La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 28 - 9 luglio 1961

Domenìca 9 luglio 1961 LA FIERA LETTERA~IA Una grande mostra organizzata a Lugano * Il ~rido delle strade italiane: tre secoli · di editti e cartelloni Q UALE sarà la dcfini1.ione più semplice del termine cart~l~one.' ConJC p_cr tante cose della vii.a, è quella che ciascuno d1 no, porta dentro di sé. St potrà dire che è un av, iso d:.. qualcuno a qualcuno, tn.lnifostato al– traverso l'affissione stradale. Che si tratta di un rettangolo di cana coperto di colori e di pni-olc, Che ing1-andi:-.ce i termini sminuendo il messaggio. Che riduce il colloquio a un clin d'oeif, fuminca aggressione psichica dietro la quale, anche senza grattare troppo a fondo, guata l'interesse di qualcuno ... No: accc1tiamolo qual è, come una esaltazione della strada mediante simboli di vita quotidiana. Nessuno (affetti. .imori. rapporti .:,ocinli, vizi segreti e hohbies) lascin tanta libertà alruomo che pa:,sa. Talché si può ben dire che :.i traun di un i-apporto di:.intcrcssato. Ma l'affissione stra– dale ci propone immagini: e le immagini, si sa. aiutano a passare il tempo e forse anche un po' a , ivcn~. Per la Mo:.tra organi7.Zata dalla Socit:1à Genenilc di Affissioni a Villa Ciani di Lugano, centinaia di manifc~ti sono usciti dagli scaffali dove alcuni collczionis1i arrabbiati li custodivano, per tornare alla vita sotto le grottc:.che pompeiane della nostra unica palazzina patrizia. C'é in questa 1icsumazionc cc1·to sottile accoramento - quasi che un popolo defunto tornasse a vh•crc una festa fra nugoli di naftalina... Per noi, l'incanto della Mostra del cartellone italiano sta in questo ricupero del tempo perduto, Figuriamoci di compiere un viaggio attra,•er~o le strade italiane. un viaggio di tre secoli. Cominciamo con uno sciame di bandi. proclami, cditli: comunicazioni ddotte all'essenziale, parole che molti , idero con terrore, leve di eserciti, minacce di rappresaglie, pro– gr~mmi di mettere tutto a ferro e a fuoco poiché il nemico ha messo noi a ferro e a fuoco: e le parti av\'erse si rifanno allo :.tesso lddio onnipotente, i baffi di Cecco Beppe I contro quelli di Vittorio Emanuele 11, peraltro identici ... Qui le parole tengono luogo di immagini: caratteri lapidari entro le cui curve armoniose izli occhi si perdono, come, quando si ha la febbre, nei disegni del tappeto. La camminata ha indugiato presso mura antiche. scheg– giate dai proiettili cd anche f11acchiatc di sangue: ora costeggia le strade borghesi dell'Italia che ha appena conquistalo l'unità e scopre i plimi avvisi commerciali, il Trappista cal\"O e barbuto che fabbrica il Cioccolato di Roma, il piede sulla criniera del Icone, sullo sfondo del Colosseo sovrastato da una croce d'oro: apprendiamo che i Molini a Cilindri dei F.lli Natalini di Sansevcrino Marche hanno un deposito in Roma, via Botteghe Oscure; siamo tentali dai saponi Chiozza e Turchi di Pontelagoscuro. dnlle douceurs dcv.li Eredi Vannisanti, dai cicli Mcnon di Roncale Treviso, veniamo invitati a frequentare ristiluto Ungarelli di Bolognn ... * <li FELICE FILll>J>l1\ 1 1 NAPOLEONE, Per b grazi,1 tli Dio e p~r le Coslitutiooi, huperatorc cle'FrancC'Si ~ Re <l' f1.1li:i , ProtNt<lre .J,.\1.i Confc•tleraiione J~I fieno e Mc<liotor<' della ConfeJernione Sviu.era, E1fr';)1: J,,•::::;;·~~!~;;"i :;::~: 1~ /<hmtt#, o tWli t,wJli ck Y<drttdtto le pm;,,rtb', "4lu: ~ Uppot1Q deÌ MWstii ddlaf'atlllt •.11" 'J:-, Nm, m.~~ ff.'1'.11_.;~.-fit.r,i i""'u ~ cW.l'Ak....,..,. AIIJj•i<lii:eimof~et-14."