La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 2 - 8 gennaio 1961

Domenica 8 gennaio 1961 Taccuino dellosvagato * di GIORGIO CAPR01\'I _<\u::-ul'i La piog~ia degli auguri sta scemando, e f:_mJ[:Jo•.u rade si fanno le ultime gocce Il poeta, la cui cisterna, anche quest'anno. s'è colmata di feltcitd im•ia1agli per posta da og ni parte dell'urbe e dell'orbe. fissa sen.za minor paura od angoscia la sua soli– tana stella senza farsi illusioni, ben sapendo quanto sia volatile quel liquido etere, e ri– prende senza batter ciglio, smontato l'Albero di Natale, la propria strada che come tutte le strade del mondo conduce, oltre che a Roma, alla Morte. S'augura in cuor suo soltanto una cosa: di non far errori di grammatica o di non wcncrarc stridori stilistici (ad esempio, quei tre senw su reiterati), o quantomeno cli non far tale strada a rottadicoUo, sia pure in una superba Giulietta, o alla cicca come un ~aule.":ai.nmaa:lia_to,sia pure colmo d'ogni =~~did~ ~•:n!!egl~;;!Bl}~t~~cn~i~ be~~ aperto alle minime come alle massime sof– ferenze, e alle minime come alle massime gioie, soltanto per il gusto, ch'è unicamente suo, di lasciare una traccia la quale, per il suo lucore, somiglia tanto a quella della lumaca o, se si preferisce un·immagine un poco più romantica ma anche un poco meno pulita, a quella d'una laa:rima prosciu– gala giù giù per una guancia. In realtà il Poeta è sollanto un accumu– latore di Tempo, conscio che settant'anni di vita distratta dietro gli affari e i traffici e le cosiddette cose concrete può contenere soltanto un minuto primo di Tempo vero, mentre diciotto o ,·cnt'anni o trenta di vita vissuta davvero in profondo, possono vice– versa contenerne secoli e a volte millenni, nel passato come nel presente e nel futuro, amen. Ma quaJe sia la gius<ificazione morale, o semplicemente la gustificazione (la leaitti– mità) d'un tale e gusto•• nessuno ha mai ~fu!~ri~ir~, ~cl}~ n:S~~~~~o~~i~~~~ volta, ha tentato di dimostrarlo - che il poeta sia una creatura privilegiata. L' impro1n·ietà, E' la re,•anche, il cavai di ballaglia, p~o forte, il clou, il colpo di grazia, il pistolotto finale ma non sempre micidiale, del Polemis1a piuttosto a corto d'argomen11. Ah, come gongola, il Polemista, e quan1e fregatine di mani si dà, fino a spellarsele, quando con lo spillo del suo acume pub fissare la purché minima (questa, ad esem– pio, giacché non è onodosso dire la pim;hé minima) imperfezione sintattica o gram– maticale! Siamo o non siamo nel Paese dell'inter– mina1a Crusca? Cosi m'è capitato che Aldo Capasso (vedi rivista Liguria n. Il, novembre 1960), non d'accordo con me a proposito d'un mio • pa– noramuccio • di poesia conlemporanea - (,·edi - ma son tutti imperativi utopistici - il quaderno edito da Carpcna in occasione dell'ultimo Premio Lcrici-Pea}, for~ soltanto perché non l'ho nominato o perché, più o meno involontariamenle, ali ho pestato i piedi dovendo procedere in fretta (ho in– fatti dimenlicato, in quella vecchia conver– sazione radiofonica di dicci anni fa, appena ritoccala, appunlo un ovcnta e tanti altri), dopo a,·cnni attribuilo tulle le peggiori m- ~~~e0~~:li~°z:ia3":~~llanédi ~~ile~ 0 difevn1g; d'ufficio l'Ermetismo, e di metter nel DO\'e– ro degli Ennclici perfino un Saba o uno Sbarbaro, quando in realtà preciso il con– trario a pag. 18 del fascicolo in parola, prendendomela con quanti fann'i) d'ogni ertJ:a un fascio, sbolla, il volto raggiante di feh– ci1à, in queste righe destinate a meuermi ~ulla gogna per l'eterno: e Tolta la completezza, l'esattezza e l'equi– tà, a un panorama critico, che altre \'irtù potrebbero restargli?•· Sic. Aldo Capasso, che vuol darmi una lezione di stile, scrive proprio cosi: tolta anziché tolte, e restargli anziché restare (con un bis di complemento simile a un • io a me mi piace•), senonché voglio ri– portare intera la frase (senonché o sen– nonché?), la quale, per onestà. suona cosl: • Tolta la completezza. l'esattezza e l'equi– tà. a un panorama critico, che altre virtù potrebbero restargli? le vinù della forma? Ahimè• (e quan1'è patetico, queno ahimé). e il Caproni scrive: ma in alcun modo riesco a co,isiderare quel '45 come la chiusura– lampo • (il trattino d'unione me lo regala Capasso), e candidamente persuaso che in alcun modo vo_glia dire in nessun modo. O allora?