la Fiera Letteraria - XV - n. 42 - 16 ottobre 1960

Domenica 16 ottobre 1960 L~ FIERA LETTERARIA U .4 •; UOVA. SCIEI\Z.4 APPI'.,lCATA,, * Poes·ia e_pudoi·e Psicologia dell storia Ettoi·e Serra * di l'LADIIIIRO CAJOLI Un libro sconcertante è e Kypris >, pubblicato dalla E.S.I. di Napoli, opera di Guido Della Valle, filosofo, pedago– gista, professore nella !ecollà di Lettere napoletana, Socio nazionale dell'Accade– miG dei Lincei. Opera difficile a definirsi, • Kyprts • è nata da un assunto polemico, che riferiamo tal quale dal risvolto della copertine. Ivi sj legge: c In Italia forse più che altrove, la lettere.tura narrativa è giunta ed un bivio decisivo: o racconta fatt.e.relli insignificanti di cronaca mi– nima in forma piacevole, ma pedestre, oppure espone f8tti storici con slUe ee– cessivamente aulico e con arida docu– mentazione pesante. Rimane una terza soluzione: reccontare fatti memorabili con una forme aUascinante non trascu– rando que..lche opportuna integrazione e qualche precisazione .analoga a quella che fanno i restauratori di antiche opere d'arte !iguraliva, allorché queste son giunte fino e. noi svanite, mutile o lacu– nose. Tale, appunto, è il compito che si propone le psicologia della storia: nuova scienza appllcata che cerca di !ar rivi– vere ciò che è meglio valorizza.bile negli avvenimenti e nelle civiltà passale ... >. Di fatto; novità - sia rispetto ai ceno– ni della narrativa, sie. ris~tto a quelli della storia - ne trov:emo parecchie in e Kypris •; e cercheremo di darne un'idea al lettore che abbia il gusto della letture. complessa, echeggiante i più so:– piti ricordi e le e.cquisizioni più cere di una giovinezza studiosa. e Kypris •, quasi– romanzo, che comincia con un " torbido tramonto,. del maggio 66 avanti Cristo e, per quattrocentotredici pagine, ci con– duce al novembre del medesimo anno. é:. di !atto, ancor più che un romenzo, una sontuose espressione di culture umani· stica, che tutti i candidati alle maturità classica potrebbero leggere utilmente, per un ripasso di storia e di letteratura, di civiltà e di costume greco-romani. Se mai, abbiamo qualche dubbio circa l'op· portunità che i giovani conoscano anche gli aspetti delle corruzione e della lasci– via che il Del1a Valle, per ragioni d· completezza storica e. soprattutto, ,jj medesimezza narrativa, ha dovut,o rap· presentare. in quanto al resto, è d1fficiìe dire che cosa manchi in codeste pagine. dei due mondi evoceti. Protagonista ~ quel Tito Lucrezio Caro, gran– dissimo poeta della natura, cantore della dottrina atomistica, duumviro di Pom– pei e misogino predestinato al suicidio. che s'innamora di Kypris, epigone dette Amezzoni, danzatrice greco-asiatica di Carla, musicista e interprete di poesia lirica, incarnazione della bellez:za mor– bida e sensuosa ,contenute nell'An,lolQgia palatine, il cui amore ~ra quanto gli epigrammi che ella e.ma , e la sua fedeltà per l"uomo, quanto può durare un atto di sommissione nell'Amazzone Indoma– bile. S'è detto sopra, del maggio alle fr ne dell'estate. L'amore nasce e Roma, nell'Odeon e in meuo alla più tumul– tuosa e, storicemente, qualificata società di artistt, arrivisti, uomini politic~ tra!· fice.nti d'ogni specie; e muore a Baie., ce· lebre residenza estiva, rovinose. città, ove le tentazioni e il dispendio relativo non riguardano soltanto la borsa dei villeg· gienti. In questa tenulssima storia, regna quasi invisibile della più risaputa vìcen· da umana, incappano e restano impiglia· li i più solenni avvenimenti e i più gra– vi personaggi dell'antichità: tutti o qua· si, perché il Della Valle non si limite ed inquadrare l'idillio tragico nella cornice del tempo eh~ gli è proprio, me, con espedienti nerrativt di vario genere,. met· te le sue creature in condizione di dover raccontare, di ogni accidente, le premes– se e finanche le conseguenze storiche (queste, date dell'au\ore come compimen– to doveroso dell'informazione), tanto che l'orgia di evoc,azioni produce in noi lo effetto di un rito bacchico, ove lo stupo– re e il piacere di tanti incontri e- ritro– vamenti, non dànno soltanto il cepogiro, ma anche un sen,o di annullamento re· ligioso e patetico. S'è detto: siamo nel 66 a. C., ma l personaggi del Della Valle non si periteno di parlare in versi e In prose notoriamente scritti .molto più tar– di, da autori insigni che tutti abbiamo sulla lingua. Ingenuità ? Non diremmo. Sìemo qui a riflettere sul partito che un erudito·artista come il Nostro, vuol trar– re de. siffatte contaminazioni. Pare a n.,i, che nelle dichiarata agonia della cultura classica, le pagine di Kypris somiglino a un grido matto e disperatissimo, volu– tamente privo di ogni controllo, coscien– te che ogni amore, per sopravvivere, non possa effide.rsi alle dosature del conta· gocce. Kypris è appunto un'offerta tlu· viale, oceanice, intese. forse come la di· mostrazione che tutto è stato detto e tut– to fatto, di ciò intorno a cui gli uomini si acoaniscono ancora, ma disorienta!.i. ma sperduti come chi debba inventa:-e alla giornata i pensieri e il contegno, che l'umenità invece avrebbe già fissato da millenni. In questo senso, possiamo ca– pire che cosa sia la e psicologia della sto– ria a, e accettarla come l'espressione ap– passionate di un bisogno corrispondente alla carenza, alle decadenza inarrestabi– le della cultura classica nella società odie.na . (Non posso esimermi del deplo– rare il numero incredibile di refusi che deturpano il testo, tanto più gravemente in quanto son molte le citazioni in latino o jn greco, che ognuno vorrebbe poter leggere esatte quanto a lettere e quanto e. numeri di riferimento). Di quella prima qualità scopenagli da Ungaretti sin dal tempo del Porto sepolto, nel '16, non sarebbe difficile parlare. Chi non lo sa? Ba– sterebbe una testimonianza qualsiasi, o una lettera, più lettere, di qualche tempo fa (in una del maggio '59 si di– chiara e vecchio poeta o, me– glio, tm vecchio servitore della poesia •J, per ritrarne un ritratto di comodo. Conoscendolo di persona, sia pure in età avanzata (negli anni ddl'avanguardia), scopri che Ettore Serra nulla ha perdu10 di quella e gen– tilezza ,. che gli resterà come un segno di distinzione, co– me un nastrino da ponani all'occhiello alla pari di que– gli altri che ali ricordano la giovanile staiione del Carso. Non l'ha perduta, sebbene abbia chissà quanto lottato e sol'fcno per consen•ame i tratti evidenti nell'animo e in volto, durante questi anni tutt'altro che tesi - tutt'in– torno - a quella qualità che in lui de\·e considerarsi con– naturale. Né ora \'Orrci stare a :1,ottolinearla, tanto più che una qualità innata non può far gran merito: merito è nel consen 1 arla, ed egli ne avrà tenuta gran risen·a se ancor oggi se ne mostra lar– gamente fornito. A chi altri, tra i poeti, in un e commiato,. dei tempi nostri usi a ben diveno com· ponamento, potrebbe indiriz– zarsi l'inmcazione di e gen– tile,. ad apenura o chiusura di poesia, o di prosa, senza doYer aTTOssirc dell'evidente falso in atto pubblico? Ar• ~<;,g~:tee oJ;~i:;;!::o~ste fo~ vrebbc inizianti una poesia che ricalcasse, a ro\'c.scio, quella cui di soli10 si riman– da quando s'accenna ad Et– tore Serra. AZanzotto e Guerrini 11 Premio ~ lli [u~aneì La Commissione giudica– trice del II Concorso Let– terario nazionale, ..Premio Colli Euganei 1960,,,, ha deciso di assegnare il premio di L. 200 mila ad Andrea Zan– zotto di Pie\·e di Soligo. per cinque poesie inedite; U premio di L. 100 mila - ag– giunto in questi giorni - ad Adriano Guerriru._ di Sam– pierdarena; e li premio dl L. 50 mila. per il migliore artieolo pubblicato. a Giu– sepJ)e Aliprandi di Padova. DUE STORIE SOTTOVOCE * * di ELIO F. ACCROCCA Ma ~ del suo pudore, del valli (beato quel fattoriuo ~-~':ret f:s'!