La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 51 - 24 dicembre 1961

Pag. 2 LA FIERA LETTERARIA DÒmenica 24 dicemore 196l Adriano Grande Natale sul Palatino Il .tema della Natività nel~a poesia spag--nola TRA PIETRA e pietra dondola l'acanto verde, stamane, lungo le ordinaie di Llf/GI C1ISTIGL/Oil'E rovine, nel tepore decembrino del sole; e al lagno d'una cornamusa che giunge fioco da Via dell'Impero. P_are un fastoso gioco di flabelli vagante da un Presepe al fantomatico gestire d'una schiera di Vestali. Dicono soprattutto la romana saggezza e forza. le ondulate foglie: pura ragione. pura forma, senza P OCHI sono i poeti spagnoli che. in un modo o nell'altro. non hanno cantalo la natività. Dal medioevo al barocco, infatti, la poesia spagnola è meravigliosamente ricca di carmi natalizi. composti non solo dai poeti mag– giori - Calder6n de la Barca. Tirso de l\<Iolina. Lope de Vega. Gòngora: ecc. - ma anche. molto spesso. dai minori. che hanno saputo trovare ac– centi nuovi e delicati nel rievocare il mistero di Be– tlemme. la carità di Cristo. Il Palatino e il Foro accennan delle antiche genti l 1 orgogliosa potenza un equilibrio di pensieri terreni. Ancora. i marmi spezzati e i resti delle prodigiose architetture, rammentano un vivere pieno ed ingordo: l'umana conquista ancora mostra al mondo una misura insuperata. Le foglie d'acanto Ricordiamo. ·a titolo di esempio. quel Beato An– ielico della lìrica casti– gliana che fu il !rancesca– no Ambrosia Montesino: ne fan verde commento, ripetendosi d'età in età 1 sempre pompose. Ornano di conclusa armonia le braccia frante dei grandi templi che invano tentarono d'abbracciar l'universo. Sembra chiuso, finito, intento solo alle memorie persino il cielo, su quest'adunanza Juan del Encina. virgilia– no e bucolico. conosciuto come il patriarca del , tea– tro spagnolo ,.autore d'un Auto del naci.miento: Gò– mez ?"1anrique. autore di due famosi drammi litur– ~ici Misterio de los Reyes Magos e Representaci6n deL nacimient.o de Nuestro Seiif)r, in cui si trova la nota Ca.nci6n para acal.lar aL Niiio•Dios; Francisco L6pez de Ubeda. la cui opera Libro de cntrcteni– miento dc la picara Jus1i.- 11a segnò una notevole evo– luzione del romanzo clas– sico picaresco: Teresa de Jesus. Juan de la Cruz. Jose( de Valdivielso e, so– pratutto. A lonso de Lede– sma, lautore d'una delizio- di glorie spente ... Ma un suon di campane rompe l'azzurro da Santa Francesca Romana; ed ecco che la natalizia umile voce della cornamusa s'alza, rimbalza dai muri alle piante 1 stende su tutto la misericordia dei secoli che Augusto vide schiudersi e non intese. Ecco le genti nuove; riscattate da Cristo, riaffìsarsi nei cieli aperti dell 1 Eternità. Dlcembr• 19!3 Le anfore di Trastevere eonlln~ da pag. I J::arl con un Immaginario sfondo romano come • le Principessa Brambllla ... Ma Hoffmann per di più ha trrittato da par suo, lo spunto delle 1rellqulc nel suo romanzo •Die Ellxlerc des Tcufe\s .. (•Gli elisir! del• diavolo>). E' Il, appunto, che racconta di quel fra Medoro che trovò nel Tellquìarlo del convento dl Bamberj uno scrigno con alcune antichissime Hale. Esse contencvono lo stesso vino demo· nlaco con cui era stato tentato sant'An– tonlo nclln Tebaide. Dn Snnt' Antonio erano, poi, passate di mano In mano e dl lascito in lascito, sempre crmellca– mcnlc slglllate Ono al convento di Bnm– bcrg, dove però !re Medoro non TC:sistendo al!A tcntnzlone del lol'o pro!umo Ine– briante, le apri é ne bevve con I terrl– blll cfTctll ..:hc nel romanzo si Jeggono. N~suno perciò meglio di E.T.A. Ho!