la Fiera Letteraria - XV - n. 25 - 19 giugno 1960

LAFIERA LETTERAR Anno XV - ·. 25 5ETTIJIJANALE DELLJ!, LETTERE DELLE ARTJ E DELLE SCJE ZE Domenica 19 gingno 1960 SI PUBBLICA LA DOME !CA () UMERO I~ 100 DlHLZIUNE. AMMlNLSTRAZIONE: Roma . V1a dJ Porta Caste..Uo. 13. l'e.Jelom: Kedaz.1ooe t555'.487 • A.mm.lD.lSlt"az.looe 65~ J~ • PUBliUt,;UA': A.m.mUllllt'Ulone: e LA l-"lERA L.ET' fERAfUA • VLa di Poru C.:.SLe.Uo. 1.3 Koma iAKH t A. L. 150 al mllllmetro • ARRONAMF:NTI· Annuo L 4000 Seme5t.:e L 2.150. 1'nm~re L 1.100. Estero: Annuo L 1000 Copia arretrata L 150 Soedlzjoo• lD conto co f'T'ente ooSUJe (Gruppo l1l c>nto can-en~ on,t.ale a. 1131426 Una pagina di Stéphane Mallarmé Damo qui la prima trad~Umt!. italiana, ~c– gu11a d12l nostro collaboratore Renato Afocci, della prosa di Srtpltane A!allarmé pubblicata souo il titolo di ~fagic nel nllmuo in da1a 1.8 gennaio 1893 del 1\"aticmal Obst!n·er, poi compresa nelle Oi\·agations (Porìs. Fasquelle, /891) e infim: ,ielle Ouvrcs Compl~tcs ( Paris, Gallimard, J~S). la vusio,ie é stata condoua ucondo il cn·teno del e calco•• l'mtico ad a,viso ,del traduttore cl1e posJ.'l garanlire l'assoluta fedelt~ ai cesti in prosa del erande PMta fnmcese. :lLl.G I A H uysmans si compiacque, in un'opera di importanza in.finjtamente dh·er,;a da quella cli fornir docwnenti anche se stra– ordinari (confronto tra la magnificenza nel male, di anime 1 nel XV secolo. e noi) denun– ziare il bizzarro perdurare, nella Parigi at– tuale, del demoniaco_ Il medio evo, incuba– zione: tutto cli poi, lega, con l'antichità, per comporre questa vana, perplessa, a noi sfug– gente, modernità - oltre la legislazione pie– t.riJlcata romana stagna una religione, quella delle cattedrali, parallelamente. Anche chiu– dendo gli ocçhi, non si può non vedere, do– minante la città come al tempo defunto, l'ac– covacciata nella liberazione misteriosa delle sue ali, ombra di Notre-Dame. Il sabba, sotto, gui dato dalla banda rinno– vata dei mostri e à.ei ceffi infami, si rifiuta cli tramontare. SOTAZIO.YI PER T.i.VA STORIA DELLA DO, V.YA MEDITERRASEA * Milleannidi schiaffi * di VLADIMIRO CAJOLI '-fedio Evo. uo mll!ennio: b:utti tempi per la donna. .Non pensiamo a Beatrice. a Laura. ad altre creatu:-e angeUcate. Esse chiudono l'eta: d"altronde. le vedfa– mo in una luce poetica ex– tra!ami1iare. Anzi. non le vediamo affatto: non hanno consis:enza. ca:-nalità. peso terreno; non esistono. come donne; sono simboli. astra– zioni. interpretazJoni liri– che. fllosofiche. teologiche. ~a I"uomo loro. il marito. come le tratta,•a? Qual po· sto ebbero nella famiglia e nella società? Non manca– no le regine. le 5a.nte. ma quante pic:cole. povere don– ne vissero e .morirono con· ,•ìnte che il loro massimo do,·ere con~is1esse n~l PQr· gere raltra guancia'? es.sa avanza d1 gran lunga q uello delle perle. .. •· di cui non par dubbia noto– nazione pessimistica. ln Grecia. la donna eb– be uno stato invidiabile. Chiusa nel '7JlnaikonUU, non può accedere all"an· droniri.s quando ci son uo– mini in casa. Di donne co– muni. si parla poco nel do– cumentì classici. Quelle di cui si pa:la. o son regine. cioè istituzioni. o sono divi– nità. cioè ideazioni. od ete· re (degenerazioni? evasio– ni?): perfino come poet.es– se ed arti.ile. assumono ca– ratteristiche equh-òche e leggendarie. '.