La Fiera letteraria - anno XV - n. 8 - 21 febbraio 1960

Pag. 4 L~ FIERA tETTERART~ Domenica 21 fehhraio 1960 I + SC·RITTORI IN PRIMO PIAN() TACCUINO DELLO S~AGATO * + Allarimntreadotta PIAO'ALESSANDRIA: Ore perdute * di GIORGIO CAPRO1W Ho ritrovato quest~ cartoline, runaste inedite, tra le pagine d1 un mao taccuino ormai vecchio d1 vent'anni: Giorni aperti, itinerario d'un Reggimento al Fronte occ1dentale. Il mio De bello galllco. potTei oggi dire con facile ironia. Mi si perdoni se pt:r un moto d'affelto (anche per .sent1rm1 più giovane J ogp1 rendo loro gli onori della stampa, pur lasciandole intatte allo loro primitiva ingenuitd. S1 n/t.rucono al trasferimento dal fronte ovest al ironie est. UI tradotta era gremita di vlsl, fitti e chiusi nel sonno, di aliti che nel carro esalavano un tepore come qyando cl sono 1~ bestie. SI correva. quast di schianto, nel lume d'un sole tenero appena alzato sul grano. e poiché negli occhi. 5'e appena lt avvicinavamo alla griglia per lanciar fuori uno sguardo, sentivamo troppo acute la puntura gelida dell'alba. o.«nuno rimaneva, dopo quel tentativo. inerte nella pigrizia dell'afa artificiale. in cui era forte. selvatico. l'afrore del 2Mgloverde: talché non per osservanza. ma per puro intuito. dovemmo rasse1marcl e seguire lo itinerano. S'and.ava di .nan corsa. con l'Impeto d'una frana. verso le frontiera jugoslava. Ml piaceva imma.2lnere 11 treno, con tutti i suoi vagoni rossi e la nera locomotiva dal ventre pieno di carbQne Infuocato. nel suo slancio libero sul verde aperto delle pianura. e oensavo che ness::una barriera. ormai. avrebbe potuto frenare Quella rincorsa. fosse esse stata una cannonata: come nulla ormal avrebbe potuto arrestare 11 corso del nostro destino. che apriunto stava srotolandosi su quei binari dA giorni e giorni E lo verità mi riusciva commoventP. il pensiero di stare a guardare. lo tutto chiuso in quel rombante 1..-assone pieno di buio e di scossoni. il mio raolmento dal dl fuort. con E!'li occn! di un casellante o. che so. d'una di Quelle rajJazze che reggono. in grembiale blu. e toltalrnente oerdute nena c?=naena. le bandierina verae. Ma come Il sole t'u' oh) olto P vll?OrMo fino al punto dl costrln11:erci A spalancar le oortlere oer non restar sofJocatL ciascuno di noi uscl dal proprio torpore e, come mml altra mattina. si predispose a conrumar la proprie giornata. la quale quella volta Si promise d'un tratto emoztonente. in quanto. riopo t soliti sbadigli e stirecC"hlamenll e oorolacce di saluto, cf accouemmo che uno di noi, Il friulano. mancaw. Fu Villa n primo a 1enC'1ere l'aIIarme: e Ohel. el furJan nel ghè pù! •· Ma la frase era troppo incredibile. e stentam.mo a credere tutti lmdeme. dooo ever guarrlato bene Inforno. che el furlan era scomparso davvero. Io. n oiù smemorato perché sempre a~- sorto ne11e mie noii:tal,-le. cerC"Oisubito <11 r1C'Ordete ti viso del friulano. e per un attimo C"Irlm:cU. cmanrfo ml diii:~ern ch'era ouello col nasn rotto e sdl ocrhi d"arde~la. Ma non riuscii noi e tener ferma 1'1mmae1ne. mentre ora ere la voce {ad oe:nt rts::veello emmr>Pva in invettive dure come s::assate. me stranrdinariemente alleRTel a seimatarmene. col suo silenzio. l'assenza. Parve cHe soltanto In quel punto tutti cl fossimo eccortl che Il treno -stava correndo a .2ron velocità. e ellonhmandos! • rapidamente. mentre fino ad alloro ciascuno dJ not. per non lasciar nulla dietro di sé. mRl s'er11 domend::ito 5e Quella .,-an corse che durava de giorni e de notti tosse un allontanarsi o un avvicinarsi a qualcosa. Fu un momento teso. Qualcuno. rorse più tardo a capire o, chissà