La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 2 - 8 gennaio 1961

LAFIERA LETTERARI 'Anno XVI - N. 2 SETTJMANALE DELLE LE'l'fl'ERE DEI.LLE ARfl'l E DEI:,bE SCl NZE Domenica 8 gennaio 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMEROL 100 DIREZIONE, AMMINISTRAZIO E: Roma - Via di Porta Cast.elle, IS _ Telefoni: Redazione 655.487 _ Amministrazione 655.158 _ PUBBLICITA': Amministrazione: e LA FIERA LETTERARIA> - Via di Porta Castello, 13 - Roma - TARIFFA: L. 150 al milJ,metro - A BBONA.l\'lENTl: Annuo L. 4.000 _ Semestre L. 2.150 - Trimestre L. 1.100 _ Estero: Annuo L. 7.000 - Copia arretrata L. 150 - Spedizione in conto corrente postale (Gruppo 11) • Conto corrente postale n. /31428 Dialogo degli esempi * Ilromanzo di''suspense,, si addicealnostro tempo * e \"i vedo immerso nel– la lettura. Che libro state leggendo•? di A1\IDRÉ JIIAIJROIS e L'ultimo di Simenon. ::'vli piacciono i romanzi di suspense! •· e Suspense? Perché non usare una parola fran– cese>? e Non è la stessa cosa. Suspense dà ridea di una attesa angosciosa>. e I tre moschettieri inve– ce " tengono in sospeso ..: ispirano cioè nel lettore il desiderio di continuare a leggere. di sapere che cosa succederà. Ma questo ge– nere d"attesa è molto di– verso da quello che. ad esempio, suscita Graham Grcene. e L' •·attesa angosciosa·· di cui parlate non ha bi– sogno di una parola nuo– va. Si tratta di una delle più antiche tradizioni let– terarie. La provo anch'io assistendo ad una rappre– sentazione di Edipo Re. • Non parlate, Vi prego, del teatro che ha regole del tutto diverse. Rima- niam 0 nel campo del rac– conto, del romanzo, della novella: la suspense era sconosciuta nell'antichità classica. Omero, e anche i tragici. raccontavano vi– cende che tutti conosceva– no. Il piacere non poteva consistere nella sorpresa. Fino al diciottesimo seco– lo. i racconti sono svolti in modo "ingenuo". li nar– ratore non cerca di av– volgerli in un'atmosfera di mistero. La suspense ele– vata a sistema nasce più tardi, con il romanzo d'ap• pendice. Non appena la stampa quotidiana e popo– lare cerca di fermare l'at– tenzione dei suoi lettori suscitandone la curiosità appassionata, gli autori _ debbono creare l'attesa e il mistero. E Balzac, Eu– gene Sue e Dickens ci so– no riusciti>. e Dickens non scriveva romanzi d·appendice >. e Ma pubblicava i suoi libri in dispense. Il pro- UN POETASVEDESE * Christer Faleij Fiocchi neri C ome nuvole d'iprite l'inverno cade nei miei occhi Con ogni fiocco di neve tutto diventa più buio Nato: ancora un inverno pesante sotto la nudità sconsolata degli alberi. Nuvole di neve, e come coperte di bara i fiocchi si lanciano contro i vetri: la linea dell'orizzonte è già bruciata da tempo. blema era il medesimo: trattenere il lettore>. cl romanzi di Balzac so– no diretti e lineari. Non mi sembra affatto che in essi vi siano i procedimen– ti che oggi usano Graham Greene o George Sime- e Balzac conosceva tutti i procedimenti della su– spense. Il suo metolo pre– ferito era di fare annun– ciare una storia. in termi– ni allehanti ed enigmatici, da quello stesso che s'ac– cingeva a raccontarla. Apri– te. ad esempio. "Altro stu– dio di donna": " Parola mia disse il generale, tra tutti i drammi che hanno rivelato la mano di Dio. il più spaventoso di quelli a cui ho assistito è stato quasi opera mia ... Ebbene. raccontatelo. esclamò Lady Barimore. Mi piace fre– mere ... ''. Ed eccoci presi. Anche Barbey d'Aurévilly usa a meraviglia l'arte di suscitare il desiderio di CO· noscere i suoi personaggi mostrandoli. sin dalle pri– me pagine, sotto un aspet– to strano e romanzesco ... Rileggete '' La felicità del delitto": quella bella cop– pia di amanti davanti alla gabbia della pantera. quel– la donna superba