La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 27 - 2 luglio 1961

ORARIO DELI REDAZIONE 11-13 dal mercoled1 aJ sabato Le richiest: di giudizio che giornalmente cl pervengono troveranno risposta nelle apposite rubriche • Verba Vo– lant •• • Scripta manent • e • La fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti I tiA FIERA LETTERARIA I Manoscritti, foto e disegni non richiesti non si restituiscono « LE ,\llE PRIGIONI>. UN"OPERA RI VOLU'lJO.VARIA * lcollaboratoridei duenumeri dedicati al Risorgimento Una forza senza polemica nel lib1~iccino del Pellico Paolo Bre7.7.I: Ordinario di Storia del Cristianesimo nell'Università di apoli. Ferdlnand Boyer: Professo– re di Stona moderna alla Sorbona. dell'Unhcrsita di Toulousc (Francia). Maurlcl Crlndrod: Specialista per gli Affori italiani al R. lnstilutc of ln1cma1ional Affair~ di Londra. Niccolò Rodollco· ~1a ordi· nano d1 Stona dei Trat– tati nell'Unh·crsita di Fi· rcn,e. e ESARE BALBO e for~c lo stesso principe di ~lct· tcmich aflcm1arono che Le mie prigioni fecero piu danno all'Austria di una bat• ta1dia perduta. li principe di Mcucrnich, inoltre, interrogato. alla fine del 1849 sul SUCCC:,SO e ~una straordinaria ane111ione che si era andata condcn~ando in ltaHa e in Fr:mcia sulle me• morie dc\ Pellico diede i,u quel "'libello• un giudizio con una fra:,e insolente: "'Pa:, un mot dc vrai dan tout cela •. 11 gran cancelliere dcll'lmpc· ro aggiungeva che a,•1ebbe potuto facilmente conluta1e le menzogne contenute nel li· bro e, a questo proposito - come ci dice Gilberlo Sccrc· tant nelle Con/uta:;iom au• striache su • Le mie prigio• 11i• (Alti del Regio btiluto Veneto, 1913·1914) - diede ordine di preparare un pro· memoria al Go,•cmatore del· la Mora\'ia: relazione che il Governo aust1faco non dten– ne, poi, opportuno pubbli– care. Ma per quale motho la Corte austriaca si prcoccupr,· va tanto di questo libro, in fondo, medìocre nella inie• laiatura narratì\'a, inccr10 nel· le problematiche ideologiche, non felice nella stes:,.i. form<t letteraria? Valeva proprio la pena di creare e un ca:,o Sii• v,o Pellico• tenendo conto del fauo che il risultato cultu· ralc·lellerario sembrava non potesse durare e che il libro ,ti * l<'ll,-11\/{)ESCO si traslorma in sangue, in ~cn1imcnto. Le figure degli aui,triaci (in particolare dei ca1·ccricriJ non sono dure e m:ihagic, pronte a concedc1"!,i al dia• ,·olo - come era do, eroso presentarle in quel tempo - ma 50no commo,cnti e, in un certo modo, esse slc:.~e prigioniere di una situazione militare·politica nella quale la finzione di,·cnta,a obbligo e la pietà do,·ern essei-e ban· dita per esigenze Ji scn izio. Da quei,to dcn, a, per un certo aspc110, una comprcn• sionc ,crso il suddito au· siriaco e, per un altro aspe!• to, un odio ,·crso le istitu- 7ioni. il sistcm:l, l'ideologia s1orica che ~idava il mcc· canismo politico di 1\olcttcr– nich. L1 lotta, per il nos1ro Pellico, non è ,crso gli uo· mini quanto verso il sistema e la battaglia per l'unità e l'indipendenza d'Italia ,cn1· , a ad acquistare la trasfigu· raz.ione ·simbol:ca di una guer• ra da combaucre, in ogni Paese cd in ogni tempo, con• tro l'ingiustizia e la , 1 iolazio• ne dei diritti delruomo. La motivazione politica si prc• i,cnt:wa per Pellico come una occ:.,,sionc capace di aprire un discorso piu universale, lcg,1• 10 alle sorgenti d<'lla filosofia e della morale. Questo dare serenamente con disrncco, quc:.to descri• ,c1-c l'immensa pietà per i ..udditi austriaci, questo sim– boliz.1are la lolla dava cnor· mc fastidio all'Austria perché la colpi,·a, non solo come n..1- zionc che ostacolava l'Unità italiana. ma la indica,·a, so· prattullO, come l'incarnazione pi-esente della ingiustizia e della violenza: non solo per il popolo italiano ma, potcn• zialmcntc, per tulti i popoli della len.i.. Ma non e sufficiente questo per intendere giui,tamenle 1\ <;ucccsso dc Le ,me prigioni e la reazione austriaca. Biso· gna aggiungere un altro cl<!