La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 15 - 9 aprile 1961

Domenica 9 aprile 1961 LA FIERA LETTERARIA Pn. :I DIARIO DELL'APPARTATO UN POETA MONACE PER UNA STOIRIA iDlEILILEAVANGUARiDIE DEL 'goo * E * * N_on temete Tzara a Prampolini Rudolf Hartu (Il ~~cl aIDare' 1 "",,.J •• ll/;/flf- • ,l'l ., ' ~ • , • a.,1w ••,,,..,,, D A- t\ Ì t:I.,. ,-1.,w vol•v a/...,J<.,_ ,(,Tu -d..,. \.. * Fra tanto impen crsare, ~u QUC'vla ~tc ....... 1 , F1c1., Lcttc– ratia •, di «lezioni,. e di «li– nce" \qu~ta ,alta la nuo– ,a •linea,. e propo~ta, per colmo di ironia, da un Gae– tano: G~ietano Sah·cti, di cui il numero prcccdcnle 1ipor– ta un :.aggio :.u una e linea umbra• poetica, che ,crr.1 c:.cmplificata in m1.1 ,rnlo– log!a di imminente pubbli– cazione) pure dopo le pro– tC!.tc del :.01tosc1itto, mi pia– ce oggi di rispolvem,·c un alll"O brnno del mio \CCChio • Colèdoco •, 1;1 ruh, ic.i po– lemica <:-~c.qu_.-ilchc.inno la, come gia ebbi occasione di 1icordare nei riprenderla ,lp– punto in quesia sede, :.,ol'Ji su una ri\'iSta l'Omana; ma che ben pr~to interruppi. per sfiducia in. un qual che si fo:.sc ri~ultato di quel mio richiamare cd annotare, che pur ritcnc,·o sostanzialmen– te Clitico e suflidentcmentc obiettivo. Così intendo di fa– re anch'io la parte di colui che. anche ::;e non retorica– mente convinto che • il par– lar sia indarno•, si risohc tuttavia, mag:ari per onore di firma, a 1ibattcrc qualche suo chiodo; e la mia tena– cia e buona tede potrebbe, col tempo, conseguire il me– lito di aggiungere un'altra «linea• alle:: tante già pro– pOMc ed accellatc nell'uso; la linea di un:t coercnt.a mo– rale e intellettuale da aITcr– marc non del tutto super– fluamente nel quadro del co– i.tome odierno, e alla quale poi.i.o anche :.upporrc, senza ccce:.::;ha presunzione, che qualcuno pos::;a aderire, of– frendogli la piccola soddi– sfazione di vedersi rispec– chiato nella coscienza di un altro. Ma sì, credetemi; una amica mia, dotata di una in– genuità eccezionale, ::;i. era mi.:s:.a in testa che la mia rolcmtca contro 'e •lezioni" tanto in auge nel nostro tem– po :.01tilmcntc pedanteggian– te, a\'CSSC il risultato di eli– minarle dal linguaggio cor– rente! Si traila <li persona appassionatamente convinta dell'influenza della parola argomentata, e in misura ta– le da fare scomparire il più • impegnato•• o « ingaggia– to•, dei nostli ncosperimen– talisti di rigida fede rnarxi– s1ica; posizione alla quale corrisponde, del restJ, in colei, un cattolicesimo inte– grale e davvero senza resi– dui. Si è sempre detto che {!ii estremi si toccano, no? Ma Gaetano Salveti rim·er– gina il corso storico delle •lezioni• utilmente assimi– lare dalla nostra cultum, ri– facendosi a una « lezione• del Petrarca; che vorremmo potere veder risuscitare e, magali con modi soavissimi e delicatamente persuasivi, sentirgli le,•are protesta con– tro la pedantiu.azione della sua persona ed immagine; chi sa, potrebbe darsi che ,,oJcsse ricordare ai giovani pedantizzabili del nostro tempo di essere l'autore di un verso, per il senso del quale non avrebbe potuto pretendere al riconoscimen– to di alcun maé:istero, no– nostante l'ambizione ç lç lauree poetiche: « E il mio duro martir vince ogni sti– le•· Petrarca contenutista! Ma sarà ora di tornare al proposito, dopo l'av,,erti– mcnto a non ,presumere al– cuna pur minima efficacia a queste mie annotazioni, se– condo ce ne ammonisce an– che l'esempio di Gae1ano Sah-e1i, che mi induce a di- Premio giornali!lico « Città diCervia » Il Comune e l'Azienda Au– tonoma di Soggiorno di Ccr– , ia indicono il Premio gior– nalistico « Città di Cen ia 1961• annuale unico cd mdi– \isibilc di L. 250.000 da 3-'J:.c– gnarsi in Piazza Garibaldi a Ccrvia la sera del 6 ago:.to 1961, ad un articolo che illu– stri ai.pelli caratteri:.tici del– la Ri\'iera Cen C!