La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 46 - 19 novembre 1961

Pag. 3 D_o_m_e_n_i_ca_l_9_n_o_v_e1_11_b_r_e_l_9_6_1 _ __ _ _ _ _ _ _________ 1_11 __ F I F R \ I F .TT F R \ • 1 \ ------------------- I i\f tJHIESr.f A DI Jt)LGE SA.NS E U IIO dei hwi:hi co,nwu piri abusati dd uo– .ftro tempo i mdubbrnmenre rl prete. Tutta,·,a, dal Curé dc Tours àl Pfarrer \On Lamotte, da Le dcmon dc midi a Là-bas, dal prete di Sotilcza ai pettegoli preti fo,:a::.– ::.ar,am, da Joceh•n a Volupté, al Curé d'Q7.c– ron, a Il ciclo e la 1crm, eia Mercoledì santo al Cappello del prete, da Atala al Diario d'un curato di campagna, a Le chia,i del regno, a l santi \'anno all'inferno, 11011 si è fatto cltc prcsc,uarc ti prete, 111 uua luce piutlosto strana, irreale, amb1rua. La nostra i"chiesra, Perché mi sono fatto sacerdote?, clic prt:s10 apparirà mtc,:ralmt:11- tc, alla quale hanno risposto quasi cento noti sacerdoti italiani, americani, belgi, fra,1- cesi, .spagnoli, portoghesi, i111lesi e tedeschi, 11011 solo vuol colmare ques10 vuoto, ma vuol anche mettere nella iiusta luce l'm•,•entura umana e divina dd prete, Quando si pretende lCriverc il roman<.o delta santità, iufatti, non li tratta più di creare soltanto degli uomini, ma, come sof– tolinca \1auriac, ., si tratta di tentare la su– prema follia d'inventare 11110,·amente l'a::ione di Dio sulle anime. Ora, su questo punto, ,l roman::iere sarà sempre vi,110 dalla realtà, cioè dai santi che hanno realmente vissuto. Il fallimento, nella maifior parte dei roman– ::.icrì elle hanno voluto dar \'ita a santi, de– rr,•a proprio dal fatto che si sono estc1111a1i a dipi11gcre esseri troppo sublimi, angelici, inumani•, o, viceven,a, esseri troppo wmmi, meschini, abietti, cadendo, nell'rm caso e nell'altro, nell'ina1ae11tico, nell'arbitrario e nell'irreale. Il rilievo di Mauriac è giusto. Ma, più e meglio del roman:.iere, solo ,I prete può ,•e– ramente aprirci la sua ,irta, perchi, così, Il 5U0 roman::o, stabilito al suo giusto posto e mes50 in un contesto sereno, non apparrra più 50ltanto sotto il sole di Satana, ,na, an– che e soprattutto, sotto quello di Dio. * lù•nesto lh11ducci S Em~O~fi:stmtr\~~u~"he 1.:~:e~io f~~i prete, rimarrei imbara1.zato, co'!'c _pur:c ri: marrci imbarazzato ~e dovessi nfcnrc 1 fatti e 2li incontii che hanno m:uurato la mi.t vocazione. 1 ulla di carismatico, in apparenza; il dono miraco\~so _si è. ~on– dcn~ato in mc per una specie dt aUdmonc dc2li indiscernibili, come avrebbe dett_o Leibniz. E 1uua, 1 ia, auardando retrospe111- , amente, non mi è diflicilc dare una rispo– sta, capace di mcl tcre in luce I.a ~orpren– dente \02ica di Dio. che ha ~cntto la sua ,olontà lun20 le lince della mia cronaca, sospin,icndomi al di là di mc stesso propno mentre io credevo di sc~uire solamente me Mc3 so. Se dico quanto sto per dire, è solo allo scopo di fornire a qualche anima un c 3empio di come si debba scoprire lo stra– ordinano nl"ll'ordinario, il soprannaturale nd natural.::. Lz compon.:n1i fondamentali della mia infanzia erano, ~e riesco qui ;1d c3~cre oggetti\•o, un grande bisoKnO del– ! a, ,cntura nobile e gcncro~a. un ostinato bisogno del sapere e, al l?ndo, ~omc prin– cipio di aspirazione ereditato sicuramente dalla mia famialia, il senso del dono di se come del supremo valore della ,,il.i. La mia istruzione rclia:iosa basta,·a appena a darmi una idea vaa:a del Cristo; fra mc e Lui c'era ancora una siepe di superstizioni e di ignoranze. Certo, la \'itn di fami(::lia era permeata di spirilo cristiano, m:i. esso si riducc,•a ad un riferimento costante alla Pro,·,idcnza (con la quale .m~a. madre, ~ sentir lei. a\'cva part1colanss1mi rapporti di familiarità) c. come dicevo, 21duna ge– nerosità n.dicale diventata costume incon- 3apc\'olc, specie io mio padre. Vi,•c,o in un paese di m~ntaa"!a, dalle .chiuse tradi– ziont, do,·e l'umca via per 1r1ungere a un mondo degno dei dcsid,:ri ern quello del soano. Ora io so che quella bre,•e clausura fu come un alabastro che doveva rompersi ~olo più tardi, perché il profumo si spar– ~cssc, per lo meno a mia aioia. Ma non lui io a scegliere l'ordine Religioso in cui ora sono sacerdote; ceco la deludente \'en– ta: a sceglierlo furono gli altri. Ma quanè.o, quella mattina del no\'cmbre 1934. tornando dall'orrìcina do,·e face,o l'apprendista mec– canico (i miei soani ormai li a\'cvo ripic- 1;ati in un angolo della mia anima: non sape,·o che a,·c,•o cosl come le bra\'c ra– ~azzc di campai"a, preparato con molto anticipo il mio corredo) mi fu dello che se volc\'O, entro una settimana potc, 1 0 en– trare in un seminario, la mia esultan7.a di– \'Cnnc clamorosa. Era un'esultanza scn7.a moth•i precisi; i moti\ 1 i, umani e sopran– naturaJi, erano raccolti in un solo fascio. Li an-çi sfil;iti in segui10 1 uno dopo l'altro, pazientemente, senza mai che mi ,·cnisse il dubbio di· a,·cr sbagliato. Fu cosl che Dio mi pre3c, fin dal primo giorno, quando