La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 27 - 2 luglio 1961

Con questo numero concludiamo la • • rievocazione del Riso1tgimento LAFIERA LETTERARI Anno XVI - N. 27 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTl E DELLE SCL NZE Domenica 2 luglio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA l/- Fondalo da UMBERTO FRACCHIA * Diretto da DillGO FABBRI QUESTO N MERO L. 100 DIREZIONE. A:\1MINISTRAZIONE· Roma . Via del Corso 303 . Tel. 687645 - Amminlstraz1one Tel. 673015 . PUBBLJCITA': Amministrazione • LA E'lERA LETTERARlA 11 - Via del Corso. 303 · Roma · TAR!i''t-A l- L50 aJ milllmetro • ABBONAI\IENTI: Annuo lire 4.000 Seme;:1 re lire 2.150 . Trimestre lire 1.100 - Ec;tero: Annuo lin• 7.000 • Copia arretrata lire 150 - S!X'rlizmne 1 n conto corrente oostale (Grucoo 11) · Conto corr.-nlr onct 11 lf' numero 1131426 LALIBERTA' FUUNSENTIMENTO PRIMACHEUNPROGRAMMA POLITICO * IL ESSO UNITARIO AVVENNE SOTTO IL SEG O DELL'IMPROVVJSAZJOJ\E li Risorgimento vive * di NICtJOLÒ ltODOLICO O GNI . gene.raz_ione - è ovvio - interpreta. narra. rifà la storia. E' tutto un processo di re· visione. un'ansia di ricerca della verità; ed è. in fondo. forse ciò che di meglio una generazione trasmette al· l'altra. Quello che può ap parire indifferente. silcn1.io d'in– gratitudine. è. o può essere. c<1ducità di idee. di giudi– zi. di miti, di idoli. che il tempo lascia per via; cd è giustizia cLi storia. il Risor· gimento rientra in questa inesorabile giustizia del tempo. Critiche e lamenti per il Centenario. in tono minore. in corso di celebrazione non sono forse dovuti alla ca· ducità di miti del Risor– gimento? <( Da 1110111 anni - spie· ga il Bartoli m un recente articolo Hltalia centenaria1, - la continuità della nostra storia si è rotta. e la !ace· razione non è stata rimar· glnota. Il rasci~mo. la guer– ra. la catastrofe della Mo– narchia. e po i uno Stato che non ha 11. 1 for.rn morale e politica per afferm are se stesso. lu proprln autono– mia. Il proprio prestigio ... Se si ticn conto cli queste cose. si capisce che la ·man· canza di fervore popolare di 1.pontoneo entusiasmo è il frutto della storin recente. anzi ancorn In corso. che sta tra noi e i grandi fatti cli un secolo fa ,•. mento concepiscono la li– bertà e rattuano. Libertà è liberazione di oppressi da tirannide paesana e stra– niera. è indipendenzo. Dal 1821 al 1871. Italiani. cava· lieri erranti della Libertà. accorsero in Grecia. nella Spagna, nella Polonia. nel– l'America latina e infine. nella Francia invasa. Es· si volevano la loro pa– tria libera. pcrche vole– vano libera la Patria degli altri popoli. Il carattere universale della concezione della libertà è il sigillo con cui si chiude la vita cli Santorre di Santarosu. di Francesco Nullo e di altri italiani. caduti per la liber· tà di popoli oppressi. In quei cavalieri erranti. \'i· bra un !.entimento di fra– tellanza umana. al di sopra dl confini rrazionnli e di dlf• fcrenzc etniche. • Libertà. nel nostro Risor– gimento. fu sentimento pri· ma di essere un'idea poli– tica. Non credo ·che altret· tanto possa dirsi della ri– voluzione americana. in cui fu anzitutto un.ideo politi– ca. affermazione di diritti. fermo volontà di csercitnrlt. li sentimento è scutto gc-· ncroso. intempestivo spes· so. agisce. distruggendo ogni egoistico Impedimento; l'idea è riOessione. è malu· ro ripensamento. c. nel tra– sformarsi