La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 22 - 28 maggio 1961

LA FIERA LE'TTERAR '.Anno XVI . N. 22 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 28 maggio 19lff SI PUBBLICA LA DOMENICA * Fondato da UMllElffU FHACCHIA * Diretto da DlEGU fA88lU QUESTO NU LEHO L. 100 DIREZIONE. A.t"1MINISTRAZIONE: Roma - VI a del Corso. 303 • Tel. 687645 - Amministrai.ione Tel. 073015 - PUBBLIClTA': AmminJstrazlone· e LA FlERA LETTERARIA 9 • Via del Cor10, 303 - Roma - TARIFFA L 150 al mlUlmetro • ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 - Semestre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 · Estero: Annuo lirr 7.000 . Copia arretrata lire 150 - Spedizione fn conto corrente Postale (Gruppo il) - Conto corrente postale numero 1/31428 DUE POESIE INEDITE * /, .0 SPESSO Glf,Jr UNJf VALGONO GLJT * lL'll'R.I Franz Werfel l j / '. I Letterali ''inviati e GIRANDOATTORNOA TE Se piango, Dio, perché Tu T'allontani da me, è inganno; e se dico che sei vicino a me nella beata severa essenza, è ancora inganno perché non T'allontani né T'accosti: Tu avvampi immoto, ardi immobilmente, ed io, girando attorno a Te in ellissi, talvolta brucio sotto il fascio dei raggi talvolta gelo perché sono lontano. NEPPUREUNDUBBIO Perdonami, Signore: mi dài forza ogni giorno, seguendomi col Tuo sguardo; ma io - lo sai - sostengo i deboli soltanto col più debole conforto. Tu certo hai visto quando dalla soglia un pallido infelice m 1 implorava, hai visto che non l'ho soccorso 1 freddi consigli offrendo 1 non riparo. Perdonami che quando una misuré& traboccante d'affanno per martirio e cupa dannazione entrava nella mia vita, perdonami ch'io fossi cosi certo di Te. Traduzione di GILDA MUSA I / ' ' / I I I f I I I i I j I ' i I \ \ , .. I . \ \.. '· ·, ' ~ ("--------------------~ :. , Alcune prlncl pcue nap olconldl In unn litografia popolare. (Con questo innncro termin« wervlz.lo dl G. Cnrcano sul Mito napoleonico nell'arte. Vedi pai. 4) Nel '36, Alfredo Gargiulo I ~~~~!~ ~l~un~rti;ffi~ssf~ni e~: proposito della letteratura di 11iaggi, allora fiorente nella terza pagina dei 2randi quo– tidiani. E distinse i viaggia– tori in • professionali del , ia~gio » e in non professio– nali, ,aie a dire in giornalisti e in scrittori. Ma. piU che pretendere di separare gli uni dagli altri, lo foce per cercar di mettere in luce co– me nel miglioramen10 dei t~n~fiJ~ssfn~~s~icod~tt'e~c::i~ pio offerto dai secondi me– diante lo ::itcsso «genere• del • ,·iaggio •· lnteso come e, isione di IUO(!:hi •. quel genere era in– fatti stato rinno,·ato dagli scrillori, sia riversandosi nel paesaggio e sia rifugiandosi nella cultura, per soddisfare il bisogno di .:obbiettivarsi. uscir d3 sé, liberarsi comun– que dall'infonne sentimento•• avanti d'affrontarne l'espres– sione arlistica. E ciò in cor– rispondenza alla disposizione piU caratteristica di quel pe– riodo. identiricabile in un 41 gran 1umullo spil;tuate • e nel1'41 ansia di significarlo nel– la sua profonda interiorila •; e cercando nel contempo e ogni sorrn di addentellati col mondo. di a{>poggidal di fu01i "· a11ra,erso sia 41 timidi sacrificati tcntath·i d'arte• e sia 41 i dati e i punti di dsta di cui C appor1a1,;cc la i.;ul– turn •· Tutto il contr.1rio. in– somma, del solipsismo e dell'estetismo di cui qucili scri11ori ,·enivano arbitraria– men1c designati come gli ar– rognnti campioni, qua~i .che realmente fossero solo capaci di iidurrc tullo a fa110 pcr– ~onale e a bella forma. !