· mento proi,pcttico e questo elemento è possibile tro,,ar\o in quella rinascita religioi,a che, dalla prima notte di cat• tura, all'inizio con dolcc1.za , poi con convin;~ione e con piena razionalità, penclra e domina. Il cristianesimo si trasforma in elemento cssen• 1ialc. indispensabile, per fare fi~o uiib~~e fl:iig~°c;~,~:t al1~tc:;: voluzionc contro il tiranno e un originale trattato sui di• ritti e i,ui doveri dell'uomo. Non basta l'accctlazione della sorte, non basta a\'crc pietà dei propri nemici, non basta l'assunzione della lotta a simbolo. non bastano, in· i,omma, le situazioni storiche e le virtu naturali per capo- ~~~,~cre:c~~;::!la ~ ~~t 1 i~~~ l'azione con il senso religioso della vita. Senso 1-cligioso che, facendo mani,ueto il pngio• nicro, non lo opprimeva ma lo esaltava per l'amore che porla.va alla verittl, ardente· mente cercata, non solo per i,é e per i suoi compatrioti, ma per 1utta l'Ecclesia, per tutta l'umanità. Il cristian<::· simo, in dcfinilh 1 a, giocava una parte di primo piano ne le mie prigioni pcrchC, uni• ,·crsalizzando la storicità con• tingcnlc, la inscrh·a nella dia– leltica morale del bene con· tro il male, del perseguitato contro il persecutore: in una parola dell'uomo contro il non•uomo. Natur-almcnte questa vietas giovava alla causa del Pellico il quale pregava Dio di "'libe• rarlo dal tonnenio di odiare i suoi simili• (Le mie pr;·. gioni • Cap. LX) e raggiun• ge, a co~r, in una H:rtica\c asce1ica ,una statura morale che çli austriaci non a,•crnno. Il segreto del successo era, proprio, in questo clima di· messo, in questa prosa gri– gia, in questo cercare di com– prendere e di sorridere, in questa rasi,egnazionc al do· ]ore e in questo dare moli· vazionc metafisica ad un'azio– ne politica e, infine, il scgre• to del libro era in questo cristianesimo disponibile sem– pre alla lotta contro il male. Marcello Camllucci: Scriuo– rc, docente di lingua e !et· teratura rumena. Dino Del Bo: Professore di Filosofia del Diritto nella Uni\'crsità di !\-lacerata. ti– nislro e deputato d.c. Gabriele Dc Rosa: Profcsc;o• re di S1oria contempo.a· nca al Magistero di Sa• lerno. Ferdinando di Lauro: Colon– nello dell'Esercito. Diretto· re dell'Ufficio storico del Ministero della Difesa. Studioso di Storia mili1arc. Federico Doglio: lnscgnan1c di estetica televisiva alla Univ. e Pro Deo •· Critico e storico teatrale. Enrico Falqul: Critico lctrc– mrio del e Tempo" di Ro– ma e collab. del lii pro· gramma RAI, nonché del• le principali ri\•istc. Pre• mio Marzotlo 1952 per la critica letteraria moderna. Jacquc11 Codccho1 : Docente di Storia moderna e dc• cano della Facuhe dcs Lct· trcs et Sciences humaincs I franccsco Crisi: Assislenlc universitario, pubblicista. Paul Gulchonnct: Professore di Storia moderna all'Ecolc Normale cli Bonnc,·ille Hautc Sa,·oic (Francia). I-loward R. Marraro: Profes– sore di Lingua e Lei lcra· tura italiana alla Columbia Univcr<,itv. Waller Maturi: S?"iaordinario di Storia del Risorgimcn10 nell'Uni,crsita di Todno Ruggero :\1oscatl: gia ordi· nario di Storia moderna all'Unhcrsità di Mec;sina; ora professore di Archh·i· ~lica speciale ncll'Unfrcr– ,ita di Roma. Massimo Petrocchi: Ordina– rio di Storia moderna al• lo Istituto Universitario Orientale di Napoli. Mircea Popcscu: Scri11orc. Alherto Pinchcrlc: Ordinario di Stolia del Cristianesi– mo nella Univcrsita di Roma. Giuseppe Pre7.7.ollni; già pro• fcssore di Link:ua e Lette• ratura italiana nella Co· lumbia Unh·crsit}. Giovanni Spadollnl: Doan– lc d1 Storia moderna nel– l'Uni\'crsi1a. di Firen1.,c. Giornalista, direttore del e Resto del Carlino •. Dcnls ,\lack Smlth: Doccn– lC di Storia ncll'Uni\·ersi• ia di Cambridge (Inghil• terra). Giuseppe Toffanln: Ordina• rio di Letteratura italiana nell'Uni\'Crsilà di :,,;apoli. Robcrt OJ. Van Nuffcl: Do• cente di Lingua e Lc1tc– ra1ura italiana nell'Unh·cr· sita di Gand (Belgio). Gian Franco Vené: Scrittore, redauorc letterario di o:A BC•. Gioacchino Volpe: già ordi· nario di Storia politka moderna nella Facolta di Scienze politiche dell'Uni• , ersitJ di Roma. Inoltre: un inedito di An· ionio Bruers, lo studioso ,comparso; un articolo di Giuseppe Sciortlno cd uno introduttho di Clorg·lo DI Clo,•annl. Le illustrazioni dei due nu· meri i,ono opera del pillore Eugenio Dragute5cu. A cura diGIORGIO DIGIOVANNI non rappresentava ccrtamen• _____ _ te un pericolo per la potente Austria e non era un indiri7• zo concreto per l'azione dei patrioti italiani? Valeva, i"' ccc, la pena di preoccuparsi e l'Austria giu• stamcnlc :,e ne prcoct·upo perché Le mie vrigio11i, pro• pr_io per la ~ua modestia, du· sc1va a mcl 1c1-e in risalto la urgenza della causa indipcn· 11- ;;'aI~ibaldino Ippolito Nievo iii 1 :r~:ad~ cl~at~:.~dt~~:~i' politici e i grandi tcorcn,1 ~~~t~~miag~il t:~c~~a 7 a:niSc1~ tembrini. di Nisco di Vecchi ~i Montanelli. fl Suo segreto'. mfatti, era proprio in quc• sto dire scnu polemiche, in Questo documentare ~cn1a a,·er l'aria di accusare, in questo riferire piano e sus• surrato, calmo e tranquillo che conscntl\:.,,no la mcditn· zione e il raccoglimento. Silvio Pellico. a d11Jcrenrn di altri, non am<l\'a lo squillo delle trombe e il rullo dei tamburi. Per carattere era natuJ'almentc inclinato alla gioia e al gusto della tran· ~~~l~lf n~Sc;~~ 1 :va~~a si~~?'di gloria, paradigmj di \'iltoric alate o spericolate azioni di J;?Uerra. Ce ne dà conferma la lettera scritta al fralcllo Luigi dopo il lrionfo della Frnncescn da Rimini. applau• dita a Milano, rappresentata in Italia e trndotta anche da Byron: "'Più mi av, C7.ZO . inol· Ire, a meditare la niccliocrilà della mia foftuna e piu mi sento pago del mio destino•· Era un mite e anche la sua figura fisica rispecchi:::iYa tale mitezza: un pas~o incerto, I.Jna miopi:::i forlissima. una sagoma asciutta e magra. Lo stesso scrillore se ne rcndc,•a conto, come ci testimonia in una leuera scritla al fratello ~~;s~t~ à°i ~~r~ie 1 ! 