il cui sguardo costringe la belva a chiudere gli occhi, quel– la mano audacemente spin– ta tra le sbarre della gab– bia; sono particolari che non dimenticheremo più. Dopo un simile inizio. Bar– bey può, secondo il suo capriccio, descrivere una cittadina della Nonnand1a meridionale. Egli sa che lo seguiremo sino in fondo>. e Sarebbe bastato solo il titolo>. , Non lo so ... " La feli– cità del delitto", potrebbe essere il titolo di un pes– simo romanzo. No. impor• tante è di dare alla scena. con qualche righe. un am– biente inquietante. Nessu– no ha avuto questo genio particolare più di Edgard Poe. Prendete ·· La rovina della casa degli Usher "_ Con pochi aggettivi. l"im– presa è compiuta. Villier de L·Isle-Adam è un aJtro maestro del genere. E mi ricordo che quand'ero ra– gazzo i più bei brividi di delizioso terrore mi ven– nero da due scrittori che oggi non sono più letti: Erckmann e Chatrian. e Dimenticate Mérimée. Non siete un ammiratore della •· Venere d'Ille ·• di Lokis >? e Certamente, ma la tee- nica di Mérimée è l'oppo– sto di quella che ho de– scritto. Invece di cercare. sin dal principio, di tuf. farci nel mistero, egli vuo– le inserirci saldamente in un mondo che tutti co– nosciamo. Sfoggio di eru– dizione, particolari tecnici. gravità di tono conferi– scono a questo mondo una esistenza reale, indiscuti– bile. Soltanto allora. a po– co a poco, Mérimée aggiun– ge all'impasto, in dosi sempre più forti l'elemen– to soprannaturale. E' ciò che fanno anche Simenon e Greene. Pili l'ambiente da cui scaturisce il miste– ro è comune e simile al nostro, più il mistero ci afferrerà>. e Ritorno a Mérimée. Per quanto mi riguarda, poi– ché rimango abbastanza refrattario al soprannatu– rale, gli sono riconoscente di lasciarmi Ja scelta, an– che quando il racconto è finito, fra una spiegazione razionale e l'accettazione dell'incredibile. E' vera– mente la statua di Venere che ha ucciso la giovane sposa? Il conte lituano era proprio il figlio di un or– so? Mérimée evita di n– spondere. Ne nascono lun. ghe risonanze che si pro– lungano oltre la lettura>. e Sapete che Mérimee. in una prima versione, non aveva lasciato nessun po– sto al dubbio? Fu la sua 11 sconosciuta", Jenny Dac. quin, alla quale aveva rac– contato la trama di Lokts. a suggerirgli di aprire un campo più vasto alle ipo_– tesi e di proporre con ri– serva la discendenza del conte Szemioth dall"orso >. , Mi congratulo con Jen– ny Dacquin >. e Si può discutere. Il prolungamento della su– spense, nella ''Venere d'll– le'', suscita in effetto del– le belle fantasticherie. ma i rat'conti che non danno luogo ad alcuna soluzione razionale hanno anch ·essi un incanto durevole. Vi ri– cordate della "Città dei so– gni" di Kipling? Di quei due esseri che, pur viven– do a migliaia di chilome– tri di distanza. harino avu– to esattamente gli stessi sogni? Non è verosimile. ma sappiamo che è vero. Il dr. Jekill di Stevenson non offre nessuna spiega• zione razionale, allo stes– so modo del " Ritratto di Dorian Gray". ma chi non è stato preso da quesl.i due romanzi>? , Come me, vi (endete conto che qui il sopranna– turale è essenzialmente (Continu-;-;:- pag. 2} Apollinaire a Roma Apolllnatre in un disegno di Cocteau. pagina 6 Il nostro sen•izio a INTELLETIUALI A CO VEGNO * Scrittorì veneti * di DIRGO VALERI Una domenica dell'otto– bre scorso, sulla bionda collina di Conegliano... è nata una bambina con una rosa In mano. La bambina, se mi si pas– si l'immagine, (baracchetta anzichenò), è l'AssocJazlone degli Scrittori Veneti; e la rosa è quella dell'am!dzia. Tanti buoni auguri, dice che si chieda: - Perché a Il lettore cortese. Ma poi, ripensandoci, è probabile Conegliano e non altrove? E a qual Une si associano gli scrittori; a fare