\len– tr'im•ece la loro presunta soggetth-i1à non cessava d'ela– borarsi criticamente fino a risoh 1 ersi in una oggettidtà, magari non aliena da qual– che o: sprep:iudicatezza ironi– ca •· pur di stare al riparo di dall'illustratho e dal lette– rario e pur di .salvar co~1. oltre alle ragioni della geo– grafia, anche quelle della storia. Ed cn, una storia che, in quel frangen1e, secondo un enunciato del Manzoni, Ma, a a garanzia 1.1n10dell3 pocsi;1 quanto della \Crit;\. Inoltre, agevolando il passagaio dal– la cultur:.1 alla lettcr.itura, conferma, a il , alorc di uno dei caratteri positi\i 1;scon– trati dal Gargiulo nel periodo successivo alla Voce. (Gauet– ra del Popolo, 29 dicembre 1936; ora in Letteratura ita– liana del No1·ecc11to, 609-613}. Mette\ ~1 dunque conto re– gistrare che di un simile no.n C?mun~ e non fugace r\!qu1~ silo si erano a\·vantagg1at1 anche i prof~:.ionali del viaggio. Non rimanendo per nulla insensibili al gareggi.inie al• ternarsi dei prop1i articoli di viaggio con quelli di ,1l– cuni 11-a. i piu egregi colla– boratori di ter1.a pagina. gli e inviati-speciali• di profc<i– sione seppero accrescere in campo \eucrario il pre:.1ig10 di cui già godc\·ano in quello giornalistico; e contribuiro– no a diminuire. nel -,ettorc dei \ iaggi, il divario tra gior– nalismo e lc1tc1~.itur:i. Per · giunta \ i riuscirono con re– ciproco gio,amcnto. E qual– che buon libro di , iaag10. dO\C pili t_urdi fu trascelto c raccolto ti meglio di cerll 41 !<ocnbd •. non a torto rci.;a in copertina il loro nome. An1i e da l:unentarc non com– paia piu di lrcqucntc in ql1,ll– cbc apposita collc1.ione di viaggi, che per certo - se un editore ben informato :.i dccide:.M~ :.\d <Htuarla col J>rOJ)O::,ito di proseguirla - ~ft 1 1~d<'Ji3i~~te 11 :t\~c~~111l~i 11 ~ a roman1.ucoli seni.a co- ---~--------- I 81 1.~t~Cgna!'l.7.ionc del G,1r• OJRIIGH.~JI. DEL PE~SUERO * <C'ONTJEL'\JLPOHANEO S. Agostino e l'estetica moderna n problema dell'arte è Insolubile se non si tiene conto delle varie fasi di queJ processo operativu da cui nasce l'opera c1·arte. Fasi e processo che devono risultare da una filosofia reali<:tica nei rituardi drl– r autentica natura della persona umana. Possiamo dire quindi che la risoluzione di questo oroblcma dipenda dall'im– postazione di una filosofia dell'uomo che penct ri il PÌ.-1 orofondamcnte possi– bile il ~uo mistt."ro. proprio perch{' l':trtc r. tra le atti– \"it,l umane. una delle più lcP.atr ::il mi~tcro ontolo– trico dell::i sua \'ita. in ou:>nto tende. fcnomeno– lo,l?i~~mente. :t mostrarce– lo ad r~primercelo Quindi. due presupposti filo~ofki sono basilari alla risoluzione del problema Mm·oledì ellaFiera per~larioGuidotti * • Mercoledì della Fie– ra• seguitano ad attirare l'attenzione del pubblico e della stampa romana. Essi si svolgono, come e noto, nella Sala dell'Arco di Pa– la.zzeuo Bonaparte (via del Corso. 300) in collaborazio– ne con la sottostanre li– breria Ai D!oscuri. Sino ad ora sono sia.ti presentati: Teatro tragico italiano, antologia e sapgio di Federico Doglio: Fogaz– zaro e il suo piccolo mon· do a cura di Onorino Mor– ra. Proce~so Karamazov · I Demoni di Diego Fabbri, ti Jibro che raccoglie la µiti recente produ;:i0ne dram– matica del nostro Diret– tore, in edizione Vallecchi. i\1 crcoledi 24 mapgio è stato messo in dibattito Lo scrittore disintegrato (Val– lecchi Ed.) di Mario Gui– dott1. Parteciperanno alla di~cu.,.,ione. aperto do Fab– bri. ali scrillor1 \flndimiro Cayoli. Gitueppe Cassieri , Lucia.no Lu!si. dell'arte perche 1mp1esctn– dibili alla conoscenza del– l'uomo stesso: la creilli\'ità del suo spirito e la moda– lità dualistica di tale sin– tesi. Ove si ne~l11no queste due evidenti condi1.ion1 non si ha possibilitil di risoluzione del problema di cui ci stiamo interc!