La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 27 - 2 luglio 1961

Domenica 2 luglio 1961 LA FIERA LETTERA~IA AT'l'lHLl1'1Ì l)Ef,f.,.I QlJESTJOXI? .lll?IUDIO.l'1ILE * Ricordiamoci delMezzogiorno * Il Regno cfltalia apportò nella nuova compagine 11nitaria notevoli strumenti di progresso tecnico. poi soffocati dalla politica irulu,trio/p del RP1mo d'Italia * di JUASSl~JO PETilOCCIII Q UALE l'er~diti'l cconomi– c-o--;ocialc che il Regno di ~apuli reco <11l'unita d'Italia? La sittrn11onc indn– stnak prima dc\l'u11i1J. (i.::o mc d'allrundc per llllla llla– lfo) non era così arnn1at,1 lO– me in Inghilt<'l'ra o in Fran– cia. L'industlia cm ancora in ~~~n a~,~~~li 1 ~i ~ 1 ~,\~\~~·Nt~: no, \Csliario, t.-CC., ìndusttic ca:.calin~hc, alimt:ntari. E' imecc nel ramo tcs~ilc che :-.i tl"0\.1\ano r11thi1,, U1 piccol;i inrh,~r, ;.,, ,.,1 ;1ri '· • ,li grande indm,tria (Vonwi\lcr a .;).:111..'rno, J.:.a; a Picw,au,111.: d'Alifc, \\'crncr sull'lmo, ec– cetera), Grandio::,a t! la manifauu1a dei 1abacchi in l\;;tpo\i, con quasi 1800 operaie. (Chi ,·o– i!lia alt,e notizie ::,ulle indu– strie nnpokinnc può Ye<.kre il mio ,olum .. • te i11,l:i,trie d 1•/ "··mn d1 Nt••1nl1 rlr1' •· ~'l al 1860, Napoli, Pironti. 1955). (..1,111<.h: atthit;:i n~•lk t.ltl1c,c (celebri quelle del Fibreno m Terra di L'lrnro). bonica, contro ln con\'cnicnza economica: Pictrarsa la\·ora– '"a in so,rapprC"ZzO. Naturalmente, sempre nel– l'ultimo dcccnnio borbonico, ::,i oscilla tra protezionismo e libcri::.mo, conseguenza di una \era e propria incoerenza di me1odo. Si n1ole attuare una politica industriate autarchi– ca, sem;a trovare nel paese reali possibilità. Ma, d'altro lato, bisognn riconoscere come all'uni1à d'ltalin il Regno di Napoli 1·cca::.sc::,trumenti di progrcs· ::,o tecnico, che furono in se guito soffocati dalla politica mdu::,trialc del I\UO\'O Regno d'Italia. - ma si potrebbe aggiunge– re: non sorsero o si raffor· ;,arano anche durante il Re– gno d'Italia, con lo stesso metodo protezionistico, mol– te industrie meccaniche del Nord? - questi germi - dico - forano soffocati dall'aper– tura dei ,·cechi confini: mer– ci straniere e merci del Nord invasero i mercati meridio· nali. Se è ,ero che i limiti del– la organizzazione industriale del Regno di Napoli ::.ono ::,ot1olineabili in un protc1.io – nbmo usato in ambiente non ancora maturo, data la si– tuazione agraria di molte zone, se è vero che parte dell'attività della grande in· dustria era fondata sulla ,·o– lontà accentratrice del So– , rano, è pur vero che una– nime ru il riconoscimento della deliberata volontà del Go\·erno del Regno d'Italia di preferire, dopo il passag– gio dal liberismo al protezio– nismo (che va posto intorno al 1878). con commesse e sovvenzioni, le industrie del Nord. Basterebbe solo ricordare la lenta agonia dell'opificio di f~l~i!~~:~i{:,~~ a!cli1~ol;;.o~Jt tà contadine, all'indebitamen– to ipotecario nella propriclà fondiaria, all'emigrazione in– cipiente, allo squUibrio so– prauutto tra borghesia ma– nifatturiera e borghesia red– ditiera. Coloro che assaggiarono le galere borboniche furono in seguito unitnri e sabaudis1i. 1\fa i meridionali si trorn– rono impreparati nel delinea– re una nuo,•a llalia per quan– to riguarda le pratiche estrinsecazioni tecnico-econo– miche, La borghesia meridio– nale non riuscl ad inserirsi nel meccanismo economico del nuovo Regno. Oggi non è più il tempo delle recriminazioni e delle ingiurie. E' il tempo di sal– \Pare definitivamente il Mez– zogiorno. E per questo riguardo Ja data del 1861 è una data da ricordare come importantis– sima, ma pure provvisoria. li tra\'aglio di questi !