>c. Verranno inoltre a~:.cgnati un ceno d'oro ed uno t1';.1r gento. L'articolo dovra c::;~c– rc stato pubblicalo in un giomale o in una ,;, ista nel periodo I apnlc l!ì61-10 lu– glio 1961. Gli articoli, non restituibili, con l'indirizzo dell'Autore, doHanno per\'enirc, in nove copie, ent10 il 20 luglio 1961 alla Segreteria del « Premio Giornali::;tico Citta di Cervia • - Cervia (Ra). Per inlorma– zioni: « Premio Giornali:.t1co Citta di Ccrvia 1961• - Azien– da Autonoma Sogµiornu • Ccrvia (Ra), tcl. 71013-71791. Premio « Stradanova » L'oryanizzazione dell'annua– le e indi\"isibile • Pf\!nllo L'-.t– terario Stradano, a • :1 carat– tere nazionale, promuo, e an– che nel 1961 il Com.011>0per un racconto lungo in lingua italiana, inedito e anonimo della misura tra le 20 e le 40 cartelle dat1ilu:,c1·itte a ~puio normale. li racconto dona per,enirc in plico po– stale raccomandato a 11a • Giuria del Premio Letttra– rio Strada no, a • pr~::;o la Bancarella di libri Bonomc1 to, Venezia - Ss. r\postoli !{~!·n~n1t9"Z1.c1i"~~~~~.ed 1 / u~ importo non inferiore ,1lle lire 25.000, ,crrJ a:.:.egnato alle ore 19 di giovcdi 21 :.ct– tcmbre 1%1 a \'cnezia davan– ti alla bancarella di libri in Strada No\'a; contempora– neamente 5.tranno rese di * re a mc ste::;so: e Gdctano, sàlvati!•. Ma potrebbe a que::;to punto soccorrermi proprio un \'alidi::;simo cam– pione e precursore di una • linea umbra•• quel Jaco– ponc che si .::ompiacern di ammonire .!>C ste:.:.o con ,er– si di questa ascetica e po– kmica pure1.la: e Fama mia, Il' rncomando / al :.omic1 ...:h..: , a 1.:1gtìando"· Cosi, dopo alcune csclama- 1.ioni anche graficamcntc b~n :.egnate, eccomi a riportare, 1.'.0nqualche ritocco, il br.1- no di sci anni or sono; che tutta, 1 ia litengo non a\".:rc perduto t1·oppo in attualità. • Non poi.i.o nascondere !a piccola initazionc che mi procura la quasi 1ot.ilc ::;compa1-::;a, dall'u::;o grafico corrente, del pun:o int('rro– ga1ivo e cli quello csclama– ti\"O. Confesso di .non affer- 1111-c subito, mollo ::;pcsso, il tono di tante frasi; e di es– sere costrello a tornare in– dietro, a rileggere, per ac– certarmi se la frase sia, a seconda, interrogativa, o se abbia, altra ,olla, un deciso lilievo csclamali\'O. Un im– pegno confonnistico, o un senso diffuso di • rispetto umano•, sembra indurre tanti scrittori itali:ini, criti– ci o narratori, a calcolare da"' ero queste piccole deti– :.1oni che, percepite, posso– no suscitare, in chi ne intui– sce il gesto che le traduce e le rivela, fastidio o dif– fidenza. Fastidio, plima di tutto, come dicevo, nell'in– ti-alcio dfctth·o che ne può derivare al ritmo corrente della lettura; e diffidenza verso chi dia il senso di ostentare qualche cosa che non meriti di essere rile– vata, e che invece non si può a meno di rilc,·are. Perdi!.!, la tanto lrequente omissio– ne di questi tradi7ionali ,;t"– gni grafici. solo in qualche caso molto panicolart: è in– terpretabile come espedien– te legittimo per non perdere il contributo cspressh•o an– che di una semplice sfuma– tura: come sarebbe la ·sot– tolineatura affen-abile, a11ra– \"erso la mancanza di quella interpunzione, dell'incertezza e dell'abbandono di una \'O– ce, di un'esclamau:me spen– ta per un suo stupore silen– zioso, o per sfiducia smar- 1ita. In tal senso, gli espe– dienti grafici rientrano a buon diritto nel raggio at– ti,·o dell'ambizione espressi– va che slimola posilivamen– te lo scrittore di oggi; e il lettore può cogliere tali espedienti con un lieve tra– salimento di soddisfazione, per quel suggerimento effi– cace di un atteggiamento o di un tono, senza che deb– bano essere in altra manie– ra dichiarati o :tdombrali. E questo si riscontra di cc1-– to; ma mi sembra innega– bile anche la parte dcll'obu– so e della manicm, il segno di una sprezzatura non be– ne riuscita. E come chi, dal 1ilie,•o di un particolare cc- puhblica ragione I.? e,entuali • segnalazioni • ~en7a e:.clu– :.ione alcuna. Ogni ra.:conto_, ::;te:.? 