che co– sa non sappiano e possano fare da soli? E perché gli scrittori veneti dovrebbero far casa a parte? Alla prima domanda si può rispondere in modo spiccio. Perché Conegliano e una splendida e nobile cittadina. tutta nostra (tut– ta veneta) di sp:rlti e di forme, e perché ci vivono alcuni illuminati cittadini amici delle buone lettere, • aventi a capo un medico umanista (umanissimo uma– nisla) che ha già promos• so e realizzato due Incon– tri o convegni letterari di grande rilievo. La prima ldea dell'Associazione è scaturita appunto da que– gl'lncontri felici Alla domanda numero due. Che il lavoro degli scrittori si svolga lun– gi da ogni possibilità di organizzata cooperSZ:one. anzi contraCUca in termini al metodo dell'équipe, e cosa, più che manifesta, lampante. Mentre J cine– asti marciano a plotoni e compagnie (davanti a tut– ti il regista. tra la diva e il produttore, e gli altri dietro, fino all'ultima com– parsa e al trovarobe). lo tura (d!ciamo pluttosto la grande poesia) spazia Sl"ffl• pre di là dall'hic e dal nunc; eppure, se ci facc1a· mo attenzione. soltanto il grande scrfltore, n grande poeta (in verso o in prosa non importa), può darci una vh:ente immagine del luogo e del tempo in cui gli è toccato di vivere la sua stagione terrena. Si pensi a Dante. fiorentino del Trecento; al Petrarca, che ha specchiato. come nessun altro. nella propri.a COSC:enza il volto del suo secolo. tra medioevo ed evo moderno. e che nella sa.a parola ha captato la tra– sparenza luminosa dei cie– li toscanL l'armoniosa li– nearità del com toscani. la perfetta misura dello spiri– to toscano. Poeti regionali (municipali perfino) e uni– versali al tempo stesso. ---~--------------------------, ~~~tt~~!~ii:tf~~~o :!~= Perché è un fatto che il poeta, lo scrittore, nascen– do In un dato J uogo. mette radici in quel terreno, che gli offrirà i succhi più ap– propriati alla sua crescita e al suo fiorire. Come una pianta: come la più del:ca– ta e duratura delle p:an– te ... Flaubert è radicabnen– te normanno, di Rouen; Ka.fka boemo. di Praga; Joyce irlandese. di Dubli– no; pur essendo lutti e tre dell'Europa e del mondo. (E sono esempi presi a caso). LaCommedia Universale cento capolavori ID • * di R. ili. DE ANGEl,IS PARfGI dicembre Balzac stesso dovette umil– mente convenire che, per in– terpretare la commedia uma– na, •mo scritto.re dovesse tra– sformarsi in segretario degli avvenimenti storici della so– cietà contemporanea, in modo da annotarne usi e costumi, errori e vizi, con lo scrupolo di un cronista. Prima di ac– cingersi alla e trasformazio– ne•• insomma, occorreva rac– cogliere il materiale, e desu– mere gli clementi essenziali che lievitassero lentamente nei misteri dell'opera d'arlc. • L'idea prima della Comme– dia Umana fu. inizialmenlc, in mc, come un sogno, come uno di quei progetti impos– sibili che si sfiorano e si la– sciano andare in fumo ... • In che modo rendere in– teressante il. dramma di tre ~n~u~~fe~il~J':c~~~t :i~~ cere dì volta in volta al poc- 1a. al filosofo e alle masse? • Elevando al valore della Storia il Romanzo, questo ge– nere letterario che da un se· colo all'altro adorna di im– mOrtab diamanti la corona dei paesi in cui si colti\!ano le lettere. Il caso è il più grande romanziere dell'uni– verso: per essere fecondo. non vi è altro da fare che studiarlo. La Società francese andava verso la Storia, io non dO\•evo essere altro che il suo segretario. Così dipin– ta, la società deve portare con sé la ragione del suo proce– dere•· E' un paragrafo piuttosto vago, se non confuso, in ,,e– rità - degli e Avantpropos à la Comédie Humainc > - in cui 1utte quelle maiuscole stanno a dimostrare iJ pro– fondo rispetto che l'Autore ave\fa del genere - il roman– zo più che