\la la donna normale è un'anticipazione turchesca: un segreto di casa e di alcova. senza il fascino misteric,s:;o nè la molteplicità dell'harem. Un pubblico, sottratto al censimento, prova gusto a certe pratiche, qui, che il conservarsi presso la corte papale, cli una carica al fine di confonderle, indica vitali. Ebetaggine fustigata dalla blasfema, questa messa nera moderna si proroga, certo, fino alla letteratura, come un oggetto cli studio o critica .. Una qualche deferenza, anche cli più, verso il laboratorio spento della ricerca della pietra filosofale, consisterebbe nel riprendere, senza fornello, le manipolazioni, ,·eleni, risultanti dopo il raffreddamento in cose ben diverse daJJe pietre preziose. per continuare con la semplice mtelligenz.a. Poiché non esistono dischiuse alla ricerca mentale se non due ,·ite, in tutto, ove ~i biforca la nostra esigenza, cioè l'estetica da una parte e dall'altra l'eeonomia politica: per questo ultimo intento, principalmente, l'alchi– mia fu il glorioso, precoce e torbido precur– sore. Tutto ciò che è originario, puro, come per la mancanza di un senso, prima dell'appa– rizione. ora della folla, dev'essere restituito a1 dominio sociale. La pietra nulla, che sogna l'oro, detta filosofale: ma essa annuncia, nella finanza, il futuro credito, che precede il capi– tale o lo riduce alJ'wniltà della moneta! Con qual disordine si cerca ciò, intorno a noi e quanto poco compreso! hti procura quasi un disagio proferir queste ,·erità implicanti netti, prodigiosi trapassi cli sogno, cosi corrente– mente e in perdita. ·uova, quasi involontaria una devozione della scienza non neglige nulla di quanto ac,. com pagnò il suo inizio grandioso e puerile: un t.al apparato cli chimera significando per il let– t erato titoli solitari innati, vale, come museo; ma ricondurre la sua anima alla verginità del foglio cli carta non ,; imprime alcun blasone. Dico che esist,, tra gll antichi procedimenti e il sortilegio, in cui sempre consisterà la µ_oe– sia, una parità segreta; io lo enuncio qw e ~ torse personalmente mi sono compiaciuto a porlo in rilie\"o .con alcuni saggi, in un modo che ha oltrepassato l'idoneità a gioirne con– sentita dai miei contemporanei. Evocare, in una ombra voluta, l'oggetto taciuto, mediante parole allusi\-e, mai esplicite, che si riducono ad un qualcosa cli eguale al silenzio, comporta un tentativo prossimo a quello di creare: ve– rosimile entro il limite dell'idea unicamente messa in gioco dairìncantator letterario sino a che, certo, scintilli, una qualche illusione eguale allo sguardo. Il verso, atto d'incantesi– mo! e, non si negherà al cerchio che perpetua– mente chiude. apre la rima una somiglianza con gli anelli. tra rerba, della fata o del mago. rostra cura il dosaggio sottile di essenze, de– leterie o buone. i sentimenti. ulla di quanto un dì uscito, per gli illetterati, dall'artifìzio umano, solo, riassunto nel libro o che fluttue– rebbe imprudentemente fuori a rischio cli vo– latizzare un sembiante, oggi vuol dissolversi. del tutto: ma ritornerà alle pagine per ec– cellenza suggestive e dispensatrici di fascino. Colpevole chi, su tal arte, con cecità ope– rerà uno sdoppiamento: ovvero ne separi, per realizzarle in una magia laterale, le deliziose. pudiche - tutta,;a esprimibili, metafore. ( trad. dJ Renaio Mucd) LEGGENDO L'ULTIMO VOLUME DELL'EPISTOLARIO CARDUCCIANO * Gabriele D' An.nunzio il "ftl aestro avverso" e di * Ei'\RICO FA.LQUJ A ventidue anni di di• bello di una bellezza viva. molte sunteggiate nei r-e- stanza dal primo (1938) è cosi rassomigli3!lte negli gesti annuali e a parte le uscito il ventunesimo ed occhi. nel movimento, nei altre., giunte o ritrovate ultimo ,-olume delle Let- particolari minimi >, che od ottenute in ritardo. che tere di Giosuè Carducci. non ristette dal metters.?