La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 51 - 24 dicembre 1961

Domenica 24 .dicembre 1.961 OrsolaNemi O icembre boscaiolo accende il lume pre.;to: e tempo d'ombre queMo, siamo dentro !°Avvento. Arriv<\ Cirlomagno alle porte di Roma. buMa e domanda il p.1pa che gh dia la corona. 11 Papa è già in San Pietro. accesi tutti i ceri_ In piazza di San Pietro uomini forestieri. bei.tie bat.ton lo zoccolo, e il tèpido scirocco scomp1gha fuochi e nm·ole La regina Ermengard:1 nel suo cuore ha p:rnra: questa città oscura di SOiitudine parla. E lo scirocco lento .iisperde nella sera :1 !umo delrAvvento che s;i, d'inct'rnso e ce:-,, * 1\afn e 1n4:1 i \"etri l'alba accende una candela. ..;;ussurra la piop;gia e li bagna. L& Pazienza che deve esserci compagna ci attende già. Con viso malato. Solleva ,e:li occhi nel viso malato. sono occhi d·angelo '-Plenclènti di forza. Gabriela Mistral * 1-I .\,-titnle NATALE della notte del prodigio. Natale della barba copiosa, Natale delle_sorprese delicate ,e delle o~me segrete. 0 ' Questa notte ti· lascio la mia scarpa appesa fuori del balcone; ma tu non vuotare la tua cesta prima di passar da casa mia. Natale, Natale, bagn,-te di rugiada troverai le mie calze. mentre con occhi di monella spie,rò la tua folta barbaccia. Scrollane il pianto e lasciale ognuna tesa e piena con l'anello di Cenerentola e il lupo di Cappuccetto Rosso .. E non scordare Marta. Anche lei lascia la sua scarpetta aperta. E' la mia vicina ed io ne ho cura da quando la sua mammina è morta. · Natale, vecchio Natale dalle manacce colme di doni, dagli occhi monelli e azzurri e la barba di bambagia! (Tr.1duzlont! di Vincenzo de Toma.Ho) )f. Uco Fasolo * t,·e.-inamel le AL TEMPO d'una motte (l'anno mu01"e) una nascite ancora ci accalor6 alla buona sorte. In frigio tempo e freddo (gela il fiume) senza fiamma un gren lume sa costume d·amore vero. Dall'antro mite un suono (d'infinito) tien notte desta e intenta, un vegito queta il vento. Pur nel bosco imbiancato (sempreverde) tre. gli abeti il capriolo l'occhio accende nello stellato. DolCf! Natale., ancora (or di nuovo) sosta la bora, ra,pro rovo consunto alle stagioni. Torne Netale; il pianto (ch'è sianchez.za } s'allenta e una promesM. è Attenta attese e poi doli-· Pallidi cieW e brevi (bianche nevi) ce.Ido è il cuore al colore dell'arancia tra i &hiaccioli. La sperenza ora in canto (cennamella) 5i diffonde e fa santo nella stalla il lupo e il pastor\ Notte ch'è enche oriente (d·universo) notte in tempo lucente, Ne.tale casto del Signore. LA FIERA L r-: T T r-: R "-..:.R:_:_I ':_:_\ _________________________ Pa_g_. 3 GIORGIO SCALCO: •Natività• (studio per \'clrata istodata) DJlARIO DELL~A.JPJPAR'Jl'ATO:: di GAETA111t) AltC1l11 1 t.ELl * Lettera pre,iatalizia ~·~~),1,.., ,Y. ... 't·~ t Caro Cimatti, so che anche dùrante le guerre più accani1c certe tre– gue, in corrispondenza a par– ticolari festività religiose e universalmente umanc e ci– vili, vengono rispettate dai belligeranli delle due parti, e a volte si è dato il caso che qualche messaggio augurale e pacifico venisse scambiato fra di loro. Cost hai fatto bene a ricordarmi la circostan1.a, e ad esprimere, per questa volta, un tuo particolare de– siderio: che immagino sug– gerito dalla tradizione di que– sto nostro giornale che, a memoria mia, non ha mai mancato di ricordar-e ai suoi lettori, con scdtti di varia natura, il ritorno della solen– nit!t Natalizia. Ed io non ho Questa mattina, dicc, 1 0, ca– ste luci nalalizie brillavano fra le pareti chiare e i dipin– ti, nella sobria eleganza della restaurala villa patrizia, si– tuata su una es1rema pro– paggine dei colli che cingono la mia citt!t, e che in qual– che tratto sembrano pene– trare, con bre\'i cunei, nel suo stesso cc,rpo dilagante (a lungo) nella pianura. Così ho potuto incontrarvi Pier Paolo Pasolini (anche lui di nobile origine romagnola) che era venuto a \'iSitare la Galleria insieme co:, l'amico scrittore Francesco Leonet1i. Pasolini era a Bologna per un pub– blico dibat fito svoltosi pres– so il Circolo di Cultura sul suo film •Accattone•. Io non vi ave\'o assistito, soprattut– proprio niente in contrario: to per non avere ancora vi– mi dispiace soltanto di non sto il film; ma non soltanto avere, da inviarti per l'oc- per questo. Pure apprezzan– casione, un racconto, come ti do, a volte entusiasticamente, sarebbe piaciuto; e magari certi prodotti della cinemato– fossi capace di improwisare grafia, finisco per odiare uno una bella favola di tipo nor- strumento di comunicazione dico, una favola assorta e suggestiva che sembra ormni profonda come un Presepe. assorbire tutto, e non lascia– Avrei soltanto un brano dc- re all'uomo civile neanche dicato all'Epifania, che ero un piccolo spazio per rivol– stato pdmamente tentato di gcrc in animo e in mente includere nel mio volume di un proprio sentimento e pen– racconti e I passi notturni•: siern; uno strumento che ten– ma poi decisi di escluderlo, e da ad aumentare smisurata– Con tutta probabilità gli toc- mente l':iffanno del ritmo ~ 1 i 1 t~\-!t ~~~ s~Et;if~~t:s~~i hn~ì ~i~r; 0 di eip~rt~~ri:ra~iltuur~~ Natale. Oppure certi versi le. In qualche momento, il di una mia vecchia poesia cinema mi fa paura; lo con– (la scrissi \'enti anni fa) che sidero sotto l'immagine di è inclusa. invece, in • Solo un crudele dio Moloch, che se ombra•, e che si intitola finisca _Per i~goiare Oijni at– • Sono riapparsi gli anni»; to, ogn~ pensiero e ogni ener– ne cito soltanlo la strofe di gia umana dentro il suo ven– mczzo: ~ tre smisurato e vorace. 1-.H • E nelle luci caste del Na- pare di vedere già schiere tale / rifulge l'assum.ione del- di automi, meccanizzati nel– l'infanzia / negli ori delle l'impegno di seguire le inar– nicchie e delle a11reole / elle restabili esigenze del nuovo 1111 giorno essa mirò, trepida mostro. di ali / che da un'altezza su Forse sono ancora sotto 1:t di lei veutassero I forse a impressione repellente e sini– i1111estarsisu gracili scapole ...• stra di certi spettacoli mat- E' il barbaglio di un ricor- tutini domenicali, indetti dal do infantile, e \'orrebbe ren- Circolo del Cinema; ripro– dere il senso di qualche cosa vavo, in quell'ora insolita a che potrei chiamare lo sgo- quel genere di spettacolo, mento, la paura dell'ani;:eli- quel senso di cerchio alla te– ca:done ... Luci simili a quelle sta che mi prendeva, bambi– che i miei versi evocano fa- no adolescente, nel chiuso cevano rifulgere ugualmenle, delle sale cinematografiche, questa mattina, i dipinti che, che non potevano certo gio– in un'ampia parabola riassun- varsi della tecnica dell'aerea– ti,1a delimirabile fra il pri- zione moderna. Ma non si mo ottocento e i giorni no- trattava soltanto di un fatto stri, mio fratello Francesco fisiologico; :ill'uscita, restavo ha ordinati e raccolti nella a lungo stordito, e incapace rinno,,ata Galleria d'Arte mo- di ristabilire il contatto nor– dema del Comune di Bolo- male con la realtà. Eppoi, gna, nelle sale, restaurate an- alle proiezioni mattutine or- Jt~~jfe ~~e~cgi~•1/~~~t~~; f!,ni~aw ~ilo s~~~~tt~o~ir~~ '– questo mio 'di:irio potrebbe celebrare oggi (con pochi giorni soltanto di differenza) il suo primo anno di svolgi– merlto; e che esordi, sotto. la ,,ecchia soprainlitolazione di • Colèdoco • (il canale che conduce la bile dal fegato al duodeno) con una puntata che illustrava • l'odore del– l'ambiente•, cioè dell'ambien– te letterario ufficiale; un odo– re che io dice\'O di percepire anche di lontano, addosso a tanti. Ebbene, stamane non ho sentito