su quale ba- &e. oltimtsta, aveva flsso sul volto un sorrlso credendo e uno schen:o. ma I più si captve ch'erano allarmati davvero. U !rlulano, presente la sera. doveva per forza essere sparito mentre Il treno era In corsa. perchè dall'ora del sonno non c'era stata una sosta E. a quel pensiero, come poteva non nascere la visione d'una erba Insanguinata lun~o I binari. chissà quantl chilometri più Indietro (e crescevano d1 minuto in minuto). o di ossa stritolate sulle rotale. ultimi avanzi d'un compagno cui tutti tn quel momento. e torse da quel mo~nto, cl accorgevamo di voler be.ne? Non so se anche In altri accadde quel che accadde In me. dopo tanti e tanti giorni d'inerzia· di compiacermi subito. in certo modo. di quel dolore che pur sentivo pungente. immaginandomi d'essere il primo a portar la notizia al comando. con tutta la scena che ne sarebbe seguita. Ma era ooa parola avvertire il comando: In un treno passeggeri avremmo tira· to u campanello d'allarme. il invece non resta\•a che avvertire n sergente ancora addormentato, il quale come seppe Il ratto si mise a gridar forte il nome del friulano, forse, nel dormiveglia, pensando di trovarsi In camerata E fu proprio nello udire quel nome chiamato invano (ogni volte eravamo chissà quanU metri pili lontani) che tutti avvertimmo l'irrimediabtlità di quella perdita. Anche il sergente lo capi alfi.ne. e diventò pe.llido. Bisognava fermare immediatamente il treno, mandare une pattuglia. Ma come? Le tre cornette tutte Insieme cercarono allora di coprire il fragore del convoglio per far giungere il loro allarme fino al carrozzone di testa (carrozzone passeggeri) dove stava il comando, mentre qualcuno voleva sparare delle fucilale. Udirono subito quelli del vagone accento al nostro. e allora da questo all'altro vagone. e cosl via .o catena, fu uno strepitio enorme di squilll come d'una barbara sveglio. mentre a me tutto ciò dava un'esaltazione grande e quasi una allegria. come se avessi bevuto o fossi in teste, fra tuttt quegli squilli stringendo elfine esatto il volto del friulano: quello che la sera prime aveva voluto da me la penna per rare l conti di cassa, un bilancio di cui ora come poteva servirsi? A una curva il treno blocco I freni. e tutti insieme quegli squlll1 furon troncati. Ma non seguì il silenzio, anzi si alzo un gran gridio confuso, ché ognuno voleva rendersi conto. e, in tal gridio. I comandi secchi det sergenti intesi a impedite che si scendesse dai carri. Un solo caporale scese, dal nostro, per correre di ft1ato al vagone degU ufflclell i qualj erano già scesi tutti sull'erba. 10 attesa d'una spiegazfone per quella rermate, che _pur essi stessi avevano comandato al macchinista sentendo l pazzi squilli. Ma Je nostra :sorpresa ru magg1ore quando. tornato il caporale e gli ufflcialt rientrati nei loro scompartimenti. senlimmo le ruote riprendere senza una scosse 11 loro moto. e in breve mentre 11 messo veniva sotToceto di domande. rttrascinarci !n corsa con tutto il nostro stupore. e Telefoneranno alla prime stazlone perché facciano ricerche: un convoglio militare non puO fermarsi per un uomo•· Né gli ufficiali avevano detto altro a1 caporale :Sentivamo ora che il convoglio, pur correndo ormai senza freno, non era più libero come prima nelle sua carriera, come se l'ultimo cerro opponesse chissà quale resistenza: come se fosse vincolato a radici che nello strapparsi fanno sentire un prolungato strazio. e come se non da terra si dilacerassero quelle radici, ma dalla carne stessa del friulano, dalle sue ossa. E in ciascun di noi, quasi !osslmo tutti In colpa, era un dolore fisico