La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 23 - 4 giugno 1961

Domenica 4 giugno 1961 Fogazzaro e il modernismo * di A!VTOJ\110 1•11fOiJltll~l..,I Le idee reli&:iose, che non possono csse,·c scisse dalla personalilà del Fog.iua1u, sono anche un segno dcllR irrequietezza del :i.uo temperamento. Perduta la lede in 1>cgu110 alla lettura delle Co11te111vtatioirs di l-lui!O Fogazzaro riacquistò la fede per rncuo d1 un libro, la Philosopluc d11 Credo di Augu~ ste A1phonse Gratry. Durante i! periodo di indifferentismo, che anche esteriormente lo aveva allontanato dalla chiesa, la religiosità del Fogazzaro era s,•aporata in una ,,ii:,ionc animista e panteista della presenza di, 1 ina e la comersione si svolse in circostanze le quali poco credito davano a un:'l :i.labilità, che fu infatti sempre incompatibile con astl'Usc e l:rnlastiche solisticazioni nonché con la 'ientimentalità poetica e \'aga. E:.3-' non si generò da una lolta con I:, ragione ne da un m:lu;.11110 gra,·c dell'in1clligcm.a "i compili \'itali pcrche la m1surn di se 3tc,3a non pote\'a c3sere dat.t che dal carattere spiccatamente romantico. Il ro111,1nt1c1:.mo s1 rileva nelle ricerche inquiete, ,aghc, su– peranti i limiti concreti imposti dalla_ tc~ma all'attivit3. soprallutto etica t!cl cauol1ccs1r:no ..:he tende a moderàre l'ins1in10 il qm1le, m– ,ece, pres30 i romantici, sfuma in costru_– zioni 1orbidc e inconsbtcnti. (I.folte volte ti Fogaiwro fu tcosolo e la polLmcuia _d,·1\e ideazioni mistiche, :.piritu"listiche, scu;nt~– fiche lo allontanò dal vero Dio eh,: cgh ri– cercò con l'anima riar._::1cd esulcerata dal dramma tumultuoso dell'um;mo e del di– vino: • li cielo e il mare 01 son scena - al dramma del cuo1c mio; - pcr l'o.nde mormora Satana - e per le tcneb1c ldd10 •· Se il desiderio di comporlo lo indu:.se a le– vigarne le asprezze dcn:ro un sist:;ma che giustifica il fine dell'arte foga1.1.a.-iana, il complesso della sua orditura lasda pure posto all'inclusione nel processo evoluzio– nistico dcll'in1clligcnza del dogma e delle funzioni della Chiesa. Fu qucslo il punto d'incontro del Fogazzaro con i rilon~ist! callolici e con quel mo\'imcn10 con cm s1 trovò, per un'apparenza cli comuni aspira- d~J~· s;i~~nz:ol;odefla c,~~c\~~~\~;r~el i;cnns1:,~~ la bandiera per una battaglia animosa di idee. Gli studi filosofici e scientifici trae\'ano Fogazzaro a considerare l"organismo della Chiesa soggello a tra:.lormazioni e soprat– tutto ad adattamenti. Eia impossibile che l'austero tradizionalismo mantenesse la vec– chia conceda e le \'Ccchie fanne, quando urge\•a la necessità del dnnovamcnto so110 lo spil"ÌIO dei tempi nuovi in modo da non soggiacere ai pro},!re:.si della scienz.1 e. da dare pili lato intcndimcnlo alla sp1cgaz1one dei dogmi. L'cssen1.a del canolicesimo s~– rebbe rimasta intatta: occorreva 1>erò n-. formare. togliere allo scolasticismo le an– tiche sovrastnttture, ringiO\'anire l'ordine e le fo1mc e specialmente ridestare la re\·1, 1- scenza del scntimen10 religioso in un P':– riodo di prolonda crisi spiri1uale Alla 11- berazione dalle an~uslie dell'autorità si appclla,a anche una p:irle del clc1:o segucl"!– do 1·cse111piodel precur:.n1c Anto010 Rosm1- ni che Fog;izzaro considerava come ma~– stro I dformatori si chiamarono moderm_– sti e fra essi venne incluso Fogazzaro_ 1\ Quale veramente esii!e\'a una riforma m– teriorc capace di accostare in intim~ co– munione lo spirito all,1 ,·eritrl. S1 cluama– r<,no anche nuovi apolo1?cti perché intesero difendere il cattolicesimo dal pericolo della critica storica e opposero, anzi. armi eguali, per mezzo di uomini di alt;i cultura e dot– trina ma di idee cos\ diverse da provocare la fine- dei mO\'imento. Leone X 111 aveva aperto gli archivi del Vaticano, aveva favo– rito la cultura e dimostrato di conipren– derc l'i~•r,ortanza dello sviluppo democra– tico e della questione sociale pubblicando il 15 maggio 1891 l'enciclica Remm novarwn: PrendC\•allo incremento sotto di lui gli s1ud1 religiosi: verso la fine del sdo pontificato l'abate Antonio