emanare nessun odore simile dalle persone dei due scrittori; ed io non provavo disagio alcuno dal fallo che entrambi fossero stali citati da mc, nel corso di questo diario, con obbie– zioni e allusioni tuttaltro che lievi ed innocue, almeno nel– la mia intenzione. E dopo esse1·mi chiesto, ad esempio, se a Pasolini fossero mai ca– pi1a1e souocchio, o almeno giunte all'orecchio, quelle mie allusioni polemiche (Leo– netti ave,,a, per parte sua, con dignità cd eleganza ac– cusato ricevuta di un certo mio ritratto satirico a lui scopertamente· dedicato) ho finito per dimenticarmi di tutto questo; e le strette di mano scambiate fra noi al momento di lasciarci, sem– bravano esprimere uno schiet– to calore cordiale c amiche– volmente giovanile. senza ri– serve e senza sottintesi. Mi senti\'O anch'io giovane e pronto, con loro, nonostante io abbia dodici anni più del– l'uno, Pasolini, e quattordici più dell'altro, Leonetti. Sarà meglio che dica che mi sen– ti,10 coetaneo, perchè giovane posso dire di sentirmi sem– pre ,almeno per ora. Quell'essermi dimenticato dei rapporti polemici, mi ha sidcr:li anche che il loro blando atleggiamento verso il reprobo poteva nascere o da debole coscienza del caso, e da partecipazione non 1 rop– pa calornsa a quella pubbli– ca condanna del mio opera– to; oppure dal fatto che si può !iCmp1·eseparare l'uomo come persona, da ciò che es– so significa e rappresenta col pensiero e con l'azione. Ne :::i.pprofillo subito per preci– sare, se cc ne fosse bisogno, che quanto sopra non \'iene minimamente a mutare quan– to ho polemicamente dichia– rato fino ad oggi nei riguardi di Pasolini e di Lconetti. Ma questo scn•a. a migliore con– ' ferma che gli incontri per– sonali possono riuscire ad– dirittura, in certi casi, insi– nuanti equivoci e compro– mettenli; cosl Carducci cvi- ~~~~i i~~~~tj;11~~~vi~•iafi~;!~: ché, a suo giudizio, il sedere a ta\'ola insieme genera e in– trinsiche1.za •; rapporto che il Maremmano si rifiutava, a volle, di accettare e di sta– bilire. Ricordo, anche, sempre a questo 1iguardo, il mio primo e unico incontro con Palaz– zeschi, due anni fa. Era P.<"– sidente della commissione di un premio letlerario al quale partecipavo anch'io e, da quel che sembrava, con qualche prnbabililà di riuscita; ma avevo già saputo che Palaz– zeschi non mi dava il suo voto. ed ero tutt'altro che con\'into che il suo favore fosse, crticamente, ben fon– dato e giusto. Eppure l'uomo mi riuscl cosl amabile, cosi lie,•c, semplice ed arguto, che mi dimenticai del tulio di quella sua ostilita. Confesso che questa matti– na mi ero recato alla Villa delle Rose, sapendo che ci sarebbe andato anche Paso– lini ,anche per vincere una specie di inibizione motivata dal sospetto che il personag– gio mi potesse apparire, negli atti e nei detti, troppo co1·ri– sponden1e all'immagine che la inclinazione polemica susci– tata in me da tanti aspe~1i della sua person:ilità di scrit– tore e di ideologo, di critico ha finito per fissare; mi pa– reva di dovergli percepire addosso l'eco di tanti clamo– ri, di lanli esibizionismi di t~nle aparenz~ inganne\•oli, d1 tanta pubblica superficia– lità, di tanti snobismi che si agitano ormai intorno a lui. L'ho tro,,ato im•ece, come un raga1.zo appena maturatosi con un che di infantile, di acerbo e di inerme ancora; semplice e silenzioso, attento a seguire !