– fmRnn avrebbe, nel caso nostro, potuto novellnre di un nitro frn Medoro, ten– tato questa volta dal ben più temibile demonismo dclln muskn, ad aprire le en!orc per ascoltnre Il suono di un tempo remoto. A momenti comlnelam6 n cre– dere che anche Thomas Mann e.i etla ten– dendo l'orecchio e prenda gusto al rac– conto che pure lui avrebbe potuto scri– vere, nell'aura delle Ccstac Romononrn1. Insomma o Thomns Mnnn o E.T.A. Ho!– fmtm, è qunsl certo che essi avrebbero !etto discendere Il foro pcNionagglo net sotlerrancl della basilica In una notte della più magica e tenebrosa Roma del– l'altò medioevo. Ne.I momento In cui con atto empio e Iolle egli avrebbe dissugel– lato le sante anfore, ecco che tuUa la basilica avrebbe rintronato ad un tuono formidabile. rlempìendosl cU un clangore altissimo di bron~J: ma nello 61csso istante tutte le campane di Rom-', nel E' in vendita il n. 11 di più p1-ofondo della nolle si sarebbero messe a rintoccare a stormo, dalle innµ• merevoll chi~e. La gente, lasclotl l letti, riveN;atesi nelle vie. incerta se non si trattasse dl un incendio o del Tevere -stro– rlpontc, avrebbe gridato nl miracolo. Il miracolo peraHro durava più del nece$– sarlo. Sorgeva un'alba sinistra, terreo, si !nceve giorno e le cnmpane rintocca.vano ancora al loro luriosl batntthl, con un suono assordante. Allora tutti entravano nel sospetto doversi trattare dl qualche strcgatls8'ima dlavolerln; eolo un potente t'SOrci3mo 11.vrebbe potuto !ermare quello scompanlo maledetto. Un pontefice pro– ccss!on.mte usciva da Snn Giovanni per le strade e ttul ponti; e Il vero miracolo del s!lcnzlo veniva lntlne ottenuto con una solenne 1unz.lonc. A~lo i,tcs.,o modo che ol termine delh:i JX'.Stllentn oel VI se• colo l'Aroa.ngclo oppat'$O ~ul Castello a Snn Gregorio aveva riposto le 1'Padn nel fodero dn segno di pace. qui il Demone del Frastuono fu di nuovo impr,lglonti;to nelle sacre nnro,·e, mfracolo che tmche nel nostri giorni spt':!!so vo,rrcmmo che tornasse n compiersi. SI potrebbe poi ?rendere In considera– zione una variante bonariamente gnomica della .stc"9 !avola. E 1!81."ebbe questa: che nl dissugge.lll\1~1 òclJe nn!orc si vide - forse per arcana allc,toria dionisiaca - sgorga.mc n notti d'oro. il più dolce e profumnto nettare delle vigne di Frascati. 11 favoloso 1;uono $I crR tniracoloS.flmente lru!ormato in vino, per poi trt\dormarsi di nuovo In canti e !avole come quella che abbia.mo ricordato. E ne turano ab– bondanll!Itlente ricolmate botti e barlli delle taverne e caupone che t\no da quel lc.mpo!accwenocert:hio torno lorno alla basilica. GIORGIO VIGOLO L'EUROPA LETTERARIA L'EUROPA LETTERARIA TESTI ~!~fit~rlc~~trcllì 1,0 Andtic Gìansiro Fc .rrn.ta Emcsl Hemìngwav Erich Aucrbach l'\lassìmo Bontc.mix:lli Michd Butor Tristan IzJr.t Pier Paolo Pasolini E,•ghe:,ìj Vinokuro,· Vi1torio Bodìni Emilìo &n·adio FATTI E IDEE La paa e i miti Una lcllaifla inedito. di JO)'Cf. Lo sposa sc,·i:.iata (con una nota di Osvaldo Ra.mou.s) ()ucste lettere· pocht sia,uo scontmt1? Due poesie italiane Vico e la ~ uatura storica• dciii uomim D1:.io11an·o di idee La critica 11011l la doga,10.: scrittore, pub- blioo, critico Chansons et dicltausons nallata i11tc.lletwalc per Ticov Il sangue. e la ra-gionc (con una nola riJ Vrt• torio Strade) Tarquì,iìa e altre P.O~ie \fidta1Lt, fo. psiloabina, e la oor16sce11:;:a cru.– dele Scrmi di: Arpino, Diario mila11GSe; Bcniuc, Geortiescu, _Pc_r la mortt: d~ Mihail Sadorca,m; Bor, Il viandante atpnuco; Rcpc.tt~, Gli 1H..SOUOHte.sSt. 4, Ta\•ares RodriguGS; Castdlct, Per i '10 a,uu dalla morte d1 H~nymdt.z: Valcnum, Pc.r « la critica del g11sto » di Galvauo della Volpe; Seniadio, Salu{o a Pla- ?,~~Jj,, . 0 vi.J~:-C'iiL t~:;!~~I~ :s',~~~:;;~;:<ndt'J~v. p~~ 1~~tt;7o:Z?