Loisv insieme con Joscf Turme! e Paul Lcia,, fonda,•a la notissima Rev11e d'liistnire. el • de littérat11re religior1- ses avviandosi agli studi biblici e si faceva intanto intrn\'Cdere il ,·ero e proprio mo• dernbmo. Il .!.uccc:.sorc, Pio X. fu contrario all'idea di Slll)Cl1\ITICnlo C :.e Leone XIII a,c,a in3t.turato il neo scolastici3mO egli condannò, in una dh en,a fosc del pen:.iero, i modernisti eterogenei. Occorre notare che la :.ua severità fu originata anche dalla con– lusionc in cui le correnti mistiche, evolu– zioniste, pragmatiste si tro,•avano. Le dog– mati.w1e mora/ di Lcberthonniérc, già col– laboratore e 1>oidirettore degli A1males de p/11/0:.ophie chréric,me e L'action di Mau– rice Bionde! orientavano gli spirito verso \'immancn11smo. Alla vigilia della pubblica– zione del Sa11ro, Fogi\7.zaro, entrava fra i nuovi apologeti :stringendo ~aldi rapporti con alcuni di essi. Aderì al\'Evmigile et l'l:.glfac .!lcritto d" Loisv per rispondere al libro di Adolfo Harnach, Das \Vesen des Cltriste11rl111111s. Mentre, però, Fogaz1.aro, ri– conoscendo la necessità di esaminare sto– ricaincnll! e cri1icamcn1e i testi sacri, era per l'esegesi letterale, Loisy asscrha che i 1csti si do\'e\ 1 ano interpretare simbolica– mente, allontanandosi a poco a poco dal contatto con la Chiesa per rinchiudc1·si nella aridità dcll'intc11>reta1.ione ermeneu– tica della Bibbia con malcelato livore con– tro l'autorità che il 16 dicembre 1903 con– dannavi\ all'indice cinque dei suoi libri. Fogazzaro sentì che la lilosofìa non ingran– dh a la fede, che l'integrità spiri1u;1lc Cl'! minorata dall'analisi e dalla ragione e SI accostò a Giorgio Tyrrcl, padre gesuita di Dublino, il qlwle sentiva il cattolicesimo sopra11utto come azione e carità. La par– lt:cipazione fogazzariana al movimento at– tho modernista fu Quindi limitata scnten- • dosi egli staccato nel profondo del senti– mento dalle disquisizioni aride quanto eru– dite di alcuni di essi e dall'opera disfanne di altri. Indubbiamente la sua arte risentl di tale distrazione e l'esperienza polemica ebbe il suo peso ma non crediamo nel sen– so di aver rafforzato la fibra dello scrittore. 1\nehc dopo il Santo Fogazzaro si inta– rcs;:-ò appassionatamente al Ri1111ova111e11to, rivista che fu il segnacolo di una reazione a favore dello spirito cattolico nazionale, fondata a Milano nel 1907 da Aiace Alfieri, Tommaso Gallarati-Scotti e Alessandro Ca– sati e nel contempo cm-a,•;1 l'isti1uzione delle • Letture Fogazzaro• a cui avrebbero dovuto collaborare con conferenze gli espo– nenti maggiori del cattolicesimo l;iico. Or– mai, però, si presentiva il naufragio e a J\foh 1 eno si tentò dagli clementi più dispa– rati (Von 1-lugel, Romolo Mun-i, Ernesto Bonaiuti. Fogazzaro, Fracassini etc.) il sal– vataggio estremo della dottrina che Pio X - con l'enciclica Pascendi D0111i11ic1 grcg1s dcll'8 settembre 1907 - condanmwa senza n·missione né speranza di risollc, 1 amen10, come • sintesi di tutte le eresie•· Le polemiche del Foga1.2aro erano stimo– late dall'innata tendenza a comporre le forze della natura e dello spirito, ma il po– lem1!-ta dilcllò so~tnnzialmcnte di diale1tica perché le idee sos1cnu1e erano più sentite che ragionate e l'argomentazione logica ri– vcs1iva nel pensiero carattere di\•inatorio o comunque non naturale. Alcune idee lo esaltarono con In certezza che la natura fosse e l'a,·te do\·esse essere plasmata sul loro stampo. 11 romanziere, il quale aveva sempre creduto che l'arte fosse missione per il trionfo del bene morale, trovava conforto ad esempio. cd appoggio all'atteggiamento sr,iri1t1alc nella conciliazione divin.tta e dif– fusa in seguito alla lettura di un libro di Joseph Le Con1e. professore di geologia nell'università di California. Il fine morale della teoria evoluzionista è per il Fogazzaro il trionfo dello spirito che attuerà il pre– dominio di un'epoca da venire dopo es– sersi liberato totalmente dall'animalità bmta e deteriore che ne inceppa il pro· grcsso, così come la vita organica venne conquistata, mantcnurn e