la Fiera Letteraria - XV - n. 28 - 10 luglio 1960

Pag. ~ t~ FTERA LETTERART~ Domenica 10 luglio 1960 0.1:lL TaccuINO DX UN POET.!J. * Rassegna del tempo perduto a cura di Renato Gian i Considerazioni sull'arte Piccola A casa di Capogrossi spesse volte la sera si bal– lava: anche nello studio di Clelia Bellocchio, che ave– va cominciato a raccoglie– re disegni di amici, da ap– pendere poi a una specie di graticciato di legno - decorazione di testa e di fianco del solito gran di• vano-letto, - anche da lei si ballava. Nello studio di Gentilini la sera ci riuni– vamo: Mannucci, Tamburi, Bolliger, Romeo Lucchese, qualche altro personaggio, e si giocava a poker, lw1- ghe partite che andavano fino al mattino. Afro e sua moglie Maria vincevano spesso, cosi Stefania, mo– glie di Gentilini. società nietta Drago. Renzo Vespi– gnani la cui autorità co– minciava a entrare nel gioco d'una mitologia ar– chitettata dallo stesso Del Corso. * di .J/ARl,l'Q l'lAZZQLLA Fiorivano le 6allerie di arte una dopo l'altra: il Cortile per esempio, la Prora, la Campana, la Mi– nima, la San Silvestro, tut– te scomparse dopo una ra– pidissima, cortissima, tenue stagione. Monachesi espo– neva in serie, dovunque. face:ido proprio mestiere di pittore ambulante; era– no i momenti felici d'una sua affermazione sul piano pubblico. Giovanni Omic– cioli cominciava a farsi va– lere per i suoi e orti •• i quali vendeva a gruppi (oggi quei quadri sono ri– cercati). Canova non esi– steva ancora: si andava da Rosati; e a Piazza di Spa– gna il CaUè Rampoldi oggi e Rugantino•· non aveva richiamato gli architetti e il loro cattivo gusto per di– ventare un locale alla mo– da do,,e più tardi Petroni, Bassani, Cecopre Barilli, Ulivi, G.B. Vicari, Nello Saito e altri a.miei si sa– rebbero riuniti per fonda– re un premio letterario per un racconto di venti righi, e un e Giornale minore • stampato da Luigi de Lu– ca. alle prese !in d'allora coi quadri datigli in pa– gamento dagli artisti a sal– do d'un catalogo o d'una monografia. Babington e il Caffè Greco resistevano il primo al mattino e nel po– meriggio. il secondo di se– ra. Lupinacci, Panfilo Gen– tile, Nicola Ciarlelta era– no d'ornamento alla famo,. sa e sala •· Flajano. inve– ce. Santangclo, ).Jarcello Pagliero, Mezio, Sofia, Ar– duini - sempre alla ri– cerca di amici da portare a cena come fos5e sgo– mento del vuoto che la so- Non Yi ~ momento nella storia degli uomini, ed ~ que– sta una storia tragica che si ripete per misterioso decre– to, in cui l'uomo, av,·ezzo al– la meditazione, noo senta na– scere nel suo pensiero certe segrete Idee cbe banno co– me oggetto d'indagine pro– prio l'arte; e non senta, an– che, quanto po\'cri siano i suoi ragionamenti fatti su uno di quei problemi che, quasi sempre, hanno glorifi– cato l'av\'entura umana con testimonianze luminose e ,·e– re, le quali sono, in sost:m– za. una coocreta eredità del– la fantasia più che una sod- ~~:~~~'U~ ;~i!u. 3 ~~P~~= to, dal sorgere e dal ramifi– carsi di tulle le idee intorno all'arte. Quel che , 1 ale per il nostro pensiero. predisposto ad una tale delicata im·estigazione, è di sapere che gli uomini. in tutti i tempi, in qualsiasi regione geografica e spiritua– le che sia, quando h::inno ,·o– luto lasciare testimonianza della loro vita più segreta, tale da esprimere cose egre– gie intorno al loro mondo e al loro sentimento per la na– tura, e soprattutto per la idea di Dio e della morte, si sono abbandonati a fare og– getti e canti con quell'inten– so trasporto che è proprio di chi crea e sa soltanto cbe 1utta la esistenza, nella sua luce più alta, non può bru– ciare che in questo abban– dono, che popola lo spazio e il tempo di cose nuove e pro– fonde, le quali, prima. non erano mai state innanzi al nostro spirito. E sappiamo, per doua o approssimati, a espenenza suUe faccende più dignitose che riguardano gli uomini. che l'arte è nata quando i sensi, i sentimenti, i primt ,,aghj pensieri degli uomini scoprirono, in sé e fuori del calore umano, abissi che pro– ie11.uono paure ed entusia– smi, lunghi stupori e rapi– menti per quel che la ,·ita stessa S\'eglia\'a nelle sue ra– dici, talchC il mondo, nella sua originaria e reale unità, sembrò, alle creature più do– tale di delicata immagina– zione, uno spettacolo non 1rascurabile, ma il Juo~o me- ~~~o~glf'~:~ a:~~;e~ con i suoi di\·ersi linguaggi, non soltanto nella natura e nell'opera di Dio, ma nello abisso che portava in sé co- ~fat~nJair1a!i~a.luminosa la- Perciò, finchè i popoli si organizzarono secondo leggi e principii concordanti St."– gretarnen1e con la nati,•a ten– denza di certi uomini a sen- ;~r;sa~:i,e esf.~{;t:;; ~~ i); vita e la morte, a considera– re la prodigiosa presenza del– la natura operante al di là di ogni sguardo e di ogni cuore, ad armonizzare il lo– ro soffio vitale con la pre– senza di un Dio proiettato al di là di o~ni s~omento. l'ar– te tu tesumomanza illustre; essa si fece canto. elegia, te• nerezza di memorie, armo– niosa opera dell'uomo scosso da se stesso in un incessan- !!