salii per la. prima ,,olta in ~fn~~p=~f°:t~a,~r~ di~. ~~~l ~~~~i~:nt~f~ ?a~J~;,a~~m~erseu'ro~~n~~~~~••a; ~~~~~~n: casa mia. Giorno dopo giorno, il sacerdo7.iO h~ ~~ms;~~~~o~l~~c i:éeJ~~~l~e~: 1 ,~: tt 1~t~1:~ e consapevoli, ma luttc contenute, scnLa dramma, entro la linea della (edcltà. Le idee ci auidano anche prima che di\'entino coscienti: esse sono come gli archetipi d1 Juna, che se non si scauono ci si fa anor– mali e inquieti. Crescc\'a in mc la passione per Cristo; r~cc,·o appena in _tempo_ ad esprimere un ideale mio, pcrchc lo ntro· ,·avo in Lui. Per mc l'cspclicnza cuhurale non è mai stata un lusso, ma una necessità dell'anima e tuttavia sento che mi veri::o– ancrci ad essere un uomo di cultura. L'uni– ra forma d'esistenza che costrin2a a tra– durre la cultura in vita, il monolOKO dcl– l'in1clliaenza in dialo;:o delle coscien7.e è quella del sacerdote. Appena fui prete sentii in me la pienezza ra,s:iunta come quando uno prende moglie e la prende per amore. Posso dire, dunque, senza fo17.arc la ,·c1ità delle cose, che l'idea del sacerdozio mi ha guidato costan1cmcn1c prima ancora che entrasse chiara nella mia coscienza e che non ho mai pensato di tradirla, nemmeno in ceni momenti dramma1ici della mia prc- C:a~!io;crid~~:n,~;it~i~~awa c:~tia~~s~t~da~ Ed ora sono in grado di spiegare a mc stesso perché mi son fatto prete. E' Dio che l'ha voluto e l'ha ,·oluto con una , o– lontà pre\'cnicnte, in1crna alla mia, tanto che alla fine ho tulla l'impressio ne d'a\'crlo ,•oluto io. Ecco pcrchè sento il sacerdo7.io, più che come rinuncia, come pi cncn .. 'I, an– che umana. Uaus r,·s ,,on Balthasar O ~':c!~-a~:~ t~nt:~~~hrrf 0 i~~c!~:a~cll: Selva Nera, ,•icino a Basilea, l'albero presso il quale ,cntii come un lampo. Ero s1u– dcntc di e;cnnanistica e scaul\o. un_ ~orso cii esercizi mensili per studc!1t1 la1c•: In qucll'ambicnt<: scmbrn_va quasi .una diser– zione mettersi a studiare tcol~gia:. Non fl! però la tcoloila né il sacerdozio c10 che ml entrò da&li occhi. ma sempl!ccmcnt~ que– sto: non hai nulla da sccghcre, s.e1 s1a1_0 scelto; non hai bisoan~ di nu!la,. s1 ~a bi– sogno di _te; non de~·• fa~. p1a.m, sci una pietruzza in un mos~1co gia esistente .. Do– ,e,·o soltanto .. lasciar tu_tto e seguire•• ccnza interruzioni, desidcn. attese; resta~ semplicemente tranquillo, aspctt.~ndo d! \edere che cosa avrebbero fatto d1 m.c. E stato cosl fin d'allora. Ma se pcnsa.ss1 che Dio mi ha posto in .una iicu_rc~ itraor– dinaria dotandomi d1 un;\ m1ss1one molto singolai-e, in quaJsiasi momento J)otrebbe Sotto il sol e di Dio Alcuni tra i piìi noti sacerdoti-scrittori di tutto il mondo rispondono alla domanda: "Pu·ché mi sono fatto sq,cerdote?,, - Queste ed altre risposte usci ranno prossimamente in voluine farsi e, identc che Egli ~ libero di cambiar 1utto dall'alto in basso, anche contro la opinione e le abitudini dello s1rumcn10. L'unica C03a sorprendente è che questa lcil'.gedi vita che si rompe e che rompen– dosi il'.Ualiscc (come l'osso della aamba di sant'lanazio) mi si prc3entò immediata– mente come conscana im•isibilc dì vita. Che cosa ha da ,edere tutto questo con il sacerdozio? Forse nulla, forse molto. Forse nulla, perché se allora a,essi cono– ~ciuto la vita dea-li istituti sccolan, proba– bilmente a, 1 rci considerato possibile la so– luzione nell'ambito del la,oro secolare. Ma forse molto, perché ci ru una Provvidenza che mi condusse direttamente al .!loaccrdozio e che, nel prepararmi all'ordinazione sa– cerdotale, mi foce comprendere che il sa– cerdozio era csatrnmente questa maniera di essere risponibile, questa maniera di la– sciarmi condurre in qualsiasi modo al sc.r– "izio di Dio e della sua Chiesa. E1nile lllancbet porREt dire, innanzitutto, che non sono io che mi son fatto sacerdote. Penso che sono sacerdote soltanto perché Dio m'ha chiamato. Inoltre, in una simile de– cisione intervengono tante ragioni e 1an1i sentimenti che non è del lutto certo che si possa render conto con sicurezza dei moth•i che hanno po1u10 dctci-minarc una. ,·ocazionc. Se vi dicessi che a\'cvo a cuore il ser– ,,izio. di Dio e il scn 1 izio dcKli uomini, espri– merci una cosa che potrebbe sembrare ba– nale. Tuttavia sarebbe indubbiamente la miKlior risposta. Posso aggiungere che nei tempi ora lon– tani in cui mi sono « impca-nato •• c'era nel mio paese una grande battaglia d'idee e, ~~~ 1 i~r;h[ 3 1: 1 \~~n~~~~c s;~.r:e1: 10 fesdo;:iasl~j piano intellettuale e di ser\"irc gli uomini in tutte le loro necessità, sono sta1i, in– dubbiamente, tra i moth i principali della mia determinazione. Ciò di cui sono certo, e posso dirlo con \'era semplicita, è di 110n c~~cnni la~ciato condurre da nessun interesse personale. La Chiesa allora in Francia era sottoposla a du1·e prove: era ti tempo della separazione della Chic:;a e dello Staio e la Chiesa era ~tata spogliata, poco tempo prima, di tutti i suoi beni. Quando penso allo s1a10 d'animo della gio, en1u