-lltimi cento anni mostra che l'Uni– ta d'Italia \a fatta ancora da 11oi, giorno per giorno. Il generale Garibaldi L'indu::,trja siderurgica e metalmeccanica ~ nell'ultimo deccnnio del rc~no borhomco .issai modc:.la. Il più gr.1ndc è l'Opificio di Pictr.11~a: c:o– strui::,ce ar11gli1:ria, mncchine a vapore, locomot1\·c, ,asce\li. E' la fabbrica italia11a chc impiega maf!gior numero cli operai. \"i l;worano più di mille operai. L-l. polemica sulla questione meridionale è soria dopo il 1861. Verteva sulle differenze dì struttura tra il , ord e il Sud. Risultò agli occhi dei dei contemporanei che lo Sta– to italiano era unitario solo formalmente, e che nella so– ::,tanza le eredità dei \'ari Sta– ti regionali convi\'evano sen– za amalgamarsi. Quando sor– se la polemica, il Sud è di rronte al Nord in stato di arretratc-aa economica. On– de sorse la domanda della «colpa» di questa situazione. 1 settentrionalisti insistono sul tasto del malgoverno bor– bonico che ha lasciato una situazione disastrosa, i meri– dionalisti sul tasto dell'in– consulto lh•ellamento politi– co-economico anuato in tul– ia Italia dai piemontesi. Pietrarsa. ----------------------------------------- ln Liguria, all'i\n:-nldo di s~unpicrdnrc.,n -·· ,·i.i pn'"r: dopo la crisi del 1657- solo 4hlJ OJ)Cl:tl. I unc.l.u1, ... ·ntJ1l i..l miniera della Mon{!innn in Calabria cd il Cantiere nn– ,ale di Cast..:llammare. NalUralmente ncll.:i poli1irn di opposizione all'entrata d1 merci, sia all'altra c.olkgata, di inco,aggiamenti, premi, sov,·cnzioni fecero che tutto o molto si aspetta::,::.c dal– l'alto. Si la, ora,a ::.pcsso, per la politica protezioni::.tica bor- Ma va notato che, allor– quando si afferma la coscien– za della questione meridio– nale, la situazione è in parte compromessa. E' \'ero che il Sud, nell'organizzazione poli· tico-sociale agraria, è rima– ::,tO in una situazione semi• feudale; ma è pure ,,ero che i primi germi di organiz;,a– ;,ione tecnico--indu::.triale, sia pure nati in modo anificioso La Libreria Galleria Antiquariato BURDEI(E Kirchgasse, 25 - Zurigo 1 inizia esposizione periodica opere autori moderni italiani. SCRIVERE PER INFORMAZIONI A questo si aggiunga la si– tuazione finanziaria del Re– gno d'Italia: rimane sostan– zialmente valida la tesi espres– sa da Nitti che l'unificazione del debito pubblico e le for– me assunte dalle emissioni del debito pubblico dopo il 1862siano state una delle più grandi cause di trasporto di capiiali dal Sud al Nord. Se è vero che esisteva nel Regno di Napoli un « mer– cantilismo istintivo», un dif– fuso pregiudizio che l'abbon– dama del numer.:ido Yeniva a costituire la ,•era ricchezza di un paese, e se è \'en> che monete e metalli prez.iosi af– fluirono verso il Regnò di Napoli rimanendo al tempo stesso nel Regno una circo– lazione torpida, è pur ,·ero che la perequazione tributa· ria attuata dal Regno d'Ita– lia fra tulle le regioni ita– liane, così dissimili nella lo– ro strunura, ro,•inò defi– nitivamente il Meuogiomo, quando si pensi che questo malanno si aggiunge\•a alla tipica oscillazione dei prez– zi, alla insurficienza di case e di strade, al disastroso re• gime delle acque, alla ma· !aria, alla mancanza di una Tra ·mito e realtà * I moderati furono sì i costruttori dello Stato unitario; ma con la loro pratica di go– verno contribtùrono anche a render precaria la vita delle istituzioni democratiche I L 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II assumeva per se ed i suoi successori. iL titolo di Te d'Italia; si com– piva cosi un evento che nem– meno Cauo1tr, soltanto un anno prima, avrebbe potuto immaginare. Nd concerto delle grandi potenze europee si inseriva ultimo anche lo Stato tmitario italiano per virtù. di una classe dirigente. che pur divisa nei modi di concepire la lotta e i fini del– l'unificazione, aveva saputo creare attorno a sé, ai suoi ideali e ai suoi interessi -un clima di consensi epropei. Cavour aueva trasformato il Piemonte, con una politica che ricordava iii ritardo certi (Li * GABIUELE DE li.OSA caratteri, e stile dell'assoluti– smo illuminato, nel punto di leva dd processo unitario, avendo facile Tagione della opposi::ione democratica, di cui egli