La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 38 - 24 settembre 1961

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 24 settembre 1961 GIOV .lt::-.I POET:C IT/\ 1.IA .~r * LOSCRITTORE CHVISSERAPPRESENTO' LADANNAZIONE DEL GENIO, ELETTO EDESCLUSO Id lt . d. *Th M Unuomoeunaied ue vo 1 1 omas ann * <li ,11AIU110 ,,,.,1zzo1,,1 .., * N EL IS96una brc,·e pubblicai.ione sulla Ri– vista letteraria • implicissimus ~ di Mo– naco annunciava al mondo moderno la nascita del suo Cantore. i chiamava Thomas Mano e a\"e..-avent'anni. li titolo di quel suo di .1/AlllA GRAZIA A,IIADORI sticata degli· istinti egoistici ed animal_cschi, ad un cerio st~di(? di nea:auone razionale della natura, può nvelarsi anche nell'ar1is1a. E poichè l'artista, come il sanlo, manca di quei freni dati al borghese dalle com·enien,e sociali. e anzi è portato per natura a nega~ la sociel.à e a ribellar\'isi, la sua passionalila protesa \"erso i ,alori pieni gli far'.1 apparire il giungere alle ec;ircme con-.eilJenzc di una presa di posizione (e talvolta anche di una debolezza) come la sola forma di onestà morale. S ONO molti. gli italiani che credono, per anni e anni, nella poesia. E' una kd~, ques1a, che può durare 1I tempo d'oro della g1o"inc.1,– z.a e puo dura_re. come_ la sola speranza m cm nru~ giarsi, tutla _un'csi_sten7.i,- ~1 scri,ono ,ers1 e s1 continua a \"edere il mondo con ah occhi della innoccn,.a onm– quc si 1ro,i un'a1moslera propizia o una reaha c~c assedia l'uomo solo, obbli– gandolo a cercare nella poe– sia la dolce cadcn1.a delle !>uc giornale umane. Senicchio, infa11i, crede nel– l'uomo, nella natura che lo affascina, in Dio che lo ren• dc pensoso, nella donna che la da testimone amoro<,o alla sua condizione umana. Questo pocla crede ne! pa drc che lo ha reso cons1s1cn- 1e fra le co-.e e crede ~– prat1u1to nella madre che lo ha c-ondo1to nei labìrin1i del cuore per J)OÌ svanire nella morte, come in un antico mi'ilero. E crede infine nei figli che lo proienano nel tempo, come crede negli eroi dello spazio che hanno aper– to all'uomo d'oggi altre di– mcnc;ioni dell'infinito. il suo libro perciò ha una unità di fondo e una forza sllli'ilica che dà a quasi tulle le poc sie una musica serena, un ritmo che stupisce per la sua raffinala stru11ura e per il ,uo wolgcrsi con limpide1· 1a formale nonchè con. equi– librio posi1h·o. come nella bellissima lirica: 111 questo lungo I menggt0, s:li occhi 1r101 umidi anco– ra. I ne qmete la domestica_ felicita / che ti fa g1a di pietra nel 11110 cuore. fe~mè :~7:~ .Y:1 lJ~ae~~~~i'~"à~:~!t~~~~: forse? Tutta. la sua \'ita, così J?r<>fondamentc unpegnata m una problematica eroica, lo avreb?<:-testimoniato. Nessuna esperienza del– lo Spinto, per quanto pericolosa, sarà estf'3.– nea a Mann; pervaso dal suo bruciante ane– lito di ricerca, egli si presenta come destinato ad incarnare con "lil'.~alesincerità l'uomo mo. d7rn_o.e l'uon:io m1t1c~, con il loro retaggio d1 civiltà e d1 barbane, di paganesimo e di cristianesimo. Coloro che erano rimasti in attesa furono ripagati solo due anni più 1ardi con il rac– conto bre,·_e I.A Caduta, a cui seguirono, nel 1898, Il Piccolo Signor Friedmann e allre novelle. Un individualismo esasperato, denso di compiacim~nti, romantico, non disgiunto da u_nautolesionismo disfattista, era la carattc– nstica del primissimo Thomas Mann, in par– tìcolarc quello delle no\·elle. Nel determinare ~EC:~1~sos~ad 0 ~i~o~:m~. ;i~~~;no eco~ eguale peso l'ofll:Oglio e la coscienza della ir_rcgolarit.à. li nsultato sono un complesso d1 n_ovelle nitidissime e degne della miglior tra~nione tedesca. già rappresentata da scntlori quali l'Arnim, il Morike, l'Eichen– dorff, il Breniano. i\<1a,•i è in esse, e non si può negare che cib sia anche motivo di fascino, una punta di crudeltà che ferisce e spa,·cnta. li dolore, gettato addosso a chi legge in tutta la sua morbosità, la mancanza. di pudore, e un abbandono senza riser,:e al sentimento finiscono con l'infondergli un ,•ago senso d1 sgomento. Bramosia d'amore insaziato, odio e follia, necessari sbocchi della solitudine, sono stem– perati in una debolezza compiaciuta e insi– stente, che non sa trovare il distacco dal proprio io. L'arte, nonostante la forma mi– rabile, non riesce ancora a fare da diafram– ma, C?sl che spesso la confessione emerge con violenza aJ di fuori