La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 22 - 28 maggio 1961

Pag. 4 LA FTERA' LETTERARIA Storia dell'arte contemporanea: Prima puntata * -La • nascita del novecento lnitiamo da questo numero la pubbllcadone di una serie di articoli nel quali sarà preun– latn la l'!torla dcll'arle dcll'ultlmo mcu:o secolo In Europa, la storia del movimenti e dclll' scuole che hanno costituito nel '900 il tc11su10 della cultura artistica e l'espressione delle pii, vllall esperienze della plltura e della scultura contemporanea. L'ut1htà di certi ,;:trumcnti di consultazione è onnai rico– nosciuta da chiunque si tro\·i in mezzo alle cose dell'arte con qualunque funzione, ~ia pure quella più semplice di lettore. Dal no,ecento in poi SI sono a,,,,jccndati nel campo delle arti figurative tanti e dncrsi mo,•imcn1i, scuole, tcn– dem:c, ora con ..egucnti ora ane1-si, che si è falla necc.s-,arfa l'informazione, per capire i termini di un linguaggio in uso, per spiegare tcnomeni e inno, azioni che ci riguardano da vicino. Non è facile districarsi nel labirinto delle avventure dell'arte in questo nostro mezzo secolo, che è staio ricco di rivolte, che ha ripudiato la 1rndizionc ed assunto l'emblema della novità ad ogni costo, che ha fatto dell'uomo una ma.cchina di ferro e d'acciaio o un manichino di stracci e di paglia, che tutto ha posto sul !avolo della vivisezione pro• ponendo e disponendo rimedi. che spesso son stati letali per la forza centrifuga che in\'esli il pensiero. Con una serie di articoli, perciò, vorremmo delineare * ,li iJIAlJRO JN1\!tJCE~'1'/ una semplice storia, sui documenti, per quanto possibile, di ciò che è a,·vcnuto nel campo delle arti figurali\'e negli ultimi cinquanl'anni. E' un compito difficile, ma ci scmbr3 di ;;n vcrtire la necessità di una tale definiz.ione. Si parla 1anto e tanlo spcs,a;o di cose di cui si è appena sentito il nome o il titolo, che ci pare giusta una onesla chiare1.1;a. Ci proponiamo quindi di indicare, traendola da un esame dei talli. una realtà che non può essere estranea a nessuno, perché è la nostra a11ualc. L'a<;sunlo, .se coc;l possiamo dire, parrebbe presuntuoso, se non ci confortasse, dando inizio al lavoro, la consapc\'olez;,,a che una umile e semplice infonnazionc può assolvere un suo compito <;em.,1pretendere di porre la parola fine :i.d un argomento che ahri hanno più titoli e meriti per lj.ltlare. Abbiamo chiamalo Storia questa che invece meglio avrcm• mo potuto definire taccuino d'appimti, canovaccio, repertorio clc., intendendo non chiamare in causa la Storia. sia pure nella ~ua accezione limilata all'ar1c, ma la semplice storia come racconto. la cronistoria, per dire meglio. Quindi Storia dell'ar1c contemporanea, come narrazione di quel che è awcnuto nel mondo delle arti figurative dal ·900 ad oggi: racconto e illustrazione dei movimenti, delle tendenze e delle ragioni che hanno determinato la nascila di quei mo,•imcnti d'arte. Parleremo di falli e di persone che sono ben noti ai cultori dell'arte, agli specialisti e :i.oche. è ,ero, anche ai semplicemente informati. ma lo faremo per ~EDAGlLJlONJl AJLJL'J"TAJLJCANA ... Na.poli di Bernari Vi è modo e modo per narrare una vicenda. Vi è stile e stile per rapprcsen· tare un ambiente e inaugu– rare una moda. Vi è dialet– tica e diale11ica per rog· giungere determinati obbict• Livi. E su modi, sullo slile, sulla lingua come linguaggio si sono affaticati studiosi e critjci, per dividere, seziona– re e chiudere, cronologica· mente e logicamente. uomini e cose, avvenimenti e movi– menti letterari. Da queste fa. tiche ne sono venule fuori. generalmente, antologie o storie della leueratura: anto– logie semplificatrici delle scel– te e storie della lcueratura divise quasi sempre, {basti pensare a Flora o al Sape• gno) in grossi capitoli inter– pretativi con in cima alla pa· gina titoli come • il periodo arcaico•• • il periodo roman• lico •, • il periodo ermetico,. e così \'ia. di * l<'RA.~Cl!.SCO GRISI Nato a Napoli conscn•a di questa città e del suo • cli· ma • il sapore nostalgico di un ricordo che, come un sogno fatato, ritorna a tor-: mentarc i suoi personaggi legali al passato che d!