utilizzò lucidame,ue i risultali della sua auivita Tiuoluzionaria, !i da indurre iL Mazzini a dire malevol~ mente di lui: • Ricco dell'in– gegno che sa fa,- proprio lo altrui.... Scelse la via più sbrigativa e sicura, in una Europa u!cita dalle "paure., del '48, per preparare, co,i la tollera11.za delle diploma– zie europe.e, la via di 11110 uni– fica::ione ordinata, frutto di reali.ttno politico e non di conce::io11i riuoluzio11arie e giacobine. Di ciò la .sinistra democratica, da Brojferio a Guefra.:-::i, mai lo perdonò. E il vecchio Crispi. pure quando ebbe assimilato, in buona parte, rnQioni e meto– di del moderatismo, 11011 di– menticò la. sua lunga avver– sione a Cavour, il quale. non mise nemmeno tra le figure più alte del Risorgimento. Un giorno Ferdinando Marti– ni gli chiese quali dove!sero considerarsi padri. della Pa– tria, ed epli ·ri!po!e: ..- Viito• rio Emanuele, Garibaldi, Mazzini.-. Gli domandò Mar– tini: .. E il Cavour?.- Cri-,pi. scrollando le !palle: ..- Il Ca– uou r? Che coso fece i! Ca– vauor? Niente altro che di– ploma1i::.:are la ,-ivolu.::ione....... Martini non o.sò dirlo, ma pensò: ,.. E scusale se è po– co!,.._ L~JE:SE~JPJ[O DI G-IUSEJPJPE CESARE * ABBA Dunque, superiorità di ca– pacità politiche, senso robu– sto di. clte cosa si ha da in– tende.re per Stato moderno, il quale non p1tò esiuere !e.n• ::a anche npriTe la strada al Tinnovamento capitalistico della struttura economica del Paese. fiducia nella libera iniziativa seco11do i canoni. della scuola liberale. inglese del Gladstone, ecco i TIIOtivi ispiratori di quel "diploma– tizzarc ra rivoluzione.. clic fecero dire ai democratici e-,– -,er~ il Cavour -non "italiano,, a volta "ingle!e., a volta ''francese,, o tutte e due le co!e insieme. ma con maggiore fa::io.si1-à, considerarono it popolo che protestava per la liquidazio– ne del demanio borbonico, di. cui beneficiarono .solo i ric– chi; il popolo che non vole– va la taua sul macinato; il popolo che partccipaua ai primi scioperi; insqmma il popolo che si nfiutava dt pa– gare il pre::zo deil'accumu• la::ione primttiua del capitale come popolo ""inferiore··. Pe11- gio ancora era considerato il popolo che si raccoglieva nei Comitati parrocchiali o nelle oraanizzllzioni sociali– sllche.. A lungo credet.ero, e gH uni e gli nitri, che la Roma della scien.:-a aurebbe risolto ogni altro problemp. a cominciare da quello del– la fame. Non fu ité poteva essere coS1:e le delusioni non mancarono. e nemmeno le reazioni. violente, in Sicilia come in Lombardia, quando il popolo apparve diverso da quello che ma.:::iniani e mo– derati avrebbero lontana• mente supposto, negli anni del Risorgimento. E' diuenu– to di moda dibaltere tra gli storici se e come i moderati C1bbiano tradito la "rivolu– ::ione,, e se e come i demo– cratici avrebbero potuto vol– gere (liuersamem-c IR storia contemporanea d"Italia. .'fa prima di questi dibatttti, oc– correrebbero forse indagini filologiche per stabilire che cosa gli uni e gli altri inten– dessero per popolo e perché per aversi vero popolo si do– vesse escludere !"elemento religioso. Né andrebbero di– menticate le forti polemiche sul decentramento, attraver– so le quali antich.e ansie e paure antisocialistiche e an– ticlericali sono sempre emer– ~e. anche nei più aperti tra i moderati. L'assolutismo po– litico e una gretta difesa dei privilegi proprie.tari - tran– ne che non si trattasse dei beni ecclesiastici _ resero puramente velleitario il ri– chiamo occasionale che di quando in quanto, ma sem– pre più !anpuidamente, !i mos-,e ora da parte democra– tica ora da parte moderata all'esigenza del decentramen• !o, esigenza che aveua carat– tere civile., prima che poli– tico. Sulle ''Not.e1--elle,, di 1,100 dei Mille * J;~it~~0f1~ 1 ~f ~~~~n°zee ~il N :.GLI SCOi\rBUlA TI anni dopo il '45 politici e sto– rici di professione (e di occasione) si sono tro,•ati a non lesinarci confessioni e