trasmessa dagli individui primigcnii. Il lato più originale delle teorie fogazzarianc è quello del rap- (Conllm;;--; pag. 4) I I LA FIERA LETTERAilA ANTONIO FOGAZZARO I I I I I Il la suo sua Veneto Vicenza * cli AIÀIIISE ZtJIIZI La grande guerra, nella sua funa besualc, ha distrutto, tra tante coM:, ~nchc la \.fon• tanma, la , illa in cui Antonio Fogau..ro trascorse gli ultimi anni della sua vita, e in cui, come ci avverte l'immancabile Guida del Touring Club Italiano, • pose la M.:cna di alcuni suoi roman.d •· Siamo a \"clo d'Astico, rimpetto alla con.ca di Ar.!.1cro, in terra \'icentina: una terra \:erde e serena, che diarada dai colli ai monti in soa\'e progressione di paesaggi, che non ric,-cono ad essere aspri nemmeno quando )000 lOrmentati: com'e caratteristica di tutta questa regione, spontaneamente, natural– mente gentile. Siamo a una trentina di chilometri da Vicenza, una delle piu ci\'ili e belle citta di tutta Italia; siamo nel cuore di una ,:ona che, nel Veneto, spicca per una più marcata acccntuanone di cio c.:hc fa - ci .!li perdoni il bisticcio - piu ,cncto il Veneto. Serenità di paesaggi, e insieme intima, sottile malinconia; pure-u,a di natura, e presen;,.a mai slanca dell'uomo e dell'opera sua; opulenza della terra, e insistente incombere del soprannaturale, ac– cettato come condizione quotidiana: non per nulla qui nascono i <;anli nei casolari, e dalle cascine !>parse tra colli e pozzi e \·alloncc/li csconO ogni anno a decine, a centinaia le \'OCazioni sacerdotali. Tra Pia,c, Brenta e Astico nasce un buon dicci per cento dei \'escavi di tutta la Cristiamtà; e nell'animo di tulli quei bravi agricohori avvezza a trattare da secoli con mano mac~tra l'orto e la vigna .!li cela so\'cnte un gusto inconsuelo per la conlro\·cr!>ia religiosa, per la problematica della reli– gione, che significa religiosiia \'ha e non fosc,ilizzata nella pacifica abulia della tra– di7ionc. Se è ,·ero che ogni scrittore porla con (é qualcosa della chi11a da cui è nato e che si e trovalo a e5primcre. b!sogna dire che Antonio fogazzaro de\c molt1s!.1~0 alla sua Vicem,a, alla sua terra vicenl~na ridcn1e e un poco trasognata. dove .le \'lllc palla~iane ~llineano timpani o,:nati d1 s1a1ue class1chegg1an1i ai frontoni d, _eh•~ clas• ,;icheizgianti anch'esse, alle cuspidi dei w1,m: panili Sl:lscilatori ~i rintocchi car1ch1 d1 un<1 nobile, pia tnste7.J.a ch'e connttturata allo spirito della regione. Sono cctmpane i,apienti, che suonano .:on allre11anto scn• timento a morto e a di"itcsa. ma che rag– giungono insospcltati \·inuoc,ismi per rin• grc,so di un curato novello o per la pnma messa di un !>acerdo1c ~iO\ane: campane crepuscolari, che e\ocano nelle sere a111un· nali in cui le ombre si allungano romhre di cipres-,i, ombre di bossi diclro le cinte dei piccoli campoc,anti; omhrc di tilzli e di platani nei parchi delle , ille irandi<XC e sonnolenteJ pensieri di una dc,oz1one un poco morbida forse. ma sincera, cflu– sioni d'anima che non \'erTehbcro altret– tanto na1uraJj in terre piU scabre o più carnali di questa. Le cittadine arroccate sui colli o distese nella pianura gravi1ano pacificamente attorno agli antichi epicentri, la piar.,:a con i suoi due o tre caffe, la ,·illa con le sue colonne d'ordine dorico. o ionico, o rus1ico, la chit>sa col .suo campanile aguzzo. le piante del parco pa– dronale, o municipale che sia, grondanti di pioggia dopo gli improwisi rurori dei temporali che \·cngono giu dalla mon1a– gna, impetuosi ed innocui come quello che turbava le trattati\'c per l'efe,l'lone dcll'onore,olc Daniele Cortis. nel rom,1117,.0 di Fogazzaro ch'è forse il piu veneto. il più dcenlino di tulli Fogazzaro spiritualista edecadenle \la anche la do,e la penna del F~aa.aro conduce i suoi personaggi fuori, lonrano dalla terra ,·cneta, questo pae~i~io e que.