La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 34-35 - 3 settembre 1961

Pag. 4 LA FIERA. TFTTFR\RI-\ Domenica 3 settembre 1961 GlA' DIECI A 1 1 1 CI SEPARANO DA ANDRE' GIOE 6..ILUVA.N..ll -cH.JC'Jl'':.l;OR.Jr Jr'Jl'ALI * N.Jr * Ricordo diunirandefalsario ConoscenzadiLeonetti * I T QUESTI ultimi me– si. parecchi quotidia– ni. settimanali e rid– ste hanno commemorato il decimo anniversano della morte (19 febbraio 1951) di André Gide. La sua scomparsa ha indubbiamente qualcosa di impressionante: con lui si chiude un grande mo– vimento d e I I e lettere francesi ed europee c. for– se. una forma di civiltà. La sua opera sprigiona un fascino particolare e prin– cipesco. Il suo stile. sa– pientemente calcolato e ricco di sottigliezze. sa di limpidità raciniana. li suo destino umano, coronato di tanta gloria. vissuto in modo conscio e piena– mente accettato. anche se non è stato un destino esemplare. fa riflcltcre ed incute rispetto. Il suo nu– dismo spirituale cd il suo fervore mistico. soprattut– to all'inizio, ha stordito la parte più esigente dell;:i gioventù: ~ Tra gli scrit– tori della sua generazio– ne - scriveva Marce! Ar– lancl - André Gide e for– se il solo che sia misti– co ...: è colui che. fra tutti. possiede l'anima più re- ligiosa:.. ; Sulle prime non ne du– bitarono nemmeno i suoi grandi amici Claudel e Du Bos e, sopratutto. co– loro che. iniziati da lui al Vangelo e ad una ccrtn sete spirituale. credettero che attraverso il loro maestro potevano appro– dare ad un cattolice– simo intcgrnle: Riviere. Schwob, Dupoucy. Gheon. Copeau. In seguito però le cose cambiarono. Gli entusiasmi. llltta– via, da quel che abbia– mo potuto vedere in que– sti uJtimi mesi. non sono ancora terminati. anzi. tendono ad allargarsi: si ""continua mostruosamente a falsificare il grande fal– sario, al punto da scor– gere nella sua opera dei valori autenticamente cri– stiani e genuinamente evangelici, con una inge– nuità e una superficialità avvilente. Non è dunque fuor di luogo se ancora una volta ci domandiamo chi è Gide e che cosa pas– sa tra lui e noi. oggi. AndrC Gide è una delle più rappresentative rein– carnazioni del <mostro• psicologico individuato da Baudelaire. dell'< héau– tontimorouménos,, carne– fice di se stesso. il quale non cessa mai di contem– plarsi e di ammirarsi. fino al punto da non esistere pili che sotto forma d"una sterile e meschina esa 1- tazionc. Si lascia vedere. si mostra tanto nel fisico che nel morale. con una perfetta. ma non ingenua. mancanza di pudore. che talvolta offende e disgu– sta il lettore: in tutte le sue minuzie (arriva per– fino a dirci che in questa notte ha dormito male e che nella tal'altra ha fat- to cdes urines troubles>! ), s1 scorge un'evidente grettezza morale, che ci fa sentire un certo odore di polvere molto provin– ciale. 1 el Jour11al, a proposi– to del "suo arruolamento volontario. scrive: e Sono venuto perchC qui c'era il pericolo e me ne vado perché non ce n'è più>. evidentemente. anche se sincera, questa esplosione di coraggio a parole. nei mesi della battaglia del– la Marne, è ridicola. :r-.ta c'è di più. Ne1 ·41 o '42 scriveva: < 1\I i dolgo. ora. d'esser rimasto ai margi– ni e d'aver profittato co– sì poco>. Questa dichiara– zione sarebbe il colmo dell'estetismo se non ap– parisse. considerata fuori del tempo dell'arte. mo– struosamente egoistica e impudente. Fortunatamente. però. tra le sue confidenze, lrO• viamo anche la sua più grande ricchezza umana e artistica: la contemplazio– ne della natura. A riguar– do Gide ha pagine bellis• simc, tra le quali biso– gnerebbe indubbiamente ricordare quelle· che de– scrivono l'Africa setten• trionale, di cui è !orse il più grande pittore. Ma anche qui. quando finisce con questa espressione: < Terra aspra; terra senza bontà. senza dolcezza - terra di passione, di fer– vore; terra amata dei pro– feti - ah! doloroso deser– to, deserto di gloria. io t'ho appassionatamente amato>. l'ispirazione per– de gran parte deJla sua efficacia. Ma il guaio peggiore è ch'egli si creda più