la Fiera Letteraria - XV - n. 25 - 19 giugno 1960

Pag. 4 LA FIERA ~ETTFRARIA Domenica l C/ !!i11!!TIO 1960 VOCI FEMMINILI NELLA POESIA BRASILIANA CONTEMPORANE C.ECIU,\ llRIHRl,F.S * T 1 ìmidezza A me basterebbe un cenno lie·:e, fatto da lontano: tu verresti a me e per sempre io ti stringerei la mano ... - ma queJ cenno io non farò. Una sillaba caduta dalle ,·ette degli istanti può asciugare i mari e unire i paesi più distanti... - sillaba che non dirò. E perché tu m'indovini di tra i venti taciturni. spengo i miei pensieri e indosso i miei panni più notturni... - mai il mio viso svelerò. E finché tu non mi scopra vanno i mondi navlgando nelle sfere alte del tempo (fino a quando, fino a quando?ì - ed un dì mi spegnerò. Descrizione D'improvviso s'alzò sulla terra un ventaccio dall'ombra feraJe che all'intero universo fe' guerra Mura dritte sembrarono storte, animali divennero pazzi ed al suolo crollarono morte piante e foglie. Il mar, pallido e bianco, sollevava e abbassava ansimando il suo liquido. livido fianco. Per il cielo. fioccose e stracciate, galoppavan le nuvole senza direzion~. in bizzarre brigate. HFJNHIQU~JTA. LISHOA. * Lucidità Dopo il giorno rumoroso giunse con la notte una gran pace nella quiete delJe cose Lucidltà dl cristallo nell'ombra, ancora profonde di coscienza inabissata. Poter pensare che esisti, scoglio buio tra le onde, interezza di sfinge. Apportare la grande pace ardente al cuor che sanguina e si disfa nel silenzio. La gemma Esclama l'incauto: che fredda meraviglia! Che fredda translucìda brina! Che freddo capolavoro senza macchia! Da quale neve è nata, daJJa luce 'di quale astro polare. da quali algide, polite superfici della morte? Quale cespo di gigli reclinò. quali nembi attraversò - gratuiti, eterei - orim~ d'essere sfaccettata? Dice l'incauto e ignora che quel duro diamante - mandorla amara. cancro della terra - nel cui seno la sofferenza piantato ha il suo bastone, questo diamante duro di linfa. è un circolo 'di fuoco, fuoco sordo, ma fuoco dell'eterno, imprigionato dal gocciolare del minuto. I gigli Un mattino freddo, all'alba. me ne andrò, sciolti i capelli, a veder crescere I gigli per sapere come crescono belli e semplici - perfetti! nella grande quiete agreste. Me ne andrò, prima che il sole sorga (nebbia scaccia nebbia), ammantata in vesti bianche. Me ne andrò segretamente e, perché nessuno sappia nulla, tratterrò il respiro. Piegherò sul freddo suolo queste mie fredde ginocchia e interrogherò la terra. Poi, carpitole iJ segreto, coricata in mezzo al gigli m'addormenterò tranquilla. E la seta sottil della sabbia, lacerata in brandelli, il furioso uragano spazzava con rabbia. Come l'onda. si torce e si lagna! Come ululano i cimiteri, la foresta, il verzier. la montagna! Oh che sibilo fiero e profondo! Oh che alito dl dlstruzione! Oh che soffio da fine del mondo' Dai balconi del bianco collegio, dall'ariosa veranda del chiostro, osservavano quel sortilegio occhi quieti di muti bambini, tutti colmi di umane speranze e di cupi terrori divini. Finalmente il tempaccio, sfinito, si placò lentamente, lasciando un sereno innocente e stupito. Ma da un albero rosso di ruggine un'indomita. bronzea cicala, con arguto e armonioso talento, trasfonnava rapito, le cento note insane ed·irose del vento, con