•· Già. O allora? C'è da esser rovinati per tuua la vita, caro Caproni. che in,•ano ti scuserai dicendo che si tratta d'una licenza, del resto ammessa anche da Nicolò Tommaseo, spacciato anche lui per l'eterno, po\'eraccio, dal momento che nel suo • Dizionario della lina:ua italiana, compendiato e ammodernato da Guido Bia– gi •. non s·è perilato di scri,•ere che alcuno, nel senso di nessuno, si usa anche sem.a la negativa. Peggio, giacché il Tommaseo, ah.i– mi, osa addirittura registrare la forma in alcun modo! C'è da andare alla forca, come no. Ma per realismo, voi!:liamo per un auimo esser daV\'ero realistici? In sta~one di Strenne. ricopio quanto il Tommaseo, ahimi, scrive a proposito. e a sproposito, di Alcuno e di Nessuno: ALCUNO, pron. partitivo di quantitd in•· determ. Qualche, Qualcuno, Qualcheduno: dal lat. Aliquis e imus. Diccsi cosl di cosa come di persona. / Anche a modo di sost.: Parlai con -. Con la negazione, Niuno, Nes– suno: Non vf poteva il sole d'alcuna parte; E ANCHE SENZA 1A NEGATIVA: Alcuna via si presentava ... NESSUNO e NISSUNO, pron. agg. che si usa per lo più nel sing., e posto assol. ha forza di sost., e vale Nessun uomo, Nessuna persona. / E per Chiunque, Chicchessia: Po– tete far questo meglio che -. / Più che -. Più che altri mai. / Per nessuna. ragione, IN ALCUN MODO, No assolutamente._ Ma che misere soddisfazioni, vero? IL NUOVO COLÈDOCO * L~ FJERA LETTERARIA Pa2. 3 JLETTEJRE INGLESI * Joyce Cary, non-conformista Ora che l'opero narrallva di Joyce Cary è conclusa c. dopo « Spring Song • (Michael Joseph ed. London) un volume di racconti uscito postumo. nulla verrà ad aggiun– gersi che riserbando sorprese po!-sa mutarne le ooratterl– stlche essenziali. si può tentare di valutarne la portata. I numerosi inediti giovanlll fra i quali figura anche un romanzo terminalo e pronto per la stampa ed alcuni allrl portatl mollo avanti non vedranno probabilmente mal la luce ma anche se ciò fosc; e più tardi non modificheranno la situazione di Joyce ca.ry. Stando a quanto ne dice An– drew Wright nel pertinente e molto caloroso saggio • Joy– ce Cary • (Chatto & Wiodus edil London) lo studio più empio e completo finora dedfoeto all'estroso romanziere si tratta di opere o immature o !rammentarle perché lo autore stesso le considerava mancate ed In ogni caso di secondaria importanza. Andrew Wrtgbt colla scrupolosa lodevole serietà che distingue oUi gli americani quando si dedicano a lavori di critica letteraria li ha letti tutti. De.la lo sua s.lncera affettuosa ammirazione per Joyce Cary ed il giudizio fin troppo favorevole ma comunque seriamente documentato che egli esprime sull'opera in generale e 6peclalmente sulle due trilogie di romanzi che ne costituiscono l'apogeo non è il caso di mettere in dubbio la !ondateu.a delle sue opinioni. • Cock Jarvis :a, ~ Arabella• e gli altri, compresi due romaoz.i compiuti « Wllliam • e « Markby • di cui il manoscritto è andato perduto, appartengono tutti al perio· do giovanile o per essere più esatti al lungo tirncinlo di Joyce Cery. Egli ha visto pubblico.re il suo primo roman– zo quando aveva già quanntaquatlro eoni mentre contra- * di GIACOJJO AZ\"TONIXI rlamente a quanto si è creduto In un primo tempo r.on è venuto terdJ al.la letteratura dopo aver molto girovagalo facendo i1 pltLore o Parigi, il crocerosslno nel Balcani ed H funzionarlo coloniale in Nigeria ma ha avuto molto presto il desiderio di esprimersi Jn libri di narrative per– Slstendo o scrivere romanzi durante vent'e.nni prln.a di vederne finalmente accettato uno do un editore. Da quando nel 1932 usci • Alssa Saved • seguito a breve dlstanz.a da e An Amerfcan Visi tor• egli non si è più fermato perseverando malgrado la negligenza della critioo che lo scopri soltanto dieci anni dopo quando aveva già otto rotnanzt al suo attivo ed il primo periodo quello delle storie ambientate nell'Africa Equatoriale e delle rievocazioni di ricordi d'infanzfa era concluso. Po– chi narratori hanno dato prova di tanta perseveranza di tanta fiducia nella loro vocazione di scrittori quanto Joyce Cary. Il successo è venuto tardi quando aveva già rag– giunto la maturità me. esso è stato ampio e meritato anche perché Joyce Cary ha avuto Il coraggio di seguire osUnetameote la sua strada senza lasciarsi fuorviare dalle mode passeggere. degli snobismi letterari che In In– ghJlterra sono più pervicaci e pericolosi che altrove per– ché &i accoppiano ad Infatuazioni pariginlzz.antL Era nella natura di Joyce Cary scrittore di cammi– nare solo andando contro corrente. Per questo egli ha incontrato dapprima molte difficoltà