Storia inter– roga il candidato sulla Rivolu– zione Francese : « Saprebbe dirmi qualcosa cir– ca un organo politico che, nel periodo più sanguinoso della Ri– voluzione, faceva tagliare teste a tutto vapore, indiscriminatamen– te e a tamburo battente? » Il candidato tace e medita. Un altro membro della sotto– commissione interviene pietoso e, con l'assenso del collega, comin– cia a suggerire: « Coraggio, su, il Comitato ... il Comitato ... ma è davvero possibile che Lei non ricordi ...? ». « Ah, sì, professore, adesso ri– cordo, il Comitato di Liberazione Nazionale!». Particolare pietoso : il candida– to fu dichiarato maturo. E, ap– pena conseguita la maturità, fu assunto dalla redazione di un giornale di destra. Sueeede a Imperia R. A.I., ISPEITORI CENTRALI E STUFE R ISPONDENDO a/l'invito di « Nuo– v11 Repubblica » eccomi a par– lare 11npoco della nostra scuola e delle co1e davvero amene che in eI• S(l s11ccedo110. Quel mo1tro mai sazio che ,ùpo11- de al nome di R.A.I. 11011 ancora con• tento tielle mangiale già falle, vuol ingoiare anche Ja uuo/a, farne 1111 1110 feudo, ed a lfll fi11e invifl per l'ltfllia i 111oi delegali ad Ol'ganizzare COI/• 1•egni di propaganda, perrhé la radio e111rimaggiormellle nelle scuole - 1e11- za alom i11tereue parlirolare delh, R.A.I. JleJJa, gituché gli inviati 111ello-; 110111biJo le mani t1va11ti, ripetendo va– rie volte che 11 ente radio/011ico 11011 I: coI/nll/ore di flf,pf/recrhi -. Il bello è che 1111 iJpeuore re111rnle Ji /ti pala– dino di q11e11 1 opera e i11ci1a gli i11- seg11a111i 11 1J11111ire con 11111i i mezzi le 1c110/e di t1ppf1recrhi l'adio, con qual J}(/gfl da parte della R.A.I. JIOJI u,p– piamo. /11 !ali co1111eg11i, impo11a1ifra /'al– tro co,1 1111 sistema l11ll 1 flltro che de1110- cr111ico, Je ne sentono di colle e di rrude, 11011 solo 11el campo specifiro trallfll0 ma p11rein quelli politico, so– ciale ere. Ho sentito in/ani sostenere dt1. 1111'a111orittì ecclesias1ict1loc11le che 11ella nosfl•a /Jl'ovi11cia11011ci sono disou11pa1i; affen11azio11eq11es111 che h" f"llo ra/Jare il sollorcrillo, che h" i1111it1110 l'oratore a rifani "ll'i11chies111 Tremel/011i-Vigorelli.Ma lasria11io Ila– re q11e110 e torniamo alla rt1dio.lnltmlo è aJSolutamente proibito discutere sul– /' 111ilità Ò meno della radio per le scuole; la discuJSione deve svolgersi sol,a1110 intorno ai programmi, qHei programmi così banali, così poro i11- 1ellige111i che solo la R.A.I. sa fare, e vuol am111a1111ire anche agli scol,1ri 11elle già abbasta11zacariche ore di lezione. A parie i criteri psicologici che mi ro11/er111ano nell'idea, essere la ra– dio 1111mezzo assai poro ada110 ai fanciulli, rritel'i che non 11oglio di– scutere i11questa 1ede, reJ/a il fallo che 1111 ispettore ce111rale ·vada impu11eme11- 1e in giro per /' llalia, ed in tal veste farria propaganda per 1111a società pri- 11a1a che vuol ·vendere i 111oiprodo11i alla u11ola. Fallo gravissimo, secondo me, e che dimostra 11111a la rorr1111ela della 110I1rarlaJie dirigente. E 11011 solo, il 111dde110 personaggio appro– fi11adella visita per far veJ1dereda 1111 intermedia,io alcune copie del 1110 volume che ha per argo111e1110 la ra– dio per le scuole. lo credo che J/011 si possa andare oltre. Riferendomi poi più specificamente alla disc11uio11esui programmi, faccio notare come gli i11te·r11e11ti de vari in– segnflnti 1111euero 11111i lo scopo di o/– tenere che la rt1dio fosse veramente « per la scuola >>, al che Ji risponde- 1•.1che la radio ha le sue nigenze di progrmnmi ed altre~amene cose. Noi insegmmti ribt1llit11110 allora che la m– dio vt1da ti piantar cavoli nel proprio orto, ché nel nostro penseremo a piantarli noi. Anche iu f11tto di risrt1ldt11ne11/o le uuole di lmperù1 stanno molto ma– le: molte aule ne 101101provvis1e e du– rante l'inverno 1i battono i de111i.Lt, amministrazione com1male rerlame111e 11011 si /Jreoccupamolto di quesli falli, rasq mai qualche consigliere della mag– gioranza si preorc11padi fornire di I111f"l',wla ove è " scuoi" il figlio. Infalli, come mi è stato ,·i/erilo da fonte pitì che allendibile, presso mlfl scuola f II inviata 1111a 1111fa da 1istemare in una de1e,·minataaula. li preside, 110- mo 1·e110, rispou che molte altre aule erano prive di I111fee rhe perta1110 anehbe sistemato quella gi11111a quan– do foJiero 1,rriv,11e /111/ele altre. Nelle ele111e111m·i poi' le alunne di 1111arlaJJe fecero trovare alla mae-· stra 1111 carie/lo co11s11JCrillo: - Ab– biamo freddo e re ne Jlit11noa caJa. Q11eI1ied altri falli arcfldo11011el– la 11oslrascuola, di oli 1a111iparla110 ma per la quale 11esumo fa nulla, salvo caso mai, come fece il 1101/ro bene amato on. Gava, allora sotto– .Iegrelario alle Finanze, a mo11rar1i indignalo per /' avanzame11l0dei mae– Ilri al grado V/Il, col che i 111aeI1ri sleJJi venivano ad eJJere equiparali ai capitani del/'esercilo. Figuratevi quale affrolllo alla dignità dei capi– tani.' Ma il sacco per quella volta è vuotalo. o. 8.

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