La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 51 - 24 dicembre 1961

LAFIERA LETTERAR Anno XVI . N. 51 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 24 dicembre 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA * Fondalo da UMBERTO FRACCHIA * Diretto da DIEGO FABBRI DJREZlONE E REDAZIONE: Rom a - V 1a deJ Corso. 303 - Tel. 687645 • Ammlnlstraz1dne Tel. 673015 - PUliBLl(;lTA': Am.mlnJJtrazJooe ■ LA r'IERA LET'rt;H.ARJ.A • • Via del Corso. 303 · Roma - TA.iUY.l'A L t5U •J millimetro • ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 - Semestre lire 2.150 - Trlmestre lire t.100 . E:,;tero: Annuo lire 7.000 • Copia arretrata Ure 150 - Spedizione lo cooto corrente postale (Gruooo II) • Conto corrl"nte poetale num"'r" 1 ' 31428 A PROPOSITO DI BETOCCHI * Rispettare la verità A pag. 5: e Omaggio ad All'l'UHO Oi\OFRI GIORGIO VIGOLO: Una leggenda ataliz * di E1\ 1 Hit,'0 /<,Al,QlJI co11 "" inerlit.o e un saggio di COIVII S E C'ERA un premio che per la fondatezza e per la di– screzione con le quali viene assegnato, doveva trovar con~cnso .doVunqùe, quel premio era senza dubbio il •Montefeltro,., aggiudicato, il 9 dicembre 1961 a Carlo Bctoc~hi e all'intera sua opera poc1ica in occas'ione della perspicua raccolta l'estate di San Martiuo edila dal Mon- dai~;mf:1'.~e~~~~~•a~d c~~ 1 t~naie,de~~~ua1fs~i~~~o. (non retro- '.':::=========~: spctt1vo, cioè non nevocat1vo, non commemorath•o e se mai ri\'endica1iyo, di fron~e a certe tame scroccat 0 e), ad un poct;i, che, m trent'anni, e sono stati trent'anni fatico– samente vissuti e incessantemente lavorali con una serietà morale e con un'intensità lirica davvero rare ed esemplnii, non solo è rimasi o ma si è confermato sempre più, ledei e al dettame espresso e fissato nel titolo stesso della sua prima raccolta, divenuto così l'emblema del suo messaggio poetico ollre che. del suo esercizio artistico: Realtà vince il sog110 (i930-l932), • La mia natura era ed è profondamente imperfetta: ma la provvidenziale povertà e il bisogno mi hanno chiesto tanto che il mio tempo ne ha acQuistato quel ,·alore che la !11ianatura, di per se stessa e non pun– golata dalla necessità, non av1·ebbe saputo dargli. E dirci f~tt~ 3 d':;/1\1fe 0 geii~a~~;a dio~s):ti~~~~e i~gg~:~f! 1 e d:°ctdu 0 ésti~ circostanze così semplici, cosi naturaJi, nel lot'o ribalta– mento di valori, almeno per me, così miracolose:.. E la documen1azione, coerente e serrata, si trova nei successivi gruppi (Altre poesie: 1933-1939: Notit.te: 1940-1947; Tetti tos<..ani: 194iHIJ54) riuniti nel volume antologico delle Poesie (Vallecchi, Firenze, 1955), cui nel '55 toccò il premio • Via– reggio,. nonché il ribadito riçonoscimenlO di una misura non esclusivamente letteraria, perché sospinta e guidata da pugnace speranza nella ricerca della verità, ncll'accc11azione i:lella vita come un dovere da assolvere. Ma i!: con i nuovi gruppi (la paz.1em.a, Dediche; Dalla ve,de persiana, Il vetturale di Cosem.a:- Canto dell'erba secca; D1ane1to i11veccluamlo), compresi nella raccolta pre– miata ad Urbino (da una commissione di cui facevano parie: Bo, De Robe1·tis, Luzi, Piccioni, il pittore Gut1uso e il com– missario prefe11izio della Provincia), che quella severa eppur sorridcnre coscienza crisliana, quel deciso senso di a.mere per la vita quanto più Lribolata e insidiala trova accenti di una pienezza assolula. Né la critica ha tralasciato di rilc· ,,arli e di elogiarli; proprio in quanto non vi si, riscontra (cfr. P. Citati: Gioruo, 5 settembre 1961) neanche "una punta di estetismo,._ Il suo è un realismo molto più scrio e legittimo di queJl.o oggi propugnato con scrmdalistico succc~so piauaiolo e salotlicro, se pur di cllottivo rea· lismo si trntta e non piuttosto (cfr. G. Pampatoni: Epoca, 30 luglio 1961) di "una concrclczza pili salda e amara nel b;~~rc f;~il~~~i~~ d!