La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 23 - 4 giugno 1961

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Rasseg'na di sto1.·ia a cu1.·a di GIORGIO DI GIO 17 ANNl Movimenti religiosi e forze sociali nella società medievale italiana Nel primo capitolo dei Mo– r1ment1 rphgiosi <' sctrc ere– ticali nella. società 1ncdicvo!e ttohana (scc. Xl-XIV): Fi– renzP. Sansoni. 1961. il Vol– pe esamina quel moto rcli– g1oso e politico soci.aie in cui si trovarono di fronte. da una parte. un'aristocrazia lai– ca ed ccc1esiastica. che ma– nomcUc i beni della Chiesa .e. tramite parentc1c e nepo– tismi. si arroj?a !unzioni ine– renti al sacerdozio: d:il1'al– tra. una massa composta di popolo. di basso clero. di or– dini religiosi nuovi. La cor– ruzione nell'XI secolo è gran– de. Il clero è mischiato a in– teressi mondani; si serve del– Je decime per soddisfare le sue bramosie terrene. per mantenere concubine, figliuo– la aderenti: cd è legato affim– peratore. cui è tributario per l'investitura. Una corrente reversiva della vita ecclesia– stica cosl avvilita si diffonde per opera dei Patarini. con– temporaneamente o quasi al– la riJonna moralizzatrice e disciplinare che la Chiesa di Roma sente di dover attuare per la salvezza della società cristiana. al di sopra e al di fuori del mondo laico. Leo– ne IX. Niccolò II, Alessan– dro II e, infine, Gregorio VII sono i pontefici restauratori degli antichi valori e ideali. Essi sciolgono il popolo dal vincolo di obbedienza ai ve– scovi e ai preti concubinari: non riceverne i sacramenti. non assistere alle loro fun– zioni. non compiere verso 'di essi i doveri prescritti. Nel– l'alleanza. che spontaneamen– te si istituisce tra Papato e Patarini, il Volpe rileva una curiosa convergenza di inte– ressi: nei chierici simoniaci e infeudati a Cesare. Roma vede insidiata la sua auto– nomia: il popolo. la lettera del Vangelo. Nello sperpero del patrimonio ecclesiastico. Roma paventa la rovina eco– nomica della Chiesa: il po– polo la distruzione di un pa– trimonio anche suo . .Mentre l'investitura regia, se dal Pa– pato è considerata un infeu– damento dei chierici all'im– peratore. dai laici è intesa come Wl iniquo privile~io delle famiglie abbienti. ne di forze rcligiosc e socia– li. dove i limiti del divino e dell'umano si commettono e si _scompongono Incessan– temente. compartecipano elc– ml'nti spirituali più antichi, ma meno attivi cd estempo– ranei, i Catari. che hanno una concezione dualistica molto semplice e reclutano gc,nte indotta. umili delle campagne e del borghi ru– rali. A proposito delle loro crcdl'nze. il Volpe è pago dei risultati del Tocco. dcl Dòl– linger e dello Schmidt e. an– corché non 60llevi ecccziom sull"idea del Catarismo-Ma– nicheismo. sostenuta dal Toc– co. sembra tuttavia meglio disposto ad avvalersi della tesi dello Scbmidl. circa un più semplice modo d'inten– dere la vita terrena e ultra– terrena da parte dei Catari. Ed è interessante. a questo proposito. notare come il Volpe, nel secondo capitolo. parlando dei mercanti infet– ti da eresia. fissi la sua at– tenzione sul fatto che i Ca– tari attendessero con laborio– sità al commercio e praticas– sero J"interesse de.I danaro contro il divieto canonico. Il motivo è certamente ricco di spWlti e interpretazioni nuo– ve laddove lo si riconnetta alla visione escatologica del Catari: peccato, però, che il Volpe non l'abbia di più ap– profondito, ma se ne sia ser. vito soltanto per concJudere che i Catari si schermivano col commercio « per insi– nuarsi più facilmente tra la j!'.ente, senza destare troppa diffidenza, a scopo di propa– ganda,._ namento attuale della Chiesa cattolica. Tuttavia questa. che dapprincipio si era valsa d1 tutte le Ione religiose ri– belli e ne aveva dc-rivato lo spirito animatore nuovo. ri– pristinato l'ordine nelle sue cose Interne, si affretta a re– vocare tutte le dispense. J,!là concesse ai fedeli. durante il processo di riedificaz1one del– l'ortodoosia tradizionale e del– la gerarchia ecclesiastica. Qui il Volpe molto Iclicemente riesce a trovare un punto di confronto tra gli srorzi teocratici del Papato e quel– li non molto dissimili dei sovrani assoluti in ordine ai feudatarL ... Sennonché la Chiesa. dc-– purRndo l'attivismo religioso di provenienza laica daUa sua cittadella, si pone nella condizìone di configurarsi co– me organismo staccato. tra– scendente al popolo, che . .:11 contrario. vuol contribuire a organizzarla e riedificarla. Donde uno sbandamento ~e– neralc: i più inquieti si al– lontanano dalla Chiesa e co– minciano l'opposizione. Pie– tro de Bruys. Enrico di To– losa. Eon dc l'Etoilc. Arnal– do da Brescia sono i vessil– liferi della religiosit.ll. dive– nuta eresia. r loro catecume– ni sono artigiani. tessitori, servi c-urtensi. contadini im• migrati. piccolo clero allo stato semilibero: i quali rut– ti. poi, nella nuova predica– zione, scorgono, al di 1à delle proprie esigenze spirituali, anche una possibilità di at• francamento dalle miserie materiali. Malgrado che il Volpe opi– ni che il secondo saggio pec– chi !orse d'impostazione un po' artificiosa. non Si può tuttavia non rilevare come esso appaia, tra gli altri. il più ricco di intuizioni origi– nali; tant'è vero che certune formulazioni sono rimaste ac– quisite nella letteratura sto• riograflca. sollecitando. nello stesso tempo, polemiche e reazionl Nel '200 e '300. J"e– resia si inquina e spesso di– venta falsa eresia o. per lo meno. strumento consapevo– le e inconsapevole di forze politiche ed economiche. Gli erotici dilagano per tutta l'Italia comunale: Poveri Lombardi e Poveri di Lione. Agli intricati e spesso irri– flessi conati di emancipazio- 1 Patarini e I Catari si al– leano nella lotta contro la corruzione della Chiesa. I regalisti accusano i primi di adorare un papa empio. in quanto negatore della dot– trina antica della Chiesa per cui i sacramenti hanno va– lore sp1ritu sancro tarenrer operare, anche se sommini– strati da chierici corrotti: e Landolfo da Milano li con– fonde con i Catari. Ma se ta– le confusione - nota il Vol– pe - è fantastica. non è fan– tastico il punto d'incontro tra In setta catara e il movimen– to dell8. Pataria. nel medesi– mo sforzo che entrambi at– tuano nel combattere l'ordi• Asterischi f og,azzariani (contlnu~ pag. 3) L'incontro con il Crispolti di cui abbiamo detto sopra avvenne nel 1895, c i non pochi anni intercorsi spiegavano la sopravvcnula dimenticanza; ma con questa lettera siamo ai giorni immediatamente successivi alla fine della stesura del romanzo. S. Tommaso, dunque? E in quale sua opera? Ho fatto il quesi10 a più d'un teologo, ma ancora senza risultato. Il e tono•, m1 si è oSservato. non parrebbe quello del– l'Aquinate. (Possiamo aggiungere che un recensore della Civiltà Cattolica - anonimo, secondo quella che era allora la consuetu– dine vigente nella redazione della rivista della Compagnia di Gesù, ma da identificarsi forse con il P. Zocchi - commentava per parte sua che, chiunque ne fosse l'autore. forse la frase era stata distorta dal suo reale originalio significato). Che sia cosi difficile risalire alla paternità di un brano. cui non si può disconoscere una lirica bel– lezza, tale da sah 1 arlo dall'oblio? Echi di armonie d'altri tempi, di ,,crsi e di musiche, rievocanti la favolosa età della infanzia e della prima adolescenza, sono assai frequenti in Piccolo mondo antico; s1 può anzi dire che ne costituiscano la parti– colare atmosfera. e Lo zio le diceva ( a/fa pic– cola Jl'laria) canzonette comiche, come quella che cominciava col "Missipipl" e un'altra che finiva: Rispose tosto Barucabà. Chi era mai Barucabà? E cosa gli avevano doman– dato? "Toa Bà! Toa Bà!" diceva Maria; "ancora Barucabà, ancora Barucabà ! ", Lo zio le rinetcva allora la poetica storia, ma nessuno la sa più ripetere a me•· L'eco più nota di quel mondo musicale e Fogazzaro (continua ~ag. 3) de(i.niliva veder rappresentati e 11011 più, o ~g;~i:,~1~• /01fe~fi~!: 11 ~i ~1~:~a s~~1~~1'~01fd~~: legata e condizionata al verismo 11e/lasua ascesa. E dato che questa presenza di igno– to di mistero ,questo margine di irraz.io – ndle 110!1 ~ fis;u:abfl~ s~ non Pt:r un _ gi':'co di allusiom, d1 mdt'!.l,_dt analogie e di nfe– rime11li avviene che 1/ decadem,smo narra• livo, non meno di quello poetico, mentre_ da ,ma parte può sempre confermare L segni di w1 lurba,!te"!0 sociale, ,_u~rale e; religioso i,t arto, gmst1fica11docerti m1pulsL centrifughi e iudividuaUstici impliciti _ne~la ideologia liberale ed ora sul punto d1 rie• mergere e diventare anzi preminenti, dal– l'altro comporta però l'accentuazione, la responsabile sottolineatura di tlltlO 1m con– ge,dale e operoso lavor_oanalog!~o,_volt~ a siguificare talune Jate11t1,moden11ssm1e s~m– patic delle cose, come i-essere, come s1111- boli musivi, che aiutano auch'essi alla ri– veta~io,1e di verità occulte dietro le appa– reuz; esteriori. Allora si spiega come per i de– cadeuti europei, l'arte diven!i _ l'~mica ".ia di salvez.::.a,la sola forma att1vzsllca e 1111pe– gnata che consenta di mantenere qualche rapporto conumicativo col tut_to, il solo_ mezzo per i11tendere e svelare I fra111111e!111 e la dispersioni: _della r_ealtà_n_ella_rovm~ invalsa e nel dmtego dei trod1vouall 111od1 di intelligenza di essa. ht effetfi la_co_nce– zione i11tuizio11isticache i decadenti rwen– dicano del linguaggio, l'ufficio e U(!ll_lfache riconoscono alla e parola •, come upu;a _ for– ma di i11troduzione ai mutevoli aspetti del mondo dell'inconscio, finisce col diventare_ la vera e propria e coscienza musicale» d_i un'interiorità, così: profonda tla sfiorare ,~ mistero. E appunto una simile volontà di riportare la parola all'essenza, al segreto intimo e irrepetibile della sua musica, que• sta dilatazione e interiorizzazione delle q11q· lità musicali, c!te_ 1111/an_o ~ trafiur:e 111 suoni, in nume!t, 111 _rllm~d1 tnf1s,cai,1rfIP· porti, certi lati fo1!d1 e ma~esst dcli a, !u.nn umano resta l'attributo sal1e11tee dec,s1vo de~e~e~;:s;~tr~ri~-ll'ltalia, si potrebbe dire fantastico d'altri tempi è certamente l'Om– bretta sdegnosa: Quando il libro appan'e, erano forse in molti a ricordarla, ma ora? Cc ne ha ra\•vivato il ricordo dell'origine Eglc Colombi. Nella sua diligentissima Bi– bliografia di Giuseppe Gioacchino Belli dal /813 al 1866 ella ci infonn..'