riYelazioni. Né giornalisti e letterati han voluto essere da meno: e giù, anch'essi, ci hanno scaricato addosso un diluvio di memorie e di dia– ri. Così facendo, e con t&n– ta solerzia, tutti debbono aver creduto di cerzioran: lo irrefrenabile anelito alla \·e– rità. Né noi ci sentiremmo d'escludere che abbiano almt:– no fornito documenti a su::,– sidio di quella \'erità il cui raggiungimento sarà compi· to e ,·anto degli storici fu. turi. Ma ci ,•orrà del tempo, prima di riuscire a metter ordine e a \'Cder chiaro nel complicato imrico dei fatti. I quali, tutta\'ia, anche do– po che se ne sarà accertato lo S\'olgimento, 1;marr.:inno per un pe;,.zo suscettibili dd– J'una e dell'altra ,,alutazio– ne, a seconda dello spirito e del modo in cui si trove– ranno ad agire i éiiversi stu– diosi cacciatisi in mezzo a tanta congerie di documenti. <li Etl 1 RICO J?AL<IIJI recenti: dopo l'accaparra– mento di Puskin e PetOfi e France, e con la giunta ma· Quelli che avranno meno da faticare e potranno più facilmente procedere :,ella scelta e nello scarto, rh,ulta fin da oggi evidente che sa– ranno in\·ecc i critici lette– rari. Tro\ 1 andosi finalmente al di sopra della mischia, es– s1 potranno spesso ca"arsc– la con un'occhiata. A meno che la lcucratura non ::.ia destinata a perdere ogni c::,i· genza e prestigio. Ma in que– sto caso nessuno più si p-rc• occuperebbe di distinguere! la buona dalla cattiva, la ,•era dalla falsa letteratura. E an– zi la soprav\lh·enza ste~sa della letteratura, nella .:I.anna– ta ipotesi, sarebbe di\•enuta così problematica da poter essere data addirittura per perduta. tanta mancanza di p1·cpara– zione e di garanzia artistica condanne\ la maggioranza di siffatti diari e memoriali a rimanere documenti e basta. Pl.!ccato: perché. anche nelle condizioni attuali, potrebbe– ro funzionare almeno alla stregua di romanzi d'appen– dice. E il materiale di cui ::.ono composti. se capitasse nelle mani esperte e pazienti di ::.critto,; ancor dotati di qualche scrupolo, fruttereb– be molto di più anche dal lato letterario. E finirebbe col sembrar più .,·ero» di quan– to magari non sia. La verità dell'arte. Che non è poi troppo da disprezzare. Ben lo sapeva anche Giuscppi.: Cesare Abba. Panito \'entiduennc, da Quarto, nel 1860, come uno dei Mille al seguito di Gari– baldi, l'Abba recò con sé e, durante la spedizione, ven– ne riempiendo quel glorioso "taccuino» dagli appunti del quale, dopo vent'anni di la– voro - e ru tra\•aglio letlc– rario assai' meticoloso, Jcsti– nato a illuminare e salva– guardar meglio la \'icenda - doveva trarre quell'aureo vo– lumetto Da Quarto al Vol– turno che sempre si rileg– ge co;1 piacere ogni qual \'Ol– la lo ri::.tampano, dopo l'lm– JJri111at11r carducciano dell'800. diatezza rapida e saltuari,1 dei p1imi appunti, fosse, nel 1891, pervenuto alla nitida compiutezza della terza e de– finith1a redazione delle Note– relle. « La vampa di quei tempi gloriosi ., ancora ,,i S\ 1 Cntola. Come una bandie– ra. Ed è bandiera tricolore. Ma questa risulta forse cir– costanza che non gio\'erà, og– gi, all'operetta la riconferma dell'antica lode? E dire che, proprio oggi. per cercar di reagire a 1antì ::.ventoliì, sarebbe da consi– gliare una rimpatriata tra gli Scrittori garibaldini di Giani Stuparich (G:trzanti, Milano, 1948) e un'occhiata all'Album · garibaldino di Giannino Marcscalchi (Co– lombo, Roma, 1947) nonché all'A11tologia di scrittori ga– ribaldini di Gaetano Maria– ni (Cappelli, Bologna, 1960): partendo, s'intende, dai due volumi delle impareggiatc Le/ture del Risorgimento fZanichelli, Bologna, 1896- 1897) di cui siamo ricono– scenti al Carducci e di cui bisognerebbe almeno ;,rocu- 1·arsi la ristampa dell'cdizio• ne compendiata (Zanichelli, Bologna, 1948); e arrivando, in occasione del centenario dell'impresa dei Mille e del– l'Unità d'Italia, alle auree Noterelle dell'Abba, nella gari di Poe, non s'è assisti- preziosa