la Fiera Letteraria - XV - n. 24 - 12 giugno 1960

Domenica 12 gingno 1960 C~ FTER~ LETTER~RT~ / RITRATTO DI V -A PITTRICE * Alis Levi di profilo * di GIA 1 1 .l'A JIA.1 1 ✓ 1XI I n cOnYersazione è sem– pre q u e J la che parla meno; e che dice di più. Spesso anzi non parla af– fatto. Eppure il suo .silen– zio non ha nulJa che fare con l'assenza. e nemmeno col disinteresse. Ci accorgiamo infatti. in un ritrovo. in sua presen– za. che, dopo avere stretto tante mani, scambiate tan– te frasi e tanti sorrisi. è soltanto con lei che un \·e– ro rapporto, quantunque poco palese, ha avuto luo– go. Senza essercene resi conto, abbiamo stabilito uno scambio. accettato un obbligo, e infine, gioiosa– mente, contratto un debito di gratitudine. Perché con quel suo sguardo fin trop– po discreto lei. pittrice - una nube di sgllardo che isola e un po' intorpidisce - ha finito con l'astrarci da ogni gioco mondano e col darci un senso di pri– vilegiata libertà. Sguardo apparentemente rinundatario, si e.be sem– bra casuale, addirittura un'inavvertenza. il suo es– sersi trovata, ad un tratto, in intimità c<>nuna nostra idea riposta. Calma, quasi distante, ci ha colpito in pieno cuore con una taJe precisione che s0lamente dopo, magari col favore del sonno, quel pensiero segre– to, ignoto a noi stessi. re– spinto o accantonato. si ri– vela: e allora il suo e il nostro fantasma. più reali di noi, in qualche plaga remota, fanno d'un incon– tro, una festa. Mi capitò molti anni fa_ Vicino al tavolino appa– recchiato per il tè. stava seduta con un oblio di se stessa spinto fino alla ne– gligenza: tanto che il \"e– stito apparh·a cascante: ma. piena rivalsa. un lus– so di sorriso, anzi una glo– ria di sorriso. insieme al brillio di qualche gioiello. la segnala\~a: e cosi la trae– va dall'ombra di quell'an– golo, che assorbiva il nero dei capelli e allontana\·a il \•Olto puro e forte. Bellezza attutita da 11 a noncuranza; fasto mortifi– cato dallo sprezzo; iner– zia sorpresa dalla rapidi– tà: tutto ciò aveva un che d'orientale e 'richiamava idee di maghe e di notte in pieno giorno. Mosse appena una mano, dicendo, lei, la pittrice Alis Levi, a proposito dell'ar– te del ritratt.o: e E' dii!i– cile, perché il volto. quasi sempre. è un tra\·estimento o un alibi>. Fu denunciata così una collettiva menzogna nella giornaliera commedia. Su· bilo, sorridendo alleggerì le proprie parole. Rapidi seoppiettii di ri– so; squilli di voce; il bian– co d'Una tazza che passa\·a da un capo all'altro del tavolino; si che lei fu di nuovo dietro il proprio si– lenzio. Ormai però il discorso aveva -preso l'a\."ViO dalla sua fra se : si ammette\·a dunqU1? che la , personali– tà», poiché falsificata, pa• vida o ambiziosa. rende ogni rapparto col nostro prossimo insuffi<.-ente; ma Alis andò oltre, precisan– do: e Spesso l'io, è un per· sonaggio fittizio: guai a permettergli di rimpiazza– re quello vero>. sa coincidere con la realtà apparente e ne sia la spie– gazione. ::-.la.scosto oltre la logica che, sia pur quella della disarmonia, ci rende com– prensibili, v'è un punto ar– dente di verità in ogni \'Olto, come in ogni esi· st_enza: precisandolo. rag– g1ungendolo. lei irrompe al di là di noi stessi: ci porta al di là di noi stessi. Non tanto lontano, dunque? Ma talvolta non può bastare una \"ita per arrivarci. Ad AJis Levi sembra che ciò possa capitare come per caso. o per uno scarto minimo da un abituale modo d'attenzione. Si sa: tro,·a davvero chi non cerca. l\Ie ne parlava una mat– tina in montagna, lungo una strada marginata dai prati. , lJ ritratto - dkeva - è un documento che. una volta -per tutte, dà confini e fermezza a} significato sospeso nella esistenza di ognuno>. La s t rad a era stretta. passavano macchine e do– \"evamo trattenerci sulror– Jo d'un rigagnolo, mentre la \'entata e il rumore del· la corsa c'investivano: ma lei. quantunque in bilico su quella proda, gli occhi al mio viso per misurare la mia attenzione. senza batter ciglio. impassibile, continuò: , Dunque la so– miglianza non è che il ri· sultato matematico d'an– goli e spazi. un'equazione unica, un numero cristal– lizzato in una creatura; la quale deve a questo nu· mero e a questa unicità Je proprie sembianze e la propria psicologia>. Era difficile. Cercavo di raccogliermi: ma ci di– strasse tutt·e due una ra– gazzina che usciva di casa all'ora dell'aperitivo, bene stretta nei calzoncini a guanto, fiera d'ogni suo muscolo. Stava nella pro– pria forma appena appena. :\la che esaltante prigione il