della impalcatura narrativa. E ciò, nonostante che l'Autore, con– scio del pericolo, cerchi di arginare la sua romantica passionalità con l'espediente del grollcsco (ne sono esempi le novelle: Lui– sella, Tobia Mindermckel ,Il Viale del Cimi– tero ed il racconto Trutano). L'ironia, por– tala al 1imi1e, crea un chma fantasmagonco e macabro in cui i personaggi sono dilatati fino all'assurdo. Solo la smorfia amara sui volti contratti di quelle povere caricature le risca11a in una sofferenza tragicamente umana. Non si può fare a meno di notare come questa almosrera e ques1e figure allucinate siano molto simili a quelle evocale dall'al– lora sorgente movimento espressionista nelle sue varie manifestazioni (poesia, dramma, musica, pittura). E il parallelismo risulta tanto più eccitante se si tiene contò che Thomas Mann non era ancora venuto a co– noscenza di tali primi 1entativi verso nuo\"e ~·~~ c;~~i~~,~~i t~~~ 0 én 1~/~i~o~~rn~~nN~~ diverso è, infatti, il suo attea:giamento nei confronti dei personaggi incarnanti tali fer– menti dell'arte. quali ad èsempio Napla e Set1cmbrini della Alontai:ua itrca,uata, e Adrian Leverkiin del Ooctor Faustus. Jn ef– fetti, però, Thomas Mano, da quello scrittore che era, individuaJista spinlo ma dotalo ~ una salda coscienza storica e di una intui– zione altrettanto prodigiosa, non po1è certo rimanere estraneo alle correntr vi1ali del– l'epoca: esse, anche se si esclude l'informa– zione diretta, lo influenzarono dalle radici e permearono di sé la sua opera. Non pote– ,·ano, infatti, sfuggire all'uomo di cultura tedesco quei sotterra.nei e torbidi fremiti del– l'Europa e della Germania in particolare. Dappnma egli, abbandonandosi romanlica- :Ì~~~ ~la s::iit~~tb~Ci;~o d~acs:~e~~as~J~; ~~~~nz;a~m1~~~~- Ì~rai~b~~jj~u~~~7!n1~ una cri1ica accanita. Ma, si può dire, la lotta Ira i due Thomas Mann, quello del deside– rio, umano e limpido, e queUo •più vero, fosco, malinconico e ambiguo, non fu mai del tutlo vinta. Prova ne è proprio l'asprezza, non disgiunta da una misteriosa attrazione, con cui egli fino all'ultimo si affannb a demolire quella parte pericolosa e sempre risorgente dì sè stesso. Persino in Carloua a \Veuna,, la serena opera della maturità, il dissidio continua. incarnalo da una parte dalfa fosca malinconia di Augusto von Goethe, e dall'allra, dalla in– coscien1c limpidezza del a:iovane eroe prus– siano Ferdinando. ·sotto la spinta di questa morbosi1?1.sempre riafforante, lo stesso stile classico e naturalis1a si deforma spesso in ~~nl~~a~~~oiC~~?onci~ot~T~mcen~:n~p~s~ nis1a rimane, ad esempio, l'allucinante odis– sea di Aschenbach nella Morte·a Venezia. Ti– picamente espressionista è il clima infernale del Faustus e cosl quello esasperato di: .Hario e il Mago. .Ma in quesle opere più tarde vi è un equilibrio sia formale che di contenuto che alle P.rime no\felle e racconti mancano. In esse il contrappunto caricaturale e gro11csco esaspera il senso doloroso di vuoto, invece di sdrammatizzarlo, cosl da rendere ancora più crudele cd inesorabile l'umana rappre– sentazione. Al di sollo della lua:ubrc ironia le ferite e la solitudine dell'uomo sono cosl cocenti che ugualmente traboccano, indican– doci, dietro la tecnica marionettistica della facciata, il più atroce dei drammi del sen– timento. Il dis1acco \'ero dalla materia, pur sempre fremente di raffinata scnsibili1à, ThomaS Mann lo raggiungerà con Tonio Kr0ger e con J Buddenbrook (1 ). Già in queste prime opere si nola l'apertura, l'allargamen10 di orizzonti nei quali spazia lo sguardo ispirato e onnicomprensivo dell'artista, già in ~e 1'oggetti,·az1one dà, come frutto, una mira– bile armonia, non solo di forma. Thomas Mano proietta ~ s1csso nell'uomo e nella società del suo tempo, storicamente contem– plati. Eppure la sua poetica, nemmeno in queste opere meravia:liose, si può con~de– rare giunta a complclezza: essa è dcst10a1a ad allargarsi ancora fino a comprendere. ol– tre l'uomo cootemporaneo, l'uomo csscnz.iale, ~~:~ 0 a~~ra~~iir~~~ ò'i~t~ e:vvfe~?:Ci ciclo americano di Giuseppe e i suoi fra– te.Ili e nei racconti: LA Le.gge, Le teste scam– biate., L'e..Jetto. Benché nella ~nda par_lc della sua ,;ta, e con queste ultime opere m particolare, Thomas Mann non abbia fatto altro che portare a.I coronamento la sua po– lemica presa di posizione contro ogni concc– ziooc meramente estetica dell'esistenza, tullo ciò che di lui ci rimane reca la traccia dello scri11ore di élite, dell'aristocratico del pen– siero. u questa caratteristica del temperamento si impernia, infatti, il suo più intim? con– flillo, mai del tuno nsollo: la tr:3gcd1a del– J'artis1a, cioè del malato, del di,erso, de!