della Storia - anche se, tuttavia, il romanzo non doveva esserne che lo specchio. Pigiando sullo stesso peda– le, e partendo da tale sogno - lasciato incompiuto da Bal- 7.BC - il Club Bibliofilo di Francia con sede in Rue dc Savoye, Palis, da qualche an– no, ha presentato la Comme– dia universale con un pro– gramma di 100 titoli, scelti tra i capalavori di ogni epoca e di ogni paese (a partire dalla Rivolu.done Francese). Se non avessimo visto, mi– rabilmente tradotti da Hen– riette Valot e stampati, in questa collezione, e Le con– fessioni di un ottuagenario• di Ippolito Nievo e • I Vi– cerè • di de Roberto. non avrcmrho nessun interesse particolare a parlarvene. Ma. siccome la Francia si appresia ad onorare degna– mente l'ltalìa. collocando i nostri grandi scrittori accan– to a Balzac, de Vigny, Sten– dhal, Flaubert, etc., anche noi, da parte nostra, dobbia– mo sottolineare l'avvenimen– to e illustrare l'impresa che sembra una \'era e propria risposta positiva - avanti lettera - al recente congres– so in1emazionale degli scrit– tori. Il piano dell'opera è davvero originale, anzi ma– gnifico, e la scelta dei testi è senza dubbio oculata e sa– piente. Del resto, oltre a Pier– re d'Espezel cd Edmond Po- gnon, i consiglieri letterari rispondono al nome di Henry Bedarida, Raymond Las Ver– gnas, Pierre Pascal, CyrilJe Amavon, Jcan Babclon e più di cinquanta collaboratori francesi e stranieri sono ai loro ordini. Una bella équipe che conforta lo sfono nobi– lissimo dell'editore Mauricc Robert - in modo da dare una visione del mondo per epoche, una storia letteraria per Paesi. Nei depliants, non si esita a presentare la collezione dei cento capolavori con uno slo– gan davvero felice e moder– no: • li piano della Comme– dia Universale realizza la tele– vione attraverso il Tempo•· Non c'è dubbjo, specie se si pensa al caso, nostro, del– l'Italia, che ha offerto due esempi mirabili di romanzi in cui la storia è davvero protagonista essenziale degli avvenimenti. dei lutti, degli amori e delle avventure del– l'epoca. Cen lo capolavori sono mol– li, e, nello stesso tempo, trop– po pochi. Molti, se parago– nati ai venti famosi libri da salvaré (il cui elenco varia a seconda degli umori, delle sta!rioni e degli intcrpretì), pochi se si pensi che almeno duemila romanzi accampano diritto a essere citati, se non ricordati e riletti dopo la pri– ma edizione. Con quale criterio si è pro· ceduto n!!lla scelta? Intanto, genere più universale del ro– manzo è impossibile trovare: infatti, non vi è paese in cui non si possa estrarre almeno uno di quei diamanti a cui co e, parola per parola, tutto cava fuori dalla sua testa, per coricarlo. bene o male. sulla carta. Solo co– me un cane. (O come un d:o). Con chi dovrebbe consultarsi. d'altronde, a chi chiedere lumi, nell'atto di scegliere una parola. quella parola, invece di un'altra? Mille poeti riu– niti in assemblea non sa– prebbero trovare gli occhi cridenti e fuggitivi> di Sil– via, né mille romanzieri invenlare (per lirnilarci a questo) notni che dicono co– me quelli di don Abbondio e di Perpetua. di don Fer– rante e di donna Prassede ... Al teatro di posa l'unione fa la !orza. ma a tavolino (come, del resto, davanti al– la tela o al mucchio di cre– ta o al pianoforte) la forza tanto meglio si esprime quanto più solo è rartista creatore, avendo fatto in– torno a sé il deserto e il plù profondo silenzio. E allora che cosa si asso· ciano a fare, gli scrittori? Qui bisogna distinguere. Per ciò che riguarda la Italia moderna è pacifico che la nostra letteratura na– zionale risulta dell'amalga– ma di tante letterature re– gionali: che è veneziana nel Goldoni. lombarda nel Pa– rini e nel Manzoni greco - veneta nel Foscolo. marchi– giana nel