~ ~i/{[ D11e 11 ~rrorori greci: Bianchini. li pubblico di professione; ~lendcs, Pacheco e- la realla suoudo la poc:Sia spagnola; Mauro, ,La parabo!n tir J~rd,m ~ovkov_; Calinc.scu, Banus. Btcslasu. /ncltit!S(a sul fascismo; Luz1, Rcpltca: V,gorelh. Replica alla replica. LETTURE · Opere di: Scltioffim, R.d:.ov. Albcris, Costam.o, Tierrto•Gal\-·011, Grossmat!, Ycnts, U,ucre.ckcr, rock, Ouasimodo, Bòll, Sa.tm1us. Ca.n;us, Ha.rllaub: Fo~z1, 1''fia;.:~;!":rs:::;nT. 0 g,~t?;~~~'~;:1e~~t~~~~i~tF~ 0 tc,~~. 1 PRf~i~: L'EUROPA ARTISTICA TESTI Òi~-~~ni A~~~en~mi Pablo Pica~!IO ~~~~le C~o c:al;" Axioloifo, critica, ,·ita t'inqt1ic111dint: del M~nt,rr1a nota di Ma- Cori~id~c ei\;i~·d;rt!.SIC. (con una Ricordo di Lionello Vt.111uri Sironi: un piltore dell'epoca ir1dastriale GALLERIA Scritti di: Gcno,e>C., LA le.tf; t!. ~et caso. e J'a_rtc; Trucchi. Haftmann, Ubcr– man, Xalmwt!ilu; VenturoJi, Rosai sprol'tnctaliu.ato. sa raccolta,. di popolare– schl e barocchi Juegos de Noclies-Bu.enas a .Lo divi.,,, no; Alonso de Bonilla. di– scepolo di Gò:ngQra: Fran– cisco de Ocaiia. autore del noto Ca11cionero para can– tar la 1foche de Navidad; Jose Velarde, Antonio Gri– lo. Fernandez Sha e tanti altri autori d'anonjmj viL– lancicos natalizi. degni ta– lora d'essere firmati dai nomi' più. grandi. · Anche la poesia contem– poranea. però, ritenuta dai più l.aica e tesa quasi esclusivamente alla ricerca d'una ardua e rarefatta perfezione espressiva. si è spesso ri!atta al millenario tema. aggiungendo nuove e fresche composi.zioni al– l'affascinante 'Poesia nata– lizia ispanica. UJ'1a rassegna. anche somm::i.ria. di questa nuova poesia non può non aprìrsi col nome di 1liguel de Unamuno, il cristiano tor– mentato e ribelle. che can– tò Cristo con la fede e l'energia d'un Michelan– g-iolo. Sua è questa bella e ignotM , stampa> nata– lizia: Stava la Veroi.ne Maria cullando il Presepe. a [Betlemme,· ninnando Dio che dor– lmiva: ritornello era camen->. Sognava il bue e L'asi– [nello, sognava la creazione; e Dio - oh. che bimbo [stupendo! - dormi.va senza sognare. L'alba del tempo spun– [raua, vestiua i sopni di luce: Maria la Vergine so– [g11ava, cantava sognando la [croce. Note sono le prose di Platero ed io di Juan Ji– ménez. frn le quali Hgura– no, soffuse d'un'incnntevo– lc .'trazia. Natale e I Re Magi. Anche Eduordo i\Iarqul– na. Edunrdo del Cnstillo, i\fnriano Tom6s hanno li· richc natalizie che merite– rebbero nlmeno una men– zione. ~la ci preme .1,tlun– gerc alln .1,tenern1.ione det– ta dr! 1027. Rlcordltlmo. lnnanzltut- to. Jorg~ Guillé.n. e poeta del tiempo ,, cultore ge· uialissimo ed aristocratico della , palabra en sote– dad ,. autore ra(finato e squisito di Gdntico. i.n cui si trova un poemetto nata– lizio che si apre ariosa– mente così: Gioia di neve lungo le strade. Gioia! Tut-to al.tende la ora.zio del Ben Nato. ~ ' Mi$erabili gli uomini., dura la terra. Q11a.11ta più. neve cade. più cìe1o vicina. Tu ci salvi, Creatura sovrana! ... Significatìvo è pure il caso di Rafa•e1 Alberti. poe– ta andaluso, il Quale seb– bene acristianeggiante. ha scritto un poemetto, El al– ba del alllelì. che un "altro poeta, Gerardo Diego. ha giustamente definito , il più delizioso presepio del– la nostra poesia moder– na >. El. al.ba deL al11etì è una specie di viHancico dialogato che segue la Ver~ gine dalla grotta di Be– tlemme alla 1uga in Egitto. in versi così freschi. af– fettuosi e musicali. che si potrebbero attribuire agli antichi < platereschi ,. J uan dei Encina e Gil Vicente. Nella generazione del '27 meritano ancora u1.,1n men– zione particolare Gerardo Diego e Adriano del Valle. Esem.pi di poesia natali– zia non meno belli di quel– li citati finora. ci sono of– !erti anche dai ~iovanissi– mi JosC Garda Nieto. Jo– sc Antonio N[cdrano. Vic– toriano Crémer. Luis, Fc– lipe Vivanco, di cui con– verebbc leggere la bel lis– :-im:t raccolta Conri.,waciOri dc la vfda. JosC Xavier t\leixandre, Federico