-– sando. nè. tanto meno. di una ba:-e filo:-ofica su cui poter impiantare 1111 e;iu· dizio critico ri~uardante la moralità dell'opera rfartc. cl-te non -;ia intellettuali– :-tico. os..'-fr1.estrinseco alla :-:tessa nat;.,1ra dclr arte. piutto:-to che proceda dalle sue intime qualità. Ora. ne! pensiero di .-\e:ostino tro,·iamo l'oriei– ne di quella rincssionc in· torno nll'arte che. come è da tutti ri-.aputo. fu. nel– repoca moderna. sdluppa- di la dispersione della sua unità spirituale in concu· piscenza cd intelletto. en– tro la complessità della persona. si ra coscienza da quel profondo in cui e caduta - subconscio. di– remmo 0J?jl;i- e tende a superare la sua condizione come ratio i11Jerior che. volta alla conoscenza del mondo. dà la scienza. e come ratio suµerior che. innalzandosi oltre il sen– sibile nella ricerca delle verità eterne. dà la sa– pienza. Per cui e lecito analo– .eicamente concludere che. anche il processo lirico segua lo stesso iter del pensiero. e. dal subconscio ove risiede l'essenza ra– zionale dello spirito (2). ,llAHl 1 AHUI cerchi. nella coscienza. d1 signifìcnrc per immagini ciò che l'essenza muo,·e. ~: l'immagine. che tro– viamo nella memoria, e il noto che amiamo e col quale si.'mifichiamo ciò che cerchiamo (3). poiche nel– l'essenza. imma.e:ine di Dio. stanno le stesse ragioni eterne (4) che entro le immagini esprimono cio verso cui tendiamo. :\la. poiche l'analo,!?ia del noto con l'ignoto si ra dal– la memoria in cui stanno raccolte le 1mmai:::ini eià cono~ciute. la memoria. che non può essere tutta in atto (5). deve attua– lizzarsi eia una poten.:;a che sia orima della co– scien7a (6); potenza at– t1105a che diventa coscien- za nel momento della SUA operazione. del suo esl– stenziarsi. La mc11s. infatti, che e intuisce quello che le è simile• (7), e :sivede come in uno specchio• (8) e. < pur non conoscendosi. conosce quanto sia bèllO conoscersi> (9): forse ot>r ~ una misteriosa remini– scenza che le ra vedere come ottimo fine la sua salvezza e la sua beatitu– dine. reminiscenza che. anche se lontana. non l'ha lasciata. e al qual fine crede non poter j?iun~cre. ~e non s·c conosciuta essa stessa. Così. mentre ama quello. questo cerca: e come noto ama ciò per cui cerca n~noto > (10). Da questa analogia di un bene perduto che la mente deve ritrovare in se stessa da quando s·c sprofondata nelle tenebre della carne, dalla sua es– senza come sede dell'eter– na verità. immagine di Dio. la mente si csisten· zia nelle immagini empi– riche pe1 un moto analo– ,Rico che e contemporanea– mente desiderio (11): il Quale si trasforma poi in amore quando la cosa e conosciuta. Dalla me11s. dunque, si crea un logo interiore (verbum) il quale C uni– tario ed indifferenziato di razionalità. e desiderio per determinarsi poi. a secon– da dei fini specifici ,·erso cui il loJ?o s'indirizza. in pensiero o volontà. Ma se il IOJ?Ointeriore e mosso dalla mens. esso però si invera nelle imma,Rini'che la memoria accumula dal senso e che la fantasia (contln~ pag. 2) ta cd esposta dn G.B. Vico 1----------------------------------------- Vico infatti riprende. in .stran oarte. la concez1011e filo<:.nfica a.e:ostiniana dcl– Lute come analo.e:ia. che e ca ratte !"istica. non tanto del pensiero di A,!?ostino più specificamente estetico (De musico). qu:tnto del suo sistema filosofico come è! esoosto. ad esempio. nel Dc