\•~nta antico come una religione nella Bibbia Navoletana. Va– sco Pratolini ha parlato della •sua• Napoli, Anna Santi di • Temi meridionali in chia\'e italiana • e Domenico Rea •unico scrittore napole· 1ano degno di questo nome•• ma è difficile scoprire in Ber· nari il discutibile gusto dia• le11ale che tiene certi scrit· tori napoletani L~ ,;ue storie fanno capitolo a sé nel sen• so che Napoli è presente ma non onnipresente: le sue sto• rie somigLiano a cene tele riproducenti il '!esuvio o ~a: rechiaro davanti alle quah, 1 fotografi ambulanti. scatlano le fotografie in posa. e si affeziona a Lui mcnirc Lei si sposa con un altro - conta quel poco .:he possa contare un rauo di cronaca su un quotidiano. Quello che, invece, rende poeticamente valido questo romanzo bIT\'C sono le vibrazioni interiori: cioè quello che i personaggi soffrono e alimentano nella loro anima. Vibrazioni inte– riori che Bernari ci dà smoz– zicate, appena annunciale, per tentare il miracolo di com– muovere e partecipare senza stancare: Per le cose non dette che pesano di più di quelle dichiarate. In fondo, possiamo affer• mare, che la favola vince la rcallà (Siamo Wlli bambmt, Bibbia Napoleto11a) e i mo• mcnli più felici di Bern ;i.ri sono proprio quando la fa. ,·ola si sposa con il signifi· calo più traij:ico della vita. E queslo senso tragico della vita se ci viene dato dall'an– goscia galoppante dei singoli (basti pensare a Nanda di Vesuvio e pane) acquista, però, un significato piu pie• no e, , orrei dire, più .ide– rente alla modernità della CO· ralità che si innalza per !'in• giustizia, per la fede tradi– ta, per la libertà oppressa: dalla coralità. dei Tre averai, di Prologo alle tenebre e da alcune scene di Domat1i e poi domani. La tragedia diventa, infaui, patrimonio di una società di diseredati, di poveri, che, in sileozio, ma con tenacia mc· ridionale, pregano e credono nella giustizia di domani. Una giustizia che non è rivoluzio• ne, che non è sconqua:i;so, che non è distruzione ma che è richiamo al dovere indi,•i• duaJe di adeguare jJ destino del singolo al peso della col· Icttivua. chi non le sa, perché pur essendo in q~al<:he m~do a _contalt~ dr" c~i li~t~ icog~~~: 1 \1 5 ~~~ific:~ic.Pi~t-a~,er~~m~u:1_1i 1 t~~•o;~ oltre la definizione ,erbale. Inoltre Cl spinge a tracciare qu~sto ~h~fi~~ ~r d 1 i~~r1t~ride11~ 11 ;t~tu~n;f~~f;~~ 1 in c~~,.•~:~ incruento da quelle hanno origine poi le condi11oni P<?htiche e _c;ocialiche 1ravagliano il mondo e ne determinano I e,.olu· .1ionc. Con qucs10 fine ci proponiamo .di indkarc nell'av\"cn• 1ura dell'arte certe condinoni che hanno a\"uto con-,eguen1,e di grande imf)Ortanza. • L'anima e lo !,piri lo hanno ucciso l'anatomia•· Con questo grido che non è di marca futurista si apre il XX secolo. E contemporaneamente Vincent Van Goah scrheu: • Vedo nell'avvenire un'arte cosi gio,•anc, cosi bella! •· Entro questi due cardini tu11i i suicidi della belle epoque, tulli gli spirili ri,·oltosi, i non conformisti, affermarono l'anelito ad una real1à che non fosc;e quella borghese, pacifica e sensuale del secolo passato. cejt~ s/=li!~r~lis:f~~~rad\u{)Jid 1 ~i;:1'j{ceJ~~~nl!>:~n~i;'~~~~•i di Lautrcamon, i decandenllsmi di Wildc, la follia di Verlaine, le languide forme di Gian Gabriele Ros5ctti. le architetlure floreali di Bering furono fermenti di novità che ,;cossero il lungo benessere di trent'anni di pucc, la sicurezza della c arla. mon eta che facc,a aggio all'oro. Gli spiriti piu ancduti ~cntiva.no questa urgen7.a, i pili grandi addirittura tragica• mente, e nell'incomprensione generale. la dcnuncia,·ano con la loro opera. Cezanne, Van Gogh, Gauguin, Hclder e piu tardi Munch, Ensor, Bonnard, in pillura, Maillol in scultura, personaggi s1ru11urali. sensibili, sintetici, profondamente uma• ni. drammatici, fan(astici, scardinano il mondo della pittura ben congegnato e statico. Dos1ojewskij e Nictsche nell'humus di diverse civilta. operarono simultaneamente, e dichiararono che le loro opere sarebbero state comprese dalle generazioni future, aprendo cosi una larga falla nella superficiale difesa di un mondo destinato a cadere. Equilibri politici, da secoli cont rappcsi sicuri di fon:e controlla1c, crollarono; le rivo• luzioni in ogni paese del vecchio mondo scoppiarono infre• nabili e nuO\'e nazioni, nuove unità ciniche si costituirono. Tutla l'Europa fremc,·a di spiriti nuovi. La cultura e l'arte avevano dato il lo a questi movimenti di rivolta che si mani· fcstava nel costume, nei gusti, nelle scelle, nelle dichiarazioni. La rivolu?.ione sociale pose l'ultimo suggello al processo di rinnovamento del XX secolo che iniziò la sua ,·era vita indipendente al suono dei colpi di cannone per la Dumo. nel 1905.Allora tutto fu ma1uro per un pronunciamento: il no,·e– ccn10 nasce, il XX secolo comincia a vhere la sua dram– matica storia: la nostra