La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 38 - 24 settembre 1961

Domenica 24 settembre 1961 "E L'UOMO NONSARA' SOLO.. DI PIAZZOLLA * l n diario esistenziale * ,11 1''/U1H'/~SCO GIUSI Q t·EST ..\ \·olla eia 1?loi– re de la mòt re> e per un libro sconcertan– te: per E l'uomo non sarà .~ola di l\Iarino Piauolla pubblicato in questi gior– ni da Ceschina. Un libro sconcertante perchC si sviluppa in for– me e modi non ordinari. ollre e fuori lo schemati– ?-mo dei ,generi letterari> a cui siamo abituati e se– condo un piano che. sci– volnndo misteriosamente, chiude. al di là della pa– gina. la spirale interiore. Il volume trova motivo di nascita nella sohtud111e e atqui:-ta per la solitudi– ne il segno supremo del de5tino. Xella sua 5toria. nei primi capitoli. l'uomo e solo e il suo andare è il canto della sua so1itudine che si cadenza e si dispie– ga neffamore. nell'amic1- zia. ne~li incontri. La so– litudine inizia con un tono riservato e timido e poi esplode come un gigante– sco cratere. come un ca– stigo implacabile. come un·av\•entura meraviglio– sa. 11 protagonista - que– sto imprendibile signore. mansueto e violento, com– parsa e attore unico - la port3 nel suo spirito (lo 110 sempre collivaro l'inno– cenza come la tua eco) con una fanciullezza ama– ra sbiancata dalle albe sul mare e illividita dai co– lori violenti di certi tra– monti. pagna la notte con un cm1- to di millenni. E. in que– sto deserto. l'uomo preci– pita con indolenza sopraf– fatto da un narcisismo che non perdona e che si strug– ge nei rimpianti e si con– suma nel rimorsi (Cimatti dice che. invece, in J\lla figlia è innamorata Piaz– zolla e\'ita questo rischio}. Qui - e siamo al capi– toli centn,li - mentre l'indagine di\'C'nla intellet– tuale e l'annlisi si profila calala nella psicologia. la resa nella pagina è. al ccmtrario, lirica, condotta in una tarantella di moti– vi che si aprono ad una poesia senza verso e ad una cantabilità arrestata a stento. qualche volta. da una punleg,Eiatura pignola e obbediente. In questi capitoli cen– trali. in questo esame an- . goscioso. in questo oriz– zonte perduto l'uomo ha paura di precipitare e al– lora insegue e cerca le zattere che possano sal– \·arlo. E. alla fine, trova la madre e Dio. La madre diventa la prima verità c1le si pre– senta innanzi al nostro sgomenro, la guida nel suo ingresso nel mondo ma la madre non basta perché svanisce come una bellis· sima piornata, lunga e col– ma di vechie canzoni. tra luci mattutine. La madre \'a \·ia e l'uomo resta nel suo terribile deserto. Ed allora. viene l'ora di Dio. Un'ora che viene avanti placidamente con i colori della speranza (Ho tanto sofferto che inco– mincio a sperare). L'uomo non ne può più perché il suo tormento non lo con– tiene intieramente e sente il bii.ogno di entrare in una dimensione più vera dove cogliere. nel concre– to. le voci dell'esilio e rin– novare, battendo sul sas– so. la musica originale della natura. Per questa esigenza di uscire dalla spir3le dell'angoscia e del vuoto esistenziale, l'uomo vuole ardentemente che arri\'i l'ora di Dio. E que– sta non si fa aspettare a lun~o. Xon si annuncia con le trombe di argento, con il fuoco e con il vento, ' con il suono dbrante del– le campane ma si annun- ~~ant;0deP :~~~: 0 c~~ur; purezza intravista nella !anciullen:o, con la pre– ghiera della innocenza, con il cento remoto della madre. con ramore vergi– ne e intatto del cuore av– venturoso. E Dio viene e d3 all'uomo il sonno dei tronchi, la quiete deHe pietre. il silenzio per un 17iorno pi1l lungo. E l'uo– mo non è più solo per· ché l'tJrct del sole felice scocca e si scolora sui monti mentre la speran– za im·ocata si incanta al– la vita e alla morte. a,E"li occhi dei fanciulli e alla festa dei sassi. L'uomo