la Fiera Letteraria - XV - n. 24 - 12 giugno 1960

Pag. 2 t~ FIERA LETTERARIA Domenica 12 gingno 1960 esprymerc. meglio il ctflass.arc ~l:X, ~tu!as~!'1fo~ t ! sfonnalljc:c_. •· Risen·c che, ?lm~ . st ,"Cde, sono anche up.phcnameotc un elogio. Lo dimostra del resto la con– clusione di questo articolo: •_n romanzo - sctin~ Gran– nlle .- traccia un quadro affa.scmante e ch;lissimo del– la ,fo1 dell'aristocrazia sici– !iana un secolo fa. in una isola la cui tr3.gedia risiede appunto nella constatazione <=:hc la ,;sionc contenuta nel hbro noo sarebbe del tutto sbagliata ed irrilevante nem– meno oggi•· VE1 1 RINETT A di * 11LADIJIIRQ CAJQLI IIIB l'-_A_r_r_iv_1_· d i_h_ih_l_i_o_t_ ·e1 disarmo etico delle di· ~p~~b~ 1 ~a11ia ~~: L'unico articolo, dovrei dire l'unica ,-occ che stoni in mezzo a questo coro quasi perfettamente unanime di consensi, è quella del e Daly E."(J)rcss•· Il recensore, Pe– tcr Foster, afferma di non essere affatto impressionato dal succcs.so riscosso all'este– ro da questo romanzo ita– liano. Molti altri e best - sel– lers •. anche in campo nar– rath-o, - egli dice - sono W-atti robaccia. Premettendo di non poter tener conto, nel suo giudizio, del fatto in sé pietoso della pubblicazio– ne postuma e del successo che l'autore non conobbe mai, il critico afferma di comprendere l"tnteresse sto– rico di un libro come questo per la critica italiana. • Il senso locale, l'analisi delle superstizioni regionali, il sentimento dell"Italia unica che \-a sorgendo dalla fusione di diversi P.iccoli stati so– vrani: è facile scorgere per– ché i critici italiani siano entusiasti, tanto più che il Principe di Lampedusa scri– \"C. con una specie di ele– gante pessimismo, da sicilia– no che ha \isto i suoi Vespri sostituiti dalla Vespa e non gradi.sce il cambiamento•· Ma per quanto riguarda gli ~l~~ro PiÌ~~rele~~~ te peggiore. La Poesia, de– nudata dei fini pedagogici e didattici, è rimasta pura (co– sì almeno la dicono), e poi– ché la purezza incute di per sé rispetto e dà l'illusione di un assoluto, siamo paghi di code;Sta nudità come di quel– la di un Paneoone o di un Colosseo, che per niente al mondo \-Orremmo oggi resti– tuiti al colore o ai sovrac– carichi della funzione origi- naria. Della storia, sapevamo da tempo che è concubina dei Yindtori e maramalda dei \;nti, eppure, dopo a\'er tan– to ripetuto che è e maestra della \;la>, non riusciamo ad abituarci all'idea che non insegni nulla. C'è di peggio. La psicologia e la psicanalisi, ro\·csciando l'esortazione fo– scoliana. sembrano sugge• rirci: liberate,·i dalle Storie!, come se dicessero: liberatevi dai complessi di superiorità o d'inferiorità, dai mili, dal– le amplificazioni degli a\'Ì, che generano l'a\"\ilimcnto e l'angoscia dei nipoti. Dicono: non a\·ete ancora capito qual uso possono fare della sto– ria, i politici in mala fede? Sarà per queste ragioni che oggi non c'è studioso che non si professi nemico del• l'interpretazione moralistica della storia, come se ci fosse bisogno di dichiararsi con– tro i vizi e gli errori, quale di fatto è il moralismo di fronte alla moralità.. Ma, questo è il punto. n,gliamo dire che la storia non sia più una scienza morale? o che non sen-a all'edificazio• ne morale? Pare a ooi che la degraderemmo a curiosità deteriore, facendone una sot– tospecie del romanzo, se non addirittura un in\'entario di nozioni aride e meno elo– quenti delle farfalle infilzate negli spilli o dei francobolli conser\'ati nella bacheca. Ma noi potremmo sbagliarci. Chi non sbaglia è in\'ece la sto– ria medesima, in atto, che per quanto si sforzi di coll.Se";Uirc la più asciutta obictti\'ità, non riesce a liberarsi da giu• dizi e conclusioni, che ne ri– \'clano la predestinazione mo,, raie. alcune gra\; obiezioni: • I ~~ggi~~~d~n }j s~: \--ecchiare, ognuno con un tratto - rassegnazione, stu– pidità, combatth'ltà - at– taccato come un'immutabile cartellino•· Concludiamo la rassegna dei quotidiani. con la recen– sione dello • Scotsman > che dopo le bizze capricciose del ri~~re ~~~ro~1~u~ ouale sia stato in generale il tono della stampa quoti– diana britannica: e Il Gatto– pardo», - scrh-e il giornale - possiede insieme la realtà e l'intimità di un libro di memorie e il distacco crea– ti\'o del romanzo. Si tratta di un capolavoro, mirabil– mente resoci in ingl~ da Archìbald Colquohoun •· Dia– mo ora uno sguardo ai prin– cipali settimanali. Il Principe di Lampedusa era un vorace lettore, anche in inglese e in francese. La f·I~nta:~~ ~~ ri~r~~ lui dal celebre romanziere inglese E. M. Foster. A que– sto nostro scrittore - os– scr\'a Raymond Mortimer nd • Su.nday Times • - l'italfa– no ad onta del pessimismo e del cinismo mediterraneo - rassomiglia, nella sua com– prensione della natura uma– oa. la sua conoscenza del passato, l'ironia e la \ 'i.va – cità di tutti i sensi>. Particolarmente interessan– te quindi, la recensione del romanzo fatto da.Ilo stesso Foster col titolo e Il racconto del Principe•· L'illustre de– . cano della narrath-a inglese fa la storia della genesi del libro e traccia un rapido quadro della \'Ìcenda rit– mandolo qua e là di qualche commento eiogiati\'o. Foster riporta un brano del capitolo sulla fine del Principe Fa– brizio, e più precisamente quello in cui la morte appa– re al protagonista nelle sem– bianze di una ilo\'ane si– gnora. (In realtà il ricordo di una sconosciuta intra\i.sta nel treno). e Che genio, da parte del romanziere, - $Cri– \"e' Foster - presentarci pro– prio questo personaggio nel momento supremo anziché ~~c~e :j;[:. i~ra 0 ~; ~'urbanità della morte. L'in– tero capitolo è reso corru– scante da una potenza e da una tenere:z:za che non sono intorpidite dalla pieU >. E per concludere il grande ro– manziere ci fa un'interessan– te confidenza: e Ho letto que– sto libro per la prima YOlta in italiano, ma la mia cono– scenza della lingua è troppo esigua per permettermi di giudicare la tradurione del signor Arc.hibald Colquohoun. Essa non corre e splende al pari dell'oriainale - come potrebbe? - ma è sensibile e dotta ed è stato con \'Cro piacere che bo trascritto il ~ riJfrit~~~g~- ~::~ essere state ronsidere\'oli •· IJ settimanale cattolico e Ta– blet > cosl rom.menta per boc– ca del suo recensore Kenelm Foster: cE' possibile farsi una idea delle qualità del libro allorché, chiudendolo, ci si mera\'iglia della quantità di vita contenuta in sole 250 pa– gine. Questo effetto di pie– nezza, senza affardellamento, è ottenuto attra\'CI'SO un con– trollo magistrale della pro– spetth'a: sentiamo il passato nel presente e il futuro nel– l'uno e nell'altro e siamo in– dotti a ricordarci che l'auto– re scrisse questo romanzo, l'unico, alla fine della sua ~~~OnE~ ~~~oc:::~ ~1: laal~~~~~ \,~~-e ~o=: ~oriJ!~~ ~.U:o ~gi~~°n ~~~ di"cnrerà certamente) che sia = ~ndari~ ~~~til riso di Pirandello era di fre- guen~~on!ii° c~s~~ lascia sempre trapelare una ~enuina pie:z:za, anche QU3.D– do .sembra più inesorabile-– La speciale \irtù di questo mcra\;glioso \-olume è la ricchezza distillata ed equili– brata degli clementi che Io compongono •· Ed ora per concludere, ec– co UD brano del lungo artico– lo intitolato e Un romanzo siciliano• apparso nel setti– manale e New Statesman > a Uno storico di Roma, San– to Mazzarino. riferisce dal libro di un finanziere con- ~~!t~:!t~~=~~ ~ntina birra in bottiglie; pot gli argentini comincia– rono a impiantare fabbriche di birra, ed allora esportai macchinari e apparecchi per la fabbricazione della birra; quando ~uesti furono instal– lati. mi limitai alla fornitura delle bottiglie di birra vuote, adesso fornisco unicamente le etichette per le bottiglie >: che è la piana traduzione di leggi economiche. a cui il Mazzarino ricorre per farci intendere i problemi del– J'esponatore italiano del 1.-2. scc. d. C. (a • birra, bottiilic, ~ntina >, sostituite e nno, ceramiche, Gallia»). Ma non concluderemo, come farebbe un marxista, che la storia è fatalmente subordinata a leg– gi economiche, perché anzi dobbiamo dimostrare che fu fatta a dispetto di esse; e non c'è bisogno di ricorrere aJ marxismo, per dare un giu– dizio ™:$3.tÌ\'Odello Stato, os- t~.!~li ~g:;:toj 11~~~ nella risoluzione dei problemi riguardanti vino, cera.miche e Gallia. Sempre d::tl M.azzarino. togliamo l'osservazione che il e gusto >, I'. alimentazione > e quindi i commerci stavano trasformandosi radicalmente. Per esempio, la Germania co– mincia\'a a conoscere e a im– portare le pesche, le ))t~. le ciliegie Roma era conqwsta– ta dal!0 voghurt ... e si potreb· be seguftare, fo~ ~aman· do in causa anche il biologo a parlarci di !,lD~ koinè ~,iumi– nica, come tl filologo o parla della koinè linguistica, per concludere, scherzando ma non troppo. che il Yecchio adagio di Terenzio: • Homo surn: humani nihil a mc alie– num puto - Son .uomo, _e partecipo a tutto ClÒ che n– guarda la mia umanità~• o: mai esprime\-a la fine de1 pn– vilegi romani e il pareggia– mento a Roma del mondo as– soggettato, ma in un grado ancor tutto sperimentale e prefilosofico, a cui a\Teb~ gio\·ato più !'eJ?pirismo d~1 primi condottten, esportaton– importatori, che non la gra– \;tà, un poco a~tra_ua e Pre: suntuosa, degli unperaton filosofi. Costoro, alunni in– sieme e padroni del monòo che dO\-C\'ano go,-e.mare. non si accorgeYano che, se fosse stato possibile go\-e.marlo mediante la filosofia, quel mondo non sarebbe mai ca– duto sotto l'empirismo bon– sensaio di Roma? firma del noto critico V. S. Pritchctt: e lo un libro di questo genere tutto dipende– \'3 dallo sti.lc . J1 Principe ha preso tutto da Stendhal. tranne che la sua freddezza e i suoi bruschi modi. Pie– toso e sorridente, disilluso eppure lirico egli narra la ,'lcenda cogliendone gli aspet: ti quotidiani. pi_uttost~ ~ 1 suoi momcnu più t:rag:1c1 ..