d'allora, mi sembra che qucs10 fu un mo– ti\o d1 piu per «impegnare• la mia vita. Jean Danietou D ESIOERAI esser sacerdote prima an– cora di sapere che cosa significasse esser sacerdote e non ho mai pensato che potc, 1 a essere un'altra cosa. Ad undici anm, durante alcuni Kiomi di vacanze nella Brcta~na, sentii che amavo Dio sinceramente e vissi un periodo di gran– de fervore. In seriuito, da studente, con– dussi una vita più mondana, ma convinto che. un giorno a\'rei risposto alla mia , o- Entrai nel noviziato scnw a\eme molta \'OKlia, spinto da una specie di necessita in1cli0f'C. La mia vocazione fu innanzitullo ,·ocazionc alla \'ita religiosa: la chiamata ai consigli c,•angelici. Il sace rdozio, n el con– tempo, m'appanc come il mc1.zo di lavo– rare al servizio delle anime. Più ch e averla scelta io, però. la mia ,oca1ionc m'è stata donata. E l'unica risposta che posso dare alla domanda ., pcrchè mi 300 fallo sa– cerdote• è perché sempre sono stato con– vinto che Dio lo vole\'3. Ain1è D1n 1 al E' DIFFICILE ricostruire la sloria della propria ,·ocazionc. Ci sono le stesse difficoltà che s'inconirano quando bisogna raccontare la storia di un'amicizia. i on ~i può mai dire esattamente come e perché si comincia ad essere amici. La storia di un 'amici7.ia è sempre ingannc\'olc e parziale. La storia d 'una ,·oca7ionc, ugualmente, re– ~tcrà misteriosa, C3lcriorc, lontana da co– loro che la sentono... Ciò dipende, penso, dal mistero che a,•, 1 olgc la persona di Gcsu: 1>0trei parlan•i del bambino a cui parlò Gesù. ma le parole di Gcsu e quello che vidi nel ~uo , iso, non è facile :-accontarlo ... Ero il quinto di no,•c fratelli. Prima di mc, Lucia, Maria.. Elena, Marcello e, dopo, Renato, Raimondo, Susanna e Andrea. Ncs– ~uno, in casa, m'ha inse2nato la pie1à cspan– ~iva e solenne. C'era ~o\o, quotidianamente, la preghiera della serJ\ n.. -ci1ata in comune, m:i, di ciò, mi ricordo e mi ricorderò sem– pre chiaramente, finché non chiuderò gli occhi. Recitava le prcahicrc mia sorella Elena, la quale, siccome duravano un quar– to d'ora, - un po' troppo, perchC eravamo tutti bambini, - accclcra,•a, s'imbroglia,a, abbreviava fino al momento in cui mio padre le diceva in dialc110: « Répoignc, ricomincia •· Appresi allora che bisognava parlare con Dio con lentezza, con sciictà, con delicatezza paziente. Oucst'a11cggia– men10 di mio padre, OKKi, m1 commuo\'C. Ritoniava sempre stanco dal la\'oro nei campi o dal 1raspono della le,ina, tuttavia, ~enza vefi o2narsi dì manifestare la sua ~tanche7.za , sempre, dopo cena, s'inginoc– c hia"a con i gomiti appoegiati sulla spal– liera d'una sedia, con la fronte fra le mani, senza guardare i suoi fiali, senza muoversi. senza tossire, senza :mpaz1entirsi. lo pen– savo: .,Mio padre che è cosl forte, che comanda la casa, che se la intende bene con i suoi due buoi, che non sì lascia inti– midire dalla cattiva sorte, dal sindaco, dai ricchi e dai maligni, di fronte a Dio si fa un bambino! Come cambia quando parla con Lui! Dc\'c essere molto grande Dio, ~e mio padre s'inginocchia dinanzi a Lui: dc\'c essere molto buono, se Gli parla senza cambiare i suoi abiti!•· Mai im·ccc ,·idi mia madre in ginocchio. Sempre molto stanca, il più piccolo in braccio, la ,•este nera fino ai talloni, i bei capelli castani disciolti sulle spalle, con tulli noi attorno e stretti ad essa, nel mez– zo della stanza. Seguiva le preghiere dar principio alla fine con le labbra, senza per– dere una siUaba, sot1ovocc, e, cosa strana, non i.mcttc\'a mai di i\,lardarci, uno dopo l'altro, soffermandosi di più sui più piccoli. Ci guarda,·a senza dir nulla. Nemmeno quando i piccoli bisbia:liavano o si agita– , ano, nemmeno quando il tuono bronto– lava sulla casa o il gatto face, a cadere una casscmola. Io pcnsa,o: "'De,c essere molto semplice Dio, se Gli si può parlare tenendo un bimbo sulle' braccia e in veste da camera; deve essere una persona molto imponantc, se mia madre non fa caso né al gallo né ai tuoni•· Le mani di mio padre, le labbra di mia madre, m'hanno insegnato a conoscere e ad amare Dio meglio del mio catechismo. Dio t Qualcuno, è Qualcuno molto vicino. Solo quando Si lavora Gli si può parlare bene. Come non ricordare queste idee durante !fau~u!cu~;? dl ~~ci~~t~Wi cml~ ~rea~~~ìì~ impiea:avano solo un quarto d'ora, perché la scuola comunale era vicino casa nastia; ma, quanto a me, siccome mio padre mi trova\'a più S\'cglio dcgh altli fratelli, mi a,·e"a iscritto alla scuola della città. Anda\'O quindi solo e potc,·o sognare, cantare e parlare con Dio come e quando mi piaceva. Lungo la strada c'era un melo (le mele erano péricolosc, orni però caddi nella tentazione) e di fronte un fossato pieno d'ahc erbe. Durante la prima,era mi piaceva molto nascoodenni e rotolarmi tra quelle erbe, alzando, di 1an10 in tanto, la testa verso il cielo. Là, ~cnta dir nulla, parlavo, par!a,·o con Dio. Lo scnth·o, lo 1occa,·o, lo prcnde,·o per mano, l'ama,·o. lo stringc,·o contro il mio petto con tene– I czza, con confidenza, con dolcezza, con una pace indicibile ... Che ,•olctc che vi dica? Non credo che possa ritrov::1re nuovamente tutto ciò ... Ma se in ciclo si sta bene, non potrà mancare l'amicizia e un melo come quello ... Questo è l'essenziale della mia ,·ocazione. Del resto, s'incaricò il « Signore, mio Ami– co•· Venne a curar le sue ferite nel pac.