limite fisico: onde e on– de di succhi vitali lo pre– mono, ne forzano la glo– riosa giustezza, in ogni cur-– \"a. Generosa estimatrice :d~i~n:;~ ~ ~~ ~I= desima come una cosa pre– ziosa, mollegiando il passo con entlsione. Domandai: - Che cosa c·e. Alis. al principio di questa appa– rizione? Qual'è la càbala - Un numero - mi dis– se, francamente - il nu– mero otto; vi ha aderito una volta per tutte. E io yidi un gesto ante– lucano abbozzare quel nu– mero e ripeterlo via via più speditamente, finché ecco balzare, in quell"istan· te, la realtà compiutissima di questa figura più sno– data d'una formica. Ridemmo. \"_e. la risyeglia, l'allegge– ri_sce in ogni molecola, la dirada. Da principio rinnegato, senza suono, finisce p0i per accaparrarla del tutto, go– la, petto, ginocchia, fino a gli occhi. Ci a«argiamo allora che con nessano si può ride– re saporosamente come con lei. ritrovando quella giocondità, insieme intel– ligente e stordita, che ognuno di noi ha creduto d'aver fasciato sui banchi della scuola: e che tanto si rimpiange. GIA.~ i\lAt'llL~I Pousslo: • Sacra Fam.IgUa• ASSEGi\·ATO * A LOSA1\T.\.A Il"Veillon,, a Saverio Strati * di ELIO F. ACCROCCA Quei visi che attraversa• vano con me all"alba il Sempione erano calabresi. Calabresi e abru%2e$l; ma la maggior parte parlavano del– la Sila e dell'Aspromonte. Erano donne. alcune molto giovani. S'erano alt'ernate al finest.nn.i del tre.no per vede– re nascere il sole da dietro I monti di Domodossola e di Iselle. no pensavo a ContinJ e a Bon!antini. al Sempione di \·ittorini, e certe mie im– magiru: veniYano a intrec– cia...-s.ialla Calabfflella can– tata da quasi tutto il va– gone). .. .Erano donne che ogni an– no la.sciano paese e famiglia per venire a !ar la stagione - o .. la campagna -.. come dicevano - qui in Svizzera: trenta. quaranta giorni che t..-utteranno tre quat'" ... -oeento franchi in tutto; ma fanno comodo le cinquanta oessan– ta mila lire con Je quali Je nostre cal:1breselle tornano a casa a stagione ultimata Una stagione di lavoro e di nostalgia. e lo sfogo più naturale - come per i mili– tari in tradotta - è il canto: un canto intrameZZ.:lto al for– maggio, all"aequato, alla frit– tata di erbe. C"era nel g_,.-up– po salito .'.'lll3 stazione di 0-=te una abruzzese dl ses– sanfàquattro armi. un viso di rughe. il caJ)O coperto da un fauolettone colorato, con po– chi denti in bocca. allegra in superficie: e Sono dell"Aquila - disse - e vado a farmi la dote alla Svjzzera "'· Una \"ete:-ana era. e dava consigli di tanto in tanto alle più giovani. Conosceva le stazio– ni di confiDe. Briga. cono– scf!\•a Ll il gruppo dove\·a scendere per essere preso in consegna da qualcuno. forse dall"imprenditore S\"izzero, e ;>er cambiare le poche lire in !rancbi pe.r proseguire con altro treno \"erso Losa:lna. verso le campagne dell'inter– no. chissà dove sarebbero ar– :i\·ate. Sul Sempione canta\•ano dopo una nottata di \"e.glia. e il ,..c1gone.dopo Briga. ri– mase presso che vuoto, La valle del Rodano ri– schiarata dalla neve delle ci• me e dei canaloni lungo i fianchi dei monti, apparve familiare e calda. col fiume al li\"ello della ferrovia e con i campi e le !attorie dis– seminate. lustre. fin quasi ai piedi delle A.lpL La $\'izzera francese era di turno. quest'anno per il Pre– mio Veilk>n. Ogni anno un Cantone. L'anno scorso Zu– rigo, l'anno prossimo Luga– no. Il Veillon 19S9 veniva assegnato a Losanna il 28 maggio. E' un premio lette- rario ormai di\•enuto famoso. Tre. sono le giurie e tre i volumi p.remjatl: un .roman– zo di lingua trance.se, uno d! lingua tedesca ed uno di lin– gua italiana D. premio venne istitutito nel ·;.7 e fu assegnato ad un romanziere francese. Nel '48 venne afflanca:.a la Sezione italiana e nel 1953 quella tedesca Ora la triplice asse– gnazione procede contempo– raneamente e sta a sottoli– neare gli scoi)i di affratella– mento e di amfcizia cbe ani– mano l'iniziativa di Charles Veillon. un industr:iale sv:z– zero che quesfanno ha fe– steggiato il seSS.lntesimo an– ni\•ersario. I L--e p:emi del '59 (ài cinquemila franchi S\"izzeri ciascuno) sono stati assegnati a $averlo Strati -per il ro. manzo Tibi e Ta.