la Fiera Letteraria - XV - n. 28 - 10 luglio 1960

LAFIERA LETTERAR 'Anno XV - N. 28 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 10 luglio 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 DIHF7.IUNE.. A.MMINlSTRP.ZlUNE: rtoma . Via dì Pona Cast.elio, 13. 'lelefon1: H.edauooe l:So5 487 . Amm101.itraz.11,me &>::>.t5ts• PUH~UC..:l'J'A': Amminuara:uooe: • LA FlEXA Le'T'lEH.AtU.A • • V1a dJ Porta <..:.ast.eUo, lS · K.>ma • lAKH rA: L 150 al millimetro . ARRONAMF':NTI· Annuo L 4000. Seml!'$t.:"e L. 2.150. Tnm~tre L 1.100. ~tero: Annuo L 1000. Copia arretrata L. 160 . Spedlzfon~ lD conto corrente C,O!ltale (Gruppo Ul Conto corrente- ~tale o. 113142A Un "tricheur ,, africano * In un Lihro vecchio di quindici seco- li la speranza che il male dei gio– vani non sia brutto come si dipinge * di l'LAUUIIRO CAJOLJ i\Ii rispose secco, che s~ l'abbaco e l"alfabeto non debbono servire alla sa– pienza. ma al potere e agli onori va ni. sono peggio che giuoc.hi. E Io disse in un mo do. che mi pan·e d'in– tendere: son pistole con il silenziatore, roba da gang– sters. < I fustigatori > precisò, <dandosi l'aria di sceglie– re il meglio, fanciulleggia– no. I ragazzi invece ama– no il giuoco per il giuoco. le superbe vittorie, la ga– ra in sé... fmchè non su– bentri in loro un altro pru- VLADIMTRO CAJOLI (Continua a pag. 2) Glweppe Mazzullo: • Figura " ~ Ci avevano presi sepa– ratamente. per ragioni di– verse. m:i ci trovammo nella mcde.:.ima camern di sicurezza. soli, io e lui. Non avevo sonno. Mi \·enne in mente che si potesse un– piegar la notte meglio che turnando o fischiettando canzoni malinconiche. Una intervista sui Teddy-boys, fatta in quel luogo. a un africano. nn avrebbe per– messo di :;foggiare il gusto simllltanco della contem– poraneità, che distingue lo scrittore di buona razza. Africa, Little-Rock. Rive gauche, un pizzico di Tra– stevere, periferia milane– se; poi, quel che capita. e se non dice lui qualcosa d'interessante. invento. Lo fanno tutti. < P-è:rchè sei qui? >. < Storia lunga >, ri– spose. < Anche la notte è lunga. Hai sonno?>. <No>. Tacque. Finalmente co– minciò a dir frasi interrot– te da lunghi silenzi: e, già alla prima. era caduta la mia illusione di serdrmi dell'incontro per scrivere im articolo facile. < Per-– chè sei qui? > gli ave\'O do– mandato. Quando rispose (ma era poi una risposta?), disse: <Cominciò dal gior– n~ in cui. dopo l'infan– zia. fm \'eramente \•h;o >. lJL LIBRO DI CUI §ll * P.IJ.RLA\ Lontano. per la strada, passò uno che si vantava, cantando. d"es~r libero, beato lui. li mio compa– gno tende\·a t'orecchio. Dovette sembrargli una buffa pretesa. codesta del– l'ignoto viandante. Scosse il capo. e quasi risponden– do a lui: <A poco a poco. disse, cominciai a capire dove fossi, e volli manife– stare i miei desideri a co– loro che potevano appa– garli... e quando non mi si compiaceva. o perchè fosse difficile capirmi o per non farmi danno. mi adira– vo e piangendo a perdifia– to mi vendicavo dei gran– di...>. Gli ospiti di Angioletti * di FERDINAN"DO l'IRDIA sto italiano per la biogra– fia: esso è soprattutto Ja conseguenza. nel hostro tempo di uno jalo lri Pen– siero e cultura. dal lungo rifiuto della cultura ita– liana per i problemi di ordine moralistico e psi– cologico, e in gran parte. a mio parere. da una cer– ta ristrettezza di orizzon– ti del < letterato > di tipo sedentario, dal conformi– smo delle poetiche avan– guardi.stiche. i cui rilanci, più o meno mimetizzati. (il più vistoso è quello re– cente di certo <neoreali– smo> polidialettale), han– no ridotto grandemente il campo visuale della