in azione. si adnt· tu alle cireostan1.c. clando modo talvolt;1 all'unrnno egoismo di insinuTirsi e rii materializzare l'idea. I cit– tadini clei nostri Comuni medie\'ali, primi nel mondo moderno a concepire e ad atiuare l'ideale di libertà politica. i Coloni inglesi d'America. che. primi nel· fEtà 1\Ioderna. scrissero nelle loro Tavole della Legge i Diritti dell'uomo, i cittadini della Francia ri– voluzionaria. che pur ag– ~iunsero ad integrare· il ter· mine di libertà. quello di uguaglianza: tutti costoro posero limiti. riserve al– feserciizo della libertà. Per i cittadini del Comu– ne. i diritti politici furono solo godimento dei cives pieno jllre; per I cittadini degli Stati Uniti. restarono in vigore discriminazioni razzìuli e furono adottati sistemi elettorali di prh·i– legio negli Stati del Sud negrieri; per i cittadini re– pubblicani della Francia ri· voluzionaria. il sistema cen– i:;itario fu sancito nonostan– te l'affermazione egalitaria della Costituzione; e pari– menti può dirsi del sistema elettorale adottato in lta– lìa nel 1861. Queste 05hen•azioni non scemano l'alto valore della libertà che animò le tre ri· voluzioni: degli Stati Uniti. della Francia. dell'Italia del Risorgimen10. Come la ve– rità. così lo libertà, è ter– mine lontano. e nobilissi– mo è lo sforzo per raggiun– gerlo ne·ua lotta durata per la difesa di essa, per ren– derne ~empre più concreto e l;ll"go il hOdimcnto. La for– mazione spirituale della generazione che seguì quel· la della unificazione poli– tica. si formò sotto l'impul– so di quclrideale di libcr- (contlnua7i,11glna 2) 21 ollobrc 1860: Nnpoll vo111 pul>bllcamc.n1e per l'1rnncsslonc Il 1860e le premesse della questionen1eridionale * ,li RlJGGEllO IIOSCA 7.'I I L 1860 - con rantagoni– :;;mo tra la concezione ca– vourriana e quella e de– mocratica> - portò in pri– mo piano la questione na– poletana. che fu ,·ista al– l'inizio non come un pro– blema economico-sociale di interesse nazionale. ma piuttosto come un proble– ma politico e cli costume (corruzione. assuefazione a1 mal governo. e simili), 1 on si può parlare, quin– di. di questione meridio- 11ate al momento dell'Uni– tà - giacché una eque– st ione> nasce solo quando vi è la presa di coscienza del suo sorgere. non im– porta se in Vflsti strati clel– ropinionc pubblica o S'Ol– tanto in alcuni illuminati precorritori - ma è' ovvio che proprio nel momento della çrcazionc unitaria se ne pongono le s111~ole pre– messe. E' risaputo che il distac– co tra le due ltalic ern. prima del '60. meno pro– fondo che nel periodo po– steriore: il primo cinquan– tennio di vita unitaria acuirà le dilTercnze esi– stenti fra le varie regioni, porrù in rilievo il con– trnsto fra In stagnnntc sl– tua1.1one agraria elci Sud e l'altissimo livello produt– tivo via vin raggiunto in talune zone della valle padnna. e sottolineerò so– vr:itullo. crm IJ'lffcrmnrsi della e ~rande industria> del Nord. la rapida. crisi. direttamente connesso con la scomparsa del regno au– tonomo. cui andrà incon– tro Ja grncilc industria meridionale, non più ,pro– tetta> dalla politica autar– chica dei Borboni. Questa constatazione. su cui convengono ormai tut– ti gli studiosi moderni. ha fallo si che talvolta nel– la polemica meridionalisti– ca (lasciandosi influenzare dagli scrittori del primo 800, portati a sopravvalu– tare l'azione rinnovatrice svolta nel periodo francese e nel primo quindicennio di Ferdinando li) si sia giunti. con qualche am– pliflcazione. a giudicare il l\lczzogiorno industriale d'innanzi il ·oo per nulla infenorc •al Xord d'Italia e nel accentuare. per con– seguenza. le responsabilità del governo unitario nel sorgere della cristi men– clionnlc. ta. negli anni intorno al 1856-57. con la polemica promossa dallo scritto di Antonio ScialoJa ed il con– nesso confronto tra i bi– lanci dello Stato napoleta– no e di quello subalpino. .