storia. L'intemperanza, la violcn1.a presero forma, figura di idee, principi e teorie. Di nuO\'O la cultura e l'arte furono voci di rinnO\'amcnto, crearono nuove espressioni, tentarono nuove strade: si volle ,•edere la realtà in una diversa prospettiva. Gruppi e scuole formularono programmi e dichiarazioni; furono abbattuti vecchi e sacri idoli; il pensiero e l'arte si vollero sgombri da concclli ritenuti inutili e perciò dannosi. Tullo fu messo in crisi, anche la scienza, che assunse un ritmo vertiginoso non ancora placato; perfino la Chiesa, per– fino il papato, fu coinvolto in una lolla eretica e il moder– nismo fu l'ultima eresia della sua storia. Sostenitori di una o di un'altra teoria si scontrarono pri– ma sul piano delle idee poi nelle piazze. Nacquero le a\'an– guardic. A queste fu affidata la funzione di liberare dagli im– pedimenti di un secolo che moriva un secolo che nascc,·a. A~le a,•anguardic, che hanno compiuto da appena un ,•en– tcnmo la loro opera, fu affidata la fun1.ione di plasmare il XX secolo, quello che noi, oggi, viviamo. (Nel prossimo articolo: Il grafico delle A\•onguardie) Ma, per chi auentamentc segue il • fatto Jeuerario •, nella sua cssnza, queste an– tologie e .queste storie non soddisfano in quanto, se an• tologia e storie letterarie hanno ragione, di essere come esigenza scoJast.ica, non n~ spandono, però, alle più. ele– mentari istanze di ricerca c,ulturale. lnfaui, nelle anto• logie, le scelte sono già fatte e, nelle storie, il collocarricnto è già avvenuto. Specialmente, poi, quando si traila di scrit• tori contemporanei per i qua• li manca, ancora, la stratifi· cazione cri tica necessaria per un giudizio di • incasella– mento •. Quella di Bernari, infatti. è una Napoli che non pesa sui personaggi i quali, per riprova, parlano e si_ m\io• vono, per forza propna, au• tonoma, fuori dell'at.mosfè~ napoletana. Nel suo hbro pm celebre su Napoli, Spermi· .,.ella se Bcmari racconta di ~n Particolare momento di cronaca napoletana - la Napoli degli ameri.cani -:-– tuttavia i personaggi (Annt· na, Ciccillo. Michele, Mastro· vince' e gli altri) viyono e si muovono per proprio con– to, per propria iniziati\•a. E, per conferma, basta pensare all'amore (sentimento che, spesso, fa da su~slrato alla ironia) che non e tanto un sentimento del popolo napo– letano quanto una realtà so• lidificata nella natura indivi– duale dei singoli: è un sen· timento che non ha colloca· mento geografico questo amore di Bem ari vibrato ca-– mc e in u.aa cadenza nen•o: sa intro versa, incapace dt pe~nnità: pirotecnica e mul· ticolore. Rassegna di storia a cura di GIORGIO DI 610VA.Nl\'l * Per questi e altri molh'i il discorso rauo da antologie e storie della letteratw"a risulta essere manchevole e insulli• ciente (basti pensare ai con· trasli tra storie e storie nel• l'attribuire ad uno scrittore questa o quella appartenen• za culturale) ed, allora, per chi- voglia procedere seria– mente, non rimane che im– boccare la strada del rischio e, per qu"-nto aiutato d~la critica milithnte, scopnre, da solo, in una attenta, or– g;inica e logica Je11ura, le \'Crilà, le analogie, i con1ra– sti, le appartenenze e le. deri-: vazioni letterarie dei srngoh scrittori. Metodo questo ri– schioso e che, comunque, presuppone una carica vita– le di giudizio critico, di gu– sto, di intuizione per cogliere passaggi e momenti e ~r distinguere il grano dal loglio ma, ripetiamo, metodo neces– sario per giungere concreta– mente cd entrare nel regno della letteratura e capire il moncio dei contemporanei. Metoào estremamente neces– sario inoltre per svelare al– cuni scrittori i quali per ra· gioni dialettali, stilistiche, estetiche, devono essere stu– diati • per intero,. con im· pegno pcrsonaJe. Tr:i questi urtimi un esem· pio è Pavese del qual~ è pos· sibile cogliere la . ncche~7,a interiore, l'umtà d1ftere~zia– ta sUlistica, l'iUnerario 1deo– Jogico solamente con questo rischio personale e nel sa• crificio di leggere (con la matita in mano) tutta la produzione dello scrittore: quella scritta per il pubblico e quella riservata al suo • mesUerc di vivere•· Un altro scrittore è Carlo Bemari il quale, ormai an· novera una copiosa produzio· ne letteraria: • l tre operai •• ~~'. :1?