La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 51 - 24 dicembre 1961

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 24 dicembn l,961 U 1 'A 1 TOLOGIA DI LmGI MACCHIA * Moralisti moderni * di PIETllO C/JJ/11'1"1'/ L A FIGURA del morali– sta .:,j pre:.enla tardi sulla :,cena :,torica. Per lungo tempo ~wanti. c:,.:.a si confondeva e fondeva con quella del predicatore di buoni costumi, e ne rimane traccia nell'uso piu popolare del termine. <\d un cerio punto della "1toria moderna nasce il moraJist.a come in– dagatore dei costumi. per– suasore di ribellione se non proprio ri\'olutionario, ambi– guo per~o1rnggio nel quale il dbprczzo del mondo :,'uni:,cc alla ma.:,.!>ima, ,copcr1a o ini– biia, partecipazione e addi– rittura correità. c,ohc. Il mo1ali::.1a, infalli, <ii muo,-c col tempo. vi si ade gua, lo ::.tudia per quel che e, lo coglie nella ::.un realtil intima inlanto che provoca, spe~so inconsapevolmente, la ~u·a modificaLionc se non proprio il suo capo,•olgi– men10. 1\fachia,elli \'iene da un amoroso studio dell'antichi– tà ad offrire al «principe" modi di governo prevcggt.!11- li. ::.ottili, istaurando quello 1.·hc Macchia chiama l'l(lt/ho col f}otere, pro.:,eguito dopo di lui dal Guicciardini, da Baldesar Castiglione, da An– tonio Dc Guevara. Con Monrnigne e Bacone siamo di fronte alla figura del moralista appa1·tato, per– suasore di solitudine come rocca inviolabile al di sopra del brusio e dell'inganno mondani. Questi due pen~a– to1; trattano temi astratti, _prendono in considerazione le caraucristichc ferme, im– mutabili dell'animo umano, dall'amicizia all'amore, dal– l"incostanza delle azioni alla simulazione e dissimulazione. fri,·olo c"è una inlujzionc di fondo: i lipi a,lralli, le ca– ,i~IÌch~ ,ISll~HIC', cadono da– \'.lnti all:1 scopcrln dell'uo– mo vero. uomo ~ingoio, l'uo– mo come cph,odio j)Crcgrino cd e::.sen1ialc della storia, che non scende da gelidi schemi ma rapprc..,cnla. ,·ivc, signifi– ca il tempo, quel ,empo e non altro. La materia sensi– bilizzata da La Brujère è già pronta per dare motivi e pcr– ,onaggi al romanzo moderno. A quGSt\a..cio ci lascia l'an– tologia di Macchia, nella qua– le il franccsis1a ha pro[u,o la ::.ua , a::.la conoscenza del tempo fermen1an1e della sto– ria europea facendo un'ope– ra di autentica • cultura di massa •• ove al termine sia tolto ogni valore disprcgia1i– ,o e sia intesa nel senso che non è po::.sibile per nessuno decifrare il presente senza conoscere il passato. per quel che è stato cd ha preparato: e nessuno. singolo e mass.i, oggi può ditiin1eressarsi. do– po il passato. del presente. CJHLE §lUCCEJD>JB; LUIGI BARTOLINI: « Paesaggio natalizio li 1961 PA\Hll<Gll: di r\NTONIO COlt'l'E * U1, POETA TEDE-,CO * Eckart Peteric E CKART Pet,eri~h e u.n poeta tra I ptu co, 1.st· derari nello Germania Occidentale, allo quale ctli dona tulta fa iomma dei ulori umani acquisiti in meuo ~ofo di c~perieni.e, mtune e culturali, di pere· irinazjoni per il mondo, di lolle colle forze dell'epoca, ,11bhmati dall'alta .sen:i-ibifi– ta del .s.uo.s.pirao di artista, equilibrati dalla !>Uarigoro· .<afede cauolica Soneue emer Gricchin, Da~ .\1a5S der .\.1u'ìCn .. '\au• <oikaa, Gòtter und f-lelden der Gricchen, Cricchcnl:ind, ... ono le opere piu note, pub– blicate iu piu rhtampe., per 7in /;Ji~ljre,le~a~!~t~:;1of~ radio, tra cui uua trodu;Jo– C~m'/:ieJt:.rti della Divina ,~ poesie che qui presen– tiamo sono tratte do w1 poemetto di sedici liriche: Vcncziani.sche Sextinen, che fa parte.del , 1 olume Gedich– te IHerder, 1946 e l94'JJ. Il poeta nelle pr,m'- dieci di que1te ~edici •Sestine• descrive una Venezia reale, 11aturalmente nella realta che egli vede, rea/ta di poe· ta: i ,XUSll;ggidet color, nei f1u1ti, al nch,amo delle ore, i profumi di altJ1e e di.con– chiglie che il .