La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 29 - 16 luglio 1961

Domenica 16 luglio 1961 lncont-ro di due culture * Scrittori inglesi in Italia * di IAt\l GIIEE.\'LEES A MO i neaozi di libri vecchi e nuoù. Uno dei grandi piaceri della mta , ita e di stagliare libri in un negozio di libri usati. Sono abb.,StanL.a , ccchio per ricordarmi quei deliziosi ne– gozietti di libri dt :.cconda mano dei sobborghi d1 Lon– dra o. delle città di p1'0, 1 incia inglesi, o,·c era po:.sibilc sia– re ore a cercare un delcr– minato libro, cd o,·c, nel corso della 1iccrca si facc,·a– no scoperte inaspctta1e di li– hri aHn!::icinanti e rari, che costavano pochi scellini. Que– sto tipo di libreria di seconda mano è tipicamente inglc:.c, e si tro,•a raramente in Ita– lia. Ciò sì dc,·c forse al ratto che dopo il 1850 quasi tutti i libri italiani sono stati stampati in edizioni econo– miche, e quindi tendono a disintègrar!>i più rapidamen– te dei libri rilegati. In Italia sono inYeec numerose le li– brerie moderne, spesso ben fomite. più noti in ltalia sono e A Passage to India,. e e llo– wards End•· 1 ramanti , A Room with a View• e cWhc– rc Angcls Fcar to Trcad •• che si svolgono in l talia, banno - ed è Sir.mo - su– scit.ato in Italia meno inte– resse degli ahri. Si può di– re, in generale, che la mav.,a dei Jc11ori italiani si intere!>t– sa maggiormente dei rom,rn,i inglesi che onrono un qua– dro dell'Inghilterra e della ,,ita inglese, piuttosto che di quelli di ambiente italiano. e South \Vinci• di Norman Douglas è stato tradotto per la prima volta soltan10 po– chi anni fa, e la sua ironia, il suo spirito ,la sun screniu pagana non sono pbciuti al– la maggioranza degli 11aliani. e Old Calabria •• per esem– pio, non è ancora s1ato 1ra– dotto. Gli italiani hanno sempre ammir:ito il mcra\'i– glioso dono che alcuni scri1- 101i inglesi poso:fodono di narrare una storia e pren– dendo• immediatamente il lettore. Tale dono. che So– merset Maughan possiede in misura eccezionale, spiega il grande successo delle sue ope– re. I suoi roman7.i e le sue no\'elle sono all::imentc ap– prezzati dai lettori italiani. Accade talvolta che un au– tore sia più popolare al– l'estero che in patria. Char– les Morgan. per esempio, è :,tata maggiormente stimato in Franci;1 e in Italia che in Jnghilterra, e analogamente i romanzi di Bruce Marshall h:mno avuto immenso segui– to in Italia. Dev'essere uno degli autoli britannici pili letti nella Penisola. s1cmc ad altre, le opt:re di Iris Murdoch. John \Yain, Kingslcy Amis e Colin Mac• lnne.s, ma jn complc.s,o i ~o~;;"~~si~~ct~ln~i~~'~ntr;:;~ rabbiali non sono s1a11 mol– to apprezzati in Italia. forse a causa del loro tono c.s– '~nzialmcntc insulare e pro– nnciale. Sono s1ati rappresentati i l;wori teatrali di John Osbor– ne, Amold Wcskcr e Harold Pintcr, e l'interesse per il !entro inglese oonlcmpora– nco è in continuo aumento. In molle antologie italiane di poesia con1cmpor:anea ,cngono pubblicate poesie di Dylan Thomas. W. H. Au– dcn e S1ephen Spender. ciC~f1 i~ic~c~S~ns;;t~~tc~r~ agli scrittori italiani cOn– tcmporanei, in Italia gli ita– liani sono curiosi di sapere che cosa si scriva nell'ln– ~hiltcrra di oggi. Si può af– fermare che Gran Bretagna e Italia \'adano rapidamente acquisendo reciproca com– prensione attra,•erso le opere dei giovani e brillanti scrit– tori dell'uno e dell'altro pae– se. Le comunicazioni sono diventate più facili. e gli ~~~~~~~i it~:ia~!~:~:pi~ r~~ ghil!erra O\·e sono spesso in– , itali a tenere conferenze; lo stesso può dirsi degli scrit– tori inglesi i quali seguono la trndi7ionc dei loro prede– cessori, visitando l'Italia. te– nendovi conferenze e risie– dendovi. Di conseguenza. la reciproca comprensione ne esce ranorzata. LA FIERA LETTERA~JA RILASCIATO IL PRIJ/0 RO.IIASZO DI UGO ,l/ORETTL * '~Vento caldo~') e la questione del realismo * di FRA,ICESCO GIUSI L 'OCCASJOKE ci ":'iene fornita da Vinto C.aldo di Ugo Moretti, serino nel 1946 e pubblicato nel 1949. L'occasione ci nenc data, cioè, da un libro che viene considerato un « classico del realismo• (come dice la fa– scetta posta dall'Edi1ore ~u– aar che ha cur,Ho la riuam– pa) da una certa collocazione critica.