1~~;1~,\~ ragazza un amore eterno e mi sono accorto ch'io ~ono pic– colo di statura e che, al di sollo della s1a1ura dei sol– dati. non c'è mai grazia ba– :,tante per innamorare fuor– ché qualche disgraziata che non abbia da :iccglicrc •· Ma Pellico, per una parti• colare situazione politica, si venne a trovare implicalo in quei processi che portarono i responsabili del Concilia– tore e la parte piu qualificata degli intcllenuali di Milano allo Spielberg. E ,:.,, in car· cere, viene processato e scon• ta lunghi dicci anni di esilio senza mai profcnrc una pa• rola ,•iolenta, senza mai im• precarc contro la sorte: ac· cettando con rassegnazione I I triste suo destino. Kon si ri• bella al poliziotto o al giu• dice ffia cerca sempre di ca• pire e di intravedere dietro il rigore della legge la l>ont.t e la buona predisposizione presente, comunque. in og.ni anima. E quando, malgrado, i suoi sforzi non nc~ce a ~~~~n~~flic~ aacci~r::r;te!~ so di cecità spirituale. di tor– ti, di superbia (Le. mie pn· gio,ri; .:ap. LI I) con la tor· tuosità di un uomo intro,·er• so. Per ripro\'a, basta esami• nare l'inizio di queste sue memorie, le prime parole: e Il venerd1 IJ ottobre 16~ fui arrestalo a Milano e con• dotto a Santa J\larghcrita. Erano le tre pomeridiane. Mi si fece un lungo interroga· torio per lutto quel giorno e per altri ancora. J\la di ciò non dirò nulla•· Un inizio distaccato, freddo, degno di apparire in una delicat:t sto– ria d'amore e non in una , i– cenda nella quale la 11-agcdìa nazionale si sposa\la con la solitudine degli uomini e ave"a dirette radici nella ro· mantica lolla contro lo stra• niero. Ma è, appunto. in questo porto riparalo dalle bufere. in questo tessuto trasudante serenità che il libro diventa grido di rivolta. La polemica che lo pen•adc non è dichia· ;:;~te em!"~n~~~~;: a a(i~~'di pelle: è come un bri, ido che prende le ossa e entra eden· tro • e fa tremare il cuore:_ (continua da pagina 5) lido, e dai nuod dOCUffienti :,emprc meglio corroborato, il vecchio giudizio di Ippolito Taine i,u Napoleone uomo: tra i grandi scom·olgitol"i del mondo, uno dei piu ,uo1i di contenuto ideale, non meno ,•uoto dì quanto lo fossero i grandi condottieri del Rinascimento. Ebbene, provatevi a manifcsiarlo que:,lo giudizio. Farele colpo, con i,cguito, magari. di pJau:,i e consensi; ma la gente non lo tipetcrà, e non per un attaccamento roman– tico a Napoleone idealizzato, ma per una loro difficoltà di pensarlo, il personaggio, al di fuori di questa idealizzazione. E perché? Uno dei pili seri e geniali, fra gli studioi,i d'oggi, concepì il moderno mito napoleonico come nato dalla presunta mo– derna ammirazione delJ'azionc per l'azione, della for.w per la fon.a. Ma non si può accettare. Stendhal i,ì, per controbattere le accuse o calunbie della Siacl, cominciò a idealizzare il suo eroe senza sentire il bisogno di negare ch'egli fosse stato un « tiranno del i,ccolo XIX• incapace d'intendere il e terzo stadio•: e chi lo seguì? Nessuno: tra il punto di vii,ta suo e quello dei suoi ~uc· ccssori s'aprl subito una frattura insanabile, e solo al di la di es.sa ~i formò il vero mito napoleonico il cui precipuo carattere fu di non essere piu napoleonico almeno in quanlo rimase epurato appunto dal napo– !L-onismo dell'azione per l'azione, della foi-La per la for,m, conlormc alle esigenze di quella nuova scnsibilita i,toricistica di cui si la porta\'oce Carlo Alto,•iti quando - son 'parok ~uc - "'gli argini dell'egoismo. del– l'interesse, della religione non gli bastano•· E non gli bastano non per una aumentata fede nella bontà umana in senso stretto, ma per una così aumentata lede nella bonta della storia, la storia di Condorcet e di Hcgcl, che, dal rapporto con essa. il perso· naggio gli esce dalle mani rifatto e insc• parabile dal suo mito. . Come avviene appunto dei personaggi del– le Co11/essioui. Appena cnlrano nel clima del Risorgimento chi riesce più a sce,•crarc ciò che appartiene in proprio ad essi e ciò che appartiene alla storia? Po\'ero Napoleone i,c, invece che nella nostra sensibilità storica, la sua vicenda si