e si è creato poi un ](L POJL§O DEJL 'Jl'El'\ 1.PO * Poesie di Nazilll Hikmet * di ELIO F. ACCR6CCA Il negro e il turco di cui parlavo nell'articolo prcce– dcn1e (e che •saltarono• nel piombo) erano Lumum– ba e Nazim Hikmet, due poeti, due nuovi letlori da aggiungere ai miei otto (al– meno in questa occasione, spero), e cbe non posso la– sciar disperdere sul banco– ne della tipoKrafm. Attendia– mo e.be iJ nuovo anno - di– cc,· o - ci porti a conoscen– za della poesia che il primo, l'uomo poli1ico af– fiorato dai cocci del Congo Belga, ba scritto per la li– bertà del suo popolo. Fino– ra oc ho soltanto notizia dai giornali, e chissà che non arrivino in redazione i versi di questo poeta negro, sul quale potremo tornare in quella crrcostalll3. Col turco Nazim Hikmet ho invece chiuso il 1960, ed bo apeno il '61. Ho iniziato il nuo,·o anno con le sue ben chiara, alla quale il poc- 1a di Salonicco (do,·e è na– to nel '902) si atterrà scru– polosamente come ad un credo poetico aJ quale non potrà mai più rinunciare. E' .i:nche una precisa presa di coscienza non solamente di ordine letterario. se melodie da tre soldi e.be siamo costretti a paiare mi– gliaia di lire- D'altra parte non ci scn• tiamo di accettare rulte quelle che sono le pretese poetiche cti Hikmet, le sue impennale, le sue sfuriate polemiche, che non sempre raggiungono il livello della ~i:dio~r;~ ~D~~pli~; documento storico e politi– co, inlercssruuissimo ma freddo ed irrisolto poeti– camente, che più conta, sia che tratti argomenti e per– sonaggi di un partito poli– tico, sia che raggiunia gli strati di una confessione in– tima. Non ci spaventano i primi, così come non sia– mo attirati unicamente dai secondi; do, e troviamo so– luzioni convincenti, là ci soffermiamo a sottolineare ~heqcial~nd~i p~eci~lefi~ posto tutto 1uo nel quadro della narrativa brltannlca con~ temp0ranea. Dagli altri tutti egli si distingue tanto nella forma, la tecnica del romen.z.o, quanto nello 1pirito. Non è stato un innovatore, non ha mal ricercato l'originalità formale, ma non si è neanche avvicinato allo s+ile mo– derno, rapido, brillante e teso dei maggiori narretorl della sue generazione. Le tradizione cui ha voluto riel– lacclarsi sentendola più conforme alla sua nature non è quelle del grande romanzo Inglese dell'Ottocento benSl quella del Set~nto pica resco che l'he preceduta4 Danlel Defoe. Tobias Smollett mage.rl un po' anche Leurence Sterne sono i suol maestri. Negli otto romanzi della maturità la parentela con De!oe e Smollelt è evidente e non si Hmita 10ltanto alla tecnica del racconto. Questa gli è stata dettata dallo spi– rito che lo ha animalo con sempre maggiore urgenza e consapevolezza: uno s pirito ribelle e noo-conformi.Jta nel ~ storico tngle.se. religioao della perola4 La singolar1tà dt Joyce Cary sta proprio in questo. Egli è nel romen.z.o britannico contemporaneo il Portavoce d'una corrente as– !al importante nello sviluppo della storia d'Inghilte.rra tuttora diUusa specialmente nel centri provlnci.ali ma da almeno un secolo quasi assente della letteratura. Rigidi non-conformisti, cioè puritani appartenenti e c ongn?.i.a– zJonl battiste, calviniste, metodiste s! possono rttrove.re numerosi nel romanzo inglese dell'Ottocento ed an che del primo Novecento fino a e Mr. Beluncle • d~ V. S. P:itchet~ che è di dieci anni or sono. Ma essi sono sempre osserva:.! e dipinti da uno scrittore in alcun modo le mentalità e le opinioni ed anche quando tiene a rendere giustizie alle intenzioni e la probità morale le condanna come crude).! e nefaste. Joyce Cary invece senza essere affetto un puritano settario, anzi trovandosi come artista molto lontano delle forme di fede rigorosa. e dal severo ritmo di vita dei pu– rltanJ, be conservato nel fondo una mentalità affine ella loro aggiungendovi quel tanto di anarchica ribellione che è proprio dell'artista romantico in una società sohdemen e organizzata. L'artista ed i! poeta cui si s ente più a ffine. che ammira al punto da volerne dare nel rome.n.zo • Tbe Horse's Mouth • un rtaesso sia pure completamente e,!a– borato in modo da non avere più punti di riferimento come realtà esteriore è WUliam Blake, profetico e pre– romantico ancora del tutto immerso In un clima. di ar– dente !ed.e celvlnlsta mitigata soltento d'l apporti swe– denborghianl. L'Inghilterra cui egJ1 si riferisce nelle due trilogie di romanzi che rimangono il suo magg!ore ap– porto è quella del dinenter, dei protestanti rigorosi e fanatici. L'istinto ribelle quasi sempre presente in loro U spin– ge e mantenersi nelle strettoie di un rigorismo che è pro– testa contro le norme di una società intente a godere l beni terrestri ed una religione che non li rinnega; !.o Joy– ce Ce..ry esso diviene il bisogno di una llbe.rt.