• L'occasione di accen nare a quel fenomeno che va .;otto il nome di reali-,mo e di neorealismo e sorto in I l.t· lia ncali ulllmi anni del fa- ~/s~~td:r~~~~:~r~C.i (S~: linari • La quesuone del rea– :,smo •). Il realismo non fu \olamen- 1c un movimento letterario ma abbracciò. nella sua di– mensione culturale ospetti profondi e auuali. Fu cinema, lu ~ittura. fu lcucratura, nei suoi \:3lori piu , erticali. e -,i S\'iluppò parallelamente con la crisi della ~ieta e dello Stato italiano fra a:li anni 1940 e 19H. aJ~n~~~~~ 8 cl1 °µ~f,i~m: fcit~ 1cra1ura perché il proces30 di rouura con l'arte precedente tro,ò nel cinema un ambiente preparato. Qui. la mancanza di una tradi.tionc culturale e la conoscenza - tr-dmitc il Centro Sperimentale di Cine– matografia - delle idee fon– damentali del realismo {le cpcre di Pudowkin e di Ei– senstein) anche durante il pe– riòdo fascista, furono clementi che conscn1irono al cinema di essere e l'arte più pronta ad e5primere la rh'oluzione ope– ratui in queili anni ~ (Sali– nari op, cit,J e di considerare « il film come un me,:zo di folta ideoloaica attra\e~ la pcne1i.zione della realta • (Chiarini ., Dieci anni di ci– nema•). li cinema tTO\u una tc-nden,ialc unita di paltmic..i e di aggrcs5i\;ita, di impegno contenutistico (scioperi. fuci– la1ion1, deportazioni, ~iusc, ... bombardamenti, ccc.) e di u~ lori morali (J'umani1a ucci,;• dal nazismo e la zju<tizia of– fesa dal capitale) ad opera di uomini di\·ersi: dal rafhnato Visconti al commosso De Si– <.a, dalrcstroso Zavattini al- J'efii~e:if;~~li~~ pittura in quanto (;erco di lcriare il mo– \imento italiano con le con– quiste dell'arte in Europa ~~nn~~S:C~~~~ 0 ta°~ura:~ej~= gicamcntc. « Il nuo\'O concetto della lua-disegno e del colo– re-luce, una nuo\a idea dello -,pazio d~I ritmo. dcli.i; .-ccen– tu<1zionea fine esprc5SÌ\O dei r.. pparti fra i lari elementi e la figura > (Guttuso • Le premesse dell'800 •) furono tenlati\i per tro\·are delle so– lu,ioni a. problemi di linguag– a10 e d1 stile: 1cntatin che n<,n ebbero, pero, un clima .tdallo per s,·ilupparsi in ope– re di grande impegno. chi ,tanehi in un loro tra– mon10, preoccupati della loro ~~~la ~ ~~~~n~r~t~~t.s et; <.on.sentono opportune scelte e ulutazion1 (come la Resuten- t:'a~~'i/on~~a!f~nd/1~~: 1e e l'uomo rimane stacca.to dalla !PolOriana.t1onale e in– ternazionale irrimedi ..bilmen– te ~lo a vivere il prcpno dc– "tino. t.. co,., . dispcr ..t.s nel dcs crlo, Restan o ~lamente le ,~e es1gcn1.ce! ementari (e Clze tt fr eia della polzt1ca, della guerra, d~ll'amore. L impor– rante e manziare, e poi man– g:are e mangzare un'altra ,.o/– la ancora •J. L'intenzion ..hta \torica finiKC e il ulore del– la storia fascia il po-,10 alla cri1i Guarda\·o. J)OCo tempo ra, la vetrina di una nota libre– ria di Rotru1, stupito dello straordinado numero di tra– duzioni di cui era piena. Le traduzioni di romanzi erano per massim3 parte di autori ini;ilcsi. 1 on potei fare a meno di pensare che l'autore inglese il quale non sia staio tradotto in itali::mo dc\'e es– serne trbte. V'er::mo molti romanzi che non avevo Ictio - e che probabilmente non lcg~erò mai - riuniti in quella \'Clrina. V'erano le opere di molti autori i quali, secondo mc, non me1itavano di essere tradotti. Mi chiede– \'O il perché di questa pns– sione di tradurre e pubbli– care 1antn leucr:atur:a ingle– se contemporanea. Non cer– to per la scarsità di scriuori italiani. Sono più numerosi di quan10 non siano mai stati, cd il loro stile è di li– \ello elevato. Lo si doveva piuuost~. pensai, ad un gra– duale ns,eglio, in tulli i pncsi. della consapevoleaa che ciò che è stato scri110 altro,e è importante. Le bal'– rlere internazionali sono sta– te abbatlute. Due guerre ci hanno dimostrato la follia e la futilità del nazionalismo. L'er:i Momica ha a, 1 uto l'cf– reuo di riunire maggionnen– te tutti gli europei. per lo meno di Occidente, e, cosi come in Inghilterra c'è mag– gior curiosità per la lcllcra– tura i1aliana. contemporanea, in Italia v'è maggior curio– sità per la letteratura con– temporanea inglese. L'l mo– da di tradurre romanzi in– glesi moderni si è rapida– mente diffusa c. anche se tal– ,olta accade che