-<oledel UUll· tmo scioglie, ti luccicare ed il frangersi della luce e del- J'ariv di laguna 1,ell'onde,:– giante l(Tigio. ari.e.nto det prall d'a.lghe, , pali che scu– ri e distinti (egnano la trac– cia a, naviganti, mentre lo i~olotto. lagg,u, .svamsce nel pallore. i verdi bagliori che brillano 10110 i umo po,m, il groviglio .dei ~·icoh creptt· :,COiar,, ti biancore delle pie-– tre che cingono lo \plendore della laguna in pureUJI di cerchio, i morbidi richiami delle campane. lino Veneua di <oi,10, so– gnata da weglio: \.1a fi.n dal– la seita lirico 11 poeta an– nw1cia che • quando /acri• me non gli turbano lo siuardo ~ nel volto di que– .)to Dio del sogno egli çcor– llt piu ne~ta la _<antita. E a~– la undecima lirica. che r,– portiamo, _ egli ,;orra osare :~,,:';'Z::,~1 t ;1=,:m~ei~ le~te. D'ora in poi, tutto e vi)tO in questa trasposivo– ne, tuli o e trasfigurato In que.s.to mela/ora: nelle cop– ~ d'oro de.Ile cupole d, San \.farro sprofondano bealt i grandi 50J1li, • anime di 1.:e– tro •, nei voltt matri dei profeti brillano Stuardi co– me accecati che hanno visto lddio, variopinti Angel, scor– pora_tiparlano in u,ni e nu– men. e penmo il ~ganzer•, clu ae,ancta le tondale a!· le_ prode, _ adempie tff/icio pio nefla ~la buia dt que· sto Paraduo. li moralista maderno ·non è un rivendicatore di mora– lità, di ossequio a leggi e tradiz.ioni consacrate dal tempo: è uno psicologo so1- 1ile che scopre le falle del– l'ordito sociale, dà una nome ai mali colleuivi, una dire– zione e un alibi alle insof– ferenze. Non può·csserc usa– to per confennare, ma an..:i prepara, macera, sensibiliz– za sovversioni: non lucida la solita faccia ddla medaglia ma ne descrh'e e s,·ela l'al– tra faccia. Si adoperi a stu– diare e suggerire l'ane di governo, e dunque si faccia strumento della potenza; oppure resti solo e stranie– ro rispetto alla circolazione delle idee correnti: egli :ap– presenta una svolta nel pen– ::.iero, è moderno in quanto massacratore di miti, corro– ::.i,,o dimostratore del pre– cario, dell'assurdo, del falso sotto le parvenze dell'ordine impos10. Ma la scienza della ::.olitu– dine confina con la pazzia, e i moralisti lo sanno: con Robert Burton, Francisco De Quevedo e Thomas Browne la -nuova scienza, « l'amara scienza• come la defimsce Macchia si piega a studia– re e catalogare i mali segre– ti dell'uomo. in primis quel male che d1\ 1 errà epidemico e caratteristico del mondo moderno, la malinconia, la forza di alt.razione del vuo– to che distacca gli uomini dalla società e da sé stessi. Jean Cau, premio Goncourt Sestine veneziane I QUANDO tappeti di flutti, dinanzi a.i po[~~~~ stendono il pieno azzurro del mare aperto; Il .moralista non la"ora a costruire, non è nell'ordine del sacro: ma lavora a di– struggere, ne!rordine del– l'umano più oscuro e re– presso. Riporta a galla il problema dell'uomo, ogni moralista senlendosi il pri- ' mo e sempre dim~trandosi superabile, una volta che sia u;,.ta la società dell'uomo e dunque la ,,eJocità, la pre– carietà, il caos, in luogo del– la stabilità e dell"ordine as– sicurati dalle società religio– se. I.n lui s'incarna ed opera quel diavolo c1'le era. stato lungamente accantonato e scongiurato, e #demoniaca si rivela infatti la sua funzione, in quanto davvero egli ri– pete la tentazione originaria, dimostra all'uomo che si può mancare .di rispetto a tu110, che si può inangiare ogni frutto delfa conoscenza, che i divieti SO.{IO spauracchi sen- zaP:~nl!