111 cin– que copie d:it11loscntte, non restituibili, dovra es:.ere COf!– trassegnato da un motto ri– petuto ::;opra una busta, nel– l'interno della quale l'autore dichiarerà su apposito foglio la proprb partccipa1.ionc e ade:.ione alle norme dd Ct)n– corso, nonchc nome, cogno– me, domicilio e breve cenno biografico. Il concorr.:nte non potrà prl!sentare che un sol~ racconto. I , incitori titolan del Pr.:mio nei precedenti concof;)i Str:idano\'a non pos– :.ono partecipare alla pro,a odierna. Del testo complctu del lavoro premiato e di un brano cli quelli • St=gnalati • la Casa Amicucci (promotrice pure dcll;t Ri,•ista romana di culwra • Il Caflè > diretta da Giambattista Vicari), che ha gìà pubblicato l'a~no ::;corso il Volume :mtolog1co conte– nente i due racconti premiati e segnalati dallo « Stradano– ,a • nel 1958 e nel 1959, cu· rerà l'cdit.ionc di un nuovo analogo ,·olumc, comprcn:.i– ,o altrc:.i del racconto pre– miato e di un brano di quelli segnalati nel 1960. Premio giornalistico 1961 pro Civitate Chr,istiana In ottemperanza al , oto ~presso dal Com·egno Na– zionale dei giornalisti pro– mosso dal!a Pro Civitate Chrisliana in Assisi il 12 giu– gno 1960 per discutere in qual modo la s1ampa possa ccs:.h o e ostentato nel com– plcs::;o di un abbigliamento che pretende, visibilmcn1c, di c~primere uno stile persona– le, è naturalmente indotto ad ,11largare quel suo diffidente rii.contro anche al costume morale cd intellellualc della perso-:,a, ritenendola_ soggena in m1~ura ::;pr-:ipor1.1onata a particolari cli quel genere e d1 quel limite, cosi è natu– rale, o almeno possibile, c::;tendcrc una reazione di dilfidcm:a a tutta l'cspclicn- 1a dello scrittore che si fac– cia cogliere inclinato a su– bire quegli influssi ambien– tali, e a credere a simili de– bole7.ze. Come chi venisse colto nella prcoccupat.ione continua, e troppo eviden– te, per il più trascurabile dettaglio del suo ,cstirc, e nell'atto di calcolare anche i minimi movimenti al fine di non perdere il più trascura– bile, e il più artificioso, de– gli effetti suscitabili in chi si ritiene capace di indivi– duarne il rilic, 1 0 fra tutti gli ahi-i. Allo stesso modo. sono tut– t'altro che con\"imo che sia un indizio di naturale C\"O– luzione dello scri,•ere odier– no l'u:.o sempre più limitato del modo congiunti\'O. Mi pare che il fcnotneno si sia manifestato con l'aprirsi di questo dopoguerra, se non mi inganno nel fissarne co– sì il termine di inizio. Ri– cordo che un.:1 sera, in casa di Falqui, alcuni anni fa, mi venne fatto di accennare al– la cosa: ma i presenti, gio~ \'ani scrittori e poeti. mi diedero tutti sulla voce. 1\oli mei-aviglìai della 101"0 mera– viglia, del loro rifiuto a con– fc,-mare quel mio :iscontro. Che ritengo invece Jifcribi– lc a ragioni abbastan,m di– mos1rab1li, anche '\C non 5u– pcrficiali, nel quadro della 1·callil contemp•,rnn..-a; meno superficiali ed episodiche, nel ca5o panicolare, di quelle che hanno indotto all'elimi– nazione elci segni grafici su ricorda1a. Progressiva deca– denza e quasi ormai scom– parsa e morte del modo congiuntivo, che, con altro agio di tempo e di spazio, sa,-cbbe esemplificabile con citazioni che potrebbero as– sortirsi fra le pagine del più consacrato scriuore qualifi– cabile come borghese (ma– gari ideologicamente solleci– tato, se volete) e la prosa di un manifesto del Partito Co– munista Italiano; anche se di quest'ultimo non ci sa– rebbe facile rintracciare il testo diretto, che leggemmo, in una sera onnai lontana, affisso su un tabellone di pubblici1à politica. 