fosse proiettala in quella di Niccolò )\fa. chiavclli: e beato Cesare Borgia se gli fosse accaduto il controrio. Ma sono ipotesi che solo Potrebbe fom1ula.rc persona completa– mente sprov,,eduta di senso storico. Tanlo più rapprcsenlati,·o di questo idea• lismo ottocentesco il ievo. chi poi lo con• fronti alla sua umana slrullura di realista pochissimo propenso a sacrificare agli a~• siomi dell'idea gli argomenti della realtà effcuualc. SI: e ho inteso parlare d'un poeta gentile che canterà le nostre battaglie e si chiama Jppolito ìc,o •, annota,•a a Quarto l'Abba. Ma che lode era questa? Mazzini, Garibaldi, Crispi, Cantù, Rosmini, quale personaggio del Risorgimento non ha scri1to versi? Né più di •altri, fon.e, ne a,e,•a scrilli il 'icvo. Fosse vissuto fino ai giorni dcll'azzecca1issimo presagio del Car• ducci che la poesia in ,·ersi sarebbe bensl risorta un giorno, ma, per intanto finiva, il primo forse a tagliar corto con il gran pas• i,atempo sarebbe s1ato lui. romantico quanto si voglia, ma alla maniera del Manzoni, cioè non disposto a sacrificare al \'erso ncp• pure unn noia dell'augusto \!ero. Non parliamo poi del romanticismo fo110 di complicazioni sentimentali. Nulla di più alieno da lui. Tra quei partenti da Quarto - ossen•a sempre l'Abba - chi non a,·eva qualcosa da dimenticare? L'amore o la fonuna. Non però il Nievo. Dall'amore egli a\'eva tutto da i,perarc: dalla fortuna molto di. pi~1. Lassù in un cassettino della sua scnvama c'era un manoscritto e portava l'avallo della gloria. ri;J 1 i~\,;~Pt,t did~iù~lQu~id~~s~:~itoqd~poc~~ sbarco in Sicilia, il famoso fraliccllo. Padr~ Carmelo, andò incontrO .a u!1a schiera d1 garibaldini con la famosa ns~n·a che I~ pur bellissima liberlà, da essi portata a, siciliani, non cm però abbastanza foderata ~~d;~~~~~g\ li~\':i~i,l'~~•r:~~ ~~~s:t/~~l~~ re nei suoi v:iri significati. pres:igcndo m~· gari in essa quella d'un altro personaggio con la barba, ma di ben altro rilievo e in ben altra occ..1sionc, l'occasione del primo congresso dcll'lntcmazionalc, sarebbe stato proprio lui, il Nievo. Al quale oggi non i,i pensa o si pensa troppo poco. quando si vuol dare in concreto l'immagine di quel che venisse maturando nel gran decennio fra l'inno di Mameli e l'inno di Mercantini, fra la guerra degli eroi e la guerra dei diplo· matici: si pensa piuttosto al Pisacane; cd è giusto; ma a 1accre ~elle Novelle campagnole e del Conte Pecoraio, come calzanll a ta! fine anche certi inedi1i del nostro scoperti dal Luzio e pubblicati dal Baechelli! Con questo che ora vi leago per esempio come ci pare di respirare l'atmosfera i1aliona di 1rent':lnni dopo! « Il popolo illitterato delle campagne aborre da noi popolo addottri• nato delle città perché la noslra storia di gcerre fratricide, di sen•itll continua, di g:.,,rc municipali. gli dctò quell'assetto eco· nomico che rii,pondc ai suoi più strelti bi•• sogni. Diffida di noi perché ci vede vestiti solo dell'autorità del padrone, aimati cli didtti i,pesso irrazionali e arbitrari; non crede a noi perché ci vede accu:,ati di malizia e di rapacita cui la sua coscienza ripugna: a\\ersa i nostri intendimenti e rifiuta co· munità di speranze perché vede rifiu1ata da noi ogni comunanza di \•ila privata con lui: :,i vendica con l'indifferenza dell'indifferenza nostra anzi dello sprc7.zo con cui lo giudi– ehtamo. Rimedio a ciò il miglioramento delle condizioni sue economiche a cui pro,. ,edere prim:.,, ancora dcll'is1ruzione, perché mal s'insegna l'abicl a chi ha fame, male i,i presenta l'cguaglianz.1 dei dirilli a chi e folto ludibrio ogni giorno degli improperi e dell'ingiuslizia di un fattore qualunque•· E con quest'altra? "'Non pan-:.ì bestemmia nalc, assegnò propdo a lui a Palc1•mo quel po~to di "'ln1cndcntc • ovvero Prefetto delle Finan1.c (di qui purtroppo il tr.1gico imbarco i,ull'o: Ercole•) che egli nel romanzo ;n•eva assegnato al suo eroe a Bologna? E quai,i per certo nella ,•crsatilità del pcr-sonaggio a\'e,a inteso raffigurare la propria. Non ne rcs1a che accresciuto il nostro rimpianto. Fosi,e \'issuto. Nie,·o ~arcbbe Malo ccrtamen_tc ~nchc un uomo politico e forse non 1nut1lc al nome d·ltalia in quella tdstc Roma dei Giambi cd Epod;, Ma la verità. che più conia è quella che pc~ tanti modi siamo \'cnuti dicendo fin QUI. Le Confessioni di w, iraliauo sintctiz• zano il Quaran10110 anche perché scritte in un mondo che da esso si veniva sempre piu a.llon1a_nando. Ecco perché un parallelo ci y1cn.e incontro da ogni pane: quello frn 11 hbro e la spedizione dei Mille. A proposito della spedizione dei Mille chi non ha iot~o. parlare, o magari anche sussurrare, d1 d1etrosccna? • che io confessi che