!'i.,\J'()t.fO~'El,Ntoor<,o~ Poidnt "~~. ~~M~~•,rp: Àl~~~~;~~~~~=no~~ = !'J:i:b:it, ~;~~:= tkll'ohimll t.U....,. la lf, fo .>tll$/D t> a<tl~ i iac!d.;/si 0.ptr!IMti!tì ~ -– intb ~l ~inlrit. d,U'lll~• pttJ<:b• -~ili ;,l'• _.. dil>N~i~f'OI.__.,.,_, I Mu,i<ir, ,t-~ li-»--,~ ,M T"'°'o - i~a:ì. ~ Ia tit , ,h<>lu rip,.:,f1L,, dth"~iooe_&l ~1~ .DN.l>:tG 4111_..,.. blH.:44 w 111.W.'f'Ì~ l!N 11.&tilJ') deBe I,eç.i. Olro 1.11 M1buo ì! -t i;ìll!;M 1$13. EUGENIO NAPOLEONE. PclV-~. nc.-tr~<i4diS..b, A STRIGEULL Un Bando di Napoleone (glu gno 1813) In mostra all'Es posizione del Cartellone Italiano, Il cui manJfesto a fianco riprodotto è firmato eia Felice FIJ!pplnl ~~~ludier~~~:piip:u~:is~a c~~i~taf~ 1 ~~cc~ 0 iil:fl~\o 1 ~ ~~;'~\ asessuali. C'é ancora una sala, riscn'ata a Dudo,,ich, che si può accostare a Cappicllo: poi il gusto moderno si afferma con tre cartelloni di Seneca (belle sintesi, sfumale eppure monumentali) e qualche esempio del Ventennio, con la applicazione grafica del Novecento e delle sue aspirazioni alla monumentalità. Nel piano superiore di Villa Ciani la camminata luni:O le strade italiane coincide con quelle che tutti stiamo fccendo da tre lustri: ricordi recenti fino al bizantinismo grafico della Olivetti. Ma il valore assoluto di questa esposizione resta lci:;ato, per noi, alla commemorazione delle visioni stradali, dal 1890 al 1920-30. In un Museo di Monaco hanno ricostruito una strada Jugendstil - con le modan<!turc architettoniche, gli affissi, i lampioni: e quanti hanno vivo il senso del tempo, e si dileltano, maga1i con una punta di veleno nel micie, di ricordi, vi sostano a lungo, stregati davanti alla Monaco di Wedekind, di Thomas Mann e di Hesse. La Mdstra cli Lugano consente di rivivere un'arteria centrale dell'Italia di D'Annunzio, della •Voce•• di Italo $\·evo, di Giolitti. del gio,,anc Francesco Chiesa: e per noi ticinesi questo regalo è una ksta dell'immaginazione (immaginiamo il tripudio di Carlo Gadda attraverso le sale di Villa Ciani...). E' un modo forse minore, ma intenso e un po' straziante, di iitrovare l'aspetto di un mondo inesorabilmente chiuso, ma dal quale é scaturita la nostra cultura, e che ha deposto nella nostra fantasia gli arche– tipi sui quali si compie il lavoro di ogni uomo moderno: liberarsi dal passato senza perdere le proplie radici. Pa2. 3 LETTERA DA PARIGI * Lapolemica sulteatro cadenel pettegolezzo * ,li lt . .Il. DE 11,\'GELIS PARIGI, luglio Marce! Achard vale Rous– sin? •Patate• vale la • Ca– r.annina •? Pare di sr, per li pubblico; ma per la critica né Achard né Roussin, autori dalle mille recite, valaono più di un'ironica stronca– tura. Che dirvi? Malraux esonera dalle tasr.c i teatri che recitano lavori classici; e, per la novità, se durano meno di 40 recite, il fisco ,chiude entrambi li(h oe<:hi, come se lo spettacolo non avesse avuto luoao. te;rJ ~~~;~:rn~ted:n~ 0 ·ca;t tale? Beckett e Jone.sco da una parte, Achard ~ Roussin dall'altra, Con l'interme-a..o di • L'étouffe chrètien • di Fe– Jicicn Marceau che, dopo i successi dcli'• Uovo• e della • Buona 1,;uppa• ora gusta l'amaro di un calice che in– vano tenta di allontanare dal– la propria bocca con letteri– ne polemiche ai cri1ici che lo hanno liquidalo in poche righe e non hanno ben con– lato gli applausi a ogni calar di sipario. Le .. Figaro,, esulta, cons1a- 1ando che la .. nouvelle , a– guc • almeno in teatro non ha niente di nuo,o da dire, e quel poco che tenta di dire lo dice male, e, risciacquan– dosi la bocca con i calem– bours di Achard sottolinea il trionfo su tutta la linea e su tre teatri contemporanea– mente dell'Autore prediletto. Per dirvela franca, Fracca– roli