per non finire nell'angoscia ha coraggiosamente rotto l'a– gonia e il tormento e Dio è venuto ristabilendo con la sua giustizia rarmonia genuina della vita. Non ri– mane. ormai, che riempire le sere con i Suoi occhi e con le Sue parole antiche come il soffio deUa vita. Non rimane. ormai. che respirare nell'incanto me– tafisico che, oltre e al di là della solitudine, consente all'uomo di appartarsi da questo secolo che fa san– gue e organizza ottunque lo morre. L'uomo non sa– rà. ormai. più solo perché Dio lo far3 pensare quieto e operoso ai giorni che fu– rono e che verranno, sen– za frenesie e paure. nella contemplazione dell' arco dell;i vita finalmente ri– conciliata in un coro dove Dio solo parla per tutti., col suo silenzio. da sempre. L'itinerario è così com– piuto. Il viaggio è cosi ter– minato. L"uomo, nel mi– stero del tempo. ha trova– to in Dio la sua stessa umanità. l\larino Piazzolla ci ha consegnato con fiducia que– sto diario che. malgrado qualche debolezza di strut– tura. si articola in un lìn- 1maggio poetico ricco di temi. Speriamo che in– contri fortuna. LA FIERA LETTERARIA L'cT OLA APPA TO:\.\T.b DI BO:--AVE:--;TGRA TICCHI * Un inrio alla Sicilia * di UO.lll<.:i\'ICO GIULIA.'\A A RILEGGERE dopo anni un libro di un autore che col tempo è andato riunendo e infit– tendo le fila deJla sua complessa narrativa può costituire una ,i;::radita sor– presa e può offrire il de– stro a interessanti osser– vazioni critiche Questo accade per L'i!ola appas– sionata di Bonaventura Tecchi (Einaudi) appena esposto in vetrina. Il libro scritto nel 1945 appare ora in veste dav– vero dignitosa. e ampliato di un,t quarta parte dal titolo e Quasi un finale•· Le allre tre parti: e Qua.si un preludio>, e Idilli sici– liani>. e Racconti> sono rimaste e c'è da doman– darsi se intatte. Occorre– rebbe procedere a con– fronti testuali che non ~io– verebb1::ro a 11' economia del presente articolo: sal– tano tutta\'ia subito al– l'occhio l'ampliamento del– la antica dizione e Idilli• in e Idilli siciliani• e ran– notazione critica di A mal- do Bocelli. quanto mai sottile e precisa, posta a tergo della copertina pla– stificata. Ora la circostan.rn dcl– i' ampliamento del libro sta a significare e a richiamare alla mente di chi già ne sia edotto - anzitutto l'ansia di perfe– zionamento artistico che caratterizza que5ito scrit– tore. che e del resto un finissimo sagjtìsta. tanto sollecito a vagliare le al– trui indicazioni: esemplar– mente si ricordano le revi– sioni apportale a e La ve– dova timida •· Sta in se– condo luogo a significare la sentita opportunità di completare il volume con scritti. riuniti nella citata quarta parte. attinenti al– la Sicilia orientale si da offrire di quella regione un quadro completo, se non esauriente. Leggiamo con queste premesse e Quasi un pre– ludio•: sci pagine che da sole - spiegando un pen– siero di Goethe: e Senza Bonaventura Tecchl la Sicilia l'Italia non !or– ma un quadro nell'anima: Qui "-Oltanto e la chiave per capire il tutto• - compon~ono r inno più bello che mai sia stato scritto sulla Sicilia. artico– landolo su due epicentri: la Sicilia come isola della luce, la Sicilia come mi– niera degli Affetti Iami– _gliarl E veniamo ai nove e Idil– li Siciliani•· Nelle Opere di Tecchi vi C sempre il balenio dell'lllumlnazione rapida: come questa: e I fiori. le donne, i bambini sono in jl:enere buoni con– duttori per conoscere la bellezza nuova di una cit– ta >, Qui di particolare vi è invece una resa poetica basata su une tecnica. co– me dire?, contrappuntisti– ca: intendo dire cioè ba· sala su un rapporto di af· finità o di contrasto tra stati di animo e pensieri, e tra stati di animo e pen– sieri e personag_gi ovvero ambienti. Leggete ad esem– 'PiO a pagg_ 23-24 quale