la Fiera Letteraria - XV - n. 28 - 10 luglio 1960

Domenica 10 luglio 1960 'JCACClOllNO D:EJLLO SVAGA'JCO * Latesta sul collo * cli GIORGIO CAPHOi\.l dere 1 pro";.~dimenU plù acconci al risa– namento morale e sociale •· (E intanto: altre discussioni, alt.!-e idee. altro astrarsi. altro salire tra le nuvole dell'c agire e del provvedere»). Il poeta piange. pur non facendosene a<'<:Oligere.Piange e qualche volta (qual– che rar.i volta) stilla sulla pagina il suo pianto. che sempre assume le iricliscenze dell'allegria, proprio perché 11luminato o acceso (in quel momento) dalla fede in– genua che la avara goccia d'inchiostro possa, in qualche modo. penetrare nei cuori. e migliorarU o incoraggiarli e du– rare, come una bandierina di speranza. o comtmque un segno di fraternità profonda e feconda. L~ FJERX LETTERARIA Sergio Bonfantinl: .,,Periferia• DUE POETl NELL'ARIA DI FIRENZE * Tentori e Salvi * cli ELIO F. ACCIWCCrl In Francesco Tentori. studioso di poesia ispano– americana e poeta di confi– gurata misura (I destini 1949, Diario 1956 e ora Let– tere a Vilna, Vallecchi edi– tore), l'immagine appare costruita (o ricostruita nel– la mem oria) attraverso il proft.lo degli oggetti. delle sensazio ni e dei ricordi co– muni. Le ore del giorno, o le stagioni dell'anno, sono in– traviste nel rimembrare con tenerezza ed abbando– no il passato, un tempo an~ corato nell'anima, nella vita, nella giovinezza che s'è arricchita di contatti e e cli emoz.ioni. Un nome, il nome sol• tanto, ora, racchiude im– magini nate nell'onda bre– ve della sua eco e turba to specchio dove il ricordo è inciso come melanconico graffito. La lontananza fa tènere le cure amorose, addolci– sce i contorni del vuoto, della separazione. Il pae– saggio viene coinvolto nel richiamo, e sono gli ogget– ti, i passi, i gesti ad accre– scere la misura dello spa– zio, la vuota purezza del tempo. Ogni stagione ha la propria inquietudine e pro– cura un diverso smarri– mento, si sgrana nella con– sueta quotidianeità che tie– ne distanti i due volti ma non le due anime. di moderata scoperta e di rispetto per le regole del linguaggio, un andar oltre senza lasciarsi il vuoto al– le spalle. Qui, nel Salvi, non sono squilibri formali, niente arbitri: e mi vedo come so– no > confessa e e solo l'e– sperienza. • aggiunge e è la moneta rara per pagare - il pedaggio di vivere" (I e V del poemetto iniziale); c'è in lui infatti l'equilibra– ta accorta riscoperta dei sentimenti (filiali, amorosi, ecc.) senza venir meno, però, ad una costruzione interna naturale. V'è un'immaiine convenz.ionale del poe– ta che ancora ci::rcola romc Circolano tan– te monete false, che i più noo. sono in grado di distinguere dalle autentiche e perciò intascano o spendono con eguale buona fede: è l'immagine del poeta chino tutto il santo giorno e magari anclle !a notte sulle sudate ~rte. la testa fra le nU'\·ole e i ,piedi sprofonda.ti nel subcon– scio a SUC'Chiani. come le r adici d"un al– hero, il Messaggio. per tutto Il resto com– pletamente astratto dal mondo e svagato. incapace di muovere un dito cascasse il mondo medesimo. D che spiega quella cerl 1 aria di comprensione e di protei.ione - come si fa con i.m bambino. cui \.iene pe.-donato tutto - che nel miglior dei casi assume molta gente nei suoi confronti, la quale o per ave.re !atto una brillante camera nella b urocra zia. o per 3\'Ct am– mucch.iato quattrini con una •solida• professione. pensa per questo e d'aver la testa sul collo •· e "di sape guardare in faccia la realtà •· Pia illusione (pietosa insania). d'ac– cordo, di cui il primo ad acwrgersi è il poeta stesso. passato l'attimo veramente divino della scrittura, o, se vogliamo es• ser piò p.'"eCisi. della preghiera. t,;TUD.1O Pl<;R. u::-- HITHaTTO a * FIGURA\ l:"<TEHa. La materia poetica di Tentori (quella attuale non è che la c0ntinuazione del– l'altra già apparsa in Dia– rio, il quadernetto della Meridiana non dimenticato in questi anni) si articola in questo scenario di invo– cazione - rievocazione, di memoria-canto, di