\ - dichiarandosi debitrice della notizia al compianto Gugliel– mo Janni. pronipote del grande poeta d1 Roma - che la famosa canzonetta si lro,•a ne La pietra di paragone, melodramma in due atti di Luigi Romanelli. e da rappresen– tarsi nel R. Teatro alla Scala per la seconda dell'autunno 1812 », can musica di Gioacchino Rossini, allora ventenne. li successo del– l'opera fu grandissimo; l'opera fu data per sessanta giomi consecutivi. E il successo spic~a anche la grande popolarità del motn·o musicale che rivestiva i \"Crsi di Ornbrctta, i quali sono questi: Ombretta sdegnosa Del Missipipì, Non far la ritrosa, M11.r,Mta un ptl qui. No11 posso, 11011 ,,oglio, L'ombrella risponde: S011 triglia di scoglio, Ti basti così. (Nel romanzo il quarto ,·crso suona: E baciami q11i). Chi conosce oggi più La vietra di para– gone? chi è magari in grado di caatare anche soltanto l'arietta un giorno tanto popolare? Si può ben dire che il giovanile lavoro di Rossini è noto solo ormai agli storici della musica, e che ciò che ne sopra\'vive è qui, nelle due strofette incastonate entro il capo– la\'oro fogazzariano e legate all'immagine dell'indimenticabile piccola Maria. OITORJNO MORRA spiritualista che i si11tomi del decadentismo italiano ap– paiano sul principio simili a quem europei. E misticismo, rivelazione, suggestione, evo– ca:.ione sono infatti le parole che siamo necessitati ad usare nel riprenderne le tii,ee, i connotati. Solo sarà dn precisare clte, in Italia, mancando l'ambiente culturale adatlo in cui le ricerche possa110discutersi e arti– colarsi, le prese_ di posizione da parre dei singoli autori, più che formulate teorica– me11te, finiscono con Io svolgersi direua- 1mm1e uelle opere, vissute d( istinto più che intellettuali.sticamente mediate. Questo conferisce al nostro decadentismo dei carat– teri meno originali rispetlo al decade11tismo euroveo, ma pur sempre tif)ici, che wmno da zm colore provùiciale, magari per la ristrettezza delle vedute (come già il ve– rismo, il decadentismo risulta da noi anco– rato, anche come topografia di gruppi, alla provi11cia). a certi accenti di si11cerità espressiva, per la mancanza appunto di ri– flessi e polemiche iutellettuali; da w1a rela– tiva povertO. di avanguardismo a11che tec– wco. per cui si rmò tO(!care il trag11f!-rdo della parola come musica e s11ggest1011e, ma difficilmente si arriva all'altro _concello simbolistico ciel verbo come tot!l-lità crea– tiva (11011 solo come e espressione•, ma addirittura come « forma dell'essere•) _a w, maggior se11sodi eq_uilibrio,a_d w1q, m1_- 11ore predilezione ver t com1nac1ment1 1111· stici e animistici come per le dege11eraz,011i morbose o sataniche o per le avventure surrealiste. Anche per questo, 11011ostante l'afflato pa– tetico e sentimentale, residuato dal tardo romanticismo l'opera narrativa di A11to11{0 Fogazzaro caializza i mot_i\,_i t!"p1ci_ del deca– dentismo italiano. LA reltg1osttà, mtesa 11011 come dominio \littorioso sul male, ma pita– tosto come velleità e travaglio di spiritua– Jizzazio11e e affinamento dei sensi, lo porta ad affrontare la polemica f_raP'?Sit~vism~ e idealismo in gra11varte de, suo, discorsi e scritti teorici (si tenga presente almeno quel discorso sull'Av,•enirc del romanzo in Italia tenuto nel 1872, quando non era an– cora 'uscila Miranda, in cui considera la letteratura narrativa come la forma pecu– liare della civilti"i moderna, vaglleuiando Cntarl e VaJdesi. Albigesi e Patarini... 