11 manifesto, oer lo spa– zio di una intera facciata, non riusciva, se l'occhio non ci ingannò, a inserire nean– che un solo verbo coniuga– lo al modo congiuntivo; ma il tutto, in quella estrema con:.cquenzialità sintattica, se non era facile attribuir– lo a un semplice e naturale lasciar fare alla penna, ri– sultava piuttosto ispirato a una specie di intransigente rigore nella eliminazione to– tale e calcolata di quel mo– do del verbo. E se si con– sidera come viene definita, nelle grammatiche, la fun– zione logie.i specifica del modo congiuntivo, sì potrà intendere insieme la ragione precisa e profonda. nient'af– fatto ca::;ualc. ciel pcrcht! quel manifesto fosse totalmente prh·o di verbi coniugali se– condo quel modo•- :.cn ll"C, specialmente con la cronaca, ad elc\'are 11 teno morale e ::;pirituah: del no– :.tro Pae:.e, è stato istitmto un Premio de:.tinato al gior– nalista iscritto all'Albo, che nel complesso della sua al– ti\'ita prole:,:.ionale compre– :.a nel periodo dal I. maggio 1960 al 30 apnlc 1961,con re– ::;oconti Ji cronaca o con ar– ticoli che prendono 5punto dalla cn.na\ :a, abbia dato il migliore conttibuto alla mo– ralizzazione della professio– ne giornalistica, non solo e\'Ì- 1ando qualsia:.i deformazio– ne della ,erità, sp<..-culazionc :.candalislica, incoraggiamen– to al divismo, ma favorendo Ja illusta.tzion..! e la divulga– zione di epi.:;odi di onestà, di bontà, di generosità da co– stituire esempio a bene ope– rare. Il premio di un milione di lire, non è divisibile nem– meno « e:,: acqua •- Esso sarà .:onscgnato in A:.sisi, nella Cittadella Cri– stiana, il 30 maggio 1961 I giornalisti cbe intendono partecipare al Premio devono (ar per\'cnirc alla Pro Civita– te Cluistiana - Uflicio Stam– pa ~ Assi:.i, entro il 30 apri· le 1961: a) un elenco dauiloscrit– to (in otto copie) dei ticoli delle cronache e degli a11i– coli che ::;i segnalano per il Premio, con indicazione del giornale e della dat.t in .ui ::;ono comparsi e con bre\'e ria~~unto dei medesimi; b) le pagine c gli estratti dei giornali contenenti le cronache e gli articoli sud– detti in duplice copia. ~...V,,V\,J t ~ rw /t r......&eq,,,a_ J e~ I'>' . O«tUtr>s ;'Lr,.,c1,T1lf>. -,,,,I .!<i>~ b- è,. M<-~ Iv.-< /.,l&.ut+ 11..:J,",,...J /'• (, .,,.,.~~ ~ W\ M),,,;:. (l.";.k 'l'vt·¾ ·- o "' [, , u V {~ v-ii,, ,,,,_Ml v'AL<>-.,ti (.L -i:J\.. ~~i lir-J J~--- .g _jµ.__a.,.,.,.g.,tJi.. /;! .. "'1 ;,.,, ,.;;t.~i /J.,· "'- lit 'f .,...."'-" u~ ...., <-0' I' •..,, -e·\,v, h;r'-.... l. )-1. CAl t/¼o....-~;,,- ~ ,.,w "--<'(/"..., , , ;,u.,..,_, ""'-<>' µ """-1/-J\t,( ~ ',-<'/à, i:; ,.,,, ct'/u ('.....t,C- t,, ,s,,,.. .,_; "-f.,,,_·<-+ "'.._ ;t,_, IJ1~ Jor----r,~11,,.,, l;ol;_, Ìl?t(fAN·fJA -1, '••Co"'((' lv )< ~ 9!, 54 {•.., "'""'' 6 .. ,!,,.;,. 2.1 F°RP.v-v""" Srnsr c. o 'ROMA _ _ t___ C_$~Tr-,.,...__'-N•~...::----1-..