ristampa curatane to poco meno che alla d- dalla stessa benemerita casa vendicazione di Goethe e del Zamchelh con la gmnta dei suo tempo? La politica or- d1segm e dei d1pmt1 nmast 1 mai s'insinua e prevale an- fino ad oggi med1t1,' « m cui che nella celebrazi~ne, ~ Giuseppe Nodarì - anche • sfruttam~nto eh~ sia, de, lui cammin facendo, prcn- centenan let!eran. Un~ stes- dendo appunto nell'album so autore c è caso dt scn- che portava sempre con sé 1i_rlò lodare <:fagli l!ni e bia- nello zaino - seppe tradur- s!1;1are dagh altn per _I~ re con fel~e immediatc7.za pm opposte e, sovente, pm le sue emozioni" di combat• ipoletiche ragioni. In nome lente per la indipendenza di di una verità, che,. tirata di Italia•· Ed è ristampa cele- qua e strappata d1 là, pur- brativa anche dell'Abba, che t1-o~po sempre più sfugge morì di colpo, in una strada' e dilegua. . dì Brescia, il 6 nonmbre Ma . sceglia~o ~n . itltro 19IO e che fra tante riviste es~mpio, tra &h. u.ltn~u_.Pur solo nell~' Nuova Anzologid ~~::;,at~n:l~~lc G~~f!~~"l j-~~e~: è stato ncordato e c~m~e- batore, nella scelta e nell'or- morato, con la pubblicaz10- dinamento degli scrilli desii- ne di un gtuppetto di let- nati al tomo primo della rac- te1-c da lui dirette a Nicola colta dei Memorialisti del- Zanichelli e ai suoi figli Gia- l'Ottocento (Ricciardi. Mila- como e Cesare, orgogliosi no,_ 1953: voi. LIX della ~ol- c~itori dell'opera a .:omin- ~f;:~)~ hr: 6';j:~era;~ra te'~~; ~;:n~~~ r;;:g~l~a 18 n~~i~:: 0 °ài r:cs:l~~~a~~~n:~nay:ti~~i~~; Carlo Martini, le dodici !et- operata tra quelli auto1; dal tcre, relative per l'appunto Dc Sanctis, in base ai diffe- al\c prime quauro edizioni renti indirizzi politici. E ben zanichclliane, sono di una di- lo_ ha notat9 Aldo B<:irlen- scrczionc cos} convinta, da glu ( R!_lccogla~re, 24 d1ccm- sembrar i-naliziose t~nt'.è il ~~-~z1 9 =>?J~d!~~~~;,eni~é ~~~ loro ~ndore; ": <:oslltuisco- rappresentazione storica di no la nprova migliore che ,le quell'età oggi può pr~cntar- 'Norerelle furono scritte non si unitari.a, più di quanto non meno col cuore che con la dovesse riuscire a un contem- mente. r.oraneo, quale era ap~unto Purtroppo bisogna rasse- 11 Dc Sanctis. Unitaria per gnarsi a prendere allo che una comune ispirazione al per taluni, dopo lo scoppio fondo dei diversi indiriz.zi , e della bomba atomica, il con- per il proposito comune di cetto di « patria» e di « na- fondare una letteratura na- zione», già ta,nlo razzistica- zionale. In termini appena ~~~t:o1!~d;u~~o ~è ri~•i~~~~ letterari, è questo stesso un anuquato, sorpassato e qua- tema desanctisiano. E, in si assurdo. Soprattutto per particolare, espressione d'un gli angelici « cittadini del ideale in cui ancora politi• mondo•· ca e cultura si 1 scambiano le Sta di fatto che pur del parti». nostro bianco, rosso e ver- Ma quel sostanzioso tomo dc Risorgimento esiste una di Memorialisti del Risorgi- ~'è~ci:ejt:riioc~e ne fi~~~isg: mento c'indurrebbe a fanta- scista). E appunio una re- sticarc su quali e quanti Me- .'fa ìl programma cauoit– riano sarebbe bastato anche a risoluere i problemi della nuova Italia? Allo stesso Ca– vour il Pae-,e, appena unifi– calo. apparve come una gran– de incognita, qualcosa d'im– ·prevedibile. di di!armante e di drammatico insieme. Inve– To, venlua allora naturale chiedersi se i territori che la iniziatiua dct Piemonte ave– va uniti form'avano un popo– lo !olo. dal medesimo !enti– re, con le stesse e-,igenze e le stesse aspirazioni civili e poli!iche. Quest'Italia nuova che Cavour appena conobbe e che lo ror111e11t.