Muc– las. José Marin Valverde. l'n'utorc di Hombrc rie Dios. f.,uis Rosales, Ricordo l\folinns. Leopoldo Pnne.ro, etc .. i qunli. tutti. testi– nìano che, in tempi come i nostri. non è diff\dlc rl– trov3rsi dinanzi :li prese– pio. nella incITnbilc dol– cc2.1.n di scntìrsl innocenti ai pie.di del Verbo fatto cMnc e sceso n condivi– dere la nostra miserln. Altri Natali continua dA pag. I giocò con le ~1 sollo Il tavolo. Ero !cllcc In quella pace di Siena! Un altro Natale lo pusai a. J:"'ircnzc. Non avevo un soldo in tasca cd Abitavo nella soffilla d'una casa di grandi signori; ascohavo il tintinnio dei bic– chieri fcstaiuoli. Jtli ur-rd, I battimani. e qualche paroln sclapa di brindisi improvvJsatl; pai. un sl– len7.IO Jmprovvclso: e un altro brindlsl Incominciava. Un eltro Natale !u per me torbido. perchè cadde ln un·cpocn mia. di furori carnali; In casa d'una serva d'un vecchio professore; due o tre altre serve erano convenute a qut"lla specie dJorgia In a nza del professore che era partito lasciando aperta la dl– s.pcnsn e disserrata la cantina. Avemmo ogni qualità di biscotti e Il vino potente e dolce ed anche grap· poloni appassiti d'uva d~t galli. Né mancava li pro.sciuUo. di quello '\·enato. rubino come Il marmo. le salcicce vecchie con I pistacchi e gH aclnl d'uv~ passa: vi fu and1e un paio di galli , arrosto. E si mangiò con l'appetito del po'\·cri che mangiano a sbafo. Come ml trovassi ln simile compagnia. disono– revole secondo alcuni filosofi; gaia, secondo altri; la colpa è da ascriversi alla pittura in quanto erano le tre quattro serve che mi prestavano le loro torme quel! modelle del genere picaresco. All'alba. 1:.1· sognava che lo (e.cessi presto a scappare da :à ~enza dare nell'occhio a qualche persona: uscii dalla casa del professore; c. nella Piazza Salmenlall o~~ servai quattro magri fhrurl che, mezzo buttati a terra. imbrattavano il selciato con lscrlzionl riguardanti le clc1.lonl politiche. • Venne. più tardi la guerra. Il Natale del 191;, lo passai a Venezia. e ml ricordo d'un gran di– scorrere di cose di poesia che (ecemmo glrovagant\o fra uno squillo d'allarme e l'altro tulta la notte con altri soldati inte.lUgenti. Un altro Natale lo passai, In guerra, sul Carso a MonCalcone. Stavo In un osservatorio; ero solo. allo sportello. e udivo. dietro la lesta, come una mano lc2gerlsslma, un fantasma che ml toccava; ne ebbi paura; ma ebbi il flato di voltarmi; nulla. nessuno era alle mie spalle. E la mano seguitava a percuotermi, leggerissima, dietro la nuca: quando mossi la testa m'accorsi che il fantasma era un grosso topo. Nel Natale del 1917 ero sul Piave. Maiali uccisi per Je piazze, spaccio di carni suine a Vil.lorOa; c'eca un fossatello para.Uelo a una strada; v! riposa• vano molte anatre; furono ammazzate tutte e ce le spartimmo ira djversi soldati. Nel Natale del 1918 ml trovavo a Soluk, Cirenaica. La guerra era terminata: io ero andato a Gheminas a cercare !ortuna nel deserto. Eccomi. Invece. ferito in un letto d'ambulatorio di Presidio: per compagnia avevo un falco; che se ne mori di noia. Rimasi senza nessuno intorno. n Natale del 1919 Pho dimenticato; forse. !u pieno dl dolori per mc; ero a casa mia; ero, anzi, ora ricordo, malato. Un altro Natale, ancore in Sardegna In un'al-– bergo vuot-o. Specchi appannati di magnesia e buone feste»; ma non c'era alcuna persona a tavola. Ognuno quel gforno aveva un conoscente. una !a– migLia che Pospitava; soltanto io non avevo niente e nessuno. Un altro Natale a P ..... La d.lstanza è stata assai. n volo è stato di oltre i mille chilometiri. La mia vita, che sembra, al recconto Immensa· mente arida. è invece percorsa da un continuo balenare di pensieri. in un cielo nel quale. ormai, '\·olo come voglio: è cielo