/1e~~~~re ;- Zon~~Wd~~cj~yi~9lo siaJ 0 ~~;i~ • Pro\'a e riprova, la mia coscienzn della realtà e cli ciò che io sor,o e penso non si ritrova in pace che quando, alla fine, s'è tan10' ben consumata da poter proiellarsi e \·eclersi ri\·olta in armonia con gli archetipi ideali ai quali si rifà la mia anima per sentirsi davvero libera•- (C11or-edi ,,n– mm·era ( 1959)). Eppure contro Betocchi, contro L'estate di San Marti110 e con1ro il "Montelcllro • si è solle\•:llo l'inviato spcdale di un giornale di Sinistra (Paese, 10 dicembre 1961 ). facendo addebito all'autore, all'opera ed al premio di non a\ 1 crc raggiunto e coronato • una maggiore [cdellà allo spirito ctcl nos11=0tempo•- Né, del resto, un più o meno dichiarato senso di delusione, se non di disse-nso e di contrasto, è mancato nei trafilelli dea:li al1ri giornali della stessa con• soneria politica, tanto, in occasioni del genere, l'intesa è comune e stririgente. Senw negare nel poeta • la fedeltà di un uomo alla propria speranza di lar ·poesia• (e sarebbe equivalso a nc~ar l'c\'iden1.a). nella sua poesia non si è saputo rico– nHMTl'C' c-hc• un e empio tipico di çome l)na cCl"liiculturn soliwri.i ed astralla non abbia dinanzi a sè nessuna pos– ... ihiliril di S\'ilurmo, nessuna possibilità di far set11ire la p1op1ia \OCC nel mondo: ma possa sollanlo a\·,·olgcrsi al• contlnu-;--; pag. 2 SBAltB4UO: Natale a Terres A fi!~!.~E;~,~rd:~~\~~~ po' intontiti. Di nata· lizio non c'è che il (ascio di vischio da me tolto a un pino e che ,e:ià si accar· toccia. Quando s'ode j?azzarra e spinge un bambino dietro a cui Rltri due s'azzardano. Hanno dei cappellucci a fungo e de.e.li abitucci sommari i cui taschini ri· gurgitano di cibarie. Re· cano trionfalmente un pre· sepe di cartone colorato che tutti e tre devono con· sidernre meraviglioso. Subito il più grandicello enlrn in scena con uoa voce acutissima che descri· ve in versi la nascita del Bambin Gesù. Gestisce. Gli altri lo ascoltano con convinzione. Tutti e tre paiono imbellettati: è il freddo e un po'. forse. il vino :i.vuto nelle case. , Finché il c"antore lascia cadere le braccia e la voce come il J?iocattolo che ha consumato la carica. Uno di noi, premuroso. li ri– compensa da un piallo e li ca:::cia; non così presto che non s'oda qualche ev· viva e abbasso: malizia. mi dicono. Che usano coi soldati: !"unica cosa lri~la e l'hanno appresa dagli uomini. Con baccano sciamano a bussare a un'altra porta. Così nell:i notle di Nata· le vanno di casa ~in casa dietro il più piccolo che fa luce con un occhio di bue per le vie riSchiose pel gelo. Grazie, bambini. Per vC'li anche q11e5,to è stato un poco Notale. Cda Trucioli, Val\ecchi 1921) MAROTTA: Buon Natale! Auguri a Milano B UON NATALE. Mit..:i.· no, ora. indossa il sµo abito di sposa. E" piena di gratifiche e' di doppi .;tipendi. un fiume di denaro che le troppe ,,c– casioni di spenderlo pro· sciue,mo istantaneamente, e che perciò fra po~h i giorni si sarà dissolto. ?H· sciandoci la bocca amAra di panettone. un brutto paio di scarpe nuove, qualche sospiro. E con questo? tJ dc,,a· ro è l'ultima cosa, ingan· na e deride egualmente l suoi amicl e i suoi n.emi– ci: per carità scambiamoci eugurl bianchi. del tu! :o Marolla vlslo da DRAGUTESCU sprovvisti dl ammiccante e subdolo denaro. Strin· giamoci la mano in ogni angolo della no~tre cera vec· chia Italia. Sforziamoci di sentirci una p.ersona sole. oggi pensando che e per la millenovecentosessantu· nesi~e volte Natale, li sicuro onomastico della bon· tà e della quiete. Ognuno dice mentalmente: • (;iao. ti conosco,. ,I passante che lo sfiora. Non bast.a. Us_ciemo da :1oi stessi anche in un altro modo: chiediamoci per.:bé Natale diventa sempre più un lampo nelle no~tc, ur:ia torcia gettate nello stagno. un troppa raro e fug· gevole rltorno alla pulizia