•.. >. Anche Pritcbett sottolinea. tra le altre \'lrtù: del libro, ~~i~~~f~~~::! ~mo~\ conclude: e E mentre ride, il lettore assimila anche da questo romanzo le gravi ri: flessioni sulla coscienza di classe, Je condizioni in Sici– lia, il corso della politica, la complessità degli esseri uma: ni che hanno cosl numerosi \'ol ti e pro\-a un .senso di doloi-e da\-anti alla dorata indifferenza del tempo che passa ..... n riso del Principe penetra e raglia in profondi– tà· la sua ironia non ha né ucciso la sua allegria né cor– rotto il suo cuore. La messe di lodi che questo romanzo ha mietuto in Italia non ci sorprende affatto>. LUIGI GROSSO Se abbiamo ben capito, è questa l'opinione di un altro storico di Roma, Luigi Pa– reti (Storia di Roma, Tori– no. Utet, \-OL V, penultimo della grande opera già da noi prescnuta). Il Pareti, tra l'altro, ha riesaminato la cosiddetta ..eU dell'oro•• ossia il tempo di Marco Au– relio, preparato dal prcce- fC:~0 im~::to~=~· ~ Adria.no: Antonino, dal 138 al 161, Marco Aurelio, dal 161 al ISO d.C. La no\;tà delle conclusioni merita d'esser nota anche tra lettori non specializzati, giacché è anti– ca e diffusa l"opioione che il mondo andrebbe meglio se ne fossero reggitori gli spe– cialisti della sapienza. Di questa schiera, Marco Aure– lio è un insigne rappresen– tante. Si dice che a\·esse e sempre in bocca la senten– za di Platone: che fioriscono gli stati quando i filosofi co– mandano, o i capi filosofeg. g:iano >, ma, osser\'a il Pare– ti, • lasciando il fatto che la storia stessa di Platone e dei suoi seguaci a Siracusa, non è da,·.-ero una conferma del– l'aforisma, bisogna ben di– stinguere_. quel che fu la grandezza di Marco Aurelio come filosofo, come deUcato moralista, come uomo di ra– ra cultura e finezza, da qud– lo che possono essere stati i suoi meriti come uomo di stato, certamente inferiore al filosofo•· ton dice il Pa– reti. ma diremo noi con scu- :fi~tiC:;~~~~~~11 r~~= to • con simpatia fatti\-a ... Ma il torto più gra\-e (stiamo sempre parafrasando il Pa– reti), in un oosl alto predi• catorc della rcsponsabihtà umana, fu quello di non 3'!– corgcrsi e dell'av·\'entura atro– ce che face,.-acorrere al mon– do romano ... quando prepa– rò tenacemente la succ:cssio– nc al gio\'anissimo figlio, !)(;:J}• za darsi cura di affiancargli nessun "tutore", pure conc– scendone l'indole instabile e l'assoluta impreparazione> Quel figlio è Commodo: uno degli uomini J?iù mo– struosi che la tradizione ab– bia saputo infamare e dif– famare, rapprcscotare e in– \'entarsi, a spiegazione di Cl· renze, insofferenze, ribelliom. appetiti e problemi che gli imperatori filosofi a\·e\-ano semplicemente sotterrato sot– to il loro prestigio. senza po– ter impedire che si rieresen– tassero come conti pohtici da pagare, accumulati, aggravati, disperati per l'orfaoo di co-– tal padre, sprovveduto in pa– ri grado di filosofia e di praticaccia. Commodo (il concetto è ci moda) sarebbe dunque \'Ìtti– ma dei suoi genitori, o\·e si intendano come tali, coloro ~~~liì1; 0 ~co~vi~aiu; condizione di successore. Ma la nO\;U del Pareti non con– siste nella riabilitazione di un criminale della storia. Ciò che più colpisce, discenden– do dalla sua re\'isione, è il giudizio negativo, motivato e accettabile, che toccherebbe a imperatori già considerati grandissimi, come Antonino Pio e Marco Aurelio, e inYecc responsabili per la loro pub– blica insufficienza, non sol– tanto del destino di Com.mo· do, ma della medesima de– cadenza imperiale. Anche il Pareti. dunque, pur tenendo· si ai fatti con animo e pre– cisione di scienziato, cd e\i– tando come una peste tl mo– ralismo, non può esimersi dal \-alutare sbagliate le ambizio– ni, dannosi gli effetti e fal– sate le testimonianze che ri– guardano due capi, che de– \;arono o ritardarono lo S\-o)gime1110del mondo nuo– \-O. E, se tutto ciò è Yero, avremo appreso proprio dal– la storia (ma allora insegna qualcosa?) che 13 filosofia non può essere il vade.-mecum dello statista, perché l'atti• \'lU politica ha per fine sol– tanto i simulacri delle idee supreme e disincarnate. VLADI.\fiRO CAJOLI Cronaca dell'eclissi * Un tem;,o le relaziom in.teni.azionali erano re.gplate. dagli ambasciatori, uomini di particolare. compae=:.~ elle usci\.