sugl:(esth·o rapporto viene stabilito tra l'egoismo e la carità - e Tecchi. è bene ricord.:i.rlo. è lo scrittore che più di altri si e fatto banditore della carità. Leggete cLe campanule• per assaporare tutta la profonda poct ica sugge– stione che Si sprigiona dal contrasto di un ficus ani– malesco ~ di una esile pianticella di tenere cam– panule. Ed è stata la poesia ad ammorbidire e a trasfor– mare la lezione di Kafka che si a\'\'erte - solo qui in questo volume - a pag!t, 52-53 dell·idilllo e I cappuccini>. Ho insistito su questo aspetto poetico deJ?li idilJi perché da al– cuni recensori incantati dalla suggestione, dalla soj?gettività. di questi scrit– ti era stato negato che una simile arte potesse sfocia– re nelln oggettivit3 del rom:1.nzo. . Si . è vero - e forse queste o~servazioni furo– no a suo tempo fatte - vi sono i cinque racconti del volume dove l'oggettività si rinviene. ?\-la intanto e Il paese delle donne > che più di un racconto lun~a potrebbe e<~ere un romanm breve. ha ritorni di ,;o,z,e:ettività. di poesia: il coro dei .«riJli, la rana. E ne e II padre• l'amaro miSOjl:enismo che caratte· ril.Za il racconto trova ad· dentellati con il romanzo francese di tradizione Al– lora come quadrare n· cir· colo? Il fatto e che le due '!Uesoo~te companenti del– l'art(' di Tecchi !òono ap– parse per alquanto tempo antinomiche, e nel pre~en– tc libro bene l'autore ave– va fatto a separare gli idil– li dai racconti. Ma l'errore prospettico della critica stava proprio nel cristal– liua:e Tecchi negli idilli. senza avvedersi che con lenta macerazione Te«hi stava procedendo aJ lento assorbimento osmotico de– ,zli elementi poetici e so.i- 2ettlvi in quelli realistici e og,e:etth·i. Sia pure con remore. ristagni Fino a darci. l'anno scorso. e Gli c,2oisti •· do\·e i contrasti aJ)paiono felicemente sa– nati. Di que:.to lavoro se2reto di Tecchi un altro aspetto ~ offerto net presente li– bro. dalle osservazioni che l'autore ebbe agio di fare nella zona dei monti Iblei: si leg~a della quarta par– te la pae:. 174 di e Idillio e dramma•. do\·e. se alla oarola idillio sostituiamo la parola bene e alla paro– la tragedia la parola male - e l autore mi perdoni l'arbitrio -. avremo già il presentimento di quella rkca sistematica ideologia che ha trovato ne e Gli e.coistl • - dopo la conn- 2"urazio11e contenuta nella raccolta di racconti dal titolo e La presenza del male> - finalmente un trnnquillo porto. Il protagonista - que– sto protagonista senza no– me - distende nelle pa– gine lentamente le sue vi– cende tormentate senza cadere nel racconto: il suo è un rinventare poetica– mente e fantasticamente gli episodi e i fatti della vita. L'amore. ad esempio. non ha un nome e un co– gnome, un indirizzo e una città e, forse, non ha un volto: C un momento san– guigno perduto nella !a– vola e ritrovato da una memoria crudele e incan– descente nell'arcobaleno dei ricordi che balzano su. senza logica. nella visione di donne con le mani trt– sri e gli occhi calmi sotto la frònte. E questo amore ritmato in una fatalità senza confini e in una la– mentazione disperata tra– sfigura l'oggetto da cui ha preso vita per autorap– presentarsi uno stato ele– giaco della occasione. La poesia dell' amore, cioe, vince la stessa passione. la stessa donna: la stessa bellezza e lo stesso delirio al punto che il tempo non e piU sottoposto a dimen– sioni cronologiche. disper– so come è. in una innocen– za che attinge direttamen– te al metafisico. UN ESEMPLARE Di "ARRABBIATO ITALIANO,, * E sotto questo aspetto ci sembra rientri nel logi– co ordine delle cose la no– tizia di stampa che Tecchi sta lavorando a un libro su.szli alberi e sui fiori, do– po a\'ercene gi3 dato uno felice sugli animali nel 1957, dal titolo e Storie di bestie •. 