irresistibile. anche se è vero che tra noi non c'ere uno capace di spiegarsi. nello sbigottimento. come Il friulano potesse esser caduto se gli sporti. !'intere notte erano rimasti chius1. Le splegaz.ione avvenne naturale, e In modo che parve comico. Alla parete del cerro era una mangiatoia. e nella mangiatoia. av@ndoViqual'" cuno messo un broccio per tirar 'su roba sue, 11 braccio di questo qualcuno (e fu un altr'urlo fortissimo) Incontrò un corpo umano disteso: quello del furlan sodamente bloccato dal sonno. nonostante tuttl gli s-trepitl del mattino. Nel carro, appena quel braccio si ru rltiroto di scatto. e un viso potè per tutti accertare la scoperta fu allora nuo nuovo gridare (chissà se d1 gioia o di smarrimento) che occupò Intero il vano del vagone e coprl 11 fragore medesimo delle ruote. Finché quel grido traboccò coral• mente in una risata. dove tuttavia non mancavano le Imprecazioni: forse (ero tra quelli?) del delusi. Senonché. come cl accorgemmo che il friulano. nonostante gli strepitJ e I pattonl. non apriva gli occhi né sl muoveva. un nuovo allarme si diffuse suJ visi. Fu tolto dalla mangiatola e steso al centro del carro, e U sergente gli versò sul viso l'acqua della borracela, finché il friulano apri gli occhl. Un poco di cognac. e usd dal malore. e Ma dove ti sei ficcato e dormire. Eri sbronzo, eh?•· E nessuno s'occupò più di lui ,né t.antomeno. questa volta, ci preoccupammo di avvertire il comando del ritrovamento. Tanto, se non era ve.Isa la morte. GIORGIO CAPRONI GALLERDI'EARTIENITALIA MILANO ROMA FAMIGLMIAILANESE CIRCOLO STAMPRAOMANA Piazza Cavour. 2 Palazzo Marignoll - Via del Corso. 184 Mostra di opere inedite prejutu.riste : Dipinti e di!eg 11f del periodo Juwrista d1 Mostra di dipinti. a tempera BU tavola di BOCCIONI _LETIZIA PIRACCINI GALLERDIEALNAVIGLIO Viale Manzoni. 45 307• Mostra del Naviglio con opere di WASSILI KANDINSKI GALLERSIPAOTORNO Via Moscova. 40 NELLO PACCHETTO MARIO ABIS LANUOVPAESA Via Frattina. 99 Opere gTafich.e di GIUSEPPE GUERRESCHI RENZO VESPIGNANI TONO ZANCANARO Biblioteca Gino Bianco In treno Teresa non aveva potuto dormire, eppure nè la sofferenza nè la pau• ra la tene-vano sveglia e nemmeno i pensieri che, lasciato il paese, mentre la vecchia corriera inseguiva una dopo l'altra le curve della montagna, se ne erano andati tutti insieme. lasciandola vuota Non era più che occlll e le pareva buffo essere una donna grande ormai, di quasi ventidue anni, con una testa che pensa e ri• pensa. un cuore che pesa - e come 10 aveva sentito dolere nella lunga attesa del viaggio, - con una bocca che gode I vari sapo· ri (per non considerare altro, del suo corpo. un pò per rabb:a. un pò per pudore). e a un tratto accorgersi che questa complica· ta m:·chlna si è fermata: il cuore non fa più male, la test.a non sa più pensa• re. e della solita ingorda fame sl è spento anche il ricordo. Ma gli occhi no. gli occhi vivevano ancora ed erano forse diventati immensi, si diceva. per afferrare dal fi· nestrino della macchina ca· se, prati, boschi sempre diversi; e infine qualcosa di mal immaginato: una t.er-- ra grandissima, piatta, ma grande proprio fino al cielo che era diventato a sua volt.a cosi vasto da fare spa_vento. Quanto alle sue montagne, finite; come non ci fossero mal state. Più tardi, dal treno, non c'era niente, o quasi. da vedere. Le tende 1Scure, fermate ln basso <fu grossi bottom, sbattevano nel vento. Con la prima luce arrivarono alla grande città di mare, ma questo mare che incuriosiva tanto I figli della cognata e li faceva felici di lasciare il paese per sempre, p.i andare ad· dirltlura in un altro mondo - per Teresa e per la loro madre nemico - questo mare che li avrebbe Imprigionati per giorni e giorni. assolutamente non si vedOVQ. E allora anche gli ultli• ml sensi e le ultime curiosit.