Leopardi. lombar– do-veneta nel Nievo. Tosca– na nel Carducci. abruzzese (sotto il cerone del cnsmo- (Contlnu-;-; pag. Z) ITALIANI I GERMANIA )f. Pavese sostituisce Nlalaparte )f. di GILDAMUSA ----------------------------------------- accenna Balzac. E. del resto, Se l'associazione è un sin– dacato di categoria, è chia– ro che ha una sua ben de-– finlta funzione, lo scrittore essendo pure lui un lavo– ratore, soggetto come ogni altro cittadino, alle necessi– tà del pane. del tetto. di un certo benessere per sé e per la propria famiglia. (Nonché di una macchina per scrivere). Esiste infatti in Italia, da una quindicina di annl, un Sindacato Na– zionale degli Scrittori, fon– dato dall'indimenticabile Corrado Alvaro e condotto poi a sempre cresce.nti for– tune da Gibì Angioletti: un sindacato che difende come meglio può gl"interessi ma– teriali dei suoi iscritti. spe– cie nei rapporti con ~li editori che. sotto il profilo sindacale. son dei datori di lavoro. Ma le altre associazioni, che pure ci sono. e numero– se. hanno davvero una ra– gione di essere? Scrittori cattolici, scrittori dialettali. scrittori-medici (o meglio medici-scrittori). scrittori per la gioventù ... Tali e al– tretlali associazioni, più o meno formalmente costitui– te. esistono di fatto: banno le loro riviste. fanno i loro congressi, votano i loro or• dini del giorno .. E ci sono infine le associazioni regio– nali: ultima, per ora. quella degli scr.ittori veneti. da cui abbiamo preso le mosse e a cui torniamo. per risponde– re alla terza domanda. Libri italiani, in gene.re, i tedeschi ne hamw sempre letti pochi. Parlo naturalmen– te dell'uomo della strada. il fatidico distrailo; perche. gli sltldenti, gli insegnanti. gli scrittori e anche i grontali.sti sono invece abbastan:;a m· formati. Non hanno forse tetro tutto Dante, ma di Boc– caccio, Ariosto, i novellisti del Rmascimen10, Goldoni, Le.opardi, fino a Verga, D'An– rmn:.io e Svevo, sono al cor– rente. Inspiegabile: i Pro– messi spasi sono poco più di un semplice titolo. De1. con– tempo,anei cltiedono notiz.te di Villorini, Silane, Moravia, Piover.e, Soldati, Levi. I ptil raffinati, anche prima della bomba del Gattopardo, legi:':!– vano le novelle di Pirandello e, fra i poeti la tn"ade Unga– rezti-Montale-Quasimodo. Inesorabile Ora le libellule muoiono nella foschia del crepuscolo, come falce per l'erba passa il vento; colpite dal gelo se ne vanno le farfalle per la superficie plumbea dei laghi, passano sotto le nuvole gli aratri verso il Sud. Inesorabile è tutto questo giorno; nemmeno l'ombra mi segue p1u - è il giorno in cui cerco un dio. Congedo Perché sentiamo il canto degli uccelli solo quando si è spento? Perché vediamo le. rondini soltanto quando sono sparite? Nel crepuscolo l'aria è rosso mattone e il vento le canne l'onda si sono stancati. Allora come coro, mormorìo, sale la preghiera vespertina dell'estate. Qualche volta. vecchio, te ne devi ricordare, non potrai mai più sentire le cicale. Trnduz. di A. PAUL CARLEN Cl scusiamo coi lettori per l'increscioso quanto Jr:i– ,,olontarlo pa!,tiche tipografico che ha resa ill~ggi_b1le la poesia ,. Fiocchi neri• apparsa a pag. 3 nell ultimo numero dello scorso anno. CO/\IJlEGi\10 * A BOLOG/1/A La cultura al tempo di Leone XIII Si è concluso a Bologna il 29 djcembre, dopo tre giorni di intenso lavoro, il Convegno di studio sugli • Aspetti della Cultura Cattolica nell'età di Leone XI II •, promosso daJ– le riviste e Vita e Pensiero•. e Storia della Chiesa in Italia •, e Civitas •• e Huma– ni1as •• • Studium • e da un gruppo di studiosi catto– lici riunilo in Comitato Scientifico (Brezzi, Petrocchi, Passcrin D'Emreves, Violan· 1e). Le relazioni di Vito, M a r r o u, Aubert, Passe rin D'Entreves e Fonzi sono state