e Lucio d'Ambra non avrebbero niente da invidia– re ad Achard, il quale si di– i.ella di porre sulla scena le solite trovatine da pochade, d1 moda appunto verso il venti o giù di li, con quel piglio cordialone, confidenziale, bo– nario (anche se condita con qualche goccia avara di ace– to) che non sollecila né pro– blemi sociali, né fruga in tranches de vie - e rappre– senta il mondo e la società ~~~;i ~~,~~~~~ ~i eh~ ~r:;ra falso, caricaturale. grottesco, e privo di qualsiasi carica di convinzione o di turbamento. Intervistalo alla Radio, del resto Achard ha confessato che ama meglio essere Fev– deau che non Claudel e dis- ~rt<l sul comico e la potJia m teatro, affennando c,he l'idiou, l'ullima !,U-' picee, gran !,UC.CCsso della stau1onc e rie.ca di 9uella .poesia eh~ una sala piena d1 lJpcttaton pretende da uno !,pcttacolo comico che lo divcrtira smo alle lacrime. Come dargli torto, se !'Idiote incassa (e supera) un milione di franchi a sera? Umilmente Aehard confida che di 41 commedie da lui firmate, soltanto Pa– tate e l'ldiote hanno otte– nuto un successo a ir,rnde orchestra. La aente ride, i;,1 diverte, ritorna a casa c.on – bolata, e si addormenta sen.,..a pensieri. Se si sveglia, e sol· 1an10 per tornare a ridere, assaporando una battuta che ha fatto crollare H teatro dagli applausi. Ecc. ecc ... Anc.ora una ,·olla, la pole– mica sul teatro sci\'ola nel pclleiolez1,;o. Il successo eco– nomico di quelli che non hanno - come Achard - niente da dire, contro le sale semideserte dei tealrini che insistono sui loro Jonesco. fu~~t ..dfr5f;g 1 ~ •F~lb~~.n~~! za risoh:ere il problema di fondo, mette a fuoco ( è il caso di dirlo} lo scouante problema di interessare lo spettatore ai turbamenti del– l'animo, senza ricorrere alle suggestioni del sesso, delle disav,:en1ut~ coniugali, o del– la ps1copa11a. Fabbri C, con Pirandello e Betti Ce for.e lo abbiamo ripetuto altra volta) il solo autore italiano rap– presentato con successo a Pa– rigi, e alla cui opera (edita da Grassct) i critici ricorrono spesso per fare il punto sulla situazione del teatro in Eu– ropa. Il suo processo a Gesù, rappresentato qualche tempo fa sinanche en plein air, con J'inten·ento del cardmale Feltin tra gli speuatori. ha conosciuto gli onori del trion– fo popolare, oltre che il con– senso dell'intellighenzia da rive gauche. Robert Fontane!, Miche! lon• sciale, ecc. ccc. Anche per que ... ta picee Si– monini ha approntato i e dt• cors • che s1 avvicendano e.on un sisLema ad apertura di pagina. con le impal,;ature fi~~: !f.istema che dara l'im· pre\-tione del palco~:::enico multiplo. Billetdoux :,ort.a la barba, ha trentadue anm, ed ha, .:ti suo aUi\'O, due comme– die teatrali fTsfn-Tsin; Le plu,; bcau metie du monde) mr,lti la\"ori radiofonici, due roman✓.i (L'animai edizione La Table Ronde; Rovai Gar– den Blues - cdizi,.,ni R. Laf– font), ha aia pronte due altre opere ( una per la nostra Franca Valeri .. Sorelline del =~rim~er •)fil~~ .. l:oct~~~ tiera • adattamento del Tsin– Tsin t e .. la libcrt~ • diretta– mente per il regista ,\1al:e (che ha minac.c1ato di abtan– donare per ~mpre l I Fran– cia, do,:c di libertà, almeno per i suoi film, ce n'e po– china). Strano tipo, que:.to Billet• doux; '->i crede un genio. for– !.C lo e, ma ha raspeuo di un tro\"atcllo cre!,Ciuto al buio. con ~li ~,-anci dei clo– chards. Certo. la sua vita e staia dura, è nato a .\lrnt– martre, e sin dall'infar,1ia gli è toccato arrangiarsi. Gia a 14 anni dedam.1\· 1. al Lapin Agii, i suoi poemi. çer un bic– chier di \ ino un C-Oup de rouge. 