~~ag~k) ssicc~~og; all'altra sponda• 1943, • Na· ~~;e g~~~ja s~s:e~~i: ii~: • Prologo alle tenebre• 1947, • Speranzella • 1939, « Siamo tutti bambini• 1951, • V~u– vio e pane• 1952,• Domani e poi domani• 1957, • Amore amore» edito, alla fine del 1958, da Vallecchi e, infine, • Bibbia Napoletana • 1961. Bernari, infatti, per _la \'C• rità dei suoi interessi lette· rari, per il tentativo lin gui– stico di ridimensionare n.el – J'italiano la forza espress iva del napoletano, per la .PO:· senza di una naturale _v11al1· tà nei suoi personaggi che. purtroppo, non si salvano, sempre, dal crepuscolare, Bcmari si presenta per es– sere scoperto con . quel .. la· voro personal.e d1 . c:ittca. Perché Beman - d1re1 per sua natura - sfugge a qu~l· siasi classificaz.ione e le d1f· ficoltà per interpretarlo n– mangono notcvoll. Il filo della matassa .ncn interessa perché Bern~n f.a suo, senza studi~ tccmc~, 11 colore di un sentimento, I an· gosciosa cre~c~ta. delle vibra· zioni, l'acqu1s1r:s1 pro~lema• tico degli ccc1tamcnll che, man mano, sviluppando_si! fanno dei personaggi uom1~1 alla ricerca della propna storia e del propria d~tino. La vicenda, la trama ,1I sus· seguirsi dei fatti sono uo pre· testo, un qualcosa di lim\– talo di fronte alla predami: nantc urgenza di narrare iJ perché del nascere e il per· ché del morire di stati d'ani· mo, di amori, di preoccupa· zioni e di ricordi che vanno e \'engono. senza ord\ne, ~ capriccio, nella estrosità d1 una fantasia pronta a co• gliere nel passato il rim– pianto e la crudel.tà della me·. moria. Un esempio è Domam e poi domani - il rom~nzo più compiuto di Bcman, a nostro avviso -· nel quale ~e la vicenda dell'Avvocato N1· cola Monari, notaio de/~a. re– pt1bblico, giudice C;OUCl/lO!0· re alla Pretura dt Torr,10, vcdo,·o, si volge c~ntraua nel suo amore senile per Virginia lo giovane manicure conosciula quest'ultima eslo– te a Chianciano e nella lott~ contro i figli, il paese e gh amici, in verità, qucll<? <:hc interessa è la volontà d1 g1o_· ,•inezza calda che prende 11 notaio, la gioia delle . sue giornate fiorenu.ne, la d1spe• razione del buio della sua casa la egoistica incompren· sion~ di Giovannino, l'alluci· nante trionfo razionale . del medico il piccolo teccest, le meditazioni intraviste e spic– catamente sociali di Renato Sibbali. Cioè, non è la tra· ma che preoccupa qua nt.o queste illusioni e ~ucs.te d1· sperazioni: moment., nei q ua· li, senza mezze misure, con tecnica narrati\•a limitata, ma con spietata e sicur? l'!lano di psicologo, Bernar:1 d1sco-– pre le colpe presenti e pas• satc, le speranze, le illu~i~mi~ le a11esc covate, le. ambmom pompose che strat1fi~oo ve-: rità intime e tragiche dei singoli. E in Amore amaro la vi– cenda ulteriormente si nega. La vicenda a tre - Lui gio-– vane Lei vedova e matura e il 'figlio cli Lei che cresce Eticità dell'eresia medievale nell'opera di Gioacchino Volpe Il Il Volpe, • antisocioloi;o e antisemplicista • per pro,ata esperienza, non pote, a :i;ol– tanto in omaggio al suo rea– lismo storico cadere nel tra– bocchetto delle categorie so· ciologiche. Sulla scorta ~o– prattutlo dei documenti rac• colti dal DO!linger e delle ri– cerche espletate dal Tocco, doveva convincersi che in lanto una storia delle selle eretiche si rendeva possibile, in quanlo la si fosse intrec– ciata all'altra delle partico– lari condizioni posith•e della nuova società sorta dopo il Mille. E, a tal proposito. ci piacerebbe dire, servendoci di un'espressione psicologica, che al Volpe economico--giu– ridico le eresie siano venute i n con t r o spontaneamente, quasi di prepotenza, senza che lo storico, tutto preso dallo studio di problemj con– crcli del mondo medie"ale, sentisse per esse una parti– colare attrazione. Perché se mettiamo conto che il Me– diOC\'Ovolpiano è tutto satu– ro della vicenda d'un popolo che si va formando e si agi– ta per definire i limiti .del diriuo pubblico e del priva– to del laicato e del chieri– ca1to, delle libertà privilegia– te vuoi del Comune vuoi del Vescovado, dei patrimoni 1r.1 le varie classi e delle classi stesse: si potr.l anche giusti– ficare chi abbia creduto di meravigliarsi di veder inse– rire, in una visione storica cosl conseguente, un elemen– to all'apparenza eterogeneo come le eresie, e di vederle traltate matcrialisticamente. Si sa, d'accordo, che il Vol– pe mcdievalisla subisce :n gran parte gli stimoli del materialismo storico, e che una sua visione dei movi– menti religiosi, secondo i canoni metodologici di quel– la filosofia, potrebbe non co– stituire nessuna sorpresa; ma com•errà subito aggiun– gere che, poiché le eresie presenLano spiccali C3r3lteri sociali, il Volpe (il quale, ol– tretutto, è storico troppo at– tento ed empirico perché ami costruire la storia a priori) non