La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 51 - 24 dicembre 1961

·Domenica 24 dicembre 1961 LA FIERA LETTERARIA !\lei t1·•entatreesimo anni1)ers,,,,.io della scomparsa * Ricordo di Arturo Onofri N ELLA commemornzione di Arturo Onofrl. che tenni in Rema ll 9 febbraio 1~2!), nccennal In tei,nlnl forse tm po' generici. In che cosn consisteva la 1105tra pareute!A. spirituale. A trentatrè anni di dlstnnzn da quel glom.o ricorderò Onofri con lo stesso spirito di alloro. ma cercherò di preci• sare con qualche particolare di Interesse generale. di che grado rosse e in quale piano si nttul'LS!,e,la nostra mtesa sul plano letterario. Dirò che eravamo entrnmbi persuasi (forse perché l'e...pc• rlenza letteraria di ognuno di noi aveva le ,tesse origini e radio!: quelle del !=lmbolismo fruncese e di un misticismo composito ma deciso e attivo) ,1 delln '.mportanza e della trn• scendenza della Parola-Verbo. della P1ucla-Rlvelat.ione t! del– la sua funzione mistica e pal!ngenetlcn. suscett.lblle di essere sviluppata e potenziala nel linguaggio poellco. rn uno scritto pubblicnto su 1< L'Albero~ (settembre l!JSO Oreste Macri ebb~ già a precisare. purlando del « Magistero poetico di Arturo Onofri >> - i:he « di una fede poetica nella realtà positiva e obiettiva delh naturn sp!rltualmenle e umanisticamente trnsformata e nffrancnta; autopuriflcnzione spirituale del soggelto creatore verso una conos~nza orga– nica e qualitativa attraverso le fom1e grnduali gerarchiche di essa natura e della psiche n è detentrice l'opera di Onof-n. Del quale « La generosis.;;;\mavisione si macerò e ~t concluse nella. esperienza dell'Autore. e. in parte. del suo·g·rande nmlco Girolamo Comi. che non fu seguace. ma coinventore in as.so– luto. p~r d~tinaz1one propria alla magia sacramen:alc della Parola-Verbo. as.n:.nui nella concezione paolina del Corpo Mistico e della rigenerazione cristiana». l-a funzione della poesia Le stesse parole di Onofri. che rileggo oggi. e che riporto più .sotto. non hanno perduto per me nulla del loro \ 1 &Iore per quel che riguarda la funzione della poesia e alle quali io aderivo allora -'>e!lZ8 riserve, pur non militando ancora. - (poiché Il mio ritorno al Cnt.tl.)licesimo data dal 1930). - in nessuna fede confessl•lnale: « Basterà qui accenna.re. egli scrive. che oggi siamo pro~iml a una manifestazione dell~ Parola-Verbo e che per questa m:mlfesta7,lone che san\ puramente spirituale, gli uomini giungeranno via via il riconoscere l'esistenza dello Spirito per loro immedlatR cono– scenza Interiore. cioè per Hlumln11zione spirituale. e non più solamente a pensarlo per via della concettual!tà Hlosoflca ,. (« Nuovo Rinascimento»). In queste parole ravviso ancora oggi Il for.damento e li principio su cui nacque e crebbe \Il nostrn parentela - (se di una. parentela si ha da pnrlaq:) - o la nostra alleanza &la sul plano di una nuova e antica snpienza poetlcs. sia su quello della cultura intesa e sotTerta più che come mostra e· invcn·1ario di nozioni crordmc generale, come accresci• mento di una conoscenza e consapevolezza i.p!ritua!I pro– gressive del divino. Fare poesia. poesia ogni giorno, era il suo m<,do di for– marsi, di .crescere. di Inserirsi nel corpus dell'umanità lesa e dolorante ma ansiosa di riscatto. - e di accedere al regno della unità e delln 1t11ì/kazione per l'Intervento e la presen;,-,adi Cristo. «Nelle membr& di Cristo slamo vivi ». C'è chi ha persistito a vedere In Onofri poetare l'autro– posofo... Sarà utll~ dire che dell'esperienza anLroJ)06ofica o ~teinez\ana. Onotr1 si servl. al phi, di qualche «motivo» o «spunto» utile e necessario al corso del suo poetare in qualche fase della sua attività. Lo Stciner, In determinati momenti - e per breve tempo - Sflrà stato al ptù un pun– go.lo ,u.n « pretes10 >> ma non già e nor, mai IL/I 111ae.ytro isJ)i– ratort. La. poesia di Onofri milii.ava, .igivu. perfino dal tempi del .1uosimbolismo. sopra un pia.no d'ordine spirituale e me– tafisico. Procedendo nel suo Itinerario nrduo e Intenso. Ono– !ri diventerà addirittura un poetl:l teso verso l'Apertura di ali che gli offre il Cristianesimo: un Cr1sllane.5imo lnte- 1 gra!e - {anche se non ortodosso integralmente) - dal quale nessuna. influenza d'ordine· profllno lo distoglierà più fino alla morte - (andrei fino a dire - e sia detto per inciso - , che la ispiraz.ione di Onolri era già al tempo delle sue prime ~~~,o:~teJfJl~i1ed 1 ri'à~~1~o~tJ:;e ~11q~~~tApo~~1~~~~:;zt~~ non pochi Q.