11 suo occhio da cinese scintilla dietro le lenti. su un \"Olto zrasso da idolo in– fingardo. Il "l'UO la,·oro ha su· sdtato un ,·espaio con i cri- ~~~tr~di _fu'tS:~~i ~~epr::i E già Ci viene il 1orcicollo: locandine gonfinte dal \'Cnto salgono a coprire l'intera pnrete. L'amaro Scaligero o la Mostra del Ciclo e dell'Automobile di Milano s'ergono fin ,crso i due metri: l'inaugurazione del traforo· del Sem– pione é tutto un poema liberty. petali di colore scarlatto su sfondi di piombo rosa sbattono il riflesso del ,•apore, come dire del Progresso, sulle schiene degli adolescenti crestati, o pennuti, o cinti d'clmc11i~ che da quando esiste il cartellone hanno sempre simboleggiato ogni slancio umano. (La Belle Epoque francese si é sen 1 ita sempre di una ragazza delle Folies Bergères per incarnare ogni cosa: tacchi di scarpe come Esposizioni Universali, prestiti di emergenza per la patria in pericolo come pasticche per la tosse). Non eravamo ancora nati al tempo in cui questi car– telloni non erano cimeli storici ma fogli del taccuino quolidiano. Eppure ci sembra ,,agamente di riconoscerli. Che parli, in nbi, il ricordo dei padri, dei nonni? - i genitori che mandavano saluti da Abano o da Salsomaggiore; i nonni che, forse, hanno dato una mano al traforo del Sempione, o alla nascita della forosetta pas:;e-partout dei cartelloni. JL L F JE: 8 'JC ll V .AUu l\VllU § ll <O .A\ L JB; JOJ' O L.A\ N D .A1. * Lo stesso Jean Anouihl si è provato a mistificare il Tartufo di J\1ohere: un di– vertimento come un ahro ma qui si tratta di sadismo, di operazione al cervello de, personaggi che risultano s,·uo– lati da ogni ,·izio o viniJ di nascila, e acquistano, sotto gli stessi panni cli un tempo, una crudeltà temeraria, un impulso francamente contrad– ditorio. Si sa, Anouihl ha tante corde al suo arco, e li, e reazioni vi\·aci e pun– genti su giornali di a,·an– guardia, contro la critica rea– zionaria. Una ;,olemica dher– tcnte quasi quanto la l.Om• media. Poiché la commedia di Billetdoux è davvero di– ,·encntc", anche ~ lascia l'a– maro in bocca: la satira alla società americana ha un mor– dente a scoppio ritardato. si sente bene che !a rnoglie che mene all'as~a l'adoralo ma– rito per non darlo gratis al– l'amica, non è im·entato di sana pianta, o meglio che e in,·entato sul palcoscenico da una fantasia caricaturale, ma che ha riscontro nella realta, e non soltanto della società borghese americana. Ci scommettiamo che, con Tsin Tsin (che ascoherete quest 'im·erno anche a Rema con la compagnia Stoppa Mo– relli), U comporc~m~111 ... fa– rà il giro del mondo? Billet– dou~ se lo m~rita; e Simoni– ni pure. Che diamine. li gras– so idolo di ,\tont.martre. con barba ed occhiali, merita una candela e un po' di incenso, non fosse altro che per il suo coraggio anliconfonnista, in un·ep;x:a color ropo. S'intende bene, altresi, che il cont.inen– te di Genousie (che dà il ti– tolo alla commedia) tn\'en– ta!o da Jonesco, e che con– sente all'Autore ogni sopraf– fazione (parole che mut.é!no senso e acquistano •colore», immagini che m:rano a cam– biare le prospetthe del reale o del consueto, riflessi deli– cati e maliziosi di .in ardito dav,ero arbitrario}. Sono pa– role, cc ne rendiamo conio anche noi, che non spiegano niente, battute :::he imprigio– nano in un gioco irriflessho, e Jonesco in un certo senso, sempre Jonesco che irretisce lo spettatore in un'auesa sem– pre delusa o rinviata al pros– simo spettacolo. Crediamo di riconoscere il coccodrillo che morde invano un pneumatico Wolberg; certo non èi é nuo,•o l'orso bianco che, privo di mani e onnivoro com'é, ha spaccato una bottiglia