à totale quindi la tendenza all'anarchia di un artista che ri &ente in opposiz.ione romantica contro l valori morali del suo tempo. I romanzi di Joyce Ca.ry testimoniano di cotesto atteggiamento di aspra critica non dovuta e motivi poli– tici o sociali, com·è dJ molti altri scrittori contemporene:., ma a ragioni più profonde d'indole morale e rehgiose. Walter Allen insiste su cotesta radice dell'arte narrativa di Cary in un saggio critico (Britlsh Council ediL Londoo) che è quanto di più acuto sta stato scritto finora i:l proposito e.nche se conviene tener conto di un'eccessiva preferenza per le opere di Joyce Cary in rapporto co:i quelle di altri autori contemporanei dovute meno ad una equilibrata valutazione che non ad istintive e.Uinità di temperamento ed un ldenUco bisogno d1 rivolta. La vacanza della polemica poesie, ora inlcramente tra– dotte da Velso Muccl, Joyce Lussu, Giovanni Crino e Ignazio Ambroiio per gli Editori Riuniti (Nazim Hik– met, Poe.sie - Teatro, due Non si tratta tanto di cfa– cilità • o e difficoltà• di in• tendere una voce poetica, quanto di poter affrontare qualsiasi 1ema, dal più in– timo e psicologico al più esteriore e civile. senza pre– ventiva preoccupazione di trovare argomenti poetici ~nando_ quelli c~e impoe- 11c1appaiono a pnma nsta, come se fossero gli oggetti a creare poesia e non la poesia a rendere poetici lutti gli oggetti e i senti– menti e le ragioni di que– sto mondo. Ma da noi sia– mo ancora a certe assurde distinzioni crociane, ovvero, la critiQ. vi si sofferma quando le torna comodo di– fendere certe posizioni di privilegio, di casta, di cir– colo, creando quel disagio e quella confusione che sareb– be ora di abbattere come i confini peggiori della poe– sia nazionale. stessa umanità e sensibili– tà del poeta che non abbia– mo conosciuto soltanto ora che la sua opera poetica è stata imeramente tradotta. Sono anni che la poesia di Hikmet ~ penetrata in Ita– lia su riviste o nella con– versazione tra amici, e tra questi ultimi è da conside– rare Vclso Mucci che ci ha fatto a:radualrnenle amare e amm irare l'autore delle elet– te.re dal carcere•• di • Let– tera alla moglie• (una del– le più belle liriche del No– vecento) e di e Panorama umano•. La prima trilogie di romanzi: « Herself Surprised •· • To Be a Pilgrim • e • The Horse·s Mouth • appare in questo senso l'apporto più personale ed importante del– l'autore che è riuscito ed esprimervi con maggiore com– piutezza e chlareua 11 suo mondo interiore. Ci sembra difficile seguire Andrew Wtight quando egll tende a sta– bilire un rapporto fra Joyce Cary e Thomes Mano bi– sogna tuttavia rlconoseere che i quindici romanzi del– l'outore di • The Horse's Mouth • scritti in un periodo di venticinque anni provengono tutti da un intimo bisogno di dare forme. concreta, immagini artistich..: ad una sua concezione della società e della vita. Vi è in Joyce Ce.ry un'urgenza a creare I suol personaggi molto a.Ulne a quella del suo poeta preferito Wlllklm Blake. VI è lo am– bo qualcosa di ruvido e di primitivo. Blake in violenta reazione contro il re.z.ionalismo dominante nell'ultimo Set– tecento inglese 61 espresse attraverso una serie di apoca– littiche visioni bibliche mentre Joyce Cary narratore di istinto anziché :.trico trovò una forma più adeguata aJ suo temoeramento nel realismo del romanzo picaresco. Oggi 23 dicembre, non mi sento proprio di definire una altra puntata cti questa mia rubrica poll!mica trascea:lien– do uno dei tanti temi che la cronaca del passalo o quella del presente mi sa– prebbero inevitabilmente of– frire; oa:gi intendo conceder– mi e concedere lo spatio di un diverso incontro dJ pen– sieri e di sentimenti, anche per non correre il rischio di assumere un unico aspetto agli occhi di chi, per caso, a,·esse preso a seguirmi e a conoscermi soltanto dall'oc– casione di questo rinnovalo • Coièdoco •· A proposito. in– tanto, di questo termine di mutola2ione: uno scrupolo che quaJcuno, non conoscen– do la parola e non curandosi di consulta.re il vocabolario, si lascias se sfuggire la possi– bilità di una più stretta e più disposta attenzione, m1 aveva indo110 a