•ano da ,ma scuola se\ 'e.ra dcn·e {u1e:.:,adi modi e com"4!ten:.a, elega,1~ d~ll'eloquio e dt:lla persona e, al tempo SU!SSO, ca~td ti'intui::,ione e ferme::,o. corte.st ! e.ra110nuzte.rie pnnetpi. La diplomazia ua un'arte, l'arte del serri.so. J caçi di stato rimanevano a tirare le fila dietro le quinte; non s'impegrun·ano direttamente., non appa.n\·ano, non si sminufrano. Guerre, crisi, que.stioni, proteste, rise.nlimenti, e cosl ,ia, non fantt1J certo difetto alla storia de.Ilumanità, ma la diploma::i'4 ha sempre dato a,u;Jie. ai contrasti più aa,ti, gli annunci più gral-i, ,ma pa.tina di formale ger.tilet:.a. • Ambascitor non porta pena • non è un motto creato a caso. O~gi uno statista ci com-ince di quanto la situa::io:ne sia mutala ,:,e.i rapPoTt· fra le. ,•arie ,ui:joni. KntSC1ov ha COpQ\-olto il sìsuma intervenendo personalmente ne.Ile questioni con il peso de.Ila sua autorilà ne.1 pc.e.si d i oltre-cortina e quello nie.nt' aflauo trascurabile, della sua corp,.denla ,·olgarità. Gli episodi di insolen::.a e di inlemperan:;.a. offerti da questo statista ubriaco (a volte di vodka, più Spe.ssQ di t1onfio orgosilio, sempre di po– tere) si contano ormai a diecine nelle dcende. poli:iche de.gli ultimi anni. mte::::i~1:~~'Qufa sfei:!J:rso:e.r:;;~~~j~:;/r/ 0 Jiti/: sgu.stoso costume del premier sovietico che offende. po– poli e capi di stato se.11.:.a pn,de.n.:,a, sen.:a dignità, e se.n.::atener conio delle più comuni regole di educa:ione e di civili! convn'l"n:.a. Per citare solo l'episodio più recente, ~ come- tl signor KnLSCiov si è espresso n~ rigua.rdi del presidnue Eisenhower: 1) come caPo di stato e di go,~o di una grande na::ione come gli Stati Uniti, è un uomo n a,i ntoncano coraggio e decisione; 2) quando non sarà più presidente. de.gli Stati Uniti, gli polrebbe ,-e. •2ire.af/e.rlo nell'Unione So\-ie.tica il posto di direttore. in im asilo di infantia; 3) alla confe.ren::.a di Ginevra nel 1955, era completamente nelle mani di Fo– ster Dulles, il ~uale gli passa,•a degli appunti che e.gli legge,·a quasi automaticamente; 4) la sua presiden:.a sard ricordata r.ella storio americana come ww de.i pit, oscuri pen'odi Nella stessa occasione (una conjeren,:a stampa con– \'OCa.taper dliarire i punt, del nucwo piano per 11 di– .sanno proposto dai smie.tici agli occidentali!} il primo ministro russo lza dcfir.iro il Co12celliere tedesco Ade– nauer e uno scimunito elle bisognerebbe legare in una camicia di {or~ e riCO\·erare. ili manicomio:.. E' un linguaggio, come si ,'Cile, assai più adatto alle. dispute tra braccia111i zoticoni e sprOV\~uti cl.e r.on ai discorsi di un capo di 5tG.lO .. \fa, del resto, cosa ci si può alle.nde.re.da questo sbracciato e sudato signor Kruscicn• elle è riuscito a conquistare il suo posto solo gra:ic ai numerosi colpi di ba,.çtone e di colte.Uo inferti se.n:.a pietà a ne.miei ed amici pur di farsi largo nella lotta paurflsa e pe,icclosa per il potere? fo quel nwn.do di terrore, di compromessi. dt assassini, di prc.•arica.:.ione, di de.la: .ione.. di odio. sarebbe ridicolo supporre che i protagonisti possa,w a,-ere la capacità di controllare i moli di5guslosi e pri1r.iti,·:. L'istrionismo, la grossolanità, la maleducazione, l'esibizionismo dfrengono pe.rfino qua– lità agli ocdu degli eccitat1 soste.nitori. I dannati che si an'Oitolano nelle fiamme e nel.la melma dell'in/emo si pretXettpa110, forse, o si chiedono scusa, di pestarsi l'un 11l1ro. M. V. taiolo, il ceramista non fu– rono, in quel grande, all'al– tezza del pensatore, con gra• \"e danno delle corrisponden– ti atti\;tà. assai ,-aste perché riguardanti anche i consu– matori, oltre che i produtto– ri. E, fuori di scherzo, il Pareti dimostra che il filosofo desidera,·a la pace e l'imper– turbabilità, mentre l'impera– tore, senza sufficiente espe– rienza, e passò di guerra in guerra•· Marco s'ineb.ri3xa sprofondando deliberatamen– te in un passato di maniera, e risvegliandosi alla \'Ìta pn..-– sente, o incitato dal proprio ufficio ad occuparsi di quella futura, non riusciva a far di meglio che rifuggire nei testi antichi, che sen'lvano a dimenticare piuttosto che a risolvere i problemi con– temporanei. Dolce di carat– tere, do\'ette t01lerare che fossero compiute stragi fe– roci di barbari (il terribile film av\-Olto intorno alla co– lonna a.ntonina!), alienan<lo da sé e dall'impero la lor.:> e\'eotuale collaborazione, sia pure. come dice il Mau:ari– no, per compiere UD do\-cre, • il suo do\'ere di Romano - assai più che come adempi– mento della sua missione umana •· Scrisse in greco k: sue Riflessioni morali: e tut– ta\'la, come scrittore greco pensa\-a in latino, mirando in sé alla fusione delle due ci– \;ltà che, invece, sul piano politico, si sforzò di sepa– rare quanto poté. Aperto ap– parentemente