di Prosit e ne lambisce il contenuto. Non ci stupiscono i tre nasi giganteschi che aspirano gli -aromi del parmigiano, e abbiamo abitato nella cucina, nel salotto, nello studio e nella funeraria camera nuziale dell'affisso dc • La Fiduciaria», di cui risponde, mano sul cuore, una donna ben leggera per la stabile felicità delle famiglie ... Noi siamo stregati dal mondo che attraversiamo nella nostra camminata. Siamo riusciti a sfuggire alla morsa del presente. Slamo calati all'indietro, come il noyé pensi/ di Rimbaud, nell'Italia giolittiana addormentata e pitto– resca, che si faceva le ossa mettendosi al passo con l'era industriale; questo paese del nostro cuore, intelligente e rocambolesco, folle e sapiente, entrava nel secolo XX forte di tutte le sue ,·crgini guerriere, dei suoi eroi di bronzo, tra siepi di alloro e voli di colombe. Era il modo italiano di vivere l'epò<::à libC.rlY, COr'I i serilir'l'u~nli croiéi del suo passat,p recente e tutte le tenerezze del tardo romanticismo, gli arrivi recenti dell'Impressionismo e di Nietzsche, gli accordi di settima di Debussy sui testi non innoqui di Gabriele D'Annunzio... · Ma non ,·ogliamo che· la nostra camminata assumn un ritmo culturale. Restiamo solo dei sognatori: cosl saremo buone \'ittime - \'iltimc consenzienti e felici - dei car– telloni. Ne avvertiamo la sot1ile magia inoltrandoci nelle sale dove i colori litografici raggiungono il parossismo, i formati dh·cntano titanici e le immagini s'intrecciano in una nevrastenica envolée con la nostra indole fantastica. La Birra di Varese compone un pastello di Lombardia dorata. Pirelli mostra un veicolo su una cun•a montana, all'orlo del burrone, e lì accanto un ragazzo del •Cuore» che cancella un ,·oto dalla pagella: le stesse gomme, diversi abissi... 11 I Gran Premio d'Europa a Monza, settèmbre del 1923, è annunciato dallo scatto circolare di bolidi rossi ,,erdi e azzurri intorno allo spettro dorato del Duomo di Milano - ed é un effetto che richiama le foto con lunga apertura d'obiettivo, in gara con il movimento, la vita. Cisari, capofila di un ,,ezzo grafico forse non ancora :!s~l~;toa V~I~~'. ~~~ttib/;a~~~es:~21Pe~ ~e °K~~ÌÌ!~ ~i meno importante nella storia del gusto, fa della Figlia di Jorio un vessillo acceso tra le biade in tempesta. Ma é impossibile dire la nostra abbacinata, sottilmente disperata meraviglia davanti ai due manifesti ordinati dalla dilla Mele, abiti di confezione, napoletana, al Villa e al Dudovich: immani pagine di un Jardi11 des Dames aperto sulle pubbliche piazze, spume candide e tenebrosi genti– luomini in Villa. aria di burrasca familiare il Dudovich, in un popolo di dame fra cui. semicalvo, segretamente corrucciato, spicca una sorta di Peppino de Filippo giovane - e sotto si sgrana il rosario di Napoli notturna. Non é solo il gusto di un'epoca che si trova imprigio– nato in questi cartelloni: é l'epoca stessa, qualcosa del prisma cangiante che doveva essere la strada in cui tra– scorrevano i nostri padti e avi. Diceva Stendhal: • Il romanzo é uno specchio portato avanti lungo una strada•· Bene: i cartelloni italiani sono specchi che hanno trat– tenuto le immagini. Noi svizzeri conosciamo i problemi tecnici del cartellone, sappiamo qualcosa della litografia e dei suoi segreti: ci è facile convenire che l'Italia ha sempre stampalo con una accurate1.za tipog1·afica che non escludeva aftetti fan– tasiosi. sfumati. lievi accenni al • non finito• di marca impressionista. , A questo punto della cammin.ata s'inseri~ce .la grotta_ magica consacrata al grande Capp1ello. Non s1_pu~ _pensare a lui se non a uno stregone, a una sorta d1 Mcltès del– l'affisso: e infatti i suoi demonietti. le sue Walchirie eia camera, questo popolo di gen~ili pagliacci e di etere sme– morate cli tutto compone oggi ancora, accanto alla nostra camminata, un gioco ironico, e11 co11trejo11r rispetto alla nostra inguaribile gravità. . . _. Lieve anacronismo, e consolanle! negli anni Venti questo maestro credeva nei pic_col_iparadisi di cart?