11che ci compro– va che l"arco del la\'oro di Tecchi e stato posto sem– pre sotto il .i:;e~no dell'af– finamento e della specia– lizza1ione tematica. Inten– do dire che solo Tecchi poteva sentire la necessità artistica di scrivere libri su animali. su fiori e su alberi nonostante che l?'ià tutti i suoi scriiti ne fos– sero pieni. Animalista maggiore, Tecchi prende amore ai cavalli. ai muli. ai cani, agli uccelli e non aRli insetti. alle lucertole. E il suo amore per _gli uccelli lo ha portato a pa– ragonarli non agli angeli. come fece Axel ).funthe. bensì aj:!:li uccelli di certe terre germaniche dove \'i· vono in piena armonia e addomesticamento con J?li uomini: e si rinvia il let– tore alle citate e Storie di bestie>. E l'uomo 1 anche per col– pa :i 1 questo tipo di amore lievitante nell'infinito del– la memoria. rimane sem– pre solo, con la sua om– bra, con la vdce sommessa dei suoi morti. come il uento rra le foglie di urta quercia. L'amore è troppo cielo per essere umano; e troppo fantasia per essere realt3: e troppo calore per essere notte e giorno. L'uo– mo stordito si guarda in– torno angosciato: i ricordi gli sono nemici e la vec– chiaia bussa alla porta ( La mia giovinezza è fini– ta. Penso ai giovani che sperano e che guardano alla terra con occhi. nuovi. Il senso della fine mi di– stacca da essi.). Il silenzio tocca la sua anima e gli ulivi tremano. Le amicizie si disfanno nella morte e gli occhi non cercano più pae,i di luci. I pianeti continuano il loro viaggio abissale e il gallo accom- LIBlll IUCE\ 1 UTI GIUSEPPE TYMPANI • So• ~~~ii;{ : k~~;e_ ;a~tz~n! L. ;oo. ADRlANO SPATOLA - Le ~~~:rie l~ii1i:/ = ; 0 ol~i:n; • L. 800. ENZO ,\IANDRUZZATO - U annaze - Poesie - Neri Poz– za Editore _ Venezia - pa– gine 64 - L. 750. GfOVA~NI CURMI - Ep1sto– lar10 romantico - Liriche - Gastaldi Edi1orc - Milano - pagg. 54 - L. 400. DOMENICO CARA - Mitolo– gia Familiare - Poesie - At- 1inia Edizione - Milano - paag. 6-t - L. 700. SALVATORE MATURANZd • Colloqu10 col Cielo - Poesie d'ispirazione reliaiosa e Intercontinenlalia'" - Na– poli - pan:. 280 - L. 1500. ALFIO BERRETTA - Gente di campagna - geme di città - Racconti - Casa Editncc Ceschina - Milano - pagi– ne 820 • L. 2.500. RENATA PESCANTI BOTTI - Tre amori impossibili - Romanzo - Casa Editrice Ceschina - Milano - pagl- A fr~i~~~o /~i ttr~;;~ addosso una scarica d'improperi. magari meri– tati. mi si lasci parlare di certi italiani che fluttuano qui a ~e\V York. Prima di tutto. scarto questi baldanzosi dell'O. TU, i quali. dopo varie traver– sate della città tra un party e l'altro. smodata– mente bramano di partire. conoscere altre città e na– zioni. fare il giro turistico del globo a spese di chi In Italia seriamente lavora. ~on dico dei figli d'lta– liani. nati cittadini ame– ricani. che hanno cambia– to cognome da Martlni a ::\Iartin: dico di coloro che sono capitati qui per la– voro o. come feci io stes– so. per cambiare aria. Questa gente. parte in– civile. ignorante di men– talit3 piccina, Si è portata dietro il faf?otto delle os– sessioni quali il sesso la magia del meridione le su– perstizioni i fumetti la pomarola 'n coppa e altri aspetti d'una umanita sca– dente. ma non vero me– stiere. Il carbonaio il pa– store il contadino, appena sbarcato, si tramuta in barbiere {si capisce perché non si trovi un decente barbiere italiano). il cal– zolaio. in cameriere carico di nostalgia per il suo vil– laggio. in fruttivendolo fre– gatore. ecc. ecc. Parte. invece. è boriosa, grandiosa nel suo provin– cialismo. compatta nel ri– cercare esseri della stessa risma, magniloquente, pre– suntuosa nella sua igno– ranza che si manifesta sboccatamente quando, tan– to per fulminare quegli astanti che non capiscono una parola d'italiano. re– cita a memoria in mania