Trinitotc. :\la in Ago– stino. dualista e realista. non esistono i limiti siste– matici che negano la pos– sibilità di una risoluzione del problema. delrarte. co· me accade nel razionali– smo de,i?li antichi e dei moderni. materialisti o idealisti che siano. il cui fondament;ile monismo non ne oermet te la risoluzione. Per questo esporremo bre,·emente il pensiero di Aeostino. cercando di co– e:liernc quelle rNtlistiche illumina7ioni rie:uardo il ~ostrato metafisico e psi– colo_eico della oocsia che possono servire. non solo ad una risoluzione del pro· blema. ma an.:he a porre nel suo più autentico ri– lie,·o si5tematico. e quin– di $\Orico. la logica poetica di G.B. Vico. fuori delle storture interpretath·c dei monismi idealisti e mate– rialisti. Per Agostino. la coscien– za è con$ee:uenza del pec– <'ato orfeinale (1). poich<' lro r;udone (mens). imm.l· J;!inc di Dio nelruomo. ina– bissatasi nella _carne per Polemiche sulla poesia in Germania Nella nuo\·a poesia tedesca sono .ittu3lmente distin– guibili due poli che possono essere r.1ppresentati molto chiaramente da due giovani autori: Helmut Heissenbi.it– tel e Hans Magnus Enzensbcr· ger. Poli che potrei definire negath o e positivo rispet- 1ivamcn1e, inserendo impli– citamente un personale ele– mento di giudizio. ma che preferisco non sottolineare. per delineare piuttosto uno staio di fatto, una condizio– ne poetica oltre che umana assai indicatila della poesia d'ogfi:i. Lo spunto a queste ossena1ioni mi è offeno dal nuo, o libro Mciii Gedicht ist 111ci11 \tesser (List-Bi.ichcr, Monaco, 1961) a cura di 1-lans Bendcr del quale in I1alia sono stati pubblicati alcuni racconti e poesie. Un ,·olumc con lo stesso tilolo venne s1ampato nel 1956 presse;> il Rothc Verlag; esaunto, nap– parc og~i i~ edi!-ione .tasca– bile amcch1to d1 testi mol– to in1crcssanli. fra cui ap– punto quelli di Heissenbii1- 1cl e di Enzensbergcr. la mia poesia ~ il mio coltello - questa è la tra– duzione del titolo - è una raccolta di brevi saggi, re– lazioni, o semplicemente let– tere redatte da poeti della nuo, 1 a generai.ione riguardan- ~m1gnl~ro~~!nt~1~~i C:i~.~~ utilb-simo ai poc1i stessi e ~te~~J[~ti~ssti~i::r;~~ ~ )(- cli GILVA ,IICJSA noi: un 'au1ochiarificazione, un'autodcfinizione. un'auto– critica inducono i singoli poeti a un ::iincero. obbielli– YOe:.ame della propria con– dizione - se non ,·ogliamo parlare di \'OCazione - di scri1tori in \'Crsi. nella società attuale, e nel 1essu10 cultu– rale d'oggi. nelle cui maglie il ::,ingoio autore trO\·a o ::,copre o crea il proprio filo. HeissenbU1tcl rappresenta l'esasperazione del tecnicismo ::,cmantico: • Ci siamo di– menticati - egli dice - che la le11erntura non consiste in rapprc:.entazioni, immagini, scntimcnll, opm1oni, tesi. contrasti ccc.. ma nella l111- fllla, e che non ha a che fare con null'alLro che con la lingua•· E oltre: 41Due sono le componenti della lingua: i \'ocaboli e la con– catenazione sintattica dei vo– caboli... Ma riconosco che il \CCChio modello linguistiQJ di soggetto-predicato-oggetto non sta più in piedi. L'usia– mo ancora, ma e già irrigi– dito. Appare abusato, corroso, avvizzito ... •· E conclude con l'unica possibilità raggiungi– bile per una poesia: 41 le com– binatiom 3stratte dj materia– le linguistico, un 1entath·o di penetrare per l,1 prim.-t \olla in un mondo che non si sottrae al linguaggio. 