éèòrd·ldel suo ic pri1ho tempo poetico )J) ll!l. certo ·' velo di « angelicità ». che sembra il segno di una pred~t.i– naz.ione al mondo e al clima del divmo). L'attività sovrana La. J)(>esianon fu mal per Onofri gioco arbilrH-rio della sensll>IIHà·e·dèlla. '!anta.sia o celebrazione di « stati d'animo» più o meno glust-lficatl clal suoi umori o malumori di lette– rato; - ma. attivita sovrana. tra le più assorbenti. della sen– sibilità e dell'intelletto. volta alln ricerca di quella belleza. di quell'fl,rmonJa somma cl)e coincide e si accorda con la veritd stessa..... Non sl pretende che questa teoria (o aspirazione) sia nUO\~a.]lla semplicemente che es.sa. per w1 poeta. vero come per uh relig!('oSO. non può Invecchiare. L'Importante è di con!erlrlè un corpo giovane e vibrante - come ha fatto Onorr1 - sl?nUi naul raga.rc nel moralismo. nel didasc&lismo e nel pedagogismo ... Lo stesso Croce. d'altra parte cl viene in soccorso. come per rispondere a certi critici che fra. l'altro hanno rlScontrnto nell'opera di Onotrl qualche traccia di didascalismo: « un poema didascalico. (scrive 11nostro filoso– fo) - che ,,·ha di più poeticamente screditato di lUl poe– ma dldnscallco? - Ma quel poeina può essère la. Georgica di Vlrglllo: cioè poesia. Una terzlna di contenuto scolastico e teologico del Paradiso s'innal.;a al Sublime •. Liriche di Onofrl che s·innalzano n.l subUme nel SC(l.5,,) In cui lo Intende il Croce ce n'è w1 certo mazzo.... D' alt.ra parte come non riconoscere - per poco che s'intenda Il si– gnificato e la fw1Z:one della poesifl. - (di quella, intendo. ad alta te11.1ione) - che r..nche la teoloi;la è. tn determinate proporzioni e in determinati plu1l, attività artisUca oltre– ché df citltura. e fil parte, come sosUene Il Maritaln, del do– minio dello spirituale e del Regno di Dio•· Lo stato poetico e l'attività poeuca erano per Onofrl (come lo .sono stato e lo sono per Comi) una :1ttività in una certa misura, sacerdotale, In senso lato e laico quanto si voglla. ma sacer– dotale sempre. al pw1to che -. ancora con riferimento a.Ila teologh> -. si può concordare - non senza ripensare a Dant-e - anche cun l'nffermnzione ciel Boccaccio: « ... dico- che la teologia e la poesia quasi una cosa si pos– sono rllre ». E ~r naturale associazione d'idee ml vien fatto di citare a tal proposito anche un poeta francese: Louis Le Cardonnel che 1n due versi -. assolutamente estranei alla poesia -. ha riassunto e sintetizzato quel che sono andato dicendo in– torno alla poeslA Intesa come sacerdozio. LR doub\e mlsslon du J)Oetc et du prétre T•)lls. M..ux mspir:ateurs et tous deux lnsplrés. Sacerdozio. aggiuugo, del pili impegnati e impegnativi i;opra un p!nno sapienziale non meno che let.terario -. etico ed e~tetJco non meno che religioso e cosmico. - come e stato manifestamente per Onofri .... L'Identità di veòuta di Onofri ~ cii Comi circa Il modo d'Intendere e QI fare poesia ha dato spesso modo a qualche letterato frettoloso di non a\'vc-rllre le profonde differenze che passano tra la personalità poetica. di Onofri e quella * di GEROLA,110 C0'1II di Comi. E a proposito di certe confusioni (inevltablll) sarà utile e dOvel'oso ricordare che Onofri ha bruciato le tappe a pa55i da gigante !n un lasso di tempo brevissimo. quando Com! era appena a metà del suo laborloro itinerario ... Onofri è morto a 43 onal. il giorno di Natale del 1928: non molti giorni prima di andarsene ebbe a confidarmi. (riporto le sue parole): « Se non. riesco a scrivere in vers!. se non ritrovo il ritmo che mi e proprio. vuol dire che 11 mio turno sta per &Cadere.