soprascrivere la definizione lessicale del termine, per comodo dei lei– tori e • a chiarezza d1 mc•, per dirla con d'Annunzio: co– si a,·e,·o riportato. dallo Zin– garelli : • Colèdoco = canale escretore del fega10 •· Mi ci a,·eva indouo in particolare. oltre quel sospeno generale che pure non in1endeva di essere irriguardoso ,·erso "31- cuno, l'a,·ere constatato che la parola riusch·a nuo,a, per esempio, anche a un giovane ma valente insegnante di let– tere italiane e latine in Li– ceo classico, ed anche assi– stente unh·ersitario. Comin– ciai cosl a supporre che forse i più, trovandosi dinanzi alla parola, non ne conoscessero il significato, e nemmeno riu– scissero, almeno alcuni, a in– tuirlo in qualche modo ,par– :1almente, aiutandosi a ca– pime qualche cosa fra la radice e la desinenza. Per giunta, una delle cose che mi riesce più facile di supporTC ~~fndii~~~~ ~~~u~eri~~~ maginare qu3lcuno che. pre– muroso di capire fino in fon– do l'intenzione dello scri110- re, si decidesse a consultare il \'ocabolario. Oggi, dunque, \'acanza dallo spiri10 polemico; che lascierò semmai affiorare per un p1u semplice spunto che proprio non mi riesca di evitare. E, piullosto, qualche considera– zione e dh•agazione, o qua_l– che cona:ettura su probabili effetti di ques10 mio tenta· ti\'o di sfrunare più ora:am: camentc gli impulsi e gh a\'\·ertimenti che quello spi– rito mi suscita e mi suggen– scc. Con un certo rischio, si dovrà ammettere. E il rischio ~~~~1 8 :0;::;~~~- 0 !!=i~i~~u~ sa prima di tutto lo scrupolo - per chi ne sia tormentato - di non tradjre 11senso e la proponione del quadro a cui di volla in volta ci si ri– ferisca, nell'insieme e nei par– ticolari; ed in altra prospet– ti\'a, il timore, umanamente * di GAETA 1·0 ARCA~ 1 GELI giustificabile, che ne riesca allerata quella unmagine di ~ ~~~~t~m~~~~~~= si dalle opere proprie di\'e– nute di pubblico dominio. Lo scrupolo di forza,re in qual– che modo i con1orni della proprio immagine, senza il compenso della certezza di riscattare quella deformazio– ne con un vantaigiO comu– ne, con il \tanlaiiiO di avere agevolato la soluzione di qualche nodo, la illuminazio– ne di qualche zona più in– voluta e sorda della coscien– za pubblica, di avere sugge– rito un gesto, un pensiero più libero e meno conformistico, un richiamo piò. generoso e più deciso. Ma questa non è per caso presunzione? Allora, ricominciamo a di• vagare, e poniamoci in un anKOloumanamente più sem– plice e non prevenuto, do,•e l'estensore di queste noie possa, per oga:i almeno. sta– bilire un contatto più vero e personale, e rintracciare un ,·olto fra i tanti possibili ad essere richiamati. Mi incan– ta tuttora il titolo di un lontano libro di versi di Ma– rio Tobino: e Veleno e amo– re •· Riassume un nesso ric– co e fecondo, richiama forse il più felice aiuoco di umo– ri che l'uomo di pensiero e di cuore possa armonizzare drammaticamente in se stes– so. Mi piacerebbe di realiz– zare dei passaggi mobilissimi da un tono, da un umore al– l'altro; qualche cosa che ponasse fra le palPf.le l'estro di un vento scomp1gliatore di cose inerti e stagnanti, ma anche stimolatore di aperture e di impeti che aggiungessero una ,•ibrazione alla luce. Mi viene fatto di pensare: sarebbe bella che Gaetano Monteleone, autore di un lie– ,·e ed agile e Ouaderneuo • di ,·ersi, edito dalla tipografia e La Rocca• di Regaio Ca– labria nel febbraio del 1960, e da lui inviatomi in omag– gio giusto in quel tomo di tempo (omaggio aJ quale ri– sposi allora non più che con un generico rina:raziamento), ~~:~~~e d~~~-a ~ri s~~~ riguardi, tanto più rilevabile in qua nto chi ba p resunto di potere denuncia.re una • crisi dello spirito di i ndividuazio– ne•, è tenuto il più possibile alla coerenza in quell'ordine di fatti e di rapporti Che di– co, sarebbe bella? L'avrà a:ià supposta senza riser"e, nel caso si sia ricordalo del de– stinatario qui sottoscritto, al quale pure - è doveroso no– tarlo - egli non a\'eva ri– volto alcuna • preghiera di recensione •· E' ormai Natale, e i più hanno cosiume di ricordarsi. in questi ai.orni, di quanti più amici e conoscenti è pos– sibile no\'erare: ne approfitto allora per rimediare a quel– la che mi parrebbe ingiu– stizia, cli tacere cioè una ~~~i~ 0 1~~t~n;iùrafo~~~:~ in ques10 campo del rappor– ti letterari, fatalmente sog– a:etti a mille risentimenti e suscettibilità il più delle vol– le giwtificatissìmi. Non so, può essere che proprio su questo foglio