~iJo :Ccordo la n';sci– ta della n'lo,:a~istica moderna si fa risalire a Machiavelli, e Giovanni Macchia comin– cia proprio con brani del se– gretario fiorentino Ja breve, intensa antologia de J mora– listi classici (Garzanti 1961), conclusa con alcuni capitoli dc « I ca'ratteri' o i costumi del secolo" di Jean de La Brujère. il sottile descrittore delle condizioni reali della società francese sotÌo il re– gno di Luigi XIV. La breve rassegna tocca, come era ,iel piano dell'opera, i nomi e le opere salienti cli questa nt10\ 1 a scienza direttamente ispirata dall'Umanesimo. I capir.oli che la dividono ri– spondono all'esigenza di cli– mostrare la disponibililà, la ,·arietà e mobilità della mo– raJistiea nella sua funtione di inlcrprctare la realtà sto– rica mano a mano che si L'uomo una cosa è den– tro di sé, un'altra cosa fuori di sé, come deve apparire nell'ordine della convivenza. I nuo,,i moralisli. politici o persuasori del potere politi– co, studiano la duplicilà e ciò che subito ne deriva, la pos– sibilità della dissimulazione: ne fanno un'arte. Siamo già nel Seicento: l'uomo è in di– fesa, in bilico tra due con– cezioni del mondo, tra due mondi. e la dissimulazione diventa la sua arma: i mo– ralisti gliela aguuano. Con Cartesio e Pascal la moralistica en1ra d'impeto nel vivo del problema dd– l'uomo: lo studio delle pas– sionL Il Seicento seguita a sbalordirci per la sua ric– chezza e complessità: :il suo centro, Pascal è l'uomo di Dio. an1.i riconquistato da Dio, che si applica in un irande ::.forzo chiarificatore a distinguere gli inganni e le verità, ad insegnare come fuggire quelli e come rag– giungere queste. La geniale penetrazione psicologica è messa a servizio di un gran– de scopo morale. La fede non è più un bene oggettivo, una dote sicura, ma una condizio– ne da conquistare e difen– dere. li secolo declina: con La Rochcfoucauld e infine con La Brujère la moralistica tor– na al pessimismo, la tratta– zione si spezzetta in afori– smi gelidi, in osservazioni di– ::.incantate. Al sorgere della potenza borghese la nuo,,a scienza registra il ripiomba– mento della solitudine, del– l'incomunicabilità. della rela– lività morale. La Brujère è anche il primo romanziere moderno, descrittore di tipi di città e di corte. Sotto il suo tono distaccato e perfino INCONTRI A * PARIGI, dicembre I L frastuono che si fa in- 1orno a un premio lette– rario sembra impedire la attenzione sul libro prescel– to· gli stessi critici che, senza quCsta occasione. vi avrebbe– ro dedicato quauro carteller 1·imangono come fras1ornat1 e gratiano due tre giudizi sommari e intimiditi, lanto è il potere ipnotico che creano il successo e la cronaca mon– dana. Di Jean Cau, premio « Goncourt li di quest'ni'mo, sappiamo tullO, assolu1amcn– te tuuo della sua vita priva– ta: lo abbiamo visto, nelle attualità cinematografiche e nella 1elevisione, comprare il· 1?iornale in un chiosco di Saint-Germain. starsene se1;0 davanti al tm·olo nella sua camera d'albergo del quar– tiere latino, volteggiare al trapezio in una sala di gin– nas1ic:1; e ogni giornale ha pubblicalo la sua brava in– teivista. Nato a Bram, ncl– l°Audc, nel 1925, figlio d·una sen•a e d'un commesso pres– so un negozio di generi ali– mentari. laureato in filosofia, segretario di Sartre dal 1950 al 1958, appassionato di spari, giornalista all'E.1:press (i suoi seivizi e interviste hanno creato una fonnula di repor– tages politici che uniscono alla tecnica dei romanzi ame– ricani un certo prestigio let– terario e la precisione della informazione), Jcan Cau è un personaggio charmmit, come dicono i francesi, sano e triste e ispido dentro e tuttavia felice e addomesti– cato da Saint Germain des Prés e dal Tout-Paris che lo accolse a braccia aperte, un personaggio, dunque. davvero simpatico, e che perciò si prestava benissimo alla mac– china pu~blicitaria. Tutti so– no contenti che il « Gon.. court •, noto per il suo ac– cademismo (e anche pçr i suoi passi falsi) sia andato ora a un autore così fallo e di sini stra, dopo lo scarto a desi.ra e lo scandalo Horia di raltr'a nno (inoltre, da tre anni venivano premiati auto– ri di origine straniera). Ma si cercherebbe invano su 1ut1a la stampa francese