avrebbe a\'uto nessun in– teresse logico di evocare, in chia,·c materialistica, un fe– nomeno che già di per sé si presenta ad essere interprc· tato come una concreta ma– nifestazione della società medievale. In altre parole si vuol dire che, obbiettivamen– te, quasi si poneva in esse– re una felice rispondenza tra le idee dello storico e l'og– getto da trattare. Né sarà superfluo rammen– tare che la storia delle eresie è dovuta, nei risultati più notevoli, proprio aglj_ stoi:ici della scuola econom1co-g1u– ridica - ciò che potrebbe an– cora una volta comprova re quanto quelle fossero mate• riale di insoddisfazioni e bi- sogni sociali - come, ad esempio, Antonino Di Stefa– no che si spinge sino a con– siderare i movimenti religio– si quasi • un aspetto di quel– la eresia politica. ch'è il mo– vimento comunale•· E, quan– to all'attualità dell'indagine, non si può non tenere nel de– bito conto come certa sug– gestione, desunta dall'osser– ,·azìone di problemi presen– ti, sollecitasse la simpatia di questi storici per i temi del– le eresie medievali: del resto, lo stesso Volpe ci autorizza a crederlo, allorché dichiara che, sebbene al di fuori del– le questioni che si dibatte\'a– nono allora in Italia tra il 1907 e il 1912, si sen1l intc· ressato alle tesi dei novato– ri e de2li ortodossi, che ri– da,•ano • certo in1crcsse at– tuale ad avvenimenti di set– te od otto secoli addietro•· Ora il fatto che la Chiesa, nonché societas fidelium, fos– se anche un'istituzione positi– va con tendenza a coim•ol– gere, nel suo programma di ecc/esia triumpJrons, interes– si mondani, può spiegare, nella cangiante società me– dievale, l'ineluttabilità di una sia pur disordinata reazione laica in nome di diritti con– cuJca;i e offesi: di modo che la proposizione del Ran• ke che il dissidio tra la Chiesa e lo Stato è di natura istituzionale può assumere, in tal caso, un ,,aJore meto· dologico non del tulio ar· bilrario. Che infatti le eresie dell'età di mezzo si mischi– no al conflitto tra l'istituzio– ne della Chiesa visibile e l'altra più vaga del mondo laico. perché non ancora ben definita secondo precisi ca– ratteri statuali, ma comun• que varia di interessi conver– genti e contrastanti, e ric– ca di tutti gli umo1; di un'u– manità spregiudicata in ascesa. ci pare, tenuto con• to delle aspirazioni teocra– tiche del Papal'o, una circo– stanza nient'affatto margina• le. Tant'è vero cbe da quan– do il Volpe concepì il suo li– bro sulle eresie, or è circa mezzo secolo, la successiva storiografia non ha saputo darci una versione diversa e parimenti articolata dei mo• vimenti religiosi. E sl che l'idealismo storicistico degli ultimi quarant'anni J)Otcva a,·crc tutte le armi, forte del suo acquisito prestigio me– todologico, per operare, co– me intendeva, una rcvi$iione dell'interpretazione realistica delle eresie medic"ali: ma non essendoci riuscito è da supporre che abbia ritenuto inadeguato alla bisogna il metodo storiografico delle idee per problemi che re– stano al di qua dell'ideo– logia. E, infatti, che risultati si sono in seguito registrati quanto a studi sulle eresie del Medioevo? A volerle ri– i1J3.I'date come un fatto pre- valentemente rcli~ioso, la storiografia idealistica avrcb• be potuto arricchire un ca– pitolo di più di storia della filosofia o delle idee religio· se, ma sarebbe scivolata nel dottrinarismo, senza tener conio che le sue eresie, cosi sublimate. si sarebbero ri– clo11e a vere e proprie fan– tasime. Anche il Morg_hen, ch'è uno degli storici ideali– sti meno astratti, e çhe si è proposto il compito di ri– vedere il giudizio sulle ere– sie del basso Medioevo, nel· la convinzione che • queste ~ono sopraltullo manifesta• zioni dello spirito religioso ... e che debbono perciò e~serc studiate come fenomeno es– senzialmente religioso e in– quadrate nella storia della spiritualità. cristiana degli ul– timi secoli del Medioevo•: anche il Morghcn, dicevamo, doveva cadere, col metodo idealisticb, nell'indagine dot– trinaria dell'eresia, dimo· strando (giustamente) che i Catari, nulla mutuando dal Manicheismo, sono, insieme con le altre sètte, espressio• ne non già di scnUmenLi re• liaiosi fissati in una teologia, bensì di atteggiamenti span– tanei di ,,ita evangelica. E allora: se le eresie si sottrag• gono ad essere codificate in un sistema e denunziano la fragililà d'un programma cul– turale. non è lecito pensare che la loro vera storia sia piu esteriore, ibrida e torbi– da: quasi un lato, un mo• mento o un ri□esso