– l'cscluso, la traiCdia di una fredda _alta sol~– tudine. Per Mano anormalità e a!"!stoc~a coincidono, unificate da u!lo stesso mdelebil~ marchio fatto di or,rogho sofferent~ e .d1 fatale estraneità. Benché la sua sohtudif!e sia sfaccettata in modi diversi, l'es~tot ~– belle più per natura che per pnnc1p10, figura pro1aHonis_ta in tutte le opere. La rn~i~~l~e cg: _:irt:~tl~a~inta~::ì~:t~ fu~r:a:~in~ cidere con J'1mperfez1one fisica (Il piccolo to~) il JP~den~= • nlsero, tnhru, allo Scrlt- signor Friedmam1} o la bruttezza disarmo– nìca (Lui.sella, Tobia Mindernickel) o con la regalità dell'aquila prigioniera (Alre::::a Reale) o con la lenta malattia che conduce al distacco dalla vita (La Mo11tag,1aincan– tata, i Buddenbrook). L anima dcli'• escluso• è sempre problematica e disarmonica e il suo destino net1amen1e in contrasto con ciò che egli ama. E qucs10 perché la bellezza, ci~ il caldo oggetto dell'arte, pur rima– nendo C!>tr.mea alla dolente melanconia di questa ibrida creatura, ne rappresenta 1ut- 1a,1ia l'unica forma di espressione possibile. C'è, tra l'artis1a e il borghese, un implaca– bile odio, frullo della loro necessaria mulua dipendenza, di qucll'inespdmibile disagio de– rivante dalla gratitudine. Il primo chiede al borghese la vita; il secondo chiede all'artista i suoi mili, la sua storia, la coscienza di sé. E' questo il rapporto messo in luce nel– l'amara caricatura del Tristano quando De– tlev Spinell (l'artista) scri, 1 e al borghese ma– rito di Gabriella KJ01erigahn: « E' una abi– tudine cedere a questo impulso che mi co– strinije a trasformare, con parole di indi– men11cabilc e fiammegg1an1e esattezza, le mie a\'venturc in av\'enture del mondo•· E !m~~~!~ Ki lct ; %~~: ~~1ia a~\~nri~~n~ tutla\'ia sarà la mia parola che la innal– zerà per lei al suo \"ero e profondo signifi– cato di esperienza•· Questo è il dono che l'artista fa agli uomi– ni. ma perché esso sia valido dei.e amman– tarsi di una forma ingenua e preziosa, che ~~!i~ni~t!';is~; ~iev~ 0 t:a~~ 1 ~aj~~~oi/; distesa e limpida, dal mondo delle cose e dei sentimenti che non hanno ancora co– scienza di sé, per poi renderla a qu~lli stessi con l'aggiunta dello spiri10 e della passione. La misura, il senso delle dimensioni, il se– reno equilibrio di forme, la Ouida semplicità sono tulle qualità che mancano al carat1erc ribelle. doloroso e appassionalo dell'artista, lnc~~~~àf~r:::e s~a~m~I~il~i ~c~u1iìt~~rir~ dove troppo ardente è la vita per trovare 3 1~~c ~~ò t~~~~~.rc p!~t?~iz~~r~i ~~e lì~~:~ acceuarc fino in fondo la tragicità del pro• prio destino? L"anisia non è mai amabile: e~li è un a~gelo, e degli angeli possiede l'mcorruuibihtà e la freddezza. Non è ma, riposante e licio: egli è il profeta che, in– compreso, muore per gli allri, ucciso da ~~cf~i~~C:bid~ir~~def 1~~~-p~:ia:~~~= dato dagli inumani conflilli che l'altro '>QUa!>– i.ano dentro. Quella particolare solidità, fnu. ~oto~elc ri!~~ri:e ,1~\~~n~;:~::.:~r~id~~~~~Jj data dalla neu1rali1à elica, fanno di lui un « beniamino della ,·ila•· Ma, al tempo s1csso. egli è dispensatore della limpida gioia e della felicità. Il I BORGHESI, gli esseri biondi e telici, Hans Hansen e lngeborg Ilolm, que– s1c sono le persone per cui s1 d.\ la le:-.ta Quando !>idanza e si suona, cs,;i non sono mai seduti in un ana:olo con lo sa:uardo ma– linconico cd es1raneo, essi non incespicano mai ncll'in1rccciare un passo, C'iSi non ~i ~1n~~1ire~u':r,'; 4s~~- ~~l~ed~n~i s~~~--id~~ere zati dalla luce ,;,plendcnle di cui non hanno paura. sollo gli occhi di tutti si muo\ono colmi di licia sicurc1.z;1.Alla loro sUJ>'!rlicialc presunzione, fa da con1rappun10 l'intdlitti:n ~~bif~~~n~~as~~~sadec;"~~lit~:io,:-.c~~;-;b~~~ sa rinunciare, pure dai margmi, a !