~encii'ti~~J'°~la~,.~ vano ricordare all'uomo il suo ingresso nel mondo. stesso, passando per ogni abisso della \'ita e preannun– ciando le terre promesse di una gioia che l'uomo avver– te come calma e come spe– ranza. * Ma ora noi ci domandia- mo, quasi presi da un senso di sgomento, risPonde l'arte del nostro tcmPo a tulle que– ste delicate ansie deUa vita dell'uomo? Conserva essa, neUa sua smania di presen– tarsi solo come estro e folle novità di forme e di tecni– che, le condizioni originarie, senza le quali si vanifiche– rebbe nel delirio? E' l'arte moderna una te– stimonianza della vita reale o è invece una pigra e gra– tuita evasione compiuta da giocolieri in un mondo che non è più fisico e neppure metafisico? Noi rispondiamo che l'ane è quel che è; \'Ogliamo dire che essa è il riflesso di tut- ta un'epoca; che decade o&ni qual\'olta decadono La vita e il pensiero; che ogni epoca ha l'anc che si merita per una sana di colpa, la quale è colpa reale in quanto dia– letticamente colpa di tutti gli uomini. L'arte del nostro tempo, perciò, più che una testimo– nianza dell'originaria armo– nia fra la natura, Dio e lo uomo, è un vasto esperimen– to disumano io cui tutto ri– tom3 ad essere caos, scom– Posizione. Vi è in essa la ri– cerca ossessionante di un nuo,·o linguaggio cspressi\'o che non sarà mai raggiunto. Gli artisti del nosu'O tem– po, se artisti possono chia– marsi, scompongono. analiz– zano, sono come tanti fan– ciulli che rompono, guasta– no, smontano i loro giocat– toli per ,·edere come sono fatti unicamente per soddi– sfare la loro puerile curio– sità. Non a,·endo forza crea– tiva, hanno 13 smania di– struttiva; non potendo crea– re emozioni luminose, provo– cano sensazioni elementari. Essa non ha luce perché rinette lo stato di angoscia tenebrosa in cui è caduto lo uomo, il quale. non a,·endo più fede in se stesso, nella natura e in Dio, tenta espe– rimenti a ,·olle di3bolici e a volle scherzosi con l'am:1- rezza irrimediabile di chi non sa nemmeno di sostituire, alla forza creatrice del ge– nio, la sterile e S3dica ope– ra del dislnmore. Essa. come tutti i fatti che oggi preoccupano seria– mente la nostra coscienza, è soltanlo la barbara testi– monianza di uno dei momen– ti più desolanti della \'ita umana. E. anziché essere, co– me altre ,·olle nella storia lamento tragicamente uma– no e ,·irile, è soltanto traccia di vita disperatamen– te umana. MARINO PIAZZOLLA A casa di Alba de Cé– spedes si davano festic– ciole dove ognuno parte– cipava portando qualche cosa. n garage di Leda l\ta– strocinque era diventato un luogo d'attrazione oltre a un centro di riunione se– rale. Anche qua si man– giava e si beveva con quel– lo che s'era raccapezzato facendo fortunati scambi con gli americani: balleri– ni. giornalisti, militari, scrittori. Altre riunioni, che non costn.ngevano a ri– cerche di arrosto o di cibi rari, av,·enivano alla sede del P.W.B. a via Po; qua imperava Gabriele Baldim e i\Ir. Greenlease direttora dei servizi stampa e inca– ricato dei rapporti con gli intellettuali romani. A ca– sa di Irene Brin e Gaspe– ro del Corso, 1t Via Bocca di Leone 78, si cenava in più ristretta compagnia: qualche ex ambasciatore, alcuni funzionari di Pa– lazzo Chigi, una selezione sempre più chiusa di arti– sti italiani e stranieri, sen– za trascur3re scrittori e colleghi: Sa,·ino, se non sbaglio, Fabrizio Clerici, Margherita Cattaneo, Anto- Fll.GURE DEL :;'\,Q§THO TEi:\..lJPO * 01•iginalità del plagiatore Nota ~ la storiella dei due Dwnas. Il padre inconrra 1/ figlio, e chiede: e Hai /erto 1/ mio ultimo romanzo?». e lo no. E tu?». Nessuno può dire se l'aneddoto sia t'ero, comunque :.ta ad mdicare che circola,•ano dei dubbi sulla paten,ità di molte ope– re di Dwnas pwdre. il plagio letterario lza una storia antica come l'uomo, ma la parola plagio, nel si– gnificato in cui l'adoperiamo noi moderni, non ,,a oltre Ma~iale; ancora Cicerone, per fare w1 esempio, l'ado– pera,·a nel significato greco di raggiratore e ingaw,atore di bambini e di uomini. * di SALl'A'J'ORE CUIOLO rio ha raggiunto ,ma certa notorietà o occupa posti– chiave della vita pubblica, /'additarlo come ladro, come e pallone gonfiato• è un pia– cere impagabile, sulla cui analisi m1 Freud potrebbe scrivere mille pagine! Il pubblico 11011 tollera es– sere i11gan11ato,quando l'in– gmino 11011giova a lui, ma soltauto ad altri. La grande tmfla, il grande bluff, per essere sostenuto dtt·e gio– t·are a molti o alimentare l'illusione che possa g101•are. Negli altri casi rl pubblico è spietato, diventa sagace. per_· tinace, acuto, infallibile, e il plagiario avt·erte co11fusa– me.11te la naltlra composita (e poco nobile!