sin– cero degli altri e che. in definitiva, il suo abban– dono e la sua mancanza di pudore non sono altro che esibizioni e apologie cli l_,IJ/t~I c!S'l'IGLIOJ\IE di TEJtESA BUONGIORNO stoncamcnte detcrmmata. La Zolla ferocemente condanna– narrazione allora si muove tata nel suo discutibile e Cc· su due piani: da un lato le ciJia o la disattenLionc •>, cspcrienre delle susseguentesi ma che si viene ad mdi\.'i• giornate di Giacomo, il ra· duare con un bisogno di co· gazzo di cui si diceva, che, munica7jone interiore lcgara partendo dal tradizionale cc- al mondo della civillà curo– none di addio al liceo si pr~- pca; e che, con di\·ersa mi· Lhc almeno possa esser pos– '>ibilc, nel prescn1e. (_o 3:lme– no cosi c;embra cogller51 nel tumultuoc;o pensiero di Gia· corno) costruirsi con vcrita una propria zona familiare, qualora !li po\sa, ed e asc;ai difficile, trovare una com– paana i cui bi-.ogni mteriori si incrocino felicemente !IUI proprio. / André Gide appare :q no– stri occhi come un falso monetario. Ha agito co– scientemente? Chi potrà affermarlo? Alla base di tutto c'era la sua forma– zione protestantica e. di conseguenza. la libera in– terpretazione della Bibbia. RANCESCO Lconctti, di– F rettore _della Biblioteca r-.1alatcstiana di Cesena, promotore assieme a Ro,cr: si e Pa.:.olini del gruppo d1 • Oflicina ., collaboratore a • Paraaonc •, che già fece parlare, discor~emen_tc, I~ critica, per certi suoi , ers1. e che tentò la prosa con un • iiet1onc • einaudiano, • Fu– mo ruoco e dispetto~. toma ora' al pubblico con un ro– man10 più impegnativo sulla gioventù del dopoguerra, • Conoscenza per errore• (Fcltrinclli). . . !~ag~on:li pci~i~~ ''~~~~si~!~~ ~ia~ ~~~ir;;~~! 0 ri:rr~~~~~~ dall'altro la prcscn_za cd il da Natalia Ginzburg m tu:1e collaterale svolgersi .d1 un le sue opere ove l'amicma mondo. sociale e ch·ile che sia non tanto' dispersione ~ti "iene hltrato dai suoi pen~ esasperata scopertura di_ !iC sieri,. e dai ~iscorsi .comp1ut1 quanto costrv11i,·a adcs.1onc tra t ragav:1, con I profes- a ideali comuni, o,·e l'amore -;ori dell'antico licc'?. 1_1 pri- si;i differente coc,;a dall'im- ~~ as~i'it•fne~ui~gfl~~,;1vodc1 ~u~~~~;~a d:~~~~~- °m:a~:: E ciucc;lo fini5ee per c;uona– rc a condanna di una vxictJ che non olfrc s,c non mdi,·i– dulli cd incerte c; olu:r.ioni delle proprie multiformi e!li– ~en7.c umane. André Gldc disteso sul lei tu celo dove mor1 Il 16 febbraio 1951. Quando morì. a Cuver– ville, dinanzi al suo fere– tro. un pastore protestan– te lesse un brano di N1111- qttid et Tu? Molti callo– lici si unirono a quella preghiera. Uno di loro ha scritto: <Non si trattava di confrontarlo col perio– do più generoso delJa sua vita per confonderlo. ma di prestargli le nostre !ab• bra perché egli potesse ancora dire a Dio: < l\lio Dio. vengo a Te con tut– te le mie piaghe che son divenute ferite: con tutti Un roman7.o che susc11a m· ,·ero molte perplcssita e che pure ha una sua nota \'iva, che si mantiene costante nel– l'alterno ritmo delle p..igine. La vicenda, sebbene si pre– senti con i carat1eri del4t storia individuale di un gio– vane borghese, liceale al fi. nire dcll'ullima guerra, e della sua combattuta, tor– mentata inser?ione ideale in un mondo che gli si mani– (c<,1asempre più, col crescere delle c.<;,perienzc. in dissolu- 7ione ed in crisi. , uole in· ,ccc sopra11u110 essere sto- tor,o, p1u capace d1 cogliere comunic.vione unica dcll'c-.– il subbuglio dei pcns.icri, dei sere in un'adesione vitale che se111imenti, degli impulsi, del cos1ituisca la 7.0na piena. il ,ario frustrarsi delle speran- retroterra quasi di altre 7C. Il secondo finisce, pur in esperienze e comunicazioni alcuni squarci indovinali, per sociali, che, per la propria crista1Ji7.zarsi in un discon.o natura, toccano il piano del· culturale che, sebbene si ar- J'csislcre an;,iché quello del– ticoli precisamente nei \'ari l'e,;sere, cd hanno divc1sa li– espositori di problemi, non naliz:za7Jone. E ancora, l'ur– ricsce però a darci un qua- gen7.a di una passione cfrile dro organico di una sociclà