qualcuno abbia già fatto menzione di que– sto •Quadernetto•, e che la cosa mi sia sfuggita: ma og– ai mi piace anche di affian– care quesia nota all'ultima del e Taccuino dello svagato • di Caproni, dove si fa un ai.usto richiamo di attenzione a un volume di Giorgio Bos1, ufficiaJe in s.p.e., comandato al 1\'linistero della Difesa: io mi trovo a farne uno simile per un magis trato, che m i ha da10 per suo inctirlz:z. oil Pa– lazzo di Giu s1 izia di Rcga-io Calabria. Eppoi, i Gaetani che fanno poesia mi risulta- e~ :~~ ~~:~:1;t~~tt= cemente Gaetano quell'Alear– di che mutò il suo nome, con romantica allitterazione, in quello di Aleardo? (Detto fra parentesi, un po' troppo scre– di1a10, in genere, quel forse fer:nrr;,r m~~t~). ~;:Stii;! per suggestione, fingerò ma– gari anche che il libretto di ! 1 ~~ 1 ~1eunm~rcf~a:: r::!/~ terraneo qui fra il chiuso freddo padano, come giunge– ,,ano alla mia casa, neU'im– minenza del Natale, negli anni della mia infanzia, cer– te preziose cassette di agru– mi, come sigiJlate di un mi– stero clima1ico, pro\'cnienti appunto dall'ItaJia Meridio– nale. Poche sere fa, dunque, ri– presi la lettura di questo • Qu3demeuo •• appena ini– ziala e non più ripresa da quando primamente mi giun– se. E l'ho conclusa, rimanen– domene un'eco tenue ma precisa, musicale non per 1roppo facile musica, ma per cadenza che mi suona intima e convinta a chi me l'ha se– gnata con i suoi versi. Mi pa– re di riconoscere l'aspirazione a fermare qualche cosa an– che attraverso il più esiguo incanto, ma che pure abbia virtù di consistere, di prolun– garsi per un poco almeno. Un dilettantismo. se il limite è quello, di qualità piu1tosto ra- ra, per quella allenzione e precisione, e per una spa– zieggiatura di immagini e di ritrru che il libretto, nella sua tenue archltettura, sa pur comporre in un risulta- to unitario, senza deviare. Se 1 il libro è di origine e nascita meridionale, come suppongo, è curioso come sia esente da quei caraueri, sopr3ttutto CO· Joris1ici, o variamente mitiz– zanti, che di solito impron- 1ano la poesia di detta prove– nienza, e vorrei soggiungere cos\ quella dei maggiori co– me dei minori o minimi. La esperienza di Monteleone è qui raccolta (io non conosco altro di lui) in una sobria armonia, pur ri,•elaudosi, lo autore, ca_pacc anche di ef– fetti di cui potrebbe con più frequente applicazione com– piacersi. A questo punto mi sento in dovere di corredare il mio discorso almeno di una ci– tazione, da un volumetlo che potrei anche definire tutto ci– tabile con un minimo di con– ' cnittl::tà r,ér ognunodei \'en– ti componimenti, in prevalen– za brc,,i o bre\'issimi, che lo costituiscono. V ED 1 Vtdl, il nuiitino passa cavalla blancc,. Vtdi, U silm:lo rrtmo rondmt ,ra,u:a. Odl, la l'OCe m11ore, Vedi, la stra piego ombre dal mon1, al S 8 RA &mpre, l dCJtina, 1101 pre;hUJmo [rnvana: Stra, non 1e ne andart, non Uasclarci &td cosl presto soli sen:a 11,ce. E non abbandonare la wa tmua figlio, la _dolce Esptro che trona. volumi illustrati da Gunu– so, lire 10.COO).Una poe– sia •utile•• quella di Hik– met, • utile a tulta l'uma- nità, a un p OR()lo , a una sola persona, uti.le a una causa, utile a ll'ore cchio ...•. Soltanto ai nostri critici - aggiungevo - sfugJirà l'im- ~n=~~e~n~u~;1• io~ inconcludente fraseggiare, di anno in anno, fino alla con– sunzione delle loro tasche e delle nostre. Fin qui la semplice noti– zia, l'annuncio di una stren– na letteraria, ma Nazim Hik– met merita qualco sa di pi ù. Meritasoprattutto esse.re a ,. oosciuto. Non dico né amato né seguito sulla sua strada, che può essere di,,ersissima dalla nostra per molte ra– gioni; ma conosciuto sl, e quindi letto, con attenzione come merita la poesia di un uomo arricchito di un'espe– rienza che molti aJui poeti non hanno. Hi.k:met è stato condanna– to a cinquantasei anni di carcere (ne ha scontati di- ~as~~ ;ub~~Yf~~~•! ~i!o ~~~ S:{ ~~~a,~~{ della sua posizione morale e culturale nei confronti di chi non potrà mai perdona– re ad un poeta il suo biso– a:no di libertà e la sua vo– ce in difesa dell'altrui e del• la propria libertà?): ma la sua poesia fa ormai il giro del mondo, è tradotta in ., ~~ 1 i1:e Jiir::,':-a':an~r P~~J:~ ~~ r,:rl:em~f: d'fim: M. l\1orlondo: Panante met, sullo stesso piano di quella di Neruda e, per certi a~petti, di Saba: una poe– sia aperta a tutte le e..c-pe:- 1 rienze umane, a tutti i dram– mi di un uomo moderno, libera, espansiva, tutta sco– perta nella