} del pub– blico che si trasfonna in fol– la, per chiedere giusti::ia e salvaguardare la culwra. esercito di subaltemi lavora per lui. Prima di appro– priarsi del lavoro altmi cam– bia le virgole (scieri;;a su cui crede df sa~r tutto} e qualche aggetti\•o, di cui non conosce mai il significato co,i precisione. Fra tanti altri tipi, il più patetico è il plagiano im1a– morato del suo e plagio •· Questa categoria di plagiari non sceglie un'opera, per vincere un premio, per n– scuotere diritti d'autore. In w1 certo senso sono de, dr– smteressati, pe,rché non li muoi•e aviditd di lucro, ma bisogno insopprimibile di vedere esten1ato e realiuato quello che credono di ai·er dentro. E 11011sono soli, in questa illusione. Mi/toni d~ arti.sci, di poeti, di narratori credono di custodire il e capola,·oro »: se at·essero tempo! Que.sto tipo di plagiario è felicemente delineato da un piccolo episodio. raccontaco da Ale.xandcr Lindey e trat– to dal t·olume e Plagiarism and originality ». Il direttore del e Delineator •• CJw.rles Hansen Towne, ricevette wi gionzo una poesia accompa– gnata da una lettera, nella quale lo scrivente illustrava il valore della lirica e tulle le sofleren:.e da cui era sorto il componimento poetico ac– cluso. Il direttore, letta la poesia, cosi rispose: e Ho il piacere di din•i elle lto rice– t·uto i vostri versi e li Ilo trovaci ammire,·oli. Non mi è possibile dirne tulio il be– ne clre meritano. In realtà, mi son tanto piaciuti che li ho scritti io stesso due an– ni fa•· SALVATORE CHIOLO litudine gli proponeva a ore fisse, preferivano pas– sare le serate a discutere al Caffè Greco. Veniva la ora di chiusura e finivano tutti alla farmacia nottur– na di Garinei, a Piazza San Silvestro. GiClvannmi e Ga– rinei alle prime armi 'e alle prime esperienze d'autori di riviste e commedie mu– sicali, pazientemente ascol– tavano, quasi subivano, per ore e ore (prendendo la china in bicchieri piccolis– simi), la conversazione al– trui. Beppe Rossetti non av,... va ancora impiantato la sua libreria a Via Veneto; insieme a l\Iarcello Paglie– ro faceva i1 e marchand de chambre • occupandosi d1 vecchie edizioni, di belle e rare rilegature. di libri di arte esauriti, nonché di stampe di Grandville, d1 aCfiches della belle époque e roba del genere. U ci– nema aveva preso svilup– po, ma svolava in aria una corrente di sceneggiature che anebbe dato ottimi prodotti. Era un dopoguerra tutto d'attese. Di questo vaga– mente e impropriamente avrei dovuto essere il cro– nista mondano. R. G. tmnente la gloniata, e tuue le ab1taiio11i pigliano foga, all'estenio, e si decantano m mi colore tenero e solenne, Ila grande A,·emaria Religio– sa, e t1J:clieglt amici tediosi perdono l'importanza pr0t'\>t• soria del mome.uto, sa1"o Daldmi ragazzo. mai rmPor– taute. e solo i n vest e dt pre– suntuoso, - be.ne. m quel– l'ora il cro11isca n on peri.sa clte a di.seriare il giorn~e. la re.da; :ionee andar fuon a n– sd1io di inccmtrare Nicola Ciarletta che gli dice delle ultime sue scritture filosofi· clte, o Savelli che l'informa della mostra che farà quanto prima al e Secolo •. Una lctte1·a di Giani Non vorresti; ma sono mallrnate di cronaca e d'in– contri continui e tutti ue1 luoghi impensati: le libre– rie dove una 1.·olta d'inven10 si usava raccogliersi - e La Margherita», e Dedalo•, e La Moderni.ssi,na •• e Hoepli • - sono vuote., disertate; le ,·e– trine carie/re di copertine fatte da Tamburi a e Le panche gialle• di R. \f. de Angelis o per e Adamo» di Eurialo de Miclzelts stam– pati dall'Atlantica, gridano Umtilmente: non c'è tempo - non c'è tempo di fer– marsi. E' sempre piri. tardi, dice una poesia di Montale. Al signor Guglielmo Peu-ce, critico d'arte R0~1A Caro Guglielmo, Buona parte di noi è m ragione del paesaggio; non si può infatti giustificare che colla Sicilia e le sue stagiom la pillura di Renato Guttuso e la prosa di Brancali; e altrettanto sono iu preci– so accordo con la stagio– ne calabrese Ali•aro, Sai•el– li e R. Al. De Angelis. Ma Roma fonde bene ogm carat– tere, assorbe abbastan~ ogm clima, e. nel suo paesaggio ognuno può ritrovare. qual– cosa di quel che Ira lasciato; i.I nostro corpo qua si ade– gua faciùnente alle stagiom focali, spesso incerte, u1co– stanti, e troppo lette.rane, troppo caricate dallo sciroc– co. Sempre. difficile a essere vinta e non frai111esa, Roma ha però stagioni e paesaggi particolari e propri; ha il vantaggio della mezza sta– gione. Vie.ne un momento e/re non è piri. invcnzo, 11011 è ancora primavera - è sol– tanto aprile, la luce al mat– titro è carica dr minacce, l'aria non è limpida, si re– spira a fatica, il freddo 12011 tonifica, smembra im·ece w1 po' le. idee in chi ne ha, non si t•ede chiaro né dentro alla vita politica né dentro a quella culturale., si lzanrzo dubbi sulla traduzione delle e Passeggiate romane• di Stendhal tradotto àa Gio- 1•am1i Marcellini per le Edi– ;;ioni della Bussola, e 11011 si crede che e Alga» di V. G. Rossi a1.·rà le solite cinque edizioni. Si mette. in dubbio la ca– pacità di accordo degli scrit– tori: arriveranno o no al sindacato? Si sentiranno e Classe.