è ossen·azioni di mio fratello. che ci illustra– vano i frutti di questa sua recentissima fatica, per Ja quale ha speso una dedizione civile, e ha profuso i tes6ri di una esperienza, di un acu– me e di una compe1enza che gli esperti in materia, qui convenuti per l'occasione inaugurativa fino dalla Sici– lia e dal Piemonte (direttori di gallerie artistiche, sovrain– tendenti), gli hanno ricono– sciuto in misura davVero ec– cezionale. Pasolini e Leonet– ti se ne sono dichiarati essi pure soddisfatti e convinti. GENTILINI: Caro Cimatti, ho la sua gentile lettera con la quale mt .invita a scrivere per e La Fiera Let– teraria • una paginetta sul Natale. Sa che mi mette in un beH'imbarezzo? Mi per– doni l'irriverenza, car-o Ci– matti, ma lo considero Na– tale come il più retorico dei giorni dell'anno e non vorrei essere tentato a fa– re ' quind-i della iretOtica. Non che ·Jo ce l'abbia con la festività in se stessa, ma per tutte ~e convenzioni e I luoghi comuni che si tra– scina appresso con la scu– sa della tradizione. Marino Piazzoll * La pietà sconfitta A Edda Albertlnl Manzi () GGI mi ricordo d1 una madre che tu sulla terra. Ricordo un volto rimastn al buio e curvo sopra un'ombra, vecchia come 11 tradimento della vite. Fu bella quella donne? Per lei che non cresceva e stendeva la luce degli anni negli occhi tranquilli, il figEo era Ciglio: un uomo cupo come una bestemmia. Non sapeva rumile madre. Si allontaneva, sola, sul suo grembo vuoto: nuvola fulminata. E aspetteva che il figlio rascoltasse per non tradire: non vendere un altro figlio all'od!o di chi flagella in une sera disumana, un volto aspettato secoll dove c'è sangue e sole e mani vuote piantate come in un deserto . Si pettinava colla luce: un capo rime.sto a chiudere nelrombre l'immagme tranquilla del figlio, amico, un giorrao, amico sereno d·un giovane senza età, cresciuto colle sue voce dove la parola delruomo fu nuova coi raggi e colle nubi, ferme da sempre in delo . Mi ricordo come di una bambina che ha il nome gentile di Mar!e. come l'altra: la Madre che portò li pianto fino a Dio e non fu sola nel guardare le guance battute e sangue del Figlio proceuato. E vorrei tanto patire come lei : aspetta:-~ che il fumo mi copre o mi chiuda nel grembo che sarà dimenticato. Povero volto di madre che deve pentirsi d·essere .apparsa sulla terra col cuore di giovanetta e gli occhi solf, dove non tornerà mai più. la luce dei giorni terreni, ma gli occhi el buio del figlio eppeso alla notte. Pensando a te, ml pesa il sentirmi figlio e di tredire forse la mie stessa. vita. Eri troppo innocente per non partorire Giuda e vivere raccolta sulla sua morte rimasta morti! Sei la pietà sconfitta; e nessuno si ricorda che avevi le braccia per stringere un petto uscito appena dalla prima giovinezza. Ma io ti perdono e t'amo perchè tu sei un po' mia madre, non perché io tradisca alcuno, ma per gli occhi dolci di dolore che possono aspettarmi, una notte, in un punto del cielo, dove non passa luce di paese celeste e vederti crescere nel tuo pianto: grumo di terra nera. E così ti penso: come tutte le cose che sono a me nascoste ed antiche più dei raggi del sole. E quando vieni ·in una mia parola riconosco la vita e i mille inganni che tu dal buio tenti cancellare, ripetendo a Gesù che Giuda é pentito dalle eternità. Ma non puoi darmi che silenzio: tu che ricordavi alle tue mani il gesto della madre che sempre copre l'orrore del figlio e prega stendo muta, quasi avesse le labbra cancellate da quella lunga notte. Anche tu Maria e giovine da specchiarti nell'acque o nei tranquilli pleniluni di Giudea. Ed ora? Addio, dolcissimo filo di cenere che nessuno tocca con dita umane, ma guarda come in un sogno orribile. Dopo la tua morte ei fu ancora mia madre composta da un'altra morte e poi il buio di mio pedre, che fu -tradito dè.lla sua speranza · e• non disse mai a se stesso eh.i fosse Gesù per poterlo pregare. Me tu che vivi per la troppa innocenu che ti soprav\'ive, sai chi siamo dove l'uomo ripete il gesto di tua' figlio e spreme, intanto, li tuo cuore da farlo cuore solo In un paese di nessuno. Anch'Io morrò vicino e.l tuo silenzio; e sarai la mie notte o infelice Maria: unico filo d'erba del mio sepolcro. una letterina tale, se fa leggenda di un cosi straordinario giorno fa ancora presa nel loro animo. Nerina Armandi Avogli la- più oppresso da quelle anti– sciò in eredil!t appunto al che angustie fisiche, era tut– Comune perchè vi ospitasse tavia sgradevolmente cinto una raccolta del genere. In dalle voci dei circostanti, voci fondo, per la mia citt!t, erano affettate e leziose di giovani ancora i tempi di Carducci snob, fatui e zelanti ad un (che vi era morto meno di tempo di quella nuova cui– dieci a11ni prima), e della tura, già consacrata in un contessa Goz1.adini, discen- culto retrospettivo. Ma ora. dente degli Alighieri. Un tem- sto divagando, e polemica– po in cui l'aristocrazia del ,mente, ancora una volta. Ma sangue ritro,•ò un prestigio torniamo a Pasolini e a Leo– cultur;ale, per un buon nu- netti; e a quel breve tratto mero di studiosi specie nel di tempo trascorso con loro campo delle lellcrc, e per a riguardare gli stessi ogget– rapporti di particolare intesa ti, a dcevere impressioni si– con gli uomini rappresenta- mili, e a dichiarare ,,ia via 1ivi della poesia; per Car- all'incirca gli stessi giudizi • fatto ripensare al dubbio che mi è venula nel ripensare a un incontro, all'inaugurazione della Mostra del Mantegna, con due dei firmatari della lettera pubblica stesa a mia condanna morale; uno lo co– noscevo, all'altro fui presen– tato. In quel momento, non avevo ancora notizia di quella macchinazione, e soilanto al ritorno trovai alcuni ritagli dc • L'Eco della Stampa •• da e l'Unità• di Roma e da • Paese-Sera • che, ad alcuni giorni di distanza, finalmen– te me ne informavano. L\ per lì. giudicai per ipocrita il loro comportamento; il conoscente mi aveva rivolto, con uo generico sorriso di cordialit!t, le salile domande che fa la gente di lettere in particolare: eChe c'è 'cli bello, cosa si fa a Bologna?•· Avranno creduto che io fossi già a conoscenza del loro gesto, e che avessi • incassa– to•. e fingessi, per civile con– venienz:i, di non saperne nulla? D'altra pane, cercando di mettermi nei loro panni (ma qualcuno ha insinuato che Questo non poteva riu– scirmi, l"i1cnendomi incapace per natui:a di un resto del genere), mi pareva cerio che io mi sarei comportato di– versamente da loro, e che non avrei evitato di alludere, per una giustificazione qual– siasi, a quel precedente. Con- Sie.mo un po' come pri– gionieri d,i, questo giorno, non possiamo muoverci li– beramente come vorremmo, mangiare ciò che Cl piace, lavorare se se ne ha vo– glia, tapparsi in casa da– vanti e un buon libro o an– dare al cinema come un giorno qualsiasi. Tutto que– sto non è consentito dal– la tradizione da rispettare, anche se il giorno dopo siamo disposti a mandarla FRANCO CENTILtl\TJ: Disegno - 1961 Avrei sceJto le più belle letterine di Natale che qualche pittore. ed io fra questi, avrebb~ro volentie~ r! illustrate per la loro e la nostre gioia. Oppure ml sa– rei rivolto ai poeti, a que– sq formidabili otlimisti ad oltranza della natura uma– na, i soli capaci di far di– ventare leggenda la realtà e viceversa. In poche paro– le, i soli che continue.no a conservare, intatti, nel lo– ro cuore i sentimenti e le reazioni più pure malgra– do il nero tempo In cui vi– vono questi e artigiani dei sogni,. per dirla con Qua– simodo che riescono ancora a sopravvivere ella incom– prensione e alla cattiveria del mondo. ~~~~i'1a 13 pa~~[f[tid\~i R 0 !~!~;. e P.~;~~3::;i, Cimatti, che al diavolo, alle prese co– me siamo con bicarbonato o magnesia. Fossi in lei, caro Cimat- ti. avrei rivolto l'invito ai bambini. Sarei curioso di sapere che cosa pensano I bamb1ni di oggi del Na- Con I miei più cordiali Stilutl FRANCO GENTILINI

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