a tutte le idee, non capì affatto, anzi sde– gnò di conoscere quella cri– stiana, 3CCOntcntandosi di di– cerie e non rifuggendo dalla persecuzione. Forse perché il cristianesimo implica,•a pro– blemi non esemplati nella cultura d'acquisto? problcnu nascenti dai rapporti politici Un eroe del nostro tempo e spirituali che a,'?'ebber do– n.ilo a\·ere in lui una guida e un regolatore, e non un giudice S\;ato da filosofie av– \·erse o concorrenti, e disgu– stato sia dall'apparente sem– plicismo del cristianesimo po– sto a confronto con le sot– tili ftlosofic pagane, sia dal puzzo di sudore che acc:om• pagna\"3 intollerabilmente le idee e le aspirazioni • delle piccole genti del mondo pro– \'indale... artigiani, coloru e minatori ... e soldati combat- , tenti •· Nemmeno l'altro, e connesso, problema della schia\;tù fu da lui riguarda• (continua d.t pag. I) una risata sarcastica e pro– lungata. La sua indlvidualit.a cosi si sak'a e quello che per molti significa l'egoismo - il sacro egoismo di Cur– zio - a ben \·edere è so– lamente la consape\'olezza di questa ind.h-idualità che conta più dei fatti. Questa indi,.;dualita guardata e scrutata da tutti (lo sen– te fin dagli esordi con La rivolta dei santi maledetti e la relativa polemica con Mussolini) lo fa essere personaggio polemico e contradditorio: respinge la moda che soffoca e accet– ta un certo estetismo; ade– risce allo slancio moraliz– zatore di Strapaese e su– bito dopo se la prende con Bontempelli; piange per le miserie del mondo e pren– de gusto ad in crudeli re sempre di più. Perché lui si sente il centro. la parte più incandescente. che. co– me fuochi di artificio, illu- Informazioni librarie BOMPIA 1 I LE NOTTI ROMANE di Giorgio Vigolo (imminente). I racconti di una Roma barocca e magil.'.3.- Imma– gini e analogie condensate in un tessuto hlntastico Lr.l il passalo e il possibile. GUAI DA LE GOTE IN FIAMME di Raymond Radlguet ipaglne 128, 6 ta\"Ole f.t.. n. 2 Collana Piccola Feulce della Poesia, L 1.000). Tutte le poesie di Radiguet, l'autore de• Il Diavolo in Corpo•· Dal preambolo dello stesso Radiguet: e ''Le Gote .in Fiamme" Po~ forse illumin~ un istante parncolarmente mistenoso: la nascita di Ve– nere•· 1\10 DADORI ARCA DI NOE' di Gianna Manzlnl (Collezione • Nar– ratori Italiani•• pagg. 203, L 1.300). Capitoli, racconti e brevi p~ che si rife~no ad animali nobili e non, e sacn > e • profani •. I1 mondo degli animali considerato con umana pietà, con intelligenza ed ironia. S.E.I. NEVE ROSSA A SELKOW di Almerico Jacobuccl (pagg. 195, L !.000). n commosso omaggio alla memoria dei ~'C.Derali e degli altri compagni finiti con loro nei lager o per mano tedesca e russa. VALLECCHI fL MUSICISTA - Il. CA.!liìM'TE di Vincenzo Buo– nassisi. (n. 4 Collana e Il Bersag.llo •, pagg. 252, L 800). La prima completa, documentatis.sir?a e spregiu– dicata inchiesta sul mondo della musica, del canto e della canzone italiana. mina Ja :i.otte. Il suo egoismo è in fondo l'unica maniera che gli rimane di essere uomo, di possedere un'anima: un'anima che non si culla in ~peran.ie messianiche ma che si rit– ma in momenti av\"enturo– si e personali. Un'anima che soffre, maledettamente soffre, non per l'intricata dialettica dell'essere e del dover es– sere, che soUre non per il peso crudele di un destino o di una meccanicità sto– rica, che s<>f!re non per il senso inutile e crepuscola– re delle cose. ma un'anima che soffre, in piedi, dirit– ta, senza lagrime, senza paun. con gli occhi az– zurri. speranzosi di doma– ni. E l'anima di Curzio soUre perché non riesce a riconoscere negli altri l'uomo, il fratello di cam– mino, il compagno di fe– de, ma purtroppo sola– mente il debole. che - proprio perché debole - si fa vigliacco ed uccide per paura (e i tedeschi hanno paura, hanno pau– ra di \.Utlù e di tutti, am– mazzano e distruggono per paura >) il debole - pro– prio perché: debole - che crede di essere \·ittorioso (e l3 vergine di Xapoli >) il debole cspace di ogni \·igliaccherfa. anche la più ossessi\"a ( e Il figlio di Adamo>). Una sofferenza la sua che partila dai fat– ti, scavata nella sua indi– \·idualità vinle dh•enta, al– la fine, corale non perché: si unisce agli uomini che non sanno più soffrire, ma perche si lega, ad una par– tecipazione direi panteisu– ca con la natura: pantei– smo nel quale )lalaparte è naturalmente Dio. Solo la natura, infatti, può intendere il soffrire: la natura forte e sicura. E l'anima di :\lalaparte si unisce al sole, alla notte, al monte, al cielo, al ma– re, che non sono mai sce– nari o quinte di cartone, ma personaggi vi vi, reali, come una e bella coperta da letto, di seta az.z.urra. tutta ricamata come il manto della ).ladonna >. La natura è sentita da ).Iala– parte con rimP,zto dello Sturm und Drang, con il piacere romantico condito da un narcisismo latino e la recitazione corale della natura ai fatti dell'uomo. ai sentimenti del µopolo e alle esibizi,.,ni, alle malin– conie, alle tristezze di Cur– zio è totale, violenta e lan– guida, senza misura e li– mitazioni. Questo spirito, strano e irrequieto; questo spirito che malgrado i limiti po· sti da un compiacersi e au– togodersi colpisce per la autonomia e la \;Olenza della propria umanità è morto per gli uomini \'e– nerd.i 19 luglio 1957 \·erso le quattro dopo una lun– ghissima malattia di tu– more a1 polmone destro. Prima di morire Curzio :'\lalaparte si è com·ertito al cattolicesimo. Forse la sua con\"ersione - e Dio ci perdoni questo pensiero - è stata l'ultimo atto di esibizione e forse di co– raggio. Di esibizione per il gusto dello spettacolo che lui attore pote\·a da– re nell'ultimo momento della \-ita; forse di corag– gio per la Qignità morale che la conversione poteva rappresentare. Certo. pe– rò, Cristo è stat.::> sempre presente nel suo pensiero. Anche nel suo Jibro e Bla– sfemo• (G. \·igorelli) do– ve e ha tirato in ballo. ha spogliato di ogni decenza miserie, vergogne, atrocità, troppo gelose per adope-, rarle a scopo letterario> (E. Cecchi >: e La pelle•• Cristo ha un fascino irre– sistibile. per Malaparte: un fascino arcano e moderno, da terremoto e da incen– dio. e Gli americani crecb– no che la miseria. la farne, il dolore, tutto si può com– battere, che si puo guari– re della miseria, della fa– me, del dolore, che v'è ri– medio ad ogni male. Non sanno che il male è ingua– ribile. Xon sanno benché siano sotto molti aspetti, Ja nazione più cristiana del mondo, che senza il male non \.; può essere Cristo. No love no nothin'. Niente male, niente Cristo. Minor quantità di male nel mon– do minore quantità di Cri– sto nel mondo >. La sua conversione, in punUJ di morte, non è sta– ta forse se non un punto di arrivo. Lui che conti– nuamente si mascherava nel sadismo, si nascondeva nel cinismo e si camuffa– va da istrione aspettava forse una Juce per uscire dalla esibizione e realmen– te dh·entare un eroe pieno. In fondo - lo voghano o no i suoi critici e cattivi > - la sua anima - la \"era anima di Curzio. ha sem– pre cercato la luce nelle strade romane, negli t>zi di Forte de ~!armi, nella casa di Prato di Firenze, nella pace di Capri, nel· l'isola da lui tanto amata: la sua anima ha cercato l'amore sempre. L'Amore che nessuna donna e nes– sun cane hanno mai sa– puto dare come lui voleva. Lui sempre insoddisfatto. F. G. Una scrittrice americana Tra i più interessanti sou– tlu:rners della nuova narra– th-a americana contempora- ~~n~~à' =~~ri~ nosciuta in Italia. 'ata oel 1928 ad Atalanta, dopo studi universitari e dopo varie oc– cu~oni e.uraleuera.rie ella riSJede attualmente a Tampa in Florida, da do,-e, dopo a\"Cr pubblicato raccolte di raccon– ti e saggi, collabora quasi esclush'3J'Oetlte a rl\;ste. Una sua raccolta di racconti Blu~ Ri1,-er appare ora. per la pri– ma volta io italiano nella tra– duzione di Mario Picchi pres– so !"editoriale e Opere KuO\"C • che con essa apre una sua collana di narratori stranieri e italiani. Il Sud di questa gi0\" '3.ne scrittrice è un Sud osscrrato in una sua cbia,-e ~~~:~~~o = tanca del titolo) ha un ri– scontro di largo impianto narrali\'o in quello lirico di ½CC Masters. Ma la Ho{>kins \, reca una sua espenenza fa3~7i°\=; ~~mi~~d~ denso di rfralità razziali. di passioni morbose, di amori infelici. Ma non è la solita letteratura di una beat gene– ration travagliata e ribelle; la scrittrice \; reca appunto la testimonianza di un suo dolente giudizio, di una sua penetrazione angosciata ma ncllo stesso tempo ricca di fraterna comp1~sione e cli umana pietà per la sua crea– tura. Oltretutto. è la sua in– telligenza che le permette di discernere nel mondo confuso dei suoi personaggi come po– chi altri scrittori di qucsle ultime generazioni; e appun– to per questo, nel segnalarla ai nostri lettori (e nel segna– larne altresl la traduzione impeccabile del Picchi), ,-or– remmo aggiungere che non è piccolo merito a\-er prescn- Delfini e Landolfi (continu~ pai. 1) e ~lisa Bovetti •· e che ba avuto il premio internazio– nale e Libera stampa » di Lugano. Un discorso su Delfini è assai più difficile che non su Landolfi. le fonti del quale sono ormai più che aperte ed esplora– te. Di fronte a Delfini in– \'ece ci si tro\·a sempre nella necessità di \"agliare quanto di estrosamente suo e quanto di non suo. di sug– gerito, di letterario è nei suoi racconti. Landolfl è uno scrittore in certo sen– so Utteratissimo: da Lau· tréamont a Kafka. dal