=eia (edito da Mondadori), alla scrittri• ce Maud Frère di nazlooalltà belga per il romanz.o La Grenoume (edito da Galli– mard.). una stor:a crudele e tuttavia piena di risorse umane impe_""Diabsulla vita di una donna di se.'"";zfo. ed a Hein.rich Boll. scrittore tedesco nato nel 1917. per il romanzo Billard um halb Zch.n. La giuria per il romanzo italiano, composta da Reto Roedel presidente e da Pli– nio Bolla. Guido Galgari. Lanfranco Careni. F:-ancesco F1ora. Aldo Patocebi e Diego Valeri, riunita il 26. Z7 e 28 maggio all'Hotel Beau Rive• ge Palace di Losanna. sede del premio tra le più ambite di tutta la Svizzera. ba se.le – Z:onato i settantacinque TO· manzi inviati o segnalati al concorso. sui quali è stato lungamente discusso {e..'"a!lo in gioco anche i nomi di Calvino e di Arpino. ma il primo orientato verso il pre– mio Strega.. a\·eva lasciato il campa libero del Veillon per il secondo. il quale però non ba ottenuto i voti sufficienti per la \'"!ttoria). ed ha quindi deliberato di assegnare i cin– quemila franchi svizzeri a Saw"Cr:io Strati. autore t.-a l'altro de La .Uarche.sina che rivelò il giovane scrittore calabrese nato nel ·24 a S. Agata del Bianco ...Come In A.h-aro. il mondo della protesta e il mondo della sofferenza si intreccia– no intimamt'!nte. all'interno di un sentimento della tradi– zione cbe di fatto coincide con la poesia D suo linguag– gio è quieto e solenne. una musica grave. propria del linguaggio dei padri. Strati porta la testimonianza e la– sc:a che essa venga assunta nel suo valore doctL-nentario. ma non c·e nulla di meno ..sperimentalistico .. del suo raccontare: • il suo dolore è un dolore antico,.. a\·eva scritto di lui Geno Pampa• Ioni. A quel primo romanzo se– guirono La Teda. nel •5;. Un contadino in città (apparso a J)Untate su Il Poni.e> e l'at– tuale premiato col Veillon. Xella relazione della giu– ria si legge, a proposito di Tibi e Ta.scia.: .. Nella ei!.ra leopardiana che conclude .. Il sabato del villaggio··, e co– me quella ,pieno di simboli unh-"'ersali. il racconto di Sa• \·er:o Strati ce:ebra in un clima di stupare e di mesti• Z:a i giuochi. !"amicizia. !e speranze. le passioni. le de– lusioni di un gruppo di ra– gazzi po\'eri, in un povero villaggio della Calabria; è un libro pieno di bontà e di poesia. scritto con una misu– :a e un pudore am..'llirevoli ... Oggi Saverio Strati ha la– sciato la sua Calabria. l'ex muratore è diventato uno scrittore tra i pi:ù seri e ap– prezzati del dopaguerra. la sua forza di volontà e di sa– crificio l'ha condotto a .stu– diare e a laurearsi in lettere: ora vive a Zofingen in Sviz– zera ~on la su. famiglia. S:.i lavo:-ando ad \ln nuovo ro– manzo che p.."'enderà forse il titolo dal nome del protago– nista. Emilio Ba.noli, un per– sonaggio calab:-ese che rag– giunti i sessant"anni dl età racconta D primo periodo della propria ,·:ta e.be coin– cide con i pI":mi anni del secolo. .. La Calabr:a. come vedi. mi dura ancora dentro - mi ba confessato Strati. - non l'ho dmlenticata pur abitan– do ormai quassù. perché ci sono calabresi che arrivano da queste .parti in cerca di lavoro. calab:-esi come me. t'! io li conosco. ne sto racco. gliendo le sto=i.e. Le nostre fami<die del llez:zogiorno si. spostano. cambiano vita co– me cambiano sede. ma la lo– ro :radice rimane legata aà un paesetto sperduto in una regione meridionale •. E· al ritorno da Losanna. lontano dalla grazia turisti– ca delle cittadine sul lago, che bo pensato alle parole di Strati. prop:io mentre riat– t.ranrsa\"O il Sempione. quando ormai le donne abruzzesi e calabresi si. era– no disperse nelle campagne del Rodano per Ja loro .. sta. g.ione,,,. di qualche centinaio di !ran"bi Il Sempione mu– to era Mi ero lasciato alle spalle i personaggi di un raceocto i quali muti non sono. ELIO F. ACCROCCA POJETJ[ DI J[JER.I E DI OGGI * Eugenio illotitale Non è assolutamente ~i– bile, nel limitato spazJo di un articolo, dar rilie\"O e di– mensione a una poesia cosl complessa e segreta come quella di Eugenio Montale. Mancheremmo di modestia se tenta.ssimo di concretare in un bre,·e saggio le qualità, &li umori, le scoperte, le inquie– titudini e le oscurità spon– tanee e \"O)ute di un poeta che in questa prima metà di secolo, ha, con pudore e con– trollatissima saggezza, dato alfa storia della poesia italia– na un suono tutto moderno e significati complessi, caden- ~n~~~~~~n~~~= to tipico del nostro popolo, ma comune alla sensibilità moderna europea. Ed è im– possibile anche precisare, con riferimenti alla tradizione li– rica italiana ed europea, qua– le sia in realtà quella sostan– za. lirica ed umana. da cui Montale ha preso l'avvio per incidere con spirito decisa• mente libero ed artisticamen– te cauto, il suo mondo; quei ritmi arditi e sepolti che dànno alla sua poesia chiaro– scuri e barlumi imprO\"\isi, come fossero lampi