realtà– irrealtà, di gioiosa malin– conia, sospesi desideri, tra– me gelate ai margini che sfiorano la fantasia, il pian– to; e rinviene nell'appa– renza l'inganno della pro– pria stessa illuminazione sepolcrale, crepuscolare, notturna. cli dolorosi accor– di-ricordL li colloquio col padre, ad apertura dì libro, richiama alla mente l'identico poe– metto di Sbarbaro, ma se ne distacca per una nuova geografica e naturale am– bientazione e per una sor– ta di altrettanto naturale differenziazione d'esperien– za. Mezzo secolo tra i due e padri• (o tra i due • fi– gli •) è trascorso non in– differentemente: e Ora. la radio enumera le vittime - di un attentato"• ecc., con l'aspirazione finale al sereno: e ••• gli o.stacoh - mortali periranno e le tem– peste - immortali volge– ranno in sereno •. La •mag– gior presa >, la • più sco– perta consistenza., i • toni di assoluta coscienza • del Salvi sono qui evidenti e dichiarati. Appaiono persi– no espliciti net secondo poemetto, Ai.tesa nella val– le. che pure gravita nella stessa area d'ansia e d'in– certezze che si ritro,·ano nel Tentori; e qua e là af– fiorano nelle altre parli del libro - concise e concitate impressioni ricavate sem– pre dalla cosciente espe– rienza che in Salvi perdu– ra -, come nella VII di La porr.:z del mare: e Forse è ora che mi rassegni e im– pari - che niente esiste fuori della vita >, o a ch.iu – sura dj Le mani pe rdute: e -- noi, nel fuoco, - quan• do saremo desti e consa– pevoli?,._ Intanto, se ci sono degli svagati (deg:.1 !.nelt.i a scorgere la e realtà • profonda delle coesee degli uomini), sono proprio codesti tizi che dicono, loro, di badare al sodo. Talmente pieni di sé - talmente presi nel vortice delle loro utili attività e delle loro responsabilità - da non ac– corgersi nemmeno (hanno e al.!To per il capo•: capo imbottito d"idee chiare 6Ul mondo e sulla situaZlone, ricavate ogni mattina dai vari articoli di fondo, scritti tutti per lo..-o da altra gente importante che ha anch'essa la testa sul collo e sa vedere la realtà. qualunque sia la campa– na); da non a«orgersi nemmeno (non g!i sal!a manco per la capa: e questo spiega la loro oorpresa e indignazione) che se la figliola ha commesro una gaffe. o un ma– scalzone ba rubato loro il portafoglio (non è per il denaro: ma a quel mascalzone potrebbe anche ventre 1a malau gurata idea di restituk le carte. non tot.te pulite e visibili. specie da parte di quella figlio– la che non ha seguito i seni principi), ec– cetera e...'X'etera, i responsabili sono pro– prio lors.-gDOri che con " tante -idee per la testa •• r,ipetiamo, e e con tanti problemi da risolvere •• e non hanno avuto e non a\.Ta."'lnomai il tempo di badare alle ine– zie•: e ai grilli di questa benedetta gio– ventù bruciata che non rispetta più nulla. e ai tanti sfaticali c-he trovano più como– do rubare il po:-talogHo d'un galantuomo che piegar la schiena m Wl lavoro onesto •· Non c'è uomo più ricco di speranza. perché più di~ato. del poeta. Ed è uno di loro in modo meraviglioso. André Fre– na-ud, appena appena che s:i sostituisca. alla parola ·madone. la parola' poé.rle: Qui peux-tu protegé.r, adoré.e madone. / de l'aveugle mi.sere? / Le dindon. qui chtr~ .ses pou.:z: .sous les .salntes fmage.s / ou la fem~ grosse dan.s rarmolre à giace? / Il faudraft la meri / Ou que de.scende du Pauslli~ une vagu bleue d'azur/ / Qu'elle gravi.sse les escallers en .s'ajou.rant, / chargée de torche.s bleues et de dcuceur; / qu.•elle lllumine le.s pauvres. qu'elle pénètre nos contré.es. / qu'elle nous change et nous proclame ! Pasolini, il deserto e l'arena Héla..sl qul nou.s e.rauceralt/ /Des dleui put.s.sant.1'.sont enfout.s Id-ba$ / .sous le.s colonnu en tron eon prù de la mer. / Le saint baroque s 'e.st tor dii sans pouvoir. / Sont valnes les p arol .es du poète. Pasolini sta dh-entando il personaggio più dìvcrtcnte d'ltalia. E quello che più si dh·erte. Ma noi non conosciamo le faccie sotto la farina. Forse non si diverte affatto, ci in– ganniamo a pensarlo: pren– diamo l'abbaglio dei rap.zzi al circo. Forse è l'intellettua– le più triste d'Italia. per– sonaggi.o dì tardo romanti– cismo. Vane son le parole del poeta. Eppure (eppure): Pour paru la mi!