~~el'e~~~odj q~~~ ~:;gt':~~~:~~f:~a ';!rt~n;:u; sta sua e diversità,. dagli al- fermate con la cornetta tri che lo fa un isolato an- • d'o_roJ; e se, riguardo alla cor più della gentilezza. poesia, conserva urie sue Ettore Serra è il poeta del predile;.iom, nonostant~ !.i ~: 0 :forn~n~N~~~~~to gi~rnsé :f,~'':z lgfA:::iu':zJ'o7g;;;'~t,::~ come una creatura propria, pio. . Comunque, se dovesse alla pari di una fede che ,, 3 _ sccg!1cr_c !'!' avvoc~to per da raffermata e rinfocolata farsi grust1f1car_e o difendere, quotidianamente, e ad essa s,en:.(fdubbio rrcorre_rcbbeal– si fa capo come·ad un pun- l a,mco A!"gclo Ba_nle, quel– to esatto della no5otra co· lo, per mtc11derci, che ha scienza. scritto "Lamento per la fi• e Non imita uessuno ...nean– che me; e questo è gicl un merito suo a ebbe a scri\'ere di lui Ungareni, e con l'elo– gio non è già riconoscibile un che di pudore nella sua poesia? * Non imita nessuno: e sl che da ci.rea mezzo secolo dura la sua amicizia (e con l'amici.zia la compagnia) con l'autore dell'Allegria e del Sentimento del tempo. E de– gli altri liguri come lui? Sbarbaro, Barile, Montale, Grande: pudore anche nei loro confronti, rispelto pro– fondo della loro \'OCC. Con essi si lega d'affetti e di memoria, ma il pudore che lo tien stretto a se stesso non gli fa imitare nessuno. Egli "a per la sua strada, e la sua strada non è di terra. La sua regione è il mare, di Liguria o di Toscana: Spezia, Li\'omo, Pisa..., e in esso si accasa. Nel mare trova sah·ataggio ad ogni naufragio terrestre, e vi si rinchiude col bagaglio dei suoi ricordi. con gli echi e le ferite della sua vita. glia del pescatore" ed altre poesie che rcsteranno, come resteranno certe "rimancn:.e" di un altro caro estroso umanissimo poeta di Li– guria•· Le preferenze poetiche di erra, ecco qua, sono per quei liguri restati attaccati alla costa, col mare di fron– te agli occhi ogni giorno. Le sue uniche e imitazioni>, le sue innocentissime predile– zioni, sono per la gente che nel mare o di mare conti– nua a vh'ere, e vi lavora, o addiriltura e vi ha casa•• come suo padre palombaro: e ••• tu cri un mannaia, non di quelli - che stanno sulle navi, - soltanto, e navigano, - tu eri un marinaio - che a,:eva un'altra ca.sa, e l'offi· cma, - proprio nel mare, - e dentro d mare, - 1n fondo in fondo, laggiù lavoravi - sulle navi ammalate, - feri– re, a morte. - Mi dice"a la mamma - ch'eri il chi– mrgo, il medico - delle na– vi ammalate, - e al loro freddo capc:.zalc d'acqua - sce11devi, e le guarivi. - Le facevi rotare sollevandole, - come noi, nella vasca, - le barchclle di carta. - B in questa ca.sa a terra ci tor– navi - solo perché (più tar– di l'ho capilo) - c'era la mamma, e c'eravamo noi... a. E che altro ~ se non il mare ad accendergli la no· stalgia, l'affetto, il ricordo di suo fratello e sal\'atore di na\'i >, come il padre, e co– me il padre e francescano del mare,. per il cordiglio che sostiene alla vita il pa– lombaro, ma ora non più sorretto da altro cordiglio f~~eu~n ~ata~ 'rci:sii~ : ~ torc Serra ha scritto la poe– sia che pubblichiamo a par– te: un nido dei pochi alle– Yati tra le sue fronde di quercia, pianta aggredita dai Yenli e dagli uragani, ab– brancata alla terra per resi• sterc, alla quale il poeta di I.A ca.sa in mare ha mluto paragonare la propria esi• stenza arricchita di assiduo conquistato pudore, l'unica iug~it:eu~:ni~~ddiff~n~/ 0 J: la vita e di fronte alla morte. Chi \'Oglia poi scoprire un altro lato di Ettore Serra, la sua attenla maniera di lettura, di indagine nei rap– poni umani, ~i rilegaa il sagJio ora pubblicato dalle Artt Grafiche Italiane di Ro– ma: Lettere del Po.scoli al tempo di Myricae. già ap– parso io vari numeri della rivista e Pcnona "· Vi è stu· diato l'aspetto tult'altro che marginale dei rapponi epi– stolari intercorsi tra Pascoli e l'editore