'Federico JI lamen– ta che Il Regno ne sia rima– sto contagiato. M:L ancorchf certe eresie dell'Italia meri– dionale offrano una ricca germogliazione di motivi tra• dizionaJi e storici più anti– chi. e quindi interessanti lo studio di secolari sedimen– tazioni ideologiche. soprattut– to in riferimento all'cvoluzlo• ne della cultura laica. i1 Vol– pe non va oltre le eterodos– sie comunali. Gli è che allo storico. coerente nei suoi in~· teressi e nelle sue simpatie. poco importano gruppi ere• tici contemplativi e visiona– ri come sono, ad esempio. i Gioachiniti. Tanto più che nella bassa Italia gli eresiar– chi non hanno occasione di coordinarsi in un più vasto movimento ereticale. come diversamente avviene nelle città comunali. d'incontro tra la concezione, diciamo pure materiallsllca, del Volpe e quella spiritua– listica del Weber e del Tro– eltsch: per il Volpe l'eresia è. tra l'altro. anche un effet– to della mercatura. per lo meno sin che nei suol traf– fici il mercante. speculando con il suo danaro, non cada nel delitto d'usura e, mer– cè la sua libertà economica, sconfini nella sfera della li- j!.uente il più vasto quadro delle lotte tra Guelfi e Ghl• hcllin!. La seconda. l'ari.sto• crazia feudale rinchiusa nei suol manieri aviti, è anima– ta da un sordo rancore con– tro rutto il mondo bor~hese: le guerre. I bandi, le usure degli uomini del Comune. lo abbandono delle terre la han– no prostrata. Epperò accoglie J?li eretici, scacciati dalle cit• t.i!..e presta loro as~ist('nza e ;:i.iulidi vario ,:?enere. E que– sti eretici più tumu.ltuoi-Jt· mente si agitano e danno una forza d'urto alla sconfinata palude del popolo magro: sa• lariati miserabili dell'inc1- plente industria1ismo del grandi centri. contadini ri– dotti in miseria dadi usurai, nullatenenti sbandati In cer– ca d"un posto al sole. Le loro insoddisfazioni ed indigenze si coloriscono e acqµistano valore di rivendicazione so– ciale nella predicazione dei Gioachiniti, degli Apostolici. dri Dolciniani. flntantochP la Chiesa non mette in campo tutte le sue forze, in una sorta di prima ..Controrifor– ma .... appo11:giata dal France– scani e dai Domenicani, e con l'aiuto esterno della bor– ghesia. ~i~!g~~!r~~fl~:Pi:~de~~ti::~~~ Sorge. allora, il rapporto tra eretici e ghibellini: tra storia dell'eresia e storia dcl ,ehibellinìsmo nel '200 e '300: e. infine. tra lo Stato e la Chie– sa con riferimento alla vita ecclesiastica e alla vita reli– ,eiosa. Le poche pagine del Volpe sul carattere sacerdo– tnlc dell'imperatore. nonché le centrate osservazioni sul– la modernità politica di Fe– derico II. non poco inUuiran– no sugli storici nel suscitare bisogni di approfondimento. A questo proposito sarà op– portuno non dimenticare che il Comune è già di per !'é un'eresia politica e un ele– mento contrario alla teolo,:?:i– ca e gerarchica struttura dei poteri. E poi l'Italia comu– nale era legata. per ragioni di commercio. con }a Fran~ eia, la Germania. i Paesi da– nubiani .. rigurgitanti di Ma– nichei»: attraente pertanto l'tnfcrenza che lo spirito di iniziativa dei mercanti dispo- ne Costituisce un gagliardo impuJso etico per il lavoro e !"arricchimento. Insomma se i punti di parten7.a sono diversi. e addirittura con– trapposti, tuttavia l'elemen– to d'Incontro è dato dagli in– teressi borghesi del capitale che, In ambedue i casi. sia a indicare anche la ragione non ultima del libero e: auto– nomo esplicarsi e affermarsi dell'uomo nel mondo della natura. Ciò che. per altro \•erso, può aiutare a capire perché il Rlnascimf'nlo !'arà. nel ,:?iudizio del Volpe, la spontanea maturazione di certi sentimenti già operanti nella società medievale. sin dall'XI secolo. nesse a ...maturare novità re- ligiose ... Che il Volpe abbia infui– to sui seguaci della «storia dello spirito ... anche se in termini dialettici. è accer– tato dall'attenzione che su– scitarono i suoi studi sulle sette ereticali nel cenacolo teologico e sociologico di Heidelberg. Tanto che non sembri del tutto paradossale l"ldea di stabilire un punto Ma seppure .. le sette ere– tiche furono. per circa un se. colo. come un esercito ~ran– de variamente armato e di– sposto, nelle cui file entra– rono i malcontenti e i ribel– li d'ogni genere. come volon– tari, irregolari. avventizi, mercenari. soldati d'occasio– ne e non di vocazione ... ,., non va trascurata la solidarietà che le assicurarono forze po– litiche e sociali ben dc.finite: l'aristocrazia urbana dei Co– muni e quella feudale. La prima, che s'ers. battuta per circa un secolo contro i Ve– scovi a causa delJe giurisdi– zioni. dei redditi fiscali. del– la disposizione delle terre comunali. del suo stesso pa– trimonio privato. ha una tra– dizione ecclesiastica pertina– ce, E tuttavia nel secolo Xlil essa si scinde. perché una parte si sente esclwa dall'or– dinamento politico economi• co sempre più borghese: prendono forma. allora. quel– le !azioni famigliari che pftr– teggiano per la Chiesa o per gli eretici, rendendo dram– matico, caotico e inconse- Lj quale. se prima. al tem– po m cui combatteva le tem– poralità ecclesiastiche. si -era servita anche delle forze ere– ticali. non esitò. quando eb– be conseguiti i suoi fini. a sconfessarle. bandirle. perse~ _euitarle. Perché eretici era– no popolo magro e aristocra– tici: ...bastava questo. per te– ner lontano la massa della gente mezzana, che era sem– pre in armi contro i bassi e gli alti ordini della società medievale ... ». E inoltre la borghesia. che si imbevve presto di cultura superiore. era religiosamente assai tie– pida. e nei