>pian: lo spctt3COIOper lui crudele C proibilo. Egli se ne sta )J. nell'ombra, <;goment_oe geloso di un destino che non potrà ma, afferrare, Che non acccuercbbe nemmo:no, ma che pure egli bramo con tutlo il -.uo cuore. E' la na1ura orgoaliosa che si sen1e presentare il conio dallo più umana, modcst3, eppure in– ' inc\bile sete di tencreua. Questo il con– trasto che si ripete nella delica1ìssima no• \"ella Fel,citd, ne Gh affamati, nel Dottor Faustu~, in Tonio Kr0ger e, ,·ariamenlc sfu– mato, in tutti ;li nitri racconti. Ei{oisti cd indifferenti gli essen biondi somdono ironici ai falhmcn1i di Tonio, ma è tu11a,·ia per loro che Tonio soffre in silen- 7iO, perchè li ama e li in\'idia, perché è da quegli !>lessi che prender.I. l'armonia da tra– s[ondcrc nella sua opera, fn1110 pcrfe110 d1 un animo tutt'altro che placato. « Vorrei dormire: ma tu dcvi ballare!•, dice Tonio all'amata lnac, mentre soffre per lei. E parallclameo1e non acct:1ta la picia e l'amiciz.i3 di Magdalena Vennehcren, che ~~~ri~e ~~tèa:~ l~rl J~o 0 no~~ond~~i~~ un doloro uguale al suo, Tonio teme quel con1a110 cosl come teme quella traiica na– tura che chiude in M~- Egli sa bene che se– guire quest'ultima. hno in fondo significa perdizione e rinuncia: nnuncia all'umano per la fredda follia. scelta della solitudine com– parata alla calda gioia conviviale, im·oca- 7ione della morie contro la vi1a, elezione dell'infinito fantastico e pauroso e ripudio delle dimensioni comuni. Questo fascino dell'abbandono è rapprc· sentalo in modo essenziale nella scena di Hans Castorp disperso nella tormenla (ne I.A Montagna incantata). Il sanatorio sulla Montagna diviene simbolo di tutto ciò che non è, l'irrealtà trova nel clima esterno il pretesto per espandersi. E' lì, in quell'aria fer– ma e rarefalla, a quell'ahezza che parla di infinito, che si accampano l'a<;tratto e l'a,– surdo. l'eterno e l'inumano. Gli ospiti sono a\'vinti da un male mis1erioso da cui si rifiutano di guarire, stregali da un'im"palpa– bile magia. che li a,n,·elena a poco a poco: e non 1omano, non sanno più ritornare alle loro città nella pianura. Come reitegrarsi nel mondo di lagaiu, con orari precisi, com– pili esaui. convenuooi sociali, ordine, me:-, todo, funzioni retnbuue, doti commerciabih, una ,·olta presi dal piacere dell'evasione, una YOlta presi nell'incanto della montagna. O\c il tempo e le dimensioni normali non esisto– no più? E fino a che punlo il cedere a que– sra bellezza pura e bianca significa morire? Solo perplessiti e sgomento sono risposte adeguate a simili punti in1erroga1ivi, oscil– lanti sull'incommensurabile abisso. Si tratta dell'affascinante lema W3iJ1Criano della Not- ~{ l:lsr~!~:Url1g~a ~~~~~i ucr:.is~ft~ mente risolto, più inquietante che mai. An– cora una volta, con robusta impennata, Tbo– mas Mano si ritrae dalle oscure potenze che lo affascinano. La paura dell'ignoto agi– sce da freno alla caduta e fa intravedere co– me unica ancora di salvezza l'attaccamento ostinalo al solido mondo dei borghesi. Biso– gna dar a_tto a COStC?rodi possedere sane doti ~i resistenza, di 1mpcino, di quoridian~ energia al di là di oani svinlizz.amento; c1oe quei poteri necessari per difendersi dall'as– sallo dell'infinito nulla. Apoteosi del borghe– se? Non si può dire. Al borghese, Tbomas .Mann, pur ammirando in lui quel nerbo di ~~~~t~~n Priu~ra d!n~ a l'=~~a~ 5f.~~ crudeltà e il comodo eroismo. Sono, infatti, i semplici coloro che, per stupidità, fanno più soffrire le proprie ,•it1ime, coloro che dalla banalità sono condotti alle colpe più feroci, coloro che,. per mancanza dj aper: tura mentale, non comprendono neppure d1 do\'ere delle giustificazioni. Esempi ne sono la giovane donna del Piccolo Signor F,Ud– mann, Ja moiJ,je sciocca di e Lui.selle•, il marito della piccola duchessa di « Felicità,. Ma, sia pure considerando il borghese mi– gliore, cioè l'intelliiCnte umanista, come po– trà l'artista adattarsi ad essere incatenato in quegli schemi? Egli come Aschenbach, l'eroe della Morte a Vene::ia, potrebbe anche farlo csterior– mcnlc e tentarlo intimamente. ma tuuo ciò risulterebbe una so,·rapposiz.ione contro na- ~~t;· ;,~~r c~!~~~o~c 1 ~ons! 0 in~ 1fC:~~~bi~~n~~ s1ante l'aspirazione eroica che la sostiene. L'accettazione della fa1ìca ha nella persona normale infinite contropar1ite bastevoli alle sue esi~cnze, menlre l'artista non ne ha al– cuna: 11sacrificio gratuito fino all'e.sLremo è l'unica stella da cui è segnata la sua esi– stenza. In fondo si tratterebbe di una mi– s1iricazionc giustHicata utilitaristicamente, cioè dal grado di costruttività, di vantaggio sociale che essa permette . .