pigrizia grattandosi iJ mento, in un cantico mistico e lento. Avevo un cavallino Se non ci fossero montagne! Se non cj fossero pareti! E se intrecciasse maglie il sogno e il braccio raccogliesse reti! Se giorno e notte trascorressero simili a nubi. senza gabbie. e se gli istanti dei ricordo fossero vento sulle sabbie! Non esistessero gli addii, Ja soJitudine assoluta ... la vita intera - ahimè - non fosse talmente rapida, perduta! Io avevo un cavallino alato: senza pastura è morto, un giorno. Ti inseguo in ciechi labirinti, fantasma rhe mi fluttui attorno! EIJano Fantuttl: •Figure• t;ILJiA. 1'1ACIIADf• * Amai l'amore Amai l'Amor, desiai L'Amor, l'Amore anelai, agognai (•ogni miei imani)/ Rovello non conobbi ancor, peggiore che della gioventù i palpiti vani. Serbo nel labbro, nella man, nel cuore, che mai sguardo oiOlò d'occhi profani, una carezza per chi il muto ardore mai coglierd dei miei virginei arcani. Dist11usione triste e immeritata d'ogni momento, infausta e amara sorte: morir d'Amore e mai essere amata! O folle bacio mio, o puro e for'le mio amplesso, quanta vita scomolata dissiperete ìnvano nella morte." I Un grande inno <l'amore * <li A,1'1'0,1' A. CIIIO('Clll'/1 Ugo Capocch.lnl: • StudJo per Ggura • In nessun'altra regione culturale e in nessun'altra epoca storica s1 è mai ve– rificato i1 singolarissimo fenomeno dell'affermarsi simultaneo di tR.nte JZran– di personalità di poetes.'-e ognuna delle quali baste– rebbe a dar lustro alla let– teratura di un intero pae– se) come è avvenuto nel– l'Americ.a Latina di que– st'ultimo secolo. La ~ia braSillana. quella cilena. quella uru– JrUavana. ecc .. stanno vi– vendo il loro momento di mali!li!lorng--.gllo. tanto che nessun critico esita a defi– nire il '900 • secolo d'oro> delle lettere latino-ameri– cane. In tale fervore di opere e di talenti tanto più interessante pare il delinea~i di potenti fhrn– re di poetesse quali la G:i– briela Mistral, l'Alfonsm-i Stomi. la Cec-ilia Meireles, la Delmira Augustini. ecc. che. pur nella varietà del I loro accenti. apportano una comune inconfondibile n<r ta di sensibilità e umanità squlsit~mPn1• femminili al J'tJIJA.\ 1 DA JfJRl}Atl * Poesia Tutto è pace in quest'ora trasparente. Né sogni cattivi né ansie cocenti. Nulla turba questo buon respiro di cose calme. E' scomparsa la strada aspra di ostacoli. Lontani la notte. il dolore. lontana la morte Qui la quiete. Qui il profumo dolce delle foglie riposate E la canzone senza timbro che viene dal proJondo. La canzone che nasce dal puro di noi stessi e volteggia nell'aria senza fumo, cullando le anime e aiutando i corpi stanchi a coricarsi. n silenzio che canta neHa voce degli uccelli. Qui la tranq uillità delle alture. La. bellezza orizzonta.le dei mari placidi. Qui la pace delle azzurre distanze dentro di noi. Canto d'amore Venisti così come io ti vedevo, come t.u eri e come io ti volli. Al mio contatto qualcosa di me si (tssò in te, tratti miei si innestarono ai tuoi nella trama ancestrale che portavi. Oggi io ti vedo e mi riconosco in te. E ciò che tu hai di me non sarà più per me. Altri verranno e a loro darai ciò che v'è di mio in te come io accolsi, incontrandoti, ciò che mi recavi degli altri e come gli altri avranno ciò rh'io reco di te. ADALGISA 1\IEIU' * Al di là di te Am-ei voluto essere con te quando tu eri nel pensiero di Dio, Quando tua madre ti ha concepito e nutrito della sua vita; Avrei voluto essere con te la prima volta che hai distinto le forme, I [colori. i s-uoni. Alla tua prima [agri-ma. alla tua prim.