gli editori non discriminino sufficiente– mente, bisogna ammeucre In Italia sono m olto am– mirali i roman.ti di D. 11. Lawrcncc. Molti italiani non hanno capilo il chiasso che si è fatto in Inghilterra per « Ladv Cha11erlev·s Lo,cr •• che venne pubblicato in in– glese a Firenze prima della guerra, e poi ,enne 1radot10 e pubblicato in italiano molti anni fa. Lawrence continua ad essere considerato uno dei map:giori scri11ori inglesi moderni. "JfitJLJE<'LESSll ON Jl SULLA\ QUES1CJLON E * EJBHA\J(CA\,. Il realismo fu le1tcratura che, tra incertezze. ambizioni c-d csaspcra.tioni, cercò mo– duli nuo\ i per l'impianlo strutturale, per l'effic acia linguistica e per la re. sa nar– rati,a. I moduli nuovi emer– <cro, miracolosamente, dalla Rcsistenla che, per quella uni– ta ira letteratura e storia, r.1pprcscntò un elemento de– cisi\ o e \ iolcnto per la rot– tura con il passato. Berto, Morelli. Bassani, Bilenchi, Bernari, Montcsanto. Rea, Pa,·esc. Pasolini, Vittorini. Le, i, Jodnt:, Carocci. Pra10- lini ed altri ancora reagirono al romanzo lungo e legato (,cdi Manzoni) allo spintua– lismo intimistico e soffcno (,cdi Foaazzaro) alla retorica ,p!endente di colori e di suo– ni (\'edi D'Annunzio) e alla descrizione storica minula e documentata (,edi Nie,o). Ma le loro reazioni non furo– no unitarie (come ad esem– pio nel cinema) ma si fran– tumarono in mille sperimen– talismi i quali, per la man– can;,;a di una prospelth a ideo– logica comune, ne seanarono fatalmente i limiti e la ca– paci1à di una condensazione estetica. I pcnonogai in i:e,110caldo cercano conlmu.tmentc e .sf– lann<Xamente lJ \Ila sociale. ~ntono d, e:s~re nati per \ 1- \Cre, per la\orar e. p er :,mare, per morire con g.li altri. Han– no _scie di partecipazione e ogm loro ai:mne tende a ere.t– re fili sottili per intes'\Cre lloOt– tcrranee comunica7Joni in un rap1d~ a\ \Jccnd•U""'i1 d 1 .. m1c1 /IC, d1 arfetti e di am._,n Le azioni dei singoli na~cono qu~i sempre dalle reaz ioni alle azioni deih altri. L. e.ii– genza SO(;iale, la tidu..ia co– munitaria. le nece,!òita bio!o– i'iche e -.ociali del \I\Cre m– sreme li ilJidano, li artico– lano e, nel con1empo, h ca– ratterizzano. .\1a. mala:rado questo ~nso del socialt. i pcrsonaagi di .\loretti resta– no \Cri quando ~pirano la loro -.olitudine. La solitudine li tonnenta, li esalta. li ma– cera e non ri,e:,.cono a Ji– beranene. ~ali per la gioia e per gli altri si tro\aoo tristi e ~li, inutili e di!'i'>O– ciati. Vanno tra la gente, cercano ib amici. fanno compaiflia. abitano insieme ma rimangono soli. E Che.ri per tutti canta le canzoni francesi della tristezza piu nera. E Vento cammina nel– la citta • ... Ed zo guardo la ge,ire • ( e quell'Io e il ma-– chio della solitudine di.spc– ra1amente covata 1. « .\'on conosco nessuno. Cento due– cento e mille e duemila. Se morissero tulli. all'istante, se scomparissero 1u111 1 muc– chitlli di poh•ere non me ne imporlcrebbe niente. Xe.s– s'-!110 . .se ne accorgerebbe m Ctlla ~e n_on ci fossero i grornal,. Siamo un milione e me:;.o, qu,. Che cosa so– no_ . duemila persone su wr 1111/ione e mt~o? E chi e questa gente, e/re faJ i·tie qui do,•e ,·11•0 10, ,,,·zncon– tra, nor1 mi conosce. E' m– di/ferente che , i,·a o muoia •. li. ,alare del colletti,·o e in cnsi. L'uomo solo, nella sua d_imensio~e pi Il nostalgica. nmane gigante ad osscn are. l'inutile andare deali altri. La prima traduzione dcl– l'c Ulvsses • di James Jovcc appai-ve solo qualche mese fa. La traduzione presentava molle difficoltà, che vennero però abilmente superate, e indubbiamente ram conosce– re questo importante romnn– zo a molli italiani che sinora ne ignora,•ano l'csistcnzn. Fra gli scrittori inglesi giovani, sono stati trado11i e hanno avuto commenti fa– ,•orevoli nelle ri, iste lertc– raric parecchi romanzi di Angus Wilson - ad esempio, • Anglo-Saxon Attiludcs • e e Hemlock and Af1er •· Sono state passate in rassegna, in- L'antisemita secondo Sartre e III E' L'EBREO. quali i suoi e segni• caraneri– stici, fisici e morali, so– no in molti ad averlo scrit– to cd a credere di saperlo, ma nessuno s'era fino ad ora curato di chiedersi chi e l'c anticbreo •• e a cercare di delinearne il profilo. * di