à di Teresa si spensero. I suol occhi sazi di osservare. di urtarsi a tante Immagini straniere non aceet• tarono più nulla, come specchJ a cui si sta consumato all'interno il necessario schenno. Rimase Inerte pressapoco come uno del tanti bagagU che la famiglia portava con sè. per emigrare: nuove valige dl fibra e cesti e tagolU avvolbi in panni logori che ancora odoravano di casa. Nemmeno I tram che pas· savane lucidi nella luce grigia del nuvoloso mattino vollero caricarsi di tutta quella roba. (Le donne, 1n paese, avevano comprato quasi con frenesia, negli uttiml tempi, tanto da non capi.re più se erano estremamente povere o ricche In modo Insperato. con la terra venduta fino all'ultima spanna e calze, maglie, sciarpe nuove fiammanti che splendevano nelle loro buste di cellofan). I flgU di Elvira scoppiavano di gioia nelle loro giacche americane d1 finto cuoio con baveri di pelliccia; le aveva portate lo zio da un famoso mercato. appena arrivato ll permesso di partire. Adesso, cammJ· nando verso il porto. con le pesanti valige che le in· dolenzivano le braccia, Teresa ritrovava quel giorno come se non appartenesse alla sua vita ma fosse una scena spiata chissà quando fn una casa estranea. I due ragazzi rossi di piacere si J)I'OV:avano quel nuovi indumenti guardandosi l'un l'altro, quasi ognuno in mancanza dJ specchio s1 ammirasse nel fratello, chè J mobill di casa erano stati già venduti e nelle stanze rimanevano solo I materassi e le reti. Infine, soddJs!atU. cominderono a da.r-- sl spintoni e manate sulle spalle con grida sempre più acute di - okay, okay! - La loro madre, seduta accanto al camJno, oon si dondolava più sulla sedia per eddormentare O piccolo che a tre anni le ce:rca· va ancora il seno, ma fissava quel due impazziti di giO::a come se li odiasse, menlre la nonna che entra· va proprio allora con la ultima gallina ammazzata nei pollaio - e la bestia penzolante dalla sua ma.no sanguinava dense gocciole sulla soglia - lo disse ben forte quel che pensava: - Basta - urlò - con queste vostre parole americane. bast.a maledetti! Ora. la vecchia camminava avanti a tutti lungo il marciapiede di una strada intenninablle che andava a poco a poco anlmandosL La sua facci-a, dura., gial· la, ben stretta nel fazzoletto nero, esprimeva soltanto una volontà esasperata. Il figlio Pietro emi· grato in Canadà da più di tre anni l'aveva consig-liata d-i pensarci bene prima di lasciare n paese; lei avrebbe potuto unirsi a uno dei suoi fra-teli i. non affrontare a quell'età il cUma e la vita difficile che l'aspettava. Ma ella aveva · detto semplicemente alla nuora: - Quando scrivi gli dici che si va tutti. o nessuno. Sapeva tracciare soltanto la propria firma, ma in ogni situaz!one si cavava di Impaccio meglio degli altri; bisognava vedere come aveva tenuto testa ai rag· giri di Luigi, 11 sensale. per la vendita delle sue cose, mettendosi con astu• zia alla ricerca dell'Ignoto compratore e chiarendo quanto veramente questi era disposto a pagare: poco, certo, chè la casa e.ra cadente e povero li terreno. ma non quella somma irrisor:ia che dice va don Luigino. Adesso. per questa città sconosc!ut.a che Elvira e Teresa trovavano paurosa era leJ. la vecchia, a cercare di orientarsi. Ogni tanto si fermava, rltUI nel suo usato abito nero al limite di un marciapiede, fra strada e strada, e alzava O naso, odorava l'aria, con quel suo piccolo drappello alle