sua nudità e nel– la sua freschezza contenu– tistica, senza remore o in– tralci di sorta, polemica, ri- ~~fn~!.' e di:ì•me~!l~: ep1c:1 e linea, vòlta al fu– turo più che al passato, con quel tanto di nostalgia per la libertà perduta ma anche coo tan10 di fiducia nell'av– venire della propria sone e della sorte dell'umanità in cammino. La poesia di Hikmet, che ha risentito dell'influenza e f:~~~~~a redipi~aiaak~,~~ festarsi nef1a sua limpidità e chiarezza estrtme, oltre– tullo perché l'autore era co– strello a trasmettere dal carcere i suoi versi soltan– to oralmente, e quindi do– ,·eva ricercare una fonna che gli consentisse di creare - come dirà - • il ponte più solido e più comodo fra me, poeta, e il lettore ... Vo– glio essere capito e lello dal maggior numero possibile di persone, a.i piò. vari lh·elli di cuJtura, nei più diversi stati d'animo, dalle prossi– me generazioni. Vogbo es– sere traducibile per i 1?0· poli più differenti •· E' una presa di posizione Nazim Hikmet è proprio all'opposto di simili conce– cezioni e se ne infischia de– gli argomenti poetici creati a priori dalla critica, dai manovrieri della critica ben– data e limitatrice, pro\'\•iso– tia pur nella sua falsa lun– gimiranza. m: 1 ~e sr,~~nda" r,::~J. i ma non mi diletto di chiac– chiere / sull'auurro del cielo• scrive; e ancora: • Ascolta noi/ I Ehi, I bulla via la chitarra, I imbecil– le, / e smettila di stwna• re I antiquati ritornelli!•· Quanti suoni di chitarre giungono, invece, ancora ai nostri orecchi, e son melen- Ma ora che Nazim Hik– met può essere letto inte– gralmente, conosciuto nei suoi pregi e nei suoi dife1ri, criticato e studiato come qualsiasi altro poeta del no– stro setolo (ed ejli è tra i maggiori), possiamo so– stare sulle sue pagine af– fondando gli occhi nella sua nostalgia e nella sua tri– stezza che ce lo rendono co– sl familiare e cosl simile al nostro Saba, o nel suo sconfmato desiderio di luce e di comunione, di affetti, di corrispondenza umana. Benché sia difficile separare « Tbe Horse's :Mouth • dagU altri due romanzi della prima trilogia non tanto perché essi narrano un seguito di consecutivi eventi pur present.Andosiognuno come un romanzo compiuto ma per i molteplici a volte recondlU legami che Jegao., l'una all'altra le tre storie raccontate in prima persona dal tre (Conllnua"a pag. 4) I INTERVISTE IMMAGINARIE I Jiisita a Bascellini L'idea d'intervhtare Ra– seellim mi balenò come un !ulmme a mente serena. Avevo eioé scritto una poe– sia dedicata a Lui. Era una poesia, talmente breve che non riusch·o più a trovarla. Si intitolava •Simmetria• e diceva, pres.sal?oco: Quando .sono trute e .solo piango da un occhio: l'allro .ri npo,a. Mi dissi subito: • il Pic– colo mi aspetta, mi chia– ma. vuol certamente cono– scermi•. In quell'anno bisestile, Rascellini dominava tutte le scene più rinomate de.Ila penisola: cantava, danzava, minava, s·agitava. appariva e scompariva dal video e dallo schermo come il Na– poleone della risata. Aveva cioé vinto tutte le battaglie contro lo sbadiglio, che in quell'epoca rendeva tristi e pensierosi gli abitantt di Enotria. Fui introdotto nel teatro di posa da un nano che stava nascosto sotto una poltrona e sbucò !uori non appena mi vide. ll teatro era completamente vuoto e quasi al buio. Soltanto sulla scena c'era un riflettore che illuminava, con un certo ~fej(a~~:ll~i, 1 ~~~~: s~f~'-: in atteggiamento marz.iale sul palcoscenico. Mt avvi– cinai e ci presentammo. Con molta gentilezza Rascellini mi fece capire di rimanere sedut.o a una poltrona di prima fila. Egli rimase in p1ed1e illuminato, sulla sce– na. Dopo aver ordinato al nano di ritornare al suo po– tto di guardia, mi disse: e Sto provando il dramma vbsuto da un nipotino di AmJeto, cresciuto poco tra l'E!Sere e il non Euere del nonno. E' una tragedia a heto fine. Si ftguri che i personaggi, morti quas-1 tutti all'inizio, risuscitano alla fi– ne. lo stesso muoio due volte alle prime battute. ma nsuscito tre volle. C'è una resurrezione in più, ma non importa: è meglio, !a meno tragico. • Signor Rascellini - dico io - sono qui per farle qualche domandina sul nOI"– male e anormale andamento del suo destino ... • Mi dica, nu domandi quel che vuole, purché siano domande brevi, anzi brevissime. Lei sa, Lei capisce che m tutto ci vuole una certa proporzione. Le domande ultracorte, poi, mi incoraggiano a rispondere in modo rapido e personale ... e Mi dica, allora, qual'è il suo amico piti strano? • • Il mio amico Gervasio - ri– sponde Rascellini - Sba– diglia di sbieco; dice di en– trare nella quarta dimensio– ne per una !raz.ione d'istan– te. Beato lui, non le pare?