ère la beauté. déchirante nue /de.scend dan.s lu ruelles, dans le four– reau. du. corps prècieu.z. / l"oeil mince et glauque de la sirène sou..s la c.hevelure, / détrasse au coeur. de hout parage, secrète / Vanino que n'entaclul pas la ch.anson trtste. Chi scrive e Amo la vita così ferocemente, così dispe– ratamente, che non me ne può ,·enir bene•• è un ani– male triste. La vita come vizio, questo vitalismo anar– chico. survoltato, di\'oratore e autodfroratore, questo sta– dio pnmopuberale irrisolto e trascinato negli anni come una piaga febbrile, non è felicità. Il poe::,a invece. che non ha il capo sul collo e forse anche perché ha molto tem~ po da perdere (il che purtroppo è verissi– mo, pur se sgobba come un facchino dalla mattina alla mattina. e non certo per s,c:,ivere delle p<>esie. ma per racimolare vitto e alloggio più un poco d'amore); il poeta invece piange. pur non facendosene accorgere. quando legge (,perchè anche il poeta legge j giornali e seri •) che il la– dro è stato ammanettato. o che la bt:ava figliola s'è ammazzata. o che la prostituta è stata fatta a pezzi, o in11ne che il crimi– n·ate n. l. finalmente, • è stato giustiz:la– to»; e unicamente piange perché il poeta è incapace, per natura, di distta.."'Si , lut che per sua disgrazia. vede uomini e co.se non dall"esterno ma dentro. come se cose e uomini fossero traspare nti. con in più il dono amaro di capi.re e di ao "tivede.re. proprio dalle inezi e, le i nevitabi!J crona– che nere. che Iorsignori poi cliscutcmo in– dignati a casa e fn ufficio .e anche - di– cono lorsignOI'li - ponderano. e onde pren- 11poeta ha tempo da perdere. ha tempo per piangere. passando la v.ita non sulle sudate carte o tra le nuvole. ma cercando di capire (di sentire) e di porgere un di· speralo aiuto.. primo fra ogni altro a stentare e a so!frire. Mentre lorsignori no che non hanno tem;>o da perdere. loro che tutti intenti a maDO'\~e le le\·e del mondo, si ridu cono es si stessi ad automi (a macchine) ne-cessa.ri senza alcun dub– bio al fu :lzion amenlo della società costi· tuita. ma co.si priv:i d1 dignità e cli perso– nalità - in og ni senso - inventrice. Molte sono le occasioni, che egli stesso ci offre con di– sperato parossismo, di con– dannarlo. Ma, a parte la in– flessibile legge morale che ci ingiunge di passare da,·anti a uno specchio prima di uscire per andare a giudi– care, non dobbiamo scorda– re che la malattia è sacra (i primiti,; lo sapc,•ano). Guai se non ci fossero lorsì.gnori. d'ac– cordo. La società costituita (ìl migliore dei mondi possibili) 6i arresterebbe. E sa?'3nno pur sempre costaro (mai sarà un poeta, che non ho la testa sul coHo) a manov,ar le leve della ghigl:otttna o della camera a gas ron una semp!:ice fir– ma su una sentenza. come saranno pur semp."'e costoro. domani. a manovrar le leve de1la prima (fino a un certo punto) atomica non sperimentale, o dimostrativa. Per il nostro bene. ci capisce: chi potreb– be dubitarne. Soltanto un «poeta•• inca– pa,ce di guarda-:--e in faccia la dura. realtà, e triste necessità. Apprezziamo la \'ocazionc istrionica di Pasolini, consi– deriamo il deserto della sua vita intima - e non da quel che se ne può dire ai qua– drivi romani, ma proprio da quel che gli sfugge per spi– ragli, daUe sue stesse paro– le in poesia e in prosa. Met– tiamo ìnsieme questo e quel– la. per capire: il deserto e la arena. Sono le componenti fondamentali, dialettiche, di una vita violenta. GIORGIO CAPRONI L'ossessiva esibizione di questo figlio della cronaca ~CJJ.FFk\LE VECCHIO 1<:; :-.uovo * I canti della ·pazzia * di l'tlARINO PARENTI Questo nostro vagare in cerca di scoperte. ci porta qualche volta dal campo fertile e luminoso della letteratura pura. ad inoltrarci in quella s~cie ~i foresta vergine che è costituita dal cumulo d1 centi– naia di migliaia, di milioni, forse. di libr.i usciti dai cervelli più impensati, vissuti