che, depauperata dalla reto· Co,;·1, a chi abbia 1a pa– .1icn1.t di alfron1arc una let– tura fatico'J.a, e non in ogni sua parte organicamente rac– coha in una propria dimen· "ione poetica, (come accade invece ad esempio nel ~imile e di,·er-.iss.imo. in<;iemc · Fe– rito a morte• di La Capria). il romanzo offrirà alcuni spunti c;timolanti, rurgcna e la comple,;sita dell'odierna i-.tan;a ~io,anile. che ,e non è di tutti è certo di alcuni. e alcune pa~inc a...,ai belle o,c libcrata<;i la pro'-a dal troppo carico e brutale rap– pre~nt-:ire. o _dal t:OP?O con: torto 1n...cgu1re 1_ 1ortuos1 ..cn1icri di una raiz1one bran– çolante. o da un gioco troppo <,copertamente intellettuale. si a\, -:ne un per-on aie soffio ran1:i,ti..:o. l~na pc~.;on;1!edi– men,innc d1 poc,ia ahmen· tat3 da , i, i e nostri dilemmi. giustificate da un con– tinuo narcisismo. da un infinito compiacimento della sua personalita che lo dispensano dall'emen– darsi. Giustamente, quin– di. Si le grain 11e meurt e il Jottrnal con le Co11- fessio11s di Jean-Jacques Rousseau sono stati collo– cati tra i libri più impu– dichi. più sfacciati e. nel contempo, pili costituzio– nalmente falsi che siano mai stati stampati. André Gide è respres– sione pili sottile dclror– goglio immenso che gon– fia i sistemi totalitari del nostro tempo, sia indivi– duali che sociali. di cui Rousseau è il padre e lo esempio più antico. con– tinuato da Nietzsche e d:1. tanti altri: l'immagine più tipica del falsario le ttera– rio. che si compi:1.ce a \'io– lentare ciò che non ha as– solutamente bisogno d'es– seTe forzato se non con la precisa intenzione di falsificazione: il tipo di temperamento più irrc• quieto e instabile che la storia letteraria di questi ultimi tempi ricordi. La fede e la calma de– gli altri lo esasperano. Scettico e incapace cli al– tenersi a un'idea qualsia– si. inquieto più che in– vestigatore. incerto e dub– bioso del proprio giudizio, abbandona il comunismo come ha abbandonato il cristianesimo, odia le teo– rie di destra e il classici– smo lèlterario perché odia tutto ciò che presenti un aspetto di fermezza. Si aggira intorno ai probe– mi senza mai affrontarli nettamente. non perchc li creda insolubili, ma per– ché sa che ogni soluzione alla quale può pervenire sarà da lui stesso riget– tala il giorno dopo. on si tratta però di uno scet– ticismo intellettuale ana– logo. ad esempio. a quel– lo del Montaigne, ma di una mollezza, cl i una per– petua irrequietezza. cli una malattia del tempe– ramento_ La sua ansia di un meglio. spesso chime– rica. che lo rende cieco verso un bene esistente. può sembrare a ce11i oc– chi una forma di ide:1.h– smo. ma molti non ci ve– dono che un sintomo di morbosità. Il discorso sarebbe lun– go, ma ci preme specifi– care ciò che. oltre a quel– lo che abbiamo detto, ci separa completamente e definitivamerlte - noi uo– mini del nostro tempo - da lui. André Gide è uno dei più grandi falsari del Vangelo che la storia let– terari:'.!. e religiosa ricor– di: tanto pili equivoco ai nostri occhi, quanto più al riguardo fu illuminato dai suoi amici: voler fa– re il cieco non è lo stesso di colui che è cieco o è divenuto cieco. Non c'è una parola ch'egli non rabbia adulterata: presen– za di Dio nella creazio– ne. distacco, gioia - sì. senza dubbio. Ma Dio. precisa Gide, <non è del resto che dovunque >: il dovere del distacco con– siste nel liberarsi da ogni <dovere >; la gioia è la voluttà. Ciò che nella Scrittura 1·ossessiona continuamen– te è la parola mrnc. ora. < E' fin d'ora che bisogna vivere nell'eternità>. lo un primo tempo diceva: la vita futuramente eter– na non esclude la vita at– watmente eterna. Giusto. '.