suoi contrasti con la Chiesa preferl meglio ap• pcllarsi al diritto naturale delle sue libertà che non agli • Insegnamenti della Chiesa primitiva: fu di preferem.a piuttosto guelfa che ghibel– lina. considerando che la lot– ta imperiale contro i Comu– ni sarebbe stata sempre me– no totalitaria di quella che poteva muoverle la Chiesa di Roma. Fin e «Piccolo mondo antico» 1111 roma111.odi idee, che si richiami alla vita co11tempora11eae possa rivolgersi ad 1111 vasto pubblico). E in effetti quel _su? particolare e sofferto contrasto tra !nlSll– cis1110torbido, voluttuoso, e soprav~1venz.a di for:.e misteriose (che possono _gu~ugere fi,w nfla credenza nelle _for:.e_me<!tamclte_e spiritiche) {1a J?isog110 flt. po_rst.dz detem11- 11arsi meglio, m lermou dt cullu!a~ come risolvibile conflitto tra legge cnst1a11a t: e verità» dell'evoluzio11ismo di, Danv111. S1 aggiunga che questa necessità da parie tji fogazzaro di accordare _la_pseutlo f!losoj,a del materialismo evoluz1omsta con il fiua– lismo trasce11de11taledel cattolicesimo ri– :,poude all'f:Sigenza di. confer'!1are la sua forma. mcnt1s per cerlt aspel/6 ancora_ ro- d~~"~foio e d?:i:~';j~/i;~;t/aop~:1:tti~':::;:::,~ do per altro quest'ttltin~o nel 1111.Sticism? tlilagaute presso le coscienze postroma_,m– che e decadeuti di fine secolo. Se pot la coscienza dell'uomo ri111a11e fratturala, com– balluta tra due criteri di vita e di pen– siero, da wt lato il concetto del grad_ual~, inarrestabile sttperamento che la stona m divenire (tr~ferira all'intemo della vira dello spirito) opera ~ulla realtà, _e tlall'ttltro u11 sincero, ma se11tm1en_tal1; fidemno, com_e aspirazione all'eterno e ms,eme c~me _ tesl1- 111oniam ..a autobiografica del travagho d, forze oscttre e indomatc della propria psiche; la 1,ersoualità dello scrittor': ,dal canto suo, subisce w1 a11alogosdovp1amento. Nel senso che mentre combatte la scuola verista e i suoi rappresentanti, proprio mentre ci tie· 11ea proclamarsi e spiritualista», Fogazzaro si preoccupa poi della corrispo11de11za,an– che linguistica (col ricorso di frasi dialet– tali), fra il profilf? dei suoi persouaggi_e i~ modello e vero», :l e moudo reale», cut essi so110ispirati. E per converso, se 11011 riesce a sollrarsi al fascino del e documenlo » po– sitivista, se studia coscienziosamente dal vero i pae:,aggi e gli ambienti tlei suoi romanzi 110,i può a me110 di innestarvi /'idealis1~0 più evanesce11te, l'estetismo più inquieto e ingenuamente immaginoso. Pos• siamo tuttavia seguire la trasformazione del suo lavoro narrativo, dal tempo di Ma– lombra ( /881) a quello di Piccolo mondo antico ( /893), orientato sempre meglio verso tm controllo delle suggestio11l paesaggisti– che e musicali, verso ,m rilievo, ,ma pili responsabila sollolineatura dello studio di ambienle e dei problemi moral.i. Come di– re da u,1 decadentismo torbido, da una ori– gi;,aria simpatia per le psicologie comples– se, per gli stati d'animo morbosi ed este– nuati (si pensi al fascino focoso della pro– tago11isradi Malombra e del suo lago, ·con quella Marina chiusa 11ella trama sconcer– tante della follia, mentre tutt'intorno una animazione quasi medianica dei luoglii e delle cose -vena di una inquieta corrente demo11iaca l'idealith del romanzo), ad un equilibrio più risolto e completo, dove lo scavo psicologico ma11tiene una diversa verità e nilideua di contorni. Dal confron– ti co,i Malombra emerge appunto il cizrat– tere che distingue i1 Daniele Cortis (1885), cioé un generale co11trollo, una restrizione della 1•e11amusicale, col conseguente impo– verimento magari della. sua forza emotiva. Che wttavia il Cortis nasca dn un atteg~ giame11to, da u11'aspirazio11e · musicale della fautasia fogazzariana, resta provato dalla presenza cli alcuni motivi ricorrenti, tu quali è affidata quasi per intero la seduzio– ne della breve favola di amore e rimmcia (il taedet animam mcam vitae meac di Job scm1disce la 11ota fondamentale dell'acco– rata passione di Elena), a rea/hz.are certe s11ggestio11imusicali co11corro110 a11cora11cl Cortis gli aspetli del paesaggio, che esvli– ca110vroprio la f1111:.ione ritmica di imer– pretare e diffondere le varie situazioni c1110- 1ive. Vien fatto di richiamarsi allo sforzo da11mmz.ia110di disincarnare la parola e trasformarla in -jlue11zam1isicale, In/atti a11che Fogazzaro tende a stemperare, a diffondere la sostanza della parola nel suo alone cromatico e fonico, affidando al mi· raggio evocativo quanto la parola·co11cetto 11011 riesce a rendere, nella premura quasi di sovravporre alla coscien:a veristica del– la realtà quell'ideale e prolungamento» di essa, cui vorrà riferirsi D'Awumz.to 11ella Prefazione a li trionfo della morte. Accanto al Fogazzaro e Cavaliere dell'Ideale», se– guita tuttavia a far le sue prove, 1111 Fo– gazzaro se non proprio realista, certo