11 limite raggiunto non è il nulla né il caos, e il lìm.itc a ciò che non C ancora di– cibile•· Porta poi esempio di qucs1e «combinazioni» allitterazioni serrate, contra– sti Ycrbali, assonanze ,·oca– liche o consonantiche, deli– ,·azioni semantiche, frantu– mazione totale della frase. Heissenbi.ittel è considei-ato in una certa cerchia di adepti un caposcuola di questa tec– nica. All'allro polo sta lfans Ma- 2nus Enzensberger. (Di lui ricordo, per inciso, oltre due Y0lumi di versi. un'ottima antologia recente, Museum der modcrnen Poesie, Suhr– kamp, Francoforte, 1960, in cui sono presenti, fra ili autori 41 rivoluzionari • dal 1910 al '45, anche sei autori italiani: Campana. Palazzc– schi, Ungaretti. Montale, Quasimodo, Pavese, con tcs1i originali e traduzioni). Il suo inten·en10 dal titolo • Ar– rotini e poeti • è vivace e spigliato, per nulla " teuto– nico". Dice: e li materiale di chi scrive versi è in primo e in ultimo luogo la. lingua ... i\fa anche l'oggetto, proprio l'oggetto da tanto tempo passato di moda, è la mate– ria prima insostituibile della poesia. Se scrivo un verso, non posso parlare I se non parlo di qualcosa. E questo qualcosa, come pure il lin– guaggio, è la mia materia prima». Rifacendosi poi alla poetica di Gottfried Benn, il cui influsso è staio molto operante e vasto su una çran– de schiera di nuo\•i pocu, se– condo la quale - è un par– ticolare - 41 il materiale poe– tico de\'e essere tenuto fred– do•, Enzensbcrger osserva invece: e I miei oggetti, gli oggetti della mia poesia sono oggetti caldi, e non ne esi– stono altri, perché io vivo. come tutti, in un mondo di schiuma bollente ... Come si potrebbe e tenere freddi • ~~~s:;;m:0!t:~~C:~f 1 ' t~fr~to ai crocicchi o il juke-box del bar pill vicino... •· E ag– giunge con spirito: • E il linguaggio che invento non è né freddo né caldo. E' tiepido, come tiepido rimane anche nella bocca di quegli adepti ritarda1ari del • mondo del– l'espressione • che non co– noscono ~li oggetti e si li– mitano a formulare, secondo le regole dell'estetica di Benn, ciò che non hanno da dire. i\fa come mi comporto io con questo linguaggio tiepi– do? Lo avvicino agli oggetti, e subito si riscalda, una autocombustione spontanea. li e materiale artistico• s'ar– roventa, il testo fiammeggia, la sua energia esplode ... •· Per ov\•iare all'eccessivo (continua a pag. 2) giulo ;i,·rebbc do,uto hm– zionarc da a,allo e non sa– rebbe ,rnto difficile ccr,io- rarla coi testi. Ma paiché non disponiamo ancora di unn -'imilc colle1ione e i pochi bei • \'iagai • ristampati in , olume dobbi,1mo aci.;-onten– tarci di racimolarli qua e là, ciò non dipender.i forse dal– la circost:1mrt1che non sem– pre, ud un ries;1mc, ,i li\cla lutt'oro quel che, 3 prima , bta, ,embr.1 rilucere sullc colonne dei ouotidfoni? Indubbiamente va fatta d i– stinzione tra quelli chi: , i.ii! • giano per commissione d'un giornale e quelli che lo fanno per gusto proprio. Gli uni hanno l'itincrano piU o meno gia tracciato: non cosi gli altri, nnche se poi do\'rnnno ugualmente riforimc in qual– che terza pagina. La diffe– renza tra i rispetlivi articoli e la stessa che passa tra un • sen•izio • e un • viaggio•· E circa il • servizio• e anche da tener presente che. ad imporre il massimo della celcrita nella sua stesura e trasmissione, e principalmcn- 1e rossequio dovUto all'attua– lità in rapporto alla sempre crescente \·clocità dei mcui di comunicazione e al sem– pre incombente :.pauracchio della concorrcn1.a. Arrh"ar primi: ceco l'imperativo ca– tegorico da cui .:: tiranneg– giata la produzione dell'in– \'ialo-speciale, se vuole restar tale. Arrivar primi o fa1e colpo. Non così i letterati viaggianti. Ad essi e consen– tito convertire le