\!l'interno alcune fonda– mentali contraddizioni e carenze dell'economia na– poletana vennero corag. ~iosamcnte sgombrate da– ili scritti del De Cesare. del Santongelo e del Del Giudice. di recente presi in esame da Rosario Vii– lari Tutto Questo è dolorosa– mente vero. Lo Stato nuo– vo. tenne a mostrarsi spre– giudlcatumenle nuovo. mn– led:cl'ndo tutto :I pas,ato prossimo e remoto. lcnne a soslituire la pnroln Paese a quella di Pntrla. ht parola che il Risorgimento aveva pronunciata con la stessa voce con cui si dice mam– ma. Reazione alla rettorica fascista'! Certo: ma In col– pu non ern nell'idea che la parola esprime. bcnsi in co· loro che ripctendolu. !;1 pro· fnnavano. L\1\lAHTINE. HUGO, GEORGE 'Ai\D. DUIA · SEG IRONO E l 1 CORAGGIARONOLA C.\.USA1T LlANA * E' un !atto che in rcaltù. mai prima del '48. si era fevatn con chiarezza negh economisti meridionali, di cui proprio nel1'800 si eb– be una singolare fioritura. o negli stessi oppositori al regime borbonico. una vo– ce che denunziasse uno stato cli depressione eco– nomica del I\le21.ogiorno nei confronti del resto di Italin. 0 quanto meno ac– cennasse ad una crisi en– demica della società me– ridionale. Ché anzi. di fronte alla scossa impressa al Regno dalle riforme del decennio fr~ncesc ed al– l'impulso dato all'ottidta produttiva nella restaura– zione, una nota ott11nistica aveva circolato in tutta la lcttcroturn relativa. Basti fra i tanti citare l'esem– pio di un Matteo De Au– gustinis. che pure ebbe sentimenti liberaltssim1 e fu il maestro cli Carlo Poe. rio e di gran parte della generazione quarantotte– sca. e che in un saggio sulle condiziont economì– chc det Regno di, Napoli npparso nel 1833. elencò sotto gli aspetti pili vari i progressi verificatisi nel Paese dal 1806 in poi. per paragonare via via nei sin– goli 5ettori la 5ituazionc elci Regno con quello del Lombardo Veneto. e trar– ne clementi di sicuro au– spicio per una netta affer– mazione del Mezzogiorno. Parimenti sono notissimi gli scritti di Ludovico Bianchini: sorgeva cosi e si affermava. nel primo pe– riodo del regno di Ferdi– nando 11. una atmosfera di jdillioca fiducia Intorno al sovrano borbonico. che. in netto contrasto con la li– nea degli immediati pre– decessori. curava il benes– sere economico del Paese. diminuiva le imposte, da– va incremento alla mari– na mercontilc. tracciava cd aprivo nuove vie di comu– nicazione. intraprendeva vaste opere di bonifica, promuoveva le industrie, agevolava infine con un protezionismo moderato e perfino con principi liberi· stici il commercio. tanto da meritare in pieno par– lamento britannico le lodi di Robert Peel. Se st volesse trarre una sintesi da quanto precede, la storia economica del :Mezzogiorno durante il ri. soriimento potrebbe divi– dersi in tre periodi ben distinti: nl primo che va dalla seconda metà del '700 all'cta napoleonica. caratterizzato da una forte depressione economica. da una agricoltura