in un ·mucchio di \fil!ani intorno a un brumoso lucignolo tro,·a mag• gior poci,ia che nel convegno delle eleganze dove l'odor del muschio. il lampeggiar delle occhiate e il chiaro del canfino mcllono i i,cnsi in visibilio•· Eppure quel g11'1n fallo non ha dietro• scena, non ~rehé in effc11i non ne abbia almeno quanti ne ha ogni umano evento· n.1a r:,erché quelli che ci sono si riassumono·. s1 d1ssolvono, s'annullano in un dictroscc· n;1 supremo: il suo anacronismo. La i,pcdizione dei Mille, avvenne qu:rnclo. ~Ila slrcgua della famosa logica della :,toria, 11suo _tempo _cm ormai pasi,a10 e lo ~anno an~hc 1 ,osln raga1.1.ini. cali maci,trÌ delle P.nmc SCl!ole, , oi la parte eletta della na. 11onc ltal)ana. Ai ,ostri ragazzini ,·oi a,ctc un l:>c;lloinsegnare che l'inno di Mcrcantini Forti pagine che fanno pcn~are a quelle per cui, oggi, in Pisacane, e non so se proprio a proposito, è chiamalo premao:ismo quel i,ansimonismo nel quale la Francia ancora una volla faceva prova della sua forza d'irra• diazione spirituale nel mondo. Ma con il Nievo forse non è neppure il caso di parlare di sansimonismo: per aprirsi ai nobili ideali del tempo, qualunque fossero, la sua umanit:ì non aveva bisogno di suggerimenti ideologici. D'altra parte la vcrsatililà della sua intelli• gcn1a, la varietà dei suoi interessi non do,·c· ,·ano essere un mistero per nessuno che l'avesse conosciuto. Non lo furono neanche per Galiba\di. A,·c\•a forse letto il manoscri110 delle Confessio11i di un italiano Garibaldi quando, ncll'ln1cndcn1 .. a dcll'escreilo mcridio• ~, ,co1~r<?n le l(!mbe si- levano i morti 1 '!,art,r, 11ostn ~011 wrri risorti, fu ~cr1110 n<;I 1660. Pro~•a1e,•i a in.tcrrogarli a ..d•stanza d1 qualche giorno, essi l'a,Tt1nno gia confuso con l'altro: Q11a11do il popolo si desta Dio si mellc alla sua testa la sua folgore gli di, e delle due date a,•ranno già fatto una da1a ~ola: il quarantotto. E avranno a,·uto ra– gione. Chi credeva più che i morti risor. 1?essero nel 1860? Proudhon contro il Risorgimento (continua da pagina 4) blc "· Proudhon ha dimo• strato, o:par dc3 exemples cClèbrcs. que Ics confédera– tions pcu\'ent deploycr au1ant dc forcc guc1Tièrc quc Ics mon,irchies •. mentre un go• , crno unitario significhcreb· be. nel campo economico lo avvento di una "'camarilla gouvemcmcntale; c'est la po• litiquc d'affaires; c'cs1, pu1· squ'il faut la nommcr par 30 nom, la corruvtio11. UNI– TE donc, centralisation, gros traitcmcnts, sinécures, mo· nopolcs, privilègcs, concei,• sions. pots de vin, affaires grandes et lucrative,;, déga– gées dc 1out alea par l'intcr– , ention dcs hommcs ai.i pou– voil·:: cc son la toutcs cho– scs qui se tiennent ,., E, al termine del suo discorso an• tiunit:.,,rio. Proudhon anale• mati1..zava l'Italia distruttri– ce dell'ordine europeo, rea di a\'er "'agi dans l'individuali– smc de sa fantaisic •· Al no– me di o:tous ceux qui, com· mc moi, sans transaction et d'un coeur infle~ible, chcr· chcnt dans Ics lois de la na– ture, dc !'economie politi• quc et dans l'histoirc Ics lois de la liberté ,., gridava con sdegno: • votre lialie centra– lisa1ricc nous fait pilié et nous gCnc; elle nous est an• tipathique, réactionnairc et nous n'en ,·ouJons i aucun prix:. Plutòt la voir ccnt ans encorc autrichiennc, bourbo– nicnne, papiste, muratiste e1 tout cc qui vous plaira: elle aura au moins consen 1 é ses c:.,,dres Jt. Ma a ben guardare le cose, la crilica proudhonia– na cozzava contro un :.,,rgo• mento di fallo, che venh·a formulalo, con buon senso, da Emilc de Girardin, reda1- 1orc-capo della Presse, in due articoli apparsi 1'11 e il 25 nO\·embre 1864. li giomalis1a liberale asseriva che la ne• gazione dcll'unilà a,-rcbbe potuto \·enire espressa prima del 1858, quando le sorti del• la Pcoisola erano ancora del tutto dubbie e incerte, ma non all'indomani della Con• vcnzionc di Settembre, qt.ian– do il processo unitario si s,·i• luppa,·a. con ben poca ">PC· ranza d'involmionc distnlt· trice dell'accentramento e dcll'affcnnarsi del movimcn– mcnto nazionale. "'C'était là une quc~lion qui pouvait se débattre à. la fin dc 1859 et au commenccmcnt dc 1860; c'étai1 là une question sur la quelle 11poU\ait y avoir à celte époque deux opinions, mais sur laqucllc nous ne comprendrions plus qu'il ,, etit deux avìs. Adversa.ires dc l'Unité italienne, cssavez donc dc rcfairc l'union ·11alicnnc par une confédération qui ramèncrait à :.,,plcs, Fran• çois Jr d'Assise; à Florcnce, le graod•duc Fcrdinand et à Parme le due Robert ! Cc ne i,erait p:ls l'union, ce serait la ré.Jction: ce ne serait pas la confédératioo ilalienne. cc scrait la puissance autri• chiennc rclevéc de son abais– <:emenl •. Proudhon rispon– de,,:.,, alle accuse colle sue Nouvelles obervntio11s sur l'uniti! italie1111e, senza mu- 1:.,,re minimamente opinione, dichiarando espressamente: "'Le fai1 accompli. si 2ro'i qu'il soit, n'est ricn, ne ·sert à rien, ne signific rien. <Ics qu'il s'accompli1 contrc l'hi• s1oirc clle•mi!mc •· Girar– din ribadiva: o:Qu'e~t·CC donc que l'histoire, sinon le recueil séculaire des faits :lC· complis ... La preuve que cet• te confédération n'esl pas faisable, c'est qu'elle n'a pu se fairc a une époque où toutcs !es circostances lui étaicn fa\'orable et où elle scmblait plus facile à noucr que l'Unité. Au point oli cel– te unité cn csr veaue, il faut main1enant qu'elle s'aehèvc à tout pri,: et sans re1ard •· Proudhon faceva eco al Fer– rari esclamandosi al Parla– mento di Torino: « Quand toUlc l'Italié se .réuoirait pour affirmar qu'ellcJ est unitaire, je lui répondrais qu'cllc <:e ti·ompc•. Tocchiamo il punto debole dell'atteggiamento ;>roudho• niano e si è potuto <:c1iv..:rc che la sua convinzione era cosi radicata da fargli ne· ~are, o me~lio sotto\'alutare i fatti sloric1 e le realtà pl.l• tiche che , 1 enivano inquadraci per fon.a nella sua costruzio– ne teorci-ica. La spiegazione è chiara. Proudhon, demo• cratico, respingeva le mani– festazioni della volontà po· polare, espressa nei trion• lali plebisciti del Ul60, a mcz• zo del suffragio universale. Lo giudicava, con aspre1.za . una e parfaitc niaiseric •. e la mcn•eille dcs tcmps modcr– ncs, le vole par asi,is et lcvés sui des questions qui ne pc11· ,cnt se résoudri quc par la scicncc cl l'étudc •· La nazio· ne non consiste nell'assoma• re individui singoli, ma co– stituisce un essere collettivo. Il suffragio universale. im'C· cc, "'moycn le plus stir dc lairc mentir le pcuple ... est une sorte d'a1omismc par lcquel le législateur ne pou– , ant fairc parler le peuple dans l'unité de son essence, invite Ics citoyens à e.,,:pri• mer lcur opinion par tCtc, viritim, absolument commc le philosophe épicurien e,.:pli– quc la pcnséc, la volonlé. l'ìn– tclligencc. par dcs combinai• sons d'atomes. C'cst l'athéi• "me poliliquc dans la plus mauvaisc significa1ion du mot,.. Al di 13 della polilica di Cavour, plasman'do faticosa– mente la sua opera alla realtà prosaica dei tempi e degli uo· mini. Proudhon raggionge, per ben diverse vie, la visio• ne di un Mazzini. il sogno di una terza llalia ideale, vera democrazia "'affranchie... dc tout esprit dc pani et dc c;ecte cn l'élevant sur Ics hauteurs dc la Scicnce et du Droit:.. PAUL GUICHONNET Fu allora che si 1ipre~cnto Garibaldi, il capo masnada Garibaldi tal quale l'a,c,a dc:,clitto Ippolito Nic,o in vcr:,i indimcnti• cabili e lolgor..mti per la loro stcsi,a brut• tena: C/11 noi "'dc tal fiata ,,111/c inclinate teste l'flSlar con un'occhiata Lhe i11fi11itadireste? E' al/or che 11eUeintense luci av,,ampa il desio tielle Pampas in1111e11M: e del mar 11a1io. Si ripresento Garibaldi e ne nacque l'im• presa dei Mille, unica e massima nella storia del no~tro Risorgimento, nella stoTia. del mondo grande. . .Si ripresentò Ganbaldi Quale lo dèscri,•e il c;,rducci in una immagine che e tulla siona e che agli anticarducciani della ~csta giornata pare 1utta retorica.: "'Battcodo del piede la terrn, comandò a lutti i morti delle sue battaglie risusci1asscro •· E veramente nsui,citarono. Dopo le superbe c:uichc sabaude e na· polconichc di San 1\lartino e di Solfelino lo sape,·ano e lo lipcte\'ano anche i ~ai,~i che le battaglie tanto meglio ~i combattono .e ~i ~inCO(IO, qu_ando J?iu pctfet1i sono gli cqmpaggmment1 e ultimo modello i fucili. Non lo ..cppcro però i giovinetti di Quano. Ou~nc~o Garibaldi batté del piede la terra, l1~:,i~;•~~~~-i:e~t~~~1n~I 1~~ 1 ilecod~\1;;c~3. ,•~~~ , ems,cro da Villa Pamphili o da porta San Pnncr:uio. E eo:-.1~i pre:,cntò Ippolito Nie,o che pur non. ci.i., no, ignaro delle critiche al quaran• IOllli,mo scoccate tra la guerra di Mameli e la guerra di Cavour; e molte ne aveva giu• stificate. Ma il quarantottisrno e una cosa e il quarantollo è un'altra; e uno non ha i"'ano diciassette anni allo scoccare del NJ~;~~totto, quando ha nome lppolilo Dopo di che lasciamo agli esperti di storia letteraria le altre scoperte: a ooi basta fer– mare un punto solo: le Confessioni d'un iMliano e la spedizione dei Mille hanno in c9mune il die1roscena dello stesso anacro• n1smo. Andate in cerca di allri dietrosccna o riscn•c? Ne troverete quanti \'Orrcte. Un gran patrio1a Carlo Ahovili? Un sovversivo i11 fieri piuttosto. La sua, in quel momento storico, è la vicenda di tanti italiani e non italiani. di buona famiglia, che, sospesi tra la patria e la questione