impressioni in ricordi, le immagini in riflessioni, depositandole ne\ taccuino, finché, turnati a casa. le riordinano e le :.ten– dono con annonia e con ri– gore. La loro è una 41 spccia– lita • diversa; pii.I libera, ma nel contempo più vincolata dalle legai artistiche; e non va confusa. Altro è, poi, la– vorare dovendo buttarsi im– mediatamen1e sul microfono ed altro è farlo potendo an– cora pacatamente scr,irsi della J?Cnna e del calamaio. Perciò non è da stupire che, anche nella letteratura di viaggi, quando, dopo una situazione edonisticamcnte pittorica (culminata negli an– ni della Jloce, quantunque neanche allora sia mancato chi volle ficcare lo sguardo pfu addentro), si dctenninò una reazione e (con la llo,ula) si assistetle al sopravvento di esigenze critiche e stori– che: non è da stupire se, mutato l'animo, venne messo in opera un diverso modo di guardare e commentare ~li uomini e i paesi. Còmpito del buon letterato viaggiante fu più il comprendere che il descri,·erc. E poiché, dopo tante scoperte, non c'era qua– si piU nulla da scoprire. ma si trattava solo - e non era poco - di cercar di capire quel che stava accadendo, la maggior differenza tra i viaggia1ori antichi e i mo– derni fu colta nella mancanza di stupore e nella sovrab– bondan7,a di raziocinio ri– scontrabili nelle interpreta– zioni deijli ultimi. rispetto alle relazioni dei primi. Che altro furono, certi articoli di viaggio, se non recensioni cri– tiche? E come avrebbe potuto non trarre vantaggio dal– l'esempio del letterato viag- • • • in vitiggio speciali,, ~~o~\;zronncehe 1 defi!hni~ 1 t';- 1 :~ ciale? l11\cce, niente affatto. Stan– do a quel che Pancrazi osscr– ,ò in un anicolo giu!>IJP- rc~:~ier!u den~ll~~~~-sricc~!~ tcmbre 1947; ora in Della tollcran:a, 115-122), i dintti del colore e della letteratura • sarebbero , ia \"ia talmente aumentati " fino a diventar prepotcnli •· E quelle ch'e~– no state le fa\'orevoli benefi– che condizioni iniziali. in coin– cidenza col sorgere e fiorire della terza pagina, si sareb– bero ingrandite e sbilanciate tino a ro,·csciarsi del tu110. Per cui: • lo scriuore fu tutto e le cose. ch'egli dice\J o non diceva, quasi nulla •· E • le immagini tennero \CCC dei ragionamenti, le imprc,– :.ioni ,•alsero piu della logi– ca •· E • lutto o quasi tut 10 poté ridursi a fallo pcr-.ona– lc •· Ond·è che i più gio,ani " finirono per darci un gior– nalismo tutlo d'impressione e di 1a,oloz1.a•: mentre anche i piu anziani " impararono allora a fare uso parco e cauto dell'in1elligen1a "· Al!ora: quando? ,c1 tempo lasc1sta •: prcci::io P.mcr.u1; quando " riflct1ere. confron– tare, pre,edere, era i.;erta– mente molesto. e pote\ a d1- \entare pericoloso , . quando 41 il facile segreto di questo fallo molto palese era i.;he il regime a,e\'a le sue buone ragioni per fa,orire nel ~ior– n;ilisrno \ i,1$giantc (e anche in quc.llo di casa) un'infla- 1ione letteraria. Ol1rc e me– glio che con 41 quello rettorico e tamburc,giante, con quc– :-10 giornalismo soltanto let- 1 !erario e di colore esso , 'illude\ a di poter n;1scon– derc o ricoprire gli spazi la- sciati in bianco dalla raiio– ne •· Talché se un augurio ,1,·esse dO\UtO fare ai ii:ioma– li di domani - che sono poi. salvo errore, quelli no– .