tuttora primordiale. da un artigia– nato d1 tipo domestico e dn Un commercio assai li– mitato. subentra un ven– ticinquennio in cui matu– rano i frutti delle riforme promosse nel periodo pre– CC'dcntc e nel quale si as– siste all'inizio e alra!fer– nrnzione di complesse at– tività 111dustriali. all'asce– sa di quelle commerciali e sovratulto ad un deciso rinnovamento e sviluppo dell' ap:ricoltura li terzo periodo, che s.t. può {ere inìzinre subito dopo il '48, è caratterizzato invece da una fase di ristagno, di n rrcsto e. In non pochi set– tori. di una graduale di– scesa. L'economia agricola e quella industriale sono già immobilizzate su po– sizioni di , difesa>, ln tale posizione le coglie il 1860. In sostanza. ancor prima dell'unità. era diversa la struttura economica delle due parti d'Italia: allo svi– luppo prccapitalistico del- 1' uno, corrispondeva nel• l'altra un'economia preva– lentemente agraria e, mal– grndo gli sforzi di cui si ò discorso. ancora in gran porte arretrata. Ed era prevedibile un profondo ~quilibrio in un·eventuale fusione delle due Italie, iiacché necessariamente la formazione di un mercato unico nazionale sarebbe nvvenuta a scapito della parte economicamente più. debole e meno preparata ad una maggiore intensità di scambi. Tutto questo è \'Cro, ma per fortun;1 vi è dc!L11tro vero. che solleva ramo di chi. come mc. avanti negli anni. volge il pensiero al domani dei figli dei figli. Certo: tra noi e il Risor– gimento. non poco è stato travolto dal tempo. nella rovino delle cose caduche; profondi fo.:.:;ati sono stati scavali. mo1 ponti restano che allacci;:mo passato e presente: la via .non intcr· rotta. continua ad e!,,,,e:-e illumlnnta da quegli ideali che animarono il Risorgi– mento e che .sono valori ,~– rcnni cd universali. Li ha begn;.ilati. con l'alta autorità che n lui viene ùi Capo di un grnnde Stato. 11 prcs;idcntc Kennedy nel celebrare il nostro Cen:c– nario: l'ideale della Libc-rtà che animò il Risorgimento fu primo impubo e forza morale nella formazione degli Sta.ti Uniti Sono. come ogni Itali_;mo grato al Presidente Kt.•:1 nedy. ma. in sede 3tc1 i.:."l. che è tribuna di gi~:.Lzi.1. non poi-:.o non not'.11·~ l.'1Jn rammarico una :;ua gn1ve omis~ione: ricordando egli i nomi degli artefici primi della Unità. omù-e quello di Vittorio Em:muele Il. che di quella costruzione fu la pie· tra angolare. Senza l'e.ser– c1to del Re soldato l'indi– pendenza non ~flrebbe stata r lZ~iunt:1 e .. alci rn11•ntc di· fesa. :-enzn l'azione politic~1 mediatriee di re Vittorio la concordia di.,.corde non avrebbe felicemente opcta· to . .:;enza la funzione ce· mcn'.Jtr,ce della Mo11.11-rhia e il {ascino di Vittorio Ema– nuele .run1ficazlone politi· ca nazionale sarebbe stata as:-ai più dHficile a conse– guire. E ben lo compre~ uno statista americano. collabo· ratore di Abramo Lincoln. che ,·is1tò il Re e con lui ebbe una con\'ersazione sul– la libf'rtà dei popoli e :-ul momento !.torico - autunno 1859 - delJ'Jt;11ia in attesa .. . Qu.:iltorn 'li. car ,1tte.ri! ò:t1c.o 1 è da notare nel modo con cui gli attori del R1sorg1· La cultura francese e l' Unità d'Italia F. 80\'cr è 11110 tlei 1111/S.\lllli.\l11- rlio.,i dei rapporti i111cllc1111ali franco. 11alia111'11ci jCC. .\'VIII e Xl,\. Jrn le ~ue 011cr c, fom lame11lllli q11t.llc ,11- szU Artb1es fr.nu; ab cl le, ;1ma1cur'i italico, au XVIII !