\Ia subito dopo afferma: <La vita eterna che pro– pone il Cristo... non ha nulla di futuro>. La rot– tura è completa. Nel 1933 la adesione (provvisoria, fugacissima) al comuni– smo fu l'ultimo sussulto di un'anima sconsacrata che voleva sfuggire alla prigione del narcisismo, del vuoto, del nulla. André Gide non s'è tut– tavia messo al di fuo– ri del cristianesimo per combatterlo. Egli si è in– sinuato nella sua essen– za. s·c nutrito della sua linfa. ma l'ha totalmente pervertilo. I valori che ci propone . hanno subito. passando attraverso il crogiuolo del suo spirito. uno strano mutamento. Il .soprannaturale è ridotto all'umano, l'umano al sensibile. L'impresa gìdiana non e altro. in definitiva. che una trasposizione narcisi– stica dei valori evangelici. i miei peccati. sotto il cui peso la mia anima e schiacciata. Puoi Tu mon– darmi da tutto ciò. Si– gnore?>. Scrivendo Nunquid Tu? egli riconoscc\·a male che ave,·a fatto. I ria di un momento della no– Cl l stra societa, c,·idenziata nei il I suoi caratrcri elico-cuilurali I iai'e r;J~~;7'i d~ 0 ~n!e ati~:~i:t nella complessità di un mo- rica na7ionalistica, ha an1to mento del suo , i,·erc. 0-.-,1a il suo clima eroico nella Re tan10 per fan: alcuni esempi, sistcnla, e che, in difforme la vita unh·cris1aria e l'in- mttnicra tutta,ia sus-.istc.:con scnionc del gio,nnc in ~!>a. un suo preciso colore. se pu non appare che assai Ionia• re ancora incerta e vajl'a. e UNA GU1D4 PREZIOSA AL CAPOLAVORO DI JOYCE namcntc, nell'eco di una più scettica. E se il ,·olume possibilità lontana di suggc- si chiude con Ja sensa;,ionc rin! moti, i alla diale11ica del che questa e.;;igcm.a po._,;1 pensiero; in questo senso è iro,arc for~e un domani ri– più vh·a allora la prcscm:a ,;po<;ta in una dimcn<,ione che della vi1a liceale e dcll'ini7io oggi no n è presente nel dcte· del dial?gO, spesso fallace, a rior.uo gioco ·delle parti, rc- ~~,f~~~~o~tt:1,i1~~ 1A~ ~~ : sta pur sempre la spcran7a la vita polirica appare di -------------------– !>COrcio,per quello che appa- * Coìne 1egge1·e l' '' Ulisse,, ~~i ~f isl~~~t'c'faid~~~iz~~'à~;IÌ mcon11·i al Circolo L.-..briola. E la vi1a religiosa, in altro modo, ,•iene im•cce identif-i– cata in particola.-i , icendc cd ei.pericnzc, e non si anima di una sua più complessa dimensione. Per questi. e al• tri motivi, risuha un'accen– tuazione deliri ,to.-ia attorno al p1imo a:-,pc110che l,Ì di– ce, a, quello del matur.:ire del mgau.o è del suo differen– ziarsi dai vecchi amici scola– stici, !radili in quelli gli an- 1ichi ideali dell'adolescenza sotto la spinta di un u1i– )i1a1i<;n~o che :-,iimpone, , i, i m,ccc 111 Gi,1como nella loro carica problematica di in– t1;in-.ige11n lettera a un amico Conlinu.1 d;, 1>ag. 3 • Dal Carducci ai contem– poranei>). mondo della buona cuau· 1a. Scherzi a parte: Getto e Portinari avranno pure considerato o almeno regi· strnto il rialzo con~eguito dalla poe$ia d: Govoni nc– ;::li uit.'m, tempo; dalla me– r!tevole AntoloAia poeti– ca • compilate da Spagno– lctti• nella Biblioteca di Paragone; fino dal '53: poi la parte fatta a Go\.'oni ne:rantolo~:a ~enerale. al· tre che dello ~t:•,aso Si;,a– _gnnlclt!. in quella di An· t·eschi e Antonielli: e un certo ampio elzeviro cri– tico di ~Iontalc, sul <Cor– riere della Sere~. dedicato ol poeta fcrrerese. e so· stanzialmente assai positi· vo net rifare un bilancio e una caratterizzazione so· stanziale di quella poesi3? Non i;arà state per caso una sugiestione ambienta– le. a indurli aJJ'esclusione di Go,·oni, un poeta che non si presta certo. ma non per difetto di vitalità e au· tenticità. alla sottigliezza elucubratricc o cui offrono t •·opo meglio stimolo i poe– ti !-opra citati a confronto? J .-\:\IES JOYCE è morto da circa "enl'anni. ma la sua opera continua a trarre l'impegno e l'at– tenzione degli studiosi che ::maliz·~ttno 1::1 :-tra.ordina· ria per:-onnlità dello scrit• lorc irlrtndese il quale lrn inteso presentare la caoti– ca materia dell'esistenza umana nllraverso gli im– pulsi continuamente tra– scorrenti nella coscienza. La pubblicazione in Ita– lia della traduzione di < Ulisse, ha clnto modo agli eclitori cli pubblicare parecchi volumi sullo scrit– tore e sulla sua opera. Ol– tre a < 11 mondo di James Jo_vce • di Patricia Hut• chinq (Lcrici editori) e <James Jo_vce • di Wil– liam York Tindall (Bom· piani>. che offrono un qua– dro generale della narra– ti,·a jo_vcinn:1. esce ora presso gli Editori Lericj