l'Aretino al Divin Marche– se. innwnere\·oli sono le sue ascendenze. e qui non è luogo di enumerarle (per questi suoi foglietti di viag– gio si potrebbero tentare persino i comi di Gasparo e di Carlo Gozzi); ma cia– scuna fusa nel segno di un suo inconfondibile stile e linguaggio. Delfini invece è l'in\"entore di una sua par-– ticolare scrittura automati– ca che non sempre riesce éid ottenere una fusione as– soluta degli elementi che la compongono. a tradursi in uno stile vero e proprio, tanto più che lo scrittore non tralascia veramente oc– casione per introdursi di prepotenza negli interstizi della narrazione con una sua carica un po' beffarda di osservazioni e di ricordi appena appena trasposti e mascherati. Come nel Ri– cordo della BQ.3ca. nel Fa· naJino della Batti-monda o nclla Rosina perduta. non è raro il caso di un ricam– bio tra la nostalgia, il ri– morso e una sorta di ansio– sa e \'iolenta allegoria. La grassa pro\;ncia padana che ispira le sue nobiliari indignazioni. alimenta al– tresl un suo gusto partico– larissimo per il melodram– ma. e 1n questo è il Delfini non di rado più estroso e più divertente. U Delfini che nel mostrare qual"è l'ordito del suo gioco. ti a\l'\'erte sempre che dietro quel gioco c'è qualcosa di \·ero e di tragico che fa corpo appunto con la sua esperienza. ma questo a patto che non forzi il gioco stesso. A \"Olte affiora in lui uno scrittore litt.eratis· simo, a volte l'automat~o della sua scrittura rivela un improvvisa deficienza proprio di quelle che so– no le sue ragioni polemkhe. una fedeltà troppo tesa al suo estro. Tuttavia quasi sempre ci si rende conto di come il Delfini sappia su– perare questi punti morti con graz.ia estrema di una bel calcolata fumistica. Tutto sommato. ci si tro– va sempre davanti a uno scrittore sconcertante che sa di esserlo e che non ce– de a6li inviti di non esser– lo. Forse più crudele di Landolfi. anche a causa di quella scrittura automatica. tutta sua particolare. di cui si diceva dianzi. una scrit- tura che non arretra di fronte alle più irritanti n~ tazione, e sopratutto a causa di un simulato candore sot– to il quale spesso straripa un ferocissimo contemptus mundi, tanto più feroce. appunto. qua.nto più auten– ticamente ammantato di candore. Delfini è oggi tra quegli scrittori che sanno meglio di tanti altri difen– dere le nostre lettere dal con!onnismo dei consen·a– tori come da quello degli avanguaròisti per calcolo \"elleitario. e le difendono con un estro che non di– viene mai teoria, che non cerca proseliti o peggio imi– tatori di ba~o conio. F. V. SCRIPTA MANENT LE BOT .• Messina - Sot– topongo alla sua attenta con– ridera.."ione. oleum periodi d'un TGCCOnto affenché. .stu– diandolo e anali~olo. el– la po.ssa. se ancora intende seguitare a scrit1e~. emen– darsi dei suoi difetti. troppi a mio parere: ., .\fa, purtroppo. le sorpre– se a lei erano di altri g1U1i. e ino.spenatomnue non le i::en.ica n.sparmiato ù più prende dolore. sopportando la. perdita del suo caro e gi&cane papà. Con lui si sen– tiva protetta in ogni contra– rietà. della vitalità sre.ua. .;\fa H destino voleca troncare l'unica spera.n.:-a di dife~ che. .\ferv nut-ira per 11 suo papd. - Rima.s:a cosl a!lrcmta.. di– venne pessimista. diffedente della stessa vita., rineh.iuden.– dosi in un separato mutismo e sottraendcui da comunica– tici pe!'lSieri ,. .,li dispiace che U bran.o .ria i ratto da uno degli scntti che lei mi ha mandato: e dato che il resto è deUa stes– so lfoello. se non pegglo, do– ti~i con.eludere che il suo C4'0 è irrimediabile. :\fa., lei to .sa. non bi.sogna mal ar– rendersi. Smetto di scrfoere, per ora., e legga.: buoni scrit– tori e poeti, che non le san~ difficile trocare: tra i nocel– lieri, per esempio, legga Ce– cov, .\fcupa.s.sant. Boccaccio, e ricopi pa_-ientemente ì bra– ni che più la colpirc;nno. Poi, quando riprenderli a scricere. tenga presente che gli uormni e le donne son.o. ofoaddìo, Crt'Gture a.ssai più comple.ue e meno monotone di quanto lei fa apparire. MINOSSE Poesie di Stefania Grazio li lifi hai chiamata.: e Sciagura• perché aoeoo negli occhi un infeTnO d'amore per te ,"tfa il tu.o nome è: •Sciagura• perché aoevi negli occhi soltanto l'inferno pe-r me. II Ho ch.iuao in un .acco di n11Ion i miei duidl?r. iopiti in.iieme a dei oecchi oestiti Ho chiwo per sempre il ricordo e Ja tua voce di ieri è come la pioggia d'inoerna II vento che muove le fogUe riJ)OTUl le cose di ,emprc che han.no un odore pulito. (Da: LA tua VOC4S di ieri; Rcbcllato editore). tato una scrit1rioe \>e.ramcnle nuo\-a, anche se non ancora troppo conosouta nel suo paes,. F. V. GTUSEPPE PREZZOLIXI: D4l mt0 terro.z..."O •. Vcllec– cht Editore, Fi'ren..:!'e. 