>ièclc (811/1. dc la Socìtité tle l'Ari fra11çC1i.,i:, 1936) e Le!> tr.ncau,; \lublks dan, le!>dcp;1r– tcmcn1, roma1n, Cl IO!>can<;, du Grand Empire (Rei'. tle\ Et. Na11., l93ZJ. Lors du coup d'Nnt clu 2 dècembre 1851 qui créa, en falt, le Second .Empire. Ics ecrivains qui tcnaicnt le premier rnni:: dans le monde ries lC'ttres cn France ctaient encore Ics mcneurs du Romanti– :c:me: Lamartinc. \'ictor Hugo. Georgc Sand. Alexandre iJnma!,: père. TOU!,:qua– tre s'ètaient scntis républicains cn 184.8: Alessandro Oumas padre l'èlection de Louis ~.ipoléon Bonaparte en avait fait des opposants; le Deux De– ccmbre Jes confirmn l!ans celte attitude: l'un d'eux. Vietar Hugo fut mème banni a,·ec beaucoup d'autres députès. Pas plus que son oncle Napoléon I. Napoleon III n'eut en generai l'approbation des grands écrivains de son temps. Mais, lorsqu'en 1859 rEmpereur r~?dt à son compte la politique de Jibération dc l'Italie qui avait etè en 1848 un des mots d'ordre de la Seconde Rèpublique. !es grands ecri– ,·ains allaient-ils. ca mme les cinq depu– tes republicains c.iu Corps Législatif. se rc{ugier dans l'a bst~n tion e~ le silen~e? Xon. ils s:e prononcerent. mais Lamartme rèprou,·a ce que !es m1t~es applaud1rent. En 1848. Lamartine. mmistre des Affa1- rcs Etranicres -Jans le CouVcrnement Pronso11e dc la Seconde Republlque. avait écnt dans sa circulaire fameuse du * di Pl1jHIUN A~ D HOl.'~ll 4 mars: ,. Si Ics ètnts indèpendants de l'ltalie etaient envahis. si l'on imposa1t dcs limites ou des ,,b5taclcs à leurs tran– sformations intérieurcs. si on leur conte– stai\ a main arme(! !e droit dc s'allier cntre eux pour consolidcr une patrie 1ta. lienne. la Republique Françaisc se croi– rait en droit cl'1rmer clle-mémc pour protéger ce~ mou,·ements légltìme~ dc croissancc et de •1ati(11lò1lil~des peuples >. Libcrtés et Conféjt?ration. tels etaient Ics point.s essentiels dc la pohtique frança1se en ltalic. cn accord. d'ailleurs. avcc la maJoritC dcs patrio~cs 1taliens. Seul l\laz– zmì. ce visionnaire. 1·eclam~11t une ltalic unifiée sous une rèpubliquc. Or si les gouvernants !ranç:.1is ctrn..:nt favorables ù des régimes repabli.::ains cn Jtalie. ils s·opposaicnt à l'unite qui dresscrnil à la frontière sud-orienulc dc la 1' .. rance. un etat important. et pcut-Ctrc adversaire un jour. En 1858. a Plumb1cres:. 1 apoleon lii préconisait encore une c:~mfedération ita. lienne et Cavour s:embl:iit s'cn contenter. Cependant. depui3 janvier 1856. l'adhe– sion solennelle dc Dnmel 1\Ianin au pro. Jet d'une Italie u'le sot,s la monar chie des Savoie, proJet Jont. à partir d 'aoi.it 1857. la Sociétè X,Hionale ltalienne prè– para la réaHsation. rPpoussait à l'arriere pian l'idée confé::lè":llive. Lamartinc n'y renonça pas. Depuis le Deux Décembrc. 11 vivait ce qu'Hen:-i Guillemin a appelc dcs , années sombres >, luttont pour con– tenir l'avalanchc tle scs dettes par un ecrasant labeur de polygraphe et par des appels répétés à J;i générosité de ses lccteurs tout en re!usant avec entCtement la somme de deux m111ions ou la rente de cent mille !ran~s uffertes par Napoleon 111. En a\lril 1859 11déclarait avoir rem– boursé en un an par son seu} travail 1.100.000 francs. mais, le 18 mai, il écri– vait: , ~tes affaires vont très mal depuis la guerre. Les abonnés ne se retirent pas, mais les paiements sont suspendus. J'ai clos la souscription >. Depuis des années, il ne parlait plus de politique dans les lettrcs à ses familiers: il y revint sous le coup de ses inquiétudes personnelles, pouc condamner l'Empereur: e lp guerre ... le suicide» dit-il en mars 1859. , Dens mon opi01on. c'est une venie de carbo– nari qui gouverne en ce rnoment la Fran. ce>. Il craint une coalition antifrançaise de l'Europe. En julliet il est heureux de J'armistice de Vill11!ranca: , Je me ré– Jouis de la paix. lll'>iqu'nu~si absurcte que la ,::ucrr'!. mais lo puix n'e;.t jamni!