\1a ad un certo punto è lecito anche aspellarsi il crollo di– .sastroso di una vita puntellata in modo cosl poco corrispondente all'intima realtà e ,eri– tà, e la ribellione, in questo caso, sarebbe di una violenza. paragonabile solo al prezzo re~:t 0 u!~ 1 ~!~iscroè di~p~l~~ri~ud!~i" i~~~i primordiali sulla •ratio•. che è così ben compresa e scusata quando nel borghese si a11ua col compromesso. la forma addome- Questa è la rovina dell'artic;ta: il senso di rc~ponsabilil,\ uni,·ersale che egli c;empre rrae da ogni scelta particolare. Sebbene ciò po!>sa apparire assurdo, in lui l'orrore del comprome.sso può giungere a fargli costruire una intera teoria per giu– stificare un semplice errore. « Nulla può ar– dere con tanto fervore quanto la gravità che si ,·olge in lasci\•ia •, si ossen·a nel Docror Fausws, a proposilo di Adrian Le,·erkun, il musici.sta dannato. c_hi po1r'.1limitare \I pro– rompere del magma incandescente degh istin– ti, dopo che la rivolta è iniziata? E quali po– tcn7e demoniache ,aranno e,·ocate dal dram– matico imporsi della pas,ionali1à a lungo rcprcs!>a nel sottosuolo? D_ifficil_c è trovare il punto di con,ergenza, la s11uaz1onedi equi– librio per l'artista moderno. Ornnque lo aspetta la perdizion e. Da una parte è in agguato 1~ belle1.za apportalricc di eva_sio!lc, d1 malallia, di mori e. Dall'altra parie 11nn– negamen10, in certa misura, di sè stesso. onde ìn<;crirsi atti,·arnc-nte nella socieia. lo (Con1im-;:-:;- pag. 6) Si traila di uomini al:'ten~ tici, di studiosi discrcu, d1 lc11cr,ui attenti alla cultura e ai fenomeni ,ari della ci– , illJ. che tocca gli ultimi strati della pro\lincia per trasformarsi. qua si sempre , in una fede nella bellc1.za e nei momcnli piu alti di un a , ita mortificata. quotidiana– mente silenziosa La critica lc11craria ufficia– le do\•rcbbc es<:,ercpiù atten– ta nel cono!teere e segnalare all'a11enzione del pubblico scrittori e poeti su cui, in– ,ece, pare pcrn1anga un per– manente sospetto e quel si– lenzio che rini,cc co!l"C!>scrc una Oii!etti,a anonima con– giura. La cri11ca conlmua purtroppo a i:-arTorzare le ,·ecchie suggcslloni, a 1:on– fiare scdttori e poc1i collo– cali sull'Olimpo da circa un cinquantennio. Dello questo, non pretendo fare eccezio– nali ri\'elazioni. ma intendo scmpliccmenle indicare un modesto allo di onestà let– teraria: quella onestà che se fosse diffusa e pralicata da– rebbe alla cultura ilaliana un aspct IO più ch•ilc e non quel clima da giungla che aniliscc e ~rea falsi miti. La mia ullim,l lctiura non delusa è stata appunto quel– la di un libro di poe.sic: • L'occhio di 1 oè • di Cri– stianziano Serricchio (Rebel– lato edi1ore, Pado\"a). Si traila di un poela che la– ' ora da anni con quel pu– dore e con quella dii.crc1io– ne che :-.ono le condi7ioni rondam\'ntali della ..,ohtudi– ne. Scnicchio h,1 r;.1g1J.iunto ormai una qualità :-.tilistìca che. pur attingendo rigore e ,•ibrazioni !>egrcte dalla tra– dizione, si fa ,·ace moderna, tocca i toni dclln elegia e della preghiera con un patos 1ra1tcnu10 e ... contnto. In questo lirico la ,·crs1fica1io– ne si chiarifica in una linea melodica do, e la ..,intas<,i è 1u11n un'armonica dei c;enti– mcnli più forti e do\"C l'ar– chi1c1tura dcli! poesie si sol– lcrn sopra un paesaggio con– crc10, cioè a dire su una na1ura che si ritro,a unifi– cata a tulli gli a..,pelli umani della ,·i1a e delle pa,sioni. In tal modo ali allc11i dell'uo– mo vanno ,·erso le cose eter– ne per fare emergere emo- 1ioni e sta.li d'animo sorrclli costante 111cn 1e dall'amore nel senso più ,·os10. « L'occhio di oè • ,·uole essere l'oc– chio dell'uomo llllO\"O, del pocia che nel nostro tempo :-.olT re e ,pera in un mondo che può c1"0lla1c o saln1r:-.i. Sa\var-;i, s' in1cnde, allra– \'erso Dio; !>alvarsi con una coscien1a rinsaldata da una \·isione serena dell'ordine umano. Ordine che il Scnic– chio trasforma in vinll li– rica, in immagini antiche e fresche. in cadenze in1criori, come le fasi di una 'iloria cosi rettn a far.i favola o ,·i– ~ionc di un calmo dolore. Tutto che amai di te, \la– dre, ora / si disfa "lla luce clte oscilla I dei ceri s11lla fronte di gelo I e. sulle mani sciolte da tanta sta11cl1e;::.a. .