di un dramma interiore destinato a incenerirsi in un potente dia– rio esistenziale. Nella lirica di questo poeta, che ha scanuo in se stesso ~:ee~e ri~~~ c~è at realtà tuua la storia di un uomo che a un'epoca di crisi è l~to soltanto da una co– stante delusione e da una profonda esigenza di solitu– dine illuminata. Dagli • Ossi di seppia • alla • Bufera s l'itinerario lirico si presenta oscillante fra la pas– sione di un \'asto discorso cosmico, O\'e lo spirito può naufragare e titro\·arsi dolen- ~:Jtà mJ~n~~uin~ na e naturale, e la intima segreta esigenza di cb.iuaere in ritmi densi una \icenda che è della memoria e del– l'amore sconfitto, ma soUe• vata sul piano del mito. Mon– ta.Jc coUoca i suoi ideali di uomo moderno, e in esilio. su quel cielo platonico che do\'rà affascinarlo, fargli udi– re quella musica muta che è della cenere; fargli scopri– re il sommesso lamento di Petrarca che agostinianamen– te proietta la sua comples– sa passione in un canto rac– colto fino al pudore e alla luce. Poi \"errà la scoperta di quel pessimismo senza si– stema in rui brucia, solenne e fitta di antichi sindtlozzi. la lirica del Leopardi. Del ree~i~n~7'~~~:!~ 0 a:~= lerà la violenza libertaria e creatrice dell'intuizione, bru– ciata questa \"olta in un pae– saggio d'immagini dolenti e misteriose. * di JIA.Rli'.\O PLlZZOLLA.. come in un cupo monologo, l'interna a," ·entu.ra di ciò che vi\"e. Ma il fondo mi– sterioso di questa poesia, aspra soltanto nella sua den– sa e plastica apparenza. è forse da ricercarsi in un \;– gile e lievitante senso di di– stacco dalla storia: quella solitudine che è senza dub– bio la dimensione più deli– cata nel dar rilievo a tulta l'esistenza, e soprattutto a scorgere nel mondo i ~i di una sottoslallte distruzio– ne e ineffabile ricreazione cosmica. Montale, infatti, af– fronta gli e\'enti e gli ele– menti come se do\-cssc collo– carsi in essi e ricordali a se stesso, seguirli e commen– tarli con in\"enzioni che sono poi la ragione stessa di ciò che accade. Allora il pae– sa~o si dilata e soffTe nei suoi particolari; cerca esso ~~ !i fa~~e ,t 1 .:u ';il~~ rio e il dolore; l'asprezza o quella dimessa cadenza che rispecchia l'interno di,·enire di una realtà totale. La vita e la mone sono in fondo un unico male, che del _IX>t;ta fanno un uomo qùas1 offeso, ma collocato al centro di emozioni fugaci; un unh·erso palpitante negli angoli più impensati. do\'e la parola serve a denunciare l'amore e il delitto; il mur– mure del mare che racconta o l'ala deUa farfalla che, una sera, sarà •per sempre> / con le cose che chiudono in un giro / sicuro come il giorno, e la memoria / in .sè le cresce, sole ,i\'e d'una / vita che dispari sotterra: insieme / coi \"Olti familiari che oW sperde / non più il sonno ma un'altra noia; accanto / ai muri antichi. ai lidi, alla tar– tana / che imbarcan / tron· chi di pino a ri\·3 ad ogni mese. / Al segno del torrente che discende / ancora al ma– re e la sua ,i.a si sca,-a•· E' questo, forse, uno dei frammenti più alti della poe– sia Montaliana; e della lirica europea moderna. Lo stile è di una tale purezza e poten– za che trattiene il patos di un3 musica che è luce e in– sieme dolcissima epigrafe da mettere sulla \'ita. che è poi l'antico dolore della terra. Ma in Montale il pessimismo si fa quasi sempre deserto, si apparenta subito allo strazio in sordina delle cose, coesiste col silenzio di tanta materia, 3bbandonata a un male che la corrode, per poi farsi \"OCC umana, cadenza dimessa e quasi discontinua nella co-– scienz:a di chi medita su ogni metamorfosi. Ecco la ra~one della appa– rente oscurità di Montale. Se ogni esistenza è tensione in.· terna che presto si dissec- cberà in una catena di fe– nomeni desolati e desolanti. il male della vita non può che presentarsi in modo oscu– ro e sotterraneo: coUocato in uno spazio che brucia all'in– terno della realtà. E Monta· le è sempre preoccupato di indicare le cose pc~ le fa essere e le fa S\'anirc.. E su questo svanire. la memo– ria non può che allargare il suo orizzonte 6no alla mor– te. Poesia dunque oscura. ma ooqcreta: loaica per quel tanto di ,·erita mi.steriosa che è nella natura e nello spirilo dell'uomo, ma potentemente plastica come è plastica sem– pre l'esistenza. In questo unh"erso di atna– ri distacchi e di terribili ,-a– nificazioni. l'amore è l'addio, gli effetti e gli animali, i fio– rie gli uccelli, il mare e il ,-ento s'intreociano e sconta– no quasi una identica fine. ora faecodosi lamento, ora presentandosi