no– stra cultura letteraria. Ed anche di un certo morali– smo erudito cbe ha sem– pre nascosto agli italiani j <segreti > dei loro gran- di. Assai giustamente Ele– na Croce cita il Manzoni. di cui sl è sempre temu– to di approfondire e di in– terpretare la vita nel qua– dro di quella Milano il– luministica dei Verri e dei Beccaria. che fu veramen– te la prima capitale mo– rale di un'Italia europea. ' Più \'aste riflessioni si vorrebbero trarre dall'ele– gante libretto di Elena Cro– ce; e ricordare soprattut– fo quanto abbia perduto la nostra letteratura dalla mancanza di una tradizio– ne siffatta nella sua pos– sibilità di inserimento in un ricambio europeo. Ci soc– corre in questa riflessione il libro di G.B. Angioletti. da poco apparso presso lo editore Vallecchi. I grandi ospiti (da Omero a Ein– stein) che non è un libro di biografie in senso stret– to, e tanto meno di biogra– fie documentarie, ma una raccolta di ritratti e di te– stimonianze su quegli il– lustri o meno illustri, at– traverso la cui opera si è resa manifesta l'unità del genio europeo, - da Pe– trarca a Cecov, da Rilke a Dostoewskij, da Vico a Vol– taire - la radice e le ra– gioni di una comune civil– tà. Angioletti è uno dei ra– rissimi veri <europei d'Ita– lia>, e probabilmente que– sto suo europeismo è anche in rapporto con la sua na– scita milanese, con l'essersi educato nella tradizione dell'illuminsmo e del ro– manticismo lombardo di cui si riconosce erede e in FERDINANDO VIRDIA (Continue! a pag. 2) ULL'Ir TRODUZIONE-SAGGIO DI MORAVIA AI « PROl\IE * POSI» Manzoni e l'attualità Delle varie annotazioni e osservazioni latte da Al– berto Moravia in una re– cente Introduzione ai Pro– messi Sposi - che Einaudi pubblica con la consueta · rifinitezza ed eleganza, e G\,lttuso illustra - tra le più interessanti o à la page ci sembrano quelle dov'è illustrato il rapporto tra civiltà e costume italiani e il romanzo manzonia– no .. Questo rapporto, inve– ro, è cosi appariscente che, -quando mettono gli occhi sul Manzoni gli stranieri., suona addirittura essenzia– le; e ci dispiace di non po– terci dilungare qui sulle considerazioni bellissime, acutissime e oltre tutto squisitamente moderne e finemente, discretamente • attuali •, che ebbe a fare uno scrittore dell'altezza di Hof!mannsthal nel cente– nario dell'edizione venti– settesima del romanzo: che parlava, .infatti, di e mi– stero dell'italianità • nel Manzoni, di • religiosità. di cristianità cattolica, postri– dentina, come nessun altro della Iette.ratura mondia– le•• e di e umanità impre– gnata fino al midollo dello spirito della cristianità cattolica•· Di questo punto determi– nante dell'esegesi manzo– niana si era, notoriamente, accorto fin dagli anni ro– mantici un critico come lo Scalvinl, facendo certi e: di– stingklo > fruttati poi. E su altro piano non erano mancate irritazioni come quelle degli Scapigliati, che per bocca del Praga amaro– no irridere, con compia– ciuto furore sacrilego, agli idealì dello scrittore casti– gato e credente. Come fa– cilmente s'intende, con un lettore novecentesco. spe– cie se scrittore come Mora– via, anche il discorso av– verso, o polemico, non po– trebbe non essere molto diUerente. Niente bravure di facile esu beranz.a. I no– stri e scandali •• og gi, han– no più complicate cu.ltll.re. Ma non andrebbe lonta ni) dal vero chi pensasse che per affrontare questo tema manzoniano - invecchiato nel rituale proiessiona:le. come nell'agiogratia dei fa– cili credenti - Moravia ha fatto leva, in buona parte, sullo scandalo; come chi, per cancellare pregiudi::i, * di FEllllrJCCIO 1JLll11 