-.c, un sacerdote - non scppt mai il suo nome, - cappellano militare nel Marocco. Ricordo ch'era bretone e che pu1.2.avadi tabacco. Si credeva abbastanza forte per fare una passeg:giata attraverso quella strada solita– ria e campagnola, che univa la città alla nos1ra casa. Ebbene, una sera, sulla mia strada, a 300 metri da casa, vidi. sotto .-ilcuni fammi, quel sacerdote dìs1cso a terra, che gettava sangue dalla bocca. M'avvicinai senza paura e. sapete che cosa mi disse?: • Sto per morire e domanda,·o al Signore qualcuno che mi sos1ituissc. Vuoi es– sere tu? li, Il sacerdote, morl. Ed io lo sostituisco. Allora ave\'o dodici anni. oggi ne ho quaranta. Seig11et1r, mon Ami, Tu m'as pris par la main. J'irai avec Toi ,ça11seflroi Jusqu'au bo11t du c/Jemin. Se sapeste quant'era bella la mia strada di scolaro! ~,ti piacerebbe tanto accompa– gnarvi, condurvi su di essa ... Naza1•e110 Fabb1·~tti M J SON fatto frate e sacerdote per un motivo molto semp lice: da ragazzo, a dicci, undici anni, a Ca n-a.ra, sen•ivo Messa nella Chiesa del suffragi o, a un francescan~ enorme, .sanguigno, poco olczz.antc, amico di Dio e dei poveri come pochi ne ho co– nosciuti: padre Eildio. A poco a J?OCO, ben– ché giocassi sempre ai moschettieri e fa– cessi disperare fino alle lagrime i miei insc– ananti, mi parve, vagamente e pi11oresca– mcntc, che non avrei voluto essere, da grande, se non come padre E~idio. E fu lui a mandarmi in collegio a Rccco La chiarezza "enne dopo, a poco a poco, ·rali– cos~mcntc. Ma la voca:iionc per mc non è mat stata nstratla: prima ancora dì chia– marsi san Francesco si è chiamata padre Egidio. Per mc ha contato sopratutto un uomo, un sacerdo1e, un ,ero rranccscano. Tutti ali argomenti si sono fatti ,cri in lui. Che non l'ha mai saputo. Filippo GaUesio PERCHE' mi son fatto prete? Debbo can- didamente rispondere d1c non lo so. Ho fallo le scuole inferiori (di ordine tec– nico) al collegio san Giuseppe dei Fratelli delle Scuole: Cristiaoc, poi il liceo classico presso l'lsllluto ociale di Torino diretto dai Padri gesuiti. I miei compagni di liceo 1rasccol~rono quando, finita la maturità, :mn!-lncai l~ro che ~arei r.n1r.110 in Semi– nano. A eh, mc ne chicdc, 1 a il moth•o non potevo neanche allora tispondcre altro che qucs1~.: ~ Perché Gesù mi ha chiamato•· c':>n I mt1ma ~crtc:u.a che se altri moti\'i c1 fossero st~t1~ sarebbero s1ati fasulli (Non vos me eleg1.st1s,s~d ego elegi vos). Non sono stato affatto un ragazzo cscm– P!arc, pmllosto monello, testardo, sebbene d1 cuore: am,wo P":gare, ma a modo mio, d!' so_loa solo col Signore. Malgrado i miei d1fc1t1 e la testardaaa-inc, mi seguiva sem– pre la certezza che dovc,•o essere del Si– ano"!! e eh~ doveva fare ogni sforzo per scgi.urlo. M1 sono anche innamorato due volte, ma, per quanto allettante fosse Ja crca~ur.a che mi piaceva, non riuscl mai a d1ss1pare la certezza che avrei potuto essere felice soltanto con Dio. 1 on sono stato un « degno ecclesiastico.• la testardaggine, alimentata da un tcnac~ razionalismo, non mi ha mai abbandonato· non ho saputo fare gran che, anzi, quasi nulla: posso accusarmi come la Sposa del Cantico: • Vi11eam menm non custodivi:.· ho sempre sogoato molto e fatto poco pe~ il Regno di Dio; mi sono ada11ato con estrema facilità e compiacenza ai limiti im– posti da una scarsa rcsis1en1.a fisica; tut– t:wia una cosa è cena: mai. neanche per un solo istante mi son pentito di essermi dato al Signore, e l'unico vero rammarico che mi tormenta è di non aver fatto nessun sacrificio per Lui. Il. G.ar1·i;;·ou La;:·1.·a11;;·e Q UANDO nel 1897 ero studente in medi– cina a Bordcau,"(, all'età di 20 anni ho letto un libro di Erncst Hcllo: l'UO--: mo cd il suo bhogno della parola di Dio. Duran1e quella lettura, in un istante, vidi o intravidi che la dottrina della Chiesa cattolica . è .la . « ,·crità assoluta li su Dio, la ~ua \fila mttma, l'uomo, la sua origine, il suo destino soprannaturale. Vidi, come in un batter d'occhio, che non era soltanto una verità relativa allo stato attuale delle nos1rc conoscenze, ma una verità assoluta che non passerà e che apparirà sempre più elevata nel suo splendore, fino a quan– do non vedremo Dio immediatamente, facie ad faciem. Fu così che, all'elà di 20 anni, intravidi l'importanza della vocazione sacerdotale. OiiÌ ho quasi ottantadue anni e la s1essa vita m 1 appa'rc sempre più elevata e sempre più semplice e splendente. Riccardo Lo111ba1•di HO PRESO la laurea in filosofia all'Uni- versità Greaoriana. Poi quella in Ic1- tcre