per brev1ss1ma ora alla luce e finiti, poi, nella cupa penombra delle cantine e delle soffitte. prima di dissolversi al ma– cero dell'umidità. o ira le mandibole dei rosic– chianti, o tra le fiamme di qualche camino di cam- pagna. . . . . Tutta roba. praticamente, mutile: d1ffic1lmente si arriva a scoprire qualche cosa che valga la pena di essere conservato, se non sotto l"aspetto curi':>so e sotto quello, documentario. forse men trascurabile. Di quante e quali cose abbiamo ormai parlato e. sempre, con l"intenzione di trovare uno _spunto dilettevole. SI incomincia a cercarlo dal titolo e sempre si spera che il contenuto vi risponda;_ ma non sempre la corrispondenza è perfetta. ll titolo ti promette una cosa profonda e trovi un vacuo arru.!flo di parole inutili: prevedi un interesse e~o– tivo e ti procuri le sensazioni esatt~en~ contrai:1e: pensi ad una cosa strampalata e u trov1 davanti a qualche cosa che tocca profondamente il tuo animo e crea emozioni insospettate. . E' il caso di questo libriccino, dalla g~alla C?J>4:r• tina. uscito da una modesta tip0grafia d.i Treviglio. ottantasette anni fa. col titolo di Rime di un mentecatto. Ho parlato. una volta d;i pa~zi, affidandomi a quello spassoso libro ad essi dedicato da Tommaso Garzoni da Bagnacavallo ed ero perfettamen~e con– vinto che dare del pazzo agli altri è cosa facile, ma darlo a se stessi e per le stampe,. non è cosa che capita tutti i giorni. Ho pensato, qumd~. ad una cosa scherzosa, che poteva anche esseri? divertente: ma ho dovuto presto ricredermi. A parte la chiara dichiarazione apposta ~l fron– tespizio che l'edizione è fatta a sp~se dell autore. e la riserva di proprietà che trovasi a tergo, tutt~ si chiarisce nella sua tragica realtà. non appena s1 legge la prefazione diretta e: al_ lettore>: un crudo elenco di date e di avvenimenti, senza un. fronzolo e con un senso di assoluto distaccc:,, che d!ce: e Fui colpito da un insulto maniaco ed il giorno 24 maggio 1862 le guardie della R. Questura ven– nero ad arrestarmi in casa dl m!a f!!adre e mi condussero all'Ospitale Maggiore di Mtl~o. . e: ll giorno 16 dicembre detto ann? fU1 iras~er1to al Manicomio La Senavra dove feci un soggiorno di anni sette e mesi sette. e Nel mese di giugno 1868 potei oltenere penne, carta, e libri e fu durante il corso di detto anno che scrissi le rime che qui oUro al ~ttore. e Fui dimesso dal Manicomio il giorno 6 agosto 1 ~~naca scheletrica di una vita triste. I versi, naturalmente, non sono tali da meritare un esame critico, perquanto ci sia stato, anche, chi ha scritto peggio; ma come documento uman? com– muovono. per la rivelazione del tormento mtcmo di anelito alla libertà, che si manifesta con una chiarez.za che, esteriormente, do,,eva esprimersi in ben altro modo. e per la capacità di vedere, con altrettanta chiarezza. la follia nei compagni di Sven– tura, dei quali il poeta pazzo trac~a rapidi ritratti in acrostici giuocati sul nome di c1ascun?- Eccone uno di un povero suonatore d organetto. impettito per fanatismo politico e !nternato perché gridava. cantando: « Viva ia repubblica•: Brullo d'alto saper facil tu vedi Urto di genti e di regali armate .. Seguendo tue chimere se~pre creai s'innalzino dovunque barricate; Insano, ascolta ch"io diròtti il ver; Giravi per Je strade di Milano Intascando quattrini a più non p0sso Or su, or giù col tuo manubrio in mano Vero repubblicano in carne ed osso; Alzasti qual ribelle un grldo 6tTano, Nessun però al tuo grido fu commosso, Non trovando fra ì savi l'uguaglianza In mezzo ai pazz.i ritrovasti stanza. Ed ecco quello di un povero sacerdote che ere• deva di essere Gesù Cristo: Giace sepolto in questa tomba un Cristo; Ha u vlso oblungo, il crin fra 'I bianco e 'l nero; Irascibile egli è, ne mai fu visto Sotto spQglie mortali un Dio si fiero: Ond'esser papa e Iar di Roma ac."Quisto L'arrivo aspetta del Re battagliero; Farà egli invece navigando al fondo Il gran viaggio verso l'altro mondo. Amara morale che nasce dal suo spirito di osser• vazlone, anche più evidente