la <Guicta nlla lcltura dello Ulis~e di J. Jovce • di Giu– lio dc AngeliS. il tradut• t<_>redel capolavoro joy- ciano. La e Guida alla lettura dell'Ulisse di J. Joyce•, che e non vuol essere nien– te di pili di una modestis– sima traccia da seguire nell'av\'icinarsi al capola– voro di Joyce> ovvia alla mancanza di urta lr'ltr'Odll– zione esplicativa nella tra– duzione italiana dello lllis• se. Il capolavoro joyciano. una epopea in prosa, non si può veramente compren· dere se non si conosce lo sviluppo dello scrittore ir– landese che ha preparato il suo capolavoro attraver– so un lavoro minuzioso di apprendistato che sj rive– la nelle sue opere prece– denti. Fin dal volume di racconti < Dubliners > si manifesta compiutamente la personalità dello scritto– re che affronta con un ri– tratto ricco di particolari precisi la descrizione della città in cui è nato. Allo studio sulla città subentra con < A Portrait of the Ar– tist as a Young l\lan • quel– lo sul personaggio attra– verso la descrizione del maturare dèl fanciullo nel– lo adolescente e poi nel– ruomo. Attraverso la se– lezione il Joyce ha pre· sentato con questo volu– me la memoria, il flusso di coscienza giovanile. creando cosi il più grande romanzo inglese sull'ado– lescenza. e ha enunciato anche le intenzioni esteti– che che saranno realizzate compiutamente nell'Ulisse. Nel <Ritratto•• infatti, il giovane Stephen annun– cia: < L'arte è il modo umano di disporre la ma– teria sensibile o intellegi– bile a uno scopo estetico • mediante la forma lirica <nella quale l'artista pre– senta la sua 'immagine in immediata relazione con se stesso•; l'epica <nella quale- l'artista presenta la sua immagine in immedia– ta relazione con se stesso e con gli altri•: la dram– matica e nella quale !'arti– sta presenta la sua imma. gine in immediata rela– zione con gli altri. (...) La personalità dell'artista passa nel racconto stesso, scorrendo tutt'intorno alle figure e all'azione come un mare vitale. (. ..) La per• * di T•n HIO li. llU:cc., sonalìtà dell'artista. dap– prim.1 un grido. una ca– denza o uno stato d'animo. poi una narrazione fluida ed esterna. si sottilizza al– la fine sino a sparire. s'im– persona. per cosi dire. La immagine estetica nella forma drammatica è la vita. purificata nell'imma– gine umana e da questa tornala a proiettar fuori. Il mistero della creazione estetira. come quello della creazione materiale, e compiuto. L'ortista. come il Dio della creazione, ri– mane dentro o dietro o al di là o al disopra dell'ope– ra sua. invisibile. sottiliz– zato sino a sparire, indif– ferente. occupato a curarsi le unghie>. Come si vede. Joyce in– tende scri,•erc UQ romanzo che narra la storia interio– re dei suoi personaggi. un romanzo nel quale la l'i– ccnda esterna non interes– sa quasi pili. Ne risulta alla fine un <poema> che deve essere compreso nel– la sua totalità. Così dicasi per e Ulisse• il libro che ci offrirà un < panorama• completo della città di Du– blino e nello stesso tempo sar:ì. una analisi approfon– dita dell'esperienza umana nella sua totalità attraver– so gli studi dei protagoni– sti che non sono più esseri singolarmente. prCSi ma rappresentano l'uomo. la donna in generale: e i loro problemi abbracce- ranno quelli d~ll'umamtà che essi rappresentano. Il libro. quindi. va letto e compreso nella sua totali. tà giacché esso Q.. una <epo– pe:t > ( e my epie > In defi– niva Jo:vce) che ripete i motivi attraverso un n1- mo musicale come 1l1 uno <spartito>. L'< Ulis– se > vuol rappresenta re. e ci pare che lo scopo sia stato perfettamente rag– giunto. il mondo delle cri– si postbelliche attraverso una serie di !atti quotidi:1.