delle arti. Le opere che ~o compiute non sono molte; ma io non ho che da domandare a Dio la salute; per Il resto, né rlcc.:, né povero, posso dire che ln ogni mia giornata trovo una ragione d'esisten2a. (Dalla prossima edizione Monòadorf del libro • La pa.ueQQiaLa ~) LUIGI BARTOLINI Un -racconto di 1Vfossimo Grillanr:li * Natale col figliò I L PORTINAl"O della pre– lcnziosa ,iiU-asignorile non intendeva lasciar passare la donna. Appena la vecchiet– ta. vestita di nero, sì era af– facciata sul grande atrio, lu– cido di I 1armì e ingentilito (data l'imo1inenza del N :i.tn• le) da un abete colmo di or– namenti muJticoloi•i. il por– tiere era balzalo fuo1; dalla gmirdìola, anch'essa lustra di 011oni e di legni pregiati: « Chi cerca?», aveva chiesto con malagrazia, pensando si trattasse di una delle soliti questuanti o venditrici dì cianfcusaglie che da nlcunì anni 01111ai,in vista delle Fe– SlC, avevanç> preso l'abitudi– ne.di visìtare le case dei ric– chi. approfittando di una momentanea distrazione o dì una breve assenza del guar– daporta, per importunare gli inquilini. con b richiesrn di sussidi, lamentando disgrazie o offrendo in venditn In loro dsibile merce. « Medaglìne, ,•iene da ridere. Chi compra più certe cose al giorno d'og• gi? Nessuno, proprio nes– suno'"· .Ma per fortuna c·era lui: ìl Sor Cencio. a fare buon:i. vigilanza. Mai un mo– mento che abbandonasse la guardiola .. « E ora cosa ,•ole\ 1 a. pro• prio l'anti,,igilìa di Natale, in quel giomo che respirava già di frese:\ allegria, questa ,·cc– chietta paral:l :i.lutto. con un modesto fazzoletto sul capo e una sporta voluminosa, quasi una valì~in, che sten· 1n, 1 a a trascmo.rsì dietro. p~~~~i1a cldon: 0 ~~,,~ 111 1\~!J\~~ aggiunto nd alta ,,oce H por– tiere, senza lasciarle nemme– no il tempo di rispondere, - qui non si entra, Sa, ai si• gnori inquilini non occorre nulla•. e aveva calcato In voce su quel « signori :- qua– si a far bene intender-e, sen– za possibilit:\ dì equivoci, di che gente sì trottasse. « :.Ofa i1L. • !WC\'rt replicato con rimidczz.a la donna. « Inutile insis1ere, i \'endi– tori non Possono entrare, E per il resto (per In benefi– cenza vo!CV(I dll"e, nrn lo lrnl– tenne, in buon punto, un cerio pudore), per il resto, dato nncht che il Nn,tnlc è vicino, può rivolgersi nl par-– roco dolln chie:m q11i nccan• 10 (una freddn e geometdc:1 costru7.ione in s1ìle no,•ccento In quale sembr:wn 1>iù unn stazione fcrrovì:lrin che un:-i ,•cm cnsn di Dio). I! ora vn– dn, ho du f:\l-e,., 11 dn fore del Sor Cencio con~isteva nc\l'clnbora1ione di un complicn10 sistema di pronostici deJ cnlclo, che e11II 11h1oc:wnogni se11ltn:l1Hlcon ~\le:erug~?:,a~~ 0 nfY~aio )\\~ 1 ~ corico, dato che In w:lovcntlt lui :wevn mlllrnto In non si ,n quale squodreua, Iì1~c 8 i~c~od':;~l <l1~ 1 ~"~0:.\~~ " , cde io sono In madre del D01tor Vissi, e dovrei nndaM re a cosa suo: n coso di mio figliò"• puntualinò, conclu· dendo il discorso. "La. madre del Dottor Vis– si? Si accomodi pul'e, SlijnO• rat perché non lo ha deuo pnma? Vuole l'ascensore?•· • No, gruic, preferisco o.n– dare a piedi, sono o.ll 'anti– ca, io•. ..LMci almeno che le porti la borsa•· e No, guardi, non si di· sturbi •· E la donn:-i era passn1a. f~~l~~rlo fas~;ll°éeiii~~nti al- « Quella. la madre del D01- ~or~~n:a~~a j~~l~:~r~~C:e r~t il figlio: lrc persone di ser– vh::io, un tenore di vita da nababbo. Ogni ma.ncia, mille lire, douorc qua, dotlore là: un ottico di se.i ~tam.e coi tripli servizi: venti milioni lo aveva pagato. E la fuori– serie e I mobili autentici. i qu3.dri d'autore, i tappeti persiani, la moglie parc"a una madonna, tant'era bella ed elegante, e sua madre ... sua madre quella donnclla Il, che non le si davano, e non doveva valere qua tiro soldi: un bcll'affarc, un