integrate da comunica- f~~~;ess~a~i~~l! dduel,~n~~ Berselli sugli • Atteggiamen– ti degli uomini della destra storica di fronte alla que– stione romana dopo il 1876• e quella di Violante sul • Medio Evo nella cultu– ra dei cattolici italiani du– rante il pontificato di Leo– ne XIII•· li Prof. Francesco Vito, Rettore dell'Università Cat– tolica dj Milano, ha esami– nato l'influenza che l'attività di Giuseppe Toniolo ha avu– to nello sviluppo della cultu– ra economica dei cattolici italiani alla fine del secolo scorso. n Prof. Marou. insegnan– te di letteratura di storia cristiana antica alla Sorho– na. ha messo in luce il rien– lro dei cattoli nell'ambito della cultura occidentale, at– traverso il rinnovamento cul– turale prima timido e poi sempre più attivo, nel tem– po di Leone Xfll: rientro che ha avuto in seno alla Chiesa contrasti annuncianti la grande crisi del moder– nismo. A proposito di questi ~i~~!~t~~ ~;~~dendci~,= cune frasi di S. Agostino, ha messo in risalto la necessità di abbandonare ogni visione manichea della storia (i buo– no da un lato e i cattivi dal– l'altro) per accedere ad una prospettiva della storia nella ~~~~e t~tu~f:~nt~ !f P:~a!! do che e bisogna inquietarsi quando non appaiono eresie, perché quando non c"é ere– sia non c'é neppure pensiero vh 1 0•. Il Can. Auben, protessorc di storia ecclesiastica alla Università di Lovanio, ha esaminato gli aspetti della rinascita neotomista avvenu– ta nell'ultimo ventennio del– lo scorso secolo e J'impulso che questo rifiorire di studi e d'insegnamento ba dato soprattutto con l'enciclica • Aetemi Pattis •· Il relatore, inoltre, ha esaminato l'in– nuen7,a della scuola romana, dell'Istituto di Filosofia di Lovanio e gli altri centri di neotomi<:mo in Francia. Ger– ·mania, Sviz7er11e ln1?hil•1•rra concludendo con una disa- mina delle posizioni critiche assunte dagli awersari come, ad esempio, la scuola rosmi– niana. Il Prof. Passcrin D'Entre– ves alla relazione e l'Eredità della tradizione cattolica ri– sorgimentale> ha sottolinea– to il pennanerc di elementi tradizionali del movimento risorgimentale nello sviluppo delle correnti cattoliche do– po l'unità e la opposizione dei nuovi gruppi intransi– genti nei confronti dei con– ciliatoristi. Il Prof. fonzi ha conclu– ves nella relazione • l'Eredità significato, in particolare, della corrente giovanile af• fermatasi nell'ultimo decen– nio dell'ottocento per una azione di classe cristiana– mente ispirata per la ri– vendicazione dei diritti po– polari anche sul terreno po– litico in senso democratico e spesso repubblicano. * Ma un Convegno come ?aun~ 0 :e°~afa~~ ~f1: ~~; parte • di cronaca • per l'in– sufficienza che questa ha di entrare nel più approfondito significato dei temi .::.samj– nati. Il Convegno. per la qualificazione degli interve– nuti. per la serietà dei temi. per la "ivacità del dibatlito, per il coraggio dell'esame scientifico svincolato da ogni dogmatismo, il Convegno de– "e essere esaminato in una più vasta problematica nella quale i temi ricorrenti si intrecciano nel loro richiamo politico, sociale, filosofico e scientifico. Per la politica, infatti, il tempo storico in discussione vede accanto ai problemi di ordine internazionale, il contrasto tra Stato in Italia e cattolici: contrasto che acquisterà ai principi del nuovo secolo drammatica luce di polemica. Polemica tra conciliatoristi e intran– sigenti: i primi che nella posizione di e né eletti né elettori • considerano il pe– riodo dell'isolamento dei cat– tolici con le relative conse– guenze, i secondi che, dopo Porta Pia, pongono la ne– cessità di una politica dei cattolici autonoma nei con– fronti dello Stato unitario. Per il problema sociale la necessità di affrontare la co– siddetta questione