• s10 mondo li segue piU o meno inancr– litamcnte. come l'accento che accompagna inesorabile nelle loro tr?.'imigra7ioni i suoi compa1rio1i. che te li ritro\; in tolte le ri;:~:~:e g:~~ritÌei:;~1: ~~ta' ~i~~~2~u~~ cui si lro•:ano, ma sempre irriducibilmente. ,·cncli. C'è sempre una nota di serenita \e– ncLa, della solita contenu1a, c;ignorile me– s1izia, sulle ri,·e del lago di Lugano o nelle ville suburbane di una Roma non ancora dh·orata dal cemento. o in una Parigi un po' dj seconda mano. imparata a conoscere sulle Lraccc di un altro scri11ore cattolico tormentalo, l'Huvsmans. l'oriame trapela nella malinconia dei!'li uomini e delle cose, trattenuta da un pudore che e tutto \ eneto. e stimolata da una compiacen7a d'introspc7ione che non è meno \enc1a. L, 2entc di Foiazzaro. la genie del paese di Fogazzaro è falla in qucc;to modo: l"ah– biano plasmata i lunghi secoli di equi– librato dominio di Venezia, • la nos1ra bona mare•. come la chiama,-ano i villici del buon 1cmpo andato, o li abbia generau cosi la natura placida. che sot10 sotto nasconde remote atLività \'Ulcanichc. degli Eueanci e dei Serici. di Avvertiremo subilo che il decande11t1s1110 ilalia110 110n sembra presemare quei carat– teri d1 urge11za e avanguardia," que, comomi 0111oge11e1 e deter111111a11ti, che lo stesso mo– vi111e11toassume verso la fi11c dell'Ottocc1110 presso le altre letterature eurovee. 111gle.se, ledesca, francese. Mentre il verismo, pur 11ella varia comvlessità dei risultati e 11dla diflere111.1ata fisionomia degli scrittori si sviluppa secondo u11a linea abbas1m1w de{i- 11i1a,il nostro decande11tismo 11arrativo oscil– la tra pia11i di sviluppo, suggestioni e so– prattutto stili diversi. Per questo, anche .se si_ Pf?trà_ inquadrarlo sulla trafila di pw1ti d1 nfer1111e11to be11 fermi e culturalmeme i11discutibili - il significativo • silenzio • di Verga, i recenti influssi dello psicologismo mis1ic1zza11te di Dosloewskij e la scoperta di Leonardo ,la critica antinaturalistica di Felice Bru11etière destinata a ripercuotersi presto in llalia - pensiamo si debba proce~ dere piu((Osto cauti a parlare di reazione svirilttalislica e mistica che, negli anni tra il /890 e il 1900, costituirebbe la piattaforma i11diflerem.iata, il co,mme e necessario so– strato, co11te11utisticame11te qualificativo di una nostra se11sibililt\ decatlenle. Pre1e11tlere di alli11eare, come altre((a11te rivrove di 1111a prosa in vena di monotono e ge11era/e npie– ga111e11toindividualistico e antireafisfico, le IC Eì\' .\'l'O * Hl~lt'J'.\CCHlì\1 111e110repugnante., INt!.110condannabile, co· me stenie e de1eriore, quando al dr là del vrevalere di interessi ce11tnpe11, i11d1vrdua– listici, morbosamet/le solips1st1ci, se. 11e m1- s11ri invece. la dn•ersa co11sapevotc::.z.a ri– volta all'eststenza d1 una reR10ne dello spi– nto wttora inesplorata e che t111tav1a sr deve ù1dagare; q11a11tlo ci st disponga a sottol111ean1e la ~coperta e il re11tato re– cupero del subcoscienle, come di una nuo– va co11dizio11e pote11::.1aledell'essere., di una nuova sorgenle di vita e. di umano, in cm vengano ad a1t11arsi i simboli e le. forme. di 1111arealtà più vera, più i11flue11te, dr q11clla esplicita, raccomandata o imposta dai vredicati di 1111ave.rosim1glian;za 11aw– ralistica più o me1to obiettiva o presunta tale. Scoverta dunque importantissima del subcosci!:nte, rivelazione della potenza e vrepQten-z.a dell'irra::.ionale, 11011 meno de– cisiva e pressante di quella del progresso e, 1 oluti1•0 storico e. sociale, nel s110 fcn,ore. d, comrasti e di lotr-e. E' avmmto la canea di mistero, l'ignoto dell'anima, so110 i moti irriflessi de.Ila sensibilitd, della solitudwe, tiella sgomenta tristezza di fro111e. al mi– stero - al mistero dell'universo come. a quello dello spirito umano - che.' preme. zn (Continua a pag. 4) E Vicenza? Vicenza città è nel \·e!"]cto stesso un fatto particolare: una città fatta p~r _tre quarti di palazzi, una citta di pro– \'lOCJa che vanta un'aristocrazia che è tra le più illustri del Veneto e addiriuura d'[talia. Un mondo chiuso in se stesso assorto nell'osservanza delle pratiche rcli: giose non subile, come dice\'amo. nel senso di una tradizione passiYa, ma ,,issute come problematica quotidiana, come vivi mo11\i di contrasto