l!J4i.lDIO CARTA delle componenti del suo odio è un'attrazione profonda e sessuale per gli ebrei•. Spes– so perciò il ruolo dell'ebrea nella letteratura e nelle tra– dizioni popolari emana • co– me un aroma di stupro e di massacro•; anche se. rife– ri-=cc Sartre. • certi uomini !»Ono colpili repentinamente da impotenza se sanno che la donna con la quale fanno all'amore e ebrea•· solu1am ente prh·i di consi– s1,en;,;a, ragionevole7.za e fon– damento: è quind i l 'antise– mita a far l'ebreo, non vice– ,·crsa. Aspetto particolare del problema delle minoranze, quello dell'ebraismo è in– dubbiamente assai comples'io a penetrare per le sue com– ponenti geografiche, ciniche, psicologiche, etico-religiose per lui possibili: quella dei mediocri. L'antisemitismo è, infatti. • lo :,nobismo del po\'ero • e del piccolo borghese (l'ope– raio non è antisemita), scon– tento della comunilà in cui vive, ma incapace di conce– pirne una nuova e operare ~·:~1~t:r~~a~;a~::;,;r~~~~= curezza • mentre potrebbe es– sere fatale se dirello contro un regime nel suo a.!,sieme. ~~~c~~lr: c~~!~it~ 0 Jit~:!~c~i~ ,---------- « L'ebreo - ave,•a norato con amarezza Leo Pinskcr, il primo teorico del Sionismo - è pci ,th•enti un uomo morto, per gli indigeni uno straniero, pci cittadini un va– gabondo, pei ricchi un men– dicante, pci pol'cri uno :,fruttatore cd un miliona– rio, pci patrioti un uomo senza patria, per tutte le classi un concorrente odiato.; Ouesli. alcuni connotati dell'anliscmita nel penetran– te ritratto che di tale alleg– giamcnto umano ba 1raccia10 nel 1947Jean Paul Sartre nel– le sue cRinessioni sulla que– stione ebraica•• ora tradolle in italiano in coincidenza con il processo ad Eichmann, l'uomo che la folle ideologia nazista incaricò di portare ad effc110 in Europa il totale sterminio degli ebrei. Il tentativo d'interpretazio– ne fallo da Sartre nel suo opuscolo. e L'antisemitismo•, pubblicato dalle edizioni di Comunità, pur sigillato nel conteslo dcHa peculiare con– ' inzionc filosofica dell'auto– re e cos1re110 nell'ambito de– gli schemi della visione ~r– :<ista della storia, merita ugualmente d'essere cono– sciuto e divulgato, per l'acu– tezza di molte considerazioni, tra cui quelle da principio riponate, che s'anagliano ,;;ingolarmcntc alla figura di Eichmann. me soggetto di diritto e rie– 'iCC a condurre indistul'bato la sua lolla • sorniona • con– tro i poteri costituiti, solo tenendo di conlinuo accesa la br:ice del disprezzo e della ostilità all'ebreo. E quando, infine, accade che la tensio– ne latente esplode nel san– guinario « pogrom •, che ac– comuna col labile legame della collera le ,•arie classi ,ociali (ricchi e poveri. pos– sidenti e diseredati), solo al– lora, in questa società di fat– to - quanto simile e a quel– le società istantanee che sor– gono in occasione di un lin– ciaggio o d'uno scandalo! • - solo allora l'antisemita è convinto d'aver realizzato quella comunità e~a!ilaria ch'è nelle sue confuse vel– leità. Sartre, tracciato il ritratto òell'anti!,emita, si chiede se e come è possibile annullare 1ale e calegoria • mentale e sociale, e dichiara che, se è \Cro che ogni individuo uma– no - es.sere singolo o popo– lo - non esiste in astratto, ma è invece un « essere in :,iluazionc • (operante cioè con una liberlà concrc1a, perché condizionalo dall'am– biente specifico ov'è posto): occorre allora, per por fine all'antisemitismo carne ad ogni altra anomalia della so– cietà. borghese, distruggere dalle fondamenta gli attuali ordinamenti. eliminando le classi e socializzando gli stru– menti di produzione. mento. Fra gli sc1i1tori contempo– ranei inglesi seri il piu popo– lare in Italia è indubbia– mente Grccne. I suoi roman– zi sono molto letti e le sue commedie \'Cngono rappre– sentale :,cmprc più fn:qucn– tcmcn1c. Ciò può slupirc se si pen!