• e Qual'è stato il sogno più angoscioso della sua vita?• • Quand'ero -povero - ri– sponde Rascellini - mi na– scondevo nel sonno per non farmi scoprire dai creditori; ma ,ognavo sempre che mi arrestavano per inadem– pienz.a. Mentre un commis– sario alto alto mi interro– gava, mi svegliavo di botto, col batticuore. Adesso, in– vee-e, sogno di es,ere io quel commissario e continuo a sognare, felice •· e Quale è la s_ua uJtima scoperta ana– tomica? • e Ho scoperto che il dito mignolo della mia mano sinistra si sta ritiran– do. Poverino, è disoccupato dalla nascita •· • Ha fatto, in que.sti ultimi tempi, qual– che riforma sensazionale nel campo della sua vita priva– ta?• • Si. Ho dato un no– me a tutti i miei OrKani. Peppino, è il cuore. Giorgio, il .fegato. Eustachio, l'orec– chio destro. Bartolomeo, lo stomaco. Lieetta, la bocca. Gregorio. U naso. Sandra, la milza. Felicetta, la mano destra. Clotilde, Ja mano !ii– nistra ecc. Ogni giorno per. ciò. è l'onomastico di un OI"– gano e, come le.i può imma– gmare, si l~teggia •· • Caro Rascellini è stato mai sorpreso da un avveni– mento eccezionale?• e Si, proprio stamattina. Mi sono specehiato e ho vi.sto nello occhio destro una pagliuzza e neu·occhio sinistro una trave. Poi mi sono ricordato che, nel sogno, avevo par– lato tanto male di me stesso credendo ch'io fossi un al– tro •· • Ama la vita contem– plativa?• domando io a bruciapelo. e Si, tanto. Spesso mi attardo a guar– dare la Juna rossa, quella grossa grossa, e mi dico: povera luna, avrà gli orec– chioni anche lei •. e Maeslro, qual'è per lei l'animale più misterioso? • • U tarlo, ami– co mio. Proprio l'altra s,era appena l'ho udito, ho subito gridato: Chi va là. Il tarlo, !~t!: s~:~o ~ttit':;10H':nifh:: rista •· • Prova mai qualche rimorso?• • Sì, si, si. Tante volte non riesco a prendere 60nno e nell'inso nnia penso profondamente: u.rà olone il rlmo~o di a\ter ucciso, sen– za alcun movente passionale, la zanzara c:he stava tormen– tando. ctieci anni fa, il mio orecchio ,sinistro •. e Che pensa de_gli urlatori, signor Rascellint? • • Deve sapere che da due giorni, davanti allo specchio mi esercito ad abbaiare. Ho in mf!ntc di fare anch'io l'urlator e. E, se tutto va male, potrò f a.re al– meno il cane da guardia a me stesso. non le ,pare?• • Ha mai avuto l'abitudine di cercani? • • Sl. Mi fu detto una volta c:he se voglio rinnovarmi devo cercarmi nel .fondo, oltre la fodera della giacca •· • Ha incon– trato mai qualche sosia?• e Si, proprio in questi ulli– m1 giorni ha incontrato un mio sosia L'ho subito de– nuntlato per appropriazio– ne indebita; ma mi aono fatto arrestare: anch·io a pie– de libero colla speranza che al processo mi scambino per raltro. Ci saril da dh·ertirsi•. • Mae-slro, quando è in casa, 1~venta mai qualc:oaa di poe– tico? • e Spesso, con uno sforz.o s<wrumano, metto sul– l'armadio un grasso girasole. Cosi m'illudo di avere ù sole nascente sempre a por– lata d·occhio •· 4 Ha mai paura della solitudine?• • Si. Infatti, quando sono .solo, mi e.biamo per nome ad alta voce per essere sem– pre m compagnia di qual– cuno •· • Nutre mai qualche ambizione eccezionale? • • E come I Spesso vado sui tetti per convincermi di es.sere un uomo altolocato •· e Che pensa dell'Astronomia, mae– stro?• e A volte faccio &n– eb'io l'astronomo. Vado a scoprire le stelle alpine senza bisogno del telesco– pio •. • Cosa pensa di Co– pernico? • • Penso che bo rivoluzionato d'un tantino la sua teona. Stia a aenttre la mia: I piedi sono ,otto le gam– be. Le gambe sono 60tto 1l busto. Il busto è sotto la testa. La testa è sotto il cappello. Il cappello è sotto l'ombrello. L'ombrello è sot- 10 la pioggia. La pioggia è sotto la nuvola. La nuvola è sotto U sole. Dopo il sole dovrei esserci io, ma i pia– neti non mi vogliono mai •. e Ha f<\tlO mai qualche pro( ez.ia? • • Si. Quando pio– ve, p revedo .sempre le goc~ di p1ogg1a che cadono subito dopo le prime. Non mi aba– glio mai •· • Quale è, per lei, la forma di amore ideale?• • Truccato da colombo vol"– rei tubare con una t~rtora e lasciarmi beccare •. • V• IPPOGRIFO (Contin~ pa&, 4) Ull:.l,V t',\.iltstO Dtr~llnr-. re!rmn1111hfle =->tao. !1poii11111u::iu t.:, 1 ::>A. Roma • Via IV Novembre 149

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