La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 29 - 16 luglio 1961

LAFIERA LETTERAR 'Anno XVI - N. 29 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 16 luglio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA Fondato du UMBERTO FRACCI-IIA * Diretto du DIEGO FABBRI QUESTO UMERO L. 100 DIREZIONE. AMMINISTRAZIONE: Roma • Via del Corso, 303--- Tel. 687645 - Amministrazione Te!. 673015 - PUBBLICITA': Ammlruatrazlone· • LA FIERA LET'fERARlA t> - Via del Corso, 303 - Roma - TA..RIY!fA L. l~0 al auUunetro • ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 - Semestre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo llrt> 7.000 - Copia arretrata lire 150 - Spedizione In conto corrente postale (Groooo rI) - Conto corrPnle M•tale numero 1/31426 IN MORTE DI HEMlNGWAY * NEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE * La rivolta dei coccodrilli Papini o delgenio insoddisfatto U N UOMO troppo impa– ziente e inquieto, una :mima sitibonda come un deserto, un sentimentale E ' morto Hemingwa11, data bene ai fClziosi la pra- i;cnz.a astio, uno scrittore vi Va Hem ,i.ll (IWay! tica d'una frettolosa siste- ~~•/~~~~-'\~ ~ili~ ~~~w·c.:alf1t Non ci si aspettava 1t1azione slorica, quella che un intelleuuale in perpetuo certo questo, dai commen- ooni voLia porte daU'ipo- moto di ricerche e di ascese, ti della stampa culturale tesi. prossolmrn e fallace un genio insoddisfntto: co- segniti alla 1101izia detta clic il presente possa çJiu- sl ci appare, oggi, Giovan- morte violema. Ma 11ep- <ltcare il passato senza. a ~,i ~~~in~o~t~i~J~id; 1 ~nis~~t pure ci. si poteva aspetta- .~un volta. esserne piudi- na (7 luglio 1956). re quella che possiamo cato. opni gindice iusom- e Che co:.a vole,, 0 imva- ben chìanwre , I.a rivolta ma Titenendosi abile al r<ffc? Che cosa volevo fare? dei coccodrilli :t. ossia r111- niudizio solo perché, par- No11 lo sape,,o. Né 11rogram- t·u11a serie di. 11 ecrologie tecipe del presente. ~~1eci~~, gDfd~~ia"~ssd'/'~ù,i~~~ buttate ni.ù con un'ariq di Ma è ormai chiaro clie, od ovest, ili vrofomlità O iii sufficienza vera mente sotto la mistificazione sto- alte:za. Solta11to sapere, sa- inaudita, qua,ldo 110n al- ri/i.cante, si sono svolti in pere 11111D! "· tezzose. astiose. Era pro- rnortem di Hemi11gwc111 Cuc:;i, della :,ua famelica prio quello il momen10 di degli incontri personati al fanciullezza (e di tutta la gridare abbasso Heming- livello dei se11time111i. ben sua vita). nel IV capitolo way? Quelfo H mom~nlo più complessi ed espres- dell'Uomo {i,iiro. di centTare l'obi.ettivo sui sivi. e adclirittuTa dei se- Che cosa vole\'a fare? difetti. sulle limitazioni. {/Teti inconfessa/i raffronti ~ri.r~·~b/1~ \d~~. '~id~gg~re; sulla decadenza del gi· elle ora sarebbe matigno di piani, cercava un appro- r,unte americano? andare a scoprire. a de- do sicuro, ,olew1 una cer- e· parso c/1e si sia volu- {ì11ire. tczza ce1·1a, voleva una vcri- ta /iqiticlarc in una volta E tornçi. semplice e sag- ~te V~l~~Schr;~,en~~cl~~ 1 {inic~-. sola. per 11011 pensarci più. gia. lei favola det leone e voleva una verità insomma U11'opera che fOIHO colpì defJli asini. P. C. che gli facesse tocc,1rc la la fcrnlasia e 'il ouslo. che ,----------'' sostanza intima del mondo. * di LUIGI CA.S'I'JG:LIOì\l!l ln quel 1emtfio infaui ere- ~;~; l/ 0 • ~,i~ ~~d:~:~ 1:; o;~~ Invece, scnw