- L'originale della cartolina post aie Inviata da Trlstan Tzara ad Enrico Prampollnl Tristan Tzara ed Enrico Prampolini si erano cono· sciuti a Roma 11et 1916. T.:::ara aveva fo11dato allora il Dadaismo, a Zurigo, leggendo alla Sala Waag (14 luglio 1916) it Manifeste de Monsieur Antipyrinc, prima - e tumultuosa - manifestazione p1tbblica del Movimento. Prampolini, poco pitì che ventenne, si era gin /atto conoscere - e sino dat 1913 - come uno dei più attivi futuristi della giovane leva, sia con esposizioni di quadri, sia con la pubbtica.zione di alcuni cmanifesrh fortemente polemici, usciti anclte alt'estero. Conclu– sione: in quell'anno stesso egli era stato invitato ad esporre un gruppo di opere alla «Mostra Internazionale Dadaista» di Zurigo, allestita. neUa Ga.Uerfa Corray. Chiusasi la mostra, le opere passarono alla Galleria «Das Nette Leben> di Basilea: l'interesse destato da quella prima esposizione dadaista. era stato notevole, e si T'innovò poi a Basilea e successivamente a Lo– sanna. La cartolina - di cui si pubblica la riproduzione - scritta da Tza.,.a a Prampotini, si coUoca cronolo– gicamente in q11esto periodo. Eccone la traduzione: •Zurigo. !8.11.1917 _ Caro Signore, ho rice– vuto la Vostra amabile lettera ed il Vostro manoscritto, che pubblicherò alla prima occa– sione. L'Esposizione è già chiusa, a Zurigo; i Vostri quadri figureranno durante il mese di marzo a Basilea. Apprezzo molto la Vostra sincera temerità ed il Vostro ingegno 1 di cui Janco è meravigliato. Le xilografie si pub– blicheranno presto. Vi ringrazio dell'invito a collaborare al Vostro album; datemi, Vi pre– go, dei dettagli su tale Vostra pubblicazione, e gradite le espressioni della mia più viva simpatia. Il Vostro Tristan Tzara - Janco mi prega di salutarvi cordialmente»_ A tergo, la cartolina ha la riproduzione d'un quadTo - «Composizione con seta, - de! pittore dadaista rumeno Marcel Janco li documento è interessante perché attesta La cor– dialttà di relazioni fra Dadaisti e Futuristi, e in par– ticolare tra Tzara e PrampoUni: si consideravano combattenti d'una stessa avanguardia. Qualche parola di commento sul testo della car– tolina. H •manoscritto• cui Tzara si riferisce è, verosi– milmente, uno dei «manifesti> che in quel tempo Prampolini aveva scritto e cercava di diffondere anche all'estero. L'album non è aLtro che la rivista •NOh, elle Prampolini e Bino Samminiatelli si pTeparavano a varare, e che, infatti, uscì dopo pochi mesi (giugno 1911), Tecando - tra l'altro - una poesia di Tzara, f(Froid ;aune», illustrata da una xilografia di Hans Arµ, ed un bois di Janco: lo stato maggiore del Dadaismo! Altro indizio della reciprocità cordiale che anima– va allora le Telazioni tra Dadaisti e f'uturisti si desu– me da una noli.zia apparsa nel suddetto primo numero di ,NOI ; ossia l'inaugurazione a Zurigo, di una espci– sii:ione «Graphìque, Tapis, Conslructions et Reliefs•, con opere/di Janco, Arp e Prampo!ini, allestita nella «Galleria Dada•. Di questo pittore, it primo numero della rivista «Dada, - diretta da Tzara - pubblicava., inoltre, una xilografia. Contrasti ideologici - soprattutto nel campo ar– tistico - menomarono successivamente la buona ar– monia di. questi primordi; rna l'amicizia e la stima reciproche fra Tzara, A-rp, Janco e Prampolini rima– sero salde; si rividero a Roma ed a Parigi; si scris– sero; e net 1924 Tzara inviava a. Prampolini la rac– colta dei. suoi !(Manifesti» con un'affettuosa dedica. VlTIORlO ORAZl 'ell' addormentarsi La parola è una parola la parola gjchero che una voce estranea dice in me stesso mentre m'addormento la parola gichero è una parola. Ricordo delle ore di botanica torba compressa germi un piccolo coltello - non sapevo che ancora ne so qualche cosa. Bisognerebbe cercare di ricordarsi con prc_>risione ... La parola e una parola - ma quanto tempo e giil passato: la mia vita logorata è come il grosso materasso su cui giaccio in questo donn1ghoso pomeriggio estivo: presto mi schiaccerà contro il soffitto della camera, tanio che soffocherò accucciato sul cuscino degli anni con iJ gìchero accanto che è una parola il gìchero. Rudolf Hartung è un paeta monacensi!!, dU! n l fatto berlinese. Appartiene al gruppo dei fondatori e dei collaboratori dei • Neuen Deutsclren He{le, ( \'uovt quadenu tede.,;;cJ,i), e nel 19;9 pubblicò n Coloma uno 5'ttilt.o 1·olwne di 1·eni. l"l1e intitolò • Vor Gnu:•11e11K.u– lissen • (Om,am, a scenari ,·erdiJ. hullile cercarvi il consueto verso e la lusinga dello. rima. Prosa 1·erseggiata, Jratturata al modo dei i:ersi, con qualche legame ritmico. Succe..ssio,ie, alle 1,.olte scon– certante, di parole considerate appunto come un mu– tabile scenario collocato da1,.