bell'aff:\re davvero•· E il Sor Cencio, ancora so– praffot10 dall'emoziooe, era corso in g-uardiola per dare la grande notizia alla mo– ilic, la monumentale signora Amalia: « Come, non sai... ma se te Jo dico io•· Intanto la vecchia saliva le scale. Lo sapeva soltanto lei i sacrifici che le era costato quel figlio, giunto tanto in alto che ora non credevano ella fosse SU:\ madre. JI ma– rito, muratore, l'aveva lascia– ta assai presto. Un'impalca– tura aveva ccdulo e quando avevano portato la notl7.ia le era parso di morire, .. La Madonna Addolorata, pare la Madonna Addolora· ta •, diceva la gente che era venuta a consolarla, ncll'at- 10 di andarsene. alle vicine che sopravvenivano allora al– lora•· Come farà cosl sola, senza un mestiere, con un bambino piccolo, per giun1a ~~~~ fe~~?pt; av~~~d 1 ~~~1~ dirlo non lo sapeva neppure lei. Passati i primi giorni di stordimento, si era aC11ata capofitto nel lavoro. Non sapeva far nulla. Era una contadina, come del re– sto lo era suo marito, pri– ma di met1ersi a fare il mu– ratore. • Perché non fai il mura· tore, gli avevano consigliato, i muratori gOadagnano be– ne,. e, a poco a poco, a fu– ria di pazienza si era im· padronito del mestiere, che nessuno lo sapeva bene co– me lui. Non lo avesse mai lmpa• rato, però, non lo n,•esse mai imparato davvero. Ma quel che è fatto è fatto e, con la saggezza della aente dei campi. si era data da fare. Bucati su bucati, Il giorno da spezzare le spalle, che re~~~/~ii"aa r~fk/ !d~a \;j; =Ìb 0 ~~i!~i 0 daÌ ~~~~ e~ lagrimavano e non '\•olevano più restare aperti. Proprio si rifiutrwano, cc• co si .rifiutav:ino le sue pu– pille, di veder mettere un punto di più e la cesta, a lato, era colma di bianche– da aggìuslata. Sarebbero stati il glomo dopo, tutti soldi, tanti bei danari per suo figlio. Perché il suo bambino avesse le sc,1rpc nuove, il ,,eslito di vellutò, il giuocattolo che a,·e,·n \'i• sto in vetrina. Questo pens:i.vn la vecchia, salendo adagio le scale, a questo,• non ad àltro. E suo figlio, il suo Tonino, era cresciuto, che non tli · cm manc:'lto niente, come un fi– gliuolo di signori, sempre pulito, ammodo, con la ba• nana, ìl Inne, la marmellata, quanta ne voleva. Non come lei. che np\XM era stata in grallo di rcg~ gersi in piedi, gi?\ l'rivevnno mandata a guardnrc le be~ stie, qualunque tempo fa– cesse e per col:nione c·ern una fetta di pane, una sco– della di minestra il giorno e cicoria la sera. No, il suo Tonìno non avev:'I sofferto. Lo :i.,·cva fot– to studiare, sempre nelle• fi~~~ 1 ~o~ì,~o~~l;ibe:i\~ 0 bti~; di cuoìo souo braccio che parc,•a un avvocatino. E g!tclo diceva, pOVCl':1 donna: « Ecco , J'nvvoc.itino mio,. quando lo andnvn ad nspcnnre rill'nngoto, perché non voleva che tornasse a cnsn solo e quasi si ,•crgo– gnnvn, e ne cr~, or~og\ìosa nello s1esso te)npo, lei, una l:w:lndnin, sempre \ics1itn di nero (non :'lvcvll nini smesso il lu110, come fanno le don· ne delle suo parti), n ,•edersi accanto quel signoriuo pal• lìdo e delìcnto (sempre me– dicine ci volc,•ano) ,1cstito a punto, che dopo lUIIO, sissi– gnod. era Tonino, suo liglio. E solo lei s:'lpevn qunnil lenzuoli aveva dovuto lava– re, quante cnmide rnmmcn~ dnrc, quanto sudore c'er:-1· voluto per compcrnrn quella gincchcttn, quei libri sui qunli lei, annlfobcia, non sn~ pe\':i leggere. Ounn1i so:-.piri, quanto do– lor d\ reni, cm,,n sulla tlno1.- 1n con le mn11i gonfie e g_e• late. perché s110 fi~Uo fosse cosi. come ~Il nlt1·1 1 meglio di tnn1i nl1r1: un :-.ignorino. E poi lo :H 'c.vn mnndnto nl– l'Uni\'crsitù., perch6 mostra– va disposl7.ione cd era un peccato non farlo. I sospiri, le notti son7.:l chiudere occhio, per vederlo donorc. Dottore! OnnSi ovc– v:1 sogwc.1lone di questo fi- ~.