\1011 è sonno che chiude, Per credere clic w sarai presente / i·erro a cogliere iunan;:1 alla tua pace / un ~c,no perwasi,·o che col braccio I lento traccerai per me nell'aria •· Ancora un ind1men1icabile frammento sulla madre che s·auontana, che in un gior– no Ui\lale agli allri <,i spro– fonda nella morte la:,.ciando nel cuore di chi !>Oprani\"e la traccia di un dolore che !"-.i fa poesia. che si fa ncor– do pietro')(). In tulla la raccol!.1 del Scrricchio, molte sono le li· riche che hanno qucs1a tra– sparcn1a e questa 1ris1cua \u<,surra1a quasi come una pn:-ghicra Potrei citare altre poesie. ma lo c.p,a1ionon mc lo con– -.cnte. Dirò ancora che que– sto poc1a. attra\'crso il cullo per la bclleu.a, è riu~ilo a rendere inten,e e nuo,e le ,ue meditazioni c;u tu1ta una autcntiC'a esperienza di arti– ~la e di uomo . Ricordo iEinstei un am,11i,-.1mo fra1cllo. Le sue rbpo,1c 0:1 ano lun~he e dettc1· nostra ~enerazionc. Solo un gli;.itc, mJ non ccdc,Jno su ,•ero. ar11s1a può !~rio. Sono alcun punto. Sl:n~i ancora due ~ommt? che a_v~tc influenzato O tre volte, pare che negli ul- 11 pens1e~ poh!1<:_op1~1.<:ffica- timi anni della !>Ua \IIJ :;:li ccmen1e d1 1u111I polit1c1 del· fo!->,epiù facile -.cri,erc in_ le~ la scena•· . do:',(" O,e le sue contc ..1az1001 In una prccedcn1c 0<:~as1onc ,cr.mo 1anto imolut,: c.uanto subilo dopo che o:ro '>lato il tcd c, ... o '>t.:s,u. \"idi che non loConlillo nelle clc,.ioni del 19~. :-.arei .1pprod.110 .i nulla e n– quale Go,·cmatore dcli;_\ Cah- nuncia1. {Conlinu3~3: pag. 3) fornia. mi a,c,·a scntto: In ,egu110 a,o:mmo uno • Mio figlio. quando a'"e,a scambio di lettere riguardo il cinque anni, tcnlò di spaccare "' raggio ro!>SO • un importan– la _lcina col mio rasoio ~ '! ti~simo problema di a!>lrono– a~s1curo. -che c_h1ne soffn <:I• mia, lor,.c 11p1u 1mport..nle di piu fu 11 rasoio. M1 !>OnOn- 1u111. RKen:hc !alle con lo cordato di ciò quando mi_aw· ,r,t:11roi;zrafo ,o:mhrano mdil·a• te detto che ,1 cla\Jle 1mpc· re çhc J'um,0:1,u e 1utto m ~n~lo ncll;1 ardua unpro:'>•Lcui,,,. o~m i.:01 po +..ckstc !>I Poi, qu;mdo ho le110 che '>I allontana d..i oam altro corpo era allontanato da ,ai questo i.:clcstc a ,cloci1a mconccpibili calice, mi sono rallegrato, an- i '.'>Upponeche cio po!>Saes– che se le cose non sono an~atc sere il ri'.'>ulta10di un'csplosio– csattamente come \'Ol dcs1dc· ne uni,ersale anenuta fra i ravate. qunltro e i '>ei milia1di di anni « Negli allari economici la la. Per la mia mcn1c la f_ac– lo.iica dei fatti lavora da ,e, c:enda _non Cf? dnar~. Xci· anche :-.e lentamente. \'ai \'i l'c:-.plos1one mmcrsalc dc,·o~o avete cont1ibuito piu di ogni ~'>serci_siate ma!>,~ d1 ma.tena altro. L'al.ione diretta potrete 1mmcdiatnmcnle d1 fronte alla in buona coscien7a csplicarl.1 no,1ra piccola mas!>a -solare cd su uomini con mani e ncn i altro 1mmcdm1amente d1eLro più saldi.. d1 noi. Tali mas~ do, r:cbbero Lettere come questa mi te- essere ora sulla !>tcs<,ahnea d! ne\ ano aho il morale per un :illonlanamento, muo,·endo,;1 anno. alla no,tra :-.tc:-.,a ,cloci1a Poi \·enne la linc della w.uci·-per cui ci dc,c cs-.erc qualcht: ,a e la 1remenda scoperla che punl? del ~•.clo !->lellatodo,e _i l'Unione ovie1ica, la no-.ir.i corp! 'i...1b1h non mos1ran<? 11 alleala per tre anni, non ci raggio _ro~:-.o, .causato dal! cc- i1~~i/i~~o al~at~o~!1t 11 ;~~\~ cc~1~c~/ '~~~~ 1 rimcnti a u~ con fanatico odio ; disin.ia - c1111ncn1_c a!>_lrologo,e ne c1?b1 gcre la nos1ra libcrt,i demo - u~~ !>p1cgr111one c~c _non nu– cratica. Io !>Oche Eimlcin non '>Cli a '>eguire.. Ch1c,1 nnche a fu pacifiis1a durante la guerra, un gra,:,de -.c1cn11ato .co~ l_o ma tale atteggiamento a<,<,un,c "te!>~~nc;ulta1_0.Pt:r cui m1 _n– dura111c la gucrr.i fredda. Tra· ,olsi_ ,1_ Em:-.lcin, e_11caro amico i.curando il fatto che c~li ri- 110,0 11 t~mpo d1 d_cttarc una pc1eva luni gli slogam che i lct_tcra d1 . pan.-ccht_e paamc, comunisti a,•cvano scelto per i.p1cgandom1 I~ lc_gg1_del mo- 13 loro propaganda, aspc.llai a IO cclc:-.tc e. la ,eloc11a _della lunao prima di protestare per- luce. 01.,iira1.1ntamcn1c egh ra– chè speravo che il tempo gli cc\ J as,cgnamcn10 sulla mia avrebbe apeno gli occhi. cono~ccnza ~e.I tedesco,. e uso Quando infine levai la mia pro- tc~•m t<..-cmcr che avrei fat~o testa, lo feci con tutto il tal• fa11ca a c_omprcnderc_anche !n io e il riguardo che potei im• m~lc.,_c .. r_cc• .del mio meaho pormi, lo con-.idcra,·o inlatti ri1.:rp,~t'Ì~~·a~• 1 Q:~~~~ti!