1~60. pa9ine 416. Lire Z ZOO. E' un diario sulla vita. idee. t·~diz•o;u. po;i~1('a. cul– tura del popolo americano. Vna raccolta di riflessioni e giud:zi. un libro di appunti. con lo stile. l'a('ume. l'ironia, la lc.uhrità [amasi di Prez• zolini E21 d:ce ,•he la for– ma dia.i.st :ca è la più at– traente. ha rana .._emplic-e di c.b'. non \'I dà importanta. escJude lungaggini e pream– boli. è vic:na alie note del– l'ingegnere. del medico. del– la massaia. Questo libro è proprio co$1. !YeHo. diretto. ..cas3linl?.o-. Cormene quasi tutto cib che ~ successo i., quf"sti u' t.mi anni in Ameri– ca \·isto dall'alto. con distac– co. daJ terroz.:o. come dice il titolo. Sono p~flll di uomini politici. lslantanee di attori e di attrici. documenti popola– ri. desC'riz.ioni di costumi, maech'ette e buffonate. é.DP< i– doti curiosi. letteraccie. dl– ch!arazioni di g,Js;I personali, polemiche. litigi. Prezzolini è famoso per questi suoi t:bri. In tutta la sua lunii;a attività di scritto– re ne ba prndottl molti. E' la scuola :nscona che ba dato Papini e ~offici. Giuliotti e :\hla;,,aM:e. Giuseppe P:-enolini. noto per caso a Peru2h nel 1U2. è di famiii;Ha to.!<:ana. E' un autodida•ta Oì\"t"n~ò capita– no senza a'-·er fatto il solda– to. professore d'unh·en;ità senza diplomi scolastici. c.a– po di un ufflc.in della Socie– tà delle Xazioni senza con– con:o. fa il ~ion:aJict:;t ital~a– no a Xew York pur essendo cittadino amertc:mo. Ha se.rit– to libri d'og:ii sorta. dal di– zionariet10 slo\·enn-italtano al re-pe-torio hib!io'2"'!"J\fkoma nella storia d~la letteratura italiana contemporane3 ha un p,or.o per a\-er la\·orato a fla.=ico di Papint nel LeonGT– do t" ne La Voce c-bP !ondb nel 1908 Il suo indifferenti– Effl() po1itico e mora!<> si espresse in modo c.aratte':":– shco quando scrisse due bio– grafie e.be uscirono contem– poraneamente. quelle di Be– nito Mussolini e di Giovan– ni Amendola 0925). Ha ur– tato molta gente senz.a vo– lerlo. e parecchia con inten– zione. Non ba a\'uto premi letterari. =na n.:nive:-sità di Columbia. do\'e insegnb per 20 annl l'ha nominato p!"O– tessore "'emerito.... o come egli dice. • pro!eS!ore stan– co ... Le sue opere sono nu– me!"Os .i.ss: roe. di vario genere. G. T. AXGELO TROISO: , L'cmge– io alle Sj)(IUe .., Rebella.to Editore, Pado'Ca.. 1960, Pa– gin~ 70. Li.re 650. 1:na notizia ci dice che Lu– c.:ano Troìsio è nato a Mon– falcone <Gorizia) nel I!cl38. Risiede a Cittadella in pro– vtnc:.a di Padova ed è isc:it- 10 alla Facoltà di Giurispru– denza. Qu~lo suo libretto di i.:ersi è la sua p:ima pubbli– cazione. L'autore l'ha dedi– cato al padre con que.ste pa– role: A te padre / per quel nostro trapassare dì parole I arido .'/ per la tua ingenua fterez.z.a pe: il tuo voler– mi bene / tmido e rude– mente generoso / per il no– stro reciproco tace.re / :ic.co e inquieto per quel nostro capire triste e non capire. 11 lib:etto comprende qua:.– tro raccolte di c.lrca otto poe– sie 0&0uoa. Eccone una dal titolo -. E i tristissimi addii ,._ ...Ho \"isto nitidi abbandoni / una stretta di mano rapida / una (rase e un passo deciso / che s'allontana .senza voltar– si // Ho \"isto volti delicati farsi seri / e piegarsi un poco tra i tigli / Dolci occhi inum!dirsL r I E i tristiss!.ml addii'"· Per l'e:à ancora non definith•a di questo poeta sl può dlre che possiede una poesia possibile cii S\~iluppi. .\11,\'0 AflLV\fl: .. ~tille 860• Cino del Duca Editore., Aft: I.ano, 1960, pa.gir.e. ll3~ li– re l lXXJ. Sul periodo storico che va intorno al 1860 si sono scnt– ti moh1l!.:>imitesti tra docu– mC!}tarioni stori~ interpre– taz.iom popolan, romanzi, leggende, St sa che è stato un penodo molto cruciale e sug:gesti\·o della nostra sto– ria. Oucst anno. che \·ed.e il ccntenano. la fioritura di te– sti ha superato ogni pl"C'\;– Slone, i g1omali hanno sco– \-a.10 notizie e immagini di ~dda ~~r~ \~~til~ti~ fecondo. ha dato una sua \i– va e attendibile \·ersionc, consultando lesti autentici e notizie di sicura fede. Egli ha insistito sull'attributo e popolare • delle sue ricer– che e q\JC!to libro non vuole che narrare - nella tonna più semplice possibile - i fatti av\'enuti ... •· Il libro è di\;SO .in due parti. La pri– m~, ~arda la spedizione ~o) t 1 r~e nda~,!~~= gna mil:u.rc che portò alla scomparsa del regno borbo· D!co. E' un libro di di\"ulga– zione, oosl come quello di Dcnis M:ick Smith, pubbli– cato appena qualche me.se fa da l.crici, era di informazio– ne più storica. Le illustra– zioru sono autentiche e ric– che di significato. di fronte ad esse si possono giustifica– ~ i nostri padri, il loro com– mo\'cnte patriottismo, i loro sacrifict. GITTI

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