e fi1osofia nella mia vecchia Unh·crsità di Roma; le dottrine moderne, avvicinate in profondità, mi hanno convinto sempre più della mia fede. Finalmente la laurea in teo– logia. A 28 anni, nel 1936, son di\'cntato sacer– dote. Di nuovo son tornato all'Uni\Crs11à dello Stato, a testimoniarvi Gesù salvatore del mondo con cicli di conferenze. Ero tanto sicuro, quando dicevo ai docenti cd ai giovani che non c'è altro salvatore del ge– nere umano fuori di Gesù. Strano: il Signore proprio sulla ~,rada della ,•ita religiosa e del sacerdozio. do\'e avevo desiderato con assoluta sincerità il nascondimcnto più completo cd una specie di morte totale alle cose esterne, un scp– pe.lilmcnto in Dio. mi ha portato un giorno a SOil:narc con programma abbastanza pre– ciso la ricostruzione di un intero mondo. Ce11tupl1011 accipiet et vitam aeternam pos– sidebit. iUa,•io lUa1·tins Q UANDO si manifestò in mc chiaramente, il desiderio di essere sacerdote? 'on lo so. Ricordo soltanto la paura muta cd antica che Dio mi chiamasse al sacerdozio. Volevo che Dio stesse sempre con mc, che mi facesse felice. Sacerdote, no. Come po– teyo essere sacerdote e felice? Ricordo anche la sensazione profonda che la vita è un sogno che passa (ma ciò mi faceva aa:grappare disperatamente a qual– cosa che non passa). l...'l vita del mondo mi disgusta,a: non esauriva le mie possibilità umane. Come se le altre vocazioni non implicassero rinun– cic! Nessuno può entrare nella verità simul– taneamente da più strade. Tuttavia, non vcde\'O ciò. Si agit:wano in mc una legione d'uomini, ciascuno dei quali \POle\'a che il suo destino fosse libero. Ma era uno solo quello che io dovC\'O 3cguirc: il più duro di tutti. Non ero portalo all'ascesi; la mia infanzia di fanciullo inada11abilc a\"cva s,•i– luppato la mia sensibilità quasi dolorosa– menlc, facendomi ricercare in qualsiasi modo e a qualsiasi prcz-,o una felicità che io non possedevo. Considcra\'o i sacerdoli come custodi della austerità e della lcage; mi scmbr:wano au– toritari, asciutti. mentalmenle ris1ret1i. Non ,•oglio dire ch'erano cosl; ma io li scnth-o cosl. Mi sorprendeva l'abulla con la quale ,•ivevano in un ambiente devoto, come se ciò piacesse loro naturalmente, come se non esistesse il va!;tO mondo della cullura e della belle1.2.a. Mancavano di dimensioni umane: questo era il mio giudizio, anche se non l'esprime,·o cosl. In quel 1cmpo lcgiicvo Julcs Verne e co– manda\'O il Nautilus con il capitano Ncmo sulle onde irrequiete; le S\'cnture di don Chisciottc della Mancia nelle sterminate pianure della Spagna, con la lancia sempre pronia a bat1ersi per la verità e la gius1izia; i Viaggi di Gulliver in stranì paesi popolati di nani, di giganti, d'uomini raftinati e di ~;~n~~~ Bir~:ent~tcu;cmc:"~fcc~~\~c~t~•·?o~~ un mare canoro e, infine, libri di storia che mi mettevano in contatto con l'uomo di sempre; tulio cib che era umano mi appas– ~iona, a straordinariamente. Quando più tardi lessi in un au1ore che il Q11i1ote era una satira per far lidcre la gente, ci ere– dclii a stento, tanlo l'eroe mancego m'a,·c\'a avvinto e posto istintivamenle dalla sua parte. Mi alTczionai alla cullur:i non con fini apo– loKetici e per àifendcre la Clucsa (come mi diceva un sacerdote), ma perché la trova\'o bella in se stessa. D'altra parte, queste ope– re numcntavano fa. mi:i. rii,u~an,.a di fronte alla ,•ita volgare di tu11i i giorni e di fronte ai compendi scolastici (che io, del rcs10 studia,,o con avidità e con ansia di libe: razione). Quel poco che conoscc,·o dcali ecclesia– stici mcdi, m'intimidiva molto da questo punto di vista. Un giorno mi consigliarono di non leggere quei libri, perché erano :.ciocche:.ze mai accadute. 0(!gi, a quest'af– fermazione categorica, avrei risposto che c'è una specie di supcr-,·crilà, al di sopra della realtà pedestre e che Amlc10 (esistesse o no) è più uomo di un burocrate qualsiasi. Ma allora non sapevo rispondere. Mi sentii, di conseguenza, più lontano che mai da quei sacerdoti per i quali il mondo era soltan10 l'ah•eo della vita ccclesias1ica e qualche compendio. Mi rinchiusi, cosl, nella mia torre d'avorio, pentito d'esserne uscito. I pochi sacerdoti con i quali m'c"o parlato non m'avevano compreso. Da parte mia, però, non potevo nemmeno comprendere quegli uomini che se la passavano molto bene senza il mio mondo meravjgJioso te– nendo i piedi ben saldi sulla terra. ' E' necessario dire al lettore che non tu11i i sacerdoti sono cosl e che il fatto che non mi piace, 1 a che Dio mi chiamasse al sacerdozio mi portava, incoscientemente, ad una , 1 isione pessimista delle cose e degli uomini? L'enf.1~i teatrale delle prediche, - mentre a mc piaceva, come si direbbe oigi - l'autenticità umana, - i modi di fare di alcuni ecclesiastici, la lenta solennità delle lunghe e complicale cerimonie litur– giche (durante le quali una \'Olla svenni), I~ tonsura e la so1tana dei sacerdoti, tutti ob_bliptoriamçntc "~.titi allo stesso modo, m1 stancava m anl!CJpo. La vocazione non mi si prc~entò mai co– me una chiamata della gerarchia, ma come ~n moto intimo, dall'interno all'esterno, che il \'~co,·o l)?ICu approvare o respingere. La mia vocazione non è stata influenzata da ncssu!lo; nC:nu:nen!ldai saccrdo1i e, -di que– sto, nngraz10 11Signore. li _parroco del mio villaggio, tuttavia, senza parlarne specifi– camente, s eppe cre are nella mia anima una atmosfera propiz.ia alla nascita della voca– zione. Il s uo carat tere dimostrava che un sacerdote può non essere un signore eccle– sia5tico (in senso peggiorativo). Fu dunque quest'ultimo incapace di prc– di?rc! sincero e un po' violento, che mi mise m accordo con gli altri sacerdoti che conoscevo soltanto di vista, e, generalmente non riuscivano a cattivarsi la mia simpatia' ancorché fossero amabili e gcn1ili. ' Dovc,·o avere all'incirca quattordici anni quando incominciai a rendcnnì conto d'un f~~omcno ~ntcriorc che si sarebbe ripetuto p1u vç,lle, influendo molto sul mio destino. Se decidevo di farmi sacerdote, invece di sentire la serenità dell'uomo che si è libe– rato di qualcosa che lo infastidiva, provavo un'inquietudine che sapeva di fallimento come se mi fossi sbagliato o avessi colpit~ qualcuno ingiustamente. In cambio, quando dicc\'o a Dio: Padre, non mi piace ma sia fatta la tua volontà, invadeva il mio spirito una serenità silenziosa e piena, come se la vita traboccasse di passione. Con queste forze, più o meno difficili a definire, ne lavoravano altre, principalmente il mio affetto per il cristianesimo, per que– sta moltitudine mcravia:liosa che veniva da lontano e che andava ancora più lontano. a11raverso i secoli attirando a ~ tutti i popoli, assimilando tulle le civiltà, tradu– ccndo5i in tulle le cuhurc, esprimendosi in tutte le lingue, sempre differente e uaualc a sé stessa. Mi lasciò molto soddisfatto la kttura della ,·ila di sant'Aaostino: qui c'era un ~anlo che non era l'eccluiasltco che m1 faceva anlipatia, che non era un rigido canonista alieno dalla sensibilità e dalla na– tura, ma un uomo, un ,·ero uomo c~c du– rante la sua infanzia a,·eva pianto per Didone morente e che, dopo la conversione, ama\"a lilosofare all'ombra di Platone. La rnsta umanità del Vescovo d'lppona, mi recc vedere che il sacerdozio non sopprime l'uomo. Pèr mc l'e~scnzi-Jle f'ra questo: essere io. Un bel a:iorno, così, senza nulla di nuovo, incominciai a realizzare. A\'vicnc come quando un frutto maturo cade da ~. senza che 11 vento scuota l'albero. Si potrebbe dire: forse c'è qualcosa di nuo,o, ma io non lo scn:o. Una calda sera d'estate os– scn ai la mappa delle missioni dcll'Anaola e decisi: andrò missionario in Africa. Ma, con tutto ciò, mai sarei stato missionario. Ave\"o pre~o la decisione nella completa ignoranza delle molteplici fonnc di vita sacerdotale. Desideravo essere sacerdote, ma non \folcvo essere assolutamente nel ,se– minario che conoscc\'o. Volc,·o andarmene lontano, molto lontano. la i\~ri~:i~~!s~~ ~ 1 e1fdufe1s~a dcj\ ~!:a e~f~~s1 Maggiore, senza sfarzo e strepito. L'unica impressione che provai (ma, questa, pro– fonda) fu nel momento della consacrazione, come se la forza creatrice di Dio scendesse sopra il mondo, in una aene3i meravigliosa. Da allora non mi penlii mai d'essere sa- t~rd:A~: r~i~i t!ivo~~~ef~ d~~~:~cJ.ilizt Lisbona. L'I seconda fu quella d'avermi lasciato scri\'ere la storia delle pcrea-rina– zioni e della letteratura religiosa medievale. Dio sapeva come ero fallo e non mi vio– lentò e così esploro ampiamente i secoli ~ incY~ 0 ~\;a~t:)~ ;:~~n~~ 22 fcntit~~~c tc~ra ~loria di Dio nella terra degli uomini. Come prima, continuo ad essere in di– scordia con la liturgia, mi costa lcHcre il Diritto canonico, ci sono sacerdoti che mi sembrano di mentre troppo piccola, tro\'o le prediche eccessivamente retoriche, mi piace di più lo stile delle parabole di Gcsu: C'era una ,•olta w, uomo e/re ai•e1·a d11e figli... Accettai libcr:lmente la mia ,·ocazionc. ma non nacque dalla mia volontà. Accadde. come si suol dire comunemente, Per caso? Penso di no. Dio guida impcrccuibilmcn1c il destino dca:li uomini e dà l'impressione di un pazi:::llc gioca~ore di scacchi. Gioca per "inccrc, ma in funzione dell'avversario e secondo il suo modo di giocare. In que– sto caso, l'a"''crsario ero io: io, e l'altro, come nei Fratelli Karama:.ov. Perché siamo due, quando non sinmo legione. Thomas JUerton M ~:ra~; 1!~~~~fon~cdcut! !