<ari di oaai -, Pancrazi l'avrebbe cosi formulato: « Più sil logismo e meno ta– \ 0l01.za• · E cosi infatti lo c ompl etò: • Augurerei loro di tornare ad es.sere, sempre soprattutto e a ogni costo, giornali ragionevoli Ma da, \·ero. nei dicci anni intercorsi dall'articolo di Gar– giulo all'articolo di Pancrazi, la situazione del giornalismo \·iaaaiante era tanto peggio– rata da meritare un deprez– amen10 CO'il rigoroso? E quella della letteratura \'Ìag– g1ante, che pur ave,·a conti– nuato a tro\ar posto m terza pagina? Giomalisu e lencrati a\·e\·ano 1u11i, sul scrio, du– rante i loro \ iaggj, per dirla con Pancrazi. imparato a 41 fumare <;enza nicotina•? , orni di autori, titoli di libri, anni di pubblicazione, - per poco che cc li faccia– mo tor nare alla m ente con qualche esaltc1.za. - ci sollc– ci1ano a non crederlo. E per quc.l che riguarda il 1empo presente? Non ,taremo a ripetere quanto abbiamo gia osserva– to altra \·olla, avvalorandolo con la 1cstimoni3nza cti in– ' iati-speciali della piu di,·ersa ~fh!cie. A quella teslimonian– u '!arcbbe ,;e mai da ag2iun– gcrc /.1 comalida dei buoni vol;.;mi che alcuni di essi han pubblicato nel frattempo. Ci limiteremo a riconoscere che gli in\"ia1i-speciali di pro– fe-,::,ionc ,;-ono e rimanaono ,empn.· i piu insidiati: non– chc, tah olla. i piu insidiosi. E ,aremmo curiosi di sapere se lo stesso Pancrazi, che nel '47 rimprovero • tutti i gior– n.1listi II d'aver imparato • a fumare -,cnza nicotina•• non si scn1irebbe oggi in obbligo di esortarne taluni a non diffondere troppi ,eleni col fumo dei loro faziosi articoli. LETTERE E POLEMICHE FRANCE T * I cocci di bottiglia del"mitoRiw haud" * ,li ,., ,.,,Il ,,·,coLE'l'TI E' uscito il quarto volu· me del Mythe de Rimbaud cli Etiemble (Gallimard), dopo ìI secondo ed il pri– mo: il terzo se~uirà al più presto. E mi auguro che un proto non pensi ad un lapsus calami. spostando e il secondo> dopo e il primo>, siccome Etiemble annette grande importan– za. pare. a questo disor– dine cronologico. ovvero suo personalissimo ordine: e siccome po, qualche su Rimbaud recentemente) gli fui e favore,·ole •· Dato che non possono aver ra– gione ambedue. per la contraddizione che non lo consente. <! dato che non posso dar ra~ione a nes- 5uno dei due. ricordando perfettamente quel che dissi. debbo limitarmi a promettere di spiegarmi meglio. anche perché la mia opinione (e prende– tela per quel che vale). non s·e modificata di mol- • I Una rarità: Rimbaud in Abissi nla. 1683 mio censore cite!'ebbe la frase. esclamando. tra pa– rentesi. sic. Ordunque. sia– mo già al quarto. vale a dire al terzo; e il terzo. cioè il quarto. tiene il cuore sospeso ad ogni rimbaldiano, perché Etiem– ble ~embra più battaglie– ro .che mai. Il fiume del e mito• scorre. Etiemble ne regola le acque. Cita Cocteau: il mito ò sempre vincitore·. Cercherò di dirne qual– cosa. con la massima chia– rezza di cui sia capace. ed invocando la sua ri– spettiva divinilà. Carte– sio. poiché quando sulla stessa Fiera letteraria re– censii il mito dì Rimbaud. nel 1953. secondo Etiem– ble gli fui e ostile•· e secondo Petralia (che ha ipubblicato . le sue schede lo. Infatti. io dicevo che Etiemblc cm interamente dalla parte della ra~ione, nel volerci liberare da tante rr3nge: tuttavia, che aveva esagerato. In altre parole. volli restar nel giu– sto mezzo. e non per far <:oddisfatti tutti, ma solo la mia convinzione. Finii come capita al terzo, che raramente gode tra i due contendenti. Molti che vor– rebbero Etiemble morto, mi saltarono addosso. Etiemble. che di vivere non si contenta, e si com– piace di dominare. si .sec– cò parimenti. Chi è del mestiere, m'intenda. Ora. proprio per parlar chiaro, badate innanzi tut– to a quel che Etiemble scrive in copertina. per presentarsi: che la sua 5e•

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