saperlo, egli quel Dio, nel quale cLicc\'a di non credere, non cessa– va un istante di ccl'carLo; e, sebbene, in apparenza, non cercasse Lui, in quei mute– \'Oli barbagli, ccrcavn, anche iJmorandolo, unicamente Lui; pcrchC a qualunque cosa e da qu;ilsiasi parte si vol~es– se. ,;cmpre aspira,,a al ~fa:,– simo, all'Ottimo, al Tutto e il Massimo, l'Ottimo. il Tut– to non sono che il Crea– tore di tutto: Dio,. (Dome– nico Giulio! li, Le cl11e lu– ci, pag. 145). L'approdo ch'egli cercav:1, 11011 lo trovò, infotli. nel– l'idealismo, nel pragmatismo, nel misticismo, nel dia.boli• smo, ccc., ma soltanto nel Cristianesimo, cui lo portò non il lavorio d'una notte come l'Innominato, non la conversazione con un p1·etc, non il pcllegrinal,!gio 'a Lo– rclo o da Padre Pio da Pie– tralcina, non le lag1;111e pietose d'una Madonnina. non la visita dei Luoghi Blov e Giuliolli, fu un or– gogiioi;o. L'or~oglio i,pe:;,i;o è talmente i.misurato e cie– co da sostituirsi alle doti che in realtà un'anima su– perba non possiede e s'illu– de cli possedere. In questo senso, Papini, non fu mai orgog/io:,o, perché la super– bia non nasco:;,c mai ai suoi occhi le lacune che ,1cui\ 1 a- 110 il dbugio del i;uo spiri– to insoddisfatto. Egli, in\'c– cc. ha, fo1·sc, troppo chiaro e sincero, perché non amava il doppio· gioco: diceva pane al pane e vino ?.l vino, prc– lcrcndo di essere qualiricato masnadiero della penna, be– CCl'O e ,,iJlano, aristan:o e scannnbuc incianito, resi– stendo fieramente a pie' fer– mo contro la canata dei de– trattod, piuuosto che esse– re ritenulo un bugiardo. Pri– vo di peli sulla lingua non 1entò mai di ammorbidire la parola, di usar carezze, reliccmc o riguardi. Anda– va dirillo al midollo delle questioni, cenll<wa il bersa– glio più che gli era possi– bile. Non gira,·a gli argo– menti e non palleggia\'a gli individui. Rude, a visiçra aperta, sprezzante, sempre vigoroso, mai dolce o dol– ciai;tro, aveva il culto e la mania dcll;:i chiarezza e lo odio degli cqui,•oci. Fu poliedrico, versatile, eclettico e \'enne presenta– to come un personaggio pro– teiforme, deteriormente vo– lubile nell'arte e nella vita. Gli piaceva fustigare e venne giudicato uno sfer.rn – torc di professione, eterna– mente armato di staffile co– me l'Aiace Mastigoforo. Ebbe dal}a na1ura un tem– peramento chiuso e solitario e fu ir.-imediabilmcntc con– finato nella categoria dei mi– santropi più antipa1ici e non fu mai poi.sibile rimuoverlo da quel casellario. Non vogliamo peccare di adulazione o di daltonismo in queste brevissime righe, ma nel valutare Papini cri– tici e storici non dovranno dimenticare il substrato del MIO genio essenzialmente sentimentale cd insoddi– sfatto. Affioreranno allora i ri– flcsi.i. l'ideale, le reazioni. le passioni, ma il giudizio sarà (Continua a pagina 2) ALaCapria lo "Strega" '61 In un'atmosfera di suspense che non ha precedenti nelle aJ tre quattordici edWonl del pre– mio romano Raffaele La Capria ha l'into con • Ferito a morte- il •Premio Strega 196h tott\lizzando 96 schede contro 95 di Arpino e della Clalente e contro un ambiente che gli Si era rivelato stranamente oslile. Nella foto: Raffaele La Caprla- Sul fondo: la sua Napoli, la città che l'ha e Ferl to a morte• ebbe ,anti semwci. e imi– tmori. E non voglio dire che si sia voluto colpire un e successo ii strepitoso .. universale. Certo. 