•anti alla realtà; da ciò il titolo della raccolta. Parole chiuse in un ~rcltio ma– gico, insieme al poeta, <! nel quale cercano faticosamente di aprirsi w10 spiraglio pu in1ran·edere le rel~oni che le uniscono fra di loro e l'impreciso --icordo che le genera. traduz. e prese111a.:.ionedi Da rio de Tuoni l<'LOlll DI<.:LLA lU~'l'OlUCA I PUODLEiUI Dlill,l,'I'DU~'I'UIALIZZAZIOXl<J * Tecnica e cultura in Mumford Ebbi occasione di chiedermi le ragioni per cui la lettera– t.-ura italiana si sia occupata sempre poco, o in ritardo, dei problemi che l'industrializza– zione, nei suoi aspetti pasiti– vi o negativi. in ogni caso contrastanti. poneva. Doman– da retorica. Alla quale, del -resto, noti sono, come non ero, in grado di rispondere. Troppo complesso è il pro– blema. « La nostra è stata wi'industrialfuazione di ri– mando, di riflesso. avvenuta 11011con la vtolenzn di m1 ciclone, come i11 Inghilterra, ma per gradi, e con forme Concorso perartigiani I) La « Pro Civttale Chri– stiana • iu collabora;_ione cou « l'Enapi • e con fa Co11fe– dera:_ione Ge11erale dell'Arti– gianato ba11disce fra gli Ar– tigim1i d'Italia 1111 co11corso con mr premio-acquisto di L. l.OOOJ}()()un milione) mes– so a disposizione a tale sco- 110 dal Ministero dell'lndu– stria, per un'opera co11siste11- te i11 una serre di tre pannelli di cm. 104 di altezza per 260 di larghezza ciascuno, da ap– plicarsi come elcmeuti deco– rruivi sulla facciata deil'Au– ditorio defla Pro Civitate Christiana di Assisi. l pa11nelli saranno posti all'alteu.a di ci11que metri da terra, mseriti fra porte finestre i11 una co– slr11zio11e 111 pietra rosa di Assisi. l'opera potril i!:..lere ese– gwla 111 uno dei :.eg11ent1 materiali: ceramica (1erraco1- w, maiolic,1 ecc.); bronzo o altro metallo fuso; rame sbalzato; mosaico. I tre vam1elli debb1J110 ,spi– rarsi allo scopo delt'edi{i.;;io c11i so110 desti11ati. L'amlitorio della Pro C,vi– tate Christia11a è mfa"tti la sede dei congressi am111al– me11te 1cm1ti dalla tl.ssocia– :_ione fra tutte le categorie sociali per far conoscere Gesì1 Cristo ed è anche la sede dei concerti, rapprese11ta1.io11iar– tistiche, teatrali e cinemato– grafiche tese time allo stu– dio e tilla ricerca cii Gesù Cristo quale st1pre1110ispirn– tore di quanto nel mondo i!Si:.te di grande e di bello . 2) / concorrenti dovtanno far pervenire all'Osservalorio de.Ila Pro Civitate Christiaria di Assisi entro e 11011 oltre il 15 giugno 1961 ( in plico rac– comandato e sigillato): a) un bo1.zetto cde{initivo) in 1JCala 115, dei tre pm111elli; b) 1111 particolare al vero di cm. 4()x40; c) wut descrizione dell'opera. relativamente dolcificate~. e la conclusione, provvisoria e incerta, cui sono stato portato dalle conversazio11i-discussio– ni con l'amico Foelkel. Ad ogni modo, che ci sia stato o 110uno stile « arcadi– co» twche 11tlla 110Jtra rivo– luzione i11dustriale, resta il fatto che 011cora oggi og11i discorso sulla «macchina» e sull'« industria» ha spesso il sbpore di una. vaga retorica; chi ne parla (ma cht ne par– la?) fi,11isce s-pesso per ca– scare in uno dei tre tranelli: o l'esaltazione, o la detrazio– ne, o il saliscendi in chiave «sociale» u11ivocame11te i11- tesa. Abbic:mo