ma11- zo11iat10,che se11te in Piccolo mondo antico la 11ecessitàdi moderare i termini del suo idealismo. Abbiamo così 1111 diverso i111ve– g110che si applica alla caratterizzazio11e ti, 1111 certo strato umano, bonario, placido nella ra~scgnazionc e nella dcdizio11ea Dio, ig11arodelle alte quote del be11ee del male, tutto wi mo11dodi personaggi minori e mi– nimi, di efficace e pronto riliel'O: la signora Barborin, il sig11orGiacomo Puttini, il pro– fessor Gilardoni, la Martmma, i Bianconi, Paoli11 e Paolon. E per i due personaggi pri11ci11alL, per Luisa e per Franco, la stessa i11clinaz.ione alla sublimità se11time11tale, chiusa com'é uei limiti ben definiti delle pnreti domestiche e della patria oppressn, viene ad esprimersi con 1111 tono uarrativo meglio proporzionato_ e dimesso, che JJIIÒ trascorrere dal patetico allo scherzoso, ed elevarsi 11el1110111enti p ù gravi, come 11efla sequenza umanissima de/In morte d1 Om– bretta, fi110al tragico. Alla lttce di siffatta misura inventiva, sostenuta da gruppi di creature dolcemente mediocri, sr potrebbe ripassare il toglio di 1111anuova cadenza stilistica; rileggere ad esempio il capitolo ;,~!fc 11111~~~~1~: 0 ~ar~ 11 a~:cifi~~ti~~:=• c~~:~ l'erga110 nel ritmo. 11efl'orchestra buffa tli quella l~mga_mqschera~a t!ttli i pettegoleu.i, caraller, momfl, q11as, d1renm10 dagherro– tipi della vita di paese. RENATO BERTACCHINI F o !I a:-:, at•o e il 1node1•nis11io (contino~ pag. 3) porto con l'arte la quale rappresenta la più alta forma di spirituali1à umana perché ha l'ufficio di cooperare alla vittoria dell'ele– mento superiore su quello bmtale. Ufficio anaJogo ha il dolore, che è l'origine della scienza e dell'arte, salutare incitamenlo al progresso e alla ricerca: a questo argomento il Fogazzaro dedicò il saggio e Il dolore nel– l'arte» dove l'estetica evoluzionistica u-ova modo di spiegare la bellezza e lo struggi– mento che suscita un'opera d'arte con il fine a cui tende l'uomo. li compito dell'arte si associa a quello dell'amore il quale nella rappresentazione artistica aiuta l'elevazione morale. 11 senùmento d'amore è inteso dal Fogazzaro come coesistenza nell'individub di due tendenze che divampano in aspra lotta: lo spirito e l'istinto sessuale di cui H primo è destinato per la nota legge a tiionfare. E' esso pure un grado dell'ascen– sione dell'elemento superiore poiché, il Fo– gazzaro non considera mai in tale caso la creatura in sé, ma attraverso la luce del Creatore, ossia la spiritualizza in modo da unificare il rapporto tra la missione dell'ar– tista e la rappresentazione dell'amore. Con tali conciliazioni siamo ormai lontani dal grande ethos del Manzoni ma sono queste anche le limitazioni dello spirito di Antonio Fogazzaro. ANTONIO PIROMALLI Domenica 4 giugno 1961 Pro:filo di un'anima * Infelicità di Pr1sc<1l * di .U,UU:'.\"O t•J.\ZZOl,T,,\. La prima intui1ione che Pascal ha della presenza del mondo innanri al suo spirito e un'intuizione d'infclicita. Il suo umile po– sto nelle a:elidc dimensioni dcll'linivcr-.o gli procuni subito un profondo -.cn,;o di disaa:io: a\'Vcrtc un sca:reto \quilibrio Ira le .!.uc fibre umane e il sovrastante infinito. In que\h>, il .!.uo pensiero non può .scoprire che di.!.1an::r.:1, abissi, precipizi ove non im– magina che l'eterno, immobile vagabondag• gio di Dio. cofi!sc!~;a i~t!~ifisi~~ia:!lin~~ni! 0 ~i sit~n~~; lo chiama con l'angoscia di uno M:Onfiuo. Non avendo potuto \herc pienamente la afovinev.a a causa di un tragico malinteso tra il suo pensiero precocissimo e le leggi della Natl.:ra, si trova subito adulto, dotato di un genio che lo invec.chia e lo ripiega tutto sulla luce antica dell'::mima, che si porterà dic1ro fino alla morte come una rcallà infinitamente piu plastica della rcallà del suo rorpo. Pascal si dispererà sempre nel più remoto punto O\e può giungere la ~~~is~lm~io~iscraf1~\ede1Ì~n~~,~~~ 1 Prof~1~!~~ in fondo d tanta distanza, la sua mente ha mille rap:ioni per di.sperarsi \·acillarc e sco– prire la \Cr<1 miseria dell'uomo e sapere finalmente che la pietà cristiana non può essere altro che l'ombra di Dio de_posla in fondo al suo cuore di esule. Vecchia \"Crila ~f:~a l'~~:ur:;cdoli:c s~zrbòtc~~~re e scan- si è parlato di angoscia pascaliana come se si fosse trallato di una pennancnte crisi religiosa, dalla quale egli sarebbe riuscito a liberarsi soltanto colla morte. Si e parlato anche di pessimismo biblico, congeniale .al suo carattere ipocondriar.o, ma la ,·cnta della sua an(!:oscia sta proprio nel fatto che egli conotibc e amò, fino alle vertigini, l'in– tema irrazionale struttura dell'Universo. Ebbe, in modo delicato e profondo. un'idea altissima di Dio, per la quale idea, nel punto più fulgido delle sue meditazioni, scopri il fragile destino del cuore umano. E fu pro- ei~~. ~~l~e 1::it~'ì~i1Ìel dclis~~afi~i~: ec~::t! bandono del credente. la