- ~•clin~ e di stelline, ormai catalogati, intorno, _da nuovi 1dcah. La Mostra di Lugano tradisce ~~Jto: chiaram~tnc_ questo trapasso: da sognanti e fantoma11c1,. 1 cartell~m d1vent~n~ ~~~cr~l!: 0 1~t!\~~!ti ~e~;~pef~r~~.chL•a'Jri;s~n~uie;J~t~a_r1o q~i~~ ormai a simboli rapidi, ad abbrc,•iare il colloqu10 con 11 popolo della strada: Arys, per l'Apen~I. e Giommi per l'Acqua Giommi, ricorrono. alla _g~om~tr!a per. trasformar~ Ja pittoricità dei cartelloni tradmonali in .grafismo: ~rma1 ~a1fu~lcs~oai;5~i cg,,~pì~ar;ciJ!d~;1f~ 1 ~,r(!ePc~~. '{r~~fa~fe di ~;~- matismi che compongono nodi pre~1s1 come fati!. con fum, .. l'araldo ideale di ogni prodotto, Iadolescente p1u o meno l l '' Cellini ,, di Berlioz un'opera ancora discussa · AMSTERDAì"1, luglio Dobbiamo ali'• Holland Fe– stival 196/ • l'iniziativa di ri– proporre la discussione sul Benvenuto Celliui di Berlioz, opera che dopo il fiasco ri– portato <1lla ~tla presentazio11e 11elseltembre del 1838, /11i11 seguito rappresentata pochis– sime volte e sempre seflza :;uccesso. Nel /852 a Weimar /11 ripor– tata sulle scene per interessa- ~T~~~d:~ ~[C~v;/,~z~a':d~,~ 8 l,~ data come speltacolo.di gala davauti alla famiglia reale iu– glese e alfa regina Vittoria, nel 1855di nuovo Liszt fa di· resse a \Vei111ar; e nel /913 illfiue aprì il 1111ovo lussuoso teatro degli • Champs EIJ– sées •· Questi pochi 1c11tar1vi 11011 fecero che confermare la iniziale impressione che si trattasse di 1111 lavoro 11011 riuscita. Se11011ché l'ottima edizione presentata adesso dal complesso della • Nederlandse Opera» è probabile che indu– ca i critici a rivedere il se– vero giudizio. la riuscita ,ii questo spettacolo si deve in gran parte a tre importauti collaboratori fra11cesi e cioè al direttore George Préte, a 'Marce! Lamy per la vivace ~~~!~~. i~t~:~!~ois t~~/:~11 '; ; gli ottimi sce11ari e costumi. Nel riportare iu disc;11ssio11e la validità. di quest'opera du11q11e, si 1/0ta che se il li– lJTetto è fiacco, l'azione con– f11sa, la costruzione dramma– tica debole, ta11to che diret– tore e re1;ista ha11110dovuto avportarv, qualche modifica, è anche vero che l'originalità èlefl'orchestrazioue, la ric– cheu.a e fa 1,ellezza dei 1110- tivi so110sufficie11ti a riscat· tarla. Berlioz aveva riportato 11el /837 1111 gra11de s11ccesso col .. Requiem» e il fiasco del ., Benve1i11to Cel/i11i» lo avvili ta11to che ver il resto della vita 11011 si se11tì più di scri– vere ver il teatro. I fautori dell'opera italia11alo derisero e uessw,o prese :;111 :;crio il suo Celfi11i 11e/ quale egli aveva messo tutta fa sua a11i- 111a, t11tlo se stesso. Come 11ella .. SiHfo11ia/a11tasrica » si tro11a110 spunti di sapore a11- 1obiografico, così i11 questa opera, 11ell'artista che per forza di tale11to ed a11dacia, trasci11a a/f'en111siasmo i suoi stes:;i 11emici, Berlioz avreb– be voluto i111perso11arese stesso. Il libretto lo affidò a A. Berbier e Leo11de Wailly elle non ne fecero davvero 1111 capolavoro. L'azione che vie– ne preseutata i,i ma,iier@ piutto:;to confusa, si svolge durante il Carnevale romauo del 1532. Be11ve11utoCellini è imramorato di Teresa figlia * di LUCIANA ZANUCOOLI del tesoriere del papa t fa