In quel P,rimo ~om~ni~ mento che si intitola all'ospedale dov era nnch1uso. In esso egli descrive la sua giornata e la_ percorre con ingenue immagini poetiche dalle quah tras~ar~ ogni suo stato d'animo. fino alla :iotte, che cosi s1 chiude: Un fiero soffio d'aquilon talvolta Sbatte l'imposta e a risvegliar mi viene: Talora è il grido di un demente in volta, Che non trova ristoro alle sue pene: Cosi in fra dolci studi e gravi affanni Veggo passar veloci i mesi e gli anni. ·et petto m!o l'ardire unqua. vie_n m_eno E in mezzo al duro calle d1 mta vita Veggo brillar un lume all'omb:e in sen_o di faro in guisa che '1 cammm m'addita: Onde spregiando ogni mo~al possanza Nutro il mio cuor di f.londa speranza. E dire che, dal titolo, m'ero fatto l'illusione che si trattasse di una cosa allegra! MARINO PARBfI'I * di PIETRO CIJIATTI (e non c'è dubbio, per chi lo abbia compreso: dh·orate le possibilità dei suoi altri co– lori egli precipiterà nella e nera": è solo questione di tempo) ha un retrosc.ena complesso i cui termini ri– vcl:uori, già camuffati ma ancora evidenti, sono reperi– bili ne L'usignolo della Chie– sa Cattolica. Questo libro è un diario di naufragi morali, di paurosi dissolvimento. A Pasolini sem– bra sia mancata la volontà e la forza di farsi uomo (uo– mini non si nasce, ci si fa, dolorosamente). Non ba sa– puto e non ha \'Oluto dh·en– tarlo: si è compiaciuto d'una di\"ersità che so,·cnte compe– te ai temperamenti più sot– tili, più delicati, più morbo– si: ma egli l'ha mostruosiz– zata. Questa diversità incan– crenita non si perdonerà mai, non ci perdonerà mai. Tutto ciò è se.ritto in quel libro. TI suo ,;talismo scaturisce CO· me corrente elettrica da una batteria nervosa inesauribile. li primo Pasolini, che si lascia scoprire per spiragli, ancora in quel libro. è un i:]ovane narciso tCJTOrizzato da un _passato di dubbi o miserie che, per recuperare, dovrà seppellire sollo una montagna di futuro. L3 cor– S..'\ nel futuro è sempre stata l.:l palestra di chi fugge il passato. Quel vitalismo sun·olato di cui ci fa testi– moni nasce, reattivamente. a questo punto. Ed è visibil– mente una fuga. Tutta la sua vita è una fuga, tutta la sua opera è una fuga. Peccato. si sente dire al suo riguardo, tanto talento spre– cato! E' una sciocchezza madornale. li talento di Pa– solini, la sua ragione di vita, è lo spreco di se stesso, la tensione spasmodica. Un at– timo di pausa, e sarebbe la fine dell'intero fragile mec– canismo. Pasolini de"e inven– tarsi ogni giorno, ogni ~or– no iO\·entare qualcosa. da rappresentare e da divorare: è la sua ragione di vita. Non pub non asttt un "violen– to•· Non può permettersi di pensare a quel che ha fatto di se stesso. ton è azzardato scorgere in lui una remot.a, insabbia– ta paura di Dio, che è l'om– bra oscura della paura di se stesso. Ad un certo punto della sua , 1 ita ha deciso di liquidare il passato. di stendere una col– tre dì silenzio sulla sua scon– fitta. La recita è cominciata. Le tappe esterne ne sono i due libri in prosa e, sopra a tutto. Le ceneri di Gram– sci. L'individuo mancato ha assunto come maschera o~ mai necessaria (quasi un so– stitutivo di personalità) quel– la di poeta sociale. Non è la prima ,·olta, e non sarà l'ul– tima, che il «sociale" sen·e a riabilitare un e individua– le• che ba fatto fallimento. L'esempio di MajakO\'Skji ci insegna però che la sostitu– zione non dà risultati mira– colosi, se non in apparenza e temporaneamente. Ma è chiaro che l'esempio va usa~ 10 solo di lontano, seppure vada usato. Individuo mancato, e non solo: anche e insieme lirico mancato. La poesia di Paso– lini è, vicina alla sorgente, crepuscolare, ne avrebbe fat– to un tardivo e melodram– matico gozzaniano, con l'ag– gawantc in morbidità e vi– scidume della •diversità•· Ma è tempo di far centro sul suo dato forse più ca• ratteristico: il volontarismo, una specie di nervosa contro• volontà con funzioni di co– pertura, di salvcz:z.a.,di com– pensazione. Il ,·olontarismo è la grande molla di Pasolini. Le sue metamorfosi, i