-- verranno riunite in volu- L'imponeote opera. con la lo accanto nello studio. me supplementare - com- quale giunge a compimen- Seimiladuecentosettanta- pongono tanto insigne ra.c- to l'edizione nazionale za. due lettere - a parte le colta. !a cuJ cura è stata nichelliana di tutti gli assolta per i primi undici ~~~ coc::~cc~~e::i~ A pagina 4: ~o~~f ~~~~ t= stola in versi del 'alale \"algimigh. Nulla. dunque. 1850 e s·è chiusa con un Voci femminili da meno necessario che biglietto del 16 gennaio continuare ad illustrare 1907, dettato al genero per dellapoesia brasiliana quanto la cura dei due ringraziare l'autore e d~ studiosi sia risultata esau- Ua:o Capocchln1: e flzura •· A paa:. 6 una galleria dJ dJ- natore di un e :naguiflco COnfemporanea riente per finezza d·infor- .segnl Ln bianco e nero del pittore fiorentino busto io bronzo.... cosi mazione e riguardosa per -----------------------------------------, ~::i:v~~ ~ ~:Z~~~t~ .!l PPUNTC DC U:S * TH<lDUTTORE Tradurre di umiltà ' e e un'avventura di ostinazione di * BRll,l·o ODDERA Con qu.e.sta •appunti> siamo lieti di seguitare il dialogo tra il traduttore e il lettore, iniziato aul numero 22 della •Fiera> con l'orticolo di Ervino Pocar e che è nostro inten– dimento prostguir-e ed ampliare con altri inte-roentL !.'importanza e l'utilitd del traduttore, specialmente nella attuale fase culturale, non ci sembrano infatti ancora apprezzate nelle loro giuste proporzioni. Eppure il tTo.duttore è un in.sostituibile ponte tra le lingue, il pacifico combattente per l'avvicinamento rra i popoli. per la loro reciproca conoscenza. e confidenza.. Per quanto riguarda Bruno Oddera, egli è ben noto al critico e al lettore come uno d~i. 003tri migliori e più. attivi tT odu ttori. ajfcrmal.o$i in qu.est-1 ultimi anni. pe:r auer fir– mato in.n..u.m.erevoU roman..-i, t?'1l r.ui alcuni di CJTande .-u.cceuo. da Lollta al Nostro agente all'Avana., e per aver fatto conosce-re in Italia autori di valore, da Penn Warren. a Fllzge– rald, nelle loro opere più riginificatfoe. La nostra Biblioteca Straniera lo presentò s-ut nu– mero del J• not:embre 1959, numero al quale rimandiamo per mapgi.ori deitagli sul suo e ruolino di marcia. •· Tr.durre è un'av·ventura. Ogni nuovo llòro apre un nuovo mondo. E non mi riferisco soltanto a mondi fantastici di storie, di luoghi e di personaggi~ ma soprattutto a quel chiuso e intimo e vero mondo che è la personalità dell'autore. Non esiste libro. per quanto mediocre, per quanto mancato. ha detto qualcuno. che non contenga un uomo nella sua "~e-– rità più profonda e segreta. Di qui il fascino di un mestiere sotto ogni altro aspetto così difficile e duro. Tradurre. infatti, e anche perseveranza. ostina– zione, umiltà. capacità di soUocare se ste.iSi. Il traduttore deve dimenticarsi dinanzi all'autore: deve saper