- 11i. In fondo. il girovagare di Stephen Oedalus e di Leopold Bloom per le vie di Ou'bllno non ha 3ltro scopo che dimostrare la molteplicità dì jnteressi in una cittadina considerata dallo scrittore il centro del mondo. La <Guida> di de An– Jt:elis affronta il paralleli– smo < UHsse, <Odissea> e spiega che esso è soltan– to marginale in quanto la opera di Joyce dovrebbe si,e.nificare per il lettore la vicenda e non di un cac· ciatore qualsiasi nella ,1tiungla di una città di provincia. e capitale di una nazione ai margini, sclero– tizzata e decaduta, in cui non C -possibile vivere per· ché tutto vi è alineato a favore di due grandi pa– droni: impero britannico e Chiesa Cattolica Apostoli– ca Romana; ma rinquieto ricercatore di se stesso. della propria patria. fesu· le che anela al proprio fo· colare in c~li signoreggia· no i proci. l'astuto uma– nissimo guerriero che mol– to ~a e mollo ha sofferto. l'uomo che si piega a tut– to e- vince con l'intelli~cn· za più che con la forza del braccio>. Continuando nel– la sua spiegazione sul <co· mc• leggere l'Ulisse il de An,l!elis dice < vorremmo che il lettore ~i accinges– se n una lellura del testo, sema rifarsi a niente pri· ma ciel te:sto e dopo cli esso. :1 niente al di qua o al di /ti di esso (...) tenen– do presente solo il testo che ha sotto gli occhi>. La e guida> si rh·ela davvero preziosa specie per il let tore poco addo· mestic:1.to con la narrativa Jo yciana ~iacche spiega lo nvvicendan-i de.atli episodi attra, 1 erso un intelligente e sunto> che chiarisce la trama rlclla vicenda non solo nel suo svol~imcnto ma anche nel suo profilo. Si ha così un < panorama> completo di ogni episodio, anche perché il de Ange– lis ha avuto cura di met– tere in fondo ad ogni ca– pitolo esplicativo tutte le <allusioni. citazioni. rife– rimenti storici e letterari > che sì oossono trovare nel· l'episodio stesso. Un glos– sario riporta il lettore. con preciso riferimento. alla origine delle espressioni meno comuni che si trO\-a• no t1ell'Ulisse. Perché, di contro ad altre consimili storie, oggi sempre più diffuse a segno dell'ur– gcnla da più 1>ani sentila del problema elci g io,·ani im– pcrniantc:-,i spci.so sull'illu– stra;,ionc d egli t1 spc11i 1>iù slabbrati e i11c.1pacidi spinte ,,itali, e miseri di un'inte– riore po, cr1à, questo roman– zo riportn l'a1tenzione su tutto quel compl~so mondo di ~igcn;c e di idealit~, mo– rali e eh lii che, se pure ha i suoi lati universali, rii\or– t~bil_i all'affaccinrsi di ogni g1onncnn all,1 propria :-,ta– gionc matura, ha pure però il rnlorc di un'c,·idcn,iazionc di quanto , i ... ia di sano, e , ero, e profondo, e sostan– zialmente morale nelle nuo, e generazioni tanto bistrattate, E se pure non sc.•mprc si pos– sa accett:irc il giudi;,io. quin– di, che l'autore da di que– sto 11articolarc squarcio di s1olia, però resta \·ero, e raccolto con saaace sensibili– tà, il tumulto delle pressioni ideali del giovane che non trovano sbocco e riscontro nella socicrà costituita. Particolarmente importanti ci sembrano, allora, alcune di queste urgenze, e 1ipichc, slOricamcntc. L'urgcn1a cioè del rapporto, che sia verace e cos1ruttirn comunicazione. e che ben diflerisce dall'e,.a– spera7ionc e standardiuazio– ne della tecnica americana delle relazloni umane (da So di scandalizzare. fa– cendo i nomi di Sbarbero e Rebora, cosi cari e pre· sent1 ai tanti più o meno competenti panoremisti e critici storicizzatori della poesia del Novecento; no– mi servili oggi con que tipo di zelo abbastanza un– tuo:-o e lezioso, che dist:n– gue i tanti chierichetti del· le varie estetiche e poel:· che attuali. Scondellzzerò meno facendo, in quel con– fronto polemico, il nome di Onofri; se non sarà Falqui ad Insorgere per lui; d'al– tra p,arte Falqui non mi pare abbia mai mancato d1 riconoscere con suffi- ciente proporzione l'opera di Govoni. E se qualcuno ob ieltasse e Getto e e Por· t:nari che le due liriche di Sbarb8ro da 1oro riportate. • Taci, anima stanca di go· dere » e Padre, se anche tu non fossi il mio , po– trebbero apparire ad altri• oltre che al sottoscritto. co– se abbastanza mediocri, grevi e sorde, nonostante le loro divulgazione; che le lirica di Rebora può sem– brere intimamente Viziata da una forma di lezio spi– ritualistico, e via dicendo oltre per lo srarfalleggiante Onofri? Scandalo ancora? Mi pere di sentire la voce imbizzita di De Robertis. a cui forse si deve il cero più grosso acceso sotto