~~n~:~idi~~~~ mi balenò l'idea: • Mi farò sacerdote•. Non so da che cosa fosse oriiiinata: non era la reazione ad un disgusto particolar– mcn1c forte nel sentirmi tanto ~,anco ed estraneo alla , 1 ita che ancora conducevo, nonostante la sua futilità. Non era la mu– sica, non l'aria autunnale, pcrchè quella con\'inl..lonc che era sbocciata in mc all'im– provviso, già rigogliosa, non aveva le carat- 1crichc malaticce e spettrali che di soli10 presenta un impulso cmoth•o. Non si trat– tava di frullo della passione o della fan– ta3ia. Era un'attrazione forte, dolce, pro– fonda e insistente che all'impro\'\•1so si fa– ceva sentire, ma non come moto di un ap– pc1i10 verso un bene sensibile. Era qualcosa sul piano della coscienza, un senso nuovo profc;mdo e chiaro che si trattava propri~ di CIÒ che dO\'C\'O fare. Da quanto tempo avessi quell'idea nella men le non lo so. Ma dissi come a caso: • Sapete, credo che farci bene ad entrare in un monastero o diventare sacerdote •. Un giorno andai nella biblioteca e presi la Enciclopedia Cattolica per lcaacrc dei trappisti... Ciò che vidi in quelle pagine mi penetrò nel cuore come un coltello! Su questa terra miserabile, rumorosa e crudele, ~:;n~nfa ag'ì~i~ Sl~~~d~o~ri sir!'i;zi~S~"lpd°cll; solitudine, che abitavano in remote celle sui monti, in monasteri appanati, al riparo dalle notizie, dai desideri, dagli appetiti e dai conflilti del mondo ... • Fratello! Fratello!•. Sentii che dentro qualcuno si muoveva Poi la chiave girò nella serratura. Entrai: L_a porta si richiuse dic1ro di mc, silcn– z,osamcntc. Ero fuori del mondo. rr:t!if~: venuto per rimanere? ., chiese il Quella domanda mi atterrì. Assomigliava t~'9.h,. a~~!.~oc;. ~Ji~; 0 ~ia_coi~~n~~! •· E scntn !l m10 b1sb1gho cchcniare nell'atrio e svanire nelle misteriose profondità di un vano di scala buio e vuoto sulle nostre teste ... .«Che c'è? Perché non potete timancrc? S1ele forse sposato?• _. disse il fratello. « No, - risposi incerto - ho un im– piego ... •· Mentre attravcrsa,·o il cortile sentii il profondo silenzio della notte e 'della pace ~o~~ll!ai:t~~~à awolgcrmi come amore, L"abbraccio di quel silenzio! Ero pene– trato in una solitudine che era una fortezza incspu&nabilc. E il silenzio che mi avvol– ge, a m, parlò con più fona e con più ~~dr:~i:o~ t~;~uì1'1~~ o~or~~~ dic~yizi~i con la luna che faceva piovere la sua pac~ attraverso l3 finestra spalancata insieme alla tiepida a_ria notturna, compresi vera- ;acr~~~c,?ai~°u~~!a c~::.i: di Dio, a chi ap- g!nfc0~h~a tt>°~:i. d~!!;, ~~l1~saPic~"o1eq~~~ pelle, tutto intorno all'ambulacro dietro ~~l~~a;on m~,~~ii:~ti cacrml~ell~~;~ ~t~:~ ~f,~:tctava con1cmporancamcu1c su molti Come pote~ vi,•erc nell'ora che scaul? Per mc è un m1s1cro... O mio Dio, con quale potenza. Tu decidi a volte di insegnare all'anima umana le tue im~en~ l~ion~? Oui, pur soltan10 per ca– nah ordman mt \'Cnncro grazie che mi tra– \'Olsc~ come l'onda di una marea, verità c~e. ~1 s ommersero con la loro forza irrc– stst1b1.lc, e tutto questo mediante mezzi s_cmpl_1 c1 e normali dc~la litursi:ia, ma della ~ 1 ~~~~~ ~~taant~ro~bi~~~7cen;i ~a~rifici~e- Era .la fine di n!=wembre. Le giornate cran·~ brcvt e scu:e, Finalmente il Riovcd} sera di quella se.ttlJ!lana nacque nel mio intimo una convmz1onc improwisa e irresistibile: « E' ,·cnuto per mc il momento di and,Hc a farmi trappi5ta •· Da do"'e mi \"eniva quel pensiero? Era !llbocciato all'improwiso, ceco quanto !lla– pcvo. Ed c_ra (IUalcosa d1 forte, d1 1rre.s1- i11bilc, di hmp1do ... Non appena c!llpo!i le mie dom.indc cd i miei dubbi. Padre Fllotco disse d1 non vedere raaione pcrch~ non dovessi deside– rare di entrare in un mona1tcro e dl\enta– re sacerdote. Senz.a mduai ,crissi all'Abate dc; I Gctse· mani, ch1edcndo1lì il permesso d1 and.ne a fare un ritiro in periodo nat.ali11 0. Tentai di formulare la domanda in modo tale da lasciare intuire che mi sarei pracntato co– me ,P?Slulante, senza tutta\'ia dare_ la pos– s1billlà d1 opponn1 un rifiuto pnma che aves5i almeno messo piede denaro un con– vento. Chiusi la busta, scesi da bano e la lasciai cadere nella cassetta delle let– tere ... Suonai Il campanello al pononc. Nel cor– tile vuo10 rispose una nota profonda, senza eco. Non veniva nessuno. Sen1i,·o qualcosa che si muoveva nella porlincna. ~on tornai a suonare. Poi lo ~ioncino si apn e frate! Matt.eo auard_b fuori tra le sbarre con i suoi occhi chiari e la sua barba bnuolata .-Salve, fratello•, dis..-i Mi riconobbe. Lancio un'occhiata alla vah– aia e domandò: • Questa \.:olla s1clc venuto per rimanere?•· • Sl, fra1cllo, se \'Orrcte pregare per mc•· risposi. Il fratello assentì e alzo la mano per chiudere lo 5pioncino. • E' quello c_hc ho ratto - disse - ho prcaato per \Ol li llo~h Th\1 1 ai•es F A~\11 nccrdote? Ma, quale ordine sce- ahcrc? Ocll'un1co che conosce"'o qual– cosa era quello dei a:csuiti: mi erano anti– patici. Mi sembra, a che vi\"c,·ano troppo disciplinati. Che cosa mi fece cambiar parer~? Molti fattori: innanzituuo, il nome stesso. ~1i scmbra,·a che non a\'rei mai potuto saz iar– mi di Gesù e che entrando nell'ordine c.hc porta il suo nome a, rei soddisfatto q ual– co~a dì molto radicato nel mio cuore. Inol– tre, in quel tempo, a\·c,o arandc dcs1dcno del martirio e come con~auenza di quello che a\'e,·o letto sui santi a:auiti, mi sem– brava che nel loro ordine ci fossero ot– tivc probabilità di manino. Infine. dcs1dc– ra,·o aodJre a la\-orarc ,!.11.l :nissione ru'cta e, a quanto mi dicevano, i gesuiti facc– ' ano questo tipo di lavoro. E' una storia sciocca. ma ricordo chia– ramente la prima ,·olta che pensai di fann1 a:csuita. Poco dopo essere entrato nella Chiesa. a S i n w: :i por e , fui tatt.:> pria:1onicro dai aiapponcsi. Verso la fine di tre anm e mezzo di prigionia, sta"amo costruendo, nel nostro campo di concentramento, una cappella cd avevamo bisoano di alcuni tubi di scarico: di5si a padre Mardscn uno dei nostn ~accrdoti del campo, che sapc\"o do• ,e tro,arli. Dietro il corpo di 5Zuard1a de, Kiapponcs, c'erano dei magnifici tubi e mentre loro ccna\'ano - spiegai - a-lich ~i\•rei facilmcn1c rubati. Padre .