• una buona ,:olta? Andando verso ti lavoro, peggio ancora, il tedio della vita s'è. ancorato dentro di noi, si va per gli uffici, si la– vora, si cammina pensando aì troppi quotidiani che esc(!· 110 a Roma, ai trenta e più settimanali, e si sente zm gran peso intorno, non si re– spira, nessuno ci protegge. Alfrmprot'Viso, qualcosa toc– ca il tiiso, ci sfiora, e trat– tiene, un lampo un profumo, una prospectiva o un colore, un confuso attimo, , ma ve– trina di libri, una libre.na nuova, un nuo,·o gion1 ale che sarà sequestralo fra qualche ora: - e c'è già in– tomo a noi la luce del mese d'aprile, e si crede molto a \I. G. Rossi, a Stendhal tra– dotto da .\larccllini con pre• fa:.ioue di P. P. Trompeo, al uuo,·o libro di Bigiarelli che sta per uscire da de Luigi, alla colle:.ione. dei saggi e fra due guerre• di Bompiani {e ci si promette. di comprare subilo e L'Italia rinunzia?» di Alvaro, e gli altri), e molte vaghe rose già oscure sem– brano pigliare aria.. Rorno. è tulio di siffatte angoscìe e g,on1ate, e di pari scoperte. elle tutti fanno in prima per– sona, è la sua storia qua.udo riflessa nella vtta degli abi– talllt più ingegnosi. coloro che si aflrellt1J10 e adopera– no, quand'è possibile, a sco– prirla con e l'occhio del fo– restiero», quella particolare dote d'ingermitd e chiare.:.za d'animo e predi.spasitione al bello e al sempltce, e com– PoSito insieme, come richie– de. la belleu,a, che pennette che le cose più corisuete. si presentino allo sguardo con le prospettive della e pnma ,-olla•• mi.steriose dunque. e. ricche di verità e di sorpre– sa, capaci di convincere e tramandare nel cempo il mo– mento dell'i11contro, quasi alla stregua di e cose visce •• con mr tanlo di letterano perfino nell'aneddoto - qua– si, an:i, a giustificarlo. La stagione. buona è sulla soglia, e quando verso le un– dici del mattino, o meu.ogior– no, che sarebbero davvero le undici, la cillà s'illumina del sole consuelo alla stagione, all'aprile, e le strade si ri– schiarano tutte, e iu Pia::.:.a di Spagna geme corre iu fretta per metter si in m ostra sulla scalinata e gode.r e quie- Conru, cancellate, muretti di cinta, cipressi e classici asperri di classiclle architet– ture, gli alberi che aspettano gli ultimi tocchi per metter– si foglie di taglio llllOt'O, le. dorme c11e ragionano dr mo– da nonostante tutto (e si dice m giro che. quest'armo vada la l'ila lunga, e a bot– te• glt abiti, e colori molto tenui, tenerissbm), - tutto 11011 ostante li freddo tra– sparente di certe giomate, aflenna elle la stagione buo– na è sulla soglia, come dice la vecchia poesia di A. S. Novaro: e Primavera è sulla soglia, ,•er-JCQ l'erba del pra– to... » , e si parla ancora di cri.si teatrale e di attori che si d aranno al cinema come pi,i. redditi;:io. Poi passa la epoca, e stag1.0ni e incontri saranno e cose viste•, non di pi,i.. Una cronaca del do– poguerra. RENATO GlANI l,a 1•is110sta ti i Pei •·ce Caro Giani, mi hai voluto mettere in imbarazzo indir!uandomi questa lettera. Ma io non ml faccio tanto facilmente mettere nel sacco. Ti dirò subito che se e viene un momento che non è più in– verno e non ancora prime.– vera •• ciò vuol dire (poco poeticamente) che ci tro– vi,amo di fronte ad UilQ pri– mavera fredda, ad un in– verno p rolun gato. Quind:, non già c.he non è più in– verno e no n è ancora pri– ma\'era, bensì. molto sem– plicemente, che è ancora inverno. Ecco tutto. E' questione di ormoni. enche. E di fegato. C'è le primavera, tutti la sentono, e tu non le senti. I tuoi or moni sono lenti. Oppu– re il tuo legato è duro, Vai in giro con l'inverno nel cappotto, mentre gli al– tri hanno la primavera nel– le nne. Invecchi. Giani. Sono passati terribili lun– ghi anni fra piazza del Po– polo e piazza di Spagna. Ci siamo visti lente volte in lutti gli engoU di Roma. Ma, sopratutto, in queste st:-ade. Queste strade rre– sche d'estate, bagnate. Sem– brava ,-edere D'Annunzio in carrozza, con la pagliet– ta, che passa per il Babui– no. Sono le tre del pome– riggio del 5 maggio 1911. n cavallo ha il cappuccio bianco che lo protegge dal– le insolazioni e la carroua ha la tenda biance. ~ tra– balla. D'Annunzio incon– tra Corradini. Une bella soappellata e due crani lu– cidi brillano al sole. C'è un silenzio. Quanto male fa– ranno all'Italia questi due orgogliosi crani? Fu un lampo che accadde nel 1911 in via del Be.buino. Ma nes– suno se ne accorse. Me ne accorsi solo .io, a Napoli. Avevo due anni. Scherzo, G:ani. Ma ti di– co con tutta serietà che queste sono strade molto importanti. Pensa che in via Ripetta (che poi !e tut– t'uno con via Laurina. - do,•e ero prenotato per il pane. - e v"!edei Greci, di cui parlerò), nella prima– vera del 194.2, e precisa– mente il giorno dell'anni- versario della fondazione dei fasci ho visto un po– vero portiere con una pan– cia enorme preso e c:chiaffl perché non aveva !atto a saluto romano al passag– gio di un corteo di e cam1- c1e nere•· Poveretto! lo, che pure non avevo salu– tato, feci in tempo a r.pa· rare in quel caffè c h e f a angolo e