un articolo di critica della lunghezza di due colonne. E' possibile che « La pitié dc Dieu,. (Gallimard) sia stato letto in [retta (e come si·fa a leggere tutto e bene in un periodo in cui, tra settembre e novembre, i libri , 1 engono sfornar.i tutti insieme, e a centinaia, dagli editori pari– gini in fregola dei quattro cinque premi di fine d'an– no?). Diciamo subito che il romanzo non porla l'etichetta di nouveatl roman, e ciò vuol dire che è più facilmente leg– gibile e non noioso; ma esso è costituito di 275 pagine di gran formato e fitte, e la materia non è il soli10 rac– contino alla Sagan, ma un'ur– genza di temi esistenziali in– tricati e scheggiali. sociali (nel senso marxistico) sol– tanto per qualche oscuro ri– ferimento e per qualche simbolo inquietante. Un libro che non Si legge d'un fiato e che guadagna a essere riper– corso~ non tahlo per le virtù dello stile, quanto per la pos– sibililà che offre di scoprire la segreta necessità, le inten- 1.ioni che lo animano. Il filo del racconto, dalla prima all'ultima pagina, si tiene• sui farneticamenti dì quattro condannati a vita. in una cella. Le quattro voci si intersecano dai quattro an– goli e si mescolano a tal punto che formano coro, o caos; una quinla voce - quella del narratore o quella d'una superioro. coscienza - le congloba. sviluppa indirc1- tameote il r:lcconlo lasdato a metà; la prima e la secon- JFJ[U~J[CINO Lnic·i Ua'7icchioli e la Bassa B ENTORNATO - d;- • co, incontrandolo lungo il zransatlan– rico dell'aerostazione. - Oh, ciao - mi rispon– de, quando tra la folla s'ac– corge dela mia presenza. So che /orna da Berlino. Giorni orsono l'aveva invi– tato un grosso editore di là per l'uscita in Germania, Au– stria e Svizzera Iedesca del suo romanzo. « I voti del tacchino». A tradurglielo è stato Hans Maria Thonct. lì, con quel va e vieni di passeggeri, non e proprio possibile conversare in san– ta p'ace. Al piano di sopra, dove c'è un ristorante, ci sediou,o od un tavolo. So– pra il tavolo ci seno dei fio· ri. Li fissa per tm po'. - Non è ancora giunta l'ora di usarli - dice ghignando e pone il vaso sul tavolo vici– no. hztanro, con lo sguardo, cerca il cameriere e gli or– dina di portare una botti– glia di lambrusco. Cavicchioli pare il ritratto della disinvoltura in perso– na. Così alto, magro e os– suto dà l'idea di w1 giovane creséiuto in fretta. A , 1 e– derlo e a sentirlo par{are, non ci si pensa sù due volte ad i11dovinare che la SMa professione è quella dell'in– v,ato speciale. Anni orsono lo è stato per w, certo pe– riodo di tempo. ni suonati. Ma è sempre sta– sto zm tipo così, superbo, tormentato, auaccato alla terra Imllo d'arrivare ad es– sere w1 senza Dio, incapdce di dare qualcosa agli altri al punto di perdere pcrsìuo l'amore della Silvan~ Dice- 1•a ili giro clte lui veniva dalla terra. Quando netta percepisce fa sensazione di aver fallito la propria esi– stetzza, fa di tulto, senza ripianti, anzi con sarcasmo, per sparire in essa. Ci riesce suggestionaudo l'unico amico, w1 allocco e con la lesta pie- /~ l,~;t'll,t a~~l,::~'dt ~if;,:: ;zio. Poi - C'è già tutto nel titolo. Meni re• I voli del tac– cltitzo,. è la storia di un fal– limeuto grottesco, quello di Renzo, questo di Gregorio, ne « 1A coda tiella lucertola • ~ Luigi CavJcchioll visto DRAGUTESCU da ,m fallimento allucinanre e · tragico. po ,1on feci alzro che lavo– rare, alternandomi dalla por– tatile ad un materasso ste– so lassù e riempito con le foglie di granturco. Mi co– ricavo proprio quando gli occhi nii si cltiudevano da soli. Quando rornai a Roma, al giornale mi scambiaro110 per un fantasma. - Semi, è vero che « La coda della lucertola li qual– che critico l'ha già fello e ha detto che è un grosso ro– manzo? - Mi dispiace, ma su que– ste indicazioni non posso ri– sponderti perché sono al– lergico