trombona una terzina di Dante, due versi leopar– diani. cl mette di mezzo il solito l\lanzonl, e quando rimane ebete di fronte a chi gli chiede di certi au– tori contemporanei. E' vero? mi si chiederà. Certo. le mie prove le ho. A un party in onore di Lawrence Ferlinghetu (fortunato beatnick.), nel– l'appartamento del libraio d'una Paperback libreria * di ALFltEDO DE PALCHI dell'ottava strada nel Greenwicli Village (il co– siddetto quartiere latino, in cui di latino c'è il gor– gonzola saporito e puzzo– lente) dove bivaccano gli illusi delle arti e dove la manifestazione umana piU venduta e influente è la pederastia. Kenneth Koch (intelligente bcatnick) mi ha chiesto: •francese, spa– gnolo. turco? Italiano, ec– co, italiano sei •· e Sono italiano>, ho detto. cGang– stcr? - Non ho risposto. e Siete tutti gangslers, voialtri italiani >. Così generalizza l'ame– ricano grossolano. Ma poi ripensandoci. ho avuta l'in– duzione che Kenneth Kock ragionasse bene. poi che non indicava il gangster che deruba i sindacati, smercia l'eroina, e si am– mucchia grosse ricchezze con quelle attivit3 che giornalmente si leggono nei quotidiani. No. inten– deva il delinquente che sono io, tu, !°altro: insom– ma quell'evasivo tipo che non compra e non ha in– teresse per i libri dei no– stri migliori narratori e poeti, che non sente il do– vere. nella sua capacità, di divulgare con decenza le nostre espressioni cul– turali in questo paese va– sto quanto il quasi totale oscuramento per esse, che va a calcare la platea se uno scagnozzo sbraitatore arriva dall'Italia con un repertorio di canzoni si– mili,. e peggiori. a quelle americane. Questo tipo d'italiano, e quello che a sragione or– ganizza i picchetti contro le società industriali che mantengono in vita. con la loro pubblicit3, le serie di spettacoli televisivi in cui i r.omi dei soliti gangsters sono italiani; è quello che con idiota sor– dità rinnega i fllms d'arte e umani, nonostante il lo– ro successo di pubblico e critica; e quello che per fare pubblicità a un vino della California, neanche buono per le gole di ghisa dei barboni della Bowerv, settimanalmente sfila due ore di pellicola italiana (all'insegna d'un presunto e personale festival stra– niero) per quegli italiani di Brooklyn e d'intorni che stravaccati davanti alla T\' si godono le più spurie volgari immagini d'una vi– ta senza senso. Fino a poco tempo fa, alla Casa Italiana della Columbia University. ho avuto modo di notare che la biblioteca era deserta: che non Vi erano libri di autori contemporanei: che il bibliotecaio d'allora, in– fimo dittatore dedito ai fumetti, impediva ai rari frequentatori di entrare in biblioteca, rifiutava libri richiesti da consultare sul posto. a me negò 1a pos– sibilità di sfogliare La Vo– ce che Prezzolini genero– samente regalò al1a bi– blioteca: che soltanto al– l'arrivo del Premio Nobel Quasimodo qualcuno si af– frettò a comprare (o a farsi regalare) i suoi libri e che, alla sua presenta– zione e lettura delle pro– prie poesie, la sala del tea– tro era affollata, Si, af– follata dalle sciocche fac– ce del consolato e varie istituzioni. già notate. però meno. in altre occasioni nella stessa sala. Gente che non legge, che si presenta obbligatoriamente tanto per fare numero e impres– sione a quel tapino d'auto– re italiano capitato in America. Mi si lasci ricordare che a una conferenza in in– glese di Italo Calvino, questa gente rideva. Es– sendo per fortuna la sala semibuia, Calvino non po– teva vedere le mani dei presenti soffocare il riso alla bocca. l\'la l'inglese di Calvino era senz'altro più corretto e migliore di pro– nuncia di quello di questa gente che da trent'anni e più abita qui. Non si va a una conferenza per ridere di nascosto in faccia al– l'autore, a meno