e alla tenerezza origina:e. Giocattoli e armi Siamo in piene feste natalizie. Quanti so– gni di btmb1 g1d s, senu;mo aleggiare! t Ugmmo attende 1111 g1ocarrolo che già so– g110 da mesi, dallo ,;co1,;Q Natale mmrari. Bambole, tremm. o, rnrd1w1t1 cm•allr o dmr– dolo, forsel Ma no, il 1010 po~to è staro preso dagli scacciacani, da, "11tra, dagli ar– chi, dm pugnali, ee<..etera. Smul, ogge1,11 11011 possono avere che w1 ef/et~o delc1eno ,çu/la 1nfai11.1a, ossto sullo E?WVe11fli dt domm11... Jl Governo 11011 potrebhc proibire la fab– hr1caz1011e C il CQll/11/Cl"CIO th QU.?lll Sf}CCWll .s:1ocu11oll? N ON CREDO a un Governo che a~isse cosi, a u-i Governo che ci mrl1ggesse il g1ocat,tOl<>d~ Sl,HO, io dico che sarebbe preferibile in ogni mome11 10 la peste, I ministri non sonno né dwert1re ne div~r– tirsi. Hanno una anima grigia, toua. èompatta. seoza la quale nor, sarebbero diventati mm1str1. Tutto -~1(), che riéscono ed immaginare è, talvolta. qualche in· tenzJ.one o mossa del loro avversari politici, uom:ni altrett~nto)privl di fantasia e di sensibilità generi· che . .,Non ne parliamo, scusi. Piuttosto, perché Na· tale porta, al bembini. quasi escluslv,amente rivai· telle e mitra? Non si tratte, al solito, di un capr!cc:o o di una malvagità dei fabbricanti e dei negozianti di giocattoli. Le verità è che l'Infanzia respinge blglie.r· dini e giostre, perché vuole e fermissìmemente vuole rivoltelle e pugna11: Come mai? Non lo so. Già dissi. qui, che per me la guerra è una stagione dei sangue; i giochi della primissima età ne contengono l'annu~– zio, il presentimento. Non I giocattoli hanno un effeL· to deleterio sul bambini, ma I bambini sui g'localtJl:. Eliminare dal mercato le puerili e terribili armi che essi prediligono, creda, non servirebbe a niente. La infanzia se le fabbricherebbe in qualche modo, con le proprie mani, utilizzando pez~i di legno, veccÙ\e scatole di tCartone, stecche d'ombrello, nuvole e vi?n· to starei per dire, In altri termini: basta che il bam· bino pensi e (ucile,. perché il fucile sle. Una pano· plia è, per una scimmia o per un pappagallo, un cu· rioso intrico di rami; il bambin"O invece scambia i cespugli, guardandoli dalla fine.stra verso sera, p~r ermi Incrociate presso le tende nere del bivac..:hi. Non me ne chieda I motivi, signor Scalabrin, le con· !esso che 11 Ignoro. Trovarli e sopprimerli signlflche· rebbe.- ,è probablle, farla finita anche cC'ln la guerra, anche .con questo inguaribile morbillf' r:leg\i adu1:L dei popoli. DO~IENICO ·PURIFICATO '* Letterina ,l'_auguri D A VARI ANN1, incu– rrmte del Divino Mes· sapnio di Pace. it Na– tale a nOi. porta min(lcce, propo,~itL echi di Lotte e di. q~erre. E poi ci porta l'im.man– cahile, cartella delle tasse, con i soliti accertamenti sballati Quest 'cin no, i.n più, ci ha portato la notizia di una Biennale che sarà. anche questa volta, , la migliore delle Biennali possibili>. E' forse pleonastico, in tale ricorrenza, fare ali ait· auri al Presidenre Si.ciii.a– tti.. nl quale saranno 9id pervenuti in massa quel· ' li rie/la riconoscente Arte itaiiana. Auguri, invece, at criti· co e storico boLoanese che pensa a noi anche sotto la sferza llella canicola (que· sto pensi.ero nntalizio è senza ombre); auauri an· che al critico romano_ c}1e perde il suo tempo a di· menticarci. Agli amici della , Fie· ra 1 Letteraria • dedichiamo questo' disepno di un e pa· stare> antico, da Presepe napoletano. E' per f},Oi, l 'auaur.io di poter rimandare, almeno a Santo Stefano. l'a,sillo dei nostri problemi. più ornvi. DOMENICO' PURIFICATO .1 * J..1e anfore di Trastevere D URANTE le feste natalizie. le strade di Rome echeggiano di plrteri, suo· nsti, sul bordone delle cornamuse, dal caratteristici e pifTerari •• che scen– dono tn questo tempo dai monti del– l'Abruzzo. Il piccolo flsuto diritto. di