110n po– teva non tornare in men– te l'apologo ciel leone mortn e depli asini scai– cianti. Santi, non lo sguardo pene– trnnte di un santo o d'una santa, ma un lavoro massa– <.Tantc d'anni e anni, unn applicazione intensa e diu– turna, una ricerca ininterrot– ra in libri e biblioteche. PER UN PUNTO HA PERSO LO STREGA * In frellolosc bibliogra– fie compilate tenendo roc– chio al. dizionario da re– datrori. d.'agenzin coperti dhU'anonimo. abbiamo let– to oiudizi negati vi peren• torii. inappellabili, sui Ire quani dell'opera di He– mllzgwau, cui sono seguiti, nei niorni successi.vi . i giu– di':i ragionati e firmati ' rl •j c-ommcntatori specia– lizzali. meno perentorii ma anch'essi sovente ani– mali dall'e1Jidcntc inten– zionP rii buttar oili n{lolo. di sistemare il cadavere, se 11011nella fossa comune. cerro in una fossa di moL– to modeste proporzioni. Una furia i11aspet1a1a ha mosso molte penne. molle intel.ligenu. !7zfilie è ve– nuto l'articolo di Moravia. a tutta prini?w dell'Espres– so. a liquidare seccamen– te il leone morto. sin dal 1itolo che diceva Niente e così sia. La Tivoltrt dei coccoclrilli assurgeva al– l'itfficialirii. Si (' dimenticato clii è sWtn Hemi11gwaiJ. che ha siqnificato. cosa lw dato, che ha fallo intuire e in– travedere. quo/e lezione di semplicità e di vitalità ha ìmparli!o negH an1ti morii della nostra cultu.ra . Era proprio Hemi11gwa11 In scrittore morto del qua', si (' parlato con tanta , .~u– periore :t cat.ti.veria? Uno c/Je 11011pensava. n11 cow– bov ,/'altri tempi. un de– cadente. liii vitalista scm,– clusionnto. un divo clell'in– dustrin culturale. un co– strutrorP. rfp/ suo mito di Leoni ablrnlluli " di bolli• plie sco/ot,. sino alla f Pr– cia. nn {iqHo del sun tpm– po (i11ilo c0l .~uo tem.pn . ec– cetera eccetern. Tultn qut? Sono queMi i. crndett ah– bap/i riel/e amhizioni stn– ri{ìcanti. gli abbapli di chi situa. colloca e definisce irnmediabilmen1e ,dentro la storia s ciii che. µrim.a d'essere un capitolo stori– co. i> e rimane 1tn'espe– rie11za sinooLare. un,fe110- menn unico e irripetibHe _ si tratti di Hemingway 0 di chiunque c1 /t.ro . Come si arriva a dimenticare questo? Per liquidare lo scrittore americano (' aw * NEL PROS~IMO NUMERO OMAGGIO c1cl IT.UO SVEVO con &critti di critici e romanzieri italiani * La sua insoddisfazione in realtà non cercava altro che il Cristo e. raggiuntolo, la perfezione' del Cristo. Ma anche ti cristi:mesimo egli giustamente ri1ennc insoddi– sfacente nella misura ste:.sa in cui insoddisfatta è la con– versione, tormentata dal bu– lino della santità e dallo s1imolo dell'eroe. Un "delitto d'onore,, messo alla gogn * 11 genio del rcs10' non è mai soddisfatto: la insoddi– sfoz.ione c;,1raucrizza tulli i :,uoi lllO\'imcnli e costitui– sce I.i \'csle della sua ani– mn. Nel caso di Papini, la insoddisfa7ionc non l'ha .Portato al peggio, come ad esempio nel caso d'un Sar- 1rc o d'un 1\olorn\Tia,ma al meglio, e, negli ultimi qunt- R ICORDATE La suora gio1•a11e di Giovanni Ar– pino? A quel singolare romanzo-brc\'C fu, tra gli al– tri. rico11osciu10 anche il me– rito. rispetto <>i dm1 prece denti lavori romanze~chi dello stesso au lorc, di a\·crc rias– sorbito e trasfuso la carica del cosiddetto • impegno so– ciale" nel carattere elci per– sonaggi. 