ai critici in generale. - D'accordo; ma cosa 1ra11a? - Dove, come romaì1ziere, credi d'aver espresso mag– giormente la tua vera "atu– ra, nel primo o nel secondo libro? - gli chiedo. - Non lo so. Mi riesce dif– ficile dirlo. Però posso in– fonuarti s11 come la penso. Solumto un'apparizione è la vita dell'uomo sulla terra, e per ciò, senta il minima dub– bio, appena uno viene al mondo lo ritengo di già una creatura mancata. lo non so- 110 fallito per circostanze di fortuna. Ma, tanto lo so, il fallimento incombe su lltlti, anche sui grossi pl!l'sonaggi, anche su quelli che hanno o che si sono fatti il cosidettO nome. circo. Le dou11esopratuno mi piacciono, poi le lasagne ed i film di Fellini. Intanto gli accendo la sigaretta. La fiam– mella del ceri110 per w, po– co rende ,·ossastri i suoi oc– chi. Ciò che m'ltati detto, è vero. C'è qualcosa di spirì– /ato nel SllO sguardo. -:- ~e c•~ '!'!o scrittori!-,. a ctu tz senti v,cmo per sp1r,to e temperamento. questo chi è? - Cavicchi.oli ci pensa sù wz po'. Dopo mi dice: - Se con qualcuno ho una paren– lela, anche se lontana, se11to d'averla con Dostoiewski. - Cos'è della tua terra, della Bassa, che più Ii 1za im– pressionalo in quegli anni difficili} - De.i luoghi dove sono cresciuto sopratullo omo l'argine del mio fiume, il Panaro. E' wi argine che saril più hllo dei tetti. delle case vicine di. venti centime– tri. C'erauo dei giorni che mi sdraiavo lassù e guardavo lontano le colline e godevo nel sentire l'acqua del fiume scorrere via nel suo le'fto. Era bello. Era come se fossi staio vicino alle stelle, an• che se poi sapevo che rispel• to ai milioni di anni luce quei venti centimetri ,ion erano proprio nulla. Tutto sommato Titov e Gagariit adesso mi fanno ridere. Soi10 certo che mi sentivo pirì. vi– cino alle stelle io, sdraiato lassrì., clze 110n Gagarin nel s110 giro intorno alla terra. GIANNI MELLl da persona del ::.ingoiare dàn– no la mano alla prima per– sona del plurale. ~enza che sia possibile districarle. Tem– po e spazio sono aboliti (il 1ectativo dei prigionieri di conoscere l'esatta stagione e il luogo in cui si trovano non ha nessun risultato). Se il Dottore, epilettico e sentenzioso, Eugène. condut- 1ore di gru in un cantiere, Alex, pugile, e Match. defor– me e senza profes::.ione, ~i trovano dentro la cella d'una immaginaria prigione, è per– ché hanno commesso dei de– litti: il primo ha ammazzato la moglie e spinto in un pre– cipizio un ipotetico fratello, il secondo ha lasciato cadere dall'alto della -sua gru una sbarra d'acciaio sopra il ca– pocantiere ama·ntc della mo– glfe, il rerzo ha eliminato per ::.cmpre un a.-abo contro cui si batteva in una partila di pugilato e che egli sapc,,a malato e ha s1rangola10 inol– tre la. prostitula ::.-Ua amante, il quarto ha ucci-.o il scco11- do marito delll) .madre , e forse la madre s1cssa. Queste cd altre sono le loro colpe, che ricreano o addirillura in– ventano, affondano in un passato che ha le dimensioni dçl sogno o dell'ossessione. interrogandosi, scambiandosi le pcrsonalita. impian1ando proc~ssi, vanclj:giando. spro– loqumndo, e infine giustifi– candosi. Non negano, tutta,•ia. la loro colpevolez7.a; ma questa proviene da crimini ::.cgrcti in cui l'umanità tulla è coìn– YOlla. • La società ci ha ad– dossato crimini che ci so- ~ig~io~~~ d~~~i~e 0 d~to~0f~~: sarsi, non con un prete, ma con il deforme Match dalle belle man!. La finzione è perfetta, e grottesca. Padre Match vuole saper la vedrà, ma il Dot10- rc ribatle che non ha più memoria e che non sa quel che fa. • Voi ' mi avete chiamato figlio,. gli dice Match. « Nori "i dirò nuJla, Padre,. rispon– de il Dottore « Mi è impossi– hile '"isolare'' i miei peccati, come si dice, credo, in chi– mica. Addio. bencdi1emi "· Un altro gioco: il giorno del Giudizio i quatlro condannali si presentano