di quel– la società medievale, in cui i confini del sacro e del pro• fano si confondono, e interes– si religiosi e mondani si de- 1crminano e si condizionano a vicenda? Del resto una negazione dottrinaria dell'eresia, spo– stando il punto di osserva– zione in altro campo storio– grafico, è negata, con non minore decisione. dagli stu· diosi cattolici, come il p. Dondainc e il p. llarino da Milano. Ma anche qui si 1rat• ta di studi eruditi e partico• lari, che, proprio in virtù del loro orientamento, tendente alla ricerca della essenza più schictlamente religiosa dei moti ereticali, non riescono ad andar ohrc una dichiara– zione di insoddisfazione del– la valutazione economicistica delle eresie. Sarà il caso di chiedersi: potrà essere pos– sibile superare H nominali– smo dei movimenti religiosi del Medioevo?; e, di essi, si riuscirà a trovare un fon– damento dottrinario comune? Soltanto dalla risposta a qucs1i interrogativi, piuttosto retorici considera.odo l'cstre• ma varietà e differenziazione della grezza eterodossia di quell'età, dipenderà la vali· dità degli assunti della più aggiornata storiografia. Allo stato presente delle cose, pe– rò, bisognerà convenire che il libro dct Volpe continua a 1;mancre insuperato e come visione d'insieme e come scoperta del valore uUlita– ristico delle ideologie. E cer– to il suo successo, nonché alla fincZ7.a di un racconto ricco di chiaroscuri e di ma• tcria viva e palpitante, è dovuto alla rara ~apicnza con cui l'A. è 1iuscilo a dar pia• sticilà al fenomeno ereticale, scnrcndosi, allo scopo, degli infinili ingrcdicnli che la più comprensiva e concreta storia medievale, dall'XI al XTV secolo. poteva offrirgli. Questo volume sulle eresie è composto di tre capitoli, che potrebbero benissimo stare ognuno a sé, in quan– to rappresentano i tre mo· menti fondamentali del sor– gere, svilupparsi e decadere dei movimenti ereticali. Esso è frullo di più ampi .studi che l'A. andava ~ompicndo, nei primi anni del secolo, col fine di stendere una storia dei rapporti tra Stato e Chie– sa ncll'Ilalia medievale. Che se poi questo diseg·no non polé rcali7.zarsi, se ne dovrà probabilmente 1ro,•are la causa, ohre che nell'essere stato lo studioso preso da allri lavori, anche nella dif– ficoltà di fissare in rigidi schemi una materia quant'al– tro mai fluttuante e poii,,a– lcnte e di semplificare senti– mcn1i e azioni piutlosto cao• tici in una società i cui fat– tori si ponevano .:omc cle– menti irreducibili a un tulio. In ogni modo dal proposito originario di una storia dei rapporii lra Stato e Cl:tiesa. di cui il Volpe non mancò di fissare una traccia in quat– tro lezioni tenute alla Bibl:o– tcca filosofica di Firenze. me– glio pote,,a discendere, come difalli avvenne, una serie di studi pa)-licolari su alcune città minori della Toscar,a. Così, con più aderenza alla reailà delle cose, i rappcrti tra Stato e Chiesa, tra in– teressi contras1an1i del lai• calo e ·chiericato, Ira Comu• ne e Vescovado, che sono poi inlcressi patrimoniali, giurisdizionali, tributari, ec– cetera, sarebbero s1ati dal Volpe tradotti. con largo movimento, nella storia dei movimenti religiosi. Qui ogni pericolo di tipizzazione e ge– ncr-ali7.zazione è scongiurato; e ci si addentra nell'esame minuto, particolarea:giato, in• dividualiu.ato dei. conflitti che variano da città a cit1à, da regione a regione, da fa– miglia a famiglia. L'eresia diventa il filo conduuore. la guida più valida a inquadra– re i conflit1i di istituzioni e partiti, sicché la sua storia diventa in realtà e storia di competizioni guelfe e thibcl– linc. di conflitto Papa-Impe– ratore o re di Sicilia, di co– stituzione degli stati con re– lati\ro bagaglio di dottrine in ordine ai rapponi con la Chiesa, alla proprietà eccle– siastica, ccc. (Con.tinUD.} Dorn~nira-28 m•J?!'io ]961 A. Marchi: e li ritrailo del Duca di Relch1tadt offerto a ~apoleone dal compagni di esilio• flffimn 1111utntn: ,tnll'l:lhn nlln 11t6rfP * Napoleone nell'arte * tli GIA1\'1''IIJll'PtJ CAHCA,110 Napoleone giunse o_ll'J.