spalle In attesa d'ordinL simile a un uccello che guida il proprio branco; pol faceva un gesto e proseguiva spedita con gli altri dietro, smarriti per quanto le:! appariva sicura. Trovò persino il coraggio di affrontare una guardia e chiedere istruzionl sul cammino. con i nipoti attaccati alla gonna che si mangiavano con gli occhi l'-alto giovane in dlvis;:i nera e azzurra. Erano stanchi morti quando arrivarono nel pressi del porto e Tere~ appoggiò in terra le valige e si asciugò LI sudore: •Sia· mo aITlvaU. finalmente•, si diceva. Teneva gli occhi bassi a fissa.re il bagaglio, chè non si sa mai, questa gente d! città cosi furba ti può rubare le cose sotto il naso; ,sentiva uomlnl e donne passare e vorticare Intorno quasi in un risuechio di fiume e le dava sicurezza avere al pledl le proprie valige e I fagotti dei suol che contava e ri· contava con improvvisa amara soddisfaZlone, !!era che fossero tanti. Senti 1-'I nonna che ricominciava a Informarsi senz.a mutare per nulla Il suo stretto dialetto abbruzzese e udi la riE lei, aspra: - Set pazza, tu. Tra poco ri !)'Irte U piroscafo. Teresa la segui, rirordan· do per consolarsi cosa le avevano dello dei pirosca.· fl quelli che avevano già viaggiato: hanno ponti per passeggiare, e sale, e delle piccolissime stanze che si chiamano ccabine•. con dei letti curiosi posti l'uno su l'altro ma in cui si dorme bene, dopo aver mangiato e bevuto meglio che a casa; picchiare: poi le lntreeclò l'una all'altra con forza e-. volse gli occhi Intorno per distrarsi da quella tenta· zione. Le pupille asS(\nnate cercarono dapprima le cose più lontane: oltre la ringhiera gli alberi delle navl. neri contro U cielo grigio, e le ciminiere bl.an· che; poi. quasi impauriti I suol occhl si ritirarono a osservare chi le stava in· intomo. t vecchi malvestiti che fissavano Il vuoto "Il dramma degli altri" * di Al.BERTO BEJllLAC(JIJA Più di ttna volta, in questi ultimi a11ni, è stato ttmtato un i.nquadramenzo critico dell'attività delle scrittrici italiane d'o&gi. I nomi non sono pochi, e i primi che vengono alla mente sorio quelli soliti, ancorati ormai ad un largo riconoscimento di critica e, so,:,ratutto. ad m1 preci.sa collocat.ione nella storia letteraria del nostro periodo: Anna Banti, Elsa Morante, Gianna Manùni. F.ir leva su questi nomi è giusto, ma altrettanto gwsto sarebbe tentare un esame complessivo anche della produzione di quelle scrirtrici che lavorario più appartate, trattenute, molto spesso, dal- ::ir~':r~~f: c!h i~~;'cr,J!~~:C,!~lÌ'g,~~ d~~:~;:, assidua, ad una vita familiare. Pensiamo alla Bonanm, alla Mastrocinque, alla Zangrandi, alla Orte.se, alla Solinas Donghi, alla D'Alessandria, alla Nemi, alla De Ces~de.s, alla Nessi, e l'elenco potrebbe ancora continuare.. In que..sta sede., vogliamo parlare del più recente la\•oro di Pia D'Alessandria (lo pseudonimo è de.sunto dalla città in cui la scrittrice è nataJ. La D'Alessandria e..sordl nel '45 con il romanzo e Casa a Ponente• (ed. • De. luigi•), al quale seguirono, nel '49, • Favola proibita• (e.d Tumminelli) e un libro per ragat.zi: • Fiabe. di tanti paesi• (Mediterranea). Nel '51, apparve il romanzo • Autunno con le ragazze• I Rhzoli J. che. fu pre• miato a Ve,N!tia. Seguirono, nel '57, i racconti di • Inganno dellà norte • (ed. Sciascia}, il volumetto di versi • Sosta sul fiume,. ( Bardi) e, nel dicembre del '58, l'ultimo romanzo: • Tiro al bersaglio• (Sciascia). In poco meno dt qmn. dici amii, quindi, una produuone ricca di opere, di ricerche e. anche, di qualificati consensi (pensiamo. rn proposito, agli interventi di Bocelfi. di Emilio Cecci1i, di