come appari– zioni di una \ita remota. Ma è il remoto di un tempo al– lucinante: ricordo misterioso di paesaggi e di \"Olti amati e dissolti nel nulla. E da\"an- ~ am~=o d~Y"~al~ec;c;rc~ calo in ogni esistenza, appare per l'uomo la noia. Sulla terra. l'attesa di fi– nire si fa noia; e in questa noia l'uomo dispera e incon– tr.t se stesso fino a scoprirsi J)Oeta. Ed è proprio nella nota che si riflette il nulla che. ci attende prima e poi. Tutto ciò che accade è pl"C$Tltto da una dissolta fatalità che accomuna e li\'ella tutti men– tre l'uomo acquista coscien– za della sua discretissima so– litudine. Ed alla noia subeo- ~\~-:Si'"d;1i~ndi m~~~~urra~ gjo. Se l'esistenza è destina• ta a vanificarsi, se essa è :1u- 1odistrazione, resta la poesia a registrare le percezioru dJ tale strazio: di questro strap– po del cosmo per ritornare. a.I caos. In Montale, perciò, ridea del caos assume la \'ioleoza della \'erità e della realtà. Scoprire perciò la \ita è alta funzione poetica; ma la scx.,– perta è immagine che pian– ge e subito si dissecca: è un lampo che brucia il mondo fenomenico. Con Montale, la sostanza della lirica italiana, che è sostanza d amore e di disperazione, si fa canto dis– sonante in \i.rtù delle cose che in esso sorgono ad e\"O– care il dolore sordo della \;– ta. La lingua cessa di essere suono illustre, e musica di solo sentimento per di\·entate una lingua fatta di • lettere fruste s, perché arido e tri– ste è il paesaggio e\·ocato o scolpito in tutta la sua pla– stica oggeuhità. E' questa una le:z:ioneestrema o quasi conclusiva, do,-e l'alta melan– conia di un Petrarca o di un Leopardi scende dal pie.distal– lo e s-i fa lamento sobrio, cadenza quotidiana intorno a una realtà che brulica e S"i \"anifica. E anche quando la C\"ocazione della morte si fa serena. essa sale comunque da quell'abisso buio che è la coscienza moderna. Una co– sçienza non più eroica, non m~s::a~ua':~a ~~~ ~t rile 5cetticismo, che dà alle cose, e soprattuno alla poe– sia. una misura potente, for– malmente sofferta ma lon• tana. 1n questa lontananza fatta di suoni aspri e di brusii in sordina, fa luce un3 lirica ricca di suiie5"tione e di nuo– \"3 sofferenza. la 1u~d ~! 1 ~ri~tiro;~ amati, ci aiuta. ancora una \'Olta, a scoprire la \-;ta e ad a\·ere almeno un'ultima fede nella bellezza, anche se que– sta bellezza sale dal pianto di tante c:ose nate e subito svanite. '.\IARI.1\'.0PIAZZOLL\ Il latino nella scuola Su.I proòlemc del latino fn. ltalUI JM!l momento pre.sente. oggetto di ve.su di..scu.ssioni nel mondo della scuola e della cul– tura. .si è soolta Teeentemen:e un ampio d,bouito in .sena o.1- l"cuemblea dei membri ordì.– nari e eonispondeftti deU-lsti– cuto di Studi RomanL A con– clusione è .stato eme.s.so un o. d.Q•• nel quak: .sono rfoffermao: l'importan:a deUo .studio del• la lingua lo:ina come unico men:o per s-tabilue il diretto con.tatto deUe nuove gen,erCl,.~• ni con i çclori fon.damen-tali, perenni e iuo.stituibili del mondo clc.s.sieo della citnltd ro– mana.; il oolore deffin.segnamentO del latino. come ottimo e.serei– :io per aiuvare e potenz,.are le capacità logtche e intellet– tive dei di.scenti fin dalle pr.me e:d., nonché come .strumento per una più sicura eonoacen.=a. deJle bMi dei n.oitri schemi concettuali e dei nostri mez:i e.spre.s.sita; ropportunità della disinte– reuata fonna=ione umanistica. quale me=o di educazione e .soll.ecit4-""ion.e della pe-uona.lit.4 umana, necessario pit1 che mai in un tempo, come il no.st.ro, te.soalla $peCializzCl,.-ione tecni– co e all'ope-ra colU'ttfoa deUa .societd inte-n.ta a persegui re: .scopi di materiale benesseTe. Il PRESAGIO DI UNASOCIETA' VOTATA l MATRIARCATO * Le donne di Cicognani * di llASSlllO GRILLAì\'DI Le coutraddi.::ioni dell'ani– ma moderna, specie di qu.el · la femminile, stamw alla ba– se delle optre più significa– tfre di Bmno Cicognani. Intendiamo, i,1 particolar modo, riferirci ai ronumzi della uora lrilogia e I.a Ve– lia"• , Villa Beatri~ s e e La N11ora •, tutti editi da Val– lecchi. Essi, nella loro di1.. -i.sa unità, basata solo sulla rap– pre.senlazione, nello stesso tempo simile e dissimile, di un morula U1 u stesso consenquenz.iale, costituisco– no una vera e propria. ~chan– son. de ge.ste • della psiche femminile di questo Nove• cento. Le protago11i.ste dei libri sono diverse, sia. come pe.rsona fisica, sia come ca– ratteristiche spirituali, ma da tulle loro nasce., ed è completata dalle figure mU10- Lucia, Nasta.sia., han la cru– deua emble,natica di una situa::.ioneche, particolare Ut se stessa., asstmte, ,tel gi.oco dei amtrappunti narrati,i, significati di ampi~z.a uni– versale. Non imparta ,se il voler dire tutto, se ù voler mtto pre... e.dere crea a volte quo.1- cosa di rigidamente morali• stico o per cm1verso un de– monico femminino che può anche urtare. Scrittore cri· stano, il Cicognani ho. cura che i suoi per.sona.ggisi salvi– no. No11importa se alla sal· veua di alcuni corrisponda la ~:i~ri,;ere,~,:~ 11 ~!