suoi trasformismi impre,·edibili, ne sono spiegati. Pasolini ha voluto essere quel che è: un «diverso» per compiacimen– to; un • poeta sociale • per copertura d"un naufraiio di autenticità lirica (la sua cul– tura, la sua intclligenu. cri– tica non potevano permetter– gli di essere quel che in na~ tura rimane, un crepuscola– re. un " bianco •); una e di– ,·a » per fuggire dal deseno; un e istrione • per fuggire Ja solitudine. Tale ~ la portata del suo capo,·olgimento che penso non ..,~sa?rebbeessere sincero neppure dal carcere di Rea– ding: ma se proprio riuscis– se ad esserlo!, riappacificato col suo passato e la sua na– tura, comporrebbe esperi– menti crepuscolari, come il più squallido borghese. A tale stadio di sincerità, se mai fosse raggiungi– bile, e dì pacificazione col passato e la propria natura, il « dìverso • si scioglierebbe. questo nodo di vipere cere– brali: niente mi toglie dalla testa che persino tale ca– ratteristica sia inautentica. Una volta iniziau la sua carriera fuggiasca d'istrione, Pasolini l'ha portata alle ul– time conseguenze tradendo primo e proprio se stesso. e Per troppa delicatezza ho perduto la mia , ita •• dice il poeta. Qui ~iamo all'ironia di quelle parole: Pasolini è st.ato cos\ delicato con se stesso da non \'Olersi mai ri– conoscere, pur guardandosi molto nello specchio. I suoi erano modesti prudori pube– rali, e li ha scambiati per demoni ; ma sembra che egli abbia a\'uto bisogno di un demone a cui vendere l'ani– ma, come ogni modesto bor– ghese jn fondo a sè desidera, per averne i beni del mondo. Gran guaio fu prenderlo troppo sul scrio quando appan·e, intenrionato a con– quistare una casella lu– cente nel ciclo lettera– rio. Purtroppo gli intellet– tuali hanno bisogno dì molti argomenti per guada– gnare il pane: i veri argo– menti sono pochi, pochissi– mi, e non bastano per tutto l'anno. In ul modo Pasolini è sen;to, intanto che a lui sen;,•a una scena confacen– te per sfogare la sua smania istrionica, che dimentica una solitudine irrisolta, tradita. E' passato e passa su que– sta scena lanciando come una di\"a del varietà rose di car– ta. Siccome è una dh-a a lan– ciarle, queste rose sembrano vere (c'è qualcosa di ses– suale nel e caso Pasolini»), è un aff-annarsi a spartirne i petali, a parlarne, a scam– biarsene commenti, con quel misto ibrido di compiaci– mento e di ripro,•azione che è la psicologia della platea intellettuale. Pasolini sen·c. Qui le polemiche vanno in fumo. Che si serva dell'am– biente, è legittimo secondo una legge commerciale. Egli dà quel che vogliono: argo– menti, scandali e buona co– scienza di ritorno; prende quel che vuole: aureole, e\"a– sione e quattrini, ormai al dilà della buona e della cat– tiva coscienza. li poeta sociale, l'Omero degli stracci, è l'ultima ma– scherata volontaristica (che sonc dalla necessità d'una nuova dignità civile, una spe– cie di controbattcsimo in e1à adulta che rinneghi l'altro battesimo, taciti i suoi ardui problemi morali - e intanto potrebbe significare una que– stua disperata di naturalez– za, proprio nel brago degli scempioni di borgata -. Mu– tando i tempi e le occasioni, sia però chiaro che Pasolini è pronto in teoria a tutte le com·ersioni e riconversioni. La sua vita è una fuga. li suo trasformismo è massi– mo, è vitale. Cos\ per la letteratura, che usa come un suo strumento, dì godimento stordente, di compiacimento intellettuale e sensuale con quel tanto di goliardico che gli fa rom– pere i vetri e leggi della de– cenza: ma gli strumenti, si sa, si possono sempre muta– re e aggiornare, restando fe– deli al fine. E Pasolini ha uo solo fine: se stesso. La letteratura è il nostro male, è un suo gioco. leri lo si è preso troppo sul scrio. oggi si seguita nel– l'abbaglio. A una letteratura clorotica egli sembra dar san– gue, dando stupefacenti. I suoi argomenti coprono una generale mancanza d'argo– menti. Il suo «plurilinguismo•· Quale linguaggio gli sta più a pennello di questo ibrido, misto, giocato, illusorio? Pa– solini può disporre di tanti linill3agi: uno critico, sibil– lino; uno poetico, tenero; un altro poetico, melodramma- tico; uno n:irrativo, ,-olgare; uno da conlessione, dramma– tico; uno da intervista e da corrispondenza col popolo, pc.rsuash-o, fraterno; uno da e ambiente•• ironico e se– rioso; e \'ia ancora. Non sa– rebbe un istrione di succes– so se non sapesse calarsi in parecchi personaggi, e far– lo persuasiva.mente: è que– sta la base del suo talento. 