m1 m.s: [ur ..... :,i. mente a telefonare ~I. tre· mavano le gambe. Una fifa mortale. Che strane cose dal ·39 In poi avvennero per quel– le strade. Passarono inver– ni piovosi. Estati piene di ritirate, di sconfitte. Ogni passo indietro per noi era una vittoria. lo avevo co– niato una (rase che ripe– tevo sempre: e Finire sot– to una marea di calcinac– ci ». E cosi fu. Il fascismo fini nella polvere e nelle rovine. Ma queste cose si potevano dire e pensare so– lo tra via Laurina, via dei Greci e piazza del Popolo. Ecco via dei Grecl E' lo agosto del 1935. Con Gatto andiamo da De Mata che abita el 15. La strada è ~t.retta. fresca. ventilata. \'eramente segreta, come tu dici. De Mala fodera enormi quadri del seicen– to. C'è una ragazza mezz.a nuda alla casa di fronte. un·ara. Grossi ferri da stiro roventi. Odore d; col– la. Le sigarette bruciano sole. Questa è via dei Gre– ci nel 1935. Non era bella? Pensa che ere ancora vivo Scipione (che forse in quel momento sedeva da Ara– gno) e Me!ai in quelle ore tra\'ersava p:azza Indipen– denza. (C'è un verso dr Za· vattini che dice: e un si– gnore sbadiglia a Bas..c:.ano del Grappe •l. Ma fai tra– \'ersava piazza Ind;penden· za sotto il sole. S6;>ione sorbi\·a una menta da A;.:1- gno ed lo con Gatto e De Mala mi rompevo la t<?.;ta per escogitare il miglior modo di uccidere Musso– lini. Ecco perchè in via :"'a– zionale le Presidenz:ale ci fermava e ci chiedeva 1 do– cumenti. La Presidenz.iale leggeva il pensiero. Poi siamo un po' tutti decadutl Forse è stato tut· to inutile? Mentre Spano veniva in Italia (si chiama– va Tedeschi, ave,·a un :viussoUni all'occh~llo ed ere uno squadrista serdo), noi cl rompevamo le visce– ri. Egli mi conosce\'a. Lo e Stato Operaio• pubblica– ,·a m1e1 scr1lli commentati da Luigi Gallo (il Luigi Longo del C.LN.A.I.). For– se è stato tutto vano. An– che su Blanqui fu gettato molto fango. Io sono una statua di dolore. Erano belle quelle stra– de di Roma, allora. Se esi– ste una coscienza. voglio d:re se ci sono ancora gli uomini sulla terra. qualcu– no dovrebbe piangere al pensiero di quel me. palli– do ,magro, che passa per Roma. tuo GUGLIEL\!O PEIRCE li rispetto per la natura, pensata come realtà fa\'olo– sa e quasi materna; il sen– so della morte che si abbat– teva sul delicato sentimento avvertito dall'uomo, solo o associato, per la fugacità di ogni enmto; il terrore di po– ter essere dominati da una forza remota e altamente misteriosa, quale era la idea di Dio, s'intrecciarono nel cuore dell'uomo ed alimen– tarono la sua fantasia in mo– do che sorgessero, dalle ra– dici stesse della vita, non tanto sentimenti impetuosi e originari, ma quelle concre– te fanne e slili diversi en– tro i quali ogni parte è sta– ta sentita ed espressa. senza mai che l'artista si sia sco– stato dalla sua umanità, portandosi, lungo la sua a,·– ,·enlura terrena. quei miste– riosi e metafisici compagni di viaggio con una sorta di dolorosa pietà. il fenomeno dell'appropria– ;;ione letteraria o artistica, m genere, è più complesso di quanto si creda, poiclzè. spes– so il plagiario è in buona fede. Sembra un parado:.so, ma rzou lo è. L'opinione co– nume è. che il plagiario vado alla ricerca di opere scono– sciute, che diligentemente ri– copia e firma. Niente di più urato. EJCltLSo il caso del plagiario sciocco e deficienle, assai raro in verità. in ltllli gli altri casi, chi firma zma opera 11011 creata da lui, 11011 la copia, ma la compra. In generale il plagiario moder– no si sen•e del cosiddetto e negro • (clii lavora per al– t n dietro compenso}, il qua– le si lrova nella strana con– dizione di guadagnare bene sol1amo quando rimmzia al– la paternità del suo lavoro. E' il fenomeno dei falsari di quadri: w1 loro quadro è ,·endtao soltanto quando porti la firma di un altro: Ed ecco perché, all'appros- ------------------------------------------------------------- simarsi della stagione dei prenù, il plagiario vive gi~mi inquieti. Un libro pre,mato ecci1a il pubblico, come lo odore della sefraggi11a eccita i cani. Chi è coscui? Ahimè, se si traila di un plagiario i suoi giorni sono contati. Se non fosse stato premiato, quel libro ammuffirebbe sul– le bancarelle, ma, poichè è. stato additato, bi.sogna leg– gerlo, e attentamente, con la speranza nascosta di potenze dire. male con gli amici o uei salotti letterari. Magari questi stessi denigratori lo hanno gid coperto di elogi o lo copriranno nelle recensio– ni d'obbligo, ma, così, nella falsa intimità, uon ci si pri– va del gusto so1tillssimo di spolpare il libro e il suo * A guardar beoe in f~ndo attraYerso tutte le tesumo– nianze artistiche, lasciate da– gli uomini ne11e varie s~ie- ~r~i~~~ ;~la f~~ri.f°vissto~~ stati artisti autentici, che v1 è stata arte serena e conso– latrice soltanto quando t~tte le conaizioni reali del \TJ\·e– rc e soprattutto l'armonioso seOso delJ'unità del mondo, vcni\'aoo sentite e intreccia– te dallo spirito, rimasto. per cosl dire pensoso davanti