la immagine di Sart Rebora: levarsi e tuonare chiaman· do a raccolta tutti i chieri· chetti dell'ermctìcheria fio· rentina. vecchia e nuove. per fermi defenestrare del Per concludere un di- scorso ormoi troppo lun– go (ma che tuttavia altro ci \'Orrebbe ancora per con– cludere veramente), vor– ri:-i invitare tutti gli anlo· lo~isli a non dimenticare r etimo lo.eia della parola che deflhisce spec.Uì.cemen– te l'opera loro; "scelta di nori :., e si deve intendere e sottintendere che quei fiori non debbano essere \lilli. finti e artifl.cieli, co– me sono Invece tanti di quelli che il loro zelo cri– tico ci vorrebbe fer passa– re per freschi e perenni. GAET NO ARCANGELI ltA~SEGNA DI LET'J'EltA'l'UICA GIAl"I•Ol\ESI!:: a cw·a di .l/1llt/Q TE'I'l * AkutagaUJa conie Zavatt,ini T70Gl/AMO indicare al- 1' l'au:ore dc • / poveri sono matli • 1111 rac– conto molto bello. Un giorno, verso sera - ricordo c-hc l'aria era umida e piu11osto calda - stava– mo parlando, ">eduti a un ta,olino l'uno di fronte al– l'altro, quando improV\fisa– mente Ba~ ::,i fece silenzioso e cominciò a fissqrmi con i suo grandi occhi spalancati. . 'on cap\\O cosa mai a\'c:;– sc. e glielo chiesi nella lin– gua dei kappa: «Ouax, Bag, quo quel quan? • C• Ehi, Bag, cos'C successo?•). Non rispose, e continuò a fissarmi. Poi balzò in piedi, contor.;c la bocca. e mi sem– brò sul punlo di sallarrrii addo!-SOcome una rana. lm– pauri10, m'alzai piano piano dalla sedia, e stavo già per prccipi1a1mi fuori dalla stan- 7a quando, con mio gran sollievo, · <!nlrò il dottor C.hack. e Bag, che lai!» gli urlò, folminandolo con un'occhia– ta da dietro alle lenti a pin– ce-ncz. Bag, mor1ifica10, sollevò ri– peturamenlc le mani sul ca– po in segno di scusa, e ri– spose: • Mi dispiac.!, mi dispiace 'molto; ma era cosl diverten• 1e vedere questo signore spa• ventato, che non ho saputo rinunciare allo scherzo:.. • Vi chiedo pe:dono » ag– giunse poi rivolto a mc. (Pag. 51) I personaggi di Zavat1i11i? Pope . Bat, Gec, Tock, Rops, e.cc. ; quelli di Akutagawa: hp, B ag, Gael, Tic, Hop, ecc. Vedo Zavattini tra t suoi quadri Bx/0', i11te11toa lc.g- i:ere il sztrù110 ca,,itoletto di KAPP4 (Ed. Bompia11i, agosto 1961 - in tradu:.1011c direti a dal gi!1ppo11ese): ad ad 1m /ratto si alzerà cd c.~clameriJ (come Marin,.lli alla prima di 'Piccola cit· td'J: ., Ma questo l'ho i11- 1•e111atoio!>. Ma alle114io11e alle date. Akutagawa nacque il I. mar– :.o 1892e si suicidò il 24 lu– glio /927. Come già s'indicò si11 dal 1956 sulla rivista CIPANGU, po, nell'APPRODO, e ancora .s11 queste. stesse colo,me (A. XVI N. 9), l'apertura al– l'Uccidente - 1'm1venime11to più potente del Gi!lppo11e co11temp!Jra11eo - costitw /'elemento do:nina111e, il vo– lo, il motivo dei motivi del– l'opera di Akutagawa. Egli, 'che ne fu se,tsibilmente par· tecipe, ce ne dà 1m quadro preciso e critico quaot'alll'i mai. Le ggendo KAPPA pOJ– siamo qua.si seguire passo ver passo l'h movazione de– terminata spesso in projior– :.io11e di sovvertimento da quel fenomeno. Ciò che soprattutto mi la– sciava perplesso er.1 il loro sconccrtao1e modo di scher– zare su ciò che noi ritenia– mo serio, e viceversa. Pren– aiamo per esempio 'giustizia ' e 'umanità·: son cose molto serie per noi, ma se ne par– bte ai kappa, essi si 1cn– cono i fianchi dal gran ri– dere. Forse dipende dal fai• to che la loro idea del buffo è totalmente diversa dalla nostra. (pag. 54) Negli mmi successivi al /868 l'industria giapponese. della stampa progredl tanto da determinare. une vera i11- fla:,ione. nel camvo della pro– ci11zio11e lc1teraria. Ecco come_ l'Akutagawa fa il 1m11to tiella si111azio11c: Un. gio·,anc tecnico kappa mi Ieee da a:wda in tutti 1 rep:1rti, e mi mostrò mac– chine gigante.:.che azionale da energia idroclettri..:a. Rimasi profondamente -:.olpito dal progresso meccanico ragg1un- 10 dai kappa. Jl tecnico mi aissc che la produUone an– nuale della s1ampcria am– montava a selle milioni di ,olumi. Ma ciò che veramen– te mi sbalordl non fu il nu– mero dei libri prodotti ben– sì la semplicilà del