vedere e pensare come l"autore; e non v·e cosa più difficile. mutevole dei suoi chiaroscuri, neHe sue infinite mo– dulaz.ioni. Non è un compito !acile. Chi non sappia astrarsi completamente. uscire, in un certo qual modo. dal proprio io. e accettare con umiltà. con una adattab1htà flessibile e sensibile quell'altro io che gli si impone e che deve impor• glisi, non può !are il traduttore. samente attenersi anche nei frangenti più sp1oosi. Né ci sarà da aggiungere, ripetendolo ancora una volta e avvalorandolo con qualche esempio. quanto la lettura di un simile epi– stolario sia più che mai oggi destinata a risultare attraente. benefica ed istrUt· th·a. per c-e:1tomi1a ral!io– ni di studio, di stùe e di co!tl.ume. Sant".-\gostino. celebrando la ,•irtù coniugille di una moglie.. dice che servì lo sposo c0me un paérone. Egli ~r-a in!ede!e e Iracondo: lei sopportava. Nessuna rec:-i· mmazione. nessuna re:!-1· stenza. Più Il marito infie– riva. più la moglie si scu- 5a,·a: mea culpa! La psico· logia moderna concede che fosse un modo per Indurlo a riconoscere il torto. San– t'Agostfno sem~ra guardare ai fatti. e sottolinea i ri· sultati pratici di tal condot– ta. Dice: !e donne che si comportavano altrimenti. ebbero il volto sfigurato dalle botte. Il Santo. non potendo far molto per m- 1renare le bestialità dell'uo– mo. parla ana donna e :e iruegna a difender~ con la modestia e rumiltà. Agosti· no è nato nel IV secolo. ma le cose non ,.anno meglio. dopo di iui. La Tour Lan– dry. nel XIV .secolo. m un ùbro scritto a edificazione delle dg .i~. ri!itrL-- -<:eche spes.so 1 gentiluom.ni infu· n ati (i geotiiuomini. baae1· te!) atterra"·•mo le mogli e Je calpesta\·ano senza pie· ta .Son circa mme anni di pugni. schiaffi e calci. E' aoppo !actle disappro,·are. inorridire. 81:::-ogna invece sforzarsi d'Intendere. se an· che :? D~:tto canonico con– senti\·a la punizione corpo· raie del!t> donna. E risalia· mo alle or;gmi della donna mediterraneit. Presso i Romani. la don– na gode\"a di una condizio– ne più decorosa. Trascuria– mo quelle eccezionali. che tennero altissimo il loro prestigio. come Cle11a o Cornelia. o quelle che lo an;Jirono. come Lesbia o '.\Iessalina; e ,•ediamo la donna media e comune; per esempio. una e-erta Claudia. I-_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_-:_:: _ _ _ _ __ _ _ _ __ _ Tutto ciò che sapp!amo di '.\li sia consentito dire che è quasi. talora. una sofferenza. 1 0n sempre tocca Ja grande fortuna di tradurre cose congeniali, di avere e incontri di amo– re>. Quante l."Olte non deve il traduttore far vio– lenza a se stesso, ai propri sentimenti, alle proprie convinzioni, trasponendo con fedeltà nella propria lingua, come meglio può e sa. pensieri che contra• stano con i suoi, concezioni che npugnano al suo modo di sentire. parole ch'egli non pronuncerebbe e non scriverebbe mai! Cionostante il buon tradut– tore deve ignorarsL deve cancellare se stesso, deve. in un certo senso. lasciarsi permeare da una perso– nalità che non è 1a sua: e deve, soprattutto. rispet– tarla, neUe minime sfumature, nel gioo, sottile e t;o editore che non si ha il piacere di conoscere. in quanto non firma un suo ostihssimo intervento nella polemica sul diritto dei traduttori a una per– centuale. definisce quasi con disprezzo il traduttore come un individuo che