che non racconti cose divertenti e con ciò intenda far ridere; non si va a stringere la mano a Quasimodo. ad ap– plaudirlo, a dire <::ontro vo– glia che è un grande poe– ta, e poi sparlare di lui dietro alle sue spalle come io ebbi il disgusto di udire. Perché mai tanti sotter– fugi e mancanza di rispet– to verso un narratore. e verso un poeta li quale, benché festeggiato, era lo vedevo lo sentivo, solo in mezzo a quella masnada di noi italiani d'America? Perché mai. invece, tanto rispetto verso la nullità di certe istituzioni presenti di nome e non di fatto. e la vera delinquenza che non le2ge i nostri autori ben– ché sappia dell'esistenza, alla dodicesima strada che confina con la Fifth A ve- 1me e il Greenwich Villa– ge d'una libreria italiana troppo vasta e fornita per quei due scalmanali (uno sono io) e quei rari stu– denti americani della New York University e la New School che vi entrano a comprare? Ora, il nuovo bibllote– caio della Casa Italiana, per fortuna un americano dal nome italianissimo di Tankersley, sta rimoder– nando un interesse, prima scaduto in una paccotiglia d'indecenza, per i nostri autori contemporanei. E se qua e là nelle riviste ame– ricane si stanno pubblican– do poeti italiani. dobbiamo ringraziare poeti e critici quali Robert Lowell, John Frederick Nims, Sonia Rai– ziss, Henry Rago (diret– tore di Poetry), Irma Brandeis, James Merrill, Glauco Cambon, Allen Mandelbaum, James Laugh– lin (editore della New Di– recttons), e altri. Ma l'Italia è di moda. mi si dirà. SI, è di moda: una presenza che si limita alle scarpe, alle borsette, ai vestiti. ai ristoranti, ai caffé espresso che pullu– lano per i quartieri della città dove si gusta un caffé malfatto (stavolta non per colpa dell'italiano), si ascolta letture di poesie beatnick.., dischi di musica barocca, canzoni lolclori- stiche e complessi di jazz. E l'italiano che potreb– be, cosa fa? Protesta per far cambiare I nomi ita– liani ai personaggi gang– sters degli spettacoli tele– visivi. critica male e abor– re i films. sparla, st.ringe la mano. urla. e acquista con falsa fierezza il libro italiano che qui ha suc– cesso. '.; I.la non protestò (azione che sarebbe stato necessario fare; questio– ne di giustizia) quan– do il Processo a Gesù di Diego Fabbri (ch'io vidi a Barcellona in spagnolo, come vidi altri suoi dram– mi a Parigi) Si presenta– va qui a New York con il solo nome del traduttore. No. nessuno alzò la voce, perché, stando a Gesù. non sanno quello che fanno; perché. non sanno quello che capita, io dico. Qui si vegeta, o si parla in dife– sa del lavoro culturale ita– liano basato sui muratori e raccoglitori d'immondi– zie, ecc. ecc. Infine, l'amico Karl )forse, direttore d'una se– rie internazionale della casa editrice Doubleday, mi ha dato l'ultimo stato di fatto della nostra ne– gligenza. Alla mia doman– da: cperché non pubblichi libri in italiano, insieme a quelli in francese e spa– gnolo ?•. Ecco la sorpresa, ma non per me: cnoo esi– ste il lettore italiano>. cCo– me, ci sono milioni d'ita– liani qui In America!> ho avuta la tac.eia tosta di dire. Che abbia torto, que– sto mio amico? Che esa– geri ? No, non ha torto e non esagera, se si consi– dera che in complesso qui i francesi sono una mini– ma percentuale, e i lettori di lingua spagnola sono in maggioranza portoricani i quali, ohre ad essere in antipatia e buggerati, han– no la nomea di passare per analfabeti. In compenso, l'italiano gusta i fumetti che arri– vano dalrltalia, il gorgon– zola. il piatto nazionale, ~= !~rs!r:z~~~:de~:ca~e:~~'. ecc., e nello stesso tempo ha vergogna di rivelarsi italiano per tema d'essere accoppiato col gangster. A questo punto è neces– sario fare un accenno al paesag~'io. che indubhia– mente serve a Tecchi in due modi diversi: da cor– nice. e quindi da sottoli• neatura alle ... ituazioni, e da strumento di sulii!'