-._olo d'Elba il 3 moggio /8/4 e subito s1 nuse ad orgoni:::.ore il suo piccolo Regno ti quale ebbe a1<clre in Combrom,e il suo comandante genuole. Ovviamente in quel tempo tutta l'Europa si andò riempiendo di coricolure a,1tiua· po/eoniche fino a quando, improvvisamente, il /. mor:.o 1815 si sparge\'a la strabiliante 11oti:Joche l'imperatore era sbarcalo m ter• ra di Francio e do Comte.s stava marciando verso Parigi, ove giungerà il giorno 10._ I motivi che spmsero Napoleone o riten– tare la sorte delle armi furono vari, fra cui lo /011to11am.odel figlio, l'abbandono di Ma· ria Luisa, e specialmente le ,•ocl semp,:e piu i11sis1e,11i clte sarebbe ~lato deportato m qualche faolo tleserto. Il succes~o dello sbarco Ju possrbile_ per il (a\·orevole esito di due eptsodJ ,m~llari: il rifiuto dei soldati di Lm baltaglto,fe, 1111•,a– tos:li incontro do Grenoble, a sp,1rarg1Lad– dosso avendoli egli, inerme, arringali con la celebre frase: • Se \'i e fra ,:oi cl11 voglia 11ccidere il suo imperatore, puo farlo ... Ec· comi!• e la successivo adesione a Napo-– leone del comandanlc il 7. reggimento che gli oprfra, senza sparare w1 sol'? colpo d~ fucile, le porte di Grenoble. E z due falli furono ricordati rispeltivamenle do B.ellot1· s:é. in una Jitogra'{i.a,e da Steuben m mt quadro, il cui valore stonco supera qudlo or¼f:~c:t/uistato it trono, ,yaI?fJleone lo le· ga(i--a subito con wt pleb1sc110 che appro– \'O -;;no nuol'a costirn:ione molto liberale ed elesse una nuo,·o Camera dei Depwari, mentre scrive ai regnanti europei di desi· derare la pace. Ma comprende pr~to cJ1e l'Europa coalizzata 11011 può e5.sergh ~nuca e si preporp alla guerra. E rl /8 g1ug110 /815 si comballe a Waterloo quella elle_ Welli11gto11definirà come • la boltaglia det giganti•· Dopo la scon/ilta, Napoleone ritorna a Parigi ove il 22 giu~no ~bdic~ .a fov?re del figlio, co11seg11at1do~1 po, oglt mg/es,. Il 14 luglio Napoleot1e si imbarca sul • Dellcro· fonte•, da do\•e il 7 agosto e trasportato su_I • Nortlmmberla11d •. la ua\'e elle lo portera a Sa11fEle110 ove giunge il 16 ottobre 1815 ed ove traséorrern sci anni di prigionia, fino a quando morì il 5 mogg~o /8Zl, data re.so familiare dall'ode mon:.omano. Ed anche rimbarco sul • Bellerofonle • ~ .staro tramandato in 111,mc:rose tampe papo– lori alcune delle quali di pregevole fouuro: e /'i11glesc Eastlake dipinse m1 • N:i.polcone a bordo del Bellerofontc • che f:1 a !>Ila ,,ofra inciso do altri. Acquarelli, disegni, incisio_ni e c_aricaiure furono dedicati alla prigio,uo di ,\ o po/eone a Sant'Eleno e di lui abbiamo 1111mogi,u reali e di fo11tas1asecondo il luogo O\'e le opere furono eseguile, nell'isolo o in Europa. Autori delle prime furono artisli d1/et1011· ti, ufficiali inglesi, il cui m1!co scopo era quello di ridico/arizz.arc l'od,oto 11em1co. Il più famoso di tali disegni, .:mommo, reca la data del 5 giugno /820 e rappresenta Napoleone con le maui in tasca, lo pancia molto gonfia, i capelli arruffati, il viso adirato. Fra /e caricomre 1edesche, la più nota è quella intitolala • Il nuoyo Robinson ~ .o,·e l'imperatore ha in capo 11 berrettç, fr,gzo e si ripara sollo 1111 ombrello, cm sovrruta l'a~~~~ioi,::~~~~lededicò w10 sua litografi~ a w1 Napoleone in costume da giordimere ideo/ìzi.ando quella che era l'immagmc. dc.I· l'imperatore prigioniero, volgari.::.ato da 1111a quantità di stampe 011011ime. E in 1111a caricawro colorata del tempo, Napoleone è ritrailo, in pantofole e berretta da nolle, mentre scrfre il suo 1es1amento elle è un significativo esempio dell'odio politico, come appare dal sud lesto: • lo 11011 lascio lo mio 011ima, perché 11011 sono troppo si– curo di possederne: mo lascio il mio patri· ,nonio, com'era nel 1789, alla mia famiglia, che se lo dividerà in porti uguali. Lascio il mio iucchero di barbabietole agli ammalar, di petto. lascio i miei alleati allo buona cirtà di Parigi: la mio probità ai galeotti; la mia parola d'onore a Ney; i miei pro– clami a Coruot; Io mia 11ma11itàai G1ocobi• ni: l'esempio dei miei errori ai ger.eroli in pericolo; le mie pistole a chi sappia ser– virsene; gli insetti che Ilo portalo dall'Egi110 ai miei devoti ciambellani; il mio coslllme del comvo di Maggio ai noleggiatori d: do· mit10 per il carnevale: i miei errori <forro– arafio all'Istituto; infine lascio il mio pa· negirico a M. E. Dono, iu proprie.là assoluta il mio scheletro alla scu oio di M etliciua •· Le ultime varo/e di Napoleone morente fflrono: • Fra11ce, lète, armt!.e.... •· E ollrc alla maschera del viso f)re.5a dall'At1tomorchi, è un disegno d'1111 iugle,;e, il capitano Williom Crokott, che sar/J. il pri– mo a portare iu Europa la noti;:,iadello mo1·– te di Nopoleo11e insieme al processo ve,• baie del/'0111opsia, a tramandare nei secoli l'espressione di serenitiJ che ,raspare dalla faccia esangue dell'imperarore; mono sul letto da campo del quale si era sen•ìto du· raHle il periodo dell'esilio. Ma neppure la morte mise termine al· l'esaltazione