in1eriore. Senza grcltezza con una \ 1 itali1à che la fa penetrare un ·poco do~·':lnqu~. anche nei fatti meno legati alla spmtuahtà, Questa problematica s'è fatta (Continu;-;- pag . ..J) A·sterischi foc·azzariani posizioni di w1 Fogazzaro, D'A11111mz10,Pi– rm1de/lo e SVCl'O, 0~1/WIO del q11al1 rivive. il momento decadente a :,110modo, seco11do la propria particolare natura, secondo l'ambito sociale in cw si trova a vrnere, secondo le e;}1ge11zecultura/, che 111(1msco110s11 dz lm, e i verso11ali problemi I di vita co11 i quali v1c11e a contauo, significherebbe limitare, irrigidire di 1110/to il senso· storico del mo– vi111e11to.Senza contare che ,I passaggio dal verismo al decade11tis1110, il rrapa$S0 dal realismo di tipo naturalistico alla coside((a "rca::.io11e spiritualistica• riesce tutt'altro che brusco e cosciente, ma avviene se. mai per gradi, con soste e rivre.se, progressi e i11vol11ziom. E le nuove te11de11ze 11arra11ve si 111escola110, convivono fort1mosame11re co,1 le a11riche; e il lirismo, Io spiritualismo, il formalismo, l'individualismo estetiuawe che carallerizza110, vedremo, la prosa deca– dente s'infiltrano 11egli a11tichi schemi, ue corrodo110 le11tame111e il tessuto, in una altemam.a di conquiste e di cedimenti, di vittoriosi f)1'ogressi, ma a11che di iuteressari e attardanti co111prome.ss1. I medesimi au– tori che abbiamo citato oscillano spesso tra J'1111ae l'altra esigenza, incerti, co111ba((11ti tra le vecchie e nuove forme. La sottile espene11za 1111sticheggia11te di Fogazzaro, il • Cavaliere. dello Spirito• darà l'avvio al 11110110 ro111a11zospint1wlista, tutlo preoc– c11varo di vroble111i religiosi, con ve11ature tli se11s11alrtà e momlità che s1 deposira110 11..ii sot1ofo11di dei suoi eroi; eppure la tra– ma, la strwt11ra comvositiva del romanzo foj!azzariano resterà per gran varie veri– stica, e acca11to all'eroe spiritualista, ac– cmllo al •santo•, seguiteranno a convivere rm1ti piccoli personaggi secondari, non mc• 110 significativi, risolti con assidua disposi– ::.ione veristica, ta11to da parlare addirittura ili dialello. Il fa((o è elle la linea del de– cade11tis1110 narrativo italiano vroce.de tutta $Ìl1110Sa è Spezzata; per cui 11essu11<1 islan::.a sociologica presa di ver sé, nessuna rag1m1e deterministica rropvo ravvicinata pntrebbe equamente. sostituirsi alla disponibilità per– vlessa, e ta/vol,a irrisolta, delle sue diverse e complesse comvone.nti. Parlare. per esem– pio di involuzio11e de/la borghesia liberale, protago111s1a orma, decli11a11te ed esaw,ra della storia, richiamarsi ad una ennesima crisi di depa11pera111e1110,edizio11e 1890, del roma11ticismo risorgimentale (perdila della fede religiosa, caduta de.Ila passwne mo– rale della vatria, crollo dei 1111t1della li– bertrl, fuga dal culto virile delle. l/l11s1011i, ecc.) de111111ciarela assolula condizione di asocialità, di isolamento civico e morale, come cause indizianti e negative della tet– terawra decadente, vorrebbe dire compro– mc((ere infine la sostanziale, e CJer tanti aspetti fattiva, poetica. e/re risiede piutto– sto nella consta1az1011e della vresenza e delle segrete dimensioni di w1 mondo nuo– vo, nell'approfo11di111enro di un più moderno e Sf)ttile senso del reale, intravvisto come. fugacità, mutevolezza, iuconsisrenza, irra– zionalità. E lo stesso nuovo, osses.nvo fram111e.11taris1110,rivemlicato all'esve.rien::a se11sibile e ai suoi valori squisitamente in– dividuali, qucll'afloudare estatico e defor– mante lo sguardo nelle zo11e scure e miste– riose de/l'essere, paghi di ripeterne le vibra– ::.ioni ignote. e pure indistruttibrli, sarà Fogazzaro e * Carducci * di O'l~OIUiHJ 1llfJlfl6A Mirando ha ormai quasi cento anni. Ro– mantico poemetto ollocentcsco. è andato perdendo naturalmente il \'erde, secondo che disse lo s1essc.