lh·ornese Raffael– lo Giusti, con considerazioni da parte di rra che non possono. trovare che con– sensi in chi le nota, come l'ultima che chiude il capi– tolo e Lavoro e po,·ertà ,. ri– ferita ad una lettera del poe· ta di Romagna che parreb– be scrina da 6ttorc Serra in persona, e se non ne ha ~-critte di simili ~ ancora e soltanto per quel pudore che non sa (ma \'Orrcbbe) na· scondere io vito. E se di terra parla, sarà terra scabra e riservata. Per chi vh-e di mare, le imita– zioni non esistono, né alcuna eco vi tro,·erebbe à.ncora. D'altra parte, chi abbia qualche dimestichezza con la poesia di Serra lo a,·rà no– lato da sé; ed è egli stes5o-o a confessarlo tra le e note a del suo libro La casa in mare appa~o presso Ceschina: e L'autore di questo libretto ... è uomo dell'Ottocento, se pure ha vissuto solo dicci anni nel secolo XIX e be,i cinqtlfmtanove, ad esser pre– cisi, nel XX. Si è. "aggiorna– to", quanto ha potuto; ma non è colpa sua se prefe– risce. la musica di Paolo T o– sti al jazz, la Regina Vitto– ria alla Maxwell; se, quando si parla di missili, sospira, pensando al suo tram a ca· f 1n inedito di SPrra * Per mio fratello Fortunato Serra, salvatore di navi ... E ora, dopo tanto mare corso, una piccola barca dal fasciame ancor fresco, s'è fermata - a lumi spenti - fra le pietrificate onde di questo camposanto straniero. (Tu, per dar fondo, avevi solo un'ancora di fiori a prua.) Calmo ti fosse, o tempestoso il mare, sempre in avanti fu dritto il tuo sguardo. Nei golfi, o per deserte distese d'acqua, Taccui.no dello sva;:ato i compagni miravano stupiti la tua persona snelle, alta, che dominava gli elementi, e gli uomini e i congegni in uno sforzo all'opera protesi, e gli eventi difficili. * di GIORGIO CA.PRONI Il ròspo Rigoletto Bastava che la campanella delle Sepolte vive suo– nasse a vespro, perché lui. puntualissimo, apparisse nel giardino già coperto dalle prime ombre. Dove trascorresse l'intera giornata (sotto quale sasso) è sempre stato un mistero. fio;."~~g~::~ c~ t d?~~~rà~s::r~~f!~~e~o~i tofafei d! aver superato persino l'angoscia e qualsiasi desiderio di medicina. ad annunziarlo, nel gran silenzio della ~~~a·c:;;;~i~n~ 0 nr1g:;~~: ~: 0 !ft:t 1 o!r!a:;~1J'C:nid:: faceva avanti fino alla soglia de11a porta che da\·a appunto in giardino. senza mai entrar nella stanza dove mia madre - sola perché noi figlioli ce n'era· vamo andati tutti per il mondo, e mio padre tornava tardi dal lavoro - Io aspettava col suo cucito in mano. Sullo scalino bianco di marmo, raggiunto con un ultimo tonfo, la sua mostruosità appariva più stra- (nell'improvvisa botola nera) creata in giardino dal– la luce elettrica. A quel rospo mia madre aveva messo un nome: Rigoletto. E' una e storia a che seppi molto tardi, per puro caso, dalla stessa voce ancor vi\·a di mia madre, l'ultima volta che, dopo il consueto anno d'assenza, andai a farle la consueta - frettolosissima - visita. Domando a Dio (ma già m'ha risposto la mia co.scienza) perché tale e storia>, anziché intenerirmi o volgermi a un facile sorriso di benevola indulgenza ( e Eh. queste \'ecchie e care mamme! a) mi scotta ancora, dentro, come a lungo e spesso indelebilmente può scottare una frustata ricevuta in pieno viso. Una di quelle frustate, ad esempio. che seppe dar Gesù, pur cosi mite. ai mercanti. i quali, se l'inferno esiste. di certo lo devono aver sofferto tutt'intero - nella sua intera eternità - ll, in quell'istante. La speranza la speranza. è un fiore ca– pace di sbocciare persino nell'immondezza. :Ma come mi sono vergo· gnato, subito. di tanta mia vigliacca euforia, fatta ap– posta. oerto. per ributtare a fondo i miei rimorsi, i quali, povenJ?-i. ·veniva.no invece a galla come pesci rossi in una boccià dové non s'è cambiata l'acqua, e dove perciò manca l'os· sigeno. Ritnorsi, senso di colpa, che belle e nobili cose! ?