11 crack psicologico per il quale è passato l'ha spezzato in tanti frammenti, ognuno dei quali consen·a la sua verità, e questa può essere usata isolatamente in ogni occasione, e cos\ utilizzata. Egli è il caso eccezionale di un talento che supera se stesso per la capacilà di im– mettersi intero in ogni occa– sione e quindi dì impadronir• sene. M.a il «plurilinguismo• non è con tutto ciò un problema culturale, resta un falso•problema, che fa il gio– co di Pasolini e del suo gioco. Cos\ il suo e sperimentali– smo • non è quel problema letterario che si vuol dire, non è una nuo,,a categona, ma piuttosto una \'ariante di e pasolinismo •• un altro specchietto per allodole. E il e marxismo • cli Paso– lini. Può un v italista anar– chico es.se.re altro che un comp agno di strada. per il tratto d'essa che gli sen·c? I marxisti hanno sempre diffidato degli anarchici. Pos– sono solo fame miti per le loro plebi. Utilissimi idioti, si potrebbero dire, se non si sapesse a quale prezzo fanno pagare le loro prestazioni. l\fa utili, perchè distruga:ono. In fondo a Pasolini c'è un problema religioso deviato ma non risolto, in lui c'è un demonismo di copcnura, di comodo. J marxisti hanno sempre diffidato, a ragione, come del resto gli uomini di chiesa, di quanti all'ombro della loro bandiera cercano di dimenticare la propria ombra. M.a già s'è visto a che uso sen•a il mar.<ismo di Pasolini, E si può rai}o– nare di questo manismo co– me di una cosa seria? Sono questi i grossi cismi• che formano la corazza am– bientale di Pasolini, fino al « realismo• oggi in disputa che mi sembra, ben più che l'indicazione d'una scuola, l'etichetta del gruppo ben preciso cui Pasolini deve successo e immunità, fun– gendone da punta e da co– pertura. Un realismo per ar– ri,rati, diciamo. Neanche que– sto realismo .è .u~a cosa seria. Il e caso Pasolini• inte– ressantissimo, e che a mio av\fiso rappresenta un po' il caso limite d'una confusione attuale (egli è in simbolo la coscienu. sporca d'una certa borghesia italiana in cerca di alibi e di c,·asioni) non è tutto qui certamente, tanto s•~ esteso e confuso. M.aspe– ro di a,·ere offerto qualche filo giusto per spiegarne ori– gini e sviluppi nei limiti dì un articolo giornalistico. Sen– za mescolarvi alcuna mali– gnità, o almeno senza mai volerlo, al contrario: Pasolini è infine un personaggio sco– perto, un giocatore d'azzardo coi propri talenti, e questo almeno è degno di apprezza– mento al di là delle polemi– che, oegi che troppo si fa e sfa, si taglia e incide nel– l'ambiguità morale, nel se– greto, alle spalle; anche alle sue spalle. Lo scrittore Pasolini è com– prensibile, o almeno spero lo sia meglio, a partire da questo abbozzo di ritratto a figura intera: e.e n'è una grossa fetta da buttar via, del suo caso, prima di ri– prendere il discorso. n guaio forse è che neppure egli saprebbe, ora, cosa è da b uttar via e cosa da sal– va.re. E nessuno può dirglielo. Un consiglio almeno, però, può venirgli da Pastcmak, quando dice che «occorre vi– ,·ere senza impostura.»; che scopo della creazione è il restituirsi, - non il clamo– re, non il gran successo. - E' veraognoso, non contando nulla, - essere favola in bocca. di tutti •· Lo dice Pa– sternak (vedi Tttmpo Pre– sente, giugno 1960). PIETRO CIMATI! Si legga e Dolore"• par– ticolarmente: pensieri sof– ferenti; dolore dei ricordi; mesta contrada; provincia devastata det tempo; ab– bandono, sconforto, rimor– so, pena, inganno, lamen– to, angoscia, agonia ... E' lo stadio finale dell'e– sasperante malinconia che sovrasta e tiene attanaglia– to il poeta, ed in essa l'au– tore di