present.a doloran– te di Gesù. 1ale immagine della pena uma– na non pote\"a che lamentarsi nei suoi pen– sieri; non poteva che aiutarlo a capire il mistero della vita sulla tc-rra e il mistero, ancora più alto, della Grazia, posto sul cam• mino pe1icolante della creatura. Pascal ebbe parole di tenerev.a suprema quando <;i tratlò di a\·\·olgere di compa..,– sione l'uomo che vacilla tra la caduta e la sal\'C7..7a. Egli scopri che la verita non po– teva essere che segreta, sprofondata nel buio del <;angue come una maledizione che l'uomo stesso deve, colla fede, trasforma– re in luce, anche quando l'infelicità si pro. fila come l'unica dimensione di \"ila possi– bile. Qucc;:10 sommo pensatore appartiene alla famiglia di quei giganti che ,cngono a smUO\'Cre l'ordine apparente delle co~e per inscjIT!arci la complcssita di un ordine interiore, ove pietà e angoscia s'identificano. Egli infatti visse come se fosse attratto Fog,azzaro (Continua~ pag, 3) non soltanto di leucratura), non per nuJla il Fogazzaro ripropone nelle sue prime opere il tipo del poeta o dello scrinore, combattuto tra aspitazioni morali alte e vi\"C nella ~ua coscienza e però estranee al mondo più intimo dei ~uoi fantasmi (si pensi a Miranda che non si occupa dei \ 1 cr~i di Enrico, e a Edith che non legge il Sog110 di Corrado Silla), e l'at– traLionc c:.tetico-sensuale, che fa tutt'uno con la \'Ocazionc artistica (le galanti rivali di Miranda che e hanno portato al cielo i \'Crsi • di Enrico, e Marina presa dal libro di Silla al punto da volerne cono– scere l'autore); incapace, d'altra parte. quando la sensualità fascinosa e misteliosa lo ha vinto, di andare fino in fondo, cioè non soltanto di cedere, ma anche, come , orrebbe Marina da Silla, di credere allo irrazionale. Ma/ombra, oltre che il più significati\'o in senso assoluto, è anche il piu bello dei romanzi fogazzariani, dopo Piccolo mo,ido a11tico, perché i termini opposti di questa ~ituazionc, \'aie a dire la prospctti,·a mo– rale e la prospettiva estetica comivcnti nell'anima dello scrittore, sono rapprcscn• lati appunto come opposti quali cffettha– mente sono, risol\'endosene cioé la com– presenza a modo di altemati\"a o di con• trasto drammatico, sia nella disposizione dei protagonisti, sia nella struttura del ro• e Piccolo mondo antico• manzo (o\'e tra le due parti estreme, adom– brate dalla presenza di Marina, si inserisce l'intermezzo primaverile impernialo su Edith) sia infine nello stesso ritmo narra– ti,•o, che è tutto un alternarsi d'ombra e di luce, tulio un contrasto vh-o e voluto di realismo e di simbolismo di chiarezza morale e di torbìdo esteiislllo. Ma già in Malombra si affacciano i mo• ti\'i che in Daniele Cortis nonché poi nei romanzi del ciclo di Pietro Maironi por– teranno, in1eazionalmen1e forse al supe– r~me1:1to dell'antitesi tra le d~e prospet– tive, m realtà alla loro confusione. Si pensi che me'!tre, d_a un lato, all'estetismo scn– S!fale dt Manna O<?D manca l'ornamento d1 una c~r~a ~pac1tà morale e religiosa (e Lo squ1S1to mtelletto de!Ja bellezza e dell'armo~ia st~rebbe invece della coscienza morale: 1 sensi non sarebbero combanuti ma .governati con l'intelletto della lorÒ poesia. Un Dio, si, ci \'Orrcbbe per l'altra gioventù, per l'altra bellezza al di là della tom~a »: e almeno quest'ultima teoria, qui rcspmta, otterrà~ SeP.{)ur non espressa pro• co.,tanteml'Tlle dai poli oppo~ti e disperati della. \ita · la \·anita tcnt:l!nce della Xatura, Ì\Ì comprt•M quella UJ'"!1ana.e la \OCC as~ Iuta di D10. quale cgh \Olle e -,eppe udire attraverw il messaigio di Cristo. Seguire Pa~al nei ~uo1 pcn\1eri ~igmfica anche sprof?ndar.i nel suo cuore~ che, pur cono~ndo l'alta let11ia che conduce alla \erita non c.cc; ~a di parlarci della ~atura, della debole-n...t in cui r.aufras,ta l'es1sten7..a dell'uomo. Ouel 3uo quac;i di\·ino. senti– mento dell'infinito non pot~a -.catunre che dalla SO\ rima malinconia che .,i P')rta\·a dentro cc,mc la biancc1 memoria di Dio. Avendo prO\OCato e \ÌS\UlO il sen':tO dello smarròmento, dopo una lucida ind,:1g_rnec;ul mondo, ch'egli ste1,~ dcfirn goometrn.o per la sua struuura fiska e corruttibile. rag– giunse, i:ifc!ice e M>lit.ario, quello JO;pinto di finezza. ch'altro oon era se non il per– cor.o della Gra1:ia, su cui c;i tro\o a cam– minare c;in dalla mir.icolosa adolescen1.a. Dio ~tcs\O lo aiuto a ,;e-parare. et di\'iderc il mondo· in alto la lucC;; qua1Ziiu l'om• bra. E pur \·olgcndo il ~uo ,;5ruardo p1etow \"erso la luce: non dimcnt1eò di comprendere e portarc;i dietro, come una terribile mac• chia. l'infinita ombra del!a terra. Pascal !esse nel cuore ~ell'uomo con una inquietitudine che lo ~ ~ouile e \ncl_ine al dubbio su ogni sentimento, finche ntrovo la c;:marrita 1ra..:cia dc,;ll"Edcn: beata ora dell'innocem· .. originari.il . dalla quale il cuo– re a\"rehhe potuto altingcre una perpe– tua calma e uno stupore mai cono,;ciut1. E fu infelice a causa dc;li abissi reali che scopri dor,o ogni indagine. .sia .!.cieniifica che rcli2'Jo-.a. Ebbe ,;;:-mpre \ha la memoria di Gcc;u. ferito e ~litario <,ulla croce dcli.i mori. e !