è~:;: stocratiJ::a nella sua Une.are semplicità. fAvorando sul reale, C~ f/::lrn~ ~!i !~~a.nel~ fondo, è ù più ina.ttendibile dei roman:;i. Difese. ad ol– cram..a dal romantiae. le donne di Cicognani, non v,er– dono ma.i interamente se stes– se, o per lo meno non rinun- ~~i ~1 :J:.~,/PJn~ Continuava cosi a sug· ,gerire l'idea che noi esclu– diamo il valore intimo del– le cose, perché un ti.sogno esteriore d'ordine. o la no– stra povertà, vuole impri– gionarle in un solo senso, Si è parlato di Pascoli, di cena reminiscenza Gozzania– na che a,•rebbe accentuato in lui l'intimismo della solitu– dine e la sfiducia nella vita. Lo si è \'Oluto apparentare a Sbarbaro per quel comune destino che collocò innanzi allo sgomento dei due poeti liguri lo stesso paesaggio pie– no di sorprese oggetth·e e di frantumata desolazione. Ma in realtà, Montale si nutre di ben altra sapienza poètica e di una filologia che è con– sona al suo mondo di uomo, scettico su tutto ciò che ap– partiene alla storia. ma che resta fedele, in modo nuo,·o, a una sorta di confessione che, pur a,·endo tutti i crismi del pudore e della discrezio– ne, si dilata. in un diario Po– tente, sconcertante per quei trapassi lirici che sono il sonofondo di ogni sua poe– sia. Montale crede nella bel– lezza che .è propria della poe– sia contemporanea: una poe– sia priva di adorazioni teolo– giche e di incantesimi; una poesia che nasce dalla scon– fitta e dalla coscienza che l'uomo ba di considerarsi come il rifugio pù serio in cui si recuperano tutte le sue libertà. Il poeta moder– no può insegnare senza mes– saggi; creare senza alcuna gioia; scavare in sé la paro- r-----------------------------------------• la per ripetersela nel più ca- sto silenzio; credere nelle im- A far ridere Alis. sem· bra dj comprometterla. E' lei, allora, che entra nel nostro giro, tro\~andocisi a meraviglia, e con tale ab– bondanza di contentezza che quel riso diventa una piccola follia: la semmuo- ~11,:;J"i:J::J!~edi 1 ~~~ 1~~ o di una Aspasia, ma di una donna,clie noi potremmo in– contrare ad ogni angolo di strada, in ogni ca.sa. ,solo elle si ponesse menle ad i11dii.i· duarla. si speran::.a,sarà la Na.stasia a recuperarne. la sua. parte di Grazia. Beatrice, che muo– re finalmente diventata uma– na e palpitante e pe.rciò noit più fredda .statua di carne. gelida Venut sepolta nei ihiaccì di ,ma. quasi orribile msen.sibililtl, fa da contrap– pu11to a Ro.salio.,troppo cal– da ed Un.mediata, tortuosa nella sua. linearitd. L'una. con– quista il siw uonw senza darsene pena, con una non– curanuz che confina con il di.spreu.o, l'altra, medi.ante una assidua opera di circcm– venzione che ,wn rifugge la Velia, clu!. tra tutte è quel– la piit debole e malata pe.r ,uuura, quando se ne va di casa, verso un tU.Stino che è facile immaginare oscuro. lascia aperto uno spiraglio ad una possibilitd di recitpe.ro . La sua ste..s.sapromessa di mm1dare di ta11to in tanJo notizie alla madre, è il .«!:gno che il pa.s.5'210 non verrà del tutto .sepolto e cJte, proprio da quella. renebra mome:1ta– nea, potrtl venire la luce. Ora cl~ il mondo, lo dico– no i sociolog1:i, si .sta sem– pre più avviando verso il n- .atnarca.to , si può dire di.e. la sostanza delfanima fem• minile moderna, quella che tr_aluce <?-llraverso _gli obnu– bilamen.ti delle e.rom.e.di Ci· cognani, non è insensibile alla _salvazione. 