~u1~10vc0ddì1ti, f~~1~1\~\it~~~= neroltolo, col cuoN In goln, per In fn1!cn, 11bbacin:.i1a dnll:i. 1l1cidn 1:irghetta di 01- tone ove spiccava un « Oo1- 1or Vissi,. che, anche nd cs– ,;01·0 :rnl.\llabet\ 1 ci voleva ben poco a dcc1frnre. st;o~~~~i,~~.cpJ;;e~~tod 1 <ll q~~i~ on In s1an1,c!lo pieno di Il~ hii, che si dovn del tu coi fi~lluoli delle migllorl fomi~ ghe e che elln, per non ltll'IO sfiaurarc, lavondo df l,):iù,se ciò fosse stn10 possibile, ri– forniva di soldi. « Tieni per le slijtH"CI 1e, cc~ co per fl cinemo. Devi forc la tua figuru, Tonino mio, che Dio li benedica•· E lei sempre pi{1 vecchia, ~cmprc più curvo, ollnccntn allo stesso giogo: Il suo mA– ~1cllo da lnvandni:l, lo su..1 rriacchinn dà cucire, l/~i s~b'N~. 0 q 8 l\n~d~ tt e~: \'rt osmo s-r,c1•aroin un sol– lievo, anche piccolo, mo pu– re un sollievo. forse ne :ive– va diritto, Mndonnn bella del Carmine, subito (aveva ricevuto apP.ena lre o quut– tro stipendi), Tonino si era voluto sposare. « Sai, m::i.mma, la ligHn del principale: un'occasione ma~ ~ni~f 3 5~~1f 0 :rin~nib1~:v: 0 ;!~ 1rniza. Vedrai, piacerà an- che a te!». cì~t~·. ~~ s~~r~·cci! ~~~,t~ì un'altra razza. alrn, elegansc, assai bella. mn di un:'I raz;,:n distante, lontnnn, per I.ci. da ogni possibile comprensione. Che legame potc,,a avere una po,·cra ln,,nndaio con wm ragazrn che, p\lr essen– do la moglie dì suo figlìo. pnì·l:lva francese. suon:1,•:'I il pìnno? No. nessuno, proprio nessuno. Le ,1olc\':-1 bene. perché era sua nuora: un 'al– ti~ figlia, m:'I un bene di– st: 'lcc.i.to . lontano, come si può volerne :i. unn reginn. GH sposi erano andati a stare per conto loro. Giusto, anche questo, Lei non e1·:-1 nata per i saloni e per i marmi lucenti. « No. sto meglio qui, ~\\le• ;iìn~~~~~ st ~h~ flu~fi1fo. co;i:) per forma che per altro. le ave\':\ fntto. Sto meglio I\ ·casa mia"· Ed et~ rimnstn nelle due srnnzette che n\•e.vano , 1 is10 i sacrific\ e le spc)·ame della sua vitn. E benché. ì1 fì~lio qunlche regnlctto ogni 1nnto glielo facesse: « Non ho bi– sogno di nulla l>, b.lda,in :-i dire lcì, in quelle 1 occ:l:-<ioni. schernendosi, chè ci•:-i rìmn– stn quella di sempre, mm l:'1- ,·andnia e niente più. « ì\fa vès!iti un pochino meglio, le consiglirwn il fi- ft~it~O, ~1:~~!i Xi;~e\~ntf 1 i~~i porta m:1to.ugurlo, eppoi non w, pif1. Mc11itl qunlcosn di moderno. Anche al pnese, og– gi, nc-ssuno sì vede in izìro combìnnto come 1c, il mondo è cnmbin10: nrnmmn •· Sì, J)OlCVtl dnrsi che il mondo fosse cnmbinto, ma chi non ei•:1 mutnia er:i lei. sempre In semplice donr1t1 che nve,•n stcn1n10 In ,•itn in ogni mnnicr:1 e per ln quale 1u110 ciò che non fosse indi– spensnbile oll'cstrcmo, cm un lusso, am.i pi\l che un lusso: un peccato, Ed orn, ))t'Ol)riOSOIION:'I~ inie. dalle due Sl:lll'lellc, l'nvtvano nrnudnta vin~ Oh, lui rt\1C1•n sempre pnijato la pigione, nrn il padrone, dopo tnn1I nnni, sì cm rioordnto di nverc unn nìpo1c e, poiché qucstn si nrnritnvn, le 11vcv:l offerto il qlrnrt\clino: sarcb~ bcro entrati, gli s,,osi ad an– no nuovo. « Lo sfratto mi lrnnno dnto. lo sfr:1110'"· ::inghiotzò qu:'lsi la \'eCchì:-i, non decidendosi ancora n suonnrc, il campa– nello. Lo sfr:rno n lei. con l'ullk-inle Qìudi1.ìarìo. tome ros:-e unn mrtld,cn1c e poi proprio dn quella c:1sa do,ie n,•rchhc tnn10 ,oluto chh1- dcrc gli o.:d1i in pncc, nn– chc se- Tonino nnn c\•rn più: mn così ~ono i fi11li.Qrnmdo li Imi fotti gr:rndt, ~e ..ne ,·anno o te li rortnno ,•in: è In ,•itn. ma è dura, Dio be- nedcuo. , Tonino, quando (I\C\':l S:l· ptl\O dello sfrnno 10cc:uo :'!Ila madre, n,·c,•a :norto on poco In boccri. ma poi nve– \•a dello: « Vieni con noi, mnmnrn, :-.e non puoi fnrc :'lltrin1entì (e che poteva l:l· re, lei. povcrn ,,ecchin?). 