'Trasformnto in sen– timento, quell'impegno, pur nell'Arpino così naturale e ne– cessario, aveva perduto quan– to di prngrammatico lo appc– santi\·a e conquistato il\\'CCe una spontaneit.il , che, resti– tuendo autonomia ai perso– naggi, ne rendeva più viva e pili vera la ,•icenda, ma i.n:.ic– mc ne accn~sccva il ,·alorc simbolico. Ciò, di pari passo con l'adeguamento, fantastico e slilistico, d~la materia alla • r11ora1ità costante 11, sua di– Slintiva. (Cfr. Novecento let– terario, vr 116-120). di E1l'IUCO l 1 AL(/IJJ astuto leguleio, ha fatto qual– che progresso e non 52 sot– trarsi al senso della colpa e quasi ne accetterebbe l'espia– zione. se il leguleio non lo costringesse a giurarsi persua– ~o di a,er agito secondo ~u– stizia. E cosi Uridelitto d'ono– re finisce in derisione. Ci ~uadagna? Non diremmo. rm Giovanni Papinl cun•o al tavolo di la\•oro della sua casa fiorentina tro anni della sua vita tcr- 1·cna, ad un sentire Cl'istia- ' .no attuato con estrema ras– segn.izionc, fino a raggiungc.:– rc, talora, forme di eroismo eccezionali e insospettate. Un D'Annunzio. un Ca1·– ducci, un Pascoli, a ccl'li vertici della loro gloria si trovarono soddisfatti, per– ché l'assillo del divino non li sollecitava e perchC l'or– go5Zlio si l,OStitui\'a in loro alle altre qualità irraggiun– tc. Papini non si fermò mai. L'insoddisfazione era . con– n'aturata al suo spirito r.il – iinato, aris1ocrat1co, spiri- 1ualmentc proteso a possibi– lità sempre più alte, a per– fezioni sempre più certe. Si disse (e si dice) ingiu– stamente che Papini, come Non altrcllanto può ripe– tersi del quarto romanzo. che, non senza una \'aga rimem– branza naturalistica (ciel re– sto riscontrabile anche in al- ALL'INSEGNA DEL PlÙ LUCIDO LIRJSMO * tri punti), s'intitola: Un de– litto d'ouore ( Milano Monda– dol'i. l96J) e che, stando alla da1a·~1pposta\i in c.ilce, è s\a– to scritto, dall'ottobre al di– cembre del '60. quai;i con foga, ma, come \a:.cia intendere una nota finale di ringrazia– mento ai coadiutori, dopo mi– nuziosa preparazione docu– mentaria sui luoghi e ti-a la gente d'Irpinia, dove, negli anni intorno all'av\'cnto del fascismo, sembra che sia ac– c:aduto realmente un fatlac• cio mollo i;imile, !l':!Imovente e nelle conseguenze, a quello della bieca ,,iccnda raccon– tala. La quale, in breve, i;i può rias:.umere nella tremenda de– lusione e nello smacco. insop– portabile più di un'offesa, su– biti. la prima nolle di nozze, da un nobilaslro di pro\'incia. Egli aveva lermamcntc cre– duto d'essere il primo ad im– palmare una piacente giovane serva d'osteria da lui rispCl– tata come una madonna e fatta sposa col proposito di 1rasfonm1rla in signora e di imporla al malvolere della madre e dei parenti e com– paesani tutli. Sabilrn, invece, e:;,sendo rimasta vittima di una prepotenza, non era im- Prose macolata e il dottor Castiglia, d e D I Th una volta riuscilo a farglielo I Y a Il O ma S confessa ce. la ,·Ipoeta a casa e lì, per lavar l'onta. le recide, mentre donne, la carotide e poi corre a comple1are la prc• i;unta opera di giusti7ia, cri- I L GROSSO volume di Dy– lan Thomas dal titolo • Prose e racconti ,. (Ei– naudi Editore) ci offre la possibilità di seguire da vi• cino la \<Ìlu del poeia che morì a trentanove anni, di– l,trutto dall';,lcool-. La raccol– la di racconti in1i1olata Por- 1,·01t of tlle Ar11s1 l" a )'ow1g 001: (Ritrallo clcll,"ar1is~a da cucciolo) e autob1ogr3hca e ci presenta lo stupendo pae• ">aggio del Gnlles del Sud C.: le sue coste deserte sul c111 cielo è un ,,olo inmtei-rotto cli gabbiani t; di co!