ricorresse all'esorcismo po- del realismo socialista, noi le1T1.1co. abbiamo nei Promessi Spi· consenso o dissenso a scel• ta, passata la prima im– pressione, esige le carte chiare. Rouge et noir non fanno più gioco. L'idea madre di Moravia si ciò che chiameremo per è che, dopo tanti decenni, comodità un tentativo di I Propiessi Sposi stanno ava realismo cattolico " e sul viandosi a diventare, in comune terreno del conser- una maniera che avrebbe vatorismo sociale e· po- Tutti sanno che fu il merav.igliato lo stesso au- litico•· Croce a parlare per primo tore, lo specchio dell'Ha- E' un'idea, dicevamo: (sulla scorta di un pe.nsie• Jia contemporanea.. E' precisiamo, una tesi. Che ro scalviniano) di e orato– un'idea. Se iJ De Sanchs in questa sede potrebbe !a- ria• nel romanzo dei Pro– sin dalle lezioni zurighesi sciarci anche indif.ferenti: messi Sposi; oratoria che aveva fatto cerie note e se non fosse che in ogni sarebbe nata, egli diceva. mai risolte riserve suUa caso, dice Moravia, • con- dal fine di certa • sua no– attualità del Manzoni, e servatorismo e arte di pro- bile esortazione etico- reli– le aggraverà un giorno paganda si giustificano e si giosa •· Era naturale che. con un giudizio famoso il sorreggono a vicenda ai · dat piano della sua • ideo– Gramsci, Moravia va più danni della sola forza v~- logia • estetica. il Croce avanti; applica d'embté al- ramente rivoluzionaria che parlasse di oratoria in con– l'oggi la stima del momen- esista nella letterature.: la trapposto alla • poesia ., e to cosl detto e reazionario. poesia•· E qui, evidenlf!• non volesse vedere oltre. del grande scrittore, e dice mente, il Manzoni letterato Ma una volta evocato che è una formula d'arte cacciato dalla porta dell'ac· il dèmone dell'• oratoria; comune alle dittature ideo- cusa ideologica, riappare avrebbe finito per svelare logiche: e un secolo prll'Tla dalla finestra. E il no~tro 11suo volto. E dopo Gram– -------------------- sci. che segnerà con più 1nediti di poesia dalla Spagna * Josè Agustin Goytisolo evidenza il carattere mora- le dell'artista, ecco appun– to Moravia che dice: ora– toria uguale a • conserva– torismo •· E poiché ogni li– mite mo~ale si traduce in. una linutazione artistica. tanto più probabile quan– do quel limite è di gran lunga cosciente e deciso co– me nel Manzoni, ecco il conservatorismo che angu– stia la poesia. Conservato– rismo: in qual senso e modo? <Se ho ben inteso,. lo interruppi, « stai parlando di un tempo di cui non puoi ricordarti. Come sai queste cose?>. < Ho capito più tardi. os– sen·ando gh altri bambini. Anche tu. con le lagrime e con le bizze. avrai cerca– to di ottenere cose che t1 avrebbero fatto male. Rammenta: le arrabbiatu– re .:on i grandi. e gli sfor– zi per colpire. per far del male agli stessi genitori, se non ti accontentavano in ciò che ti avrebbe no– ciuto ... Innocenza! E' inno– cente la d<?bolezza delle membra infantili, non l'a– nimo degli infanti>. ri.Ia non era chbro se invocas– se .attenuanti. magari nel– la predestinazione. In un saggio molto ~ru– dito. Lo specchio deUa biografia - apparso di re– cente nella collana < Qua– derni di pensiero e di poesia> che ella dirige in– sieme a Maria Zambra– no (nella quale sono già stati pubblicati I so– gni. e il tempo della stes– sa Zambrano, H sentimen– to della pittura di Ra– mòn Gaya. e H partito di azione di Tomaso Carini) per l'editore De Luca - prendendo lo spunto dal recente studio su Byron del critico inglese John Wain. Eleno Croce, d o po un excursus nel campo del– la letteratura romantica inglese francese e germa– nica. ci offre un quadro