legno, emette quel medesimo suono agro, ~~ut~~c~~~ ~~:~ 0 ;,~c;iò ~~a~:ns:;, t~~!;~~~ nell'ultimo tempo della sua "Sln!onia Fantastica• (Ronde dt, Sabbat), facendo così diventare sabba di streghe col· tema del "Dies Irae,. la cullante spifferata delle ninnenanne di Natale. E qui c'è già molto di quello stesso umore satan!stico di Berlloz, che anche nelle scena della Oantina di Auerbach, della Dannazione di Faust. aveva incluso una Fuga non troppo devota sulla · parola e Amen ,., racendo mollo assegnamento - come ebbe po! a dire - sul • cOntraste impie et Ola· sphématoire, établi à dessein entre l'ex· pression de la mtuique et le sens du mot Amen•- Del resto c'è da ricordare che già Sten· dhal aveva scritto nelle • Promenades da11s Rome • che questi plfferarl • aga– çent les nerJs ,.,- e la sua impressione si può abbastanza capire se si pensa che nell'Ottocento c'erano a Roma delle !ami· glie devote che per la novena di Natale li pagavano perché souassero di notte. sul far dell'alba ai cantoni delle strade sotto le edicole sacre. Ed è noto che il Belli ebbe più volte a toccare questo tema, e la prima volta in un grazioso sonetto tra lirico e Ironico del 18 nove.mbrc 1831. In esso per far risaltare la passione che i popolani aveveno per queste musiche natalizie, metteva in bocca ad uno di loro la ingenua afferthazione che le • bel– le canzoncine• erano identiche, • spicci– cate• a quelle che i pastori avevano can– tato e Betlemme • nel giorno del pre- sepio del Signore"· . Questa fantasiosa supposizione cl apre uno spiraglio sulla psicologia popolare nei suoi rapporti con la poesia, le leggende P i (atJ: religiosi. Essa ci mo.stra forse che per i-1 po'Polano non esiste una poes!a in se stessa. indipendente del reale e dal vero; che egli cerca di spiegarsi l'emo– zione estetica Con una ragione storica. e le canzoncine lo incantano perché I~ ritiene vere, conformi e! loro primo arche. tipo. Ciò, peraltro, viene a dire anche che le pastorali natalizie erano vene1·0te dal popolo come vere e proprie reliquie. Ii culto delle reliquie era stato uno del più diffusi a Roma: alcune chiese ne con· lavano centinaia. Esse apparivano come miracolose concrezioni del tempo; erano poes!e e memoria che si potevano tOccare e vedere, che p!'endevano spessore di og– getti reali, presenti. Ciò veniva a costi· tuire quasi la prodigiosa materia del sacro. Bisogna tenere ben presenLi que– sti fatti per capire come H sllono sacro delle nenie natalizie potesse rientrare nella categoria delle reliquie ed enzi delle reliquie musicali. Esiste, d'altra parte, una curiosa e qua– si fiabesca leggenda che può dare una maggiore e più fantastica evidenza e quanto qui sopra abbiamo cercato di chiarire. Essa si riferisce alla supposta c:,:lstenz.a di una straordinaria e relfquie sonora ,. nei sotterranei di una basilica romana e propriamente di Santa Maria in Jon, olei,. !n Trastevere. Già un'altra leggenda, e questa celebrata da scritte e d:st:ci nella bas:Lca stessa. rammen· tava di un ffotto di olio. scaturito nel luogo, la notte del Natale di Cristo. • Hinc oleum ftuxit cum Chrutu, Virgine luxit •• si legge sul pavimento con altri ,·ersi: e l'ep:sodio. abbastanza nolo, è stato perfino interpret:<1lo cic:ent.flcamenle come un primo sgorgo petrolifero. L'altro in· vece, al quale vogliamo qui riferirci, fa parte probabilmente della efftorescenz.a piuttosto fantasiosa e bizzarra che S: formò nel Seicento Intorno al culto delle reliquie: e favoleggia di alcune_ anfore ant:chissime o boccioni di vetro, secondo altri, che si immaginavano conservati nei A Giorgio Vigolo ,•isto da DltAGUTESCU sotterranei della basilica transtiberina. In tali anfore miracolose sarebbe, chiuso niente di meno (come i venti negli otri d; Eolo) il suono delle campane di Bet– lem, la vibrazione ancor viva dei loro rintocchi, come avevano suonato e. gloria nel cielo della notte di Natale. Non c'é qui che da so1Tidere e insieme da gustare lo spunto innegabilmente poe- ~i~: ~nf~~~~l~ ~~r1~c~t!