<.a che il particolare problema religioso che lo tormenta è un problema cs– scn7.ialmcnte anglo-sassone. non posso fare a meno di pens~1rc che la sua preoccu– pazione del problema del peccato ~ quella di un protc- 3tantc con,crtito al ca11oli– ccsimo - una preoccupazio– ne estranea alla mentalità latina. Ma. ciò non ostante, è molto popolare. in gran pane, indubbiamente, pcr– chè possiede in s1r:i01dinano ~rado il dono di saper nar– rare una storia. E' un ma- ~nifico narratore, che nella epoca attuale non ha UiU,ali in Inghilterra. Possiede la qualità di presentare scene, impressioni e personaggi. in modo cinematogr:ifico. E' la sua \ itnlità. che ne spiega la irande leggibilità., e la po- f,~~~rir::i;sd11pc1;a~~· 1/t~cr!~~I~ inglese contemporanea è 1an– to vi\'O, le traduzioni sono 1nn10 abbondanti e gli studi di eminenti critici - quali Mal'io Praz. Giacomo Anto– nini, e Pietro Gcrbe1e - tanto ben informati. che rie– :,ce difficile scegliere gli scri11ori inglesi che hanno mag~ior inllucnza in Italia. Le poesie di T. S. E11ot continuano ad essere lc1te dal pubblico dei lettori di poesia, cd alcune sono sia– te tradotte in italiano. Elio1 ha a\'uto molta inllucn;,;a su alcuni poeti i1aliani. specie su Eugenio Mon1alc. In Ita– lia, come del resto in Ame– rica e in I nghiltcrra, stu– denti e professori continua– no a scrivere \esi e libri di critica su T. S. Elio!. Negli ultimi anni ,in Italia come in Francia, hanno avu– to considerc,·olc successo i romami di Lawrcncc Durrell, forse per il Fano che 11suo stile è congeniale alla men– talità latina. L'umorismo speciale di E,·clyn Waugh, in, 1 ccc. a molti italiani non piace. e benché alcuni suoi romanii siano stati tradotti. in gene– rale in ttalià non 'iono ap– prezzati quanto in Ina:hlltcr– ra. La sua scarsa popolarità forse è anche dovuta al fatto che il suo punlo di vista è specificamente inglese. . E. M. Forster ha avuto m Italia innuenza profonda e duratura. E' facile, ad esem– pio, scoprirne l'influenza S!,11 Principe di Lampedusa m quel capolavoro che è e Il Gattopardo•· E' però sol– tanto in que'iti ultimi anni che alcuni suoi romanzi sono stati tradoui, e prima non erano s tati let ti che da quei lettori itali.mi che conosco– no l'inglese. 1 due romanzi • L':mtiscmita - rileva Sar– tre, invece - è un criminale per un motivo buono, un perverso sacro. un dis1ru1to– rc per funzione. un sadico dal cuore puro. un assassi– no che ha censuralo i suoi istituti ma ha 1rovato il mo– do di saziarli senza confes– sarli•· Elellosi purificatore della società dall'immonda pesle dell'ebraismo. lo sente come e lo spirito del male>, ma, allo stesso tempo, ne è stranamente a1tra1to come dal suo Job: e cosl l'antisemi– la ha la disgra7.ia d'a\·ere '1i- 1ale bisogno del nemico che \'UOI distruggere: così una L'originalità della tesi di Sartre sta, im•cro. nel capo– volriimento dei termini tra– dizionali del problema del– l'ebraismo. Se lo scti11orc ne– gro Richard Wright ha soste– nuto che non csisre un pro– blema neiro ma solo un pro– blema bianco: Sartre, per suo conto, asserisce che non l'ebreo esis1c ma solo l'im– magine dell'ebreo che da se– coli ogni non ebreo si e for– mato per un complesso di prcaiudizi e pre\'enzioni as- L'antisemita, scrive ancora artre, è e l'uomo della fol– la •· il mediocre che s9lo unendosi asli ahri mediocri come lui. osa pronunciare la frase e io odio gli ebrei •• e così facendo elude \'asscn7a di ideali e il vuoto della propria condizione umana, riconnettendosi, a suo mo– do ,a una tradi;,;ione e a una comunità. che sono le uniche Per loro conto, le classi diriicnti lascian correre, rec~~~o~ 3 n7~~~~;ra~·~~~~ ~:~ quelle ebraiche. ha rappre– sen1ato una • ,•ah'ola di si- e In una societ!I. senza clas– si e fondata sulla proprietà colle1th 1 a degli strumenti di la\'oro, l'antisemitismo, con– clude Sartre, non avrà al– cuna ragione di esistere: lo si sarà tagliato alle radici >. Tale conclusione, di sapore ~~~=~~o, !aG~rtr~!:iz~~~~ di non solo larvata perse~ cuzionc in cui in Russia \'ersano 1u11ora gli ebrei che, come tali. sono indivi– duati, all'atto del passaggio della frontiera, con un tim– bro sul passaporto. VENTICINQUE AN.'i'l OR SONO CO.lllNCIAVA IL PIU' GRANDE SUCCE SO EDITORIALE AMERICA O * Il fenomeno ''Via col vento,, V E:-JTlCJ QUE anni or sono, proprio alla fine di giugno, \'eniva otrcr10 al pubblico americano un romanzo il cui successo non è mai Slato eguagliato nella storia dell'editoria degli Slati Uniti e probabilmente non lo sarà mai. Gane witlr t/1c \Vind (Via col Vento) di Margarct :~.