- ab· surdc. li n'y a ri~n d'aussl respcctable qu\me bCtìse qui sauve la vie à un mil– lion d'hommes >, En 1860. il s'inquictc cncore d'une guerre universelle à venir; il-parie. sons nommer Cavour, dc, l'am– bition du plus étourdi et du plus immoral des hommes d'étot )1. 11 souhaite un Con– grcs suspcnsif des calamitès qui nous rnenacen!. Garibaldi n'est jamais cité dan çcs lettres. En févrlcr 1861. il arRrme: , L'ltalie {éderative est à l'horizon >. Ses préoccupations s'exprimèrent au!.Si dans la publication mensuelle intitulèc Cottrs familier de Litrératu.re. Oans les tomes X et XI. à propos des Mémoires dc Talleyrand et dc l'ocuvre de Cicéron. il traila abondamment dc !a politique de la France en Italie. se refusant à approuver runification dc la péninsulc sous la Moison de Savoie. Pourquoi? l1 avançait plu· sieurs raisons: l'un1té dc l'Italie. Condée sur le principe des nationalités. serait bientòt suivie de l'unité de l'Allemagnc , danger de mort ;,crpetuel pour la Fran. ce>. Dans le projet J'une e couronne uni– taìrc de· l'ftalie >, L-.martine ne voyait , ni un intérCt italien, ni un intérét !ran– çais: c'est un intérét anglais et une !olie sarde>. Le Piémont était-il en droit dc s'identifier à l'Italit?? L:;martine le niait parlant d'un , petit pcuple à peine italien, plus cisalpin que romain. le Piémont, : ace de soldats héro'iques. rudcment r.la · niés tantòt contre la libe1té par dcs p rin– ces clients de la Sainte Alllance (comme de 1814 à 1848). tantòt pour la révoluuon (camme de 1848 à 1860) •· Il voyait en Vietar Emmanuel Il moins le défenseur qualifié de l'Italie que le descendant du Roi de Sardaigne pour qui la péninsule n'était qu'un artichaut à manger {euille après {euille; le monarque piémontais n'etait qu'un pion dans le Jeu antifran– çais de l'Angleterre. Apres la guerre dc 1859, la France ne clevait plus maintemr son armée en al.?rte pour protéger le nouveau Piémont: elle devait obtenir de l'Autriche l'indépendance de Venise ré• publicaìne et nouer avec Vienne une en– tente sur le plan européen. En Italie, tenant compte des diversites de l'histoire. des violations du droit dcs gens auxquelles s'était Jivré le roi du Piémont, la France devait encourager la création d'une eon{édération. la naissance des États Unis Italiens. Lamartine reçut des lettres d'approbation, celi es de Ville– main et de Barthélemy Saint Hllaire per exemple. mais il ne semble pas avoir innuc si peu que <·e ~oit sur la politique italienne de Nsi"p,,1e ..n 111. En réagissant ainsi, Lamartihe se mou. , ait moins dans le monde dc la littérn– turc qu'cn cclui dc l'histoirc polìliquc; cc n'ètait pas l'écrivain qui parlait. mais l'ancien diplomate, runcicn dcputé. l'an– cien ministre des Affaires Etrangères. Ricn dc parei! chcz ,:;es confrères. Vietar Hugo, George Sand, Alexandre Dumas pere ne rédigcnt pas. sur l'ltalie à la rc– cherche de son unilé entrc 1859 et 1861. clcs considérations politiqucs, ils