-autore ma serba pur sempre qua e là squarci di indubbia bellezza: bal~ill di puro lirismo, introspezioni d'anima tchc1, momenti nei quali paesaggio e sentin:ier:ito fanno corpo, secondo un canone ar11st1co mantenutosi poi costante nell'ulteriore nar– rativa del Fogazzaro; sl che toma alla menle ciò ch'egli ne scriveva molti annt dopo la sua pubblicazione: • Mi ricordo con amara dolcezza del tempo in cui preparavo Miranaa (...) E guai a mc se lavorando Miranda, ignpto agli estranei. poco. stimalo dai mie,, non avessi avuto des;?h 1mpc11 fierissimi di orgoglio, se non mi fossi del 10 Qualche \'Olla: "eppure questa c~e m_iesce dal cuore con san~ue e con lagnme e ~er3 poesia e non se ne fa molla di m1ghorc in Italia! " Dio me lo perdoni ma qualche volt::1 mi dicevo proprio cosl •· Tra i passi felici può certamente porsr quel tratto della premessa introduttn•a (• i.a lettera•) ove è detto del reciproco amote che si rhela la prima volta fra i _due pro· tagomsti. E' un lampo di sguardi; poi (e . Enrico che parla):- · Né salutarci q11ella sera osammo; Ma, re partita, ritd,:nai solct!o,. :Venni /'orme a bactar del p1cc1ol pie<le Nell'ube dietro alla rua le11ra veste A poco a poco sullo stel risorte. E 11 rimembra del sortii volume Ch'era ouel dl sul tuo ricamo? Il nastro Posar trovai s11 q11e:.t1versi ardenti (che tornano poi nel poemetto più \'Olle, quasi a cos1i1uirne motivo ricorrente): • Quando piì1 ferve i11tor110a me la dan:_n, Ouand'alro il riso nei conviti s11n11a, L'anima mia nello s11a b11ia sta11za Di te, di te, .mio di te ragiona. Jt dolor la calunnia, 1 tradimenti M'appresti p11r, 7o sfido, amaro fa{o; Esser potrà il mio cor ne' suoi cm1e11t1 Do te, da re, solo da te spezzato•· A questo che è un brano del • lolle ~dd10 • con il Quale il poera abbarydona _i\•h~nda fa riscontro un passo del libro d1 !ul, di data anteriore. E mezz.2nottc, egli non riesce a trovare riposo. Pre.ss? al suo ricamo Oggi rinvenni tra le sparse lrm_e Picciol libro dorato. Il nastro b10nco Era confitto' a questo calffo acce.so D'cstrama musa Il lampo d'11110sguardo Me lo raccolse nella mente. i11tcrg. Seguono le due quartme. P01: Miran la e.111rò ;,, quel punto, ed una vampa Le corse di rossor fiuo a' cape.lii. Dunque, la poesia nvela_tnce era di un autore straniero Forse ogm lettore ha pen– sato ad una finzione poetica, che ha p~tuto anche apparire un;. 1ieve forzatura lez10s~. Non è cosi; lo spunto è tratto dalla reall~– Leggiamo l'inizio di una lettera che Antonio Fogazzaro ,crheva alla moilie nel marzo del 1669: • Arcit..arissima mia, la tua lettera mi è stata un te.soro. Milano mi dh·erJe,_ la com– paa:nia di mia ,orella mi è arati.ss1ma; ma credi che al teatro e al passeggio e sempre io penso a te, a te, lhee thee only thee •· Prosegue parlando d: novità teatrali; indi: • Ma tut 10 si scolora quando tu non ci sci. A dirti ti ,·ero credevo di volerti un gran bene ma non di essere ancora innamorato di te alla maniera degli innamorali. Capisco di essermi ingannato Grazie a milioni della tua leucra •- Quale sia il componunento al quale ap– partiene ql1ella fra-.e - che a,•eva colpilo il lj!iovanc Fogazzaro, nella cui mente chi sa se non si muovesse già in qualche aspetto il fantasma di l'\'tiranda - forse non sarà impossibile ai conoscitori della letteratura inglese di appurare, anche se si tratti, even– tualmente, di letteratura minore o popolare. E J'• innupti sunt coniuges,. del Daniele Cortis? Sunerfluo, crediamo, il ricordo: Da– niele cd Elena hanno deciso, il distacco sarà compiuto. Ha luogo l'ultimo colloqu10, lunizo il RO\'ese; ella gli chiede di trascri– ,·crle l'iscrizione incisa alla base della co– lonna: • hvemc et acstate ... •. egli risponde Che lo farà Rispose che gliela trascrh•erebbc e anche delle ahre parola latine: d'un santo. Le prese le mani, le disse all'orecchio: • ·· Sono sposi senza nozze. non con la carne ma con il cuore. Cosl si congiungono gli astri e- i pianeti, non con il corpo ma con la luce; cosl si accoppian le palme, non con la radice ma con il vertice". • Ebbro delle parole sublimi, le 1;disse forte al cielo, alle montagne, al fiume ru– moreggiante: • h111t1t1t1s1mt co11iuges 11011carne sed corde Sic coniungw1tur astra er pla11atae., 11011corvore se.d lt1111i11e;sic nubent pal– mae, 11011radice