~~~e 1 !nainapunb~~~i~ s~f~i:;a l~,YJ~ 11 !~a, u~eo~~~an~~~e "°<t\ 1.037 p::igine che la casa editrice Mac Millan ebbe la for1una di accaparrarsi senla prevedere che avrebbe stabilito un record. Per celebrarne il 2Smo ahni\'er.:ario della nascita, la st~sa casa ne ha ora lanciato un'edizione rilcga1a che :,i vende a dieci dollari la copia. Per l'occasione sono comparsi \'ari articoli che riesa– minano la fortuna del libro e ne narrano la storia, dedi– cando parecchio spa7io anche alla vita della fortunata (e sfortunata) autrice. Nel supplemento librario del New York ~ri:i~~ ~~be~ ~i~t~fi1it e n~is~ 0 °L~is°o~~~it gol~(l:"!i;~~~ Allan Taylor) che è e senior editor• della CjSa editrice fuG·i:· g~~na~:~t/~~;o~s~~i~e urdc1?~a~tibg1\c!':J~~~aj~iegi mo:,o romanzo. Apprendiamo cosl che quell.i attuale non è la sola edi– ;,;ione americana del roman.1.0 che si trova oggi in vendita. L'edizione originale è anch'essa in circolazione nella sua 70ma ristampa, a $ 4,95 la copia; un'altra edizione .con copertina leggera (papcrback) r~ stamp_ata d.alla Macm1l.lan nel m<!Sedi marzo e costa S 2.6~ la copia, e mfinc ne esiste un'edizione popolare a 95 cents la copia pubblicata da Pcr– mabook. La prima edizione dove, 1 a uscire in 10,000 esemplari nel C,~tgi~c~elill9~és~adil ll~~'i?o f~ s,~eltgu~blic~~-:rr~e~lil~!~ pertan,o a 60,000 copie e rimandala alla fine di giugno. Il hbro incontrò il favore popolare e in tre :,cllimanc se ne stampurono 176,000 copie. Dopa 0110 settimane la tiratura ·~;~"~ J~~nt~ ~r 3f!>,~e c~~J\,~::fc,o a~;~u~i ~1~i J~I c;~~~ tunato ruinan7.o ne er.rno s1a1c sfornate 1,383,000 copie. in l~m~~,~~i cfoq~~ni~m~~i;m~ ~l~~lliJj ~~pi: ~i~ ~:~t~u'ii mondo la vendita è stata di 10 1 1'.XXJ,000 di copie, di cui quat– tm e mezzo in ben trenta nazioni. li rornan1.o è stato tra– dQIIO in 25 lingue, è stato inciso su microfilm, stampato in Braille, inciso .su dischi per i ciechi e trasferito in un film colossale che ha prodo110 S 40,000,000. Tuuc le volte che questo romanzane mi è capi1atp sot– t'occhio, sia in ina:lese e sia in italiano col titolo di e Via col Vento• (che era venuto in mente anche a mc prima che \'enisse 1rado110) mi è venuta la voglia di comprarlo, ma la sua mole imponente mi ha sempre fatto tenere le * di GIIJSEPPE Z.4.PPIJLL.4. mani in tasca perché ho pensato che la sua le11ura mi :wrebbc mba10 parecchie preziose ore di tempo che anei potuto dedicare a più utili imprese. Ma non ho rammarichi. Il sospetto che non si trattasse ~~t~u~~~sa~h~e c~~f:~ee ta~~ ~ ~1 11~rae fa:~'Ni~iehn"zati1~ ques1i artic_oli che mi stanno sotto il naso. Quando il ro– manzo vide la luce, il cri1ico J. Donald Adams che scri,c appunto per la sezione libraria del New l'ork Times, si C:>presse m questo modo: e Questo è indubbiamenl~ uno d.:i più notc,•oli romanzi di :-crittori americani alle prime armi. E' anche uno dei migliori. Dirci anzi che, per potenza murat1va e facilità di linguaggio che facilita la lellurn, non ha precedenti nella narr:a1i,•a americana>. Ma poi il critico asseri,•:. che il romanzo non contenc,•a nulla di otiginale e ~:1afi~tonudn°.i~a~~7~~~de~:~r.:z~ 0 nc°nc1~!b~es~~n° 0 le1l~~;u~ cerca di a:odimento nella narrativa romanzesca polrà tra– scurare•· Buone lodi, come si vede, ma molte rise1,·c. E non si parla di capola,oro. A o;ua ,•cita il poeta Stephcn Vincent Benét se ne occupò nella Saturday Review o( Literature &ltcnnaudo che si tralla\la e di un buon roman1.0 piuttosto che di un grande romanzo ... che si inscri:,ce nella miilior tradizione del romanzo storico•· Altri critici come Joseph Hcnry Jackson, Ellen Glasgow e Mary Ellen Chase ne par– larono con un certo entusiasmo, ma nessuno adot>erò la parola capolavoro. Robcrt Nalhan ricorse a un a1oco di ~;o~~zi c~~c ~ 1 lt~~ qsl~~~~~~ !