ò nei suoi pensieri sino alla fine, conti– nuò a preoccupare i !UOi suc– cessori. coloro che ereditaro– no la politica d.el Conte, ma non la sua inventivitci: i mo– derati. L'odio contro l'Au– stria e i Borboni non porta– va con sé l'idea di ,-Innova– menti i111en1i,!Ociali e dvi!L Pisacane aveva già ammoni– to: • Il desiderio di liberul, d"indipendenza, l"amor della Patria. hanno for.:a grandis• si.ma nei cuori di quella balda ed intelligente g-iouentU, che è sempre pronia ad affron– ta.re i pericoli delle battaplie, ma essi soli non bastano: l'Italia trionferà quando il contadino combierd volonta– riamente l'aratro col fucile; ora, per lt1i, onore e Patria sono parole che non hanno alcun significato: qualunque sia il risulrato de.Ila guerra, la serv1!1Ì e la miseria lo a-,peuano ;. In conclusione, se vanno tenute ben presenti le gravi difficoltà interne e intenia. ::ionnli in cui si mosse la classe dirigente liberale per rassodare il nostro Stato uni• · tario. e i complessi proble– mi che nasceuano dall"intro• durre una struttura politica. amministrativa ed r.conomi– ea moderna in un paese in buona parte arretrato. avvi– lito da secoli di ignavia e di se.ruilismo, nemmeno vanno messi da parte - per trn ma– linteso senso celebrativo - l"inadeguatezza dei program– ma e della ·politica dei mo– derati. che, laddove non fini per inasprire certe situazioni sociali, alimentò la forma::io– ne di un capi.talismo inegua– le e in larga parte parassi– tario, acui il distacco tra Nord e Sud. e rese precaria la vita delle istitu::ioni. de– mocratic~e con la pratica del clientelismo. UN INEDITO DELLO STORICO SCOMPARSO * Garibaldi e Cavour secondo· il Mack Smith * La problematii;:a del Risorgimento sem~ pre rii a1111alità per gli storici rnirles1 * di ff.-11~ TisTI. iJ/11 ,,,vn, Per ~entilc conces~tone della signora Clara Egidi Uaturi, pubbltchiamo _un. articolo de· o:unro da ,ma ddle ulttme le:,iom umversttarte clre il Hae.ilro renne alt'U,iiversita di Torino. N EL RECESSI RE il volume di uno storico ini.ies«:, A. Whitc: The evolut/o,i o/ modern ltaly, pubbh· cato nel 1945, il co~p,anto _Paolo Treves s1 ch1ede'\;a i,e non si fo::,se <;penta m lng~1ltcrra la leiienda gan-: baldina che avev.t ispirato <;tonci come Trevelyan'. poeu come Swinburnc, romanzieri come ~lered1th; e si chie– deva ancora se non vi fosse del tutto spento • il generoso liberalismo d'un Bolton King •. L'opera del gio,·ane sto– rico ingl~ Denis Mack Smith, Cavour and Garibaldi: /86() (tradotta recentemente in italiano: Garibaldi e C.a- 1•011r nd /86(), Torino, Einaudi, 1958) intende smcnure le malinconiche apprensioni di Paolo Treves? l.n gran parte si, come vedremo nell'analisi che ci accmg1amo a fs::i~n unto i,ono stati d'accordo tutti 1 . cntic\ dei .\.Jack Smit~, nel ri~noscergli _ciOC dot! di_ottimo_ ncer- ~~i1~i ~tibbfi~i ~g~ri~!ti.~t~8~~~ 0 e ~~~J:~~ t~d!~n;Ùa~ un gran numero di giornali e opuscoli, ha una padro– nanz.a assoluta della letteratura sull'argomento. La sua interpretazione di Ca,·our si contrappone .in modo nello a quella dommante non solo nella stono– grafia italiana, ma nella storiografia inglese e mof;!diale. Si era soliti contrapporre Cavour a Bismarck. Ca,·our che a,·cva fatta l'Italia con la libertà e Bismarck che aveva fatta la Germania col ferro e col fuoco. Si rim- ~t~~!ed~~~t~ece~~~~ ild~!~~e~i°b~~~rc\i~~~~a ~~ si rimpiangeva affatto la democrazia italiana dei ~ lazz.mi e dei Cattaneo, che Carnur a,·cva ,foto. Ora .\1ack S~Hh combatte tutto ciò e muove alla critica della solU21onc unitaria cavour:iana del nostro Riso~mento. Sebbene il .\1ack Smith sia stato uno dei primissimi a studiare lo sfondo sociale del 1860 col suo sa~gio: The peasant's Revolt o/ Sicily in /8(:IJ; la sua _critica a Ca\"our non solo non muove da basi marx1suche, ma l'insurrezione contadina assume nel ,olume una impor– tanza puramen1e mariin:alc. Né la sua critica si può chiamare mazziniana anti– monarchica, perché del re Vittorio Emanuele li si pone in rilievo il disinteresse patriottico. « Vittorio Eman~ele, che in questo somigliava a loro (cioc ai mawmani} disse di essere pronto a diventare: un semplice monnsU Savoia e ad applaudire al successo di Mazzini se questo sacrificio fosse stato necessario per fare l'Italia». Di Garibaldi e dei suoi luoiotenenti civili e militan, poi, si aues1ano continuamente nel corso del ,·olume le di· chiarazioni di lealismo monarchico. La •critica del Mack Smith si avvicina molto alle cri– tiche che furono falle al Ca,·our al prinop10 di questo t~~bY. 8i~vfn~~b~~! 