restenl cles écrivains sensibles aux élans des po– pulations. ii. la hardiesse des mcneurs; lcurs écrits ont parfois l'allure de récits épiques. Ils donnent aux unitflires ita– liens une totale appr.:>botion. \'ictor Hu~o. pair dc F'rancc liberal Vlc:1or Hugo sous Louis Philippe. député de J:laris cn– tre 1848 et 1851 ~aqné par Ics idees re– publicaines et démocratiques, avait tou– jours souhaité que l'ltalie vit triompher le principe de la 'iouveraineté du peuple. Sous la Seconde République. il {ut l'ami et respo1r d'èmigrés pohtiques italiens en France. commc le palermitain Gla· cinto Carini et le toscan Montanelli: ils vinrent le récon!ortcr aux Jours sombres du Coup d'&tat et tenter avec lui d'or· ganiser la résistance à L. N. Bonaparte. Hugo correspondait avec Brofferio qui, au lendemain du Deux Décembre 1 lui offrit un asile en Piémont; en remerciant le député italien. 11 ;évait de l'avenir: , Nous parlerons dc la France, auJour– d'hui, hélas! par.?ille à l'ltahe, tombec et grande: nous porlerons de l'avenir iné\·itable, du tri.Jmphc> t·('rt,1in, d(' la (continua a pagina 2) Questo quadro, che sen– za dubbio risponde ad un effettivo sforzo da parte del ceto dirigente - neces– sariamente operante alla superficie e limitato nel tempo - non deve far di– menticare come esistessè– ro da secoli nella società meridionale profondi squi– libri e gravi deficienze che ponevano il Regno in con– dizioni di inferiorità ri– spetto ad altri regimi più progrediti. Per di più. ne– gli ultimi anni del regime borbonico. Si ebbe non so– lo la sensazione - sempre più diffusa ad opera degli oppositori all'interno del Paese ed all'estero - che lo Stato napoletano fosse mal governato e politica– mente malissimo diretto, ma. quel che è notevole ai fini del nostro discorso, co– minciò a porsi, sia pure in termini non sufficiente. mente chiari, il problema dello direzione economico del regno meridionale. Al– l'estero, la questione ven– ne diceltamente affronta- Occorre infatti sottoli– neare il carattere sostan– zialmente hmitato dell'in– dustno meridionale, la cui caratteristica fortemente negativa era l'alto Livello dei coSti di produzione. Concentrata intorno a Na– poli ccl a Salerno. quell'in– dustrio. si era formata nel– l'età della restaurazione attraverso due canali: la iniziativa statale. indiriz– zata in prevalenza verso il settore metallurgico, che si sorreggeva quasi unica– mente sulle forniture al governo. e l'apporto di ca– pitali stranieri che special– mente nella zona intorno a Salerno avevano creato alcune grosse fabbriche di tessuti. di carte. di utensili domestici. In molte pro– vincie l'industria mancava completamente. la stessa nozione che ne avevano le Società economiche era di tipo settecentesco. ché sot– to la voce industria veni– vano tranquillamente clas– sificate le inizrntive più. li– mitatamente e tipicamente artigianali. li Paese rimaneva per– ciò in prevalenza agricolo. Ma anche in questo cam– po, salvo alcune zone della Campania, delle Puglie e dell'Abruzzo teramano. si trattava di un'agricoltura ancora arretrata. Per spiegare l'arresto di sviluppo det Mezzogiorno in quel settore occorrereb– be risalire quanto meno al– l'età spagnola: e proprio agli inizi del '600 rimon– tavano alcune annotazioni del Serra che, In un sag– gio famoso, aveva contrap– posto alla , industriosità>,

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