scd vertice•. Sono parole nelle quali si può vedere, m un cerio senso com'è noto, quasi l'essenza del roman1.0, • il sugo di tulla la storia• (e non solo della storta immaE?inaria del Cortis; k: p1ime tre parole, nelle loro ini– ziali, sono come un suggello terminale che tro\'iamo in alcune lettere di Fogazzaro a colei che il Gallarati Scotti volle designare appunto con il nome di Elena). Come ne ebbe notizia il romanziere? Secondo quel che appare da un brano d1 lettera riportato da Piero Nardi, fu la con– tessa Colleoni a fargliela conoscere: • Sa che sono fiera ch'Ella debba a mc uno dei suoi più bei capitoli? Se io non avessi sco· -,·alo quel passo sublime, Ella non avrebbe scritto Come gli astri e le palme!•· Ma dove lo aveva scovato? Parole• d'un santo•: quale santo? Filippo Crispolti ha narrato che un giorno a Rori:m, al ris•orante della Rosetta dov'era col l·o– gaZ'Laro a pranzo, cercò inutilmente di sapere chi avesM· scritto quel brano. • Mi rispose avcrnt? dimenticato la fonte e non averla più potuta ritrovare. lo stesso "7" aggiunQ:e il Crispolti - dopo d'allora ho interrogato molti latinisti, specialmente versati nella latinità cristiana e tarda, ma nessuno m1 ha saputo dame notizia•· Per mio conto, dopo qualche tentativo ugualmente inutile, ritenni di trovarmi sulla buona \'Ìa Quando, nella scelta delle lettere del romanziere che dovevano corredare 11 mio Fogazzaro nel sud piccolo mondo, rin– Yenni questo biglicllo, indirizzato ad una sua conispondente, alla quale la quindi– cenne figlia d1 lui Gina aveva annunziato l'avvenuto compimento del romanzo: • ( ... ) E' vero che ho finito Cort1s. Po– \'cra Gina! Gliel'ha detto in un modo molto lirico! Pensi cosa proverà quando io le tarò leggere in qualche giornale dei periodi come questo: " Non sappiamo in qual buco di Italia dorma e sogni questo signor Fogaz– zaro che pretende commoverci, in pieno · 1884, col rancido sentimentalismo di codesto suo Cortis. Pensate un innamorato che se– duto con la sua bella presso a un torrente solitario. le reci1a S. Tommaso in latino! E la gentile signora non l'ha buttato in acqua? No, la signora non ha detto nicn1c. Almeno così afferma l'autore nel penultimo capitolo del libro. Noi però non lo cre– diamo"•· Questa lettera - oltre che costituire un delizioso documento di quel sorridente umo– rismo che egli esercitava anche su se s1esso parrebbe darci un'indicazione precisa. (Contlnua a pag. 4) Antonio Fogazzaro con il figlio Mariano sul terrauino della casa di Orla di E . . \r. E' certamente inadeguato l'accostamento del Fogau:aro al Pascoli e al D'Annunzio, e cioé ai due maggiori e riconosciuti espo– nt.!nti del decadentismo italiano. Perché, se è vero che già in Valsolda (1876) si pos:.ono leggere versi come questi: •··· Co– me or vien dal sole - dietro a' vapori occulto un cheto lume - da occuha parte dentro a mc l'albore - dimana dell'eter– no ... ,. che fanno pensare a un Leopardi già piu sensibile all'occulto interiore che all'infinito cosmico; e se anche è vero, come notava il Momigliano, che • in Silla comincia la malattia morale del decaden– tismo. quello che mette capo a Borgesc e a 1\<loravia»; ciò tuttavia non toglie che l'ordine di ragioni ideali e letterarie da cui cd entro cui si svolgono il romanzo e la poesi.1 del Fogazzaro, nella comples– sità dei loro clementi, appar1enga ad una fase storica anteriore. E', precisamente, quella s1cssa fase, per così dire, di transizione, in modo più vistoso rappresentata dal Carducci, in cui la letteratura, ormai decisamente orientata alla propria autonomia istituzionale e pure ancora restia a definirsi in questo senso, cioé essenzialmente come fatto d'arte e di tecnica, .1ssume tutta\'ia atteggiamenti cd impegni morali, politici, sociali, religiosi e persino anche scientifici; Quasi che agli scrittori che la rappresentano nessuna con– quista d'arte, nessuna nuova immagine del mondo realizzata col mezzo proprio del– l'arte, paresse sufficiente a giustificare una attività di romnnziere e di lirico quando non le fosse in