1 !do1~Gi~~o Ì~o p~~fi~ da storici quale Michele Rosi, che accusavano Cavour di a,·er liquidato Garibaldi e i suoi consiglieri civili, tra i quali vi erano uomini come Crispi e come ~1ordini, per consen•are la sua posizione personale. Secondo il Macl.: Smith, infatti, la vittoria di Ca,·our soffocò i germi recondi delJa democrazia italiana e ne ritardò note\'olmente lo sviluppo. I radicali do,·ettero attendere molti anni per realizzare i loro ideali: « fino ~o~ 8 1~ /i~~ 1 :1 Wà~~ 0 Jae v1~~ri:"cfi &!P~~Gb!ldle~~ Sinistra in Parlamento: fino al ,·olgcre del secolo per il riconoscimento dei bisogni panicolari economici e so– ciali; fin dopo il 1946 per l'an·erarsi del sogno repub– blicano di Mazzini e degli ideali accarezzati da Cattaneo di autonomia regionale,._ Qui si potrebbe chiedere al– l'ottimo giovane Mack Smith come avrebbe fatto il gran mago Garibaldi a realizzare tutte queste belle cose nel 1860 quando, prescindendo da Ca,·our che almeno qual– cosa del suo programma realizza\·a, si a,·eva da,·anti una Europa conservatrice in piena efficienza in Francia e nell'Europa orientale, mentre in Italia vi era una si– tuazione anfibia, con masse sulle quali facevano ancora molta presa le forze della reazione. Proclamando la ri\'oluzione contadina, come dicono i gramsciani? Ma l'Italia non era né è dotata di tali risorse autonome come la Francia del Settecento o la Russia del NoYccento da poter fare una rivoluzione contro tutto il mondo. Del resto, Garibaldi non aveva alcuna intenzione di fare una rivoluzione radicale contadina: egli voleva fa.re la marcia su Roma. Mack Smith lo sa benissimo, ma sot• t0\ 1 aluta la difficoltà dell'impresa, che avrebbe portato a una Mentana anticipala con esito di gran lunga più esi.ziale per la nostra unificazione, poiché si era nella svolta decisiva. Più garibaldino di Garibaldi, che in fondo era .saggioe si ritirò in Quell'anno a Caprera, Mad: Smith non esita a sfidare tutta la tradizione degli storici ri– sorgimen~ali anglo-sassoni su questo punto: .. Thayer, Bolton Kmg, Trevelyan e WhJte sono tuui d'accordo nel .::ondannarc le pau_esc/re mire di Garibaldi su Roma. ;\la c'erano pur elementi positivi in tali suoi disegni...•· S1, ma uoa cosa era a,·ere a che fare con le truppe dei Borboni di Napoli, e un'altra con le truppe frances1-. L'eroica difesa di Roma nel 1848 a,1eva dimostrato che Garibaldi era uomo da tener fronte con onore anche ai Francesi - è vero - ma aveva dimostralo anche che alla lunga non avrebbe potuto sostenere la lotta ine– guale. Garibaldi fu • il più grande generale italiano mo– derno•, afferma con entusiasmo Mack Smith. Siamo perfettamente d'accordo con lui. Ma ca-li continua: « sa– rebbe stato un ottimo vicere di Napoli, perchC intendeva i meridionali meglio dei Piemontesi ,._ Se Garibaldi fosse di,·enuto viceré di Napoli a\•rebbe dO\-uto affrontare il problema della ri,•olla contadina o fascisticamente come aveva cominciato a fare Nino BL'tio a Bronte. o giacobi– namen1e come avrebbe sognato Antonio Gramsci. ~on era nato per fare né il primo ufficio, né il secondo. Ga– ribaldi fu il più fortunato dei capi rivoluzionari - ha nol'.1to acut;<1mcnte uno storico inglese, il Taylor. a pro– postt~ del_hbro. deJ 1\.lack Smith - perché poté rimanere " un 1deahsta fmo alla fine del capitolo. Se non fosse esistito Ca\'Our, Garibaldi o non sarebbe riuscito o avrebbe dovuti? finire col fare la parte di Cavour. Forse fu propno Cavour che dopo tutto fece i sacrifici ~;ù p~~~i~. t~~~~~i ci~~~ri~:sec:rr;~cr;a~,g~r tu~~ai! parte o~iosa. e prosastica che il potere porta con sé, e a Ganbald1 nmase tutta la parte bella e romantica