assai interessante della crisi in cui versa il ge– nere biografico nella let– teratura contemporanea. e in modo particolare met– te in luce il disdegno da parte degli scrittori ita– liani. daIJ'ottocento a og– gi. per questo tipo di Jet,. teratura altrove in passa– to assai rigoglioso, e la quasi assoluta indiUeren– za per esso dei nostri let– terati. E' un fatto sicu– ro, per Elena Croce. che il genere sia minacciato dalla sua stessa diliusio– ne. daU'eccesso di docu– mentazione che presso il pubblico anglosassone ha tenuto occupato un vasto artigianato letterario che RASSEGll'A DI LETTER,1 TrJRA * TEDESCA Il silenzio è il mez.:o più. c-ivile per colpire tin poeta. più efficace dell'esilio, meno chiassoso e imbaraz..:ante del carcere. A Josl Aoustin Goi,tuolo, fratello di Juan eh.e vn:e a Porig,i, e di Luis da poco liberato dal carcere. è toccato in sorte il veto della censura franchi.sta.. Dopo El Retorno (J95S). scritto in tolo elegiaco che degli anni g,iocanili ha lo nostalgia di ciò che fu vissuto, dopo i Salmos al vlento (premio Boscdn. 1958) d'aperta crit 1 co e polemtco. le poesie di Claridad hanno • .ri, ottenuto ti premio Ausias l\1arch 1960, ma attendono ancora la pubblica--ione, e forse mai l'avran– no in rer-ro spaonolo. Anzi tutto nella volontà di dar rilievo alla religione, che avrebbe indotto il Manzoni ad ambientare il romanzo nei Seicento inve– ce che ai tempi suoi ( e dove non troviamo la nostra vi– ta, tutto ciò che ci agitava in quei tempi•: c~ì già il De Sanctls delle lezioni ci– tate). E qui il critico, sulla scorta di una tradizione esegetica un po' invecchia– ta, non avrebbe gran che da opporre: poiche certo non sarebbe obiezione suf– ficiente dire che Manzoni volle fare un romanzo sto– rico: quando sappiamo che non mancò chi seppe pas– sare da quel romanzo a tut– t'altro (C il caso di Balzac). Noi sappiamo pure che la poetica manzoniana si ap– poggia al e vero • storico - come a dire, il vero in– teso riel più documentabile dei modi allora in uso -, e dobbiamo porre tra le consolazioni della più re– cente critica una rilevante attest8.%ione, dovuta.a Gio– vanni Getto, sull'attenctibi– lità tanto maggiore del sottotitolo nel romanzo di e Storia milanese • • sco– perta e rUatta •· Che il Manzoni scherzasse senza troppe sottigliezze col suo lettore; cioè, che ricorresse a una trovata un po' risa– puta, almeno fin da quando si era ripreso a leggere il Don Chisciotte: • ci sape– v:i, veramente male• o, dia c1amo, per non voler sem– brare troppo preveggenti. un po' male. Ora, Getto ha. tontribuito a cancellare qualcosa di quella incon– gruenza sul frontespizio di un tanto innamorato della verità, e quel culto del rea– le ci suona un po' più con– creto di prima. Aggiun– giamo che l'ipotesi propo– sta da Getto può essere in argomento anche risolu.U· va; non i~rziamo, per ora, la dlSCl'ez1one dello scopri– tore, e dichiariamo l'ac– cenno fatto come un impe– gno a discorrerne in altro momento. Torniamo a Mo– ravia. Non gli basta, dun– que, la poeuca e storica • del romanzo per spiegarsi l'ambientazione secentesca. r-.Ia è proprio vero che il Seicento fu un secolo tala mente religioso, o almeno che il Manzoni se ne valse in modo afiermativo? E quali, gli aspetti religiosi che non avrebbero potua to ambientarsi in altre epoche? I lirici tedeschi di Valeri < Poi \'enne il tempo m cm i grandi e perfino 1 genitori m1 ridevano in faccia. se ne buscano a scuola>.