progetti per rapirla mentre, per wia serie di coincidenze, è Fieramosca, suo rivale, ad essere accusato di q11es1ein– Ie11zio11idi ratto. Il seco11do alto si :;volge in Piazza Co– /01ma tra 11na folta ecciiata dai festeggia111e11tidel ca,·- 11evale. Attraver:;o h1trigl1i e 1ravestime11ti, sempre 11ell'i11- te11to di rapire Teresa, Celli- 11i arl"iva atl uccidere 1111 soste11itore di Fieramosca e 11ie11e co11da1111ato. Nel terzo (l[/O che si svolge nella bot– tega dell'artista, lo seguiamo d11ra11te la febbrile fusione del Perseo éon fa quale si riabilita agli occhi dei 11e111i– ci, degli accusatori e del pol)olo. Col riuscire a portare a termine ili tempo debito e co11 so111111a maestria la sta– t11ache gli era stata ordinata daf papa, egli riconquista la libertà, fa gloria e Teresa che nel fratlempo il padre nveva già promesso i11 sposa a Fie– ramosca. Nel /844 Berfioz. si valse di alcu11i motivi di quest'opera per la composit.ione del/'• ou– verture• de • Il carnevale ro– mano,. e nell'attuale edizione, tlirettore e regista si sono trovati d'accordo nello inse· rire 11el secondo atto 1m framme11to def e Carnevale• duranle il quale vie11e da,1- zato 1111 Saltarello fa cui coreografia, ben curata, è di Jea11Jacq11es Etchevery. Chi assiste a questa felice e:;ecuzione il c11i merito va a11che in gran parte al be11 11010 teuore svedese Nico/ai Gedda che è 1m formidabile, i11telligente Celli11i,a~li olan– desi Antoinelte T1emessen nella parte di Teresa e Jess Walters in quella di Fiera– mosca, è vortato a doman– darsi se il fiasco iniziale. fosse dovuto più all'ostilità dei molti avversari che Ber– lioz. si era fatti a11che eser– citando la sua attività di cri– tico musicale nel • Jouruaf des débats • e all'immaturità del pubblico non ancora pro11to ad apprezzare la sua musica, che a veri difelli 11ef– l'azio11e drammatica e nella comvosizio11e. Berlioz è co11- siderato ,mo dei pionieri dell'armonia di oggi e al suo tempo doveva essere rig11ar– dato come ,m compositore d'ava11guardia e come tale ascoltato co11l'inevitabile di/– f ide11za.Già soltanto l'ou11er- 111recosl ricca di motivi e, drammatica (com'è noto l'1111i– co pezzo dell'opera rimasto i11 repertorio) doveva per la originalità dell'orcliestraz.ione, per la musicalità troppo ardi– ta, provocare wt certo scon– certo in un pubblico abiltla– ro alle melodie dei 'composi– tori contemporanei. Una scena del 3. àtto del • Ce llinh di Bei-lloz (Festival di Amslcrdam) f~~sf; ~~sj~t!~oa ~ioncaèm~~{~ una bella impresa - né una impresa riuscita. Gratuita prova di bravura che fa pen– sare ai giochi di prestigio nella piazza del paese, col piccione che esce dalla tuba con la bandiera tricolore le– gata alla zampctla sinistra. Ci imbattiamo alla Coupole in un pittore italiano, che ha fatto l'Accademia di Brera, coetaneo di Cassinari e com– pagni, Simonini, da qualche anno emigrato in Francia, e specializzato in dé:::ors teatra– li. Gli promeuiamo una visita per vederlo Ja,·orare, poiché i suoi discorsi ci interessano; forse per mezzo suo potr\!mo finalmente accostarci al tea– tro francese dalla parte ·del palcoscenico, sentire g\J umo– ri che circolano dietro li! scene. Simonini, come pittore, ha le carte in regola con le cor– renti avanzate del post-cubi– smo, né ha rinnegato l'espres– sionismo nordico, più che te· desco; né dimenticato del tut– to Picasso e Braquc. Le sue tempere piacerebbero agli ar– tisti della scuola romana di una volta; le sue tele di sacco dipinte con sprezzo e un sen– so di stupefallo, magico, del– la decorazione farebbero la fortuna di qualsiasi artista di