in1ila una vestaglia. calza un paio di pantofole e Si mette piacevolmente, co– modamente a tavolino schh·ando ogni battaglia. ogni responsabilità e ogni rischio. ~la la lunga. penosa lotta con testi che sono il più delle ,1>Ie di oscura e difficile interpretazione. il compito arduo e deli– cato di dare beUa e chiara veste italiana - rag– giungendo un equilibrio difficilissimo tra fedeltà al testo origina1e e scorrevolezza della versione. tra rispetto d~l pensiero dello scrittore nella sua inte– grità di fondo t> limpida eleganza espressiva - ad opere pensate e scritte in un'altra lingua. diversa– mente costruita e anic:olata. non è forse tutto ciò una battaglia pe-nosa quanto queHa quotidiana del– l'editore con gli auto~ con i contratti, con i rischi finanziari? E altrettanto impegnata, perché n tra– duttore de,•e affrontare il giudizio della critica e difendere p05izioni faticosamente raggiunte. Ma è un discorso. questo. che Porterebbe troppo lontano. Quel che invece ci sem– bra d1 dover a,-venire, sta.'ldo a certi indizi e con– siderata l'odierna prefe– renza per l'aneddotica let– teraria di più intrigante pungevolez.:za, è che, con tutta prob.3bilità, per non dire: certezza. il p.?z:z.c, for– te e di maggior seduzione deffintero ventunesimo"~~ lume. la cui documenta– zione pur accoµipagna fin quasi sulla ~oi;lia del se– polcro 11 poeta già colpìto negli arti ma sempre in– domito nel pensiero. sarà, e pour cause, costituito dall'esiguo gruppetto di corrispondenza al quale resta limitato il residuo carteggio del Card1.:cci con D'Annunzio. Xulla più di un tele,tramma (28 (eb– braio 1901) per l"ode In morte di Giu.seppe Verdi, dì un biglietto (2 apnle 1902) per la tragedia Fran– ce.reo da Rimini, di una lettera (11 maggio 1903) per l'ode Saluto al Mae– stro. Dopo. niente altro. E Si ha notizia che prima. c'erano stati a mala pena: un grazioso se.ambio di carte d vi.Sita con gli au– guri per il c.1po d·anno del 1879. dal quale il sedi– cenne sconosciutissimo stu– dentello liceale del Colle– gio C1cognirti s·era sentito tncocaggiato a r..!arsi vivo, il 6 marzo. con una pro– hs.sa e baldanzosa prote– sta non si sa se più di sud– ditanza o più d1 alleanza (• lo voglio ~eguire le sue onne._ \"ogho combattere aJ suo fianco. o Poeta! •); un telegramma del 23 n~ vembre 1884 per tagliar corto alle reiterate solle– citazioni di spedire un ar– ticolo già inviato e desti– nato al primo numero del– la rinnovata Tribun.a; un tele'tramma detraprile e un biglietto del novembre 1885, anch'essi di riftuto agli insistenti appelli di collaborazione sia alla Tri– buna sia alla Cronaca bi– zantina.. lei. è in un·antica epigrafe: .. Nomen parentes nomina– n.m, Claudiam ... •· Certa– mente. il lapicida s"intene– ri\·a incidendo che • ... amò di ouore U marito. mise al mondo due figli._ !u ama– bile nel parlare. misurata neU'inc-edere._ (domum ser cavit. lanam fecit) ... custo– dì la casa. filò la lana •· L·e.– plgra!e è àel tempo dei Gracchi. i •gioielli• di Cornelia E la celebre for– mula: • Ubi tu Gaiu.s, ego Gaia • è semp:-e reciproca. a:..