~.Me ne devo andare"· .. questa pcr.!ona mia piena di voglie e di ,norte e di tenebre e d'errore qui lascierd le 1ue carnali spoglie per rina3cerne spirito d'a,nore ... E' Impossibile intendere cd rtmare la sua poesia ove non si abbia, in una certa misura. li senso. la persuasione del sacro. di Dio.., E' poesia. la sua. che permane aristocra– tica (nel senso .spiriluale delln. pn.rola) e destinata a non decadere nelle sue parti più Interne e nece.,.!arie. destinata a essere continua.mente riscoperta. Preghiera e Poesia. come ba cercato di dimostrare tra altri. l'abate Brémond. sono una cosa sola; una cosa sola furon.o per Onofri dec;lso a crescere, ad ascendere e a so– pravvivere. pressato dal ge-mlti dtll'antma. e dalla. potenza della rivelazione nell'anima deci1l'I. . . Come presentendo che non gli re.alava più molto tempo f:te~:r:· a~~:ei'? t1~~p~ t: 1 t!~t~a."\i~1 !~~~ ;e::s~ &s~ troviamo neirOnofrl di « Vi11cere il Drago• di ..: Simili a melodie» di « Aprirsi fiore i. una intensità di accordi. di tensione e di eloquenza spirituale In cui Il dramma umano è ceme bruciato e purificato dal fuoco oltreché della fede. della speranr.a e della carità ... Alcuni mesl prima di lasciarci egli ml propose di tondare UN PR.EZJlOSO JlNIS::JDllTO * Una lettera di Onofri Nell'estate del 1911 use} il volrmte di G. ,1. Le,,i: Storia del pensiero di Giacomo Leopardi. Torino, Edit. Bocca. Ed insieme al libro, allora recente, di R. Ciani sull'E– stetica di Leopardi, e alla p11bblicazio11e ( 1906) dell'11f1i1110 tomo delle e Carte Na– poletane•, segnò una viva ripresa, che 11011 doveva piÌI interrompersi, di studi leopar– diani. Il volume del Le\li era stato rece11- si10 dal Cecclii suf Martocco, 13 agosto 191/; e la lettera dell'Onofri (lettera che l'Onofri non ha mai spedito) prende lo spunto da quella recensione per discutere sul Leo– pardi e la critica intorno alla sua opera. Cai,issimo Cecchi, sono molto mortificato per ,le obiezioni che mi hai mosse circa il libro del Levi, perchè esse in altri termini mi vengono a significare che di quel Jibro io non ho capito un fico, e inoltre che ,ignoro occor– rere quattro gradi per giungere alla comprensione del Leopa1·di; primo dei quali gradi è una bi?grafie. leopardiana, secondo il Jibro del Levi, terzo 11 sag– gio desactisiano, quarto le poesie del Leopardi. Scu– sa; ma a questo punto si. potrebbe addirittura fare a meno del 4° grado? La storia del pensiero in quanto sistema d'idee morali, o si1;tema di persuasione non ci può interes– sare di più della storia dc.Ile sue malatUc o delle sue ricerche di filologia o delle sue 1ichiestc per avere un impiego, lo intendevo appunto dire che Queste sue idee non hanno alcuna importanza per se stesse ma solo in quanto, ALLA FINE, sono di– venute LIRICA, LIRICA, LIRICA, 01·iginandosenc capolavori letterari. Farne quindi fa storia è un giuoco di pazienza come quello dei frenologi e degl! psichiatri che hanno misurato a Giacomo ... ecc. M1 sono spiegalo, ovvero no? Forse è troppo chiaro e ·semplice per poter essere accettato. Quindi il Hbro del Levi è un libro inconcludente, quanto quello del Gatti. o giù di ii, 1'ispetto a quel Leopardi che è insomma il vero Leopardi, ed è tutto poeta, e che sarebbe ora che la critica la finisse col pessimismo, con la doglia mondiale, con la filosofia, ecc. Ci voleva opere più calda di comprensione e più risoìuta di sintesi; occorreva fare una ricostru– zione con semp~ici-l'ichiami e non tante filastrocche di citazioni. Non c'è s(orzo d'insieme: ma enume– raz-ione di stati d'animo e di mente. Ne esce tuori un Leopardi-no ddotto a tanti controlli cronologici parziali che si presentano così: prima disse, poi cor– resse, poi riprese, poi concluse. L'esame del pen– siero è compiuto quasi in se stesso senza riporta1•lo In tusione nel lirismo d'insieme della vita, dell'ispi– razione e della coscienza leopa-ròiana: e perciò il pensiero suo resta anche in questo studio, come il ~o~~~~i; r!