(J gioia. avrei voluto essere con te; Con te nella tua infanzia, nella tua adolescenza, seguendo dnppresso i [mutnmenti del tuo corpo Al tuo primo pudore. alla tua prima carez.za, aVTei voluta essere con te: Avrei voluto essere con te La notte delle tu e nozzp e quando ti sei accop- [piato ad un'altra donna concependo il tuo primo figlia. Vorrei essere con te nell'ora riel tuo trapasso. Della decomposizione della tua carne. del tuo cervello e della tua bocca, Per durare con te nel Mondo senza Spazio e senza Tempo. Poesia marittima Il more r-',ivvicinò, s·ovmcino, s'avvictnò, Sino a stirarsi sulla sabbia come un corpo che ne cerchi un altro. L'odore delle alghe si confuse con l'afrore degli strnti Riscaldàti dal sole delta prima mattina, Invase le fronte deqli alberi E le radici delle palme avvinte nlie rocce. tifi sentii la donna bianca trasparente, Dagli occhi colore dell'aria. Sdraiata sulla spiaqqia. coperta di conchiglie e spume del mare. Feci il girotondo con le stelle e ascoltai I granchi, Chiamai con le braccia I gabbiani perché si posassero sul mio corpo, Conobbi l'intimità delle conchiglie aperte, Cantai preghie-rP c-he nve-,m 11nn-re.~n dnoli affogati E gemetti col vento tra le sartie dei velieri. La donrui bianca e trasparente, Dagli occhi colore éiell'aria. Addormentata rulla spiaggia, Sono io, la figlia éiet sole e delle acque éiel mare. coro delle voci ora irriden• ti, ora epiche. ora trai;i:iche di un Manuel Bandeira. cii un PAblo Neruda, di un C~zar Vall.?jo. Se ancora Quakhe dub• bio sus'-istesse ~ull'eccel– lenza e sul numero - sul– la quallttl e sulla qu'lnt1lA - delle poelesse america– ne di linji!'.ua spaJZnola o pnrtoj!:hese, a2,?1~mj!'.eremo che runico Premio '.'llnhPl mai C'<\nferilo a un !)('e'ta '-Ud-americano è Quello ac:. c:eenRto a G3hriela M1s1 rRI nel ·45; c-he <:<1lo nella c:ua antolnJ?IR edila da A~utlar a Madrid. Matilde r-.tuf'IM. ha annoverato ben 110 poele'-se ispRno-amE>ricane e che 55. infine. "-Ono le poete~se 111~ • americ-ane tradotte o menzionate d~ Domimi:os Carvalho da Silva nell'imtnlne.1a prht:1 dal Con!fPlho f:ir,nrlual rf,– Culr11ro d· Sl'ln Panln '.~n to da in,RenerRre nPi pro– fani arld1rrttura il sospetto che solo le donne. o ore– ponderantemente le dnn• ne. rej!:eano le sorti del la poesia nell'America LRtlna. Non stupisca quindi il lettore d1 veder presenta– te in quest3 ra'-"-•irna '-<llo poetesse e non ooeti bra– ._ili~nl Panorami più o meno est.e:;! della poesia brasihAnR (nllre Alla '-PIPn– dida antolo.2ia Croce del sud di Raffaele Spinelli. opera di capitale impor– tanza per lo studio di tut– ta la lirica brasilianal. -:.o– no ripetutamente appa,....I sulle riviste letterarie ita– liane più 1mporunh. ma non sempre in essi ,.