\taisdcn d1s– ~c: «Sarebbe mcalio che ;:licio dicessi a padre Dolan •, (che era il cappellano piu anziano del campo di conccn1ramcnto). Re– plicai: « Veda, mi sembra che sarebbe :nc– gtio non diraliclo. Se mi sorprendono la D~1:nas~~:cnr: ènais~~~n~i!~io;!dr~c &,~~~~ den, di fronte alle mie insospettate i=ro• fondità di doppiezza, mi disse: "'Lei do– "rebbe farsi acsuita! •· li caso \'olle che prendessi i tubi e mi facessi acsuita. 'E Dio non ha mai ccs5ato d'esse~e buono con me. AI contrario, dopo avermi apen.o la strada cd a\'ermi incitato con cucchiaiate di felicità, ora ha rotto gli araini, ed ho tro,·ato nella ,·ita reli– giosa una felicità che non a,,rci mai sperato poter trovare da questo lato del paradiso. Cba1•1_.~ .r,_. ocll•••· LA FAMIGLIA di mio padre ~ d'origine danese e nonca:cse. Vi abbondano pro– f?SOri, scrit~ori_ e poeti. Un ramo con,cr– u,10 al cattol\CCSl!"o, sono l'influsso del mo-– v1mento romantico tedesco dcll'iniz10 del XIX secolo, si ~tabill in Gcnnama. Al tempo della restaurazione dell'Uni\'cr.,ita cattolica di Lo,•anio, i vescovi del Bcla:io invitarono un certo numero di professori tedeschi a prestare il loro ai!Jlo alh nuo,·a 1s1ltuz.ione Nikolai Mocllcr, scienziato ~ storico di fi: losofia. e 5UO fialio Gio, •ao.ni , furono cost pr:ofc~sori all'Alma Mate r lo vanicn~. At– tnbuisco a questi antenati il grande inte– resse che ho sempre messo nella lettura e nella ricerca scientifica ed anche il desi– derio dcll'aposto1!1t~ in1clle1tualc, che fu Uf"!adelle ~arattensuchc predominanti della mia vocazione saccrdo1alc. . Un a~orn?, il r:nio _fratello più arandc, iià m seminano, m1 chiese che cosa avrei ,·o· l~to fa": nella mia vita. Colto alla spro,·– ''•~ta, fui forza_to a rispondere. Ancora non m1 . vedevo ammato che da un sol dcsi– dcno: lc2gcre molto, studiare, cercare nelle bancarelle, da .uoa _pane, e, dall'altra, vi• ,cre cor1; moh1 figh, :ruuo ciò era molto , ago: _misto alle .classiche fantasticherie d1 u~a ,:ua romantica di viaaai marirnmi e d esolls~o. a buon mercato, - nutrito dai roman~1 d1 J1;1IcsVcrne, di cui ero lettore arrab~1at? e integrale, - ma carattcnz 7 a tuttavia m quelle storie che racconta\'o a "!e ste_sso, d!l un desiderio di donazione e d1 .,a~1onc d1 salvat~aaio • d'un acncrc così sensazionale che _facilmente si puo imma nare. Quand_o mio. fratello mi fece quella dof!!and_a, ah _parlai dapprima dei mio dcsi– dcn? d1 .stud~al_"C e di lcsaerc. Poi, con una s.pcc1c d1 lu_cid1tà improvvisa, aaaiunsi che ,olc,,o farmi sacerdote. Questa vita di cui :r::~~ .~\p~:~~iol'unni~a m~hc (~i 11 ~~~t ::s~~t1~:ap~l•r:r;n~!sti~he"J~cci~f:nii?~~c~f' .. = ql!ando n;t' d~mandb perché, come, 0 , me– glio, ~ual era 11 senso che io davo a questa ~~~~o~~~ ~e~~;~ d~~cc~!i~nsal~~tstin~~~~ t1vo !T!Olto l?nt.i:no da quest'amore, anche nel mio dcs1d7no_ del sacerdozio; ma, di fro'!-lc alla ,·cntà mcluttabilc di questa d - nazione a Gesù, mi gettai in acqua e rispo~i ~hc era p~r questo motivo che desideravo 11 sacerdozio. Sono quasi certo che in 1 mo~cnto operava in me invisibilmente ~~~ araz.1~ attua!c, pcrchè, spinto da quello slancio, andai molto più lontano di quanto avc\'o p~nsato. !1ll'inizio e non ritornai mai sulla mia dcc1s1onc, che presto venne pro– "ala cd_ appr:ovala dal decano Ficrens al flu~~i;ll:ic1 parenti cd io confida~mo Se i ajomi che precedettero immcdia1a– mco!c ... il P:3-SSO • furono umati da una f:d~ 1~~~7 aia~~ ~cl~av~ co~mct mi sostenne la lettura dc L'Uommiad·']a, - H~ll~ c. un d~alogo con mia mad~ _: fimes~ Pt:m1 1Stant1 passati al di là d, li n dai ~~~!! «ii~~i m°u~d? •, provai una ei!i~i:~~~ ncll'acQua, sc~·cn5JO~f":f. quella del pesce nalc ma che ali • un paragone ba- Ehb! la a;rand~fo~::farc i} S(?lo~atto. 1coloa1a sotto il SCiJlo dcli~ B-i~!arm, alla Patristica da una 1 1a e della dall'altra.' Devo tuttopa;~ C:· della li~rila fc.ssori, direttori spirituali a~ ~i:nn;;rodt proh– incontrato luna:o il cammino . e o la mia ordinazione saccrd ·1 Pnr,i:ia. ~ d_opo innanzitutto alla vita 0 .t~ e. 1L 1niz1az1one tatto con la li1ur ia e spintua_ e, i,n . con– stici, come ad cs~mpio,col~ ~\a'cdjtt'sa~~ (Con1lnua ~,aittna ")

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