1 procedi- al riparo del quale palpita il soprannaturale quotidia– no. Ci si esprime per ap– prossimazioni. o per sim– boli, o per echi. E dei no– stri gesti, di alcuni nostri atti trafuganti. significati. riposti, qual'è il nocciolo di verità.. la portata assoluta e sconosciuta? Veniva fatto di doman– darglielo: e che potesse ri- 5POnderci pareva ammissi– bile. data quella sua aria d'idolo, reso affabile dalla bontà. Alis ha un viso inciso da nitide piccole roghe; le quali non irretiscono, co– me generalmente fa la subdola trama di questi segni del tempo. Esse sono piuttosto una scoperta ed enigmatica scrittura. la quale incantando per uno strano patere evocatore di non so quali divinità re– mote, allude a lontananze. che esent3no dal Jriro po– vero d"un'esistenz.a. Fatalmente. un'artista siffatta, nel tu per tu col ritratto. non mira ad una somiglianza realistica. quantunque insista sulla necessità di scoprire un rapporto rigoroso e inde– rogabile. e cioè la formula 'Particolare che è la chiave di ciascun viso: tende piut· tosto a sarprendere ·1n'in– timità che. per un prodi– ~o di sovrap.posizìoni, pos- Appunti per la notte * di SERGIO QIJltlZIO Non c'A stcelo, vicino o lontar.o, in cui non sia stato universalmente venerato t1ualcJ:egrosso e"ore scienti– fico. Può darsi che il nostro sia il secolo fortunato clze dei grossi errori ha. fatto defimtiva.me11/e giustizia. Ma, se un errore dovesse esse.re per caso rimasto, non potrebbe essere quello dei milioni di anni delle scoperte ~ju~~~~J!C:e'o ~!~u!iaJ~a;;o d::zran;~i a~ ng;:11 ,=:,~ zanna di mammut? Ci si potrebbe doma.ndare, miche, se è rigorosa e legittima. una estrapolazione nel tempo così enormemente al di là dell'ordine di grandeu,a e del campo di appli– cazione di cui abbiamo esperienza. E infine, ci si potrebbe domandare se nella. tendem.a. ad allungare la già lunghissima catena che sale, anzi scende, verso t nostri ottusi e pelosissimi antt.na.ti non si nasconda un inconscio bisogno di dimostrare a 11oistessi la 11ostra superiorittl. lnfatll, se ciò c11e è pi,l remoto nel tempo è anche piit grossolano e primitfro, noi, quanto più siamo lontani dalle on·gini, tanto più siamo grandi e civili. * La screnz.a con.serva ancora, per t più, il posto tutto speciale che occupano le co~e 1iuove: concentra ·su dz sé una enomse attenzione, pie1111. di entttsio.smo e vuota di senso critico. Piit o meno tutti abbi11.1no accettato la immagine di una. scienza che subentra agli !"g~ti miti dell'infanzia del mondo con la pocenuz ill11m1:natr1ce della raç_ionefinalmente libe.ra e matura. A~a Wlute:J1~d. ir.discutrbilme.nte un grande uc.rtto di scienza, ~cnve: • la. scienza è rimasta prevalentemenze, un movimento antira:zior.alista basato• su di una fede mgenua s nell'or– dine della nat!(ra. * lA scienza. è partita con la I.ancia in re.sta contro il comp~so edificio della speculaZ:Wn.e.teologica e (i.lo- sofie,a medioet,·ale. Ha galoppato per qualche secolo per gizmgere fino a nei, ed eccola dù•entata più astratta, piena di simboli e complicata d1 quo.nto fosse il pensiuo medioevale. Malgrado le sbalorditive realiz;za.zionitea.i– che, la scienza lza perso ormai l'inequivoca.bile chia.rez::a cJ~ era il vanto della sua adolesceuza, è diventata più o.scura e più incerta di quo.lunque religione. Whitehead scrive ancora: e la.scienza è pi.ù mutt\--ole della. teologia. ie.s:i~; 0 di~a;J:,tonr:,!;:J'i%edi~~:t~~~e;e ,;;;:::e 'f:~! personali idu di dieci anni prima•· Né la scien;;,o né la filosofia hanno pul urtez.::.e.Questo è il vuoto che le analisi acme, le costruzioni in bilico, i i.-ocabolari specialh::ati, i tentativi d1 autenticav.one del linguaggio, le ricerche metodologiche e fenomenolo– giche non riescono a nemp:re. Perché dalle crisi si esce con un num--o initio, con una nuova no.sci.la , e non oggi.ungendo e aprendo e allargando la vita vecchia. Tentare di riguadagnare la. tranquilla lumùtosittl del tra– mo1110 non può significare uscire dalla nolle e \'edere l'aurora. * LA suprema tragicittl # neJrattuale impossibilitd di fare affermazioni precise, di prendere. posivor-L alla luce del sole. Finché sussiste la possibilità di una netta distin– :ione, il giltsto fra gli ingiusti, l'illuminato fra i tene– brosi, fJ bene di fronte al mal~, siamo nell'epica, non nella tragedia. La tragedia è confusione, rutto è misdliato, e qUl!-StOmiscuglio caotico è il destino che deve esplo– dere. Se ci fosse wta bandiertl spiegata, fosse pure quella della. dispuatione o della morte, sarebbe tma cosa mera– vigliosa. Ma oggi che mar.e.a tulio. propri.o oggi non basta nulla. SERGIO QUL'll!O magini, le quali salutano dal loro abisso ogni creatura che ba scoperto il male del mon– do e si distanzia da Dio per cercarlo forse in modo più tragico. Coi fantasmi di Montale, perciò, si viaggia a ritrOSO; forse in un tempo che è della morte, ma soprattutto è den– tro la vita come squallore e accidente: un tempo che si dissecca nel silenzio delle cose, e pur \;bra nel male che fu rumore aspro in fon• do alla natura. E il rumore sommesso scandisce gli e\"en– ti, si fa stortura in un pae– saggio che nasce da una lu– ce improv\•;sa e subito svani– sce in un tempo