al: la fragili tà delle cose e degh eventi pere.bé splendessero come • segni 3 :ltament~ ele– ganti di una vita meditata e collegata con la natu~. col: l'uomo, con Dio, con I fatu più solenni, dai quali la fan– tasia ha atLinto sempre un_a sana di segreta e. inesaui:,– bile musica, propno per d– lum.inare i dolori degli uo– mini. Ciò spiegherebbe il fatto che quasi sempre l'arte ge: nuina conserva qualcosa d1 sacro; che la poesia colli'!la con la preghiera; che la pit– tura è una profonda lettura nelle cose, anche quando 9ue– ste sono in\'entate e aggiun– te a quelle reali che pro– duce la natura; che la scul– tura è un operare sulla !11a– teria il miracolo compiuto dalla divinità sulla creatui:3 ~~a~~n~ 1;p~~e;~tij f Ps'; ~~i ~edFcs:~'~r::-to~adi un ordine nuovo nelle cose; che Ja musica è abbandono dello spirito a quel racconto infinito che iJ cuore fa a se Anche nel campo delle arti figurative il plagio ha vicis– situdini e soluzioni piuttosto curiose. Pare clze moltt gran– di artisti del Rinascimento mettessero la loro fimza sui quadri interameme fatti da– gli allievi, per ragioni di~ verse. A-lotti pillori famo:.1 11011 arrivavano a soddisfare l'ingente richiesta di quadri, una volta raggiunta la popo– larità. Nobili e regnanti di mezza Europa li assilla,·ano, per cui, se volevano far fronte agli impegni, dovevano ricorrere agli aiuti della loro e bottega» o a pittori p()\'ert che imitavano molto bene lo stile del maestro. Ma già qui il fenomeno del plagio si è allontanato da quella configura:::ione a cm siamo abitttati nel campo letterario. Memre nelle arti figurative dei e falsi• o delle appropriazioni indebite resi– stono anche secoli all'opera di discemimento e di attri– bm.ione, nel campo letteran~ è rarissimo il caso in cui :1 plagio non venga scoperto. Un plagiario può ingamzare i componenti di una giuna, o il direttore di una rivista, o un editore, ma raramente ingamzerd il pubblico, il ler– tore isolato. * Il piacere che scaturisce dalla scoperta di im plagio_ è intenso e complesso. V, confluiscono elementi di va– ria natura, nobili e meno no– bili. Chi scopre w, e falso• dimostra agli al1ri e a se stesso l'ampie:.;;a delle sue letture o delle sue esperien– ze visive; dd un saggio del suo gusto, del suo fiuto, del• la sua memoria. Spesso pe– rò c'è dell'allro: se il plagia- autore. Plagiario, no i vorremmo poterti difendere, raccoman– do le tue pene segrete, le zue ansie, i tuoi sobbal;:i, quando qualcuno insinua dei 1:,:r!~b:va,;:;:te~;1'if::i~e:ipf}:! i segugi. Chi dirà mai de~le gioie avvelenate del plagia– rio, quando gli an!ici si con– gratulano cou, lut, de!, su~ ingegno, della sua mtell,– genza, della sua e parola '!e– finitiva » sull'argomento! Rin– graziare e sorridere per un altro ... Lui sa che si traila di un allro. Dal punto di vista psicolo– gico infiniti sono i tipi ~i plagiari: il più comune è ti ,•anesio, avido di onori e dr cariche, con tendenza a co– struire il personaggio di se stesso. Questi tipi una volta si facevano crescere la bar– ba e una urta aria di pen– sosità. Oggi si sono moder– niu.ati e ostentano una certa e familiarità distaccata•• so– no la malafede personificata. lu genere e parlano» sol– tanto in pubblico con fogli di carta sempre in mano. In privato aggrottano le so– pracciglia, accen11a110quale/te frase ambigua, che .Può tf-5- sere interpretata m rmlle modi: i loro maestri incon– fessati so110 gli. augz~ri ro– mani. Il pubbhc o ride dr loro e mostra di disprez.z.ar- }!; ';;:df," 1[~~:!;i;;e;z[{ s!':;,';'. Con l'enorme sviluppo della burocrazia questo tipo di plagiario si è. trasfomzato: fa il capo divisione, ìl capo uf– ficio, il capo, in.somma. Un Invito Chi negli ultimi due o t,:e anni, che mi appaiono dec!– sivi, si è impegnato nello scn– vere ,·ersi cercando di rag– giungere mete inconsuete, cercando quindi di fare, si è tro\tato di fronte a molti pro– blemi di ,·aria n3tura. Alcuni possono essere fa– cilmente elencati e sono di siiuazione: il vuo10, ad esem– pio, apertosi con l'affonda– mento in gruppo della quar– ta generazione, erede malac– cona di un Montale male in– terpretato o immersa solo nella superficie degli e,·enti e sociali• (nessuno è riuscilo a calarsi nel reale); o la man- ~~::m~~t~~~a3rn~,a~:é1 d~: seno delle forme disossate e ammucchiate alla periferia; o la constatazione dello smar– rimento generaJe penetrato dallo sgomemo per la gran mole di fatti e di parole e nuo,·e » che giravano un po' dappertutto e che. tutto sommato, nutrivano germi non inefficaci, come la neces– sit~ che Io scrittore partecipi ai movimenti e agli sconrnl– gimenti della società, ma dal di dentro. Vedremo dopo il come, ma in opposizione alle ostentazioni dell'io continu a– mente ricucin3te e se.r vi.te co– me piatti di primo or dine quando \'enivano rifiutate di istinto; o una sfiducia gene– r.1le nella letteratura in un certo momento completamen– te inascollata e isolata, e nei còmpiti dello scrittore, cui ha contribuito