·vi :. • Anche in quel giorno d1 piena cal– ma un \'enlo soflìava lungo 11 Verme. All'estremità dd corpo gibboso e serpentino, 1anti gabbiani quantv non ern maf riu!-icito a vedere in \'ita mia piangcv;mo sui loro morti rcccnli e sug.li ei;crc– menli di St!Coli. Sulla punta, il timbro tranquillo della mia \'OCe fu raccolto e ingiganti– to in un cavernoso rimbom– bo, come se il vento avesse 1 formato allorno a me una conchiglia o una grolla, c_on p.ircti a volta azzurre e in– tangibili, alte e ampie come tlllta ]';11co del cielo, e lo sballer d'ali dei gabbiani SI tramutò in un rombo di tuo– no ... "· Nel -l'ortrait, tuttavia, si rintracciano anche le pri– me immagini e i primi pen– sieri di un mondo in for– mazione che si sarebbe eom– pletamcn1c 'lViluppato nelle ultime poesie. Per quanto il mondo poeti– co di Dvlan Thomas si di– schiuda ~ maggiormente nei suoi lavori poetici si può non– dimeno seguire l'aueggiamen– to del poeta nei confronti del-. la vita anche nel /Jort,.mt che vuol ei;scre una parafrasi ironica del primo romanzo di Javce. Questi dieci raccon– ti pieni cli fa:.cino. e di colore \ oP-Hono essere una continua ric€:rca, un continuo passare da esperienza ad esperienza. l'esallazione gioiosa della ,,i- * di l'IUIIO BAlllJCCfl · 1a attraverso un continuo an– ticonfonnismo che cerca di debellare una struttura men• iale imposla. Non si sa m,1i con precisione dove inizi in Thomas il gioco intelk.lluale - che potr..:~be anche ei;sere incubo sinccl'O - giacché egli :-i lai;cia trasportare dalla fervida fantasia e sa ricavare tutto dal proprio clono ,•c1·– balc; e la i;ua pro:..i. per quanto egli la guardi cori una specie di condiscenden1,;:1, ai;sume spesso tona\ita i;qui– sitamentc liriche e rcalizn in modo più quieto il mon– do strano della sua poe:.in. Non mancano lutlavi.'.I vi:.ioni allucinauti, che mcl\ouo· in luce l'innuen,m cst":rcitata sul Thomas dal Surreali:.mo. le quali mettono in c\'idenza il senso di mistero e di pau– ra che prende lo scrittore di lronlc all'inconoscibile: "En- 1rammo nel cori ile della fat- 10.-ia di Gorsehill, sui cioltoli sonori. e risucchiato dalle scuderie · deserte e nere il '-uono echeggiò con un rim– bombo ca,o e noi ci lro– ,,ammo a procedere nel cavo della casa in fondo al cortile, tranne due facce, rape sca– \'ate, in punta a due bnsloni -.. E' un po' la visione allu– c:inata della vita delle perso– ne che si abbandonano di so– lito all'ebbrezza dell'alcool; anche se in Thomas essa è meno accentuata dspetto ad altri scrittori caduti preda dell'alcoolismo. Questo perchC Thomas riusciva a stare, per ~~~:1~; 10 d;ìr~f~dia1~ir~. st z1 1 .~ ~ii quanto possibile, vicino alla stanza altrO\'C, che, disono– realtà cedendo pochissimo al- randa e abbandonando la po– la eccitazione, ai continui dc- vera fanciulla. l'a\'eva, a suo liri che ad .iltri scrittori han- ,·c1·detto, resa per sempre in– no preso la fTiano in maniera degna di porlare il nome di davvero stupefoccnh!, tanto una casata t::mto superiore. E da alterare la loro arte. Ad dopo? Castiglia è uomo da una visione superficiale la rnpcr bene quel che vuole: :scriltura di Thomas puo sem- prosegue e va a