letto tutti Il libro di Zolla che, appunto, ha tracciato rrna critica ra– dicale, assoluta, degli aspetti piri. vistosamente regressivi del tecnicismo df tipo occi– dentale, in 11ome di un illrL– minis-mo generoso ma astrat– to, 1m po' convenzionale e i11- dubitatame11te perso11alistico. Arriva adesso u11a s-pecie di storia dell'industria. Ma no,i è italiana. Lewis Mumford, nato 11el 1895 a Flushi11g, Long Island, scrisse 11el 1934 Technlcs and Clvilizntlon. pubblicato ora da ll Saggia– tore col titolo Tecnica e cul– tura Un libro. nelle conclu– sio11i ideologiche, forse st1,pe– rato, ma per altri versi (la particolare documentazio1te storica, per esempio) dram– maticamente attuale. che - sttm.ola rnteressi nuovi. Men– tre aspettiamo il libro di Gian Franco Venè, s1ti rap– porti, appu11to. fra letteratu– ra e industria in Italia dal '700 ad oggi, mi sembra op– portuno dare un'occhiata al ,Uumford, e ai tre atti, piìt, 1rn prologo e un e·pilogo, di una profa11a rapprese11tazi0-- 11edi c1Li e protagonista la macchina, o meglio le mac– chi11e. I tre atti sono, per Mumford, le tre grandi fasi dello sviluppo tecnico, u11a sutldivisione. forse schemati– ca nelle s1te conclusioni, di ogni epoca: la fase eotec-niea, la fa'!Jepa/eotecnica, e la fa– se 11eotecnica, cioè quella fri cui viviamo. Il Mumford a11altzza « le orighii, i progressi, t trio11fi, le sco11fttte e le prospettive della tecnica mod.ema ». stu– dia « le limitazioni che l'eu– ropeo si e imposto -per poter creare la macchina e per po– terle dare vita autonoma dalla sua volontd »; ha visto, in relazione alla cultura. al– la religione, alla filosofia, «le limitazioni poste dalla mac– china all'uo11w 11elle varie circostanze che hanno ac– co,npar;mato la sua evolu– zlorie. Si. è assistito all'emer- * di INISF.JB.0 UIUllllASCJII gere della macchina dalla 11e– gazione dell'organismo e del vitale». Originale è l'impostazione i11terpretativa data dal Mum– ford sui fattori della prepa– raz1011e c1Llturale all'i11du– strializzazione. Parte dall'in– ve,mone, o 111eglio i graduali perfezio11amenti, dell'orologio (« l'orologio. e non la mac– china a vapore, e lo strumen– to basilare d)•lla moderna èra industriale») e conse– guente scissio11e tra il tem– po naturale e il tem·po mec– canico, il « tempo chiuso»; e poi dalla divisione del tempo alla divisione dello spazio, cioe il bisogno dell'uomo, agli inizi dell'eoo moderno. di de– limitare con criteri scientifi– ci la dista11za: so110 le pre– messe dell'industrializzazione, che proseguono, seco11do il Mum,ford. col problema del– raccelerazione, cioé il biso– gno di coprire lo s-pa.zio in sem.pre minor tempo, fino al– la considerazione unitaria del tem.po e dello spazio. Conce– zione che minò il criterio del– l'infinito ,, dell'eternitd. E poi: tendenza a senrlrsi del tempo e dello spazio come mai era stato fatto nelle ~poche classiche; accent,ui– z1011edelle astrazioni, da cui 11a.see la previsione, il calco– lo, di cui divenne simbolo il libro-mastro. I conunerci in sviluppo, incrementati dalle nuove ideologie, e le nuove ideologie che prendono 1m– pulso dallo spostamento del– l'i11teresse uma110: dalla contemplazione al potere, Il de1iaro come nuova, acutissi– ma astrazione cori.seguente ai traffici. I~ potere che segue il de11aro, il potere che richie– de l'ampliamento della pro– duzione: da, cui nuove mac– chine, conquiste, tasse, irre-. gimentazio11i ftsiche e intel– lettuali. Finale: la visione dell'unwerso, vuoto si, 1na mecca11ico. E da co11qu.tstare co,1 mezzi 111ecca11ici. Il ,rnooo ordine, fer111e11 tata da oltre settecento anni di anticipazioni e di invenzio11t, di pnmatt e di desolanti di– struzioni w11a11e, è forse rias– su,,ubile in questa propo– sizione del J\fumford: « Se desideriamo mangiarci 1m pollo, è meglio che Io consi– deriamo /lit dal prlncfpio u,1 cibo, senza dargli troppa s11npatla umana o attenz1011e amichevole, e nenimeno ap– µrezzamwto estetico». Sotto il tono di scherzo c'è andante dram.matfco. quell'inciso: u apprezzamento estetico». 