~~~\'~~/,e •1Jw~~1rt;f,}~i~'. Mille e trentasette pagine sono infatti l'equivalente di lre romanzi; ma ali a,•1di lettori e soprauutto le avide let– trici americane dell'epoca (non era ancora nata la telc,i– .!,ione) non si spa\'entarono e lo divorarono con molto com– piacimento. lo ero stato spavenHHo anche prima da un al– tro romanzo di simile mole: Autllony Ad\'crse di Harvey Allcn che non ho avuto il 1cmpo di leggere. Le lodi più entusiastiche furono dedicale al romanzo dal– la stampa del Sud. E :>i capisce. La Mi1chcll, meridionale di uno stato che aveva più degli altri subito le cons~ueme ~e~~I ~irai1i~~era~~~~~~n~~~qut.auitn~~li;ow:1:~~ a et;,J~ ucll, ed era questa un'esagerazione ridicola. Furono anche menzionali altri romanzi che trattavano della guerra civile, come 7he Red Bndge o/ Courage, So Rtd the Rose, Barrtu Grow1d, etc., e fin qui poco male; ma gli esaltatori anda- rono 1l'Oppo oltre quando osarono mcttcr)o accanto a Guer– ra· e Pace e a Vanity Fair. E mi consolo ora \'Cdt-ndo che non fu tutto latte e micie. Due. noli cri1ici. Ralph Thompson nel New York Tìmes, e Lou1s Kroncnbcrgcr nel New Yorker, non si mostrarono d'~ccordo coi critici del Sud e con la massa dei lettori. Il primo ritenne che il romanzo era lungo almeno il Joppio del ntcessario e che la trama era piuuosto assurda e niente affa110 convincente; e il secondo scrisse: e Gone l\'itlr the ll'ind merita di essere stravagantementc lodato come un c:ipol~,oro di puro escapismo. Fornisce una catarsi non ~1à d, pietà e di terrore, ma piu11osto di quei falsi senti– mcmi e di quella ubriacatura lacrimosa che spesso si ac– cumula anche nelle mi.:nti più austere•· . E' un critico ~hc,. mi. pare, coglieva nel segno. TI successo dt c~rll romanzi s1 spiega appun10 col fauo che m essi fl'!Olt1 lettori trovano un ri[ugio dalla trita rcallà. quoti– diana e la realizzazione di fantasie e -sogni irrealizzabili. Altro c~e Guerra e Pace e Fratelli Karamaz.ofl ! Opinioni sfavorevoli vennero pure espresse da John Pcale Bishop, il quale giudicò il romanzo e competente ma né mollo buono né mollo solido•• dal critico della Nation che ~~1 1 _~•,~da~co\V'o~'fgr~ihecli~ 1 ~u~lifi~iò i~~~~te!~n;•cr~:it~i~s~ glonfi<'az1one del mercato degli schiavi •· Nel 1937 il romanzo ollennc il premio Pulit1.er e la co,;;a indusse alcuni recensori a ripensarci sopra. Ma a ùanno del romanzo. Malcolm Cowley scrisse: e Go11e \Viii, the Wi11d è un'enc1elopcdia della leagenda della piantniione. La leg– genda è in parie falsa e in pa11e sciocca, cd e pcr.ersa nel fluc~'fl::~f ~~ t~~~ra:ri:~ll~h;ili 11ic': 1 ~~a ~i~~~~!~~! 0 C::è fenomeno. ma non come romanzo ... li fatto che lm a\'uto tanti lettori è significativo, ma il libro non lo è •. lo sono d':iccordo. Un successo cosi clamoroso è , era– mr.ntc :,1gn1ficativo e puo indicare che l'arte ha spc.!osoben poco a che vedere con b. vendita per la semplice ragione ~~e n~I ~~o~sa 0 nz~u~~lij~ ~~~ ~i'oi~c l~tt~i'anri aFfA~fav~;~; non .furono e non saranno mai popolari e la Di1•i11a Com– m~dia non è letta dai leuori di romanzi). Un romanzo come ~z~ti~f 1 e~f:~gct°a~1•~~;n~c t~,.~~cc:c~::ee ~~eLi!\;"uJf k~~ tori che si rifugiano in un mondo cavullcresco roma.rllico a\'\'Cnturoso scn7a cercar. 1 i l'arte, il realismo 1a \"erità ' Questo libro si legge ancora e il 25mo an~i\'ersnrio della sua comparsa servirà certamente a procurargli nuovi lellori. Ma del resto la povera Marearet Mitchell non s'aspettava tanta fortuna, non credeva di a\'er fatto un bel libro, e il succcs~o dove11~ sembrarle una cosa assurda ed immeritata. Immenta~a pero .fu _anche la sua fil"!e, nel 1949, a 49 anni, per un banalissimo mc1dente automobilistico. Il cronachismo soffocò spcl..so l'analisi storica, il Ji- ~~5nd~re sol~lit~a1:;m~1ra 0 si~ più ,·era dinamica sociale, la imitazione linguistica, spesso di marca americana, scon\ol– <c lo stesso ritmo che 3i ten– lò di dare alla cadenza ar1i– cola1a non tanto sull'aggetti– ,o quan10 sull'inespresso, !mila parola, sul suono della parola. Pratolini e Lc,·i, nella loro 61~:~~;bfag~&a'.i';i-s~rrt;t1: rono in una cena cronaca per la possibilità che essa conte– ne,•a di fare una storia su dimensioni nuo\'e, ma i loro seguaci non compresero la ~~~ol~ci"ra~~:~ta~ietri!titr~i: rorc mìstico-mitoloaico, YOl– lcro rappresentare una ener– gica rc"-1.:ioncal dccadc:n1i– smo senza rendersi conto che c-ra facile c:iderc liricamente per un allro \'erso. Pasolini e Bcmari di « peranziclla •• affidando al tinauaggio l'au- !fn~ig~~~c~11di ,·~C:~edgaa'.re nj~ un processo di non adertnza con la rcalta (la quale si muo- df;,i~n~ì'~r~ ~e 1 i'ir:,in~k~e~i non si resero conto che era , cnuto il tempo dell'innesto del diale1to nella lingua na– zionale. Il realismo, cioè, se nelle intenzioni nacque come ur– genza di creare la nuo, a di– mensione dell'umano. in real– tà, nella letteratura portò, sin dalla sua nascita, i germi cor– rosh•i che non gli permette– ranno, poi. di manifestare concretamente e compiuta– mente quella carica combat– tiva, quella fiducia csplosh·a, quella speran;,;a storica, quella dinamica sociale e quella scn- 1i1a urgenza linguistica che fecero della sua bandiera. al– l'inizio. l'ideale guida di rin– novamento. li cosidetto fenomeno della crisi fu presente, quindi, fin dagli inizi. nella letteratura nientre nel cinema e nella g~1~iin ~t::o~~~h~c~~~~[ passato il momento della eroi- f: ~ 3.is~ ;r~~aj~l~i ~~~lecnifsf furono fatali e irrimediabili. Esempio classico - classi– co è il caso di dire - per confermare la nostra tesi è appunto questo libro di Ugo Aforctti che. detto per inci:,o, dopo Vemo caldo si è ferma– lo conscanandoci libii <• 1 u– da ogni giorno• e • Nudi:!.ogni sera • pubblicati con gu:,to da Canesi) Prendiamo. ad esempio, la coside11a coscienza storica in Vento caldo. La vicenda si svolae sul piano storico attra– , erso pa:,saggi obligati per i protagonisti. li rascismo la guerra, la Resislenza, il doi,o– i?UCrr:asono tempi oggettivi della sloria d'Italia che si presentano per cara11erizzare s~ati d'animo, sentimenti, rea– z1_onimorali, esigenze ideolo– giche. Ma sono tempi storici che, in Vento caldo, si fran– tumano in mille episodi di– sperdendo la lo ro epic ità e tragedia nella crono.ca. I personaggi non hanno il s en– so di vivere la Storia unh·er– s~lc pcrche hanno biso~no di ,,n·ere una loro giornata, di ubriacarsi di luce in una lo– ro alba e di chiudere ali oc- Accenniamo ancora ad al– tre confennc. Da una parte la realta che mole darsi una ragione e, a !.uo modo. una logica e dall'altra .Parte, il segno dei ~;~ 1 ':Cv 1 i;t~ 1 g~he d!~o~;;ie 1 ~ p1a111 ( • Il de.simo e all'an– zolo di oz,u li rada; cosi la nostra l'ira si forma e si disfà di e I r o 11111umere,•oli ta11ge1111.Tutto dipende da 1111 passo ... •. Da ui:ia parie il a:usto del– la n~du:i, della espressione sraccia1a (e .\1ore1ti ha ~o– cato egrcaiamentc sul aia– letto con quegli bé che le– g~no) e della fascinosa con– dizione anarchica e dall'al– lra parte il romanticismo che si gonfia con una , ìo– lcnza. \ ulcanica a :,fondo na– turalistico (e Uscii fuori .ml p1a:.uilt. Spera,·o che la zra– montana a,·e.sse portalo ,'ia le mll'ole e fossero ,-emue fuori w1 po' di stelle. Ma il 1·t1tto era caduto sen:.a li– berare il ere/o e smardando m alto 11011si_ dtstmguei·a 'E' 11 :a,~:! •~-u~,~:~:-~ s~~~~arr~ ,iebbia •J. Da una parte il semplifica– re e ridurre i problemi del– l'amore, ad ~empio. alla lo– ro clcmcntanetà sca1imen1a– J~ e fis!ca e da_ll'alt~ pane I assunzione m11olog1ca di Claudia _in un regno fa,·o– loso indicato, alla fine del romanzo, con il ritorno alla terra: allo stato primitirn deTJ!c~g~t~d~~{:~t~ ~ud!~~ la crisi presente, sia in Ven– to caldo e sia nel realismo nell'a110 stesso della loro na~ sci1a. Nella lct!eratura, a diffe– renza del cmema e della pit– tl:lra, .il realismo, mancando ~~ ~~ 1 ~ai:~~~gif:•b 3 ~o~~~~ lonttl. non rie.scc a costruit"!)i La crisi del realismo nellà lcttcra1ura non e un secondo tempo (come , 1 orrebbe Sali– nari) ma è dentro il rno\'i– m~nto all'atto del suo stesso 1i:11z10.La crisi si prc:,en1a umida e accennala e poi fatalmente esploderà sPenet~ landa i1 realismo in tanti ri– \'Oli e rivoletti. in scuole e scuoleue, in interpretazioni sofistiche e bizantine; e non sarà. certamen1e necessario il pugnale di Bruto (vedi Cas- f~~Jo ~~~~~~':c. Pasolini) per c!M~~~~•neco~l~~~a ro:Cdi[~~ z1one. Con ~e/Ilo caldo, mos– so con passione e annuncia– i~ co~ fanei~llesca palpita– z1on_e m 0~1 capi1olo, Mo– ret~1. non si specchia in una dehz1osa casa di moda do\ e i tr:a~i.menti sono sempre poss1b1h, ma, nell'acqua di un 1,aahetlo di montagna. do– ve I uomo, nella .!.uacrisi pe– renne, trova, qualche \'olla la pace nella natura tempe~ .::.tosa.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=