sociale. a certo punto optano contro il loro stesso celo ari• ~tocratico o alto borghese nel quale sentono di non poter fare più fortuna. Vecchia storia. Un gran condottiero Garibaldi? Ma: e Ca\'our, e l'Inghilterra e Liborio Romano do, e li mettete? Orbene, per ,,aiutare la portata di queste prospet ti\'e storiche. profilate in esse da una parte il libro del Nievo, dall'altra l'impresa dei Mille. Non troverete più né l'uno ne ~h~t~dn1~ 0 ~iti~T~a~~n ~if~t;\h~;r,rc~la';.1 n~~ c'entra. E che cosa c'entra dunque con essi? C'entra forse che, a dispetto di tutte le apparenze, sono sempre i valori dello spirito a guidare la storia? E come ti può entrare se nessuno ci crede? Non ci crede nessuno; ma ci credette Qucll'atlimo della storia che si chiamerà. per i,emprc il Quarantolto. Questo ideale in quell'attimo, fu cosa vera e molti ebbero l'in:ipressione di stringerlo fra le mani: e lo s\rinscro; e ne fecero canto di poeti, sac1ifi– c10 di martiri, incanto di giovinetti sognanti in esso l'amore e la gloria. Fu la realtà. Dal cuore di Garibaldi come dal cuore di IJ?polito Nievo q.uesta realtà continuò a rag• giare quando 1I mondo se n'era onnai quasi dimenticato. .fu così che, _o_~ran~o in guazzabuglio di d!ctroscena poht1c1 e 10 un guazzabuglio di d1etroscena storici, onnai battuli dai più squallidi riflettori della critica sprc2iudicata, essi diedero al Risorgimento. l'uno la sua g~sta ~iù eroica, l'altro il suo poema. Di• c1amo 11 suo poema pcrehè. prodigio o pu• don~. la stessa problematica sansimoniana che pure a,·eva ~ià fatto capolino e per piÙ modi, nella precedente ispirazione del Nie, o. da quella delle Co11fessio11i d'un 1talia110 pan 1 e volersi ritrarre per non tubare con la sua presenza il fulgore del puro idealismo mav:iniano. Nien1e retorica, pura storia nel Garibaldi a Qua no quale è descritto dal Carducci: In spada di Roma alta su l'omero bilanciando. Niente retorica.. Quello non è no la spada g~nde _di Scipione, cli Cesare, di Camillo, d1 Mano; è la spada breve di fantaccino con la quale Garibaldi s'era difeso a pona S~n Pancra1.io; e i giovinetti che ora ve• mvano a lui vestiti in borghese e con i .fucili da caccia, avevano il cuore dei suoi morti d'allora. Tra questi era Ippolito Nievo. 1 GIUSEPPE TOPFANIN Stelloncini risorgi mentali * di .ll.UCCl<Jl,1,0 l',\.ll 11,(jf'CI O SSERVO in un gior– nale il ritratto di una vecchia aignora che il vivo eontra.1to fra il ne· ro della ve1te e H candore della capigliatura fa no– bile, nonostante ,L tipo po– polaresco dei tratti fisiono– mici. La didascalia avver– te trattarsi di Consilio de Ma.si da Teano, unica te.rti· mone vivente, a 105 anni• dello 1torico incontro fra Vittorio Emanele Il e Ga– ribaldi. LA dida.1calia, pe· rò, seguita .1pietata: non ricorda niente L'ultimo 1estimone dr un evento itorico ignora il me· desimo: forse quel giorno era a raccogliere rapero,1· .:oli, /orse la gioia o 11 do· lore hanno dilavato la trac– cia che l'evento aveva ~e· gnato nella 111a coscienza. forse, appartenendo psico· logicamente al mondo che crollava. lii era imposla di dimenticare ... La memoria è .solo appare111emente una facoltà meccanica, l'uomo. anche se speuo non se ne rende conio, la comanda. Un'analisi di quanto riror· diamo e di quanto d1mef11i· chiamo, criticamenle sei-e– ra. costituirebbe una delle forme più penetranti di ai,· tobiogra}ia. Quel giorno. sotto i s11oi occhi, un eroe ha consegna· to un regno a un re ed essa non se ne è accorta. C°è da spaventarsi: forse la p11i parte degli 11omini se non fouero avvisati dai giorno· li e dalla radio 1ton si or· vedrebbero delle ére chP cangiano, dei regni che crollano... E' anche vero che ormai sono in mille ad urlarci quanto accade nel mondo .1ì che una svista di quel genere ·non sarebbe pili pos.sibile. (Da ctò e de· rivato un incre111en10 d1 co· scienza storica? Non ose· -remmo affermarlo). Ormai la storia sfila tut· ta ordinatamente alla tele· visione, ad. ore fLSse, e ripe– tutamente, per coloro che fossero duri ad rnrendere. Ouervq1Jc;lo b.erte il volto di quella. vecchia più che centenaria, oro mi accor· gevo che aveva il sorriso ambiguo di una delle ulti– me creature che la storia se la creano per conio loro, ricordando e rlime111icar1do. * Guardo in una siampa il rollo di Cavour nel letro di morte. Una prande sian· clie;ia pacificata, una ru· multuosa tensione scarica· ta. E, intorno. ii ricordo ritesse la sua giornata co· me 1rn'aureo!a di probita civile, di onestà di un fuw zionario di Stato che t·olP· va si specchiasse in se il volto della ,rn~ionp Julll• ra. E i mtn.uti commovcn– li aneddoli del lavoro quo– tidiano che gli ma11giai:a. il sonno, gli logomva