--neno nel cuore se non s-u!Ie labb:-a dell"uomo: ,, Ubi zu Gaia. ego Gaiu.s •· Poi le cose cambiarono. le ,·irtù cedettero ai vizi. ma h;; donna. mulie-r o /emina, restò domina. e non accen– na,·a ad abdicare. finchè non sonò alta e terribile la \'OCe di Paolo: • La donna impari con il silenzio ad accettare ogid soggezione. Non permetto c:he la donna insegni e neppure che co– mandi sul marito: le ingiun– go di tacere! •· che è. nella prima Lettera delraposto– lato. un messaggio greco· ebra:co. orienta.:e. antichis– _.;mo. ma rinnovato daffag– giunta cristiana: " Sarà sal– ,·a partorendo i figli. e per– c:everando nella fede. nella ca:-ità. nella santificazione. neli"onestà •· Psicolog~ia della stroncatura Con ~a. gh Ebrei fu– rono molto duri. Xon ne teniiero conto nelle 1;:enea– Jogie. non l'ammisero al– reredità. non .e diedero al– cun diritto nel contrarre matrimoni. la !=Ottoposero m t ut:o e J)"'r tuao a:rauton· r.tà del ma:-.:o che La po– te1.·a battere e :-ipudiare. o co~tringere a !ar la serva mentre lui :t; gode,·a. in ca– :!-a. altre donne. =-:on man· cano :e eccezioni. ma ~u tutto domina il grido bibli· co· • Chi ao,·erà una don– na· dJ valore? li prezzo di I barbari. poi. esercitaro– no inftessibi.1..,nente la tute– !a e. con il mundio. Sj ar– -:-ogarono il diritto di com– piere atti in nome della donna. consìderata lncapa· ce; ma la rispettarono. Dal \'l.AOL\IIRO CAJOLI (Contln~ pag. 2) • Una stro,:c:.alura non ,·a praucala se non contro i so– stetni dell'errore•: è ù netto quanlo ambiguo parere di Btwddaire. Ala c1u intendere pu • soste.tni •? Quelli cl~ .sostenior10 un errore] E puchi non anche quelli che da un e"ore .so110 .soste– nuti? la l'aluta;;ione ddr• u– rore • è, poi, .SOigeltiva e mu.tn' Ole; ognuno di noi i mutev ole e. .soggetto a cade.r~ in rutti tli errori. A considerare b~. pro e contro, e temendo il pregiu– di:j.Q come. il ma.ssimo errore ma anche. l'e"ore. come un pregiu.d~io, da rimum--ue più elle. da stroncare, non è più possibile ne.ssuna opera::.io1~ di for::.a, nessuna. presa. di posi:;io,ie decisa, sempli~ co– me una bastonata, utile. co– me uno sfogo del cielo e dei ne.rvi per raggiimgere w1 rasserenamento. E' la sagee;:.::.a, si sa, clie la– \'Oraa dare coscienza del rela· ti'-'O.che hmita, cJie approfon– dendo i giudi:i li spunta. Al– lora, per far~ wta stroncatura non bisogna ~re saggi) E che. si.a una stroncatura drit– ta, nou a parabola insinuante ma sfuggente; sentita come una neces.sitd di grido. affer– mante ,manto c1u nega.. E' utile la stroncatura} 1"011 t 1u1 problema di poco conto. Lo psichiatra potrebbe in– sinuare che in chi stronca c'è un.a pressione., SO\oUJ.e. di on·gi11e e natura nient'aflatto letterarie, che cerca e infine tr01.-·alo spiraglio di fuga; oppure e me,:lio elle una vita troppo regolare. e dimque monotona opera, per trasfe- * di PJRTRO CUIATTI rùnento mcon.sao e trave.r.so la suo,w:a.tura, a stroncare se stessa~ che. è un modo dt darsi la sveglia. Mf!ltendo anche. del tulio da parte gli oscuri mavt!:nti dell'invi.dia lcturaria, più rari ~ non si creda, re.sta sempre il fatto c he lo stroncante spesso agi.su sollecitato da motil'i strani eri a quelli che poi d.i– spon.