Flora, di De Robertis, di Bo, d1 Virdia, di Dallamano, di Gmbert. di Caiumi, ecc ....). Il mondo della D'Ale.ssarrdria pre..se.nta, vorremmo dire, come due stadi sovrapposti: uno puramente estetico. e l'altro di natura sensitiva, psichica. Nel pruno, la scrittrice. si dimostra consapevole di alcune fondame11tal1 nece..ssitd che urgor10 nella narratfra d'oggi: 1nnam.t tulio, quella di portare l'indagme letteraria al dt là degli sC"herni troppo chiusi, nel vivo del contarlo con la gente. semplice, istintiva, quella di 1!,tti i giorni ( domina insomma, in questo stadio, la linearità e la chiareu.o}. Nel secondo, la D'Ale.ssar1dria avverte l'urto dt umori femminili, complessi, agitati dalla nostalgia per i climi giovanili: si rit•ela smaniosa di tentare. evasioni ambientali, di rinnovarsi in una conlinua scoperta delle cose e della gente. Il punto di coritatlo fra i due stadi si risolve in una scrittura vibrante, inquieta, mossa dal desiderio di ricercare un chiarimento nell'avventura umana degli altri (e gh •altri• sono. di preferenza. le per!,:Ot1e.chu1.<1;econ utniltd ne.I loro dramma appar~nremente. nascosto e limitato, ma interionnente vivo). Queste ALBERTO BEVlLACQtJA sposta frettolosa di un PA,S· sante: - La st.az.ione rnarilUma è proprio là in fondo: non avete che da rag• giungere quei cancelli laa:- giù, oltre la pla.ua. Allora, per un att.tmo, un pensiero vivo fece battere le palpebre della ragau.a. e Adesso lo potrO vP.dere. questo mQre•, e alzò gli occhi, girò intorno lo sguar· do, si sollevò anche sulla punta dei piedi; però, ancora una volta, non scorse che case alte come costoni di roccia; e macchine e gente, e gente e macchine. d-a dare ll capogiro; e. oltre quei lontani cancelli, di nuovo costruzioni e una specie Qi arido bo.~ con tronchi svettanti e spogli di rami. tnteITOtti Qua e là da enonni fumaioll. e tutta la nave è come una grandissima casa piena d I gente Che parla, racconta e èanta anche se è triste, oppure se ne sta sola, in disparte, ad aspettare che a tempo passi e la nuova terra st avvtcinl. Tra poco si sarebbe stesa anche lei su di quei lettucci. tirandosi le ricordavano quelil del suo paese;, Infine vide su una panca due Innamorati stretti l'uno all'altro. Si. chiuse n viso fra le mani cercando di fuggire nel buio di una notte da lei voluta: ma non Vi trovò la oscurità pietosa che sperava. annegò con tutta se stessa nei ricordi che voleva cam-ellare. Non .uno, ma due. tre rab:-zl che avevano tutti il viso di Rino, I suol gesti. l'aspettava.no ln quel nero: e Il prlmo quasi piangendo la chiamava e gran voce: - Teresa! - e poi, come l'ultimo giorno: Non aveva più voglia nè forza di riprendere le valigie e di camminare. - Aspettiamo un poco, mà? - chi~ alla vecchia. · la coperta fin sopra i capelli per non caplre più niente di niente e sognare di essere ancora a cai.a Invece le cose si mettevano In modo diverso da quello previsto; non si poteva pili essere sicuri di nulla, nemmeno di finirla uoa buona voUa con questa terra che si deve lasciare e sembra trattenerti con ogni mezzo oer farti patire più a lungo. Il piroscafo, aveva detto un uomo allo sportello. do• po aver guardato le loro carte. sarebbe arrivato sol· tanto verso sera. chè era partito da Genova In M· tardo. Non e'@ra ehè da aspettare: aspettare e basta - Quante ore perdute! - Non lascianni. Teresa! - Un altro invece piangeva a cavalcioni sul muret· to del cimitero e col bracc!o mostrava 1 clpressl, le tombe: ..:.. E' come se tu fossi morta ormai, per me. Adesso ml cerco un'altra fidanzata più gio.vane e più bella ... di Due poesie Francesco Tentori - esclamò spazientita la nonna, come se avesse un lavoro imminente ad atten· derla e a un tratto la sera parve a tutti lontanissima. quasi irraggiungibile; non si può neppure imma~nare cosa sia una sera di città con tutte quelle ore, le stesse del paese eppm-e tanto diverse E senza casa. poi, senza amici; nes• stmo. Che fare. dove ar,. dare? - Aldo. Aldo! - senti gridare accanto a sè. in quel punto: e dl nuovo, in modo straziante: - Aldo, dove sei? - Teresa si alzò Intontita e guardò la cognata che si girava In· torno e ancora chiamava. eppure non "ii moveva dal pressi della panchina come chi non osa buttarsi nell'acqua alta da uno scoglio per paura di annegare. Allora la ragazza le endò ac-c:anto e le chiese C.Jm" chi sf sveglia da un sojrr,O'. - Che succede? Hai Dolore Se la memoria è canto, perchè questo pianto, questi pensieri sofferenti. questo dolore dei ricordi! Le immagini s'affollano nel cuore, di cui fanno ;>E'rduto li bambino? - Si - rispose Elv!ra disperata - l'ho perduto. Tutto. dunque diventava possibile in quella strana "'lta 'i.e non era nè passato. nè presente. nè terra nè mare. anche- perdere un bambino per se-mpre senza saper come Ma Teresa intravide l'avvenimento QUaSf come una benefica so-- luzione in quell'incubo: - E se non lo ritrovi. Aldo. s! parte lo stesso? - Tu sei matta! - fu la J':sposta furibonda della donna - vadano al diavolo lutti i permessi. e bigllet· ti. e I piroscafi. il lavoro. I soldi. e lui. lui. .. Non osò pronunciare il nome del marito perchè la suocera con occhi terriblll la scrutava ma Teresa. con una compl:cltà comprensiva. le sorrise ch!edendole silenz.iosamente perdono del proprio ingiusto rancore. Si lo aveva capito da tempo: Eh .. ira in quel tre anni di lontanan7.a si era completamente disaffezionata dal rr.:n lto che l'aveva sempre lTa1tata con syperiorltà e con rudez.za. Andava da lu!. in quella terra straniera, solo perchè era suo dovere rag1?iungerlo. mentre Teres::a. per questo. doveva rlnvnciart a un grande e ancora Irrealizzabile amore. - Che fai 11 impalata? Chiama. cerca anche tu come tua madre e I ragazzi! - le stTillò la cognata, poi r:cornmciò a piangere cert I che era accaduta chissà che disgrazia. Teresa arrivò !ino al margine delle aiuole guardando la strada su CUi le macchine correvano senza requie-. • Forse quei demoni lo hanno stritolato. Aldo - si d~,-eva - schiacciato sotto Je ruote come un cane, un ga,to. e non se ne sono neppure accorti>. SI vergognava di non provare dolore: solo un buio sbigottimento con piccole luci che balenavano a tratti. promettendo COSf! mai sperate. e Non partiamo più. si torna al paese. Ritorno al paese; forse domani stesso. chi sa._•. Ma a un certo momento sJ senti tirare per la man !ca: - Teresa. aoh. Teresa, vlenl che si maruzla. La ragazza si voltò senza comprendere e riconobbe il più .i.rrande del suol nipoti. - C'è uno che ven- ·de zèppole - diceva - e la nonna ne ha comprato un cartoccio 5i!t'ande cosl. - Ma Aldo? Non si era perduto Aldo? - fece lei alllblla. - Perduto? L "bo ritrovato lo P<>Co fa. nascosto dietro una panca. teggiù. Sapessi come rideva la j:?'ente dl noi che et eravamo tanto disperati per niente. MegUo per te eh• non c'eri. La nonna ora lrae dalle ceste Il loro ultimo salame, l'acqua del po7.zo. il vino della vigna e quelle cose d'l:ino una più aru'" nostalgia di casa. Non si può e non si vuole guardare le maC'rhlne che continuano a passare sull'asfalto, ~•+re 11 limite dell'erba magra. e tanto meno f nudi alberi delle navi che si al7.:i.no ,hlh nRrte opposta. dove c'è n mare Invisibile chP ::-c... pfta PIA D'ALESSANDRIA