~~ 1 ::~t è ~~tt~e~~t~~;~t:~d~· d:Vt n~~• seC~l;~ accorto lui stesso. Bisogne, o prima o poi, che ce ne accorgiamo noi. Pover,j poeti! Quale atToce sorte nel tempo. avete voi immortali da noi poveri omuncoli! Ma non esageriamo ... Giacomo Leopardi non ha pen– sato realmente che cantando, altrove ha !entasticato, e Ja verità è che non esiste una stor.ia del pensiero di GiacohlO, come non esiste una storia della sua l:rica: a meno che non si voglia scrivere tutta una storia universale leopardiana per arrivare a dimo– strare che l'anima di lui era contenuta fin nella ne– bulosa primordiale! Nel qual ca-so, poi, il risultato critico sarebbe zero ugualmente. Io, ,per me, concludo che alla critica sui grandi poeti non oi credo. Che cosa riesce a dirci il De Senctis del Dante della Co– mcdia: che fu poeta a malgrado deHe sue intenzioni e del suo dottrinarismo. Ebbene, -io mi metto a ridere di cuore, e così, almeno. De Sanctis mi fa digerire. Perchè, vedi, tutto è relativo: e De Sanctis vicino a qualunque altro poeta può fare la sua brava fi– gura cd essere un critico coi fumanti, 'ma vicino a Dante Tlmane !'on. Francesco Dc Sancti-s. Quel ;fur– bacchione di Croce che l'ha capito, 6'è attenuto al– l'orticello degli scrittori contemporanei, e con tutto ciò non ci he guadagnato molto; ma insomma non è stato sciocco da incomodare i grandi per Jar loro !are quattro dimostrazioncel:le pratiche della sua Estetica. Lasciamo par-lare Leopardi: « Il genio, da cui prin– cipalmente pende (?) e nasce la facoltà poetica e filosofica, non si misura a palmi ... non può essere nè giudicato nè sentito, nè conosciuto che dal genio». Vale a dire che quando un uomo è giunto ad una certa altezza è meritevole di non essere più ,giudicato da·lla critica. Dunque: salvo la concezione politica, o sociale che si dica, il pessimismo leopardiano è rimasto im– mutato. E allora che storia è questa in cui. tutta 'a vita di un uomo geniale e af'l'aticatissimo serve a farlo ricredere su di una convinzione meramente irazionale, perchè tale appare in tutto ,il libro del Levi? Che Dio mi perdoni, se il caso è g:rave, ma a me sembra che l'accusa degli idealisti a-ll'i.nter.preta– zione razionale che finora si è fatta dell'anima di Giacomo ml pare serissima. Insomma, lo ti ,confesso che di Leopardi lirico ne so meno di prima. E dunque? Se voglio risaperne qualche cosa occorre ch'io rilegga H Ca.nio d"un pastore, ,t'lnfinito, A Silvia., Le ricordanze. Grazie tante! A noi non può nè deve importare la e filosofia• di G. Leopardi se non in quanto contrasta o coincide col ~uo mondo poetico. Mi pare che anche in questo stu- non spedita a Cecchi dio del Levi siamo ancora lonlani da una desideratis– sima identificazione tra il pensiero e la lirica nella perso11alità leoperd!ana, la quale a me sembra co– me l'avvento della prima individualità personale intera e cosciente (sebbene più di sostanza che di forma) nella letteratura italiana. Dopo la sostan– zialità del medio evo (instauraz.ione della lettemtura nazionale) abbiamo, secondo me, una lunghissima parabola fonnale che partendo dal Petrarca e Boc– caccio, e poi culmlmmdo con l'Ariosto, d~clina col Tasso e muore col Metastasio, nella quale parabola la lelteratura italiana compie il tirocinio espressivo del poter dire tutto, dicendo per converso pochissimo o quasi nulla di originale e di personale, parabola la cui disr.:esa va a cadere, o mt pare, nel grembo del tempi nuovi e della coscien;,;a moderna per un vero risorgimento dello spirito letterario (Alfieri, Parini, Foscolo) che coincide con