.gestio– ne. Sempre tenendo pre– sente che il paesaJeio è da Tecchi profondamente sentito. e quindi elemento necessario, sebbene spes– so complementare e quin– di strumentale. Eppure ca– pita di trovare trattato da Tee-chi il paesagJio come qualcosa di a sé stante, di auton~mo: si le~•2a di que– sto libro ad esempio la pag. 40 dedicata at pae– sag.szio lunare di una spia~2ia di Sicilia. L:arte di Tecchi si ,:rio· va moltre dei riferimenti a h.to5!;hi.personaggi, ani– mali visti In terre stra– niere consentendogli una resa di dettagli differen– ziali. di estrema precisione: passim. (Questa cono· scenza di molte terre stra– niere a varie riprese \'isi– tate gli ha permesso di creare le stupende figure femm1.n,ili che vivono nelle pagine di quella specie di vite parallele di varia na– zionalità che è il romanzo e Gli egoisti•>· Abbiamo parlato di si– tuazioni: ecco. forse siamo al punto cruciale della di– scussione; l'arte di Tecchi è arte di situazioni, non di fatti: e talvolta a sé stanti. talaltra in sequela. Tutto qui. Ma già con que– sto la sua arte Si è appar– tata, egli diventa un arti– sta di sofferta solitudine. In civiltà diverse dalla nostra furono artisti di situazioni: Sterne. Voltai– re. De Vigny e Eichen– dorff lia forse Questi ri– chiami era meglio non [ar-– Ii, perche se le civiltà sono diverse risultano diversi anche t:t:li artisti. "C"SO CRITTORE DA COPRIRE * Saie:icritici diBenedetto Migliore * di IJ.IIIJER.TO JIA/llf.4RDI L A Pt;BBLICAZIO. E in volume di quasi tutti .2U JCritti di critica di Benedetto }11ghore. dolorosa– mente scompa :-so or sono cinque anni. e d0\.-Uta all'affettuoso pensiero della sorella Anna. alla quale dobbiamo es!-er~ grati se tanta mcue di attività cri– tica non e rimasta smembrata tr.a ziornah, riviste e lfbri ormai introvabili anche in antiquariato. Pciché. l'atti\.·1U. del critico m1h•ante. del ,agg1s a. del filologo ha. in qaest1 Saoqi cnttci - a cura di Vir,ilio Caprera e con Ulla prefazi,,ne di •"iccok, S1gu– lino, Ed. Ciranna, Roma - una :.Ja stonu ui.tema– z.ionc che va dal l!H3 J1no 1.l 194.6, 1llummando del SUIJ lavoro lnterpretati~:o e sistematore un periodo di sto– ria letteraria quanto mai interessante e, oggi, anco:-a viva aJmeno quanto lo fu al temPo In cui ~ermino Sopr:,ttutto perché Benedetto }1i~liore. a parte la •ua cultura e la sua intelligenza critica. e a:tc1to uno dei più !".eri indaJ?~tori della tetterat:Jra ùel suo temPO ed ha imposto una pe:-sonalita che non si confonde con la metodololii!'.ia crociana dominante tutto if periodo in ca.! il ~1iJ?liore pensò e scris,;e. Ed ogJfi. certe "IUe scoperte. c.:,rt1 suoi d1mnst .. ah assunti, interessano storicamente. anche se talvolta ormai assimilat.. non solt;i:nto perche restann anco-:-;; ori,doali. m,1 perche a suo tem;>o colsero verito non vedute dai contemporanei Dai sapgi sul Verj?'a con la prec:1-az1one del suo verismo. al sagyio ~ul De Robeno: dagli scntt1 1nt('l:r.r allo sviluPJ>O della narrat;,va 1t~liana attraverso il D'Annunzio. Deledda. Pirande_lo. Borgese. :-.tario Puc– cini. Bontempelli. R~~ di San Secondo, :\fanno )Jo– retti e tutti i minori che pure un c:-itico mil.t3nte na il do\·ere di puntualizzare: e ;:>e::- la nostra poesia. dal D'Annunzio. dai Crepuscolari all.1 Ale:-amo ed al Saba la linea stanca della letteratura d"oi-gi. trar:c1ata con mano sicura. condotta con ~a profonda con<'".cenza dei problemi estetici. e \.