Lettere a Vilna si estenua con sincerissima passione, né v'è riparo a questa sua confessione: e ••• Le anime vivono, sole, innocenti e remote, - in un luogo segreto da cui s'ode - il clamore del cuo– re ... • ( e A una donna amo– rosa e fantastica • ), che si traduce in affermante illu– sione, in incertezza conti– nua, sino alla fine, quasi con monotona voce (peri– colo, questo, da cui Tentori dovrebbe guardarsi). Un canzoniere del r.im– pianto, tratto dagli anni che !anno amarezza e ren– dono, però, vive e trepide le stagioni della memoria: un canzoniere amoroso che trova spesso nell'autore ac– centi di pura liricità, quali egli è capace di rinvenire nella amara dolcezza del suo carattere e della sua evidente educazione lette– raria fiorentina. Basterebbe la delicata premura con cui sa accom– pagnare la e bambina nrl giardino • della omonima poesia: una e lezione• di stile, con la misura di un linguaggio apparentemente didascalico, ma essenzial– mente poetico, invece, ario– so, libero, comedifficilmen– te potrebbe immaginarsi per una materia simile. Eguale natura in Sergio Salvi, fiorentino, più gio– vane de1 Tentori e già an– ch'egli alla terza raccolta (Poesie d'apertura 1953, Estuario e altri versi 1957, ed ora 11 vento di Firen.ze, Vallecchi editore). li Salvi s'è fatto notare in questi anni per la sua coerenza critico-poetica ri– velata tra le pagine di Quartiere e di altre riviste, e per una sua puntuale presenza attorno ai proble– mi d'impostazione ideolo· gica entro cui si dibatte l'attuale giovane poesia non meno della critica più d'avanguardia. La sua natura, dicevo, non mi pare dissimile da quella di Tentori, ma con un piglio di maggior presa, di più scoperta consistenZR sul e reale •• che qui assu– me toni di assoluta co– scienza. Attraverso gli otto poe· metti di Il vento di Firen– ze riappare quanto già sot– tolineai nel gru.ppo di gio– vani maturatisi attorno al· la rivista fiorentina: un'aria Ancor più. chiara si [a la e presa di coscienza • di questo poeta se il lettore s'addentra nelle pagine (vi• ve come vicoli) de Jt giro di Toscana: • Ardo quasi di gioia - se scopro in que– sti segni di dolore - e di speranza, un'ansia famdia– re, - quotidiana, nel cui grembo so che devo insi– stere - per cavarne altri segni umili forse - ma di vita. segrela, dl una inten.– sa - coscienza. E ammaino ad una ad ttna - le vane vesti fin qui accumulare: - l'odio. il disgusto. lo sdegno. la noia 1-; o in quelle del poemetto che chiude il li– bro, ove s'imbatterebbe nei versi e Se picchia il tra– montano - sulla fronte dei colli - e rimbalza fra le case, neUa valle ... •: le vie di Firenze balzano agli oc– chi e i versi restano alla memoria. E' nell'aria il ri– cordo di Campana, con Be• tocchi all'angolo del suo Borgo Pinti. Tra gli ultimi arrivi: Le porte dell'Appennino di Paolo Volponi e Il pro/umo dei tigli di Gian Carlo Con– ti (Feltrinelli), Sonetti e Poesie di Girolamo Comi (Cescbina), Opus metrlcum di Edoardo Sanguineti (Ru– sconi e Paolazzi), I canti del Coroneo di Vittorio Furlani (Del Bianco edi– tore, Udine), La cava.Ila di pietra cli Francesco Di Mar· cantonio (De Luca), Poesle di Jacques Prévert a cura di G. D. Giagni e la secon– da edizione dei Canti Pisa– ni. di Ezra Poùnd a cura di AUredo Riu.ardi (editi en– trambi da Guanda), Aspet– ti. della poesia italiana con– temporanea e I Crepuscola– ri di Aldo Vallone (di 1 i– stri Lischi il primo e di Palumbo il secondo), Sal– vatore Qu.a..simodo premio Nobel di Frattarolo e Pe– trucciani (Fratelli Pplombi Editori), Nei. ritorni a me stesso di Guido Cavani (Guanda), Quando il gior– no sarà compiuto di Dia· nella Selvatico Estense (Scheiwiller). ELIO FILIPPO ACCROCCA l\'atale Anconetani Ba1•chette Galleggiano nella vasca e.lllosclate le barchette di carta provate e riprovate duramente in bat.taglia. Dell'ultimo lor gioco dl canuti ammiragli sono adiraU i bimbi. Nel tepore dei lini veleggiano sul mare ancora. infido vaghi dt otra;ie anche dormendo I bimbL

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