o al vilipe11dio del mito napo– leonico che continuò ad essere il tema pre– ferilo sia nelle stampe popolari sia in 011- tenticl1e opere d'arte: fra queste la scultura di Rude, cli risveglio di Napoleone• che ven11e inaugurala nel /847 o Fixi11, su com· missio11e d'un \·eccl,io combn11e111c della • Grande Armata». Ma. già Orazio Verm~t aveva dipinto wt • NapallOIE _.i 1$ di mont>-. ta/fi&w:ando l'imperatore con il_capo cii:to di: uno corer 110 di alloro me,ure sora Jsab~y o n1rarre la scert11 de/fc Imbarco dei fC!oti del11mpe· ra1ore S"apolcone a bordo della frC""~ta " La Belle Poule Ottale fos::,e l'omore di Xopolume per suo figlio è dimostrato anche dalle oper~ d erte ,:he l'imperatore volle 1sp1rot~al R_e d1 Roma: e fu Franque a ntrarre \fono U,na che al:;a i ,•eli dello culla 0\-'C: giace ignudo 11 bam– bi110 in wt quadro che e oggi al \.fusw di Versailles e Benner ad esegmre nel IS/5 un • Napoleone Ir •,.festoso immagine d"un bim• bo ancoro felice, ignaro della sorte OV\--ersa che il destino gli ~n·erà.. \lo nel ritrailo di do/fmger. ~apoleone l I a 16 anni il pallido g101·onctto ,ippare presago d.?.Jlosua mutile v110 \la nel ritrailo di Doflinger, • ~apokone, allontanalo dallo moglie e dal figlio, trovo nelle -stampe popolari lf''a sua nobile ~l- 1a;Jo11e:cos, ecco wr • ~apoleone: a Sant Ele– na che rice\e il quadro del figho •. non guz • Re di Roma• mo ~ Duca di Re1chs1adt ,. e l'incisione è accompagnata da alira ese– guito a contorni e limitala al semp_lice ac– cenno dei person_ag~i CM son~ sto_tLnume– rati per una m1g/10re loro 1den11fica.:,.one. Apprendiamo così che alla patetica scena tl.S!liste,•a il ristrello gruppo del suo ~aznto quei fedeli chi!! condù-·isero le t~te~ del– l'esilio del loro sire, e le angherie del go– t•ernatore H11dsot1 lowe, fra i quali il ge– nerale conte Ber1rand, sua moglie, i s~i figli, il maggiore di nome Xapo_Le,qne ed 11 minore nato a Sont'Elena, e cluama10_ dal– l'imperatore • il suo tirannello• ed m/ir..e il le'~':,~1! 0~:~ 1~~ 1 ~ 0 7/"~~",;;;11ento: • .\'ape>- leone oppresso, ma non avl'ilito nd suo E. A. GuUlon: • L'addio alla Frane.la• esilio a Sanl'Elena, sede,·asi corrucciato da.I /e11to .i;110 malore, ed m1meHo neg/1 altrt suot ~~:~~:~;/,r: 11 t,·l ,:~~:::: 1 °11~,~~~dr~il '':lf a~~-~ del Duca di Reichsladt, sorpreço Egli da .,ubita indi~tinta commo:.1ot1e di alfet11, .i;tringenc/o \'iolenteme1_1te .a_mano del_conte Bertrand esclamò• \110 figlio!! ..... Cari ami– ci, io ,•i ringra:io! .... Egli uoto francese, egli sofotato Re al suo nascere, dn·e11u10 ora principe austriaco! ..... ed io gli a,·e'"o formato utt palrinzonio si luminO!>Odi glo– rio e tli polere! •····· Naturalmente 111111 i membri della /ami· ~lia di Napoleo11e ebbero l'onore di w1a. rconografia ufficiale: a cominciare da le- 11:.iaRamormo, la \ladre, che Ce,ard raras– .i;e cot1 ~bile grazio accanto al busto marmo· reo del celebre '{i.glia. Il Proud'Ho11 iln•ece non abbandono il mo !>tilesciallo e fa,ita<;ioso ue/ ritrailo dr Gj11· seppi11a Bcauhan,ois, 11otoriome11tc. non bel· la, ma clte egli ammanta di un fascino ,·i\·a– ce e intelli!!e11te. htcoronata imperatrice, Giuseppino trO\'a w1 più castigato i11terpre1e della sua femminilità in Gerard, che, dedi• cherà poi anche alla 11t10l'osol'rana, \!aria Luisa. tm quadro che la raffiguro m piedi me11tre sorregge il Re di Roma, appoggiato, ~eminudo, sullo fastosa culla. Fra le sorelle, Poo/i,10, oltre ad essere. stara la modella reale ed ideale della celebre scul– tura del Cano,•o, ci appare assai più rivesti– ta in una pitwra del le/evre, o,·e no11_man– ca una artificiosa acconciatura lendente a 11ascondere l'imperfe::ione dell'orecchio. \laria Carolina, regina di Napoli. \·enne dipinta dal le Bnm mentre è l'italiano To– fanelli o ritrarre Elisa Bociocclti, principessa di Piombino. Lefevre eseguirà pure i ritraiti det fratelli di Napoleone, Giuseppe e Luigi. meutre e an– coro Gerord o darci una fiera immagi,ie del prode Gioocclmto Mural \la onclte la più accanita fra le 0\Tersarie di Napoleo11e ha avuto illustri esaltatori delle sue grazie: e furono la Morin, il Da– v!d. ed il. Cerard: e gli ultimi due, facendo rivivere ,I ,•olto gro,10$0 e delica10 di .\Ja. dame Recamier, semi.sdraiata s11 wi ltpico divano, lta11110. ::,1 può dire, tramandolo i ca• noni dello slile impero: e dietro a queste ~emplici linee d'arte. e d_icostume, si agita ti dramma e _la. gloria dt w1a Na::ione e di un Uomo. (Fme). .

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