davanti a Dio. Ognuno si racconta. « Io non gli dirò nulla di tutto que– sto• scatta infine il Dottore. •Tra parentesi, signor Motch, non mi piace affatto la vo– stra storia, il vostro Giudizio Universale ... Idiota, la vostra storia è idiota! Volete sapere il mio parere? Dio stesso non sa da quale pietà sarà preso il giorno del Giudizio. Era dunque questa, la mia uma– nità? Questi, i miei uomini? Poveretti! li. E' Dio che dirà così agli uomini. Abbiamo ci– ta"10 queste battute perché esse suggeriscono il senso del libro, e del titolo. E' facile trovare filiazioni: Kafka, Pirandello, Sartre (J:luis clos), Camus (L'étran– ger per l'assurdi1à dei gesti um8ni e per l'incsislenza del peccato individuale), e per– fino Shakespeare (Amleto). Ma le filiazioni lasciano il tempo che trovano; esse, ma– gari, in questo caso, serv(?n,o solo a indicare che « La p1t1é de Oieu • è un romanzo me– tafisico. almeno nell'intenzio– ne finale dell'autore. li quale, bisogna affreuarsi a dire, è troppo felice nelle sue inquie– tudini spavaldo anche nella angoséia esistenziale e nella rabbia, perché il suo raccon- 10, nonostan1e il disegno, si trasformi io parabola con- ~~~sJCa~ ~aieè~i<lis:~,nfo".~ anche se possiede la virti:1 prima del narratore che è quella di farci camminare dentro il tempo e lo spazio della sua im•en7ione. Per esemplificare: Kaf"ka procede lento e fisso. sem,a remissio– ne né aperture, è un forzato che balle il remo con regola– rità sopra li> stesso mare, souo. lo stesso ciclo di piom– bo, mentre Cau si slega, ri– dacchia, bestemmia allegge– rendosi. Da qui, l'impressio– ne di scompem,o. di eccessiva lungheu.a, della non necessi– tà di vari elementi. 11 mn– lcs::.cre che l'architettura del racconto ,·olcva procurarci e in parte ci procu1-a (la pri– gione metafisica, i condanna– li a perpetuità, la colpcvo– leua per crimini segreti) si ::.lalda, e qua e là ::.idisperde addirittur::i. A ripro,·a, sono le pagine, bellissime, in cui Eugènc e Alex rievocano il propiio pass;:ito torbido e tutta,,ia pieno di schiarìtc (l'amore del primo per la donna che dhenterà la sua dannazione e l'amicizia del secondo per un personaggio prodigioso, il lollalorc di · catch Gui1are d'Amour, crudele e rallinato, con il corpo depilato e co– sparso di profumi). Essi non cessano di credere all'av,e– nirc. Eugènc si allena su una immaginaria bicicletta, per il Tot1r de France, nel quale arriverà terzo, secondo il comunicato radiofonico di Match che di tanto in tanto incolla il naso contro il mu- ro e informa gli amici di quel che accade nel mondo (egli annuncia, tra l'altro, il suicidio di Franco in terra wizzera doYe si era rifugialo, l"arreslo continuo di milioni d·individui e la conseguente necessita di nuove prigioni. a11cn1a1ial pudore. la buona riuscita dell"espericnza 1enta- 1a da scienziati dcll'Universi- 13 di Huslon che innestano tcsle di volpi su corpi umani, lo sterminio deciso dal go– ,·crno d'un cerio numero di donne particolannente proli• fiche nel Messico e in Italia, la morte per incidente fe,-ro– \'iario del re e della regina d'Inghilterra eccetera); Aie.~ persevera nel pugilato eserci– tando i muscoli perchè inten– de incontrare a data prossi– ma Ray Sugar Robinson al Madison Square di New York {l'autore ha una conoscenza ammic:abile del mondo del pugilato). « Le pilié dc Dieu" è .un libro corposo, dalla spina dorsale tulta percorsa dai fremili e dalle dssessioni del– la giovinezza che prenda co– .!lcienza dei massimi problemi dell'uomo, ,•cechi e sempre nuovi. sempre" gli stessi. La dolenza vi è di casa, in quc• Mo libro; e anche la poesia. Poiché Cau è un autore san– guigno e in1cmamente_ alle– gro, pur se questa ,·olla si è costretto in una piigione che non è sua. quando al richiamo dell'ore inverdisce l'acqua dorata, nella vicenda lunare deUa