11 Mumford a"i– va, piuttosto per salti, alla considerazione di nuovi valo– ri culturali come conseguenza dell'assimilazione della tec– nica. Posizione forse indica– tiva i11 quella co1icezfone, og– gi cosi diffusa, di un mondo fatto di elementi oggettivi. 11011 riducibili nelle tradizio– nali forme classiche, pre– cristiane o cristiane, né uma– nistiche 11éromantiche. Quel mondo oggettioo che ha tro– vato espressione estetica nel futurismo glorificante, nel formalismo silitetico. nel ta– chisme, 11ella dissociazione della meccanica dalla brnt– tezza. ll J\fumford c1 fa rile– vare come Io spirito tecnico abbia stuzzicato l'inwiagina– zione degli artisti forse più delle esperienze « intimisti– che», in un tentativo di liri– smo del -metallo, del t-ubo, della turbina, e conseguente sorgere d1 docili dilettantismi stilistici che esprimono l'il1e– .sprimibile, in u11a nuova di– mensione meramente estetiz– zante che contie-ne le m.ede-si– me, anche se contrarie.« eva- sioni » dell'arte intim1.Hica.. L'illusione dell'oggettività, in altre parole. ha messo la pa– rola fine, per ora, all'aut~– scienza e alla responsablllla morale? Lo stesso Mumford c1 dice che non è la macchi– na in sé d1 cui dobbia,no du– ftdare. 1< ma pmttosto l'inca– pacità di tntcgrare l'arte co11 l'interesse dell'esperienza vi– tale». cioè una resa incondi– zionata dello spirito della macchina, ct1 per sé inerte e addirittura lnsi.anificante. E' certamente 11e( difficile ac– cordo fra la macchina e il nostro spirito che possiamo debellare l'attuale strapotere della tecnica:« non possiamo fare a m.eno di sperare che sara possibile unire teet11oa ed arle in 1111a pni. alta unita. ritmica che restituird allo spinto lo stato di grazia della serenità ect aJ corpo il suo ar– monico culto. co11dizioni che eutra.mbe si ntrovano fra i popoli più primitivi»: sono parole di Karl Bilcher. E il Afumford.: e Lungi dal :~~t~gf:::C,?hiC:t;ur:~~:: re a forme più ricche d1 ci– vilta proprio attraverso una piu conscia e selettiva col– ti.vaz,one delle arti con11esse con la tecnica. Alla base di tutto questo deve esserci pe- r6 un'esperienza diretta ed im,nedlala d.1 vita: nor dob– biamo vedere. senure. raccare con mani. cantare, danwre. espnmerci direttamente. •· non e. questo, per lo meno un circolo vwoso? Non e .sta– u, d.ttto cht J'ror,nol'acuu·.n del tecnicismo, le aberrai:ioni del tecnicismo d1 cui .siamo testimoni. hanno portato e continuano ,. portare l'uomo ruon da ogni e:,pene11ui di– retta? Que.sti sono appunti. note, dubbi. Che a una rilettura. e rimecùtaztone, potranno perdere un po' della loro ge– nericita. .lfc per ora i dubbi restano. Ciò che non toghe al libro di .Uumford quel ca– rattere di perfetta e aocu– mentatWima analisi del « nuovo mondo• che conseT– va: fin_o alla fine. un equl11- brro d.1 .stud'loso ma.t costrit– two. L'enorme valore ctt Tec– nica e eulti..ra e soprattutto l'amore per gli strumenti del– la liberta di giudlZI0. nguar– do a un problema cù c1vilta che. come quello dell'mdu– stna.11:aazione, non siamo troppo auveui a considerare col dovuto distacco, e spesso neppure a co11siderare: come se ciò no11 facesse parte del gioco della sortè wnana. llfi interessa soprattutto Orlco Tamburi: « La casa di Pec • (Gall. Rotta - Gcuova)

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