~ici~: ---------------------------------------------------- colle. Il.ASSEGNA UI li'ILOSOFIA: tU ll.Ei\/A 'J.'(J /JlrJCCC * 1l Kant di Luporini e ESARE Luporlnl ebbe già ad affrontare il problema d! Kant. in un saggio compreso nel vo– lumetto intitolato: FILO– SOFI VECCHI E NUOVI (Firenze, Sansoni, 1947) e dedic3to anche ad Hegel. Fichte, Leopardi e Scheler. In quel saggio l'Autore limitava l'indagine a Kant e it moralismo moderno, e lo definiva e una nuova for– ma di farisaismo• poiché il vero imperati\•o categorico kantiano, a sua detta, so– nerebbc presso a poco cosi: Agisci sempre sotto la de– terminazione della legge e giammai della inclinazione (fosse pure l'inclinazione per la stessa legge) •· Ma egli, in fine, sosteneva che il moralismo può anche avere un senso e uno scopo in particolari situazioni storiche ... Ora Luporinì riprende lo argomento in un volume che s'intitola: SPAZIO E MATERIA IN KANT (Fi– renze, Sansoni, 1961), com– prendente una Jnt,-oduzio– ne al prOblema del critici– smo in Kant, ed uno studio che dà il titolo al volume stesso. Nell'avvertenza che pre– cede i due &aggi l'Autore, per quanto riguarda il pri– mo, dichiara che esso vuol essere una introduzione storica e teoretica al pro– blema del criticismo Kan– tiano, e non una esposizio– ne delle sue parti costitu– tive; dunque una discus– sione, con l'aggiunta di va– rie note che non compar- vero in una precedente edi– zione, tirata in un limita– liss1mo numero di copie e in cui lo studio apparve rc– datLo in lonna diversa. Poiché chi discute qui sul criticismo è un marxista, di singolari qualità, non sarà male ricordare che il grande Filosofo di KOnig– berg fece conlluire nel cor– so del suo pensiero la cor– rente del razionalismo te– desco e quella dell'empiri– smo inglese (non per nul– la nel suo sangue aleman– no scorreva anche un poco di sangue scozzese); non sa– rà male, dicevamo, ricorda– re ciò, per prevenire il let– tore sull'indiriz2o che po– trà prendere Ja rice.rca di Lupo,rin.i, di cui è già suf– ficiente e chiaro indizio lo 5tesso titolo del volume. Rammentiamo anche che, secondo Kant, nel nostro atlo di conoscere entrano due elementi inscindibili: la materia della conoscen– za la quale, in quanto particolare e contingente, può derivare ooltanto dalla esperienza (empirismo); la torma della conoscenza, la quale, in quanto universa– le e necessaria, può deri– vare solo dallo spirito, dal s o g g e t t o (razionalismo). Questo ultimo è l'elemento a priori o trascendentale. Ogni marxista di fede pone a base deUa sua Ideo– logia il materialismo dia– lettico, i cui principi ven• gono estesi dal materiali– smo storico allo studio del– la vUa sociale; è perclò ov– vio che l'Autore dia lnan- z.i tutto risalto alla kantia– na dialettica trascendenta– le, contenente in germe quel principio di contrad– dizione che diverrà la chia– ve di volta di tutta la filo– sofia di Hegel e, rovesda– to, il materialismo dialet– tico•storico maxista. A tale proposito va però osservato che, se è esatto parlare di metodo dialettico in Marx, in Hegel devesi invece par– lare di J1Tocesso dialettico, in quanto per lui non si tratta di un criterio che il filosofo applica dall'ester– no alla realtà, ma di un di– namismo che si produce al· interno della realtà, dia– lettica di per se stessa. Altro luogo assai impor– tante in questa indagine è il rilievo dato alla auto– nomia che assumono le scienze della natura, spe– cie la matematica e la fisi– ca pure, in Kant, il quale però, devesi osservare an– cora, proprio di esse si serve per dimostrare la va– lidità delle conoscenze sin– tetiche a priori, quindi in– dipendenti dall'esperienza. Resta tuttavia acquisito che, con l'autonomia delle scienze fisico-matematiche, l'Autore della Critica e dei Prolegomeni si distacca dalle metafisiche razionali– stiche per accost.a.rsi al ,pensiero scientifico di New– ton e di Locke; e che, con l'irriducibllità del sensibi– le all'intellettuale, egli co– .slrulsce una diga ,contro il razionalismo metafisico. Per quanto poi concerne Il cosi detto :fonnallsmo kantiano, ossia l'a priori, esso è tutt'altra cosa dallo innatismo di Platone e di Cartesio, poiché, la forma non è una idea innata, og– gettiva, passiva, ma un mo– do di agire dello spirito conoscente; perciò non fuo– ri dell'esperienza e tra– scendentale. La stessa famosa cosa in sé, quell'Ignoto che sta