marea. presentite le intinuta della Dea, che la spuma del mare partorì. E quando d1 sera, rosea come corallo, i capelli d'argeato arricciati dal vento profumato, nelle sale secrete. la Naiade s'accompagna alle maschere. e intorno si mormora e se piace !ice • oh. attenti allora, di non soccombere a Venez1a. IV ( CEl\"TO ponti di ,·enez1a. son{de~ems~~~!cc~:u~ sollo cui brillano verdi bagliori di quello sguardo umido, che va in fondo al cuore, va a1 confini dell'anima, dolce, come• nelle primavere d'amore, lo sguardo delle donne. Dimmi, chi li sopporta quei bagliori. ora. in Magg10? E in nessun dove prati e cespugli che li rinfr~chino. Come le rivorreste. le stanche giornate. quando pesanti, afose. nuvole sciroccali, rotolano, cupe. \·erso terra. e i canali son pallidi, come di piombo. XI O dirmi mente. amico. s'io confronto la ma!ffi.ificenza di Venezia alla Gerus alemme celWe. Quel c he p ensarono i grandi di p.iù grande esplorai; i.do i regni di là, C pur sem pre metafora, per l'incomparabtle. Tu pensati Venezia sciolta del tutto dal potere del male. soia sua arma la spada di Giustizia. Dimmi: non sarebbe degna del Cielo? La metafora che oso C forse ardita. quando Jddio. nel suo giorno terreno 1 chiama se stesso Padre, e ce lo insegna? ························································ : : XII SVELTE, come avessero ali, passano sopra gl 1 archi puri di cento ponti rosei, I VERBAVOLANT I :·••-•••-•-•·•·•••·••••·•-•·••····················.··············= le ragazze: lievi. come la pietra non avesse peso. i modellati delle costruzioni posano su vuoti Pao. Gìo.. Genova: Un con- "ertimenli per ~li amici. Mi siglio? Si liberi di tutte quel- capisce?, Aspelto altro e in- di cielo: e questa mollezza di pietra che orna i palazzi, li fa lievi. come volassero su. nella luce rapita in se slessa, le durezze. astrusilà. filoso[e- tanto si abbia tutti i saluti e mi, rarità filoloi:iche. Perchè t:"li auguri dal suo del sole. che nei canali nepu~olati in lei c·è del calore poetico. CARO TE 1 scrivendo lo gela gli impedi– sce di manifestarsi. Sia più disteso. commosso. più libero. Non « faccia il poeta ►•• anche lei come tanti dei corrispon– denti di Caronte. che rpima– no un fantasma scolastico. Imitino se stessi. piuttosto: si "adano a conoscere sotto le si frange, come il giorno. in sogni. Fossi un santo vorrei che assurgessero parole. R. Ber. Sab., Macer<Jta: Non mi- piacciono troppo. le sue poesie. Vecchia concezione della poesia. romanticismo, abb?ndono al sogno. aglì ag– ~ettivi indefiniti. al vago di un·anima vaga: queste mi paiono le caratteristiche sa– lienti. anche se qua e là non mancano spunti autentici. « Crislo » di Ferrabino Dal Cristo che agonizza nel– la storia e vi rimane nascos10 al c,;sto che si rivela nella lede come risplendente onni– polenza cli perdono per tutti i tempi II per ogni uomo che perdona. Lungo questo arco mfinito si proiettano le luci dc:1 Santi. a cominciare da Paolo e da Giovanni, che fu– rono i primi mistici testimoni Nove disegni originali di Eugenio Dragutescu, pi1tore francescano, in1erpretano al– cuni episodi delJa vìla ~crrena di Gesù, con singolare 1,0,•ilà s1ilis1ica. Tumminelli Ettilore {Roma) a eterna dimora! E dalle palizzate di quercia me li dovrebbero sciogliere gli Angeli in luce perpetua. Xlll R UGGE il leone alato, il lungo ponte crolla, ecco Venezia è un'isola. come una volta. Soltanto le sue navi. come ai tempi lontani. non portano più Dei. né meraviglie dall'Ellade: vengono dal Giordano e \·anno in Paradiso. Ora le gondole nere son fatte di luce purissima. Suj rostri si librano Angeli: che porger di mano gentile, agli ospiti beali, che indugiano ancora sui gradini d1 approdo. del regno del Cielo. Anche quello del ~ ganzèr .. potrebbe essere pio uffic10. in questa vita beata. UN doge beato esce dal ~-azzo. Fran. Tetr.. Latina: Siamo nll'apprendìstato si sentono le letture recenti, si sentono i ~~~d:el~g:;a~!