-.lanon c'è da ·vergognarsi, invece, proprio e in -primo luogo di queste agevoli e con[ortanti spine, del re– sto, esteticamente, così ap– propriate a un animo fino e sensibile? ili fosse saltato in testa, anziché d"int4ìllerinni tan– to (sul mio proprio me, non su quello del vecchio o dei ragazzini cosi mise– ri) di comprare in blocco tutta la mercanzia per di· strìbuirla poi. io, gratis. )1acché, a parte il fatto che anche questo non sa· rebbe servito ad altro. se non a lusingare. ancora una volta, come ogni altra ipocrisia del cuore, il mio amor proprio. Non parole né gesti; si, nel rigore della disciplina, tu perseguivi il fine da raggiungere. Quante furon le navi che salvasti nei circostanU peleghl, o in e «i.ue più 1ontane? ... Ma disdegnoso ed umile francescano del mare, d'ogni bene terrestre ti spogliasti, tutto donando in silenzio e ne11'omba quando nessuno avrebbe mai pensato ch'eri mortale. Un ligure inflessibile, eppur malato solo d'affettuosa umanità. Senz..a lamenti, con quella tue segreta dignità, giovine t.ei caduto sulla tolda. ll padre palombaro dalla sua tomba tirrenica (che tu infioravi sempre) t'ammirava, e certo a queJ profondo passo di mare che mai non temesti, per aiutarti sicura ti stese ~~ ~r:n~s~t l~t::ch_:o v7'J::~:i, figliolo e padre !atti coetanei, Vi raccontate, calmi, gli ardimenti delle imprese compiute, soli e per sempre fra voi confidenti. ETTORE SERRA Tolone, fin.e settembre '60 Pae:. 3 LA FATICA DI BRU '0 MIGLIORI I * Storia della ingu * di OLGA LOJIBARDI Vent'anni di ricerche e nove elaborazione è co– stata a Bruno )ligllorini questa e Storia della lin· gua italiana• (Sansoni 1960. pagg. 841. L. 7000) che si è già iuadagnato un recente premio Via– reggio. Fin dalla Premesa.a lo autore si assume tutta e sola la responsabilità di offrire una storia non del· la lingua intesa come ~ru· mento letterario ma della lingua quale comple~o di fenomeni che costituisco– no essi ste.ssl il filone principale della tratta– zione. Premesso che un costan· te scambio cor:re tra la lingua parlata e la scritta e che nei due ultimi se– coli della Repubblica lo scambio era co.sì imponen· te da creare quella « sti– lizzazione del parlato > che è il latino letterario che consideriamo classi<"o, ).lf, però acutamente insi– ste sul continuo muta:re del parlato negli strati più incolti della popolazion~ dell'impero. sulJe varianti e gli innesti dl forme nuo· ,·e offerte da1 parlato delle province e dilaganti dietro l'espandersi del cristiane– simo. Il trionfo stesso del cristia~simo ebbe effetti non ~olo sociali ma anche linguistici in quanto affer– mò una lnnO\'azione a ca– rattere popolareggiante di contro alla tradizione con· servatrlce del latino: men– tre nelle pro\·ince dell'im– pero come nelle regioni d'Italia lessico e sintassi sJ avviano, dietro la spin· la di un parlato sempre più distanziantesi dallo scritto. nella direzione delle linizue neolatine e dei dialetti ita1iani. La precisa. minuziossima in· formazione con cui M. do· cumenta le e condizioni sociali » e la « psicologia collettiva dell'ambiente fn cui quei fenomeni hanno avuto origine ,. dimostra la sopravvi\-enza, nella quasi totalità dei casi. dei significati concreti sueli astratti e la prevalenza delle es_presslon.J colorite e polari sulle forme lette– rarie difese dagli scrittori: che sono' le prove della più forte vitalità delle classi popoiari. Ma la compagine del lessico latino subicà inne– sti decisivi quando. da Odoacre in poi la penetra– zione di eserciti e popola– zioni germaniche spezzerà l'unità ancora sostanziale òella lingua modificando la e circolazione linguisti– ca >. SI a1'giunga. a quella germanica senz'altro più !orte. l'influenza bizantina sensibile sopratutto nelJe region idei Sud d'Italia e quella mussulmana ~e tuttavia. dice M. si limitò ali'« à~0g}imen!o di un certo numero di vocaboli arabi > in