la restaurazione dello spi– rito civile. Compiuto interamente do sviluppo vel'o e proprio dell'apparente ritorno (dantesco) ecco final– mente sopraggiungere nella letteratura l'inaspettato e so!,itario miracolo della personalità umana nella letteratura: G. Leopardi. Ora tu comprenderai perche quando io dico Manzoni dico un tonfo indietro nel seno dèl medio evo, del resto con una risorsa formale ormai Ti-levante e imprescindibile, ma mediocre, me– dìocre, in nome d'un contenuto morale e moralizzante. Ecco dunque le necessità d'una reazione carducciana puramente (e.himé) letteraria e perciò verso il rinasci– mento con la relativa appendice del D'Annunzio. Ecco perohè dal Manzoni, !also romantico, non è potuto originare un vero Tomanllcismo italiano. Po– vero Leopardi, martire ed eroe moderno di tutta la nostra letteratura, e, pur tuttavia abbandonato let– terariamente come un isolotto sterile ed inutile! Leggere per Cl·edere gli studi sul Leopardi di Car– ducci e compagnia. Un nostro romanticismo non poteva essere che classico (ormalmente, cioè per– fetto, come quello del Leopardi, non già mitologi– camente ornamentale come quello del D'Annunzio, cd amorfo e contorto come quello del Pascoli dei (ortunatamente pochi Poemetti... interio1,1, e tanto meno poi. fatto in casa e approssimativo come quel– lo del Manzoni, poeta e prosatore formalmente in– sufficiente. pensatore inesistente e... Leopardi è l'avvento della piena personalità let– terariamente pcr!ctta: bandiera suprema di rinno– vamento letterario. Non so se altri abbia già accennato a ciò; ma l'importante è di sentirlo storicamente e di dimostrarlo. Dopo di Lui e del Foscolo noi non abbiamo più che oscillazioni d'un pendolo fra la eterna medievalità (Manzoni, manzoniani, non escluso mezzo il Pascoli) e fra l'eterno rinascimento classicheggiante e 1ripristi– natdre (Carducci, sebbene poeta civ:le. e D'Annunzio" fornito da natura di individualità debole, sebbe11e d'un temperamento accentuato). Ora, nel Leopardi mi pare che sia abbastanza gra•nde compito studiare Ja genesi, lo sviluppo e il trionfo della sua personalità nella lettere.tura,. subordinando quindi tutto ciò che è puramente etico e peggio ancora, contingente nel suo spirito e nella sua persona mortale. Dramma letterario, quindi, non mi pare che esi– sta nella nostra tradizione, bensì penso che sia stata indispensabile un'elaborazione formale lunghi55ima per aprire alla letteratura nostra tutte le capacità individualrj dello spirito moderno e questo sia stato il compito di quella gloriosissima ·letteratura che va dal Petrarca e.I Metastasio. Poi ancora oscillamenti verso Il medio evo o verso il rinascimento dall'Al– fieri al Foscolo fino all'avvento di Leopardi: supre– ma ipostasi letteraria (il suo dolore e iJa sua filo– sofia, ripeto, non c'entira) e poi ancora oscillazionl e incompiutezze (de.I Manzoni ai nostri compresi). Concludendo, i tre grandi poeti che rappresentano la nostra letterat·ura sono Dante, Ariosto e Leopardi. Per Manzoni non c'è posto fra i tre, e ml dispiace, perchè i suoi Promessi spost e i suoi Cori hanno pas– saggi stupendi, e !ora i più belli di tutta la lettera– tura, ma tSono frammenti, frammenti; com'anche sono frammenti i Sepolcri e le Grazie, le Odi barbare e le Laudi, il Giorno, e le Myricae. Quanto al Monti io non ne ved_o che un'impor– tam.a subordinata, rispetto ai maggiori che gli stanno dappresso nel tempo. Leopardi è nella storia in quanto le sue persona– lità ba trovato suprema espressione letteraria. Si tratta quindi di chiarire al lume della critica tutte le contradizioni apparenti, le incertezze, le caducità della sua opera, e quello che è espressione letteraria supremamente lopardiana. • Intendiamoci: non già che nel Leopardi non ci siano nè sostanzialmente nè formalmente (special– mente di vita attiva praUca) più strutture e com– missioni di vecchi elementi letterati: che ani.i esse erano inerenti alla sua cultura, alla-.sua persona mor– tale, all'età che fu sua, e insomma alla sua individua– lità in quanto talej ma appunto in questo loro ri– solversi dentro la sua .propria individualità è la di lui Importanza e gloria lettere.ria: finii Academiae. Alla letteratura futura H compito di non tornare indietro a nessun patto e di elaborare pet"lfetlamente la tradizione per trascenderla intera, in nome di al'rennazionl, volta a volta puramente Uriche,- cioè personali. Liberarsi sempre dal medioevo e <la.l ri– nascimento e quindi da tutti i Manzoni, i Ce.rducci, 1 Pascoli e i D'Annunzio del mondo in nome deH'eroe letterario G. Leopardi. ARTURO ONOFRI con lui una Rivista di po~!a ed abbozzò.. sopra un loglio che ho conservato, e che riporto 111 fac-s1m1\c 11programma che si proponeva di sviluppare con me e qualche altro. Partito dal simbolismo e da un ermetismo che poteva apparire di ordine tutio let!P.mrio, egli baizò con « Vincere 11 Drago» In una « selva spirituale» che è d'ordine dan– tesco. dove ogni traccia di compl•1cimentl o sugge5tlon1 o ri– reriment.t a dottri11e mlstcriosoflche scompare. « Le vie che conducono a Cristo sono molt.e. ebbe a scri,,.ere Guido Ma– na.corda nel 1928. Che Onofrl vi sia giunto per quella. di Rimbaud e Ma_Harme, di Steiner e Novalis oggi sembra mirncolo: meritava che lo esperimentasse ... ». Silvio Benco, che seguiva Onofrt da molt.o tempo, in un suo brevissimo «saggio»: « L'a.l!o segno dantesco nella. poesia di Onofrl ». scrisse: « Misurare l'~sce_nsione di Ono: Cri dal prlmL cant.! n.gll ultimi. per plu d1 venti anni. e riconoscere la fori.e intenzione del poeta. dunque la sua potenza ... Egli fu in verità uno dei pochi spiriti davvero potenti che abbia avuto In questi secoli la. nostra poesla. .. Naturnlme.lÌ.le lo non faccio confron~I. e non creo equiva– lenze. So per prova che ogni esagerazione d1 giudizio si vendica. Dico che l"Ot~o!ri ottenne dn ultimo di vivere 1n una atmosfera dantesca. L'Onolri non scrisse terzine che nel sonettJ, e prese la via da Mallarmé: nondimeno arrivò a battersi per quella stessa costruzione sensibile del mondo deltrifi~ 1 f.er ~tla s~~~l~~I ~~~~~v: ~~~fc;:{cfo d~fg:%l~fci:i Duecento» è ancora più incisivo e categorico. non solo del Benoo. ma di molti altri esegeti di Onofri. quando r.crlve: « Il Vangelo diventa. rentro irradiatore: la. fantasia e }'im– maginazione non crenn-.J. da ora che sotto Il ®minio della Luce. Senti una certa ebbrez.za d1 rinnovamento ... L'unione ~~f1·~g~ 1 1~toe è n~~~a~~e~~i 1 :1~ra~~ds~~iib 1 ~iiff: ~l°li!~ 1 r quale valore può avere una e.ststenza staccata da Colul che congiunse. movendo. la via del Cielo 3. quella della Terra? Amaro è Il sorriso dl chi non crede in un Salva.tore. « Nelle membra di Cristo shuno vivi... Alla mente si affaccia nllom. una uman1tà che si muo– ve. vive ed opera perché si prega... Se vogliamo. con la fantasia, annullare sia pure per un attimo, tale enorme pregare, tutto precipita nell'inerzia e diviene inanimato~. Preghiera che hn poterl coordinatori. armonici. !ormatlv1: preghiera che inveMe tutto il Cosmo» - (Levasti) « C'è sempre qualcuno sulla terra, nveva. scritto Il Poeta. che pro– nunzia col solo vivere. le frasi di quel Vangelo. In preghiera esatta per et.tenere le concordanze efficaci fra il Cosmo e la terra ... Arlicolando consapevolmente. con nnlma di devo– zione quanto sta scritto in quel piccolo libro che si potreb– be chiamare. seconao infatti dice lJ principio. ll Vangelo della Parola. l'Uomo coopera. alle nz!onl mondlall. collabo– ra alle armonie trn l'Immenso e Il mmuscolo. fra l'eterno e Il passeggero n. (« Nuovo Rinascimento» A. Onofrl). « In terra è necessario perciò. - commenta Levasti. l'aiuto di Dio e Ono(ri prega: « Signor. se il fuoco onniveggente della Tua faccia vuol ch'io Sia guerriero d'eterno amore, ho resta in me presente ... Eppure. considerando la bellezza e Il potere del Cosmo. ,·1- brnndo poeticamente per gli astri come per Il più sottile 1'.lo d'erba. l'ammirazione prima. è per Il Cristo ... E la prcsenz.a di Cristo inw.de la sua anima. rendendola vasta e t1cca e ci.pace di soHrlre per ogni solferenza del mondo ... Nel solco dì mia ruota che ha depresso l'erba del suolo in erba di viola, il dolore terrestre e q1tello stesso che nrl mio petto parla ... Cosi, col sacrificio diu1urno delle nostre passioni e desideri possiamo avvicinarci allo Spilito Santo. vivere in Dio. par– tecipi di Dio». Questo è l'ultimo Onofri. l'Onoft1 poetA cosmico e cristiano insieme. J•onofrì al qu'.lle Paplnl la Vigilia di Natale del 1928. che tra anche la vigilla della morte del poeta. scriveva dn Flren?,e: « ... nel tuo ultimo libro specialmente: << Vincere il Drago" ho trovato una tale vissuta e patita profondita di «sovrnpens1ero" eapres– sn in bellezza che ad alt.n potr~ sembrare enigmatica e a ~;~, ~le:~o~i~;:zfe. 1 ~~!~~1 cf~n~e~~ ~a? 1 ~fu~ 1~~1~.!Qg;:11 auguri posso farti dopo che hal ottenuto dn Dio il miracolo che affiora e fiorisce nelle tue liriche?». « Ai combattenti per lo Spirito » La raccolta :il liriche « Vincere Il Drago» è dedicata. - per chi lo Jgnorasse. - « Ai combettent.t per lo Spirito in Michele Arcangelo». La dedica sull'esemplare di questo volwne che Onofrl donò a Comi, suona così: «Al fratello– . poeta Girolamo Comi con la solidarietà dell'avvenire~- Lungo la lettura di questa breve rievocazione del Poeta.. a chiunque, presago, risulterà chiaro in quale piano, senso e mlsura permane attiva e non depet1btle la fiamma della nostr~ frateml.tà . Per essere più conciso vorrei aggiungere che. 1n definitiva., la progressiva conquista In Lui. il pre– sentimento delin. conqu!sta in me - In modi diversi - della verità rivelata. valse a consolidare la nostra alleanza e certe prèziose ccncordanze sul modo di fare poesia. e di esercitare un «magistero poetico» di Umbro aristocratico e illuminante. E' nel riconoscimento della Croce dunque che si rlcono- !~}e1:ic:} ~~fi~i~t'~~~od~~!~e~~i'iàa \:;~ro~t~~~:naJ~isa_. sa.re per vie diverse - 1n tempi diversi - da un misticismo d'ordine più letterurlo che spirituale ad una fede specifica. e integrale che ha per caposaldo il Credo Cristiano ecoo dunque il punto di part.enz..1.e quello di confluenza· della. nostra Intelligenza e della nostrfl poesia. Arnaldo Bocelll che curò con Comi l'Antologia della :~\! i~is~on~!f:ivf~·a ~ 1~\~ell1 1948) chiude con queste sta «cii .. o!g\~ ;~f~ ~n!~~~e 1u1~~ron~ ~~:t~– ~~:r~I ~::~ ~~e~r~èd~»~ da leggere con quell'amot'e Ln sua poesia. come ogni poesia che viene da lontano va lontano: e rest.'l: ~esa del fuoco che il poeta ha man~ ~~~eT~ t~~i:i:~an;~~Nlr~~- part.Jcolnre negli ultlml Egli ha accettato la fine della sua giornata terrena con la serenità. di chi ha conquistato glomo per giorno la tede In profondità: e la fede em per lui. manifestamente. se– condo le parole dell'Aquinate • come un principio di eter– nità». L'attività assorbent'.:!, mal interrotta.. della poesia lo aveva collocato. immesso - via via che procedeva nel~ l'ascesa verso le vette - nel circuito della più preziosa delle certezze e del più glorioso del misteri: la Redenzione e la Resurrezione in Cristo, Un suo verso semplice e ricco ml torna alla memoria: mi pare quasi che Egli se lo sia rlpet.uto col respiro dell'anima come lI prlnciplo, l'attacco delf•a~~:a ~~rtc~~r~r1T:01~a~~~~tf.. del t-rapasso: Pag. 5 Mont a ~r.w York * rii GLAUCO CAMBON L A SERA del 3 dicembre (1961) la Youna Men's He~rew A.!sociation d1 New York ha otFerto al pub– blico, nel!.. serie di manife– slazioni culturali che ha compreso una comparsa a, T.S. Eliot (venuto una set- 1imana addietro a Iea:a:ere varle parli della sua o~cra poetica), un.. serata dedica– ta a Euzenio Montale. Ro– bert Lo\>.ell, che il sabalo prima a'"e,·a presentato