~ in discorso, durante il quale appronta insior.e al dossier d'accusa le ragioni motorie della sua frustata, bem·estlt~ e forse trave.stile di validitd leturari.a. In conclusior1~. non esiste allra utilitd che. quella, dub– bia culturalmente, derivata da una ricostitw:.ione dello l\t~:ut1°cr:;~'O~! ~~ ~ lud della srroncalura, per chi la fa, che non si situa così a fondo e nevroticame11- te, clte an:j tocca la vera sostanza della sua personali– tà cullu.rale, n·iuardando lo scrittore, non per quel che. crede di ,-ol~re ma propri.o per qu el cJu \.'UOlC, con.scia– men.te, ~ndo wza lucida fedeltà a principi, or:mc:e-dOffi e doveri della sua attit.itd. Cè WI modo di essere non saggi CM. è un modo di es– sere più limpidi, più l-·fri. Chi si può stroncare} E con quale utilità} Baudelaire sconstglia di stroncare chi è forte (d~ cosl, forte, e basta} percht. aggiuns:e, su certe questioni di fondo le due personalità che qui abbiamo istruttfra- mente m~ in antitesi non potranno non e..sure.d'accx,r– do. Sorge un fTOSSO dubbio, a questo punto: dunque de– '"~ stroncarsi, occo"endo, solo eh.i è. debole, o almeno eh.i non è forte] Sotto quella c1u potrebbe umbrare la crwJ.eltd, e il pa– cifismo oou.ddairiano, si na– sconde. una grande. l-'attd, e proprio d'ordine psicologu:o: se si. vuo~ tvitare che la stn:mca.tura suz un grezzo f0110 di pressione-sfogo, iangalo di ascurild mal repe• ribili alla cluartU.D, dob– biamo diffidare. che si impt-m– ti contro chi - l'abbiamo conside ralo forte., sintetica– men.te - non solo è più ~ perto bersaglio culturale# più facile .solle.ticanre .occa– sione, ma anche. più sicu.ra copertura dei nostri comples• si, clte. nella stroncatura al •forte• si camu/Jano cosl di uoica. ira intelle.tluale, tm– dono a passare per sacro– santi. Menlre il non forte, anzi il •debole•• non of· /rendo la stessa earanda di copenura alle nevrosi eh.e \.-'Oglior.o passare per esube– ranti damigelle, può perme.,– tere a.i principi. an~concevo– nl, al smso del dovere. reali, e(fetlivi, di svolgersi davve ro limpidamente, pulitamente. Con questo si dimostra, e. ni, e.nt' alfat10 per assurdo: pn– m o, c he molU stroncatur e ai • forti• sono, per quanto r.on ,'Ogliano apparirlo, serpi per– SOIUlli c.amujfati da aK"elh oggellivi; quindi. che l' ,dea ogzi assat dlOusa, secondo cm non serve a men/e stroncare tm • debol~ • - e att.?J è que– sto un allo di crudeltd ingiu– stt{icato - I; .solo la ma.schua umanitaria eh.e i complessi, le nevrosi usano per non farsi scor,e.r~ quando penso sia apparso chuuo cJu. col debole (da non confondersi col dilet– tante, ool me.d1oett.) si può essere onesti, e dun~ forse crudt: 11 ma co nsapn<oli, ogge.t– tn,. smce.ri nell'equil,brio tra r fin: e I nr ~ usati pu la stroncatura; e. ter4' J, che r id&i, ancora questa dtffu.sa 1n.s1eme.ali' altra, CM solo 1 •forti• possono essue util– mente. stroncati, non ha tot foru!o di autentidtd e di one– std cuJ1urale per ragioni me– desime e.contrarie. Q 14 a n I o all'uti11td della stronca.tura, dal punto di vi· sia di clii ne. fa le. spese, è evidente che ù e debole• ha tutti i motrvi per augurarse– la, direi qtlaS1 meritarsela, percht è tonica, co"oboran– te, ,ncentil-o sevuo a lm.-o– rare - quando l'opera abbia di che alimentarsi - oltre ad essere. r ocaisiDnJ! pu f'IUe pzccoli e..uzmi di cosdenz.a al ~~o ;,!J,ro!~ ~!:, de.Ila propria autmtiatà.. A dtre proprio quel che ptrl.SO, credo che rum i • de– bo lr ,. i.n arcolazio~ potreb– bero, .sottoposti alla prova della stroncatura sen.z'acqua, liscia e de{irutoria. e.sse.reve– rifica.ti culturalmente, provati nella re.sisten.z_a, nella cocau– tagczm, nelr umiltà e ~ PIETRO CillATTI (Conlln~ paa:. 