Sicilia; e si con– sideri che con l'estendersi in ltalfa del sistema feu– dale anche la divisione tra i vari dialetti' si fece pfù netta dal tempo dei Fnn– chi: si avrà cost un'idea della situazione linguistica che si presentava in Italia alle soglie dell'anno mille. un carattere p:atic e le– gato alle parlate localL rallenta notevolmente • il processo di unificazione ci~lla lingua prosastica •· :\ia nel '300 questo pro– cesso si compie col « De– camerone ,. In cuj la so– cietà italiana di quel tem– po. uscendo dal monèo medievale. trova la sua nuova e ri~a espressione; così unendo nella sua am– mirarione i tre grandi scrittori toscani, il pubbli– co del tempo li considera anche « come modello sti– listico e Q:rammaticale >. Ma a que~o punto è proprio l'umanesimo. con la sua fervida rlsc~rta degli scrittori classici e la. imitazione da es-si, a met– tl!re in crisi le conquiste del \·olgare. per cui questo subisce nel primi decenni del '400 un regresso nel– Puso letterario. che i ge– nerosi sforzi di L. Battista Alberti ma sopratutto la spinta dttisiva della lirica ài Lorenzo il Magnifico e del Poliziano arrestano. affermando definitivamen– te la capacità e dignità di espressione letteraria del volgare. Nel ·500 l'italiano. dice M., • riesce ... a conquista- ~!1e~n:A!~~~:r!nfir~~== giudizio che lo metteva al di sotto del latino ,.. NeJ secolo del barocco. nonostante il sobrio ed eleg:mte modello di prosa scientifica del Galilei, la lingua letteraria si gonfia nella ricerca di una ardila concretezza i cui esiti sono solo vistosi ed estl!riorì: e intanto il Vocabolario del– la Crusca codifica una espressione toscana anzi horentina e piuttosto arca1z• zante a, in complesso lon– tana da quella del vivo uso corrente. Fuori della Toscana, nelle varie re– gioni d'Italia, sempre più il parlato si adegua ai dia– letti locali. mentre nella lingua scritta e Si mantie– ne. in pratica e in teoria, una distinzione assai net– ta fra gli scritti in versi e gli scritti in prosa,... e i trattatisti Considerano che questa dintinzione sia una dote cospicua dell'italiano, in confronto. col francese che non ne ba quasi trac– cia a. Siamo ormai al '700, e Alessandro Verri sul Caffè, il Baretti in molti suoi scritti vanno sostenendo la loro polemica anti-Crusca e affermando la necessità di una lingua affrancata dall'obbedienz.a a un'astra~ ta eleganza toscana e in– vece rispondente alle con– crete esigenze di tutto il popolo. . ziante ancora e. oserei dire. umana, mentr·egli se ne stava lì immobile, la gola palpitante come un cuore trafelato. e quei desolati occhi senza una lacrima e senza una speranza. fissi sul volto di mia madre (solitudine contro solitudine), fa quale, tra una gugliata e l'altra strappata coi denti. anche lei lo guardava di sottecchi e pe~ino gli parlava. pur sapendo benissimo che non una sola parola sarebbe entrata. nel suo \·ero significato, in quella caricatura della vita. Su cosa mai un uomo può fondare la propria speranza di campare! L'al– tro giorno, andando a scuola (io andrò a scuola anche quando sarò al ci· mitero. senza aver ancora finito le elementari), ho visto un vecchio che si tirava dietro. con uno spa– go, una cassetta di legno grezzo, con dentro I una mercanzia la cui sede le– gittima sarebbe piuttosto stata la pattumiera: vec– chi e ingialliti e Topolini ,. e altre di quelle stampe a fumetti che anche in Italia - paese di gente coltissima. la quale non ha biso~o di legJ?ere al– tro - fanno la ricchezza maggiore degli Editori. Ma accanto a questa 11n– gua parlata che si !orma per creazione inconscia alterando inav,.