il neorealismo con il suo ovvio fallimento. Còmpiti che solo in un secon– do tempo sono stati rimediati e ci si è accorti, con minor smania di risultati immediati, di quanto complessi e pesan– u e difficili da assumersi sia– no, e quan10 estranei alle semplicistiche adesioni aUa prassi politica. Altri problemi erano occa• sionali e, in un certo senso. minori, per il fatto d'essere deri\lati dai precedenti. Non tutti però hanno avuto la fortuna di risolverli. E sono la mancanza di assistenza cri– tica, di contatti finalmente li– beri e disinteressati, di con– ,·ergenze necessarie all'opera– zione poetica. Un secondo genere di pro- . chiarimento deHa poesma contemporanea Cl limitiamo, per questo Scolari. Speriamo che questo sario ra~oglicrne ~a coron:i numero a completare l'inter• ulllmo ci scusi per U fra-, 0 una h!Jca, amphand<;>le_ n~ vento d~gll amici de.I • Verri •• z.lonamento cui il suo inter- ~~bm:n m~t\t:nJ~si diir:-1~~~ al quale furono dedicate due vento è stato soggetto e com- guato da molti punti di vista. intere pagine del numero pre- prenda che esso è stàto esclu-1 Gli e\'enti e gli oa:getti, gli ~e;1;,~\~ 1;;:b~~~ru~'i»~~:! 1 ! sh•amente motivato da ragto- ~~bJ~~!!el ~~~ri~ 1Jfj~~~ il seguito di quella di Ennio nJ d1 spazio. rare in modo quasi anigia- nalc: quasi, perché entrando Antonio blemi può essere definito di soluzione e naturalmente dc– ri,1ano dai precedenti, conser– ,,ando una natura più stretta– mente personale o almeno ri– stretta a un piccolo gruppo, che è poi il solo che conia, inutile scandaliuarsi, com– posto dagli amici che scri\'0- no nel modo che approviamo. Base negativa ai problemi di soluzione (da risol\'ere nel– l'atto dello scrivere) e, io par– te, irra zionale , è l'a.....-ersione per il poe.ta- io, quello che ci racconta tutt o ciò che gli ~ capitato. Secondo tale indi– \•iduo il fatto accaduto perso– nalmente al poeta è, solo per questo, di grande interesse e do\trebbe essere il solo si– gnific3nte. Si tratta di quei poeti che si fan.no fotogra– fare con il pro f ilo un po' ap– puntito dalle meditazioni sul– lo sfondo di emblematici fiu– mi. Insomma: gli ultimi cre– puscolari pascoliani, un po' maledetti, ancora. E non si creda sia la normale av,•er– sione per i padri e di amore per i nonni: anche i nonni non ci ispirano simpatia. For– se gli a,,i. Ma sotto l'appa– li\'o plausibile, la causa ne– cessaria: perché si è capito che la poesia de,•e giungere da altri luoghi e a,·ere altra sostanza: senza negare con cib l'importanza delle spinlc derivanti dalle reazioni per– sonali o dalla personalità, in generale: problema vitale nel momento di mettersi a scri– ,·ere, risolto da una indispen– sabile consape\'olezza che ci fa spingere in certe direzioni e non in altre, ovviamente. Si C avvertita, insomma, l'im– portanza dell'el--<et1to, di qua– lunque genere, politico o na– turale, e da questo evento sentiamo toccata l'intera co– munità degli uomini e non Porta più, soltanto, la persona del poeta: e lì ci specchiamo, noi uominj. E' utile precisare che ,·ogliamo tro\'are immagini de!J'uomo o degli uomini e delle cose. In questo senso abbiamo interpretato la poetica degli oggellt, I;, poesia in re, non ante rem; poiché certi o_ggelli o cose o eveuti rile,•ati e ri– composti in un unicum ci faranno calare nel reale (non confondiamo reale e realtà}. aturalmenle, sia dello tra parentesi, non desideriamo cercare la poesia. Probabil– mente, pensiamo, la poesia si tro\'a dopo, quando nasce da ,·ersi che trovano la loro for– za e la loro densi1à in auten– tic3 violenza o struggimento o risentimento, scoprendo il reale. Ci sarà più o meno ca- ~·c;3~~~0s~~ffa0Fo~ m~~ sapernle del poeta e la sua capaciù di penetrazione tra le cose. DìrellamerÌte alla poetica degli oggetti si riallaccia un altro problema. Quello del i·ero e della verità: natural– men1e in simbiosi con la ri– cerca delle immaJini e il bi– sogno di specch1arc.i. Qual– cosa \'Ogliamo tro,•are, alla fine. Non abbiamo però la presunzione di scoprire i'om– brcllo; la verità intera, lo sappiamo prima per ragioni di apertura di metodo e di atteggia.mento non dogmatico, rimarrà nascosta. f,.{a le cose che manovriamo e i fatti che accadono sono certamente in relazione con essa: e proprio per avvicinarci ci serviamo del c oncetto di vero, che si rivela att.ra, •erso gli ogge1ti e gli eventi. Attra,·erso il vero possiamo scorgere la nostra immaipnc e, magari , int uire la ventà, s,·elare il rea.le. Per ben servirsi del vero è n eces- direttamente nei problemi di ~~~ii 0 fa~t~· 0 ct~~~n:~~i~ :.cnza riscr\'e la metrica ac– centuati,·a, non diamo a que– sti problemi in valore deU'or– dine e deUa misura. La me– trica accentuatin è per noi un metodo di penetrazione. li variare del numero degli ac– centi è il variare dello spes• sore di una tri,·ella, il ,·a– riare del ritmo è il \'ariare della lunghezza d'onda che ~en1iamo idonea a un deter– minato pun10 di vista, a un determinato vero. Per