procedi~ mento seguito. In quel pae– se, infatli, i libri si fanno gettando semplicemente car• ta, inchiostro e polvere gri– lì,ia nell'imboccatura. ad im– hulo delle macchine; dopo nemmeno cinque :ninuti, que– ste riversano il materiale già trasformato in una valanga di libri in quarto. ottavo, ec– celera. Domandai cosa fosse quella polvere grigia, e il tecnico kappa, che l,e ne sta– ,a con ari.a d'importanza davanti alle lucenli macch1- ne nere, rispose in tono spre1.zante: • Oh, soltanto robaccia, cervello d'asino es– siccato e ridotlo in polvere. Il suo costo corrente è di appena due o tre se.n la ton• nc.-llala ». (pag. 65) I capitolclli di KAPPA, to- :~1:J~"~a d~r:;;,7::;;a,ica"e:~:i: tidiana dei contemporanei dell'autore: l'amore (cap. VI), la polilica (cap. IX), ecc. nel caos di quell'epoca. Mi girai intorno. e scopiii Lap in me1.20 a.Ila strada, con il corpo ripiegato quasi fino a terra, che ossen•ava Akutagawa attraverso le sue gambe il nwre inintcrrouo di macchi– ne e pedoni. Pensai che an– che lui fosse ammattito. e m'affrettai a tirarlo da parte. < Ehi, che stai facendo?• Ma Lap sembrava norma– le: stropicciandosi gli occhi mi rispose con c-alma: • Stavo soltanto provando a guardare il mondo alla rovescia, la veduta solita e tan10 sconfortante... Ma mi pare lo sia. altrettanto anche quella capovolta!> (pag. 78) Dopo il suo viaggio im– maginario - che t llltto un allarme dell'intelliien:za - 1l protagonista è portal!J rn manicomio. La co11chllio11c de lla vita di Aku:agawa t1011 fu me.no drammatica: .si s111• ci dò a soli tre11tacinquc a11- 11i. La stl& tlisverazionc irri– ducibile, definitiva, è gid 11el– l'epilogo di KAPPA, che e.gl, av~va terminato pochi me~, 11r1111a. In un pomeriggio nu,·olo– so come questo, mzntre ero assorto nei ricordi, trasalii alla vista di un kappa che scuoteva la testa proprio di lronte a me. Era Bag, il kappa-pcscatore. Appena m1 riebbi dalla sorpresa... Beh, non so se risi o niansi, cer– to mi commossi· profonda– mente di ritro\fanni a par– lare ancora una volta con un kappa. • Ehi, Bag, come mai qm? • •Per la vosrra malattia si– tnorc. Siate meglio?• ' • E come l'hai- saputo?• • L:a radio,. signore., e Bag sornse ragg1an1e. 'Già, gia. Ma mi domando come hai fatto a venire •· • Oh, è stata una cosa da nulla! Tut~i i canali di To– kyo non sono che le auto– strade dei kappa ». Avevo dimenticato che 1 kappa sono anfibi come le rane. • Ma qui intorno non ci so– no canali •. • Sono veaulo artraverso la conduttura dell'acqua. Poi m'è bastaio aprire la bocca d'incendio e... ». • Hai aperto la bocca d'in– cendio?• • Sì, signore. Avete dimen– ticato che anche fra I kap– pa ,·i sono dei meccanici?. In seguito, molti kappa vennero a farmi visita og111 due o ire giorni. Il dottor S. ~ice che io soffro di ram– rnoltlmento ce~bralc prcco– et.., ma '-CConJo Chack, il I appa-mcd1co, ~to benissi– mo. Egli SOSlll!ne ... so che è un giudizio oflensivo, ma egli so.-.ti.:nc che piuttosto quelli come voi ti dottor S. e ~li altri sono malati di mente. Poich>! perfino Chack, il f~~io;eM~;a n/~~~~fro~~ ~;:: sto l'cscmp10. Ma nessun kappa :omparc: di giomo, 1..:ccc1to Bag, ti pescatore. Vcnjono J1 noltc, soprallut– ~o nelle no!ti .di plenilunio, In gnippc111 d1 due o tre. An.che jeri ho fatto quattro th1acch1ere al chiaro di lu– na con G-..el, il presidente della fobbnc.1 del ,·etro e con Mag. il filosofo. E Kra– back, il m_usicista, e stato tanto gcnulc da suonarmi un <,uo brano col \'iolino. (,u~rdatc il fascino di ~igli nc_n II sul tavolo: è stato lut a portarmeli la notte scorsa ... (Mi l'Oltai, ma natural• mente sul tavolo non v'era nulla). .E questo libro è un dono ~~~~gOh~:ti;!,e.'\ofrin~~ conoscete la !ingua dei \::ap– p~. Bene, ve la leggerò m gmpponcse. Questo è un vo– lume dell'opera omnia di Tock pubblicata rcccntc– n,entc ... (Il paziente n. 23 apri una vecchia guida telefoni– ca e les,e ~d alta la se– guente poe~ia) : A noi mori.e è· pre~crina Tra belle quinte e rattoppate In sudicia tela.

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