• Dai compagni? .. < Dal maestro>. \'olli es– ser generoso. facendogli credere che l'Africa non fosse tanto indietro rispet– to al mondo civile. Dissi che, in fondo. molti peda– gogisti rimpiangono il co– stume delle vergate. Ri– spose che nemm~no lui se ne doleva. né ora né allo– ra: eran giuste. Ma non Je risate dei grandi. non la motivazione delle bus– se. <A me piaceva gioca– re. e mi vedevo punito da chi faceva lo stesso. Le fri– ,·olezze dei grandi si chia– mano occupazioni. quelle dei bambini. che per essi s<.ino occupazioni da\·\·ero. son punite dai grandi. Ed anch~ se \·ogliamo dire che le buS<'3\'0 perche 1:tioc;in– do a palla. perdevo tem– po e tardavo a farmi una cultura. mi domando se con essa. da grande, avrei fatto giuochi più nobili. Colui medesimo che me le da\·a. vinto nelle dispute dai colleghi. <::i rode,·a più di quanto non mi rode::::::1 io. sconfitto al ~iuoco del– la palla> Come uomo di cultura. tentai qualche obiezione: luoghi comuni, confesso. ha forse teso troppo la corda di una richiesta già assai diffusa: ma ancor più deirinterno del gene– re stesso si avverte una sua parabola dissolutrice. Certo è in crisi un cer– to tipo di biografia la cui parabola sembra nasce– re da] Romanticismo. se– gnata. appunto secondo Elena Croce. dallo spar– tiacque rousso\·iano. che segna il punto di distac– co tra la biografia plutar– chesca o da quelJa di ti– Po agiografico: • Biogra– fie ~ vite tutte sostanzial– mente volte a rappresen– tare la personalità ogget– ti\'ata sia nella sua clas– sica dignità, sia nell'espe– rienza religiosa di cui es– sa è portatrice e strumen– to ... >, Laddove la biogra– fia di tipo romantico ten– de a ricondurre l'opera agli elementi del1a sog– gettività. La valorizza. zione dei <segrnti della intimità> che si identifi– ca, infine, in una <superio-– re forma d'ipocrisia bor– ghese,. diventa incompa– tibile - compiuto ormai il ciclo di e\'Oluzione del metodo moderno di inda– gine psicologica - con la attenzione per il centro del problema. cioè per l'ope– ra in se st~ssa. ... l\ta torniamo aL discor– so sulla carenza ·di un gu- Come attesta il breve saggio apposto aJ volume Lirici Tedeschi (Mondado– ri. 1960), Diego Valeri ha meditato lungamente sui problemi di natura teorica, che riguardano l'arte del tradurre. Egli giunge alla inevitabile conclusione che resta fermo il principio crociano dell'intradueibiil– tà della poesia resta fermo e che, pertanto, la ri-crea– zione (nachdichtung) di una lirica non è già un doppione ma. nei casi più felici. una appf(k)--simazio– ne. una copia del modello da cui si è lasciata sugge– stionare. La Nachdi.chtung può. tuttavìa, emulare la Dichtung, e talvolta persi– no superarla in bellezza. Perciò l'operazione del ri-poetare rientra senz'al– tro in una attività alta– mente creativa. Essa consta di due momenti ideali: uno fantastico, l'altro critico: di qui la natura composita della ti-creazione poetica. II secondo momento è più artificio che arte;, più cu.J– tura che ispirazione, più scaltrezza che spontaneità. Ciò nonostante, non pos– sono esistere che versioni µoetiche. La cosidetta ver– sione in prosa o letterale non è. invece. che un at– tentato alla dignità della poesia. la profanazione di un testo artistico:· ha. al massimo, un valore pura– mente pratico di provviso– rio strumento esegetica:. .. ln * di GIOl1A1\ 1 ,II \ 1 ECCO Diego Valer! altre parole la lirica o si traduce poeticamente o non si traduce affatto. Il Va– Ieri invoca l'autorità di Dante. citando il passo del Convivio in cui il grande poeta dice: e Sappia cia– scuno che nulla cosa per legame musaico armoniz– zata si può de la sua lo– quela in altra trasmutare. senz.a rompere tutta la sua dolcezza e armonia>. ... Le considerazioni di na– tura teorica