avanguardia. Ma Simonini prepara i decors, ora, è im– pegnato a risolvere un pro– blema pratico che in Francia paralizza il ìO per cento dei teatri coraggiosi che presen– tano novità. Un problema pratico e di gusto, e tanto meglio se si arriverà all'arte, o almeno alla dignità nel creare gli ambie11ti, le sce11e in cui i personaggi dovranno sentirsi a loro agio. L'atelier di Simonini ha 220 mclii quadrati di larghezza cd è alto in proporzione, Lui. Simonini. disegna e colora i bozzetti, li souopone al regi– sta, poi, una voha appro\'ali, li affida agli aiutanti, pittori come lui, che li • riportano» su ! =a.rt~ e_ s~offa con pcnnel– lom mtmll m sacchi di ,·er– nici e colori. Grandi fuochi sciolgono pentoloni di colla da sacchi s,·enu-ati ruscellan~ to~Tenti di ~olvere a tempera. Gh elementi architettonici li dà a costruire fuori, a una ca– sa specializzata. sulle archi- 1etturc, a pannelli mobili, a sezioni., e~li traccia il disegno, che gh a1u1an1i completeran– no con i colori. A volte, do– vendo eseguire cambiamenti imposti dalla regia, egli stesso favora direttamente giornate e nottate di fila, sin che crolln in un sonno pieno di incubi e di riflettori di anteptima che gli frigano il cervello. Se necessario, scolpisce sta– tue da scena: ne vedo una che gli ruberei - ma pesa troppo, anche se fatta di ar· gilla. Per la prima volta in dieci anni, Simonini potrà lavorare secondo il suo estro nel preparare i decors pef Andromaca - una tragedia contemporanea, di cui non mi dice nemmeno l'Autore ~i~d;a~~l,e chT~~:·re~be 0 d~~~~ · gli torto? Ci rivediamo al ]'.heatre des Mathurins. dr,vc s1 prepara Le comportemem dcs epoux Bredbourry di Bil- j~~d:R6ch~for~1~~di~!aA~ri: Sono pièces che danno spa– go agli allori - e qui (come più tardi nella commedia di Billetdoux) è di scena Jt-an Rochefort che trova un mi– sterioso equilibrio di tono e di accenti, persino nei climi più rarefatti, allorché il te– sto non ha al:::una importan– za e conta solo il modo di dire le parole, di farle ac– cettare con tutto il carico di contrabbando che nascon– dono dietro il ,·elo dell'ap– P!lrente frholità e sbadatag– gine. Un Jonesco minore, dun– que? Nemmeno per sogno. Un Jonesco frivolo, che non si pone problemi, e che si affida all'intelligenza per ri– soh·ere enigmi inesistenll, o posti come se non esistesse– ro. e il decifrarli non a,·esse alcuna iruponanza. Oel n.sto, Genousie è un paese che non esiste, e che può esistere solo se lo spe11atore vi si lascia trasportare dalla sba– data fantasia di Jonesco, e non gli promette ::iiente non gli tende alcuna trai:-Pola: solo che pretende da lui una resa incondizionata. E in cambio di che? Di un dh-er– timento che, forse, gli scon– volg~rà la ragione, più che i sensi. Lo stesso André Malrau;,:; non ha potuto fare a meno di ammettere l'esistenza del– la crisi del teatro in çenera– lc, e di precisare che si traila non di una crisi d'invenzicne o dì creazione. bensl di un3 c1isi di sfruttamento delle sa– le. piultosto inadatte ormai agli speuacoli moderni, o oberate dalle tasse. Ma egli stesso, il ministro, è costret– to ad ammettere altresl che gli aiuti, sugli sgravi fiscali, non sono altro che panacee, se non saranno Cl,)aJiuvati da un sistema di crerlito che do– w-à trasformare l'intiero e11- semble, in modo da rendere l'eserciz10 professionale tea– trale un mestiere come un alt~ .. !lei . sistema 'l;enerale ~~~i~! 1 de1la 0 ~n1zi~~~'. 11 ~r~c~i tratterà di \'edere se dovian– no essere i teatri che in– cassano a sovvenzionare i (continua3pagina 6)

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