Eliot, ha ora parlato di Montalt:: fornendo brevi cenni biogra– fici e ricordando i propri sporadici (e timidi) incon– tri col pocla itali .. no che a parer >UCJ conta fra i _mas– simi del secolo in oam lin– iua. Lo"ell ha detto, prima di Jea:cre nrie sue tradu· zioni da Ossi di Seppia, U Occasioni e LA Bufua, che nell'odierna pacsia ana:losas– sone c'e poco. di paraaona– bile a Montale. Secondo lo– well, la poesia montaliana ha aspetti surreali per qud suo improvvi~ sroc1are nel– l'immaa:ine imprevista, ma d'altro can10 ba un'ossatura (..backbone,.) che i surrea– listi non banno, e i paral– leli meno implausibili si po• tn:bbero tracciare con l'ope– ra di Pas1ernak, o col mei:lio di Hart Crane e di Wallacz Stevcns (strano che non gli sia venuto in mente il rife– rimen10. cosi ovvio. a T.S. Eliot! ma forse e ap· punto perché ili pare,a trop– po ovvio che Lowell h:t pre– ferito ometterlo). Poiché Rober Lowell e il massimo poeta nordamerica– no della sua generazione, e di buon auspicio che sia sta– to lui a prescolare cost l'ope– ra di Euienio Montale negli Stati Uniti. Le \ersioni che LoweU ha poi letto, alter– naodosi a Sonia Raiziss che ha dedicalo anche lei molta amorosa fatica alla poesia monlalian .., sono comprese nel \·olume lmitations, te– sté pubblicato da Farar, S1raus &. Cudany, e il pub– blico i t a I i a no le co- Montale ,•!sto da DRAGUTESCU nosce iia per a,erle ,iste da oltre un anno nelle edi– zioni della Lanterna. e ner sea:uìto la relativa discus:,1u– ne criti~ di Alrredo Rizzardi. Chiamandole cimitaz.ioni• Lo– \~ell ha , oluto distinauerle da quel tipo di traduzione puntuale che si preoccupa di dprodurre tulio quanto sia possibile del fraseuio oria1- nario. Chi ha scorso 11:liar– tiçoli di Rizzardi sa c.hc dif– ferenza di s1ile ci sia fra 11 tradotto e il traduttore in queslo caso, e come le li– bertà che Lowcll si prende col testo mon1aliano siano comprensibili in funzione del– la redelu. di Lowell al pro– prio temperamento. Da parte nostra però non ci sentiamo di direnderle Ittite, queste H– bcnà. seppur calcolate. Tra– ducendo o e imitàndo,. la primavtra. llilleriana, Lowcll ha saltato 1utta una parte centrale perché, come ea,\i confessa. non le ha po1uto trovare un equj\'alente inilC– se. Rendendo Nuo,·e Statt4t nel proi,rio idioma. ha tron– cato l'ul:ima parte. So,cnte ha mutato iono e colore di un agaenivo, ha sciolto o rattratto una frase per li– berarne ie potenzialità espres– si,1e. Alcune delle ,,ersioni cos\ approntate suonano assai convincenti: sono, infati, poe– sie di Robcn. Lowell. ottenu– te in parte interpretando e in parte violentando il suo testo. Ma non si vede per– ché la frase dominante della Casa dei Doianieri (cTu non ricordi:.) debba essere risol– ta dal Lowell in chiave sen– timentale con un cYou didn't take it to heart •, anche se le sue raaioni etimologiche (la deriva:rione di cricordi• da cuore) sono pregevoli. Ci lasciano anche perplessi quei "'pensieri» il cui sciame cir– rcquicto • diventa e unrcqui– ted • ( • non compensato •). e la nC"anione di e né qui re– spiri nell'oscurità• che spa– nsce nel testo inilese di Lowcll. Fra le versioni mi– gliori, delle dicci lette da Lowell domenica sera alla YMHA, metteremmo quella del!'A.niuilla. quella di Dora Marku.s e quella dl Arsenio per il 'oro tono intrinseco. Per la cronaca, auiuna;ere– mo che le altre poesia dal Lowcll e imilate,. e lette era– no Gior.•10e Notte, l'ombra della' marnolia, Notizie dal– f'Amiata, Piccolo Testamento. Sonia Raiziss ha letto le sue versioni dal primo componi– mento della serie Mediterra- 11eo, da S11 una leUtra 11011 SCTitta, La bufua, Barche !~~~a Mg;;a, c~e;n~:~e et~~: duttrice di poesia, la Raiziss f: all'opposto di Lowell, per– ché non ii prende libertà che non siano imposte dal diver– so car.atter, rle\la lin'1ua, e continua a paa. 6 '

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