ancora più buio, dO\'e scende a far mu– sica, a comporre suoni con cadenze umane, s\ che la vita oscilla tra una desolazione pietrificata e uno sgomento metafisico colto come unico destino. La poesia sembra consiste• re in un abbaglio che è dello spazio deserto e delle forze contratte negli oggetti; e do– ve sembra che il terrore de– vasti ogni esistenza, fa su– bito sorge un senso di elegia, arida per il suo essere dentro ciò che soffre per vanificar– si dentro la memoria che in– \·enta se stessa e si fa piena di simboli segreti. ln questo poeta la voca– zione si dibatte dunque tra • frasi stancate• e umori im– proV\<;si che gettano sul pae– saggio il sentimento della precarietà; quella luce di– stante in cui le cose sono e non sono tanto è l'antico sconforto dell'uomo; il qua– le altro non ba davanti a sé che il modo di narrare, Se, come eb~ ad osse.n.·a– re Emilio Ceccizi, la Firen– ze di Cicognani è c.ome una cittd decapitata ~ o meno all'alteua dei pruni piani, sì da averne cancellato ogni O.Spelloaulico o mom,menta· le ( • Di Gionu, in giorno • Garz.allli), in modo da crea– re un.a serie di realtiJ cieche e derelilte, le donne. dello scrittore (lore11ti110si mo– stra110 nella loro veste più dimessa, in pantofole quasi e sono perciò più arte.udibili. Cicognani, ~ pone ogni cu– ra nel delineare in ,en pie~ ~:.S~!,{:rd'!Jfegi• :;:1;:,::,~ unume. Si ha. quasi il sospetto cl1e, nella sua snumia di redenzio– ne, egli no,i vo~lia lasciare nulla al caso, mente di Ut– centato. RUnmcia, in tal mo• do, ad ogni U1detenninate=:.· za pM_tica, per eviden:.iare i dati della cronaca, più c11e della storia. Le sue eroine escono afirante da tma spe.• cie di ter:.o grado narrati-..-o, sono spiegale, delucidate, esemplate. Disse Enrico Fai– qui cl1e in Cicognani • Ogni parola Ira la sua eco: ma più ~':ira ~l'.,:;:/~~~!x,/:!'~ rima o'fzigata >, e.d è vero. Questa spietatezza di ano.– lisi, questa vernice di fù,oso– fia in chiave quasi psicana– listica fa sì clte il risultato, pur maJ1te11endosialti.ssinw. non sia. però il migliore che si possa desiderare. T perso– naggi femminili: Vdia., Cla– ra, Bea:trice, Tsa, la signora. neéf::~~ faal ni~:~ 1 • 0 "torna.alla santitiJ dell'amore coniuga- ':,:/%PJit':;aJ~'::~foiùa!'::;. gato, mortificandolo, un pro– pTio i11consulto appetito di lita, e.d Isa.. che dalla retla ,iia ma.i si discosta raggi1m– ge i confini di tm 'suo com• pleto appagaJ11ento morale, monificamlo attivamente la carne. Se la nuova, per sal- ~i,is~~~ cl~~~~~ f1:i~ li lume ape.rti a for:.a per ,·edere tutto e tutti e ognuno, ~ nd ii il =f 10 iJg:":1:tti= vitd prettamente moderna, attivistica quasi, condi::,icma in termini di,iamici nd be– ne e nel male le donne di Ci– cognani. Nessuna di esse presa f!a . sola è completa, messe . tnsJeme però forma110 un unrverso. l'ardore, la frigidild, l'i– stinto. giocano, ciascuno per proprio co,tto, la.carta e.ssc1- tiale che fa del per.smtaggi.o un martire ed un eroe anche quando, e ciò accade talvol– ta. il lavoro di analisi dello scrittore si fa talmente spie• tato da. rendere leggennente letterario non solo l'eroina. del momento, ma l'episodio stesso. la trama in cui essa vi-..-e. Ba.sii pensa.re alla stra· ordinaria catarsi di cui ha bisognt? Clara per tornare ad una dmiensione di vita ari· ,:;et,;~~1::": 1/~~r°~· n 1,~~ ~i:;:t ~i:. k:1::!/:eatict::a°- ,e doro~ dl'i ,:ostri giorni hanno in sé le componenti certe della gratia e q:1e.sro deve farci bene sperare.. lA lucida, disperata e for– se esasperante analisi cico– tn'aJ!iana: clre lla, dopo tut– to. 11cruma dell'attendibili– tà spesso artistica. sempre morale, ne è in un certo sen– so garante. Non importa se per meglio far risaltare i pre,; e i difetti delle sue er01~e. Cicopiani abbia mes– so ur sordrna i personc.ggi mascJu1i.In e.ssi, lo splendore che domina Eva si attutisce in tOf? di grigio e di piombo. Beppmo non è neppure l'om• bra di un uomo. ma la ne– gazione di ciò che w1 uomo de,.-e essere. Antonio è ~r– fino stucchevole e i11a.ttendi– bile nella ~ua proter,,-a virti't, a_prova d1 bomba e: di pa.• ven:.a. Romualdo, il concia– tore è di un ollimismo e di una arrendtvolez.:.a clie, a dir PoCO, sono ecce.ssivi. :\Ja for~e anche in qiusto C,~anz. 1111. an1iciea.to la na.sata dt una societa in cui le api regine, pa.drone delle lt:ve_di comm1do e dei tor• ~,en, tra"anno maggior lu– stro e splendore da una 1e– nera::ione di fuchi. vota.tt a ris~j~~din: ~~ MASSIMO GRILi.ANI>!

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