una mesta contrada, la provincia devastata del tempo, una piazza abbandonata, antica, dove l'erba crescendo addita lo sconforto. Ma quando uno del ra- lr--------------------, gazzf ricomparve annun· E' un assedio di ombre; la mente vacilla vinta, proteggendo ancora con la pietà, col rimorso, la terra del passato. la zolla amorosa dove fiori la speranza. E un addio se ne distacca, s'innalza in un cielo pallido, disegnato dalla pena. oscilla a lungo sul mondo; il suo fumo, la sua lieve cometa, tracciano solchi nell'anima. intenta al loro volo. ansiosa di sorprendere in quei congedi il segno del ritorno. Ma attende invano; il de6erto si pepala solo del suo respiro e del suo sguardo confitto aJ cielo vuoto. Felicità, se questo nome ha un senso, o almeno gioia, breve gioia umana, se ingannaste quel cuore, se gli deste morte tra le lusinghe, adesso ch'egli agonizzando chiede solo un tenero s~uardo, un nome caro, non gli negate un altro inganno. l'ultimo, cedete al suo lamento e confortate nel sogno la sua angoscia riapparendogli simili a quando ordivate il suo male._ (1953) Con~edo Ti giunga il mio saJuto da quest'eremo popoloso ove ognuno pena ignoto ai fratelli e buJere silenziose e mortali incombono su chi sgomento vive. Le cose da dirsi ormai scemano: la stagione è d'inverno, la notte non ha stelle; assediati perpetuiamo senza lamento I gesti della noia. Questo foglio perciò nella tua mano stia come l'ultima notizia del condannato. sia l'addio scavato in un tronco o affldato alle onde. (1958) Da e Lettere a Vlln,i • altre poe.$.le >, d.l lmmlnent.e s,ut>- bllca2:k>tM pre$$O l'editore Valleccb.1. clando che più lontano ci erano dei sedili sotto le piante. la nonna saulllò la sua adunata. fu ripreso O bagaglio e il piccolo gruppo si avviò verso ouel rifugio. Qui I minuti, i quarti dl ONl. le m?-.,..z'ore trascorre• vano eterni. Teresa si era seduta sul più grande del f-a~ottl polchè solo sua ma· dre e sua co;:nata avevanc trovato posto su una dellepanche. Le altre erano glil occupate da vecchi, da donne che guardavano g1o• c;i.re i bambini ·tra la ghia• ia e que!Je erbe stente che crescono in città. Persino Il pfcrolo Aldo dopo qual· che esitazione aveva segulto il loro esempio e ora con grida di gioia sceglieva f sassolini colorati e c:f spu· lava sopra per vederli brll· lare. Sua madre lo fissava inebetita. E a un tratto in quella specie di dormiveglia ln cuJ passavano soltanto spiacevoli ma nebbiose sen· sazionl e preoccupazioni la giovane Teresa pensò Wla cosa che le parve assai brutta e che la svegUò con acerba collera. e Tutto questo - si disse osservando con astio la palHda cogna• ta - succede perchè lei ~ suo marito possano stare insieme •. Si drizzò, come frustata. si guardò di ISOttO e di sopra le ma.?}..f lncaUite che le prudevano all'l.rn· provvlso per la voglia di una rivista letteraria fuori dal provincialismo I l' (~R~~A lfll(RAR di,•clla ria GIANCARLO VIGORELLI condirettore DOMENICO JAVARONE • Collahnrano - ·critiramente alla pari - ; mA~ giori scri11ori di tulfa l'Europa. senza diicrrimi. nazioni. Hanno collaborato al primo numero: QuaAimorfo. An,iolPtti, }or,p Guillén. Aragon, fJurrell. Balthasar. Pioverie. Rnj,m, Mladériovi~ Viuorini, Surkov, Berto, FrPnnud, Botora. Pn!Olini, Karinthy, Biiiaretri, }u:ankiPwicz. Bertolucci, Servrulio. Zelin,'lkij. }auarone. 1.u:i. Ri~i. Pokomy, eccetera. Testi inediti di: Brecht. Alvaro, D. H. Lawrence, Pave,e. 11/. O. Knipper Cechova. 230 pagine Lire 500 Abbonamento annuo Lire 2,500 EDIZIONI RAPPORTI EUROPE:l Via P, A. Mlchell n. 78 - Roma

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