·edut~ in una prospetti va pers, 1 nale. ma soprattutto e viSi';Jta con la passione del l~tterato che sa poi moderarla nella luce di una assimilata cultura classica. Ed a proposito dei pro– blemi di estetica. la cui padronanza e fondamentale ad un critico che \'OJdia vivificare la sua tecnica filo– log1ca con la riflessione delra:-te. ~no da vedersi le continue presenze del ::\1igliore ai più importélntj di– battiti del primo .dopoguerra. alle quali sono da n-por– tare alcuni sottotnoli. come: Eueuca e retorica Critica miliMnte. Tradizione, provincia, strapaese, Reari.one al frammento. La critica e il problema dell'ar1e. cosi tanto per d~rne un'idea al lettore al quale segnaliamo questa preziosa miniera di studi critici . Pdché. _I~ base estetica su cui poggiavano le con– v1nz:oni cnhche del !\1igliore non fu certamente un supino crocianesimo: ché egli, scolaro del Cesareo. Benedetto :\Uillore anticrociano come tutti sanno, riusci ad ass.imilare ciò che dal De Sanctis e dal Croce \'i era di autentica scoptrta. evitando di testare prigioniero del sistema l'equiv oco filosofico per cui tanti crocianj abbandona: ro.no poi il l?ro m_aestro: e La formai.ione di quella co– s. .:1 enza estetica~ ~i cui c·era l'am;ia, e di cui si senth-a l assenza. fu_ \·1z1ata da un fondamentale errore che pretc!ldeva msegn~re il _ processo interiore. il mistero creativo. le rag1on1 - d1c1amo cosi - dell'Arte attra– v~rso. una ~erie di rilii!'.idipostulati filosofici. L'Arte d1\'e~n1va cosi una form~la es~a stessa. in assoluta di– penucnza a C!ll:eldet~"!lmato sistema di pen~iero. legata alle su_e sorti. raz1oc1nata secondo alcune specifiche categorie. L'equivoco filosofico. Senza volerlo. questo eh~ a.vrebbe do\'uto essere un metodo di ritro\•amento art.m1co e che. !nvece. logicizza\·a e quindi assogget– ta\ a alle c~~un1 regole e alle comuni contraddizioni un fatto spmtuale di sostanza assolutamente diversa. P~?dusse - n_ella sua stessa opera di -proselitismo _ il Pl1;1gr~n~e d1so:ientamento, r1\·elatosi dopo il fervore ~;~p~{t 1 ;:1. 1 t;t~~;:,O~ che proclamavano la definitiva Il Mìg~ior1: .riusci a contemperare le esigenze di ~nÒ prassi critica ~egat~ a.lla imprescindibile :.toricit3 e 'l realt~ .. con _11_ prmc1p10 di un·attJ\'ltà artistica come .crcatn•.Hà sp1~tuale: ed a superare il problema c~e dt~·enta 1n~ol~b1le se irrigidito unilateralmente dai shstem1 fil~ofic1. ~I_Migliore. ~ià nel 1920. ricono~cendo c e ~ non e p<;iss1b1lenegare il sostegno a cui si a _ P~ge1a la ~rtltca sia essenzialmente filosofico e st~– nco >, auspicava che e scuole a parte>, credo sia sen– sazl~n_e comu~e che la filosofia di cui ci siamo sin o,Eei s~rvll1 non rtspo~de piU ai nostri scopi. La moder- mtà crede un PO meno alle catee:orie J - .. aJl_e.funzioni: e ".on \''è disciplina O sp~cuiaozitgned1dJ:~ spinto che non_ SI~ strettamente legata a tutte le altre ~a~~n~o~m~~~1a Ù~;uo valore nell.a sua stessa de_st1- tra il pensiero. e l filos<?fia che non metta. barriere illumini di se la sci!n realta. tra _l'idea e l'a_z1one. che è quella che O • . za e la Poesia e ne sia illuminata ~~'ir\N~ciar;:gfe? l~~~~r{:is~:m~1~;!'~s~:~c~e.c::~c~ di no!1 irrigidire f1 ~ur'::b1~',;~v;~i~ti: l~ sola_ capac1:; teoret!ci. ma di avvicinarlo alla \;it:t\~~ da!t fattori attuaht~ e di universalità> ( . SOS) e valore di India~' semb:a c~: q~este par~le s1a~o cosl attuali da di Ben~ce~~ol ~~~J:~;;o s~steti~o-sto_rico di cuj la critica eQUQJlimi giudizi ra resen~· :.empie \'alsa per i suoi soltanto una lezi~ne p: quei ~,trc_he he proprio oggi. non tismo filosofico cadono • ic~ c e entro un doima– errano giudicando second~el!:QUl'~oco del si$tema ed che. nì~n.t~ hanno a spartrre e;i;\~~t:mente astratte oue1 crH1c1 che. puri letterati d • ma anche a ficoltà metolo~ica del presu · ere ono supera_re ìa dif– loro innate possibilita r·tphoSl~ filC>sofi_co. diluendo le astorico, che confonde fe 1 ;~ e 10 un 1mpress1onismo storia della letterat,ura. ee e non costruisce una

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