co,.tiluirsi. bral'c quella di un pazzo, ma • Si lasciò anelare sulla prmca. :-e ci sorfcrmiamo un mo- chiuse ~li occhi e rimase im– menlo ad analizzare più da mobile hnchC il cuore ri~1cqui– vicino i suoi scritti ci accor- i.tò il suo bal\ito normale. Il giamo ·che il caos è soltanto legno lo aiu1nva a riposare, apparente e che SOiio la su- duro ma benclìco. Si si:nt't li– pcrficie e pazza• si cela un bcro cl.i ogni lebbre, ormai. E, mondo minutamente pensato per la primn volta, linalmcn- e p1·cdispos10 che i;i svela te al di sopra di se stesso•· atlra\•erso simboli familiari Così ha termine la seconda narrati con un linguaggio delle lre parti in cui si sud– speciale ottenuto usando pa- divide il romanzo: e noi de– rolc ordinarie ingegnosamen- liberatamentC' abbiamo voluto te combinate. ripo1·tarne gli ultimi periodi La misura di queste com- perché non si creda che lo binazioni è data senz'altro spirilo è il tono e l'andamen– dalla prosa lirica e The Docto1· to della narrazione siano and the Devils" nata come quelli cnoncamente intuibili sceneggiatura per un film non attraverso la sommarietà del realizzato, dove cadaveri, pro• nostro scanzonato riassunto. stitu_te, ubriachi, medid, as- Nulla di piì.1 lontano e di più sassini sono guidati in unn differente dall'intento dell'A1·– danza macabra e tuttavia pino. A che pro altcral'e ccl grottesca perché Thomas riu- aggravare la realtà di umi ~cl a pre:scntarci lo spettacolo vicenda già tanto bieca e trn– con ironia in modo da tnct- cc. se nella rispondenza dei ~~.1~te~~o ~t~ef~~fsc~·e~~~~~.~~ ~jt~i ~~IÌ!ti s~·; ~~ri~ii?'alua!'; valere su tutta l'opera che proprio in questa apparente può definirsi quasi un nuovo estraneità, ossenmla davan1i genere lellerario. Essa infatti al succedersi dei fallì e al– non è nella pura forma lette- l'av\'ilupparsi dei sentimenli, raria ma s~ accompa~na a sta la forza del l:!iudizio mo- !~:.!,~_~bi 1:: 1 ;u~e~e~·u;_;ati~~ I r: 1 ep~~~:ci~aeti°'~\1~a~t~rtd~i ! ne cmematograf1ca: 1uttav1.a del suo equilibrio artistico? si presenta. co01e au10sulf1- Non è questo il pregio della ciC!)le (a d1.ffercnza del ten- sua disponibilità: serena e sc– tall\'O compmt? rccentcmcnt~ vera nel contempo? da Art.hur Mi!lcr con ! G.h • Nessuna polemica, nessun S(?OStat1" che rimane un 1bn- compiacimento, nessun com- d,1rb)~ano più bello. del \'O• ~d~:~:/ ~ui!t\;._cic~~~:~~~ ~~m5,,di;a ~.fl7i/\\~io;} {S~~~ ~i !r?:à~o, a ilu~~1al~ n!~.~~~~'t'~ il. bOsço di latte), 1 1 ra~io- della ragione", ben consapc- ~1amm~ che_ nel !9::i➔ ". 1 nse I vole come essa porti in sé, 11Pr~m1_olta~a gestazione •di fronte alla realtà, ii giu- (Contlnua a pagina 2) - dizio etico delle cose•. E certo l'Arpino ha saputo tirarsi fuorj dalle pastoie del Neorealismo. Quella si.:hia,·ih.1 110ni.·a,.\.Ort.l.1\'a·col :.uu :.cnso della vita e col suo gui;to del– la libertà. Ma :.iamo noi si– curi ch'egli sia già riuscito a far tacere ogni poll!mica. ri– nunzianclo a quabh•oglia com– piacimento e commento? An– che nella Suora gio1,a11e, da ultimo, esaurita la pane idil– liaca, la ,•icenda non si com– plica attraverso una serie di a\'venimcnti e di sentimenti, dO\'e non è più dato cogliere i;oltanto la levità della sor– presa amorosa, ma tutto un insieme di circostanze e di reazioni ambientali e sociali che ne nppannano !a lucen– tc.:zza? Non dh·crsamcntc accade nel