preilluminano la Nachdichtung in atto. la ricreazione poetica. Qui il Valeri mostra le sue belle qualità artistiche. I lirici da lui scelti sono die- ci: Goethe, HOlderlin, Heia ne. MOrike, Morgenstern, Hofmannstha~ Rilke, Hes· se. Carossa. Leifltelm. Goethe si impone al Va– Ieri in diversi atteggiamen– ti e stadi evolutivi della sua personalità: dalle poe– sie a tendenza popolareg– giante (Heidenl"Oslein) ai grandi inni del periodo <geniale e titanico-> (Can– to di A1aometto 1 Prometeo, Ganimede), da 11e liriche della riacquistata misura ed Eh.Tfurcht dinanzi al dI· vino (Canto degli spiriti sulle acque. Confini del– l'umano). ai \fersi nostal– l?id· e sospirosi del Canto notturno del viandante I e II, dai frammenti delle Elegie romane e degli Epi– grammi veneziani alle va– ghissime strofe del Diuan-0 Dcci.dentale-Orientale. Lo incanto della poesia goe– thiana è dovuto ad una circostanza singolarissima che si riscontra forse in nessun altro lirico con tan– ta evidenza: aJludo alla perfetta fusione delta spon– taneità e della disciplina, dell'istinto ed della sag– gezza. del momento popo– lareggiante e di quello culto. Di rado uno dei due elementi sopraffà l'altro, al più lo assoggetta. quasi per un reciproco accordo, ma l'elemento che si sotto– mette traspare, tuttavia, fra i blandi sorrisi del suo consenso. In Goethe il <poeta d'occasione> è sempre cosi presente, che la voce dialettale pare vi– bri ancora. quando è già s~Uevata alla sfera clas– sica. Di qui la particolare dif– ficoltà a rendere queste li· riche con !orme che le arieggino. Valeri le riela– bora o senza scostarsi mol– to da una specie di cor– rispondenza metrica e se– mantica italiana: Simile all'acqua E' l'anima dell'uomo. Viene dal ci.elo, D, nuovo scendere GIOVANNI NECCO (CooUnua a paa;. 2) Ancora inedito l'intera raccolta di Oaridad. og,gi ne pub– blichiamo alcune poesie in versione italiana. .José Agustln Go1,it1solo. è nato a Barcellona nel 1928. è aooocato e locora per una ca.,a editrice. Ha scrilto El Re– tomo (1955); Salmos al vlento (19S8); Claridad (1960), hte– dito. Ha tradotto Pavese e Cardarelli. Prosstmamente la ... Fiera~ pubblicherd versioni in spa– gnolo da Cardarelh.. Un uomo Dal passato mi parla un uomo come tutti gli uomini della terra, che nacque con il mio nome, che le tenebre avvolgevano con raggi di speranza, che ha seguito il cammino che anch'io percorrevo. Dal passato mi dice: il tuo destino è il mondo, è il tuo popolo, è l'uomo, è la tua casa. sei tu. Jncontro Allegria. ti ho cercata e cercata, in tutti i luoghi in tutte le strade che andavo e riandavo. Qualche volta, udivo i tuoi passi nel bosco. qualche altra ascoltai una riMta, tua, e mai ti tenni fra le braccia per poterti parlare, per dirti che la mia vita stillava come goccia d'acqua, che faceva freddo, e che sempre ti ho attesa esausto e amante come mi vedi, come mi possiedi sul tuo petto. amica. f/Jalla roccofla inedita Clandaa ue111.1 tradu1,1one dt Flaviaro-.a Rossini per gentile concessione dell'auiorc) (Continua a pag. 2) 1 Su1 mondo religioso uf– ficiale d1 allora già osser– vava il Carducci che il Manzoni non avrebbe po– tuto dir peggio. I due ec– clesiastici che si salvano sono un cappucc.ino e un cardinale. C'era proprio bi– sogno di metterli nel secolo decimosettimo per darli in– denni? Ed è proprio la nota religiosa ufficiale che lo scrittore desume dal fon– do etico di quella società: o non piuttosto l'amarezza, la nota pessimistica. quella esemplarità di adulta bar– barie, d'irrazionale bizzar– ria, di fatalistica passività

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