qualche modo connessa una qualche forma di scoperta azione ~?ica~~:rt~ dàa~~lta a~~ea~e, ~~\on;~d~;~sc~~j Padni al Manzoni. Può essere significativo, a questo propo– sito, che U- Fogazzaro, prcsenlando la sua prima e: pallida• creatura poetica, Miranda, a un illustre esponente del mondo rbor– gimentale qual era il marchese Gino Cap– poni, si preoccupasse di giustificarsi per aver scritto un poema di quel tipo, af– fermando che se l'Italia era stata fatta anche coi \'Crsi, ora coi versi non le si farebbe dare un passo, e che tuttavia, amando ancora gli uomini del loro tempo la poesia e desiderandola, occorre\'a of– frirgliene di • schiettamente artistica»: fi– nendo comunque col dare di Miranda una interpretazione anche troppo più edificante e, direi, manzoniana, di quanto non risuhi effettivamente alla lettura. Cosl insomma, ci si rende conto di come p~r essendo evidentemente portato dalla sua natura contemplativa a cogliere i migliori risul– tati in direzione di un'arte tutta disinte– ressata ~. so_litaria e interiore, egli sentisse anche _v1v1ss1mo,.e attuasse, il dovere mo– rale d1 sottrarsi agl'incanti mistici e sen– suali del suo riposto lago per buttarsi allo sba1-aglio • tra gli uomini... ove si pugna... pc: ogn_i altera fede, - che più dal fango 1mpenoso affranca, - per Oj!ni f?rt~ amor, per ogni sdegno ecc.» (• No– v1ss1ma vcrba •), come impose ai suoi Cor• tis, ai suoi Franco e Piero Ma.ironi. GIR.ARIJI Non diYersamente, si dirthhe. il Car– ducc(, !1ativamcn1e d1spos10 a , mh no– stal~1e m cospetto alla natura, nonchc alla beli arte del far nUO\C rime e nuo\e e ben conteste Slrullure metriche, non di– versamente Si credette in do\·ere di scen– dere spesso in lizza, ora per la repubblica ora per la monarchia, ora per altre- ..:os~ anco!<l - sempre, .!=Omunque per l'Italia -, quasi che nulla dt meno si potesse chie– dere alla generazione che a\e\a a, uto per– cosso il cuor fan,ciullo dal suono delle gesta del '48. Vero è che l)er il Carducci inlervienc il gro;>so_problema del temperamento Quanto mai smgolare e trasmutabile, a complicare oltn:modo I~ sua definizione leueraria e st?nca: né 10 del resto intendo qui 1s1i– tmre un parallelo tra il \'Cneto e iJ to- \f;rnr~i ~~~ t~~;'i st1•tns 1 i~t~ra~~po!~i~~ qu~to fotto, certo non casuale: che l'uno (b~;~~ro p:::~ar3~1e iRi7,::et~~~,,~a~1ap~;~ C!)lg mondo atzric~) in una fase 'come di np1egamento e d1 momentanea rinuncia alle loro_ più impegnath·c prove letterarie ~<: b~~~l1~ i1:al~e~~;r;md~/1!infu~~f~~i N~ ,iene d1 conseguenza che quei capola\"Ori non sono 1>er nulla sufficien1i a rappre– sentarne l'opei:a, in1era e la sua varia im– portanza; anzi, ~ ciò sembra particolar• ment~ Y~ro per 1I Fogazzaro, Quand'anche ~e nveh~o la più profonda ed autentica c~e ~~~~u~)i ~~~t~ ~il 1 an~~~~~ 0 piÒ 0 ia~:ltl~ t~n st ~c~, PILI mteressanti del loro linguag– g~o Imco ? narrativo, pur con -quel tanto d1 composn_o ~ di artificiale che esso pre– s~nta _P~pno m questa parte relativamente d1scu11b1le. Talché si potrebbe concludere ~~~- hn:s~~en~t~ttoredes~~gliilla d~is~:f~ nazione tra poesia e non poesia (dal Croce applicata, come è nOto, col massimo rigore nei confronti del Fogazzaro e, naturalmen– te, col minimo nei riguardi del Carducci), e per nessuno essa appare poi più inutile e dannoso strumento di critica. ln qu~sta situazione, dunque, per la Quale I~ poesia .Si celebra non più come fun– zione stoi;ca e morale (Manzoni), e aon ancora, _d altra parte, come antistoricità ed estetismo (~ascoli e D'Annunzio). hensl com~ neccssa;.1a alternatl\a alla presenza ~~onc~ e a!l impegno .morale: in questa ::;1tuaz1on~ m1 par che s1 possano inscrivere le ~penenze, pur così dhersc, del Car• duce, e del Fogar.:aro. Non I?er nu\la, del resto, quello dei due_ la cm. cspencnza. se fu meno potente ad 1mpors1. fu tutta\•ia più lineare e tutto sommat_o più profonda (sia detto con' buona pact; d1 coloro che lo tacciano di dilet– tantismo per essersi occupato, lode a lui!, (Cunlinua a pai. 4)

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