Delitto tl'ouore, \'ia \•ia che dalla prima :,i passa alla seconda pa!'le: dall'idillio al dramma. La ricchezza di no– tazioni psicologiche e p<1csag– gistiche, unitamente alla fi– nezza di sfumature, di rap– porti e d'intrecci. che fan de·gne d'elogio molte sue pa– gine, accennano a diminuire non appena l'esasperarsi di un'abbcrrata concezione del– l'onore sconvolge e ai.:cccu gli animi e, imponendo cnidezzc eccessive, rompe l'armonia del dettalo, raccorcia i tempi e :.oggiace a una violenta rap1- dit:'t di svolgimento in cui si in:.inua alcunché di troppo ~brigativo; a parte la i;picta– tczza di certe in:sbtc111e e l'ambigua minuzia di cèrte nefande pa1ticolarità. Non ce ne scandalizzeremo, ma nep– pure le esalteremo come una pili altn conquista di verità. Sabina non merita d'esse– re messa a nudo con tanta cruenta ferocia. NC per la buona riuscita della • narra– ti,a della ragione" corre ad Arpino l'obblig'.O di degradar– la. Al contrario. i;c m,,i. Chi non si salva, nel suo giudizio, t'! infani il dottor Cas11g\ia: come dànno a riconoscere, fin da principio, tulle le descri– zioni e osservazioni che lo rigunrdano, di pili in più te– tre e av\Tiler,ti, con un cre– '-Cendo c:he nella scena del delitto raggiunge l'orl'C"ndc,,o– lc7.7.a del macabro, per poi f~a~~ln,~en~~n!flÌl::ge~:li~~~~g(; qui il e delitto d'onore,. par– rebbe aver esaurito la sua ca– rica esplosh·a.: qui parrebbe ormai giunto il tempo dì ti– rare un velo sulla disgrazia– tissima coppia. Ma una terza parte segue alta seconda: e all'Arpino scr– ,c per mo:.trnrci. con indub– bio propositfl satirico, come 1111 e principe del foro" di laggiù, cogliendo cd accen– tuando un'infatua1ionè che contraffaceva fino al ridicolo acni effctth•a spirituale ono– rabilità dell'uomo e che giu– sto in quegli anni si respirava micidialmenle nell'aria, riesca :1 montare la macchina che, grazie alla sua stentorea \'er– bosità, gioverà all'uccisore la assoluzione, l'apoteosi e maga– ii l'elezione a sindaco. Cosl prendono il soprav,•en– to, e proseguono la narrazio• ne quasi per proprio conto, figure e ambienti che, più che completarla, ne costituiscono il commento. Ma cc n'era ne– cessità? La loro presenza non era già stata sugj!erita con diseret:ione, attra"erso ncccn– ni e richiami non del tutto marginali alla vh'a compa– gine delle prime due parti? Là erano sen·iti a rafforz.are, quasi documenlandol\l, il fon– do storico del romanzo, qua s'impadroniscono del bandolo della matas:,a e costringono il dramma a rattorccrsi in sa– tira. Tuttavia, :,otto la penna esperta dell'Arpino, ciò ha da– to ugualmente luogo a sttin– ~cnli scene di costume, che nel proposito dell'aulorc rappre– sentano il coronamento del– l'opera. Ma nell'architcltura complcssi\'a non formano una giunta 1ra:.modante? ~on s'è \'isto come già al termine del– la seconda parte il feroce pro– tagonista della ,·icenda pas– sionale fosse in procinto dì riacquistare degno lineamento umano, ritro,,andosi. e oer la prima \'Olla. finalmente al di .sopra di se stesso• e della propria cicca bcl\uinita? Al termine della ter.ta parte, do– po tanti raggiri. ed inganni, pur con la certezza della ,·it– toria impostdgli a forza dallo Per noi la tcrz.a pane. non os1ante il sicuro pregio di molte sue pagine, re.sia una appendice beffarda non ne– cessaria né utile alla pienezza della verità poetica del triste dramma. Po,·era Sabina: è più che mai una vittima in– nocente e merita il nostro rimpiamo. Ma quanto più fone esso sarebbe stato se l'Arpino, dopo a,·ercela de– scritta cosi toccantcmente, non a\·esse corso il rischiò di offuscarne l'immagine sotto i fumacchi della satira di co– s1ume e della polemica meri– dionalistica. Per fortuna non ci è riuscito: e Sabina. più che alle rivendicazionisoci3li, resta affidata alle ragioni li– riche della \"ita. CONTINUA LA POLDJTC..