·n~à s~~~~~g1~~ @IVi@fff#tttJa accusarla di plagio continua– to: solo che lei ha ancora po– co da dire. forse per la. trop-• pii giovinezta. tranne vaghi rimpianti. vaghe malinconie. vaghi ricordi d"amore. S'irri– bustisca. poi mi riscriva. e avrà sempre qui il suo amico Dalla bandiera di porpora che ondeggia all'albero maestro, snella come fiamma. il leone alato col libro deHa pace occhieggia il mare come inavidito Caronte. José Cordaro. Buenos Aires: Grazie dell'invito e dell•amici– zia cosl calorosamente offerta. Mq chissà quando potrò ve– nire Hn da lei. all'altro capo del mondo. E non che non vorrei. Ma qui è la mia vita. il mio la"oro. Le sue poesie sono appena un po• meno buone delle altre che inviò, più facili. meno necessarie. Si sente il gioco. e questo sareb– be bene solo se le.i decidesse– rie. Si sente il gioco e questo sarebbe bene solo se lei deci– desse di scrivere poesie gio– cose, che è forse la sua au– tentica vena. Non importa che non sia padrone della nost1a beUa lingua, anzi riesce per questo a scrivere in modo nuovo. originale, saporosissi- 1110. Importa che voglia scri– vere quel che scrive. che vo– ;::lia scriver poesie e non di- P•r1out cn France et Unlon: dell'ospite caro dei suo principe. ~i;;,~r~=~· 11a1f,~lgl~~fl~ndt~~~: Lungi. sulla laguna, s'avvicina una na,·e. &:lt:'tcrre,Canada, Amhiquc du : il sole tramonta e l'acqua :ranquilla Sud, Orie.nt, etc.. attcndcnt le • arde come fuoco. fi~ 1. 151 ~a~1ag:~us 13~ 1~ ~'. 1 reph~:.n;:: : Un angelo scuro remeggia. tuffa il remo llt<) Dtmandc:r. notlcc grntullt<: nell'ar-dore: e un. angelo chiaro riposa, •·FL_12" : tuffa la mano bianca nel rosso della sera. A,\11SDUCOURKIEK • T d • l. Mcnut<(Be~;;:~) à St'A: ,_______ '_"_"_•_••_n_•_•_n_•_••_d_i_l._oa * ' L'UNITA. D'ITUU Albo d'immagini 1859-61 a curadi Franco Antonicelli Prefaxlone di Giuseppe Pella Edizioni ERI L. 35.000 Bauaglla di C.stcHldardo *· . . . . Volume di grande formato m cd_mone d1 lusso con cuslodia. 394 pagine 519 illustrazioni nel testo di cui 161 8 colon. 42 facsimili fuori testo. - Facendo il giornalis1a, nou è facile trovare il zempo e lo stato d'animo adatto per elaborare un romanzo. Ti ripeto w1 romanzo, non una casettina così come tanti fanno. « La coda della lu– certola li, il mio secohdo la· voro che uscirà a febbrizio, per esempio. t'ho scriuo du· rant, l'estate di due anni fa. Ero tornato a Castelfra,,co Emilia. C'ero andato per di– stendere un poco.,,i nervi e stare così u11 mese a riposo. Invece mi ficcai in un gra– iiaio e per tutto quel tem- - Non è facile dirlo così, iu due e due quattro. Beh, i personaggi e l'ambiente, che è quello della bassa mo– denese dove per tanti anni ho vissuto, sono un po' il mosaico a tinte cupe Sll cui - Eppure - gli dico - pos– sibile che oggi non ci sia qualcosa d'interessante e di bello per cui, in fondo in fondo, valga la pena di vt– vere? DIREZlONE CENTRALE E SEDE: Roma, Via del Corso, 173 La ERI-Edizioni RAI ha preparalo w1 volume d'eccezione quale testimonianza figu– rativa del triennio nel quale fu compiula l'unità d'Italia. Le pi~ importantl, le più rare, o addirittura inedite immagini di luoghi, personaggi, avve.mmenU sono com.n_am;1tateda ampie didascalie, così da costituire un continuo e unitario racconto in cm I occhio e la mente sono sollecitati alla rievocazione e alla comprensione di quel periodo storico. d1'c':C~~1io. 1 aQi:~!d~es/i::':z~ gono i fatti narrali, Grego– rio ha già i suoi trentott'a11- - Come no, - mi rispon– de - Mi ci trovo bene in que– sta vita e mi diverto percliè, sin da ragazzo, mi è iembrato sempre di stare come ad wi TUTTE LEOPERAZIONI ED I SERVlztDI BANCA, BORSA, CAMBIO E MERCI

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