il si– stema nervoso, si /anno strada nella selva delle grandi a.:ioni pubbliche, dei glo•riosi eventi politici, con una loro dignità discreta che ci commuove pro/on· da mente. Una delle le.:ioni che Ca· vour ci dà appartiene pro– prio ad un ordine morale col quale abbiamo quasi. perso il contatto. Ed e quel· lo che ci dice come la gran· denn dell'uomo pubblico abbia rntte le sue radici nella grandezza dell'uomo privato, che equivale al di· 1 il visibile dall'invisibile. L'uomo privato, al presen· te, ci interessa solo quan– do e entrato nella sfera dello scandalo; negli altri casi è difficile, inafferrabile. e, valutate tutte le µossi· bili.tà di mimetismo a no· stra dis-posi.zione e le infi· nite suggestioni non cogli– bili del s1tbconscio. ci ap– pare fuori delle nostre mi· sure di vahtta.=-ione. Cavour ci riconcilia invece con la antica fede che ci stimola· va a cercare le cause del r,esto dell'eroe e la sorgen– te delle sue alte parole nella integri!(!. dell'uomo, ,1ella nobiltà della sua vila privala. Dietro quelle piccole len· ti rotonde ci guardano due occhi curiosi, instancabili, d'uomo che sa che le pitì grandi diOicoltà per il po-– litico .sono le 1teue degli uit uomini: capire le creature, il proprio tempo, non la,ciarsi 1fuggire nuL· la di quanto passa, saper· si far 1 amare, avere tanto pre1tigio da far!li obbedire anche quando non aiamo capili ... Un grande politico che sa che il me,tiere, la diploma.:ia, non 1000 che lo ,cheletro di una realta che t:a incarnata appunto per le vie ordinarie che !IO· no richie1te da ogn, altra attir.:ila pubblica e p,u;ata che non i:oglia condannar,, alla ~terilità, Un eroe trare&tito da uo· mo comune: non equit:ale all'incognito mlc'no facil– mente ,calfibile? alla rf· nuncia all'amore? L'amore ~e lo erano pre· ,o tt.no H cacaliere nizzar· do e il congi11rato genot:ese, allo .statista piemontese non rima1p che il crm,ren.~o del- * A,cofro , con che hanno accompapnato e nu1r1tn il nosrro Ri.,orpimento. E.s,i .,i di,taccan" dalle opere in cui ,ono incorporati con la nauirale.::a di creature che abhiano co,cien::-a d'"'uere essi ra1111no di quelle. E 1or1Mno a noi apparente– mente pacifica11. po, che la unil(I' d'Italia s·e compiuta, ma ancora nP/ fondQ in· quieti, nert·Mi. qua.,t che fouero dispinc-iuti d·appa· rire .,empre in sede e in clima di commemora.iione e non pui .mi campi di bat· t.:9/ia. L'anelito di libertd che e la loro radice, an· che ,re ,rj ealga di un !in· g11a.9pio che ci fa 11110 po' .'iorridere, anche se aggre· d,sca con una candida 1m· mediate::a che i11!1midi11ce. resta intimamente vero, te· fljrnonia a..ncora la pure.:.::a di coloro che H inconarono. Si avverte che eui sono pas· sati dal cuore del musicista e a quello delle folle sen· za transizione. come un pesto che. ,candito, viene: 1ponla11eame:nte ripetuto, diviene una sigla di rico– noscimento. Sen::a tradu– zione - _il che è altrettan· lo importante e raro - percl1C il linguaggio de/lit arte e quello della pai.,io· ne popolare era lo stesso. Eui 5ono magniloquenr,, iiolenn;, .ma non per questo re111ot1, estranei. come in pe11ere avviene: la commo· :ione e l'eloquen.::a erano nell'aria e tutto ciò di ge– neroso che l'animo degli or tisti creava si. tinget:a na· turalmen1e d'esse. Ed il co· ro sembra proprio la Jor– ma più opportuna a can– cellare l'indiridualità orpo– pliosa del genio crtatore e a tradurla in una poten.:a n!!~hnilatrice di quanto si agita nelle coscien:e della folla e chiede di esprimer– si. d1 divenire canto per 110n avvilirsi. nei due e.,tre– mi dell'impersonale collet· tivo che sono il silenzio e L'urlo. I sentimenti che vivono nei cori non so,10 molti data la loro elementarità ma a nutrirli• a conferire loro calore,_ ala. concorro- 110 tutti gli ordinari senti– menti dell'uomo sì che essi toccano spontaneamente la incandescenza e ci riechEu,· piano dentro non celebrato· ri post factum ma dem.iur· gici, profetici, anticipatori delle realtà. che la storia maturat:a. Ad ascoltarli bene, a. un secolo di distan::a, risve– J'.71iano ancora una. respon– sabilità civile, ricaricano ta. dignità ,iazionale. Non 5l sono fissati. in una archeo– logia dell'orecchio, ogni vol– ta che la. patria si fa sen– sibile i11 un'assemblea ler,i· feranie o pugnante. csst sono li, nell'aria, ammo– nitori. Ul~t,;o t-1\IUUU Oir"''"r" re!tonnsablle ~lab I 100111.rnnc.:o U t::, I ::,.A Roma Via IV Nm•i-mhrr 149 AMBOSESSI, I TELLET– TUALI, uplranti carriera giornalistica scrivano: AP· PRODO, Luni;::oteatronuovo, 29 - Napoli. ROSARIO STUGATO ,;. I C.\ ~'1 1 1 DELLA. SERA. ,;. NUOVE POESIE CARPENA • EDITOHE

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