die– tro iJ fenomeno, dice Lupo– rini. non deve essere co– struito razionalisticamen– te, ma si deve guadagnare attraverso esso in un pro– cesso scientifico indefinita– mente aperto, la cui strada è quella tracciata do Newton. La ricerca speculativa dell'Autore si la particolar– mente interessante quan– do tocca la qucsLione atti– nente al deismo, comflsten– te nel passaggio mentale, cosi scrive, dal mondo del– le cose esistenti a Dio co– me suo creatore e ordina– tore: deismo che Kant scardina, presentandolo non con carattere oggettivo ma quale bisogno sogget– tivo, e puntando la sua cri– tica anche contro l'ldea teo– logica, la quale non giunge a dimostrare l'esistenza di iDo. Abbiamo limitato questa nostra esposizione soltan– to ai :punti principali su cui Luporini discute il cri– t:cismo kantiano, sacrifi– cando altre argomentazioni ed altrl luoghi che sareb– bero del pari degni di menzione; e ciò per ovvie ragioni di spazio, non più disponibile ormai per par– lare del secondo scritto, Spazio e mateTia in Kant. Rl!erJamo tuttavia quan– to nell'Avvertenz.a ne scri– ve lo stesso Autol"e: e Nel secondo scritto (che po– trebbe anche intitolarsi Spazio e materia nell'anti– nomia. tenendo conto del suo centro organizzativo) si sono presi in considera– zione alcuni dei principa– li problemi concernenti la ogg,ettivitO. nella concezio– ne kantiana: quelli onde ml è sembrato indispensa– bile prendere le mosse per una ricostruzione esatta e storicamente c0mprensibtle (in rapporto alla fisica del XVI.Il secolo) del kanti– smo teoretico. Rivolgo que– sto chiarimento a chi no– tasse una qualche difformi– tà Ira la conclusione deUa Introduzione. in cui si ac– centua l'lmportanz.a stori– ca di Kant in ragione del– la problematica della sog,– gettivitd, e il contesto di questioni esami.nate nel Saggio successivo. n corpo dell'indagine mi ha ap– punto portalo a trovare la cima del fllo conduttore per una discussione della kantiana soggettività nella problematica, in un certo modo opposta, della ogget• UvHA. Tale scritto quindi, se è del tutto autonomo, è anche, nelle speran7.e dello scrivente. la prima parte di una ricerca più ampia ove (si aggiunge) )a problematica della causa– lità dovrebbe costituire lo anello intermedio a. Mandai al mio gio\"anc amico - egli è, o meglio era, di sei mc<;i piu giovane di me - una copi.t della mia storia fan1a– '1ica intitolala • What Dydi– mus did •· Einstein mi rispose definendo Il libro • avvincen– te• e conclude,•a i suoi rin– gra:1iamenti con ques1e paro– le: • M1 ha anche fatto pia– cere il fa110 che \'Oi abbiate cercato la causa del male non in un particolare gruppo o a,pe110 del mondo, ma nella nntur.i dell'uomo s1csso. E' necessario essere abbaslanza vecchi per comprenderlo •· Mi è sembrato che in questa definizione fosse la spicgazio– n~. del suo atteggiamento pa• c1fic;1aYcrso la guerra rrcdda Egli era giunto a credere eh~ l'uomo, fosse ovunque uguale. e ch_s:la miglior prospetti\ a di '>Opra,'\·1venza per l'uomo non era nella riforma delle sue cat• tne isli1uzioni, ma nella rifor– ma del proprio cuore. E' una familiare idea religiosa. Eravamo ambedue , cechi: 76 anni, e in un'altra lettera si ~~ri~~mofi~:e G~b~~":~lig i~ ansia per sapere che cosa ci ro~.,c. che non anda\'a cd ea:li m, nspose che \i tratlava di anemia. In risposta gli raccon– tai che mia moglie aveva sof– ferto di un attacco di cuore e che si era mollo ben ripresa seguendo una dieta di riso dieta studiala e raccomandai; dalla Kemper Foundation della Dukc Universily. Chiesi al Dr. Kemper di mandar-ali una del– le loro pubblicazioni, cd attesi m3: non ebbi più no1izic di lui: Poi, u~a ma11ina, una voce, al– la radio ,annun1Jò che il mio grande e caro amico era mono. . Rccente_m_cnte ho pubblicato !n un~ i:ivisla una poesia che mcommc1a cosl: « Cara madre terra, s10 pre– parandomi a lasciar1i, - Rac– colgo i miei pensieri per an– dare non so dO\·e... •· P?s,;o benissimo con1inuare a v1~·ercsenza sapere nulla del raag10 rosso dello spcllro delle stelle, ma \'Orrci sa– pere che ne è s1a10 della i:i:ran– de e nmatic;c;ima men1e di Al– hcn. Ein_c.!c.in.Se, nel mondo dcj!:11,r,_1r111,Ci!li a~pc11a per mc1tcrm1 un braccio allorno nllc ,;palle_e d!rc: • Copernico, ~inc:1'~r~- il mio amico Upton UPTON SINCLAIJl

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