que– sto abbiamo scelto la metrica accentuativa: perché lascian– do un certo margine, ormai necessario, di libertà, riesce a funzionare come uno stru– mento espressh·o adatto alle nostre ricerche, evilando l'ap– prossimazione e l'arbitrio fo– nico. Ci pare che questa me– trica ridia vigore ad un ,·er– so. il \'igore necessario ad uno strumento penetran1e, perdu– tosi con la banalità degli epi– goni no,·ecen1cschi. Sceglien– do per una poesia i tre o i quatLro accenti o i cinque, Ennio Quanto all'inten·ento nel– l'ordine della nuo\'a poesia sarebbe forse sufficiente cita– re i nomi dei cosidetti poeti d<:l e yem• Cacciatore, Gu– gl_1el!11-1,. ~r?a, Sanguine1i, G1_uli~1. Ri~1, qrc!li, Seniga– I?lia, Gmdtc1, e 1 gio,'3Jlissimi P~ol~ e B~lestrini per co– gherc immediatamente il sen– ~ .del discorso, cioè delta de– c1s1one e della scelta operata nella selva equivoca deU3 poesia italiana contempor.1- nea, da Luciano Ancesc.hi un critico (mi sembra) che' dai e Liri~ nuovi• all'ermetismo a e linea lombarda• ba sa– puto trovare un suo modo di operare nella situazione del dopaguc.rra con una indica- tro,·ercmo a nostra. disposi– zione mezzi di,·ersi, e fun– zionanti a strati di,-ersi, di sca\'are la realtà, per ricavar– ne quello che chiamiamo il reale, da in,-entarsi sulla pa– gina. Ribadendo questa direzione d1 ricerche \'erso la realtà per rica,·arne il reale, si sot– tolinea la ncccssit~ del Poeta oggettivo, figura che sentia– mo proprio noslra, sia nel senso elliottiano della parola oggeltfra, sia nel senso di un impegno costante verso gli altri o la comunità umana, nella direzione di un'ane ete– ronoma: è certamente un ri– torno ai progenitori. Di qui nasce il desiderio di creare il personaggio, quell'uomo che, muo,·endosi tra i ,·ersi, si muova come anche noi ci muo,1iamo nella sfera del reale e come tutti ,·ediamo che si muo\'ono, più o meno consciamente. Ed ~ la com– plcssilà stessa delle ricerche e, quindi, del reale, a rendere complessi i personaggi, a complicare la sintassi entro la quale si articolano: che è come la rete che li cattura. La complessità rappresenta, m sos1anza, lo sforzo di ade– renza totale alla ,·erità. Che non è un tuffo ingenuo, o inutilmente temuto, nel mare dell'oggetti\'ità, ma una ten– sione di conoscenza, dentro al nostro ora. Ai.'-f'fONlO PORTA Scolari zione <'ppropriata. Il discorso di fatto si riallaccia propno ai poeti della linea lombarda, largamente rappresentati del resto, con Sereni, Erba, Risi, Orelli, nei fascicoli dei e Vcr~ ti•• la scclta cioè di una poe– tica che muo\'e da un uso e scmatico • degli oggetti di montaliana estrazione attra– \'erso la poesia in re della Linea Lombarda, e fatta di oggetti intensi fino a fare delle immagini un simbolo•. una poesia di\'enuta e corpo» e che si può e ,·edere e toc– care •• per giungere ad una rappresentazione degli oggetti sempre più estroversa ad un legame maggiore con la real– tà; ma una realtà come ebbe a dire A. Giuliani [il e Ver– ri•. n. 2, 1957] concepita m modo con1radditorio che con– tiene stmultaneamente e alie– nazione e utopia dialettic1tà e impazienza, atomismo e in– tegrazione •· Un ioter\'ento che vuole sottolineare i limili della poe– sia con1emporanea e che ::.i fonde organicamente con le altre scelte nell'ordine della filosofia. dell'estetica, della pittura e della narrativa. Ques1a organicità nasce da. una chiara e consape,·ole no– zione della critica sentita co– me chiarimento della cultura e delle nozioni generali e della civilità: il compito del critico è quello di risoh-ere la situazione in cui si trou ad operare e di cui sente l'ansia e l'instabilità e, e mo– vendo da una cultura data, com·enuta. ormai sterile e stanca attra\'er::.o infiniti tra– miti •• giungere c. a formula– zioni nuovissime•· La critica ed i poeti erme– tici hanno battuto questa ,ia ed hanno creato una grande chiltà delle lettere. Oreste i\tacri nel suo inten·ento lo ha ricordato e giustamente ha affermato che se anche le condizioni e le stru11ure del– la nostra ch'ilità sono cam– biate la qualità della poesia non può non essere identica, né d1,·ersa la scriet.à dell'im– pegno critico anche se di– ,·ersi sono i linguaggi con cui si esprimono \'alari di– ,·ersi. li primo nostro atto dc,·e essere quello di e misu– rarsi ad uno ad uno, dire chi ,·aie e chi non ,-aie, pro– seguire impeneniti ». Penso che il e Verri •, sen– za falsi rimpian1i cd inutili disperazioni. assolva questo vitale còmpito e abbia posto alcune b3si di una futura e ormai prossima civiltà poe– tica c letteraria. La sistemazione, l'ordine, la coerenza di questo nuo, o tempo ,·anno ricercati con coraggio e e crudeltà a - per dirla ancora con O. i\lacri - da quegli uomini e da quei gruppi (penso ad Aut Am, Officina, Quartiere} disposti a colmare le insufficienze e i \'uoti, a dissipare gli equi– \'oci e la confusione che so– no propri della nostra situa– zione. ENNIO SCOL:A.Rl

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