senza macchia. Ancora più calda è stata la difesa di Cavour fatta d~ un giornalista colto e intelligente, Cecil Spriggc. Per lm. Cav?ur no_n. fu S?l_o _ il _più fort~nato di una lunga sene <!1 uomm~ pc:_,huct p1emontes1, seiTialatisi per i SL_1ccess1 _ottenuti bnllan1emente a vantaaa-io della Casa dt Savoia, ma fu anche " l'incarnazione di una dottrina di mutamenti e di sviluppi a suo modo altrettanto au– dace e dinamica quanto qualsiasi cosa pensata dal mae– stro di Garibaldi, Mazzini. e di questo il Mack Smith troppo raramente fa memoria al lettore. Pur rimanendo entro le forme di monarchia e diplomazia, Cavour ve,. deva il Piemonte e l'Europa con occhio di economista c di tecnico, maturi per vasti mutamenti psico-sociali. li vitale Piemonte che egli guidava stava esso stesso faticosamente emergendo da una «ortodossia» del più rigido e meschino stampo trono ed altare ..... Come si vede, in Inghilterra ci si batte per Cavour o per Garibaldi né più né meno che cento anni fa. Per ora, senza ard,•arc a tali estremi, de,•e essere già en– trato nella persuasione di molti che le proprie scduu– re memorialistiche e diari– stiche possano trarre mag– giore autorevolezza e quasi più decisiva forza di pcrsua:– sione dall'es:.ere bulla.te giu alla s,elta, Come chi Jices– se: cammin tacendo e infi– schiandosi di ogni scrupolo Jetternrio. In rcaltà, nessu– no scritto del genere può considerarsi immune da qualche manipolazione ad uso degli autori e della loro par– ticolare vcrita; pur ::.cnza troppa preoccupazione icttc– rana riguardo alla effici-!nza artistica. E forzosam,:ntc Ormai è incluso anche nel– la Universale eco110111ica, al– l'insegna del Canguro (Riz– zali, Milano, 1949); e flOn costa più di cento :ire. C1 fornisce dunque una lezio– ne cli stile a bu,:m merca10; nonché ci rin no, a la lieta ::,01i,resa di riaccertare con quanta lcggcreu.a e fre::.che_z- 1.a il buon Autore seppe il– limpidini e ingentilin•i una materia altrimenti .roppo corrusca. Perché non ne ap– profillano, non se ne iascia– no incantare, e cosl tratte– nere, i t.iccuinisti, i memo– rialisti e i diaristi in pro– cin10 di elargirci chi sa quanti ahi-i documenti? Con– ::,iglieremmo loro di procu– r-arsi anche la stampa del nu– cleo origina,;o delle Note· relfe: quel commovente tac· cuinetto, che sollo 11 titolo ,\faggio /860 {Mondadori, Mi– lano, 1933). ,·enne sotto,,o::,to all'ammirazione di chiunque tos::.c in grado di apprezza• re come l'Abba, dall'imme- ccnte stampa delle noterelle morialisti del Novecento fa- Da Quarlo al Volturno fu. rà, domani, assegn3mento H dcvolula a suffragio dell':tnti· clitico letterario che \'Orrà E i democratici? Credettero che la politica moderata avrebbe precipitato lo Stato nella catastrofe. L'accusa era sempre la medesima: i mo– derati ave.vano tradito la Ti– volu.--ione ed erano divi.si dal popolo, tenuto tempTe in so– spetto. Accusa che è diuenuta poi il tema costa11te di tutta la storiografia democ,-atica .sul Risorgimento. Seno11ché sorge il dubbi.o se anche H popolo invocato dai demo– cratici fosse un popolo reale o 'Un popolo che fu sentito soltanto per letteratura, e di. rtnc. letteratura che respirò l'aria delle loaae massoniche e dei libri del Renan. BAl~CO DI SA1 rTO SPIRITO chità di « certe reazioni po- comportarsi anche da storico polari• che ancora oggi pren- illuminato. Gh occorrerà un dono fuoco in Sicilia. Non luogo e tenace filo d'Arian• ~~.~;;~l~~~~Ct~lie.q~ile ~ 1 ;!: na, per non perdersi senza ri- ra, di quale autore non è sta- n;iedio in mezzo a tanto de- ta approntata o non è allo dalo, una ,·olla che vi avrà studio un1 interpretazione ad messo piede e mosso il pri- uso marxistico? Per rimane- mo passo. In effetti, i democratici. non da meno dei moderati, DIREZIONE CENTRALE E SEDE: Roma, Via del Corso, 173 TUTTE LEOPERAZIONI EDI SER,VIZI DIBANCA, BORSA, CAMBIO EMERCI

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