-ertitamen– te il latino parlato e por– tandolo verso le forme nuove. sussiste l'obbliao di scrive-re in latino; influen– ze reciproche tra le due norme si verificano solo fino a quando, con l'isti– tuzione di scuole nel IX sec.. lo studio sistematico del latino porta a una di– stinzione definitiva fra la tradizione colta e il voi• gare, che viene così a con\ -----------------------------------------1 slderarsi sempre più una Ma quando, per l'inva– sione francese. là lingua Italiana alla flne del '700 si riempie di francesismi e si fa sciatta e andanle, sorge nei letterati il bi– sogno dì riaffermare e se– condo la tradizione italia– na che dà tanta importan– za al culto della forma, l'importanza del bello scri– vere•· E lo sforzo degli scrittori romantici di abo– lire il diaframma tra la lingua scritta e quella parlata per meglio espri– mere la realtà delle cose, uno sforzo sorretto dal– l'ideale che l'unità della lingua è • lo strumento so– ciale d'una nazione spiri– tualmente unita• urta con– tro la difficoltà della scel– ta: quale parlato assumere come modello per questa lingua e letteratura nazio– nali? Infatti e l'italiano è ancora essenzialmente lin– gua scritta, e, fuori del– l'Italia centrale. pochissi– mo parlata>; il dialetto, cioè il parlalo dell'Italia settentrionale e meridio– nale, non corrisponde cer– to alle esigenze di una letteratura che vuole es. sere nazionale. La scelta del Manzoni è e la lingua parlata dai Fiorentini col– ti •. ma fu una scelta di• scussa e non largamente seguita. Non una parola. )fa chissà, poi. Forse al rospo bastava il suono della voce umana per comprendere (per sentire) qualcosa di più pro– fondo ancora del significato lessicale delle parole stesse, e magari la stessa inesplicabile cosa che mia madre sentiva nella voce, profonda e lontana, delle navi al largo di Genova. Fatto è che tra le due anime s'era stabilita una relazione - un'intesa -, per di più completamente disinteressata. La volta infatti che mia madre, mossa da una apparente pietà ch'era invece gratitudine verso l'infima ma unica creatura che veniva a farle un po' di compagnia. invitò la bestia a varcar la soglia tentandola col dono (con l'esca) d'un facile cibo, questa fece un deciso dietro-front e, per qualche sera. mancò all'appuntamento. e Perché l'ho spaventata avvicinandomi troppo>. pensò mia madre, certo sen_za render.si conto che il significato vero del suo pensiero era piuttosto questo: e Perché l'ho allontanata col mio egoismo d'amore>. 11 concreto disinteresse di quelle visite si rivelò quando. riapparso il rospo, il cibo gli fu fatt? tro: vare sullo scalino. proprio nel punto esatto m cui egli usa\·a posare il suo corpaccione def~rme. Egli. dopo un attimo _di_sorpresa p~r !'u~a.spettata usurpazione del suo leg1tt1mo posto. si ltm1to a spo· starsi arraccando. più in là. subito ricomponendo le ]ungh 0 e gambe slogate nell'abituale posa di immobile contemplazione: come prima. come sempre (bonzo o santone d'un'ignota Religio). rimanendosene Il fino a quando iJ solito sca:tto netto dell'interrut_tore non lo indusse con un ultimo tonfo - come pnma. come sempre - a scomparire nell'improvvisa notte .Mi s'è stretto il cuore pensando che, dopotutto, quella speranza era real· ment.e fondata. essendoci al mondo bambini tanto poveri - e tanto vogliosi di quei e Topolini > - da aver bisogno del povero vecchio e della sua misere· vole bancarella, striscian· te così raso terra. Dunque, anche tra i mi– seri esiste un commercio attivo. Anche i mi.seri si aiutano vicendevolmente, sentendo l'uno la necessi– tà dell'altro. Che bellez– z;a, che mondo armonioso e provvidenziale.\ Dunque, Le cronache del beffardo * Con questo numero prende a collaborare al nostro Giornale il sig. Ippogrifo: egli ci darà intenriste e e cronache del beffardo,. nelle quali saranno presentate in pose inedite i personaggi delJa nostra cultura. e La Fiera • si augura che i lettori trovino di loro gradimento la no\rità ~lt~~e ili gk~~~al~~ cd~~~at1ios~f~?: s';f?