della giusti.zia non solamente sul piano della enunciazione for– male ma anche su quello concreto. E ciò sopratutto tenendo conto che il movi– mento operaio andava ac– quistando piena consapevo– lezza della propria azione con la seconda in1emaziona· FRA"lCESCO GRISI (Contlnu;-;;; pag. Z) per un panorama universale del genere (in tutti i sensi) occorreva oculatissima scelta. ottime e succose introduzioni. obiettività e buon gusto. Pc,iché si trattava, attraver– so il romanzesco delle situa– zioni, di far comprendere i moti della storia. e di mo– st13:re in un caleidoscopio proiettato nel tempo le evo– luzioni. le rivoluzioni. le si:uer– re. le scoperte, le mode, 11 teatro, gli usi e i costumi delle varie epoche, delle raz– ze, delle stirpi e dei Paesi. C~rto, gli_e~ri erano, si può dire, an01dat1, come tarli nel legno, nell" rilegature son1uo- f!,,:ri_lit ~i~1i 1 g~~ ~ nca;t°è lasciata sµgges1ionare dalla convenienza. né dalle imposi• zioni, dando prova, oltre che di serietà critica, di un co– raggio raro in imprese di Questa ,portata che hanno bi– sogno di for1i aiuti economici e rii una • universale• colla– borazi<'ne. . Sarebbe staio facile acce– dere alle ragioni di certe con– venienze interessate e quindi cedere alle manovre di cir– coli, di ambasciate e di agenti culturali: il Club bibliofilo di Francia si è risen•alo il di– ritto insindacabile di scelta. Noi Italiani possiamo essere ficr:t del risultato, rappresen– tati. per il momento, da Nie– vo e da de Roberto. .Molti altri romanzi, oltre a1 cento, s~no da leggere, e forse sono, m un cerio senso persino più belli, ma non al: tret1an10 universali. Non in– terpretano cioè, la storia, non ne sono lo specchio, non ri– portano indietro nel tempo, non inducono al viaggio né lo spirito né la fantasia.. Presentare. <:criverc l'intro- (Continua a pag. 2) Scrittori veneti: nessun dubbio che dei due termini. quello su cui cade l'accento principale, quello che ba un valore preminente, è il pri– mo. Importa anzitutto e so– prattutto che uno scrittore sia un vero scrittore. dota– to di quelle certe attitudi– ni. di quei certi don' Che poi, allo stato civile, rl– sultl veneto o lombardo o... congolese, è un dato acces– sorio. non privo d'Interesse. certo. ma non un motivo determinante. L'arte. In tut– te le sue forme, travalica i limiti geografici, come quel– li temporali; appartiene per sua natura a tutti 1 luo– ghi, come a tutti i tempi. Questo è ind11bitabi1e. Senonché codesta univer– salità non sta sospesa nel vuoto dì un primum uni– versale privo di specifica– z!onL di attributi, di circo-– stanze. La grande lettera- JJ ans Bender mi diceva: • Personalmente amo molto Vittorini, mi piacerebbe. scri– vere come lui>. Lo guardo: non t protocollare, è sincero. Bmder è forse il ptù atlli– conformista dei nuovi reo– mn:.ieri tedeshi. Ha fallo la guerra in Russia, è stato pri– gioniero diversi amu, è figlio di un oste: ha calito mo!te ~~::· ~i ~;f n eanJi ecf1:;;; Berto. Conosce molto fram– mentariamente anche Bac– chP_Ilie Ugo Betti, ma pre- ~er~~~:?°" o';;:recoris'::,!~ per i miei eventuali gusti? Ma il lettore medio, che ; 1 :1/i[~u~àhaPfei~~~o c~fi~. Molte persone, tre o qualtro anm fa, mi dicevano di aver lello • buoni scrittori italia– "! •:_ chiedevo quali, e inva– riabilmente ,m rtspondevano: •La pelle di Malaparte e Don Camilio di Guaresci • (pro– mmciavano alla tedesca pro– prio Guaresci, e non ' sono mai riuscita a convincerli dell'errore). Sono tornata quest'anno a Bi!rlmo, nd Heidelberi e in- !:e s~dè~~!:;:~~1~n!~u:;:,~= sciata. Il s1icces3ç addirittura /re!1etico del Gattopardo. de– fi_mto nel 1959 il • libro del.· l'anno• come il D011or Zf– vago lo fu per il 1958, ha.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=