2) {;n'avventura il tradurre, dic~"·o; un·an·entura sempre nuova. L'altro ieri i funambolismi incredi– bili di Nabokov m Lolita. Ieri la nostalgia accorata dei Racconti di Fitzgerald e, quasi come un anti– doto. il dl\'ertimento saturo di superlativa intelli– genza. i fuochi d'artificio della sottile arguzia di Greene ne Il nostro agente all'Auana. Oggi 1 tenn suggestivi e le morbide tonalità joyciane di Deda– Ju.s. Domani il linguaggio esuberante. espressivis– s1mo. ruvido e violento di un Robert Penn \Varren, ad esempio. o di un Ruark. o di un Irwin Shaw. Da tutti questi hbn s1 affaccia l'autore-uomo. e il traduttore lo vede daJ di dentro, lo sca,ra, per cosi dire, attra,•erso le .sfumature del linguaggio più im– palpabili. più difficili a cogliersi. Fr-ancis Scott F,tz,erald ... un narratore dal sen– tire intenso e doloroso. tutto nostalgie cristallizzate nel passato; questa cristallizzazione di rimpianti. che ha fatto notoriamente di lm il poeta e il cele– bratore di un tempo perduto. l'esponente di una generazione tramontata. st ri!le!te in modo difficil– mente afferrabile nella sua scrittura la cui tersa semplicità è cosl Ingannevole per il traduttore. Le pagine di Fitzger-ald rischiano di apparire ovvie e banali in una versione superficiale che non colga quel quid elusivo, quel!e sfumature di dolente rim· pianto che si nascondono in ogni piega delle frasi. • Sperpero e orrore ... quel che sarei potuto essere. quel che avrei potuto fare. ed è perduto. morto. scomparso. dissipato. irricuperabile •. Questo senso di sperpero e di orrore e la nota onnipresente e la più difficile a rendersi nell' opera di Fltzgerald. Scor– re in ogni pagina de Gh ulu.mi fuochi, si scioglie più o meno omeopaticamente ne i Racconti, sin da quello favoloso che apre il volume. con il simbolo freddo e sfavillante della montagna di diamante: un racconto che già dalle primissime pagine, dove tutto brucia ed è di fuoco o fatto per resistere al fuoco, ti sim hc:o fu<>ù>d'una condanna - si noti: le contese sono arroventate, ù partafogU che il si– gnor Unger regala al figlio è di a.sbesto. il focolare è sempre ac:ceso, le luci di Ade sano calde, i gioviali amici di John domandano: • Fa molto caldo, eh. laggiù? • - pone un grosso problema di interpre- BR ·No ODOERA (Contlnua a paa:. 2) Tutto qui: una carta da visita. un paio di tele– grammi. due biglietti, una letterina. Ed e. franca– mente. assai poco. in ra~ pono alla lunga e infiam– mata e altison3nte serie delle proC!erte d1 devoz.to ne e di esallazbne, ind i– rizzata. ad ogm occasione proprlzia, da Gabriele a Giosuè. Chi si accingesse a trascriverle. non tarde– rebbe ad annoiarsi. anche perché spesso nsult.ano di dubbio gusto, quanto più t.endono ad ess.!re strin– genti e accaparranti. Fi– gurarsi l'eUetto che dovet– tero produrre in un tipo della tempra del Ca.rduc– cL Come poterono, come avrebbero potuto, att.esta– zionJ sim1li, nonostante la lusinga di cui erano ,o. vraccarkb~. non riuscire fin da principio sorpren– denti e imbarazzanu per uno scrittore della pro"·er– biale scontrosa riser.otez. z.a dell'irsuto Carducci? Ma dovette essere so– prattutto la stridente e in– conctllabiJe dispantà di ideali, manifestantesi in ~n distacco se.mpre più imbronciato e sospettoso, a

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