\ * Dtie sul lei I lette,·e Bien,iale Il parere di L. Bcirtolini Caro Scior1mo, ti prego d1 pubblicare nel– la • Fiera Letteraria " la se– guente ima lcrtera m asseri– so alla tua campagna contro la 81e111rnle di Venezia: e Afl'lllustre Prof. Italo Si– ciliano, Pres1de11tedella B1en- 11ale di Ve11e,;1a,Ca' Gwst1- 11iau - Veneva. Petrucd è 1111 caro 1101110, né 10 posso /a111e11tarm1 di lw giacché scrisse e pubbli– cò, ì11s1e111e a Nmo Bertocchi, 1111a monografia a grande Jor111a10,t:d1z.ìo11eCl11aritore. Tori110, sopra la ,ma pittura e sopra le 1111e acqiie{orti. Pe– rò è 1111 1101110 che sembra aver paura di wu,, dopo che C~f~o:raf~il dPR~~:':.e della Ed ha ragione Sciortino nella replica che ha fatto alla Sua lettera, 1mbbllcata 11el 111111,ero 25 della Fiera Let– teraria. ln quanto a me, mi si i11- vi1a - ed è stato il profes– sor Dell'Acqua - alla Bien– nale dell'inc,sìone ,n Norve– gia (espos1do11e che 11011 frut– ta w1 centes,mo ad alcun espositore); ma 11011 m, s'in– vita a mostre redd1t1ve, co– me ww è quella del Brasile, fra que, riccl11 prodwtor, di caffè e di tabacco; gente sel– vatica che non capisce w1 conio di p1t1t1ra. Voglio stare a vedere dove sì andrà a tennìnare (e, alla prima occasione, ne parlerò con 1'011.Fanfani.: che - re– centemente - mandò il suo segretario particolare nel 11110 stutlio ad acq111stare alcune mie opere). D'altra parte, e per mia fortuna, 11011 ho i timon di Petrucci. Scnssi 1l libro e Fal– limento della Pittura ,. con– tro l'andau.o della 81em1ale. Scris.:;1 il libro • Il Polenn– co ": e spero che anche ùi l'abbia /etio. Ora fio con.se – gnato alla Casa editrice e Il Borghese,. un riuovo libro comro la Biennale: • la Pit– ::ira che bara"· Ripero: S~1orrino ha pie,iamente ra– gione: e con lui è, per ap• provarlo, 1111 forte numero di artisti è d1 it1te11ditori. L'Italia avrebbe potuto ri• farsi una stima nel mondo, med1a11te una buoria lettera– tura, una buo11aaree. S1 trat- ~~p~~;~ Ì~~l~tt~tr:;&:_j~~le ~7:~ liana, ed, ani.i, europea; ma si tratta di contmuarla con gh apfJ!)rtl, .l'ispirazione del tempo m Clii VIVtamo. hn•ece la Biennale peiide t11.t1adalla parte de, malli, assecoudando, ponendosi in coda ai ciechi dell'evangelica Parabola. Tutto il mondo spirituale è a un decisivo svolto; ed mvece, m Italia ci s, attarda favorendo la' pittura degli stracci. A me sembra, illustre pro– fessor Italo Siciliano, di a~•erla co11osci11ta; ed anzi, d essere stato suo collega ed aimco a Venezia, quando tei ed io eravamo due sotlote- 11e1111 d'ar11glreria a San Ni– co/etto. Le rammento ciò per– ché let non abbia a credermi suo 11en11co. E, 111 quanto a Venezia. Venezia è bella in tutto, meno nelle sue Bien- 11alrche ormm fanno schifo. La ossequio e saluto cor– dialmente. LUIGI BARTOLIN! (Continua 7pagina 2)

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