01~ tre tuno pnsscremo il Nn· tnlc in-:iemc: questo e gli n!tri che verranno. Vkni a stare con noi. ti drU'l:lllO unn :il!lll/.1:'ll:l. cc n'è 2h,~10 una VUOI:\ ni.::I qu:lrticre di :,;,;.,n•f :r.io . I) :-1::1• rai beni.::. Pl~rò ,·cdi, ecco, non so come le lo dc,10 d,irc, dQ,•rcslÌ ,·cstirti. cnmbinre 'l.m poco il tuo modo dl ve· stirc. non per mc, figurin· moci. mn sai: min mo)llic. li suoi parenti sono genie brriY:'I, però In pcns:-ino :\ modo loro. a un modo che non 1i dico. In fondo. coso ci cosrn :lccon1cnrnrlì? ... Il giomo dopo Tonino le :wcvn mnncbto ì ,1csti1ì: un pacco cosi. rnua rob:-i buo• nn, qun:-.i di lusso. 11 suo l'icco. nrn qun1\to mortif\cnn– ·tc.! rci:mlo di Nntalc. E. !ci ci t\ vc,,n pcnsn I o A lunµo. « ,\.te li metto, non rne lì mctlo? ... Mri come fa~ re? Le scrnhravn che veslire n qoelln mnnicr:-i, fosse co– me 111:-ischernrsi,non essere pili se stcssn, rinnegare ·nd– dil-ìtturn, il J)t'\S)ÌlllÒ. il po– \1\ll'O m:'lrito che ormai l':H• 1cndev:'I, ci nrnncnvn poco, :-.ull'impnlcn111rnceleste dnlln qu:'lle non si cndc, mn nnz.i si sntc. si snliscc scmnre, oi: Se, mi \lUole sono co:-.l. Alln mi:-iet!\ 11011 posso cnn1- binl'e •· MASSIMO CRlLl.ANDI llispettare l v rit contlnm'\ dn png. I l'in!lni10 su :-e s1cssa 1 lino n rldnr::;i a l?ttrO nr1Hiclo let1c– rar10 dovo In scrnpltcnl\ è soprnttutlo povor1:'\ di idee ... cntt~?~~ :·~1Qll~~~fcn\~renl "B~~~~~hl, ~ ~Jl~•e:1~;hb~ 1 1 1 1~ ~ 1 is;ì~~~~~ nel .cor:;o, lS1u 1101u~ cl sèmbrn sufllolento a sp\efnt'e 11 mouvo d1 1.111111 prcconcottn {l\'\•Cr°'lonc, dçwut!\ n1ù ohe nitro :1 fondnmontalc incomnrcnsio1w, :;e non :i _scnrsa o, frettolosa conosecmrn cli testi, sul qunll pur si pre1cnde d'i111e1, 1 cnitc con Jrnrrognnzn di un 111udi7.iotnnlO crr:110 ~~l;~\)i Jt~~:~w• r~i1~fl~~~}011~\~ 1 c b~~~l~e1~;li p~~:i'.;\ 1/:(o pl;I~ Bctocchl. • Vlvn In Repubblica, è pocu cosn / sui lldl d'un 111<.H'C cosi libero, / In u11':1ssurd:1prigione. Mn se r,e111-,o o min. nrndre / che l~1vuvr,i panni, e Il questi 11iovl;ini/ che diro1t:1110 :-.b:111d:t11, ,euorc di pn(lrc, conslw:lio d 1 udrno nii su111.1eriscono I lmn sommn dl sfon.i. dl picth d'amore / e sccl~o unn tris1cnn lnlirn:lmentc popoli11·c •· È quell'nliro con1ponimcn10 che nelle Nor /1.la vallecchia11a c,·n intltoluto /Jcl/(1 Poçsia, « nn10 proprlo1 su llll ponte di fnbhricn rioo• strucnda •• e che ora hn ritrovato il suo più Rlusio titolo: flu:o.srru ,lonl? llJsoann nvorc un'n,;sni conto11l'l.1 e lncrimevole Idea della "fcdelt!l allo s\1lr\10 del no:;;tro 1crn110 ~ por non ~l~,,~~;~.cgc~::~s:~i1::~~-"C!:to,d~o1?c;gi~ 11 ~ii ~u~ttr'~\~c ìl~:r~1!: ~t;:mo nd essere ~1rorn1,n7.w!Isulle ga1.1.c11e l'lonnll. Ln com• penso, s'lnfil1rnno nel cuore e lo rlsollcvnnp, lo lnfervornno. :;civ~~:· 1 e ~~1:;u 1 ri~s~ 11 1 ~1~\~~~ i {, 1 1~~~~~';, ~cc:~(rl) 1\ 1 ~1~:)1~ ~él ~rs\:~ci~~l~ 11 7u6~J;;~.c_' 1 n T~~/J~~i ~ ~ ;~ lç~l l~otI~~~;·:.~· llbc.rtà, su<l:-itne puRntu df persona, . Mo non possrnmo trnlasclarc di scannl::irc la singola• ru1\ del fono. O voQ:liarno dire: dell'incldcnte? L'nccoch1to sta a confermo ,e denunzio dcll'autentlcn lnsopprimll>ile i11!-- ~1ti":l~!1r~I d!et~~i:iltodeiln 1 e 1 ~~1f!f~~Sl~;11~:r.itud~~;~i'fRT~\~a,"er;.1o~ 1 ;f~ nunno a prevalere e nd imporsi duro.mente non 11ppon:1In uno ~ct'ittoro si ~ubodorn un pen1-icro, uno siile, un intento non del tullo consenzion1c, o r:,sscg:nato, o innocuo. Ed è perciò che il fatterello. considerato n<:!llasohlot• {i(:i'uti~~i suol termini, dovrebbe riimlrnre abWltil:m:r.n ENRICO FAI.QUI LA FIERA LETTERA nel 1962 * liii l>fJll'l'A !~ 'l'E « LA FTERALETTERARIA» SARA' SUBTTOE GRATUI• TAMENTE SPEDITA A COLORO CHE VERSERANNO L'INTERO IMPORTO DI ABBONAMENTOPER IL 1962. I COilW/Zlt>ili/ IJI AIIIIQ1l'A,IIE1l/1 1 Q ABBONAMl:!.NTO annuale . . , • . . 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