>e lo ri\"ide \'Ì\O nei .suoi dubb1. ma ""'r ,,_ tutto m Quella ang~ia che. diffo d m tutti i suoi pensieri, lo a\ l"icina\·<1alla tri– stezza degli angeli, 3marriti nei precipizi dell'Unherso. Visse raccol10 sull'antico dolore degli uo– mini, colla candida cenc.na d"incr,111rare, forse in un punto di qucll"infinuo che tanto lo rende, a inquieto. il Dio d"amore. la. \"erità che abita,·a il suo abisso di creatura In una t:lle luminosa allcsa, medito fino a raggiungere ogni sorta di delicatezza terrena e uno stile pieno di penombra, sostanziatO da quel lume assoluto, da cui dO\"C\·a scen– dere, ..,ulla mente dcli'uomo, la mu<.ica ce– leste del Padre. Se \ i,,i10 gli abis::.i del creato con occhi dolenti. non meno piet0~0 fu il suo sguardo quando si trattò di scen• dere in quell'abisso ancora più oscuro che è la \'irn. Non troYO mai la pace forse perché il dubbio non lo abbandonò nem– meno nei momenti di maggiore. ful2ore mi:-.1ico. ,\la dubitò :-0pra11u110 pìu della ~atura, cau~a dei ~uoi indicibili tor.nenti, che di Dio. \ crso cui .!.i senti\ a anrauo per a,·ere avuto, soltanto da Lui, un ma– linconico profondo genio religioso. e Carducci prio in questi termini, la dichiarata Sim– patia dell'autore, nel Cortis ed oltre), dall'altro, se non in Edith stessa. certo nei pensieri e negli alleggiametni di don Innocenzo la morale e la religione de– nunciano un bisogno di bclle1.za, di finezza, di naturalìta, di cultura tutt'altro che biasime\"Oli in sC, ma sollo i quali, in effetti. si cercherebbe imano quel che do– \'rebbe esserci, \'aie a dire la loro giu.:,li• ficazione teologica. mentre gia ci si tro\a quella certa animosità anticlericale che preannunci:'.! il futuro rifonnismo. Così jJ romanzo a tesi •, che di questo riformismo si è fatto lo strumento. lungi dall'apparire scmplicemen1e come effello di bpirazionc mancata o de,-iata da prcoccu• pa1ioni extralctterarie, si configura come il neccs,.ario, logico s,·iluppo della situa– zione riflessa in \lalombra. Delie due pro– spetli\'e, in questo primo romanzo obbiet– ti,·amente e serenamente contemplate nel loro equilibrato ma precario contrasto, ha finito per prendere il sopran·ento quella parenetica, apologetica, di tradizione risor– gimentale (non a caso il Santo è figlio cli u_n combattente del '59) che anche meglio nsponde\·a all'idea di un'atti\"ita letteraria di ispirazione cristiana; non senza peraltro assumere in sé, purtroppo, anche la rap– presentanza dell'altra, con quanto di tor– bido e di equi,·oco una simile sintesi comporta\ a. Quanto abbia giocalo qui la manifesta in~ufficicnza teologie-a del cattolicesimo del Fogauaro, non è il caso di dire; ne è cosa che possa impedirci di considerare il profondo significato s1orico-rcligioso del– l'opci:a, su~, tut!a animata, pur negli errori e_ net _falhment1 ,d!3-un unico grande mo– u,·o ideale: la nconsacrazionc cristiana in pieno positi\"ismo, delle forze operos~ dc_lla \"Ìta, de!J'arte, della storia, della ,c1en1.a: le cosiddette realtà terrene. E. N. GlRARDI Il suoVeneto la suaVicenza (continua da pag. 3) q~1asi un riflesso istinth·o, condi1ionato alla \'1ta .<;tessa dell'imellighenzia vicentina; e il Fogauaro non pote\'a non assorbirne a sua \Olta l'essenza, sensibile com'era alle at– mosfere e alle temperie spirituali. Cosl come non pote,•a non rice\ ere l'influsso dell'atmosfera esteriore di quella ciÙà co– s~ruita di architetture impeccabili eppure, d1~~eratamente romantiche, tante Yolte si– mili a_ certe. tra le più fortunate pitture metafisiche d1 un Dc Chirico: fughe d'archi sca,·ati d'ombrc e sciabolati di luce schiere d'arc_bitravi e di cornicioni, di modanature e d1 l~ene ,fc~ta d'architettura portata fino ali esasperazione, do\ e ogni casupola parla di Palladio e di Scamozzi e di i\lut• toni e di innumerevoli a.Itri maestri co– ~lruttori, che pensa\'ano classico e fabbri– cav:lno romantico, co:.1 com'è romantica tulta questa città imbastita su moduli vi• truvfoni dai più insigni cultori del più insi– gne umanesimo architettonico che mai sia fiorito nell'Italia settentrionale. Queste, e tante allre cose ritrO\iamo nel– l'a1·tc. di Anto_nio Fogazzaro; e, ~oprattutto, qucll odore d1 terra umida e fertile che è l'odo~ del Veneto dopo i temporali che tanto dt . freque~te ~splodono nelle pagine dello scnttore \'1centmo. Vicentino sempre, \'eneto sempre; espressione singolare di una terra che ha dato tanto all'Italia, ma che forse non ha ancora a\'uto un pqcta che fosse proprio tutto e solamente ~uo. ALVJSE ZORZI

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