~~~ che ride è sano >. Ippogrifo iD\rita appunto al sorriso. Quando il filosofo esi3tenzialista. J. P. Sartre viene a Roma, s'intrattiene volentieri a. colloquio con Ca.rio Levi. L'autore del e Cri.sto Si è fermato a Ebolb, parla evidentemente di sè, e Sartre lo a.scqlta meravtglia.to forse di tanta modestia.. e- Quand'ero direttore delt'ltalia sociali.sta, io avevo previ.sto il fallimento delle sinistre. Qua .n.do io ero a Firenze .... Quando io -,crissi l'Orologio ... Quando io ero confinato ... Quando io andai in Russia ... Ora io sto scrivendo " Le parole sono soldi" a, dice Levi. Al che Sartre risponde: e E adesso, mio caro amico, parlatemi un po' di voi•·• • • Per sollevare il livello della canzone italiana., l'asso· cia..tione italiana. degli scrittori ed editori, ha bandito il primo concorso annuale di un milione di lire da. asse– gnarsi al migliore paroliere. Possono partecipare al concorso solta.nt- 0 prosatori, nota.i e cancellieri di Tribuna.le. ùr-Giuria. man.tiene fi- nora l'incognito. La canzone premiata, ~ome è no.turale, sarà. trasmessa. alla. Televisione. G. B. Vicari critico aulico e direttore de e n Caffè,. ha. finalmente deciso di pubblicare la. sua e Opera Omnia a. Per adesso, L'illustre critico Letterario della e Settimana. Inco~ a, ha. faticosamente scritto soltanto i titoli dei volumi. A un giornalista che gli ha chiesto chiarimenti in merito, ha risposto aulica.mente: e Non lio ancora a.vuto il tempo di scrivere il contenuto a, Quasi sempre i manifesti antifascisti firmati dagli in_tellettuali portano, in alto, U nome di ~taravi.a, Le-vi, P1ovene e di _altri illustri scrittori. Notiamo che, spesse volte, anche m fondo agli elzeviri del e Corriere della. Sera a - di proprietà del ricchissimo Crespj - e della. e Stampa. a - di. proprietà. della Fiat - leggiamo i ncmi di Moravia, Levi, Piovene e di altri iJh.r.strj scrittori. Ci domandiamo perchè mai in Italia gli scrittori tengono il cuore legato alla sinistra mentre col pQrtafogli. sono legati volentieri al cordone ombelicale di quelli che fi· nan.ziano le varie forme di fasci-smo, sLstematicamente e con raffinatez.za . La ris~s.~ non sarà. mai esatta.. Alberto Moravi.a ha finito di. scrivere il suo ultimo romanzo dal titolo suggestivo qua.si autobtogra.fico e Ul Noia.» L'IPPOGRIFO espressione autonoma e come tale tra poco usata anche per iieritto. Ci è qui impossibile se– guire il M. nella ricchis– sima documentazione di quello sviluppo che portò il volgare dapprima solo parlato. dalla sua origina– ria !unzione dl comunica– zione tra elementi di un ceto culturalmente basso. al suo vero e legittimo in– gresso nell'uso letterario scritto col Cantico delle creature. la lirica sicilia– na. lo Stil Novo. E poichè nei primi due casi. dice :M.. chi parla o scrive non « ha come uditorio Ideale tutti gli abitanti della pe– nisola n. con Dante che in· vece questo uditorio cer– tamente si propose sJ può parlare per la prima vol– ta di una Ungua italiana. Ma mentre la lirica co– stituisce già ne) '200 • una tradizione. che fornisce un modello di lingua relati– vamente uniforme per le varie regioni ,. la prosa Invece. che non h.1 ancora raggiunto un \-ero livello artistico e perciò mantiene Nell'ultimo capitolo e Mezzo secolo di unità na– zionale a M. indica tutti i fattori che contribuirono a unificare la lingua scritta 'JUOtidiana, dalle riviste letterarie agli scrittori di arte, e prima d'ogni altra cosa la e palestra della vi– ta•: ma mentre lo sfoi:z,o del Verga a cerare un lin– guaggio aderente alle co– se, moderato e armonioso, restava quasi senza in– !luenz.a, troppa (a nostro avviso) ne ebbe la prosa artefatta~ lussureggiante, senza nspondenza nella realtà delle quotidiane esi– genze. del o· Annunzio, la cui influenza ci sembra sia stata più dannosa. ai fini della stabitiz.zazione d'una lingua media quotidiana. che c]'azione esercitata dal linguaggio burocratico e da quello ilomalistico >.

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