\ ~~o~~i: st ~e1f:v~~~~ tasie dei bambini cercare di chiudere la loro voce in una scatola. Per questo essi vi gridano dentro e poi la chiudono sùbito· poi cautamente l'aprono, origliando Se l~ voce torna a volarne fuori. Quale che sia l'origine della leggenda, come non pensare quanto e.ssa sarebbe p!aciuta a qualche narratore del tipo di E.T.A. Hoffman? Chissa che non ne avrebbe potuto cavare con molto guSto una sua bella • Novella Musicale•, ma- continua apag. 2 BARTOLINI: Altri Natali E NUM"ERJAMOLI risalendo più addietro che pos· .J siamo, Un Natale a lesi. nella casa di Te~i; la zitella, che mi teneva a pensione. ml aveva portato da Tesei. il ricco magnifico. Non avevo mai visto un giardino roccocò con i piccoli portici e le balaustrate a curve serpentine. Avevamo. con il tiglio del ricco 'signore. dato fuoco a tante micce di polvere nera Impastata nel palmo della m;mo e le avevamo poste ad ardere nelle lo.l{gette. Ma nella casa di quel ricco signore provai le prime umilia– zioni del fasto. per chi è povero. Le persone con– venute a festeggiare il Natale ridevano insieme, senza minimamente badare a me. Un 1 allra volta ritornai a fare Natale nella casa dei miei genitori. Si viaggiava con la pubblica mes– saggeria e si discendeva. al gelo del dicembre. coi cavalli che fumigavano come camini, lungo la strada per la Salila della Torre dei Ghisilierl. Meg!io sarebbe stato fare tutta a piedi la strada piutlosto che in compagnia d'un grosso avvocato e che - rammento - occupava, oltre al Suo posto. tre quarti di ·quello del .suo vicino. e tirava barzellette nau· seabonde come peti. motteggiando magari contro di me. ragazzo. che avevo l'aria riccioluta del poeta agnellino. Ero, allora, uno delicato come il pungitopo e bastava sfiorarmi con l'alito cattivo per guastaÌ-m,i: e guardavo. mi ricordo, oltre ai vetri. il paesaggio vario ed ogni svolta di quelle nostre belle contrade. E. nei brevi giorni delle feste natalizie, visita a zio Amerigo. zio buono. che abitava la casa del Comune con l'orologio del Campanone. stando lassù. mi affaccìa~o a vedere gente in ptazza sulla mezz"ora prima della Messa cantata; gente assiepata, nera. in /a.ragtiola.ta , e· che vociferava intorno al vendìtor! di semi di zucca. Scendevo In pfazza e qualc:uno Veniva a scoltrlnarml per assaggiare il progresso dei miei studi ed lo, ingenuamente ero là ad ester– nare a costoro celesti idee, prima d'avere pratica del tacere. anzi del fingere. parlando con gente da poco_ Altri Natali passai in giro per grandi cittR; preso dalla febbre della pittura; addolorato. e scon· lento dei miei studi. A Siena, fu un Natale quasi felice nella caSa della moglie d'Ercole. lo flalllere impazzito. Il povero Ercole al manicomio, in casa eravamo rimasti in trè: io. la sua 'moglie sparuta che parlava col naso. e una sua figlia la qu~le, Elena. della pazzia del padre :ivf'va pres'o li lucido deg-li oci'l11: Elena una bc>lleaa lrag1le e biund'{:I con p,1ca carne e molli, ' anzi I troppi capelli: ell'f.a la pazzia.. convertita 1n bellezza come l'arcobaleno che i:egue la tempesta. Bastava, a farla impallidire, una parola mal pro– nunciata. Si giuocava a carte oppure alla dama. fino a notte e venivano a e;iuocare fl.gliolone come la Sofia. l'Ada, la Narcisa. che mi diceva. Nim. occhio alla penna! - Sor Luigi si ~uardi dallf' donne!! e in! voleva la Narcisa. un bene dell'anima ma non era bella; e fo ero cosi cattivo di fingere d1 non volerne a lei; ma in quel C'apodanno. più delle altre sere si contln~ pag. 2 ~ ..r - . · t:~ss~<-- , I ' '- ,. ' ,! ; ' \ ) Bartolln.1 vUto da DRAGUTESCU

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