·~ te– nuto nel debnn <"1"1n\.f> Il considerevole app("lrt\J rap– presPnt3to rlalla orod11710- ne abhondante e spe~.::o di alto livello dei poeti di sesso femminile. La piccola antolo,1rla rhe segue, più che un om1uz– g10. vuole essere un atto d'ammenda verso quelle gentili e illustri 01rure di poetesse che !orse non han– no riscosso tra I nost rl studiosi e traduttori - me compreso - U riconosci– mento che meritavano. In Brasile il processo di svincolamento dalla sug– gestione esercitata dal mo- del 11 eu rope1 che si era profilato <lurl'lnte l'Arcadia e <era rinv1contn dur'lnte il R,1man11r-ic:mo. raee111n– t!e 11 c;un m1t ..c:1m,1svilup– po ~el ml'wlmPnto cos1d– cietto •rnodemi"-ta•. il Qua– le. prenrien·lo c;punlo dal– lE>polemiche e dalle di– scuc;.::1oni o:.ratenatesi nel paec:e m '-Peu1to all'alle– <;t1mPnlodella famosa cc:et– timanl'I ciE>ll'BME' mndema• del 1922. cntl;rnrlò deRn1- th:amen1e ;I 2r1dn d1 ma– tur11à e di v,tal,tà ra~– j?1un10 in quel,"!11 'Inni dal• la C'llllura bra,.111:rna. Sin dAII~ prima ora di tale n.::cocc:R mtelleltuale le donne furnn" prC'SE>nti: dalla o,ttnn• Anita ~lal– fan1. oreaninatr1re a SAn Pani<' della tempestosa e,;on,.i71r>ne di pitlura e,,. rnnea di :l\"1n2:uard1a del 1916. 1111P rzi1wanl"-'-ime pnelP'-'-f" !PII~ ceneraz.inne ... p,-.o:.t-m.•rl,.rnic:la• di que– .::to c-e""ont1,,rlnp,,euerra l..e 1.10<"1 ~he con queste mie traciu7.inni c.eli?Tlalnal– l'at1Pn7ione del pubhliC'o italiano sono - come non si tarde-rii :, rilevare - oo– tevolmente ci1verc:e l'una dall'altra per timhro. par volume. oer E"'-IPncif'nP dl ree1c:tri e vannn rlal c:en– su~le e a volte enflC"I deca– dt>nl1"-mO r1Pll'Rn<"flra vi– ventf" (;ilk:J \fac-harlo khe ha la mAii!JZlorPRrte delle sue opere in pieno periodo pam;asc:ianol e dal limpi– do e pu ris~imo eorll,hPji!'.– JZlare di Cecilia MeirelPS (che. doPo aver a lun– ll.O re..,p1r::1tonell"atmo'-f,.r11 simhnli,.la <"he prec-Ni•lte 11 mNiern1c:mn . ._'lnc-nn,rP– rA con qupcl" <nlo nel '38. quando 11 m1"1v1mf>ntr> l'IV"'• va t rma1 DPr~ 1'11eer_.,.._j_ va v1rulen:,a dPi prim, 11n– ni 1, smo ali!ll a<"cent1 acc<r rati e melt1dmsl della gio– vane Maria !sa bei. Per rai:?:iontdi spai.in so– no aso:.enti da QUe~ta breve rassegna I nomi non meno del!DI di Maria Eue;en1a Cels<'. di Ha1dtt Ntcolu~i. di Ma ria da Saudade Cor• tes.ào (dal canto ram.natis– sim o e praticamente intra– ducibile). df Ana Amélla de Quelroz. di Llla Rlpolt di Oneyda AJvarenga. di Yone Starnato, ecc. ANTON A. CHIOCCHIO :llAHI,\ ISAHl<;f, * Danzo con il mio rimpianto Danzo con il suo rimpianto Sul deserto della vita. TI mio abito. dai petali Sparsi al suolo, è rosa bianca. Giro con il suo ricordo. Vado lieve, ad occhi chiusi. E la luna che mi bacia Fa di cera la mia faccia L'ora vuota Dove. le umili parole Che un giorno hai dette, ingenuamente? Dove, il gestire delle tue Mani. orot~ a carezzare? Dove. il chiarore -lei tuoi occhi, Dolce e splendente sopra il mondo? Sei stanco. TI sole dei deserto Ha inaridito la tua anima E tra le dita dell'inutile La tua canzone frale è morta. Mai più tu ascolterai sinRhiozzi 1 Mai più nella deserta notte Disoerazione scoprirai. E l'onde porteranno salme Dinnanzi a quel tuo asciutto sguarèlo. Dalle tue labbra uscl una voce Tiepida e viva. Quando avvenne? Oggi è restata la fatica, [I sonno. Suona. vuota e tragica, L'ora della contemplazione. Amo Brutale è il rumore dei piedl Ed io amo. Rossa. rossa è 1 a terra Ed io amo. lo amo. Da dentro la tempesta. tlio Dio, che paura, io amo. Traduzioni di ANTON A. CHIOCCHIO

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